PROPOSTE DI VILLA S. BIAGIO FEBBRAIO 2015
14 FEBBRAIO 2015: S. VALENTINO
SANTO… DELL’AMORE
LA STORIA
- La più antica notizia di S.Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa dei secc.V-VI dove compare il suo anniversario di morte. Altri testi del sec. VI, raccontano che S.Valentino, cittadino e vescovo di Terni dal 197, divenuto famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà, per lo zelante apostolato e per i miracoli che fece. Imprigionato sotto l’Imperatore Aureliano fu decollato a Roma. Era il 14 febbraio 273.
- La festa del vescovo e martire Valentino si riallaccia agli antichi festeggiamenti di Greci, Italici e Romani che si tenevano il 15 febbraio in onore del dio Pane, Fauno e Luperco. La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità anticipandolo al giorno 14 di febbraio attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli. Da questa vicenda sorsero alcune leggende.
- Le più interessanti sono quelle che dicono il santo martire amante delle rose, fiori profumati che regalava alle coppie di fidanzati per augurare loro un’unione felice. Oggi la festa di S.Valentino è celebrata ovunque come Santo dell’Amore. L’invito e la forza dell’amore che è racchiuso nel messaggio di S.Valentino deve essere considerato anche da altre angolazioni, oltre che del rapporto tra uomo e donna.
- L’Amore è Dio stesso e caratterizza l’uomo, immagine di Dio. Nell’Amore risiede la solidarietà e la pace, l’unità della famiglia e dell’intera umanità.
- LA ROSA DELLA RICONCILIAZIONE:
Passeggiando per il suo giardino, Valentino un giorno udì due fidanzati litigare. Invitando i due ragazzi alla ragione, egli porse loro una rosa affinché la stringessero facendo attenzione a non pungersi con le spine e pregando perché il loro amore fosse eterno. I due giovani si riconciliarono immediatamente e dopo non molto tempo, si recarono nuovamente dal Santo per celebrare il matrimonio ed invocare la sua benedizione. - I BAMBINI:
Il giardino della casa di San Valentino era un luogo di gioia ed amore, dove spesso gli abitanti della città di Terni si recavano, per ricevere i preziosi consigli del santo. Particolari ed abituali frequentatori del giardino erano i bambini della zona, che lì si recavano per giocare. Valentino, rallegrandosi della loro spensieratezza e della loro purezza, spesso si fermava ad osservarli, soprattutto per essere certo che non corressero pericolo alcuno. Quando il sole iniziava a tramontare, egli si recava tra loro e a ciascuno regalava un fiore, che i bambini avrebbero dovuto portare alle loro mamme. Un piccolo stratagemma, per essere certo che i fanciulli si dirigessero subito a casa, senza far troppo tardi… -
E visto che S. Valentino voleva molto bene ai bambini, prendiamoci una pausa di … buon umore e ascoltiamo cosa dicono i bambini sull’amore. Per i bambini l’amore è…:
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Degli psicologi hanno posto a bambini dai 4 agli 8 anni, la domanda: Cosa vuol dire amore? Queste le risposte…
- L’amore è la prima cosa che si sente, prima che arrivi la cattiveria (Carlo,5 anni)
- Quando nonna aveva l’artrite e non poteva mettersi più lo smalto, nonno lo faceva per lei anche se aveva l’artrite pure lui. Questo è l’amore (Rebecca, 8 anni)
- Quando qualcuno ci ama, il modo che ha di dire il nostro nome è diverso. Sappiamo che il nostro nome è al sicuro in quella bocca. (Luca 4 anni)
- L’amore è quando la ragazza si mette il profumo, il ragazzo il dopobarba, poi escono insieme per annusarsi (Martina 5 anni)
- L’amore è quando esci a mangiare e dai un sacco di patatine fritte a … L’amore è quando qualcuno ti fa del male e tu sei molto arrabbiato, ma non strilli per non farlo piangere. (Susanna 5 anni)
- L’amore è quando mamma fa il caffè per papà e lo assaggia prima per assicurarsi che sia buono. (Daniele 7 anni)
- L’amore è quando una donna vecchia e un uomo vecchio, sono ancora amici anche se si conoscono bene. (Tommaso 6 anni)
- L’amore è quando mamma dà a papà il pezzo più buono del pollo (Elena 5 anni)
- L’amore è quando il mio cane mi lecca la faccia, anche se l’ho lasciato solo tutta la giornata. (Anna Maria 4 anni)
- Non bisogna mai dire ti amo se non è vero. Ma se è vero bisogna dirlo tante volte. Le persone dimenticano. (Jessica 8 anni)
(Don Tonino Bello, Maria, donna dei nostri giorni)
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Anche Maria ha sperimentato quella stagione splendida dell’esistenza, fatta di stupori e di lacrime, di trasalimenti e di dubbi, di tenerezza e di trepidazione, in cui, come in una coppa di cristallo, sembrano distillarsi tutti i profumi dell’universo. Ha assaporato pure lei la gioia degli incontri, l’attesa delle feste, gli slanci dell’amicizia, l’ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo.
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Cresceva come un’anfora sotto le mani del vasaio, e tutti si interrogavano sul mistero di quella trasparenza senza scorie e di quella freschezza senza ombre. UNA SERA, UN RAGAZZO DI NOME GIUSEPPE PRESE IL CORAGGIO A DUE MANI E LE DICHIARÒ: «MARIA, TI AMO».
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LEI GLI RISPOSE, VELOCE COME UN BRIVIDO: «ANCH’IO». E NELL’IRIDE DEGLI OCCHI LE SFAVILLARONO, RIFLESSE, TUTTE LE STELLE DEL FIRMAMENTO. leggi tutto nei commenti…
LA CREATURA CHE HAI AL FIANCO E’ MIA.
La creatura che hai al fianco è mia.
Io l’ho creata. Io le ho voluto bene da sempre…
Per lei non ho esitato a dare la mia vita. Te la affido.
La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile.
La ameremo insieme. Io la amo da sempre.
Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei.
Era il modo più bello per dirti: “Ecco te l’affido”
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11 FEBBRAIO : MADONNA DI LOURDES
Cari Amici, ho avuto la grazia di andare diverse volte a Lourdes, in treno. Accompagnando gli ammalati… …E allora ogni 11 Febbraio viene spontaneo ringraziare e condividere. Sì, cari amici, vorrei condividere con voi qualcosa di bello.
1°- Rileggiamo la LETTERA di BERNADETTE in cui racconta ciò che è successo quel giorno…
Dalla «Lettera» di santa Maria Bernardetta Soubirous
(Lettera a P. Gondrand, a. 1861)
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Una Signora mi ha parlato …Un giorno, recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sentii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la testa e guardai la grotta. Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cinta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d’oro, che era dello stesso colore della corona del rosario. A quella vista mi stropicciai gli occhi, credendo a un abbaglio.
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Misi le mani in grembo, dove trovai la mia corona del rosario. Volli anche farmi il segno della croce sulla fronte, ma non riuscii ad alzare la mano, che mi cadde. Avendo quella Signora fatto il segno della croce, anch’io, pur con mano tremante, mi sforzai e finalmente vi riuscii.
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Cominciai al tempo stesso a recitare il rosario, mentre anche la stessa Signora faceva scorrere i grani del suo rosario, senza tuttavia muovere le labbra. Terminato il rosario, la visione subito scomparve. Domandai alle due fanciulle se avessero visto qualcosa, ma quelle dissero di no; anzi mi interrogarono cosa avessi da rivelare loro. Allora risposi di aver visto una Signora in bianche vesti, ma non sapevo chi fosse. Le avvertii però di non farne parola. Allora anch’esse mi esortarono a non tornare più in quel luogo, ma io mi rifiutai.
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Vi ritornai pertanto la domenica, sentendo di esservi interiormente chiamata. Quella Signora mi parlò soltanto la terza volta e mi chiese se volessi recarmi da lei per quindici giorni. Io le risposi di sì. Ella aggiunse che dovevo esortare i sacerdoti perché facessero costruire là una cappella; poi mi comandò di bere alla fontana. Siccome non ne vedevo alcuna, andavo verso il fiume Gave, ma ella mi fece cenno che non parlava del fiume e mi mostrò col dito una fontana. Recatami là, non trovai se non poca acqua fangosa. Accostai la mano, ma non potei prender niente; perciò cominciai a scavare e finalmente potei attingere un po’ d’acqua; la buttai via per tre volte, alla quarta invece potei berla. La visione allora scomparve ed io me ne tornai verso casa.
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Per quindici giorni però ritornai colà e la Signora mi apparve tutti i giorni tranne un lunedì e un venerdì, dicendomi di nuovo di avvertire i sacerdoti che facessero costruire là una cappella, di andare a lavarmi alla fontana e di pregare per la conversione dei peccatori. Le domandai più volte chi fosse, ma sorrideva dolcemente. Alla fine, tenendo le braccia levate ed alzando gli occhi al cielo, mi disse di essere l’Immacolata Concezione. Nello spazio di quei quindici giorni mi svelò anche tre segreti, che mi proibì assolutamente di rivelare ad alcuno; cosa che io ho fedelmente osservato fino ad oggi.
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UNA COMMOVENTE ESPERIENZA DI DON ORIONE NEL 25.MO DI SACERDOZIO Qui di feste non se ne sono fatte; non ho permesso che se ne facessero pel mio XXV di Sacerdozio. Quel giorno io dovevo passarlo a Bra, nel silenzio e in Domino; ma, la vigilia, mi accorsi che il caro Chierico Viano andava peggiorando, e allora mi fermai a Tortona.
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La notte la passai presso il letto di Viano e la mattina dissi la Messa ai piedi della Madonna della Divina Provvidenza, e i ragazzi e tutti fecero la comunione generale. Ho voluto dire Messa da morto; ho sentito che dovevo pregare per tutti quelli che mi seguirono o che furono nostri alunni o benefattori e che già sono andati a vita eterna.
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Venuta l’ora del pranzo, ti dirò come l’ho passata. Viano andava peggiorando, ma era sempre presente a se stesso; da più giorni quel povero figlio, malgrado gli enteroclismi, non aveva avuto più beneficio di corpo, quando, verso mezzodì ebbe come un rilassamento di corpo, e non si fece a tempo, perchè anche lui non avvertì a tempo o non se ne è neanche accorto, poveretto! E allora il chierico Don Camillo Secco ora è suddiacono -che fa da infermiere, e che è forte assai, alzò il caro malato diritto sul letto, e abbiamo cambiato tutto, e il letto e il malato, e così mentre gli altri pranzavano, con dell’acqua tiepida io lo lavavo e pulivo, facendo, col nostro caro Viano, quegli uffici umili sì, ma santi, che una madre fa con i suoi bambini. Ho guardato in quel momento il chierico Camillo, ed ho visto che piangeva.
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Ci eravamo chiusi in infermeria, perchè nessuno entrasse, e fuori picchiavano con insistenza che andassi giù a pranzo; ma io pensavo che meglio assai era compiere, con amore di Dio e umiltà, quell’opera santa, e veramente di Dio; e dicevo tra me: –Oh molto meglio questo che tutte le prediche che ho fatto! Ora vedo che veramente Gesù mi ama, se mi dà modo di purificare la mia vita e di santificare cosi questo XXV anniversario di mio Sacerdozio. E sentivo che mai avevo più sublimemente né più santamente servito a Dio nel mio prossimo, come in quel momento, ben più grande che tutte le opere fatte nei 25 anni di ministero sacerdotale. E Deo gratias! E Deo gratias! Vedi? Così noi ci amiamo! Per la grazia di Dio che è in noi e per la Sua Divina Misericordia, così noi ci amiamo in Lui! …Lett. 18
+ CARA COLLEGA… LETTERA A UNA OSS
messaggio giornata del malato 11 febbr. 2015
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10 FEBBRAIO 2015: S. SCOLASTICA
” PARLIAMO FINO AL MATTINO
DELLE GIOIE DELLA VITA CELESTE”
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Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e rovescio di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove stavano seduti.
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Allora l’uomo di Dio molto rammaricato cominciò a lamentarsi e a dire: «DIO ONNIPOTENTE TI PERDONI, SORELLA, CHE COSA HAI FATTO?».
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Ma ella gli rispose: «ECCO, HO PREGATO TE, E TU NON HAI VOLUTO ASCOLTARMI; HO PREGATO IL MIO DIO E MI HA ESAUDITA. ORA ESCI PURE, SE PUOI; LASCIAMI E TORNA AL MONASTERO».
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«DIO È AMORE», FU MOLTO GIUSTO CHE POTESSE DI PIÙ COLEI CHE PIÙ AMÒ…
Leggi tutto in COMMENTI
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9 Febbraio 2015:
IN PRINCIPIO DIO CREO’ IL CIELO E LA TERRA.
Gen 1,1-19.
… E DIO VIDE CHE ERA COSA BUONA!
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In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. Dio disse: “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”.
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Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto”. E così avvenne.
Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
E Dio disse: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno. -
Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra”. E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Cari amici, abbiamo terminato le celebrazioni in onore di S. BIAGIO: sono stati TRE GIORNI DI GRAZIA E DI FRATERNITA’. Vogliamo ringraziare il Signore e quanti hanno collaborato perché tutto riuscisse bene. Il Signore ricompensi… Riprendiamo il ritmo normale del mese di Febbraio tradizionalmente dedicato alla celebrazione della VITA … sia nei momenti di gioia che in quelli di sofferenza (GIORNATA DEL MALATO…)
- “NON HO TEMPO” … è proprio vero? La celebrazione della giornata della vita caratterizza il mese di Febbraio. La vita è tutto quello che abbiamo… un vero tesoro da NON SCIUPARE. Si, non solo siamo chiamati a rispettare la vita, a non sopprimerla, a non giocarci. Ma a non sciuparla, appunto… Di fronte a proposte impegnative, troppo spesso ci assolviamo con un frettoloso: Non ho tempo! E poi magari perdiamo ore e ore in cose futili, discorsi vacui, spettacoli pieni di niente. Gesù questo mese, venendo a casa nostra, vuole aiutarci a ritrovare tempo per le cose che contano. C’è equilibrio nella nostra vita tra lavoro – riposo – tempo per la famiglia e la comunità cristiana e civile?
- Gesù ci ripete ancora oggi:
“IO SONO VENUTO PERCHE’ ABBIANO LA VITA E
L’ABBIANO IN ABBONDANZA”
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GESU’ CI MOSTRA LA SUA GIORNATA – TIPO: UNA MERAVIGLIA. UNA SINFONIA IN 4 MOMENTI… CFR. Mc 1,29ss:
- PREGHIERA NELLA COMUNITA’: Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità.
- CURA DEI RAPPORTI FAMILIARI: Subito dopo, uscirono dalla sinagoga e andarono a casa di Simone e di Andrea, insieme con Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre. Appena entrati, parlarono di lei a Gesù. Egli si avvicinò alla donna, la prese per mano e la fece alzare. La febbre sparì ed essa si mise a servirli.
- LAVORO APOSTOLICO E CARITATIVO: Verso sera dopo il tramonto del sole, la gente portò a Gesù tutti quelli che erano malati e posseduti dal demonio. Tutti gli abitanti della città si erano radunati davanti alla porta della casa. Gesù guarì molti di loro che soffrivano di malattie diverse e scacciò molti demoni.
- PREGHIERA PERSONALE AL MATTINO PRESTO: Il giorno dopo Gesù si alzò molto presto, quando ancora era notte fonda, e usci fuori. Se ne andò in un luogo isolato, e là si mise a pregare.
- PROPOSTE FEBBRAIO 2015
- DOMENICA 8 Febbraio 2015:
Ritiro per persone consacrate (ore 9 – 15)
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SABATO 14: presso il Santuario S.Giovanni Bosco Oggi devo fermarmi a casa tua (Gesù)
SCUOLA DI PREGHIERA Ore 16 17.30: Casa e famiglia nel vangelo e nella chiesa
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SABATO 21:Famiglie di Santi… Santi in famiglia. In ascolto dei Testimoni
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DOMENICA 22: a Villa S. Biagio INCONTRO PER FIDANZATI E SPOSI Educarci per educare:
PROGRAMMA:
h. 15.00: Ascolto della Parola: Mosè educatore dei suoi “figli “
h. 16.30: Preghiera e dialogo di coppia
h. 17.30: Scambio di esperienze sul tema e merenda insieme…
h. 18.00: Momento di adorazione e Vespri
Info: 0721.823.175 d.alesiani@virgilio.it – www.donvincenzoalesiani.it
PER APPROFONDIRE:
- I DUE BOSCAIOLI. Due boscaioli lavoravano nella stessa foresta ad abbattere alberi. I due boscaioli usavano le loro asce con identica bravura, ma con una diversa tecnica: il primo colpiva il suo albero con incredibile costanza, un colpo dietro l’altro, senza fermarsi se non per riprendere fiato rari secondi. Il secondo boscaiolo faceva una sosta ogni ora di lavoro. Al tramonto, il primo boscaiolo era a metà del suo albero. Il secondo era al termine del suo tronco. Avevano cominciato insieme e i due alberi erano uguali! Il primo boscaiolo non credeva ai suoi occhi. “Non capisco niente! Come hai fatto ad andare così veloce se ti fermavi tutte le ore?”. L’altro sorrise: “Hai visto che mi fermavo ogni ora. Ma quello che non hai visto è che approfittavo della sosta per affilare la mia ascia”. Morale: Lo spirito è come l’ascia. Non lasciarlo arrugginire.Ogni giorno affilalo un po’
- CON DON ORIONE, ALLA SCUOLA DEL SILENZIO …Di là mi è nata l’idea di disporre di un’ora di assoluto silenzio al giorno. Mezz’ora la mattina e mezz’ora alla sera. E, se Dio mi darà la grazia, voglio d’ora innanzi educare il mio spirito alla scuola del silenzio. Il silenzio fa lavorare il nostro spirito, più che anni di lettura: (Lett. I,322)
- DISTRIBUIRE LA PROPRIA VITA: Vorrei farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti. Seminare la carità lungo ogni sentiero; seminare Dio in tutti i modi, in tutti i solchi. Stendere le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino la forza di Dio e grandezza di Dio. (037PG)
- RIFLETTIAMO: Come è fatta la nostra giornata tipo? Non sarà il caso di dare qualche “taglio” ad attività non importanti che ci tolgono troppo tempo? Come trovare il tempo per le cose non urgenti ma…IMPORTANTI: dialogo col coniuge e i figli- la preghiera in famiglia, i rapporti con la scuola e la chiesa ?
+ CARA COLLEGA… LETTERA A UNA OSS
messaggio giornata del malato 11 febbr. 2015
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d.alesiani@virgilio.it www.donvincenzoalesiani.it
Vi sono anche percorsi caratterizzati per tutta la vita dal lato opposto della medaglia: “MORIRE, voce del verbo AMARE”, uno spogliamento integrale di sé, che chiede TUTTO.
E’ il martirio incessante dell’anima che implora la capacità della TRASCENDENZA, la Grazia di saper OFFRIRE TUTTO, la PROPRIA VITA… “MORENDO DI AMORE”.
” Santa Maria , donna innamorata , facci capire che l’amore è sempre SANTO ” …quell’amore che è anche ” voce del verbo MORIRE…uscire da sé…soffrire per far cadere le squame dell’egoismo…” …le squame dell’attimo presente .
Aiutaci ad amare quei nostri percorsi che ci vedono pecore sulle spalle di Tuo Figlio….
Aiutaci a capire che ” la sola cosa che si possiede è l’amore che si dà “(Isabel Allende).
E allora possiamo essere piccoli e sbagliati e nella lotta ma la possibilità di AMARE non ce la toglie nessuno .
E anche se questo ” amare : voce del verbo morire ” ci spaventa , sappiamo e sentiamo che questa è la strada .
Aiutaci ..aiutiamoci .
MARIA, DONNA INNAMORATA
(Don Tonino Bello, Maria, donna dei nostri giorni)
I love you. Je t’aime. Te quiero. Ich liebe Dich. Ti voglio bene, insomma. Io non so se ai tempi di Maria si adoperassero gli stessi messaggi d’amore, teneri come giaculatorie e rapidi come graffiti, che le ragazze di oggi incidono furtivamente sul libro di storia o sugli zaini colorati dei loro compagni di scuola. Penso, però, che, se non proprio con la penna a sfera sui jeans, o con i gessetti sui muri, le adolescenti di Palestina si comportassero come le loro coetanee di oggi. Con «stilo di scriba veloce» su una corteccia di sicomòro, o con la punta del vincastro sulle sabbie dei pascoli, un codice dovevano pure averlo per trasmettere ad altri quel sentimento, antico e sempre nuovo, che scuote l’anima di ogni essere umano quando si apre al mistero della vita: ti voglio bene! Anche Maria ha sperimentato quella stagione splendida dell’esistenza, fatta di stupori e di lacrime, di trasalimenti e di dubbi, di tenerezza e di trepidazione, in cui, come in una coppa di cristallo, sembrano distillarsi tutti i profumi dell’universo. Ha assaporato pure lei la gioia degli incontri, l’attesa delle feste, gli slanci dell’amicizia, l’ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo. Cresceva come un’anfora sotto le mani del vasaio, e tutti si interrogavano sul mistero di quella trasparenza senza scorie e di quella freschezza senza ombre. UNA SERA, UN RAGAZZO DI NOME GIUSEPPE PRESE IL CORAGGIO A DUE MANI E LE DICHIARÒ: «MARIA, TI AMO». LEI GLI RISPOSE, VELOCE COME UN BRIVIDO: «ANCH’IO». E NELL’IRIDE DEGLI OCCHI LE SFAVILLARONO, RIFLESSE, TUTTE LE STELLE DEL FIRMAMENTO.
Le compagne, che sui prati sfogliavano con lei i petali di verbena, non riuscivano a spiegarsi come facesse a comporre i suoi rapimenti in Dio e la sua passione per una creatura. Il sabato la vedevano assorta nell’esperienza sovrumana dell’estasi, quando, nei cori della sinagoga, cantava: «O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco: di te ha sete l’anima mia come terra deserta, arida, senz’ acqua». Poi la sera rimanevano stupite quando, raccontandosi a vicenda le loro pene d’amore sotto il plenilunio, la sentivano parlare del suo fidanzato, con le cadenze del Cantico dei Cantici: «Il mio diletto è riconoscibile tra mille… I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua… Il suo aspetto è come quello del Libano, magnifico tra i cedri…».
Per loro, questa composizione era un’impresa disperata. Per Maria, invece, era come mettere insieme i due emistichi d’un versetto dei salmi.
Per loro, l’amore umano che sperimentavano era come l’acqua di una cisterna: limpidissima, sì, ma con tanti detriti sul fondo. Bastava un nonnulla perché i fondigli si rimescolassero e le acque divenissero torbide. Per lei, no.
Non potevano mai capire, le ragazze di Nazaret, che l’amore di Maria non aveva fondigli, perché il suo era un pozzo senza fondo.
Santa Maria, donna innamorata, roveto inestinguibile di amore, noi dobbiamo chiederti perdono per aver fatto un torto alla tua umanità. Ti abbiamo ritenuta capace solo di fiamme che si alzano verso il cielo, ma poi, forse per paura di contaminarti con le cose della terra, ti abbiamo esclusa dall’esperienza delle piccole scintille di quaggiù. Tu, invece, rogo di carità per il Creatore, ci sei maestra anche di come si amano le creature. Aiutaci, perciò, a ricomporre le assurde dissociazioni con cui, in tema di amore, portiamo avanti contabilità separate: una per il cielo (troppo povera in verità), e l’altra per la terra (ricca di voci, ma anemica di contenuti) .
Facci capire che l’amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall’unico incendio di Dio. Ma facci comprendere anche che, con lo stesso fuoco, oltre che accendere lampade di gioia, abbiamo la triste possibilità di fare terra bruciata delle cose più belle della vita.
Perciò, Santa Maria, donna innamorata, se è vero, come canta la liturgia, che tu sei la «Madre del bell’amore», accoglici alla tua scuola. lnsegnaci ad amare. È un’arte difficile che si impara lentamente. Perché si tratta di liberare la brace, senza spegnerla, da tante stratificazioni di cenere.
Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi. Uscire da sé. Dare senza chiedere. Essere discreti al limite del silenzio. Soffrire per far cadere le squame dell’egoismo. Togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa. Desiderare la felicità dell’altro. Rispettare il suo destino. E scomparire, quando ci si accorge di turbare la sua missione.
Santa Maria, donna innamorata, visto che il Signore ti ha detto: «Sono in te tutte le mie sorgenti», facci percepire che è sempre l’amore la rete sotterranea di quelle lame improvvise di felicità, che in alcuni momenti della vita ti trapassano lo spirito, ti riconciliano con le cose e ti danno la gioia di esistere.
Solo tu puoi farci cogliere la santità che soggiace a quegli arcani trasalimenti dello spirito, quando il cuore sembra fermarsi o battere più forte, dinanzi al miracolo delle cose: i pastelli del tramonto, il profumo dell’oceano, la pioggia nel pineto, l’ultima neve di primavera, gli accordi di mille violini suonati dal vento, tutti i colori dell’arcobaleno… Vaporano allora, dal sotto suolo delle memorie, aneliti religiosi di pace, che si congiungono con attese di approdi futuri, e ti fanno sentire la presenza di Dio.
Aiutaci, perché, in quegli attimi veloci di innamoramento con l’universo, possiamo intuire che le salmodie notturne delle claustrali e i balletti delle danzatrici del Bolscjoi hanno la medesima sorgente di carità. E che la fonte ispiratrice della melodia che al mattino risuona in una cattedrale è la stessa del ritornello che si sente giungere la sera… da una rotonda sul mare: «Parlami d’amore, Mariù».
Col passare del tempo, degli anni che scorrono frettolosamente portando con sé tutte… le cose, eh già le COSE, le idee, i princìpi, tutto quello che appartiene alle realtà temporali si dissolve nel… NULLA!
Sono sempre più consapevole di quanto NULLA SI IMPROVVISI… DI CIO’ CHE CONTA, e sono persuaso che CONTI e RESTI SOLO l’AMORE; ecco perché… sono ancora a mani vuote!
Pietà Signore di chi, come me, è quello… “dell’ULTIMA ORA”!
Riflettendo sull’esperienza di D. ORIONE nel suo 25° anniversario Sacerdotale, mi vengono in mente i bei
momenti che sto vivendo accanto ad una mia consorella molto malata. Mi sta dando una carica spirituale molto forte. Nonostante sia grave dalle sue labbra
escono solo frasi che dicono l’amore di Dio e per il
suo Signore.Anche se non è una donna di grande cultura, l’amore per il suo Gesù va aldilà di ogni cultura. La sua comune e semplice ascesi spirituale
è molto contagiosa. Trascorrere le ore accanto al suo capezzale sono solo lezioni di grande amore a DIO.
GRAZIE CARA SORELLINA CHE CI AIUTI AD AMARE, IL TUO SIGNORE, COME DICI TU, TI VOGLIAMO BENE.
LU
Cari amici, brutto tempo, fa freddo?… Ecco come S. BENEDETTO E LA SORELLA SCOLASTICA hanno passato una notte di tempo brutto… Godiamoci questa pagina tratta Dai «Dialoghi» di san Gregorio Magno, papa
POTÉ DI PIÙ COLEI CHE PIÙ AMÒ
Scolastica, sorella di san Benedetto, consacratasi a Dio fin dall’infanzia, era solita recarsi dal fratello una volta all’anno. L’uomo di Dio andava incontro a lei, non molto fuori della porta, in un possedimento del monastero. Un giorno vi si recò secondo il solito, e il venerabile suo fratello le scese incontro con alcuni suoi discepoli. TRASCORSERO TUTTO IL GIORNO NELLE LODI DI DIO E IN SANTA CONVERSAZIONE. SULL’IMBRUNIRE PRESERO INSIEME IL CIBO.
Si trattennero ancora a tavola e, col protrarsi dei santi colloqui, si era giunti a un’ora piuttosto avanzata. La pia sorella perciò lo supplicò, dicendo: «Ti prego, non mi lasciare per questa notte; ma PARLIAMO FINO AL MATTINO DELLE GIOIE DELLA VITA CELESTE». Egli le rispose: «Che cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero».
Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e rovescio di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove stavano seduti.
Allora l’uomo di Dio molto rammaricato cominciò a lamentarsi e a dire: «DIO ONNIPOTENTE TI PERDONI, SORELLA, CHE COSA HAI FATTO?». Ma ella gli rispose: «ECCO, HO PREGATO TE, E TU NON HAI VOLUTO ASCOLTARMI; HO PREGATO IL MIO DIO E MI HA ESAUDITA. ORA ESCI PURE, SE PUOI; LASCIAMI E TORNA AL MONASTERO».
Ed egli che non voleva restare lì spontaneamente, fu costretto a rimanervi per forza. Così trascorsero tutta la notte vegliando e si saziarono di sacri colloqui raccontandosi l’un l’altro le esperienze della vita spirituale. Non fa meraviglia che Scolastica abbia avuto più potere del fratello. Siccome, secondo la parola di Giovanni, «DIO È AMORE», FU MOLTO GIUSTO CHE POTESSE DI PIÙ COLEI CHE PIÙ AMÒ.
Ed ecco che tre giorni dopo, mentre l’uomo di Dio stava nella cella e guardava al cielo, vide l’anima di sua sorella, uscita dal corpo, penetrare nella sublimità dei cieli sotto forma di colomba. Allora, pieno di gioia per una così grande gloria toccatale, ringraziò Dio con inni e lodi, e mandò i suoi monaci perché portassero il corpo di lei al monastero e lo deponessero nel sepolcro che aveva preparato per sé. Così neppure la tomba separò i corpi di coloro che erano stati uniti in Dio, come un’anima sola.
Cari amici condivido con voi oggi, 6 Febbr. memoria dei santi PAOLO MIKI E COMPAGNI una pagina di storia della Chiesa, la cui “ATTUALITA'” (…dopo 5 secoli!) CI FA…RIFLETTERE.
«STORIA DEL MARTIRIO DEI SANTI PAOLO MIKI E COMPAGNI»
scritta da un autore contemporaneo
SARETE MIEI TESTIMONI
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l’Ave Maria.
Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «GIUNTO A QUESTO ISTANTE, PENSO CHE NESSUNO TRA VOI CREDA CHE VOGLIA TACERE LA VERITÀ. DICHIARO PERTANTO A VOI CHE NON C’È ALTRA VIA DI SALVEZZA, SE NON QUELLA SEGUITA DAI CRISTIANI. POICHÉ QUESTA MI INSEGNA A PERDONARE AI NEMICI E A TUTTI QUELLI CHE MI HANNO OFFESO, IO VOLENTIERI PERDONO ALL’IMPERATORE E A TUTTI I RESPONSABILI DELLA MIA MORTE, E LI PREGO DI VOLERSI ISTRUIRE INTORNO AL BATTESIMO CRISTIANO».
Si rivolse quindi ai compagni, giunti ormai all’estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento. Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in paradiso, ed egli, con gesti pieni di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori.
Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo Laudate, pueri, Dominum, che aveva imparato a Nagasaki durante l’istruzione catechistica; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo.
Altri infine ripetevano: «GESÙ! MARIA!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte.
Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «GESÙ! MARIA!» e, quel che è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.
Grazie Don Vincenzo. Veramente una bella riflessione che ci aiuta, sopratutto in questo anno dedicato per la vita consacrata.
NELLA FESTA DI S. AGATA UNA BELLA RIFLESSIONE …Dal «DISCORSO SU SANT’AGATA» di san Metodio Siculo, vescovo
DONATA A NOI DA DIO, SORGENTE STESSA DELLA BONTA’
La commemorazione annuale di SANT’AGATA ci ha qui radunati perché rendessimo ONORE A UNA MARTIRE che è sì antica, ma anche di oggi. Sembra infatti che anche oggi vinca il suo combattimento perché tutti i giorni viene come coronata e decorata di manifestazioni della grazia divina.
SANT’AGATA è nata dal Verbo del Dio immortale e dall’unico suo Figlio, morto come uomo per noi. Dice infatti san Giovanni: «A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12).
SANT’AGATA, la nostra santa, che ci ha invitati al religioso banchetto, è LA SPOSA DI CRISTO. È la vergine che ha imporporato le sue labbra del sangue dell’Agnello e ha nutrito il suo spirito con la meditazione sulla morte del suo amante divino.
La stola della santa porta i colori del sangue di Cristo, ma anche quelli della verginità. Quella di SANT’AGATA, così, diviene una testimonianza di una eloquenza inesauribile per tutte le generazioni seguenti.
SANT’AGATA è veramente buona, perché essendo di Dio, si trova dalla parte del suo Sposo per renderci partecipi di quel bene, di cui il suo nome porta il valore e il significato: AGATA (CIOÈ BUONA) A NOI DATA IN DONO DALLA STESSA SORGENTE DELLA BONTÀ, DIO.
Infatti cos’è più benefico del sommo bene? E chi potrebbe trovare qualcosa degno di esser maggiormente celebrato con lodi del bene? ORA AGATA SIGNIFICA «BUONA». La sua bontà corrisponde così bene al nome e alla realtà. Agata, che per le sue magnifiche gesta porta un glorioso nome e nello stesso nome ci fa vedere le gloriose gesta da lei compiute.
AGATA, CI ATTRAE PERSINO CON IL PROPRIO NOME, perché tutti volentieri le vadano incontro ed è di insegnamento con il suo esempio, perché tutti, senza sosta, gareggino fra di loro per conseguire il vero bene, che è Dio solo.