…se il seme caduto in terra muore
produce molto frutto.
- Vangelo Gv 12,20-33 –In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». … Gesù rispose loro:«È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome…
FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE A MARIA
Nel cammino verso Pasqua, ci accompagna…
MARIA COL SUO “ECCOMI” GENEROSO E FEDELE.
Le tue feste, Maria, sono come una sorgente di luce umano-divina
sul sentiero del nostro pellegrinaggio nel tempo, come una lampada nell’oscurità.
Per questo motivo noi contempliamo il mistero di Dio in te riflesso
e per tua intercessione preghiamo.
Umile e alta più che creatura, Vergine senza macchia alcuna,
Sposa dello Spirito Santo che è l’amore infinito, diventi la madre di Cristo,
Figlio del Dio vivente.
Tu partecipe, sotto la Croce, dell’immolazione di Cristo per la salvezza del mondo
e poi ancora al Cenacolo, inondata da una profusione di Spirito Santo,
che farà lievitare il tuo Santissimo Corpo nell’Assunzione al Cielo.
Di te, o Maria, non basta mai la lode.
Le tue feste sono gaudio per il mondo. Siano gaudio per ciascuno di noi
che speriamo e preghiamo di averti sempre Madre spirituale e celeste protettrice.
A te, Madre della Chiesa, il nostro onore e il nostro amore,
mentre sulle nostre labbra fiorisce ancora il saluto dell’Angelo annunziante:
Ave Maria. Amen.
Paolo VI, Preghiera dell’Angelus, 4 settembre 1977
Questo vangelo un MALATO lo vive così…
MALATTIA
Io come chicco di grano – sono caduto – sotto la mole
dura e pesante della mia malattia.
Sento le ossa stritolare, mi vedo come grigia polvere.
Ascolto le Tue parole: “…io sono venuto perché abbiano la vita
e l’abbiano in abbondanza… non andranno mai perdute
e nessuno le rapirà dalla mia mano.” Sono il mio conforto. Quale gioia!
Quella polvere grigia diventa candida farina,
una mano la raccoglie, ne fa un pane.
Dita amorose la elevano al cielo.
Entro in quel mistero d’amore.
Il grido disperato di prima muta in lacrime di gioia.
È la gioia di sapere che mi hai messo accanto a Te
in quell’ostia offerta gradita al Padre.
- Vi propongo due “raccontini” che spiegano bene in termini semplici il senso profondo di questa Domenica …Quale ti piace di più e ti sembra più efficace?
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UNA NUVOLA giovane (ma è risaputo, la vita delle nuvole è breve e movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di nuvoloni gonfi e bizzarri. Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole, più esperte, la incitarono:”Corri, corri! Se ti fermi qui sei perduta“. La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole. “Cosa fai? Muoviti”, le ringhiò dietro il vento. Ma la nuvoletta aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante. E planò leggera leggera. Le dune sembravano nuvole d’oro accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. “Ciao”, le disse. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma. “Ciao, io mi chiamo Ola”, si presentò la nuvola. “Io, Una”, replicò la duna. “Com’è la tua vita lì giù?” “Bé…Sole e vento. Fa un pò caldo ma ci si arrangia. E la tua?” “Sole e vento…grandi corse nel cielo”. “La mia vita è molto breve. Quando tornerà il gran vento, forse sparirò”. “Ti dispiace?” “Un pò. Mi sembra di non servire a niente”. “Anch’io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. E’ il mio destino”. La duna esitò un attimo e poi disse: “Lo sai che noi chiamiamo la pioggia Paradiso?” “Non sapevo di essere così importante”, rise la nuvola. “Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la pioggia. Noi ci copriamo di cose meravigliose che si chiamano fiori”. “Oh, è vero. Li ho visti”. “Probabilmente io non li vedrò mai”, concluse mestamente la duna. La nuvola riflettè un attimo, poi disse: “Potrei pioverti addosso io…” “Ma morirai…” “Tu però, fiorirai”, disse la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente. Il giorno dopo la piccola duna era fiorita. Una delle più belle preghiere che conosco dice: ” Signore, fà di me una lampada. Brucerò me stesso, ma darò luce agli altri”.
- IL BAMBU’…. C’era una volta un bellissimo e meraviglioso giardino. Era situato ad ovest del paese, in mezzo al grande regno. Il Signore di questo giardino aveva l’abitudine di farvi una passeggiata ogni giorno, quando il caldo della giornata era più forte. C’era in questo giardino un bambù di aspetto nobile. Era il più bello di tutti gli alberi del giardino e il Signore amava questo bambù più di tutte le altre piante. Anno dopo anno, questo bambù cresceva e diventava sempre più bello e più grazioso. Il bambù sapeva che il Signore lo amava e ne godeva. Un bel giorno, il Signore, molto in pensiero, si avvicinò al suo albero amato e l’albero, in grande venerazione, chinò la testa. Il Signore gli disse: “Caro bambù, ho bisogno di te”. Sembrò al bambù che fosse venuto il giorno di tutti i giorni, il giorno per cui era nato. Con grande gioia, ma a bassa voce, il bambù rispose: “O Signore, sono pronto. Fa di me l’uso che vuoi”. “Bambù”, la voce del Signore era seria, “per usarti devo abbatterti“. Il bambù fu spaventato, molto spaventato: “Abbattermi, Signore, me che hai fatto diventare il più bel albero del tuo giardino? No, per favore, no! Fa uso di me per la tua gioia “Mio caro bambù,” disse il Signore e la sua voce era più seria, “se non posso abbatterti, non posso usarti”. Nel giardino ci fu allora un grande silenzio. Il vento non tirava più, gli uccelli non cantavano più. Lentamente, molto lentamente, il bambù chinò ancora di più la sua testa meravigliosa poi sussurrò: “Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fa di me quello che vuoi e abbattimi“. “Mio caro bambù,” disse di nuovo il Signore “non devo solo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie e i rami. Se non posso tagliarli, non posso usarti”. Allora il sole si nascose e gli uccelli ansiosi volarono via. Il bambù tremò e disse appena udibile: “Signore, tagliali!” “Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso farti questo, non posso usarti”. Il bambù non poté più parlare. Si chinò fino a terra. Così il Signore del giardino abbatté il bambù, tagliò i rami, levò le foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore. Poi portò il bambù alla fonte di acqua fresca vicino ai suoi campi inariditi. Là, delicatamente, il Signore dispose l’amato bambù a terra: un’estremità del tronco la collegò alla fonte, l’altra la diresse verso il suo campo arido. La fonte dava acqua, l’acqua si riversava sul campo che aveva tanto aspettato. Poi fu piantato il riso, i giorni passarono, la semente crebbe e il tempo della raccolta venne. Così il meraviglioso bambù divenne realmente una grande benedizione in tutta la sua povertà e umiltà. Quando era ancora grande e bello e grazioso, viveva e cresceva solo per se stesso e amava la propria bellezza. Al contrario nel suo stato povero e distrutto, era diventato un canale che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno…
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me.
PREGHIERA PER LA CHIESA – D. TONINO BELLO
- Spirito Santo, dono del Cristo morente, fà che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero. Trattienila ai piedi di tutte le croci. Quelle dei singoli e quelle dei popoli. Ispirale parole e silenzi, perchè sappia dare significato al dolore degli uomini. Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto… Rendila protagonista infaticable di deposizione dal patibolo, perchè i corpi schiodati dei sofferenti trovino pace sulle sue ginocchia di madre. Donale di non arrossire mai della Croce. Spirito di Dio, fà della Tua Chiesa un roveto che arde di amore per gli ultimi. Dà alla Tua Chiesa tenerezza e coraggio. Lacrime e sorrisi. Rendila spiaggia dolcissima per chi è solo e triste e povero. Disperdi la cenere dei suoi peccati. Fà un rogo delle sue cupidigie. E quando, delusa dei suoi amanti, tornerà stanca e pentita a Te, credile se ti chiede perdono. Non la rimproverare. Ma ungi teneramente le membra di questa sposa di Cristo. E poi introducila, divenuta bellissima senza macchie, senza rughe, all’incontro con Lui perchè possa guardarlo negli occhi senza arrossire e Lui possa dirle finalmente: SPOSA MIA.
SIGNORE GESU’, VOGLIAMO VEDERTI.
Signore Gesù, apri i nostri occhi, e rendili sempre capaci di vederti,
per essere fedeli all’alleanza d’amore che in te il Padre ha concluso con noi.
Signore Gesù, vogliamo vederti, per riuscire, seppur umilmente, a seguirti,
per essere sempre là dove tu sei, e salvare la nostra vita con te.
Signore Gesù, vogliamo vederti, per imparare l’obbedienza al Padre,
per essere chicco di grano pronto a morire per produrre molti frutti di bene.
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Il racconto della nuvola e quello del bambù ben illustrano il vangelo della V Domenica di Quaresima, ma l’immagine di MARIA, che oggi veneriamo nel ricordo dell’Annunciazione, è sicurammente l’IMMMAGINE più bella della vita donata per amore. Maria ha accettato pienamente la volontà di Dio, ha annullato se stessa per dare la vita, non solo a Gesù, ma -attraverso LUI- all’intera umanità.
Come non dirle GRAZIE per questo dono di VITA?
A.
Sembra tutto scontato, tutto noto, quante volte queste parole le abbiamo sentite pronunciare, quante volte ci hanno scomodato.
Chi ama la propria vita, la perde, chi la odia, la salva.
Chi mai chiederebbe a un amico a bruciapelo: Moriresti per me?
C’è un percorso d’amore, di dialogo, di intimità. Questi due raccontini spiegano entrambi questo processo di donazione. Io sinceramente mi riconosco nel bambù, riconosco il mio percorso d’amore. C’è un tempo detto dell’innamoramento; uguale a quello tra uomo e donna, tutto è bello, tutto possibile, la tua irruenza ti porta a dire : manda me!
Poi ci sono tappe di adesione, sempre più intime e coinvolgenti, eppure ogni volta; se pur più cosciente, dici: si!
Quando il dolore, la prova bussano alla tua porta, sai che non puoi comportarti da ignaro, hai una chiamata. Anche noi in quei momenti abbiamo l’anima turbata; non chiediamo però: perchè a me? Chiniamo il capo, non perchè non possiamo fare altro, ma perchè abbiamo scelto altro.
Se puoi allontana questa prova, ma non come voglio io, ma come vuoi Tu accada.
Stranamente noi come il bambù, non possiamo vedere i frutti; forse questo è un surplus di adesione di cui c’è bisogno.
Gesù ci promette il Paradiso che altro non è che Lui medesimo. Se Lui stesso non ci desse la forza di aderire al suo Progetto, ma chi mai avrebbe la forza di lasciarsi annullare!
Per questo abbiamo bisogno di conoscerlo sempre meglio, di entrare in intimità con Lui, solo agli amici si può chiedere tutto!!
La morte di quella nuvola che non vede e non vedrà mai quei fiori/suo frutto ma ci crede, crede che fioriranno e nonostante sia in gioco la sua vita non fà cento domande sul perchè, il come o quanti questi fiori saranno..o che colore avranno. RICORDA solo di averli già visti..
Quella nuvola che tra il rumoroso invito delle sue esperte compagne distingue e sceglie la piccola voce di una duna,e che sa abbassarsi per non essere spinta dal vento. Lei,così giovane che avrebbe potuto correre ancora nel cielo..vedere,scoprire.. ,sceglie di morire “PER”.
Troppo belle le strade per cui la nuvola e il bambù, fidandosi, arrivano a scegliere la morte. ..La duna che SORRIDE alla nuvola e che la fà SENTIRE IMPORTANTE ..Il Signore del giardino che “molto in pensiero”, con la voce SERIA, determinato,si AVVICINA e in PIU’ RIPRESE chiede al bambù la sua vita .. e che poi DELICATAMENTE lo depone a terra.
In fondo sono le STESSE STRADE con le quali LUI chiede a noi di morire a qualcosa..al mondo..ai nostri egoismi..alle facili evasioni..alle nostre sicurezze e idoli. E mentre chiede con il Suo sorriso e la Sua voce seria e severa ci resta vicino e ci regala anche consolazioni e spinte , attimi di luce e forza.
E VINCE le nostre resistenze con il Suo Amore e la Sua Fedeltà.
Sono due storie che si completano a vicenda.
E in nessuna delle due la finale è fatta di compromesso.
Los crucificados de toda edad, raza, lengua, pueblo son legión. El mundo es un gran Gólgota donde todos los días se crucifican muchos inocentes, muchos hijos de Dios con la misma crueldad y frialdad. Jesús murió no solamente a causa del legalismo de sus compatriotas y de la política poderosa de los romanos, sino también y de manera decisiva realizar la Voluntad de su Padre. Dios se revela sólo en la cruz del Cristo abandonado. Su divinidad no se manifiesta sino en la paradoja de la Cruz. No se reconoce al verdadero Dios en su poder, sino en su impotencia y en su muerte en el árbol de la reprobación. En la muerte del Hijo la muerte le afecta a Dios mismo, no porque él mismo muera, sino porque sufre la muerte del Hijo. Pero Dios sufre para que viva el hombre, y esa es la expresión más acabada del amor. En la resurrección de Jesús se revelará Dios como plenitud de gozo, pero en la cruz el amor se hace creíble. La cruz es el lugar en el que se revela la forma más sublime del amor; donde se manifiesta su esencia. Amar al enemigo, al pecador, poder estar en él, asumirlo, es obra del amor, es amar de la forma más sublime. El Dios del universo se comporta como padre “paciente y misericordioso” (Sal 102,8), que sabe sufrir a su modo. El sabe lo que es padecer el sufrimiento del amor: “Cada vez que le reprendo… se me
conmueven las entrañas y cedo a la compasión” (Jer 31,20).”Me da un vuelco el corazón y se me revuelven todas las entrañas” (Os 11,8), hacen decir los profetas al mismo Dios….
Caro Don Vincenzo,
ho letto i due raconti che illustano in modo semplice il Vangelo della V Domenica di Quaresima e sinceramente mi piacciono entrambi.
Nel primo c’è, da parte della nuvola, l’offerta volontaria di sè, nel secondo c’è l’accettazione della volontà del Signore, ma -in entrambi- l’offerta è fatta per amore.
Quando si muore per amore, la morte diventa FONTE DI VITA, come è stata la morte di Gesù. Come è la morte di una mamma che offre la sua vita per amore del bimbo che ha in grembo.
Gesù ha dato la vita per AMORE. Con LUI LA MORTE E’ MORTA PERCHE’ L’AMORE E’ VITA ED E’ VITA PER SEMPRE. Lo ha detto Lui e GLI dobbiamo credere:”IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA. CHI CREDE IN ME,ANCHE SE MUORE, VIVRA'”.