+ PREGHIERA – DIGIUNO – MISERICORDIA
+ GUARDATE A LUI E SARETE RAGGIANTI
+ BEATI I PURI DI CUORE: VEDRANNO DIO
30 MARZO 2011: MOSTRAMI LA TUA GLORIA!
GUARDIAMO A LUI E SAREMO RAGGIANTI…
Cari amici, oggi la liturgia delle ore ci propone una pagina sublime. Mosè è ormai vecchio. Stanco per le mille fatiche sopportate per liberare il popolo. Che invece di essere grato continua a lamentarsi…e a rimpiangere le cipolle d’Egitto. Le sue raccomandazioni al popolo non hanno più grande efficacia… sente allora che deve cambiare atteggiamento…non basta continuare a predicare. Deve fare un’esperienza più profonda di Dio e diventare intercessore in favore del popolo. Un giorno gli esce spontanea una preghiera: MOSTRAMI LA TUA GLORIA. E Dio lo accontenta. Anche se solo parzialmente. E l’esperienza di preghiera lo rende raggiante… E più autorevole .
- Dal libro dell’Esodo 33, 7-11 IL SIGNORE MOSTRÒ LA GLORIA A MOSÈ
Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda. Allora il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. Mosè disse al Signore: «Mostrami la tua Gloria!». Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. …Ma tu non potrai vedere il mio volto. quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere». Quando il Signore scese nella nube, si fermò là presso Mosè e proclamò il nome del Signore. «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà…Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse. «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Si, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità». Quando Mosè scese dal monte Sinai non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.
- Come dire che con Dio si trovava proprio a suo agio…faccia faccia!
- COSA DICE QUESTA PAGINA AL NOSTRO MODO DI PREGARE A VOLTE COSI FREDDO…
- COSA DOBBIAMO RIVEDERE…? COME MIGLIORARE LA NOSTRA PREGHIERA?
- UN COMMENTO PREZIOSO DI SAN TEOFILO DI ANTIOCHIA
Beati i puri di cuore perché vedranno Dio: Se dici: Fammi vedere il tuo Dio, io ti dirò: Fammi vedere l’uomo che è in te, e io ti mostrerò il mio Dio. Fammi vedere quindi se gli occhi della tua anima vedono e le orecchie del tuo cuore ascoltano. Infatti quelli che vedono con gli occhi del corpo, percepiscono ciò che si svolge in questa vita terrena e distinguono le cose differenti tra di loro: la luce e le tenebre, il bianco e il nero, il brutto e il bello, l’armonioso e il caotico. La stessa cosa si può dire di quanto è di pertinenza delle orecchie e cioè i suoni acuti, i gravi e i dolci. Allo stesso modo si comportano anche gli orecchi del cuore e gli occhi dell’anima in ordine alla vista di Dio. Dio, infatti, viene visto da coloro che lo possono vedere cioè da quelli che hanno gli occhi. Ma alcuni li hanno annebbiati e non vedono la luce del sole. Tuttavia per il fatto che i ciechi non vedono, non si può concludere che la luce del sole non brilla. Giustamente perciò essi attribuiscono la loro oscurità a se stessi e ai loro occhi. Tu hai gli occhi della tua anima annebbiati per i tuoi peccati e le tue cattive azioni. Come uno specchio risplendente, così deve essere pura l’anima dell’uomo. Mostra dunque te stesso. Fa’ vedere se per caso non sei operatore di cose indegne, ladro, calunniatore, iracondo, invidioso, superbo, avaro, arrogante con i tuoi genitori. Dio non si mostra a coloro che operano tali cose, se prima non si siano purificati da ogni macchia. Queste cose ti ottenebrano. Ma se vuoi, puoi essere guarito. Affidati al medico ed egli opererà gli occhi della tua anima e del tuo cuore. Chi è questo medico? E’ Dio, il quale per mezzo del Verbo e della sapienza guarisce e dà la vita. Se capisci queste cose, o uomo, e se vivi in purezza, santità e giustizia, puoi vedere Dio. Quando avrai deposto la tua mortalità e ti sarai rivestito dell’immortalità, allora vedrai Dio secondo i tuoi meriti. Egli infatti fa risuscitare insieme con l’anima anche la tua carne, rendendola immortale e allora, se ora credi in lui, divenuto immortale, vedrai l’Immortale.
Salmo 34 (33) Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato. Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. Gustate e vedete com’è buono il Signore;beato l’uomo che in lui si rifugia.
- Di fronte a queste cose sublimi qual è la nostra reazione?
- Quali sono le nostre aspirazioni?
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29 MARZO 2011: SIATE MISERICORDIOSI
Cari Amici, ci sono problemi di vita spirituale che durano una…”stagione” ( adolescenza – giovinezza – età matura…) Questo del perdono e della misericordia dura tutta la vita… è un pilastro di vita che merita un’attenzione particolare. Lo facciamo sottolineando qualche frase del vangelo e riflettendo su una pagina che collega in modo mirabile tre grandi pilastri della vita spirituale.
- 1° – Vangelo Mt 18, 21-35 Se non perdonerete di cuore al vostro fratello, il Padre non vi perdonerà.
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
- 2° – Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo- La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve
Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. E’ un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.
Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un’unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un’unica difesa, un’unica preghiera sotto tre aspetti. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio.
- Come pensi di rinforzare questi tre pilastri della tua vita spirituale?
- In particolare come rivedere la nostra capacità di perdonare che ci ha ferito?
- Non sarebbe meglio prevenire? e non piantare…chiodi?
PER RAGAZZI, MOGLI, MARITI, FRATI… CON BRUTTO CARATTERE
- C’era una volta un ragazzo con un brutto carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno. Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato. Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi e il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare i chiodi. Finalmente arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo nello steccato. Allora andò dal padre e gli disse che per quel giorno non aveva piantato alcun chiodo. Il padre allora gli disse di levare un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non aveva perso la pazienza e litigato con qualcuno. I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre che aveva levato tutti i chiodi dallo steccato. Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato e gli disse: “Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato. Lo steccato non sarà mai più come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come queste. Puoi piantare un coltello in un uomo, e poi levarlo, ma rimarrà sempre una ferita; non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà”.
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LUNEDI 28 MARZO:
TRA DESIDERIO E RIFIUTO
Cari amici, stamattina analizzando un poco la liturgia di oggi, mi colpisce questo mistero del cuore umano nei confronti di Dio: da una parte il desiderio ardente di Lui… e dall’altra la possibilità reale del RIFIUTO. La vita umana lacerata tra desideri e rifiuti…
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ASCOLTIAMO IL VANGELO SECONDO LUCA 4, 24-30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, TUTTI NELLA SINAGOGA SI RIEMPIRONO DI SDEGNO. SI ALZARONO E LO CACCIARONO FUORI DELLA CITTÀ E LO CONDUSSERO FIN SUL CIGLIO DEL MONTE, SUL QUALE ERA COSTRUITA LA LORO CITTÀ, PER GETTARLO GIÙ. MA EGLI, PASSANDO IN MEZZO A LORO, SI MISE IN CAMMINO.
PER RIFLETTERE:
- L’ESPERIENZA DEL RIFIUTO proprio da parte delle persone più vicine, ha accompagnato Gesù per tutta la vita. Qui sono i compaesani. Dopo il discorso sul Pane di vita saranno i discepoli…”Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?»(Gv 6) . La sera dell’ultima cena addirittura sarà uno degli apostoli. “Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».(Gv 13)
- Mentre ringraziamo Gesù per aver voluto condividere anche queste esperienze amare, chiediamoci come abbiamo reagito di fronte a inspiegabili sentimenti avversi nei nostri confronti… e se a nostra volta non abbiamo rifiutato qualcuno. Forse, a volte, Dio stesso…
- E allora ritroviamo i nostri desideri più profondi di Lui: Ci aiuta il Salmo Responsoriale L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.
- Come la cerva anèla ai corsi d’acqua, così l’anima mia anèla a te, o Dio.
- L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:quando verrò e vedrò il volto di Dio?
- Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a guidarmi, mi conducano alla tua dimora.
- Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza. A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio.
Ieri il Papa Ci ha ricordato : “…nell’incontro con la Samaritana al pozzo, emerge il tema della “sete” di Cristo, che culmina nel grido sulla croce: “Ho sete” (Gv 19,28). Certamente questa sete, come la stanchezza, ha una base fisica. Ma Gesù, come dice s. Agostino, “aveva sete della fede di quella donna” (In Ioh. Ev. 15, 11), come della fede di tutti noi. Dio Padre lo ha mandato a saziare la nostra sete di vita eterna, donandoci il suo amore, ma per farci questo dono Gesù chiede la nostra fede. L’onnipotenza dell’Amore rispetta sempre la libertà dell’uomo; bussa al suo cuore e attende con pazienza la sua risposta.
- Ringraziamo Gesù che ha sete della…nostra sete di Lui… e troviamo la fonte d’acqua viva a cui dissetarci…
Quanta sete nel mio cuore
- Quanta sete nel mio cuore: solo in Dio si spegnerà. Quanta attesa di salvezza: solo in Dio si sazierà. L’acqua viva che egli dà sempre fresca sgorgherà.Il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia.
- Se la strada si fa oscura, spero in lui: mi guiderà. Se l’angoscia mi tormenta, spero in lui: mi salverà. Non si scorda mai di me, presto a me riapparirà. Il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia.
- Nel mattino io ti invoco: tu, mio Dio, risponderai. Nella sera rendo grazie: tu, mio Dio, ascolterai. Al tuo monte salirò, e vicino ti vedrò. Il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia.
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Cari amici, nel nostro cammino verso la Pasqua siamo arrivati alla III DOMENICA DI QUARESIMA. La protagonista della liturgia di oggi è sicuramente la Donna samaritana che va a prendere l’acqua per le faccende domestiche non sapendo di incontrare Qualcuno che le cambierà la vita… a tal punto che alla fine dopo aver incontrato Gesù, lascia la brocca e va a dire a tutti quello che le è successo…Le cose urgenti non sono sempre le più importanti.
- Invochiamo lo Spirito perché la messa di oggi, sia un autentico incontro con Gesù e con i fratelli
- – Vieni Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce
- – Vieni padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni luce dei cuori.
- – O Luce beatissima invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli
- – Senza la tua forza nulla è nell’uomo nulla senza colpa
- – Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido sana ciò che sanguina
- – Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido drizza ciò che è sviato
- – Dona ai tuoi fedeli che solo in Te confidano i tuoi santi doni.
- – Dona virtù e premio, dona morte santa dona gioia eterna. Amen
PREGHIAMO: O Dio, sorgente della vita, tu offri all’umanità riarsa dalla sete l’acqua viva della grazia che scaturisce dalla roccia, Cristo salvatore; concedi al tuo popolo il dono dello Spirito, perché sappia professare con forza la sua fede, e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
- DAL VANGELO DI GIOVANNI c. 4 Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
- Cosa ci colpisce maggiormente di questa pagina?
- La samaritana fa un cammino di fede : e noi ci preoccupiamo di approfondire la nostra fede? Che mezzi usiamo? Chi e che cosa ci sta aiutando?
- So distinguere tra problemi urgenti e …importanti? Qual è la brocca che devo lasciare?
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- I MIGLIORI ESEGETI: I SANTI Dai «Trattati su Giovanni» di sant’Agostino, vescovo
«Gesù le disse: Dammi da bere. Domanda da bere e promette di dissetare. E’ bisognoso come uno che aspetta di ricevere, e abbonda come chi è in grado di saziare. «Se tu conoscessi», dice, «il dono di Dio». Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma Gesù parla alla donna in maniera ancora velata, e a poco a poco si apre una via al cuore di lei. Forse già la istruisce. Che c’è infatti di più dolce e di più affettuoso di questa esortazione: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva»? Quale acqua, dunque, sta per darle, se non quella di cui è scritto: «E’ in te sorgente della vita»? (Sal 35, 10). Infatti come potranno aver sete coloro che «Si saziano dell’abbondanza della tua casa»? (Sal 35, 9). Prometteva una certa abbondanza e sazietà di Spirito Santo, ma quella non comprendeva ancora, e, non comprendendo, che cosa rispondeva? La donna gli dice: «Signore dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4, 15). Il bisogno la costringeva alla fatica, ma la sua debolezza non vi si adattava volentieri. Oh! se avesse sentito: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò»! (Mt 11, 28). Infatti Gesù le diceva questo, perché non dovesse più faticare, ma la donna non capiva ancora….
- NEL TUO SILENZIO accolgo il Mistero – Venuto a vivere dentro di me Sei Tu che vieni o forse è più vero – che Tu mi accogli in Te, Gesù.
- Sorgente viva che nasce nel cuore – è questo dono che abita in me La tua presenza è un fuoco d’amore – che avvolge l’anima mia, Gesù
- Ora il tuo Spirito in me dice “Padre” – Non sono io a parlare, sei Tu Nell’infinito oceano di pace – Tu vivi in me, io in Te, Gesù …
Cari amici, oggi abbiamo l’opportunità di riascoltare la parabola del Padre misericordioso. Soffermiamoci grati a ringraziare il Signore …rivediamo la nostra vita di figli qualche volta “scappati” da casa… Diciamo ancora una volta in questa quaresima: “TORNERO’ DA MIO PADRE…” E lasciamoci ancora una volta abbracciare da due mani di PADRE-MADRE…
…suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro,
gli si gettò al collo e lo baciò…
Padre, ho peccato…
DAL VANGELO DI LUCA: 1511 «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
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CHI E’ DIO? LA RISPOSTA IN QUESTI …5 VERBI DELLA PARABOLA!
- Suo padre lo vide,
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ebbe compassione,
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gli corse incontro,
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gli si gettò al collo
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e lo baciò
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POSSIAMO RIVIVERE ANCHE NOI QUESTA ESPERIENZA IN UNA “BELLA” CONFESSIONE? CHE NE PENSI? Possiamo cominciare a prepararla…. Se ti può aiutare scarica il file.+ MI CONFESSO COSì…Il Padre gli corse incontro
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CHIEDIAMO AIUTO ANCHE A DON ORIONE, PENITENTE E CONFESSORE… SE NE INTENDEVA… scarica il file + DON ORIONE PENITENTE E CONFESSORE
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25 MARZO 2011:
Cari amici, riprendiamo il nostro cammino verso la Pasqua con qualche pensiero…per incoraggiarci a vicenda. Ne abbiamo tutti bisogno… ogni giorno di più. 25 Marzo: Festa dell’Annunciazione. Personalmente mi piace chiamarla la festa dell’ECCOMI. A guardare bene infatti la Bibbia è piena di questa piccola-grande Parola pronunciata dai protagonisti della nostra Storia di salvezza. Ne ricordiamo…quattro.
1. ECCOMI DI GESÙ ( Ebr c. 10) Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato… Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà
2. ECCOMI DI MARIA (Lc 1,35ss) Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
3. ECCOMI DI GIUSEPPE (Mt 2) “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa,… Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore
4. ECCOMI DI CIASCUNO DI NOI… Lo cantiamo spesso nelle nostre celebrazioni… Eccomi. Eccomi, Signore, io vengo Eccomi, Eccomi si compia in me la tua volontà
- Come cantarlo nella vita di tutti i giorni soprattutto in certi momenti difficili? Forse il nostro “eccomi” nel suo piccolo non è meno importante di quello di …Maria per cui tutto il mondo stava in attesa. Godiamoci questa bella pagina di S. Bernardo
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Tutto il mondo attende la risposta di Maria -Dalle «Omelie sulla Madonna» di san Bernardo, abate
Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. O Vergine, da’ presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna. Perché tardi? perché temi? Credi all’opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso. «Ecco», dice, «sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). -
E noi perché tardiamo, perché spesso temiamo a dare il nostro assenso a collaborare col Signore?
- DON ORIONE CI AIUTA A RIPETERE … UNA PICCOLA PAROLA ILLUMINA IL CAMMINO
Fiat! È una piccola parola, dolce ricovero innalzato dal buon Dio in mezzo a questo deserto sì arido e difficile da attraversare, che si chiama la vita. Fiat! Esprime l’atto del fanciullo che si getta con amore sul seno del padre finché passa l’uragano… Fiat! Pronunciatela questa parola, cuori spezzati dalla sofferenza e dalla lotta, o straziati dalla sofferenza dei vostri più cari, e sarà per voi un balsamo che vi guarirà. Fiat! Pronunciate questa parola, cuori rattristati dalla solitudine, scoraggiati per l’abbandono, e sarà per voi l’amico che consola, l’appoggio che sostiene! Fiat! Pronunciatela questa soave parola, o figli e amici miei, pronunciatela ad ogni respiro, ad ogni battito del cuore, ad ogni movimento delle labbra. Dio la comprenderà sempre nel modo in cui volete ch’egli la comprenda, ora come preghiera, ora come atto di fede, nel dubbio, come atto di speranza nel timore, e sempre come atto di amore. Fiat! Fiat! In questi giorni di mortale tristezza, io ve la grido dal fondo dell’anima desolata, m’inabisso in questa parola suprema con tutto ciò che più amo: Fiat! Fiat! Lavorate, lavorate questo fango, o mio Dio, dategli una forma e poi spezzatela ancora: essa è vostra e di chi fa per Voi, e non avrà mai più nulla a ridire. O quanti sforzi, o Signore, per arrivare sino a questo punto! Quanto di umano si è dovuto abbattere e calpestare! Ora vi ringrazio dal profondo del cuore! Fiat! Fiat! Sofferente, innalzato, abbassato, utile a qualche cosa od inutile a tutti, io vi adorerò sempre e sarò sempre vostro, o mio Dio! Nessuno mi staccherà da Voi! Nelle gioie e nei dolori sarò sempre tuo, o dolcissimo mio amore Gesù. Solitario ed ignorato, come il fiore del deserto, errante come l’uccello senza nido, sempre, sempre, Signore e Amore soavissimo dell’anima mia, uscirà dalle mie labbra la parola sottomessa di quella che mi hai dato per Madre: Fiat ! Fiat ! Sia fatto di me secondo la tua parola!
- Invocazioni
Celebrando gli inizi della nostra redenzione nel giorno dell’Annunciazione a Maria, preghiamo con fiducia Dio nostro Padre: Interceda per noi la santa Madre di Dio.
- Come Maria accolse con fede l’annunzio dell’angelo,
– donaci, o Padre, di accogliere con gioia la parola del nostro Salvatore. -
Tu che hai guardato l’umiltà della tua serva,
– abbi pietà di noi e di tutti gli uomini del nostro tempo. -
Come Maria, nuova Eva, aderì pienamente alla tua parola,
– fa’ che accettiamo con amore la tua volontà. - La santa madre di Dio soccorra i miseri, conforti i deboli e gli oppressi,
– preghi per il popolo, protegga il clero, interceda per le vergini consacrate.
«Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore
per lo cui caldo ne l’eterna pace
così è germinato questo fiore.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia ed a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate».
Caro dv…Per l’educazione di mio figlio sto cercando di fare del mio meglio. ma anch’io ho i miei limiti e non ho la soluzione per tutto. Credo fermamente nel metodo educativo cristiano-paterno di don Orione. Sono certo che quello può dare buonissimi risultati a livello di rapporto e di crescita personale di mio figlio ma anche per me… Non si nasce genitori e non si è mai imparato del tutto ad esserlo e a farlo considerando che ogni fase della vita deve essere affrontata in maniera diversa ma, prima di tutto, con il cuore.
Se c’è quello tutto è raggiungibile. L’adolescenza…è in effetti il periodo più complicato nella vita di un ragazzo… Cerco di lasciare le porte aperte al dialogo, a parlare di tutto, a valorizzare i suoi interessi, anche a condividerli se gli fa paicere avermi a fianco… le regole le ho anch’io, magari non la marea di norme che c’erano al tempo di Mosè ma quelle che servono. E comunque non sempre è facile farle rispettare, farsi rispettare, così ribelli come sono a questa età.A mio figlio, prima che gli stimoli giusti per essere promosso, sto cercando di dare tranquillità e serenità… E’ ciò di cui ha bisogno lui e che serve anche a me. I risultati scolastici mi auguro arrivino di conseguenza alla serenità. E poi non è solo lo studio a dare il valore di una persona. Ti lascio e ti abbraccio. Spero tu stia bene e ti ringrazio per tutta la tua bella e incredibile attività.
La leggo sempre molto volentieri, magari di corsa, ma anche se da lontano sei prezioso per me. Non smettere di pregare per noi. Un abbraccio, grande. ML
Ci sono delle esperienze che cambiano la vita e il nostro modo di rapportarci ad essa. Mosè ha fatto quest’esperienza, Pietro Giacomo e Giovanni pure, ma penso anche a tanti altri santi conosciuti o sconosciuti che hanno fatto esperienze intime con Dio. Questi momenti cosi forti sono solo grazia, io per esperienza, dico che è difficile vivere sulla terra facendo certe esperienze. Mi è capitato più volte che durante la preghiera vengo come rapita in un’altra dimensione in cui c’è un rapporto amoroso cosi intenso che, quello che noi diciamo amore non è che grigiore. Ci vuole molta forza nel vivere la vita quotidiana come non accadesse nulla, anzi mettendomi al di sotto di chi ha tanti proclami, si mi capita di avere sprazzi di Paradiso, eppure non mi reputo migliore di altri. Vedo, si vedo in modo nuovo la vita, ma ciò non mi toglie dal dolore e dalla fatica, anzi forse mi viene chiesto più attenzione perchè più sa, più è responsabile di ciò che fa. Io non penso sia un privilegio speciale, ma ogni cristiano che ama, dovrebbe provare questi momenti di Cielo, proprio per avere il coraggio di essere di Dio fino in fondo. Questa nostra vita è un’occasione unica e inripetibile, la strada da percorrere non è facile, ma dobbiamo sforzarci di percorrerla al meglio, cioè cercando Dio.
Carissimo ieri abbiamo ricordato il trigesimo della morte di don Franco.La parrocchia, attraverso alcuni operatori del gruppo redazionale, ha raccolto alcune testimonianze del bene compiuto da don Franco. Il mio cuore fatica ancora a riconciliarsi con l’epilogo della sua vita …Aiutami a bussare al cuore della Misericordia per lui, per me, per i sacerdoti di qui, per la comunità parrocchiale
Tante “coincidenze” mi spingono a pregare intensamente per questa intenzione. Benedetto XVI esortava proprio i religiosi e i consacrati in genere a “stare attenti a non cadere e a dare spessore spirituale alla propria vita oltre che a curare i rapporti di fraternità e di amicizia all’interno delle comunità” Implora su di noi la forza dello Spirito perché le parole possano aprire i cuori alla certezza che Dio ha vinto e vince ancora, nella Misericordia. S.N.
ABBIAMO FIDUCIA NEL NOSTRO…”AVVOCATO”
Spesso, mi metto ad occhi chiusi, a costruirmi la scena del mio -Giudizio-.
Io, questo momento me lo immagino sempre pensando al “positivo”.., nel senso che vorrei che fosse davvero 1 incontro, tra 2 persone che x tutta la vita ..(terrena dell’uno..), sono stati in costante comunicazione..ma è mancata loro l’occasione di incontrarsi..
Ecco.. così lo vorrei: 1 incontro amichevole, se vuoi: curioso,..,ma UNICO .. IMPORTANTE!!! dall’ effetto così travolgente, appagante e felice.
Non riesco a pensare al mio Dio, che mi aspetta col bastone e lo sguardo severo.., e neanche al fuoco che brucia o che salvi contemporaneamente… Ma piuttosto ad 1 Papà.., che aspetta da tanto, che ha avuto pure tanta di quella pazienza con me, ma nel cui sguardo mi sciolgo.., in quegli occhi stracolmi di Amore.
Così che tutta la mia sporcizia, in 1 attimo venga spazzata via, e faccia restare di me solo…la vera me stessa, trasformata da quell’attimo, da quell’incontro, da quello sguardo..
E quel giudizio tanto temuto, ma tanto atteso, si consolidi in me x sempre, come GRAZIA ricevuta.., come il migliore dei doni da parte del migliore degli Avvocati, che mi permetta di avere sicurezza e serenità, di Sperare di giungere illuminata, radiosa di luce pura, all’ incontro col mio Signore.
P.M.
Ti sembra giusto? Mi chiede O.F. Pur rendendomi conto della complessità del tema accennato, credo che una parola equilibrata sul delicatissimo rapporto tra la bontà di Dio e la sua “Giustizia” sia stata detta efficacemente da Benedetto XVI nella Enciclica SPE SALVI…Per comodità di tutti gli amici ne riporto qualche stralcio significativo: SPE SALVI N. 44ss
1. GIUDIZIO: SPAVENTO, SPERANZA E RESPONSABILITA’
Un mondo senza Dio è un mondo senza speranza (cfr Ef 2,12). L’immagine del Giudizio finale è in primo luogo non un’immagine terrificante, ma un’immagine di speranza… Ma non è forse anche un’immagine di spavento? Io direi: è un’immagine che chiama in causa la responsabilità. La grazia non esclude la giustizia. Non cambia il torto in diritto. Non è una spugna che cancella tutto così che quanto s’è fatto sulla terra finisca per avere sempre lo stesso valore. I malvagi e le vittime alla fine tutti nel banchetto eterno?
Contro un tale tipo di cielo e di grazia ha protestato a ragione, per esempio, Dostoëvskij nel suo romanzo: «I fratelli Karamazov». I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato.
2. ATTENTI A NON SSCAVARCI LA FOSSA DA SOLI…
Gesù, nella parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19-31), ha presentato a nostro ammonimento l’immagine di una tale anima devastata dalla spavalderia e dall’opulenza, che ha creato essa stessa una fossa invalicabile tra sé e il povero: la fossa della chiusura entro i piaceri materiali, la fossa della dimenticanza dell’altro, dell’incapacità di amare, che si trasforma ora in una sete ardente e ormai irrimediabile.
3. INFERNO E PARADISO:
Possono esserci persone che hanno distrutto totalmente in se stesse il desiderio della verità e la disponibilità all’amore. Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore. È questa una prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere. In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola inferno. Dall’altra parte possono esserci persone purissime, che si sono lasciate interamente penetrare da Dio e di conseguenza sono aperte al prossimo, persone, delle quali la comunione con Dio orienta già fin d’ora l’intero essere e il cui andare verso Dio conduce a compimento ciò che ormai sono…
4. E QUANDO MOLTA SPORCIZIA RICOPRE LA PUREZZA?
Nella gran parte degli uomini rimane presente nel più profondo della loro essenza un’ultima apertura interiore per la verità, per l’amore, per Dio. Nelle concrete scelte di vita, però, essa è ricoperta da sempre nuovi compromessi col male, molta sporcizia copre la purezza, di cui, tuttavia, è rimasta la sete e che riemerge sempre di nuovo…Che cosa avviene di simili individui quando compaiono davanti al Giudice?
Il suo sguardo, il tocco del suo cuore ci risana mediante una trasformazione certamente dolorosa « come attraverso il fuoco». È, tuttavia, un dolore beato, in cui il potere santo del suo amore ci penetra come fiamma. Il nostro modo di vivere non è irrilevante, ma la nostra sporcizia non ci macchia eternamente, se almeno siamo rimasti protesi verso Cristo, verso la verità e verso l’amore. In fin dei conti, questa sporcizia è già stata bruciata nella Passione di Cristo. Nel momento del Giudizio sperimentiamo ed accogliamo questo prevalere del suo amore su tutto il male nel mondo ed in noi. Il dolore dell’amore diventa la nostra salvezza e la nostra gioia.
5. ABBIAMO FIDUCIA NEL NOSTRO…”AVVOCATO”
Il Giudizio di Dio è speranza sia perché è giustizia, sia perché è grazia.L’incarnazione di Dio in Cristo ha collegato talmente l’uno con l’altra – giudizio e grazia – che la giustizia viene stabilita con fermezza: tutti noi attendiamo alla nostra salvezza « con timore e tremore » (Fil 2,12). Ciononostante la grazia consente a noi tutti di sperare e di andare pieni di fiducia incontro al Giudice che conosciamo come nostro « avvocato », parakletos (cfr 1 Gv 2,1).
Sicuramente la preghiera, il perdono, la misericordia sono pilastri importantissimi della vita cristiana, ma non devono pesare ed essere pretesi solo da coloro che si sforzano DI VIVERE DA CRISTIANI.Secondo me, il perdono richiede innanzitutto il pentimento di chi ha commesso una colpa; infatti i debitori della parabola chiedono che venga condonato il loro debito PROSTRANDOSI e non pretendendo. IL PERDONO, poi, NON ESCLUDE LA GIUSTIZIA!
Ancora più sbagliato sarebbe se si usasse questa superficialità nei confronti del Signore.TANTO LUI PERDONA….Ho messo il condizionale ma c’è anche chi si permette di dire( e parlo di educatori di religione ) che l’inferno non esiste perchè tutti, al momento della morte, vengono perdonati e salvati. Quindi: TUTTO è CONCESSO perchè Dio perdonna 70 volte 7 cioè SEMPRE. Ti sembra giusto? A me NO! O.F.
E quando sono gli altri che piantano chiodi?
Per quanto li perdoni i segni rimangono, i buchi sanguinano.
E se nonostante le scuse pur non avendo sbagliato non ti perdonano, cosa fare?
Quante volte dovrò perdonare?
SEMPRE!!
Fino a quando tenere nel cuore anche coloro che ti fanno del male?
SEMPRE, fino al cielo!
E’ cosi che ci salviamo e che salviamo.
In questa settimana più volte mi sono soffermata su questa pagina della samaritana. Anche io pensavo a questi abbinamenti: La roccia del deserto che dona acqua per la sete degli israeliti, Gesù al pozzo, il sitio di Gesù sulla croce, Gesù che bussa, Gesù che chiede e aspetta. Uno viene preso, uno lasciato, uno viene graziato uno viene condannato. Gesù che conosce il cuore degli apostoli uno ad uno, li ha scelti Lui, sa chi lo tradirà, chi lo rinnegherà, chi lo abbandonerà, non di meno, li ha chiamati ad essere suoi intimi. Gesù sa che non è importante essere rifiutato(anche da coloro che ama), Lui deve amarli, lasciarsi spogliare di tutto, perchè solo cosi non li perderà. Addossarsi il peccato è anche questo, morire in tutti i modi, col cuore, col corpo, ma amare.Sono in salita, mi devo mettere in ginocchio per procedere nella strada impervia, affanno, perchè sono proprio coloro che amo che mi fanno del male.Continuare ad amare è lacerarsi il cuore e scegliere Lui
Caro don Vincenzo…
La voglia di “raccontarci” e di “ascoltarci”, tra me e mio marito nonostante le poche ore di lontananza (e le tante difficoltà e incomprensioni tra di noi), mi dà la sensazione di una coppia che ancora vive…
Il viaggio di ritorno è stato davvero ricco di pensieri e di stimoli che in queste ore avevo respirato. Per quanto mi riguarda, mi sono ripromessa questa settimana di non mettere in tavola solo il “mio” secchio d’acqua… Sento anche il bisogno di dirti un grazie speciale per come sai capire le mie parole e i miei silenzi. Per tutto questo ti affido al Signore sicura che, come sempre, Lui saprà come e DOVE servirsi di te. E’ una fiducia che dobbiamo dargli. Un abbandono, senza nessuna paura e nessun dubbio. Lt
Caro DV., andando sul sito di V.S.B. ho visto che è stata ripresentata la bella parabola del papà misericordioso; immediatamente -con il ricordo- torno a…Rapallo ‘ 88.
Però, aprendo gli occhi sul presente, mi viene in mente una preghiera di David M. Turoldo e mi prende un pò di “magone” :
Essere tristi è segno di te, o Signore
un segno che ci manchi;e noi neppure lo sappiamo; la mancanza di gioia è segno della tua assenza; uomini o chiese senza gioia
sono uomini o chiese senza di te, o Signore.
Dio fonte della gioia, guida i nostri passi sulla TUA VIA, perchè possiamo giungere dove tu ci attendi, e là finalmente cantare
solo canti di gioia.
Questa parabola è cosi vera che fa quasi tenerezza. Che Dio meraviglioso è questo nostro Padre! Ci pare di cercare, di tornare, ma in realtà, quando in noi nasce il pensiero del Padre, Egli è li al nostro fianco. Non se n’è mai andato da li, noi ci allontaniamo, Lui non lo fa mai, non può, siamo suoi. Che bello tornare da Lui e sentirsi abbracciati dal Suo Amore.
Confessarsi non è più un’incombenza, ma un’esigenza del cuore. Peccato si trovino raramente dei buoni confessori che siano veri conoscitori di anime come lo fu S. L. Orione. Come mi sarebbe piaciuto incontrarlo!
Molto spesso però non cerco il confessore che confessa meglio, ma quello che mi è più scomodo. Sembra sciocco, ma in questo modo devo fare doppio atto di umiltà, confessarsi con un sacerdote che sapiamo difettare, è un mettersi al di sotto, perchè in lui vediamo Gesù e non l’uomo debole e bisognoso anche lui di perdono.
Come vorrei ci fosse sempre la fila nei confessionali, come vorrei fosse amato di più questo sacramento.
Com’è bella questa pagina di Don orione, quante volte l’ho sentita leggere nelle via Crucis della mia Parrocchia. Ha ragione don Orione, è una parola da ripetere sempre e sempre più
coscentemente.
Fiat, pare che il cuore vi si annodi, vi trova vigore e coraggio, abbandono e consolazione nel pronunciarla. Fiat, Sia, Eccomi, quante e quante volte e sempre un passo in avanti nell’abbandono.
Ben tornato caro amico, mi sei mancato!
Domenica 20 marzo
…Nonostante i condizionamenti del recente passato tendano a farmi chiudere in
me stessa, benché le nostre confidenze abbiano parlato di incertezze e di timori, oggi I suoi passi si sono mossi adagio, proprio come quelli di un padre quando avverte che per la figlia non è ancora passata la nottata…quando le apre la finestra per lasciar entrare il mattino della domenica. Fuori, un rivolo di sole casca dalle nuvole, diradandole. Dentro, un sorriso
ritorna spontaneo ed emerge da un’antica gioia e da una nuova speranza.GRAZIE …Isa
Carissimo DV.tornando a casa, dopo aver partecipato alla Messa, ho aperto il pc e ho constatato con gioia che hai ripreso a scrivere. GRAZIE! Ho fatto la mia riflessione su….ECCOMI seguito dal FIAT. E’ stato così per Maria, dovrebbe essere così per noi. In alcuni momenti, però, si fà tanta fatica, specialmente quando siamo toccati dalla sofferenza. A me è venuto in mente un altro FIAT importante: quello di Gesù; senza il suo FIAT non ci sarebbe stata la REDENZIONE dell’umanità. Però nei due casi, il FIAT è preceduto da un’altra parolina: come è possibile? (per Maria) se è possibile (per Gesù). Questo è consolante per noi. Se ci può essere la paura, l’angoscia, la perplessità. dinanzi a situazioni che possono apparire più grandi delle nostre capacità di accettazione, ci dovrebbe essere l’abbandono fiducioso a Dio e alla SUA VOLONTA’ come è stato per Maria e Gesù perchè ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. Buona giornata e grazie ancora. T.
caro don Vincenzo …Io sto bene in mezzo a tante prove della vita che insieme a Gesù porto avanti con tanta Pace e si fortifica sempre di più la certezza che Gesù è con noi perchè tutto ciò è veramente soprannaturale al di là di ogni ragione e sentimento umano!!! Gesù è veramente la medicina di ogni nostro malanno!! e come noi nei nostri ospedali prima di infondere le medicine attravero siringhe o per via orale organizziamo un rituale di preparazione alla procedura che consentirà l’introduzione del farmaco stesso, il rituale per accogliere Gesù per tutti gli uomini è straordinariamente semplice e fattibile ad ognuno di noi ed è la preghiera che talvolta può essre distratta , amara, scomoda , non voluta, ma come dico a me stessa e ai miei amici tutte le medicine che fanno bene sono cattive e scomode ai nostri occhi sin da bambini , quindi pochi capricci mandiamo giù questa santissima medicina anche quando non abbiamo voglia, perseveriamo! e ciò che chiediamo ci sarà dato! così dice il Vangelo, e andando avanti ci accorgeremo man mano che guariamo e quanto abbiamo bisogno e quanto è dolce la santa cura da cui non ci staccheremo mai più perchè finalmente la considereremo pane della vita ! FR.