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AMAZZONIA A SECCO…
A RISCHIO IL POPOLO DEL GRANDE FIUME
Lucia Capuzzi giovedì 5 ottobre 2023
Nella regione del pianeta con le maggiori riserve d’acqua IN MEZZO MILIONE RISCHIA DI RESTARE A SECCO. Centinaia le comunità isolate PERCHÉ NON SI RIESCE A NAVIGARE. ***
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CAPITALE DELLE SILLABE D’ACQUA. Così, Pablo Neruda definisce il Rio delle Amazzoni. Il suo scorrere maestoso è il cuore dell’ Amazzonia nel quale «i fiumi e i ruscelli sono come vene, e ogni forma di vita origina da essa», si legge in “QUERIDA AMAZÔNIA”. Nelle ultime settimane, le vene amazzoniche appaiono prosciugate. Il livello dei principali affluenti sul territorio brasiliano è calato in modo allarmante, al ritmo di 30 centimetri al giorno.
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È IL RISULTATO DEL NIÑO: l’aumento della temperatura del Pacifico.Un “danno collaterale” del riscaldamento globale che si accanisce sui più fragili, in primis gli indigeni, la cui esistenza, economia, spostamenti dipendono dal suo fluire. Mezzo milione di abitanti della regione rischiano di restare a secco. Un crudele paradosso. Il quale svela il senso di quanto scrive papa Francesco in “LAUDATE DEUM”:
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«PONIAMO TERMINE ALLA PRESA IN GIRO che presenta la questione come ambientale, “Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale a vari livelli».
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I CADAVERI DI OLTRE 125 DELFINI si sono ammassati sulle rive del lago Tefé – Di nuovo, l’Amazzonia – indicata profeticamente dal Pontefice come banco di prova per la Chiesa e per il mondo – diviene cartina di tornasole dell’emergenza globale. La sua siccità è «storica». Non solo per le proporzioni inedite, come hanno detto gli esperti. All’inizio della settimana, i cadaveri di oltre 125 delfini rosa – i “botos”, si sono ammassati sulle rive del lago Tefé. Ad ucciderli, secondo l’Istituto Mamirauá, è stata l’acqua diventata un brodo primordiale – 40 gradi – in seguito al calo del livello.
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«E NON SONO SOLO I DELFINI. Non abbiamo più niente da pescare. Il fiume sta morendo e con lui moriremo anche noi», denuncia Adamor, nativo di Capanha. La sua comunità, è isolata perché l’acqua è troppo bassa per navigare. Impossibile raggiungere le città più vicine e ricevere da queste gli approvvigionamenti vitali. Ieri a Manaus, capitale dell’Amazzonia i negozi sono rimasti vuoti nonostante le svendite.
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CON I FIUMI IN SECCA, l’evaporazione si è drasticamente ridotta. Un’occasione ghiotta per quanti vogliono trasformare, con il fuoco, la foresta in una distesa di monocolture intensive. Nel mese di settembre, sono stati registrati 6.991 incendi, una media di 233 al giorno. Il secondo dato peggiore dal 1998. Di fronte al dramma, il governo brasiliano ha inviato nella regione una delegazione guidata dal vicepresidente Geraldo Alckim per un sopralluogo e ha stanziato l’equivalente di 26 milioni di euro per dragare i fiumi Solimões e Madeira e contrastare gli incendi. Solo nello Stato di Amazonas, quaranta dei 62 municipi sono in stato di emergenza, inclusa Manaus, e le forze armate distribuiscono pacchi alimentari. Il minuscolo villaggio di Vila Arumã, dove vivevano appena mille persone, sulle sponde del fiume Purus, è stato letteralmente cancellato. La collina sabbiosa sul quale sorgeva fino alla settimana scorsa, si è sfaldata e le 45 casette sono state ingoiate. I cedimenti di terra sono frequenti nella stagione secca, quando viene meno l’acqua che ne sostiene il peso. Mai però fino a inghiottire un’intera comunità. La siccità dovrebbe protrarsi almeno fino a gennaio – Ansa
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