• Cari Amici, riprendiamo IL TEMA DELLA VITA: nei suoi ASPETTI GIOIOSI  (penso a un bel gruppo di giovani di Senigallia che in questi giorni stanno facendo qui a Villa S. Biagio una forte esperienza di “SCUOLA DI PREGHIERA”… )
  • in particolare il 14 Febbraio s. VALENTINO SANTO DELL’AMORE
  • LA STORIA:  Valentino, cittadino e vescovo di Terni dal 197, divenne famoso per la santità della sua vita. Imprigionato sotto l’Imperatore Aureliano fu decollato a Roma. Era il 14 febbraio 273. La Chiesa cristianizzò un rito pagano della fecondità attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati. Da questa vicenda sorse la leggenda che dice il santo martire amante delle rose, fiori profumati che regalava alle coppie di fidanzati per augurare loro un’unione felice. Oggi la festa di S. Valentino è celebrata ovunque come Santo dell’Amore.   L’Amore è Dio stesso e caratterizza l’uomo, immagine di Dio. Nell’Amore risiede la pace, l’unità della famiglia e dell’umanità.
  • LA ROSA DELLA RICONCILIAZIONE:
    Passeggiando per il suo giardino, Valentino un giorno udì due fidanzati litigare. Invitando i due ragazzi alla ragione, egli porse loro una rosa affinché la stringessero facendo attenzione a non pungersi con le spine e pregando perché il loro amore fosse eterno. I due giovani si riconciliarono immediatamente e dopo non molto tempo, si recarono nuovamente dal Santo per celebrare il matrimonio ed invocare la sua benedizione.
  • I BAMBINI: Il giardino della casa di San Valentino era un luogo di gioia ed amore, dove spesso gli abitanti della città di Terni si recavano, per ricevere i consigli del santo. Particolari ed abituali frequentatori del giardino erano i bambini che lì si recavano per giocare. Valentino, si fermava ad osservarli, per essere certo che non corressero pericolo alcuno. Quando il sole iniziava a tramontare, egli si recava tra loro e a ciascuno regalava un fiore, che i bambini avrebbero dovuto portare alle loro mamme.

E visto che S. Valentino voleva molto bene ai bambini, prendiamoci una pausa di…buon umore …  PER I BAMBINI L’AMORE È…:

  • Quando nonna aveva l’artrite e non poteva mettersi più lo smalto, nonno lo faceva per lei anche se aveva l’artrite pure lui. Questo è l’amore (Rebecca, 8 anni)
  • Quando qualcuno ci ama, il modo che ha di dire il nostro nome è diverso. Sappiamo che il nostro nome è al sicuro in quella bocca. (Luca 4 anni)
  • L’amore è quando la ragazza si mette il profumo, il ragazzo il dopobarba, poi escono insieme per annusarsi (Martina 5 anni)
  • L’amore è quando esci a mangiare e dai un sacco di patatine fritte a … L’amore è quando qualcuno ti fa del male e tu sei molto arrabbiato, ma non strilli per non farlo piangere. (Susanna 5 anni)
  • L’amore è quando mamma fa il caffè per papà e lo assaggia prima per assicurarsi che sia buono. (Daniele 7 anni)
  • L’amore è quando una donna vecchia e un uomo vecchio, sono ancora amici anche se si conoscono bene. (Tommaso 6 anni)
  • L’amore è quando mamma dà a papà il pezzo più buono del pollo (Elena 5 anni)
  • L’amore è quando il mio cane mi lecca la faccia, anche se l’ho lasciato solo tutta la giornata. (Anna Maria 4 anni)
  • Non bisogna mai dire ti amo se non è vero. Ma se è vero bisogna dirlo tante volte. Le persone dimenticano. (Jessica)
  •  LA CREATURA CHE HAI AL FIANCO È MIA.
    Io l’ho creata. Io le ho voluto bene da sempre…
    Per lei non ho esitato a dare la mia vita.   TE LA AFFIDO. La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile. Quando l’hai incontrata l’hai trovata amabile e bella. Sono le mie mani che hanno plasmato la sua bellezza, La ameremo insieme. Io la amo da sempre.
    Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei.

    Era il modo più bello per dirti:  “ECCO TE L’AFFIDO”
  • “56 ANNI DI MATRIMONIO 
E CI VOGLIAMO BENE COME IL PRIMO GIORNO”
  • 56 anni di matrimonio, benedetti dal Papa… Cosa le ha detto Francesco quando ha incontrato lei e sua moglie?Era l’11 Maggio dell’anno scorso ed eravamo nella Sala Clementina Alla fine del discorso, durante il quale, sentendo il pianto di molti piccini, il Papa invitò lo mamme: «Hanno fame, allattateli qui».           Poi tutte gli si affollarono attorno fin quasi a soffocarlo … Sfollate un po’ le mamme, anche mia moglie Ada e io riuscimmo ad avvicinarci e, poiché nel discorso il Papa aveva parlato del ruolo dei nonni («Insieme ai bambini siete la speranza del mondo»), io gli dissi: «Santità, noi siamo due nonni che proprio ieri abbiamo festeggiato i nostri 56 anni di matrimonio...». E il Papa: «Ah sì? E chi di voi due ha sopportato chi?». Ada rispose: «Nessuno, Santità, perché ci siamo sempre voluti bene come il primo giorno». Allora Francesco si fece serio e disse: «Allora, ecco,  ditelo a tutti, ditelo a tutti, perché oggi ci si sposa per due anni, tre anni e poi si vede… ditelo a tutti!».
  • Oggi molti parlano dell’impossibilità di vivere con lo stesso marito o moglie per tanti anni. Voi come avete fatto? Ci siamo incontrati in un ambito familiare e abbiamo cominciato con una simpatia reciproca e ci siamo frequentati per circa due anni parlandoci con sincerità anche del nostro comune futuro. Frequentavamo insieme, i sacramenti, scoprendo reciprocamente la nostra intimità della mente e del cuore e conservando il comune tesoro della castità come un dono prezioso da scambiare intatto per quando, benedetti da Dio, avremmo cominciato a essere ognuno dell’altro.
  • Quanto conta la fede in Dio per risolvere le difficoltà? Ricordo un libro di Fulton Sheen, intitolato Tre per sposarsi: il terzo, o se si vuole il primo, era ed è ancora Dio. Se il matrimonio non è soltanto la propria felicità personale, ma la felicità di entrambi, un continuo scambio del dono del cuore, della mente, se tutto, nella vita coniugale, si fa insieme, convinti ciascuno che la sposa e lo sposo, come i figli, sono un dono del Signore, le difficoltà si superano, i pareri diversi, se ci sono, diventano parere comune. Se le nozze sono un ininterrotto regalo reciproco, se si pensa, si parla, si fanno insieme le cose, si prega insieme, anche eventuali scogli si appianano facilmente. Anche da anziani, quando i genitori diventano nonni (una cosa bellissima), l’amore tra due sposi può essere totale.
L E T T E R A   D’A M O R E

Cara Anna, non ti meravigliare  e non ti impaurire se ricevi questa mia (sicuramente riconosci la scrittura) ma ho voluto scriverti per dirti che ti voglio ancora più bene  di quando ci scrivevamo, al tempo dei nostri 18 anni, quelle lunghe lettere Tra qualche anno saremo soli noi due come all’inizio. Cinzia e Massimo si sono quasi sistemati…Ho amato quello che  è cresciuto in te e ti ha resa donna. Ti amo quando mi vieni incontro e vai a fare la spesa.  Amo guardarti in silenzio mentre dormi (sei sempre molto stanca la sera…) Amo la stretta della tua mano che mi calma al momento opportuno. Amo la tua voce quando mi ripeti le cose di sempre, le cose che dici solo a me…Vicino a te mi sento migliore ogni giorno, anche se sono sempre lo stesso…                          E’ bello il tuo volto disteso, sereno finalmente di donna tranquilla, che si sente moglie, amica, sorella e compagna desiderata di viaggio. Diceva Gandi meravigliosamente: Tu ed io siamo una cosa sola. Non posso farti del male senza ferirmi” Ricordi? Non avevamo nulla per cominciare. Ci siamo messi a lavoro ed è stata dura. C’è voluto amore e l’amore non è quel che si crede  quando si comincia.  Non sono soltanto quei baci che  ci scambiamo, quelle paroline che ci sussurriamo all’orecchio…la vita è lunga…bisogna fare e viene disfatto, si deve rifare e viene disfatto ancora. Vengono i figli. Occorre nutrirli e allevarli:. Quando poi si ammalavano a rotazione, quante notti  hai passato in piedi per lasciarmi riposare per il lavoro dell’indomani! Siamo rimasti fedeli al giuramento fatto dinanzi a Cristo e ho potuto appoggiarmi a te come  tu ti appoggiavi a me. Il vero amore non dura un giorno, ma sempre e ogni giorno va rinnovato. Si prova la fatica del dono, vorremmo una tregua, ma in amore non ci sono soste.Tutto si paga col denaro, ma l’amore si paga con l’amore” E’ da quando qualcuno ci ama  che si comincia ad esistere che si comincia ad essere veramente noi stessi. Ed io tutto questo lo devo a te.Per noi quest’anno …Mancandoci la messa che prendevamo insieme ogni mattina, non abbiamo la carica necessaria che avevamo gli scorsi anni. E  questa nuova situazione di separazione forzata. Penso che questo periodo ci sia dato da Dio per farci “assaporare il deserto”… Lo stile di vita della nostra società ci ha fatto scoprire la necessità della preghiera. Siamo in un periodo di stanchezza… dobbiamo ritrovare la forza per reagire.  Se prenderemo la Messa la sera insieme e riflettendo a cena sulla Parola con i ragazzi, continueremo a educarli come Dio vuole. Possiamo pregare ancora insieme: diamoci appuntamento dalle 7 alle 8 mentre sono in viaggio così forse ci sentiremo ancora vicini e uniti a Dio. Dimmi le tue osservazioni,  bacioni a te e  tutta la truppa. Pasquale –

 Cari sposi, Vi siete mai scritti una lettera di questo tipo?

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

e nei suoi ASPETTI DI SOFFERENZA                                                   (11 FEBBRAIO:  Giornata del malato)

  • APRITE  LE  PORTE  ALLA  VITA
  • LA VITA: CI GIOCHI O… TE LA  GIOCHI? 
  • GESÙ COSA VUOLE PER NOI?: “SONO VENUTO PERCHÉ ABBIANO LA VITA E L’ABBIANO IN ABBONDANZA” 
  • Come sempre attingiamo a fonti d’acqua non inquinate: Parola di Dio, Magistero della Chiesa, esperienza dei santi. Il tema di scottante attualità ci tocca tutti. Se vuoi, esprimi un pensiero anche tu. Può fare del bene.
  •   1.  DESIDERIO DI VITA SENSATA “Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?” (Mt 19,16). La domanda che il giovane rivolge a Gesù ce la poniamo tutti, anche se non sempre la lasciamo affiorare con chiarezza: rimane sommersa dalle preoccupazioni quotidianeNell’anelito di quell’uomo traspare il desiderio di trovare un senso convincente all’esistenza. Gesù ascolta la domanda, l’accoglie e risponde: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti” (v. 17).La risposta introduce un cambiamento:  DA AVERE  A ENTRARE : la vita non è un oggetto da possedere, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, DECIDENDO DI APRIRLE LE PORTE. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati.
  • DALLA RICONOSCENZA ALLA CURA…  

È solo vivendo in prima persona questa esperienza che la logica della nostra esistenza può cambiare e spalancare le porte a ogni vita che nasce. Per questo papa Francesco ci dice: “All’inizio c’è lo stupore. Tutto nasce dalla meraviglia e poi pian piano ci si rende conto che non siamo l’origine di noi stessiVivere significa necessariamente essere figli, accolti e curati, anche se talvolta in modo inadeguato” È vero. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso. Davanti a queste azioni disumane ogni persona prova un senso di ribellione o di vergogna. Dietro a questi sentimenti si nasconde l’attesa delusa e tradita, ma può fiorire anche la speranza radicale di far fruttare i talenti ricevuti (Mt 25, 16). Solo così si può diventare responsabili verso gli altri e “gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita,  e la cura da prestare responsabilmente agli altri”. Nasce da qui l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio  fino al suo naturale termine. La cura del corpo, in questo modo, non cade nel ripiegamento su noi stessi, ma diventa la porta che ci apre a uno sguardo rinnovato sul mondo: i rapporti con gli altri e il creato.

  • OSPITARE L’IMPREVEDIBILE 

Sarà lasciandoci coinvolgere che potremo andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello. Incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospitalità reciproca potremo spalancare le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di arrendersi alle varie forme di eutanasia. L’OSPITALITÀ DELLA VITA È UNA LEGGE FONDAMENTALE: SIAMO STATI OSPITATI PER IMPARARE AD OSPITARE. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata. È questa l’unica via attraverso cui, dal seme che muore, possono nascere e maturare i frutti (cf Gv 12,24). È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, anche là dove si manifesta più vulnerabile e fragile. QUI INFATTI EMERGE CON CHIAREZZA CHE NON È POSSIBILE VIVERE SE NON RICONOSCENDOCI AFFIDATI GLI UNI AGLI ALTRI. IL FRUTTO DEL VANGELO È LA FRATERNITÀ.

  • GESÙ:  “IO SONO VENUTO PERCHÉ ABBIANO LA VITA E L’ABBIANO IN ABBONDANZAIo sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso(Gv 10,1ss)
  • DON ORIONE: DARE LA VITA CANTANDO L’AMORE!  
  • E VORREI FARMI CIBO SPIRITUALE per i miei fratelli  che hanno fame e sete di verità e di Dio; vorrei dare la luce di Dio ai ciechi,  e farmi servo dei servi distribuendola mia vita ai più indigenti e derelitti.  Amare sempre e dare la vita cantando l’Amore! Seminare la carità lungo ogni sentiero; seminare Dio in tutti i modi, in tutti i solchi. Stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di Dio.(037PG) 
  1.  PANE E VANGELO.  sostenuto dalla grazia del Signore, ho evangelizzato i piccoli, gli umili, il popolo.  Ho aperto le braccia e il cuorea sani e ad ammalati, di ogni età, di ogni religione, di ogni nazionalità: a tutti avrei voluto dare, col pane del corpo, il divino balsamo della Fede, ma specialmente ai nostri fratelli più sofferenti e abbandonati. Tante volte ho sentito Gesù Cristo vicino a me, tante volte l’ho come intravisto, Gesù, nei più reietti e più infelici. Non ai ricchi, ma ai poveri e ai più poveri e al popolo, mi ha mandato il Signore (Lett. II,88) 3. “BISOGNA ANDARE AL POPOLO… e sacrificarsi e farsi ammazzare, ma rifarlo cristiano. Non si facciano illusioni le autorità: con le baionette e la galera a nulla approderanno. Il moto rivoluzionario dei giorni trascorsi (1-2 Maggio 1917) deve servirci a fare un esame di coscienza. Che abbiamo fatto noi per il popolo? Siamo noi sempre il sale della terra e la luce del mondo? Con la mitragliatrice all’imbocco delle strade si trattiene un popolo per qualche ora, ma non si ricostruisce la società.  Domani verrà un’ondata, e con le anime spazzerà via anche i nostri altari… E noi dormiamo?” Cfr. Papasogli, 281)
  • PROPOSTE FORMATIVE FEBBRAIO 2020:
  • 11  FEBBRAIO: Madonna di Lourdes – Giornata del malato (on line)
  • 15 – 16 FEBBRAIO:  3° WEEK-END DELLO SPIRITO
  • VENERDI   SERA   A  S. BIAGIO  

    28 FEB. 6. 13. 20. 27  MARZO  2020      (Ore 19.00 – 21.00)   

  • CENA CON NOI…  ESPERIENZA  QUARESIMALE 

  • IN SILENZIO E… A  LUME DI CANDELA  
  • A P E R I C E N A: spegniamo le luci e …il cellulare   
  • Ascoltiamo vite di SANTI e musiche di… CIELO
  •  M E N Ù: salutare  per  l’anima e… il corpo!                                        PANE  E  ACQUA – RISO IN BIANCO  – UN FRUTTO…
  • Presi con GRATITUDINE  – In meditativo SILENZIO  
  • CON SALMI  E  CANTICI  SPIRITUALI  
  • BREVE  ADORAZIONE In Cappella – CONDIVISIONE FRATERNA di risonanze spirituali MOMENTO MARIANO Salve  Regina…  Campane  dell’ Ave Maria Info e prenotazioni: Entro le ore 20 del Giovedì precedente 
  • E’ gradita una piccola offerta  per i poveri Tel. 0721.823175 – 333.88.90.862           donalesiani@gmail.comwww.donvincenzoalesiani.it

PARLIAMONE INSIEME:  Giocare con la vita? Quali secondo te le forme più pericolose e insensate di oggi? Perché succede?Il corpo: lo adoriamo? Lo roviniamo? Lo curiamo in modo equilibrato? Ha senso esagerare nel mangiare per poi…correre in palestra? Chi comanda a “casa nostra”?

  1. Stiamo tutti molto attenti alla dieta… e la nostra realtà interiore come la curiamo? (passioni, sentimenti) E la spiritualità?
  2. Morire per alcol -droga-fumo giochi pericolosie “ammazzarsi” di fatica per serietà e amore di qualcuno… è la stessa cosa? Che differenza c’è?
  3. Giocarsi la vita e investirla tutta per una causa nobile…vale la pena? E tu …Dove stai “investendo” di più?

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

APRITE LE PORTE ALLA VITA 

 Giornata Nazionale per la Vita

2 FEBBRAIO 2020  LA VITA: ci giochi o… te la  giochi? “Sono venuto perché abbiano la vitae l’abbiano in abbondanza” (Gesù)  

GIORNATA DELLA VITA… Lodevole e bella l’iniziativa. Purché non ci faccia pensare che la vita è importante solo un giorno all’anno. E che negli altri giorni possiamo… Metterla a repentaglio. Sciuparla… La nostra e quella degli altri. No. La vita merita la nostra attenzione sempre. Da bambini e da anziani. Nei giorni di festa e in quelli feriali. Nella gioia e nel dolore. E’ sempre un miracolo da contemplare, difendere, promuovereLa vita: ci giochi o…te la giochi? Domanda volutamente provocatoria allo scopo di suscitare qualche reazione. Come sempre attingiamo a fonti d’acqua non inquinate: Parola di Dio, magistero della Chiesa, esperienza dei santi. Il tema di scottante attualità ci tocca tutti. Se vuoi, esprimi un pensiero anche tu. Può fare del bene. Fraternamente dv

       1. DESIDERIO DI VITA SENSATA 

“Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?” (Mt 19,16). La domanda che il giovane rivolge a Gesù ce la poniamo tutti, anche se non sempre la lasciamo affiorare con chiarezza: rimane sommersa dalle preoccupazioni quotidiane. Nell’anelito di quell’uomo traspare il desiderio di trovare un senso convincente all’esistenza. Gesù ascolta la domanda, l’accoglie e risponde: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti” (v. 17).La risposta introduce un cambiamento:  DA AVERE  A ENTRARE : la vita non è un oggetto da possedere, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, DECIDENDO DI APRIRLE LE PORTE. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati.

  • DALLA RICONOSCENZA ALLA CURA

È solo vivendo in prima persona questa esperienza che la logica della nostra esistenza può cambiare e spalancare le porte a ogni vita che nasce. Per questo papa Francesco ci dice: “L’appartenenza originaria alla carne precede e rende possibile ogni ulteriore consapevolezza e riflessione”. All’inizio c’è lo stupore. Tutto nasce dalla meraviglia e poi pian piano ci si rende conto che non siamo l’origine di noi stessi. Vivere significa necessariamente essere figli, accolti e curati, anche se talvolta in modo inadeguato” È vero. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso. Davanti a queste azioni disumane ogni persona prova un senso di ribellione o di vergogna. Dietro a questi sentimenti si nasconde l’attesa delusa e tradita, ma può fiorire anche la speranza radicale di far fruttare i talenti ricevuti (cfr. Mt 25, 16-30). Solo così si può diventare responsabili verso gli altri e “gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita,  e la cura da prestare responsabilmente agli altri”. Se diventiamo consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta, e di cui la nostra carne, con le sue relazioni e incontri, è testimonianza, potremo aprire la porta agli altri viventi.   Nasce da qui l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità. La cura del corpo, in questo modo, non cade nel ripiegamento su noi stessi, ma diventa la porta che ci apre a uno sguardo rinnovato sul mondo: i rapporti con gli altri e il creato.

  • OSPITARE L’IMPREVEDIBILE Sarà lasciandoci coinvolgere che potremo andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello. Incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospitalità reciproca potremo spalancare le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di arrendersi alle varie forme di eutanasia. L’OSPITALITÀ DELLA VITA È UNA LEGGE FONDAMENTALE: SIAMO STATI OSPITATI PER IMPARARE AD OSPITARE. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata. È questa l’unica via attraverso cui, dal seme che muore, possono nascere e maturare i frutti (cf Gv 12,24). È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, anche là dove si manifesta più vulnerabile e fragile. QUI INFATTI EMERGE CON CHIAREZZA CHE NON È POSSIBILE VIVERE SE NON RICONOSCENDOCI AFFIDATI GLI UNI AGLI ALTRI. IL FRUTTO DEL VANGELO È LA FRATERNITÀ.
  • Gesù: “IO SONO VENUTO PERCHÉ ABBIANO LA VITA e l’abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso(Gv 10,1ss)
  •  Don Orione:  DARE LA VITA CANTANDO L’AMORE!                    1. E VORREI FARMI CIBO SPIRITUALE per i miei fratelli  che hanno fame e sete di verità e di Dio; vorrei dare la luce di Dio ai ciechi,  e farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti.  Amare sempre e dare la vita cantando l’Amore! Seminare la carità lungo ogni sentiero; seminare Dio in tutti i modi, in tutti i solchi. Stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di Dio.(037PG) 
  1. PANE E VANGELO. Sostenuto dalla grazia del Signore, ho evangelizzato i piccoli, gli umili, il popolo.  Ho aperto le braccia e il cuore a sani e ad ammalati, di ogni età, di ogni religione, di ogni nazionalità: a tutti avrei voluto dare, col pane del corpo, il divino balsamo della Fede, ma specialmente ai nostri fratelli più sofferenti e abbandonati. Tante volte ho sentito Gesù Cristo vicino a me, tante volte l’ho come intravisto, Gesù, nei più reietti e più infelici. Non ai ricchi, ma ai poveri e ai più poveri e al popolo, mi ha mandato il Signore (Lett. II,88)
  2. “BISOGNA ANDARE AL POPOLOe sacrificarsi e farsi ammazzare, ma rifarlo cristiano. Non si facciano illusioni le autorità: con le baionette e la galera a nulla approderanno. Il moto rivoluzionario dei giorni trascorsi (1-2 Maggio 1917) deve servirci a fare un esame di coscienza. Che abbiamo fatto noi per il popolo? Siamo noi sempre il sale della terra e la luce del mondo? Con la mitragliatrice all’imbocco delle strade si trattiene un popolo per qualche ora, ma non si ricostruisce la società.  Domani verrà un’ondata, e con le anime spazzerà via anche i nostri altari… E noi dormiamo?” Cfr. Papasogli, 281)

PARLIAMONE INSIEME:

  • Giocare con la vita? Quali secondo te le forme più pericolose e insensate di oggi? Perché succede? forme insensate…
  • Il corpo: lo adoriamo? Lo roviniamo? Lo curiamo in modo equilibrato? Ha senso esagerare nel mangiare per poi…correre in palestra? Chi comanda a “casa nostra”?
  • Stiamo tutti molto attenti alla dieta… e la nostra realtà interiore come la nutriamo? (passioni, sentimenti) E la spiritualità?
  • Morire per alcol-droga-fumo-giochi pericolosi e “ammazzarsi” di fatica per serietà e amore di qualcuno…è la stessa cosa? Che differenza c’è?
  • Giocarsi la vita e investirla tutta per una causa nobile…vale la pena?
  • E tu …Dove stai “investendo” di più?

————————————————————————————

 donalesiani@gmail.com  –  www.donvincenzoalesiani.it

45 comments

  1. TEMPO DI NASCERE E TEMPO DI MORIRE
    San Gregorio di Nissa, vescovo

    «C’è un tempo per nascere», dice, «e un tempo per morire» (Qo 3, 2). VOGLIA IL CIELO CHE SIA CONCESSO ANCHE A ME DI NASCERE AL TEMPO GIUSTO E DI MORIRE AL MOMENTO PIÙ OPPORTUNO. NOI INFATTI SIAMO IN CERTO MODO PADRI DI NOI STESSI, QUANDO PER MEZZO DELLE BUONE DISPOSIZIONI DI ANIMO E DEL LIBERO ARBITRIO, FORMIAMO, GENERIAMO, DIAMO ALLA LUCE NOI STESSI.
    QUESTO POI LO REALIZZIAMO QUANDO ACCOGLIAMO DIO IN NOI STESSI E DIVENIAMO FIGLI SUOI, FIGLI DELLA VIRTÙ E FIGLI DELL’ALTISSIMO. MENTRE INVECE RIMANIAMO IMPERFETTI E IMMATURI, FINCHÉ NON SI È FORMATA IN NOI, COME DICE L’APOSTOLO, «L’IMMAGINE DI CRISTO». È NECESSARIO PERÒ CHE L’UOMO DI DIO SIA INTEGRO E PERFETTO. ECCO LA VERA NASCITA NOSTRA.
    «C’È UN TEMPO PER MORIRE». PER SAN PAOLO OGNI TEMPO ERA ADATTO PER UNA BUONA MORTE. GRIDA INFATTI NEI SUOI SCRITTI: «OGNI GIORNO IO AFFRONTO LA MORTE» (1 COR 15, 31) E ANCORA: «PER CAUSA TUA SIAMO MESSI A MORTE TUTTO IL GIORNO» (RM 8, 36). E PROPRIO IN NOI STESSI PORTIAMO LA SENTENZA DI MORTE. È CHIARO POI IN CHE MODO PAOLO MUOIA OGNI GIORNO, EGLI CHE NON VIVE PER IL PECCATO, MA MORTIFICA IL SUO CORPO E PORTA SEMPRE IN SE STESSO LA MORTIFICAZIONE DEL CORPO DI CRISTO, ED È SEMPRE CROCIFISSO CON CRISTO, LUI CHE NON VIVE MAI PER SE STESSO, MA PORTA IN SÉ IL CRISTO VIVENTE. QUESTA, SECONDO ME, È STATA LA MORTE OPPORTUNA CHE HA DATO LA VERA VITA. INFATTI DICE: IO FARÒ MORIRE E DARÒ LA VITA (CFR. DT 32, 39) PERCHÉ CI SI PERSUADA VERAMENTE CHE È UN DONO DI DIO ESSER MORTI AL PECCATO E VIVIFICATI NELLO SPIRITO. LA PAROLA DI DIO, INFATTI, PROMETTE LA VITA PROPRIO COME EFFETTO DELLA MORTE.

  2. IL SAGGIO HA GLI OCCHI IN FRONTE
    SAN GREGORIO DI NISSA, VESCOVO

    Se l’anima solleverà gli occhi verso il suo capo, che è Cristo, come dichiara Paolo, dovrà ritenersi felice per la potenziata acutezza della sua vista, perché terrà fissi gli occhi là dove non vi è l’oscurità del male.
    IL GRANDE APOSTOLO PAOLO, E ALTRI GRANDI COME LUI, AVEVANO «GLI OCCHI IN FRONTE» E COSÌ PURE TUTTI COLORO CHE VIVONO, CHE SI MUOVONO E SONO IN CRISTO.
    COLUI CHE SI TROVA NELLA LUCE NON VEDE TENEBRE, COSÌ COLUI CHE HA IL SUO OCCHIO FISSO IN CRISTO, NON PUÒ CONTEMPLARE CHE SPLENDORE. Con l’espressione «occhi in fronte», dunque, intendiamo la mira puntata sul principio di tutto, su Cristo, virtù assoluta e perfetta in ogni sua parte, e quindi sulla verità, sulla giustizia, sull’integrità; su ogni forma di bene. IL SAGGIO DUNQUE HA GLI OCCHI IN FRONTE, MA LO STOLTO CAMMINA NEL BUIO (QO 2, 14). CHI NON PONE LA LUCERNA SUL CANDELABRO, MA SOTTO IL LETTO, FA SÌ CHE PER LUI LA LUCE DIVENGA TENEBRA. QUANTI SI DILETTANO DI REALTÀ PERENNI E DI VALORI AUTENTICI SONO RITENUTI SCIOCCHI DA CHI NON HA LA VERA SAPIENZA. È IN QUESTO SENSO CHE PAOLO SI DICEVA STOLTO PER CRISTO. Egli nella sua santità e sapienza non si occupava di nessuna di quelle vanità, da cui noi spesso siamo posseduti interamente. Dice infatti: NOI STOLTI A CAUSA DI CRISTO (1 COR 4, 10) COME PER DIRE: NOI SIAMO CIECHI DI FRONTE A TUTTE QUELLE COSE CHE RIGUARDANO LA CADUCITÀ DELLA VITA, PERCHÉ FISSIAMO L’OCCHIO VERSO LE COSE DI LASSÙ. PER QUESTO EGLI ERA UN SENZA TETTO, NON AVEVA UNA SUA MENSA, ERA POVERO, ERRABONDO, NUDO, PROVATO DALLA FAME E DALLA SETE.
    CHI NON LO AVREBBE RITENUTO UN MISERABILE, VEDENDOLO IN CATENE, PERCOSSO E OLTRAGGIATO? EGLI ERA UN NAUFRAGO TRASCINATO DAI FLUTTI IN ALTO MARE E PORTATO DA UN LUOGO ALL’ALTRO, INCATENATO. PERÒ, BENCHÉ APPARISSE TALE AGLI UOMINI, NON DISTOLSE MAI I SUOI OCCHI DA CRISTO, MA LI TENNE SEMPRE RIVOLTI AL CAPO DICENDO: CHI CI SEPARERÀ DALLA CARITÀ CHE È IN CRISTO GESÙ? FORSE LA TRIBOLAZIONE, L’ANGOSCIA, LA PERSECUZIONE, LA FAME, LA NUDITÀ, IL PERICOLO, LA SPADA? (CFR. RM 8, 35). VALE A DIRE: CHI MI STRAPPERÀ GLI OCCHI DALLA TESTA? CHI MI COSTRINGERÀ A GUARDARE CIÒ CHE È VILE E SPREGEVOLE?
    ANCHE A NOI COMANDA DI FARE ALTRETTANTO QUANDO PRESCRIVE DI GUSTARE LE COSE DI LASSÙ (CFR. COL 3, 1-2) CIOÈ DI TENERE GLI OCCHI SUL CAPO, VALE A DIRE SU CRISTO.

  3. Sant’Agostino, vescovo
    SE NON VOLETE MORIRE BEVETE LA CARITÀ

    Questo mondo appare a tutti i fedeli, che sono in cammino verso la patria, come appariva il deserto al popolo d’Israele. Se ne andavano vagabondi alla ricerca della patria; ma non potevano smarrirsi perché erano sotto la guida di Dio.
    La strada per loro fu il comando di Dio.
    Furono raminghi per quarant’anni, ma il loro viaggio si sarebbe potuto compiere in pochissime tappe, tutti lo sappiamo. Veniva rallentata la loro marcia, perché erano messi alla prova, non perché fossero abbandonati.
    Quello che Dio ci promette, è una dolcezza ineffabile, un bene, come dice la Scrittura e come sovente udiste dalle nostre parole, che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d’uomo (cfr. 1 Cor 2, 9; Is 64, 4).
    Siamo messi alla prova dagli affanni terreni e riceviamo esperienza dalle tentazioni della vita presente. MA SE NON VOGLIAMO MORIRE ASSETATI IN QUESTO DESERTO, BEVIAMO LA CARITÀ. È LA SORGENTE CHE IL SIGNORE VOLLE FAR SGORGARE QUAGGIÙ, PERCHÉ NON VENISSIMO MENO LUNGO LA STRADA: AD ESSA ATTINGEREMO CON MAGGIORE ABBONDANZA, QUANDO SAREMO GIUNTI ALLA PATRIA.
    «In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi» (1 Gv 4, 9).
    Siamo esortati ad amare Dio. Lo potremmo amare, se egli non ci avesse amati per primo? Se fummo pigri nell’intraprendere l’amore, non siamo pigri nel ricambiare l’amore! Egli ci ha amato per primo e in un modo tale come neppure noi sappiamo amare noi stessi.
    Amò dei peccatori, ma tolse il loro peccato: sì, amò dei peccatori, ma non li radunò in una comunità di peccato. Amò degli ammalati, ma li visitò per guarirli.
    «DIO, DUNQUE, È AMORE. IN QUESTO SI È MANIFESTATO L’AMORE DI DIO PER NOI: DIO HA MANDATO IL SUO UNIGENITO FIGLIO NEL MONDO, PERCHÉ NOI AVESSIMO LA VITA PER LUI» (1 Gv 4, 8. 9).
    Allo stesso modo il Signore disse: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13); e, in quella circostanza, fu verificato l’amore di Cristo verso di noi, perché egli morì per noi.
    MA L’AMORE DEL PADRE VERSO DI NOI, IN QUALE COSA EBBE LA SUA VERIFICA? NEL FATTO CHE MANDÒ L’UNICO SUO FIGLIO A MORIRE PER NOI. L’APOSTOLO DICE APPUNTO: «EGLI CHE NON HA RISPARMIATO IL PROPRIO FIGLIO, MA LO HA DATO PER TUTTI NOI, COME NON CI DONERÀ OGNI COSA INSIEME CON LUI?» (RM 8, 32).
    «Egli ha mandato il suo Figlio, come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4, 10), quindi come espiatore, come sacrificatore. Offrì un sacrificio per i nostri peccati. Dove trovò l’offerta, dove trovò la vittima pura che voleva immolare? Non trovò altri all’infuori di sé, e si offerse.
    «Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1 Gv 4, 11).
    Però, fratelli miei, quando parliamo di carità vicendevole dobbiamo guardarci dall’identificarla con la pusillanimità o con un’inerte passività. AVERE LA CARITÀ NON SIGNIFICA CERTO ESSERE IMBELLI E CORRIVI. NON PENSATE CHE LA CARITÀ POSSA ESISTERE SENZA UNA CERTA BONTÀ O ADDIRITTURA SENZA ALCUNA BONTÀ. LA CARITÀ AUTENTICA NON È CERTO QUESTO.
    NON CREDERE DI AMARE IL TUO DOMESTICO UNICAMENTE PER IL FATTO CHE GLI RISPARMI LA MERITATA PUNIZIONE, O CHE VUOI BENE A TUO FIGLIO SOLO PERCHÉ LO LASCI IN BALÌA DI SE STESSO, O CHE PORTI AMORE AL PROSSIMO SOLO PERCHÉ NON GLI FAI NESSUNA CORREZIONE. QUESTA NON È CARITÀ, MA MOLLEZZA.
    La carità è una forza che sollecita a correggere ed elevare gli altri. La carità si diletta della buona condotta e si sforza di emendare quella cattiva. NON AMARE L’ERRORE, MA L’UOMO. L’UOMO È DA DIO, L’ERRORE DALL’UOMO. AMA CIÒ CHE HA FATTO DIO, NON CIÒ CHE HA FATTO L’UOMO. SE AMI VERAMENTE L’UOMO LO CORREGGI. ANCHE SE TALVOLTA DEVI MOSTRARTI ALQUANTO DURO, FALLO PROPRIO PER AMORE DEL MAGGIOR BENE DEL PROSSIMO.

  4. S. LEONE MAGNO
    “SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA”
    Nulla sfuggiva alla sapienza e alla potenza di Cristo: gli elementi della natura erano a suo servizio, gli spiriti gli obbedivano, gli angeli lo servivano. (…) EPPURE TRA TUTTI GLI UOMINI, SOLO PIETRO VIENE SCELTO per essere il primo a chiamare tutte le genti alla salvezza e per essere il capo di tutti gli apostoli e di tutti i Padri della Chiesa. Nel popolo di Dio sono molti i sacerdoti e i pastori, ma la vera guida di tutti è Pietro, sotto la scorta suprema di Cristo. (…)
    A TUTTI GLI APOSTOLI IL SIGNORE DOMANDA CHE COSA GLI UOMINI PENSINO DI LUI E TUTTI DANNO LA STESSA RISPOSTA, CHE È L’ESPRESSIONE AMBIGUA DELLA COMUNE IGNORANZA UMANA. MA QUANDO GLI APOSTOLI SONO INTERPELLATI SULLA LORO OPINIONE PERSONALE, ALLORA IL PRIMO A PROFESSARE LA FEDE NEL SIGNORE È COLUI CHE È PRIMO ANCHE NELLA DIGNITÀ APOSTOLICA. EGLI DICE: “TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE”, E GESÙ GLI RISPONDE: “BEATO TE, SIMONE FIGLIO DI GIONA, PERCHÉ NÉ LA CARNE NÉ IL SANGUE TE L’HANNO RIVELATO, MA IL PADRE MIO CHE STA NEI CIELI”. Ciò significa: tu sei beato perché il Padre mio ti ha ammaestrato, e non ti sei lasciato ingannare da opinioni umane, ma sei stato istruito da un’ispirazione celeste. La mia identità non te l’ha rivelata la carne e il sangue, ma colui del quale io sono il Figlio unigenito.
    Gesù continua: “E io ti dico”: cioè come il Padre mio ti ha rivelato la mia divinità, così io ti manifesto la tua dignità. “TU SEI PIETRO”. CIOÈ: SE IO SONO LA PIETRA INVIOLABILE, “LA PIETRA ANGOLARE CHE HA FATTO DEI DUE UN POPOLO SOLO” (EF 2,20.14), IL FONDAMENTO CHE NESSUNO PUÒ SOSTITUIRE (1 COR 3,11), ANCHE TU SEI PIETRA, PERCHÉ LA MIA FORZA TI RENDE SALDO. COSÌ LA MIA PREROGATIVA PERSONALE È COMUNICATA ANCHE A TE PER PARTECIPAZIONE. “E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA (…)”. CIOÈ, SU QUESTA SOLIDA BASE VOGLIO COSTRUIRE IL MIO TEMPIO ETERNO. LA MIA CHIESA, DESTINATA A INNALZARSI FINO AL CIELO, DOVRÀ POGGIARE SULLA SOLIDITÀ DI QUESTA FEDE.

  5. IL DESIDERIO DEL CUORE SI SPINGE VERSO DIO

    Che cosa ci è stato promesso? «NOI SAREMO SIMILI A LUI, PERCHÉ LO VEDREMO COSÌ COME EGLI È » (1 Gv 3, 2). La lingua si è espressa meglio che ha potuto, ma il resto bisogna immaginarlo con la mente.
    L’intera vita del fervente cristiano È UN SANTO DESIDERIO. Ciò che poi desideri, ancora non lo vedi, ma vivendo di sante aspirazioni ti rendi capace di ESSERE RIEMPITO QUANDO ARRIVERÀ IL TEMPO DELLA VISIONE. Se tu devi riempire un recipiente e sai che sarà molto abbondante quanto ti verrà dato, cerchi di aumentare la capacità del sacco, dell’otre o di qualsiasi altro continente adottato. Ampliandolo lo rendi più capace. Allo stesso modo si comporta Dio.
    FACENDOCI ATTENDERE, INTENSIFICA IL NOSTRO DESIDERIO, COL DESIDERIO DILATA L’ANIMO E, DILATANDOLO, LO RENDE PIÙ CAPACE. Cerchiamo, quindi, di vivere in un clima di desiderio perché dobbiamo essere riempiti. CONSIDERATE L’APOSTOLO PAOLO CHE DILATA IL SUO ANIMO, PER POTER RICEVERE CIÒ CHE VERRÀ. DICE INFATTI: «FRATELLI, IO NON RITENGO ANCORA DI ESSERVI GIUNTO» (Fil 3, 13). Allora che cosa fai in questa vita, se non sei arrivato alla pienezza del desiderio? «QUESTO SOLTANTO SO: DIMENTICO DEL PASSATO E PROTESO VERSO IL FUTURO, CORRO VERSO LA META PER ARRIVARE AL PREMIO CHE DIO CI CHIAMA A RICEVERE LASSÙ, IN CRISTO GESÙ» (Fil 3, 13-14). Paolo ha dichiarato di essere proteso verso il futuro e di tendervi pienamente. Era consapevole di non essere ancora capace di ricevere «quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo» (1 Cor 2, 9).
    La nostra vita è una ginnastica del desiderio. Il santo desiderio sarà tanto più efficace quanto più strapperemo le radici della vanità ai nostri desideri. Già abbiamo detto altre volte CHE PER ESSERE RIEMPITI BISOGNA PRIMA SVUOTARSI. TU DEVI ESSERE RIEMPITO DAL BENE, E QUINDI DEVI LIBERARTI DAL MALE. SUPPONI CHE DIO VOGLIA RIEMPIRTI DI MIELE? BISOGNA LIBERARE IL VASO DA QUELLO CHE CONTENEVA, ANZI OCCORRE PULIRLO. BISOGNA PULIRLO MAGARI CON FATICA E IMPEGNO, SE OCCORRE, PERCHÉ SIA IDONEO A RICEVERE QUALCHE COSA. QUANDO DICIAMO MIELE, ORO, VINO, ECC., NON FACCIAMO CHE RIFERIRCI A QUELL’UNICA REALTÀ CHE VOGLIAMO ENUNZIARE, MA CHE È INDEFINIBILE. QUESTA REALTÀ SI CHIAMA DIO. E quando diciamo Dio, che cosa vogliamo esprimere? Queste due sillabe sono tutto ciò che aspettiamo. Perciò qualunque cosa siamo stati capaci di spiegare è al di sotto della realtà. PROTENDIAMOCI VERSO DI LUI PERCHÉ CI RIEMPIA QUANDO VERRÀ. «NOI SAREMO SIMILI A LUI, PERCHÉ LO VEDREMO COSÌ COME EGLI È » (1 Gv 3, 2).

  6. S. Ambrogio, vescovo
    APRI LA TUA BOCCA ALLA PAROLA DI DIO
    Sia sempre nel nostro cuore e sulla nostra bocca la meditazione della sapienza e la nostra lingua esprima la giustizia. La legge del nostro Dio sia nel nostro cuore (cfr. Sal 36, 30). Per questo la Scrittura ci dice: «Parlerai di queste cose quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai» (Dt 6, 7). PARLIAMO DUNQUE DEL SIGNORE GESÙ, PERCHÉ EGLI È LA SAPIENZA, EGLI È LA PAROLA, È LA PAROLA DI DIO. INFATTI È STATO SCRITTO ANCHE QUESTO: APRI LA TUA BOCCA ALLA PAROLA DI DIO.
    Chi riecheggia i suoi discorsi e medita le sue parole la diffonde. PARLIAMO SEMPRE DI LUI. QUANDO PARLIAMO DELLA SAPIENZA, È LUI COLUI DI CUI PARLIAMO, COSÌ QUANDO PARLIAMO DELLA VIRTÙ, QUANDO PARLIAMO DELLA GIUSTIZIA, QUANDO PARLIAMO DELLA PACE, QUANDO PARLIAMO DELLA VERITÀ, DELLA VITA, DELLA REDENZIONE, È DI LUI CHE PARLIAMO.
    APRI LA TUA BOCCA ALLA PAROLA DI DIO, sta scritto. Tu la apri, egli parla. Per questo Davide ha detto: Ascolterò che cosa dice in me il Signore (cfr. Sal 84, 9) e lo stesso Figlio di Dio dice: «Apri la tua bocca, la voglio riempire» (Sal 80, 11). Ma non tutti possono ricevere la perfezione della sapienza come Salomone e come Daniele. A tutti però viene infuso lo spirito della sapienza secondo la capacità di ciascuno, perché tutti abbiano la fede. Se credi, hai lo spirito di sapienza.
    PERCIÒ MEDITA SEMPRE, PARLA SEMPRE DELLE COSE DI DIO, «QUANDO SARAI SEDUTO IN CASA TUA» (Dt 6, 7). Per casa possiamo intendere la chiesa, possiamo intendere il nostro intimo, per parlare all’interno di noi stessi. Parla con saggezza per sfuggire al peccato e per non cadere con il troppo parlare. Quando stai seduto parla con te stesso, quasi come dovessi giudicarti. Parla per strada, per non essere mai ozioso. Tu parli per strada se parli secondo Cristo, perché Cristo è la via. In cammino parla a te stesso, parla a Cristo. Senti come devi parlargli: «VOGLIO, DICE, CHE GLI UOMINI PREGHINO DOVUNQUE SI TROVINO, ALZANDO AL CIELO MANI PURE SENZA IRA E SENZA CONTESE» (1 TM 2, 8). PARLA, O UOMO, QUANDO TI CORICHI AFFINCHÉ NON TI SORPRENDA IL SONNO DI MORTE. SENTI COME POTRAI PARLARE SUL PUNTO DI ADDORMENTARTI: «NON CONCEDERÒ SONNO AI MIEI OCCHI NÉ RIPOSO ALLE MIE PALPEBRE, FINCHÉ NON TROVI UNA SEDE PER IL SIGNORE, UNA DIMORA PER IL POTENTE DI GIACOBBE» (SAL 131, 4-5).
    QUANDO TI ALZI, PARLAGLI PER ESEGUIRE CIÒ CHE TI È COMANDATO. SENTI COME CRISTO TI SVEGLIA. LA TUA ANIMA DICE: «UN RUMORE! È IL MIO DILETTO CHE BUSSA» (CT 5, 2) E CRISTO DICE: «APRIMI, SORELLA MIA, MIA AMICA» (IVI). SENTI COME TU DEVI SVEGLIARE CRISTO. L’ANIMA DICE: «IO VI SCONGIURO, FIGLIE DI GERUSALEMME, SVEGLIATE, RIDESTATE L’AMORE» (CT 3, 5). L’AMORE È CRISTO.

  7. Come si può rimanere indifferenti di fronte a fatti terrificanti come quello della BIMBA MORTA DI FREDDO TRA LE BRACCIA DEL PADRE!
    Mi domando seriamente che cosa faccio io IN CONCRETO per CONDIVIDERE I “MIEI” soldi… pochi o molti che siano, e le “mie” cose… poche o molte che siano.
    Mi domando a chi e a che cosa serva “commuovermi” solamente!?
    Forse le mie lacrime sfamano o proteggono dal freddo qualcuno?
    E mi domando perché ci si lamenta che i soldi non bastano mai,
    eppure… nel mio armadio NON MANCA MAI IL CIBO PER SFAMARMI PIU’ VOLTE AL GIORNO,
    né MANCANO COPERTE, VESTITI, e tanto SUPERFLUO.
    Me lo domando seriamente, per non correre il sottile rischio di sentirmi persona “buona”
    solamente per la sensibilità emotiva che mi porta a commuovermi senza però fare nulla di CONCRETO.
    Sì me lo domando SERIAMENTE.

    Tratto da una RIVISTA MISSIONARIA:

    “NOI, POPOLI SUPERNUTRITI, ABBIAMO INVENTATO:
    Il pane insipido e il pane salato.
    Il pane croccante e quello floscio.
    Il pane a rosetta e quello a filone.
    Il pane all’olio e quello col riso.
    Il pane bianco e quello integrale.
    Il pane magro e quello vitaminizzato.
    Il pane a fuoco e quello a vapore.
    Il pane diabetico e quello con patate.
    Le fette rotonde e quelle quadrate.
    I POVERI CERCANO SEMPLICEMENTE “IL PANE …QUOTIDIANO”.

  8. QUESTA BIMBA
    è morta di freddo, tra le braccia del papà.
    IMAN era una bambina profuga siriana di un anno e mezzo, viveva in un villaggio vicino Aleppo con la famiglia.
    Il Papa ne ha parlato durante l’Angelus del 16 febbraio
    IMAN È MORTA TRA LE BRACCIA DEL PADRE
    mentre lui stesso tentava di portarla all’ospedale più vicino, ad Afrin A 2 ORE DI CAMMINO. La notizia è stata raccontata dal dottor Housam Adnan che all’alba del 13 febbraio ha lasciato su Twitter la testimonianza della tragedia umana del padre e della bimba partiti «dalla tenda in cui vivono a pochi chilometri da qui perché la piccola Iman accusava problemi respiratori». “GLI HA MESSO ADDOSSO TUTTO QUELLO CHE AVEVA”
    Il padre, racconta il medico, «gli ha messo addosso tutto ciò che possedeva per tenerla al caldo. Ha camminato per due ore nella neve. Quando siamo riusciti a separarlo dalla figlia, abbiamo visto il viso angelico della bambina, sorridente. Ma immobile. Abbiamo provato a sentire i battiti del suo cuore ma era morta» SETTE GRADI SOTTO ZERO: Mons.Jean-Clément, arcivescovo di Aleppo si dice «grato» a Papa Francesco della costante attenzione per le sofferenze della Siria e «di aver parlato anche di questa bambina»
    «Fa freddissimo in Siria, in questi mesi di gennaio e febbraio. In città la temperatura è arrivata di notte a sette gradi sotto lo zero. Le parole di Papa Francesco, si augura, potranno « smuovere alcune organizzazioni, affinché continuino ad aiutarci per riscaldare le case… HO VENDUTO LA MIA MACCHINA PER AIUTARE 500 FAMIGLIE ad avere il necessario per vivere in questo periodo».

    …I BAMBINI SIRIANI INVIDIANO… LA STALLA DOVE È NATO GESÙ!

  9. CERCARE LA SAPIENZA
    san Bernardo, abate

    PROCURIAMOCI UN CIBO CHE NON PERISCE, COMPIAMO L’OPERA DELLA NOSTRA SALVEZZA. LAVORIAMO NELLA VIGNA DEL SIGNORE, PERCHÉ POSSIAMO MERITARCI IL NOSTRO DENARO QUOTIDIANO. … Mi chiedi da che cosa convertirti? Distogliti dalle tue voglie. E se non la trovo nelle mie voglie, dove la posso trovare questa sapienza? L’anima mia infatti la desidera ardentemente. SE LA DESIDERI CERTO LA TROVERAI. PERÒ NON BASTA AVERLA TROVATA. UNA VOLTA TROVATALA OCCORRE VERSARLA NEL CUORE IN MISURA BUONA, PIGIATA, SCOSSA E TRABOCCANTE (cfr. Lc 6, 38). Ed è giusto che sia così. Infatti: Beato l’uomo che trova la sapienza e ha in abbondanza la prudenza (cfr. Pro 3, 13). Cercala dunque mentre la puoi trovare, e mentre ti è vicina, invocala. VUOI SENTIRE QUANTO TI È VICINA? VICINA A TE È LA PAROLA NEL TUO CUORE E NELLA TUA BOCCA (CFR. RM 10, 8), MA SOLAMENTE SE TU LA CERCHI CON CUORE RETTO. COSÌ INFATTI TROVERAI NEL CUORE LA SAPIENZA E SARAI COLMO DI PRUDENZA NELLA TUA BOCCA; Certo hai trovato il miele, se hai trovato la sapienza. Soltanto non mangiarne troppo, perché non abbia a rigettarlo dopo di esserti saziato. MANGIANE IN MODO DA AVERNE SEMPRE FAME. INFATTI LA SAPIENZA DICE: «QUANTI SI NUTRONO DI ME AVRANNO ANCORA FAME» (Sir 24, 20). Infatti non si deve desistere dal ricercare o dall’invocare la sapienza, mentre la si può trovare, mentre è vicina. IL GIUSTO SI FA SUO ACCUSATORE FIN DAL PRINCIPIO DEL SUO DIRE (CFR. PRO 18, 12), NEL BEL MEZZO DEVE MAGNIFICARE DIO E IN UN TERZO MOMENTO DEVE ESSERE RIPIENO DI SAPIENZA IN MODO DA EDIFICARE IL PROSSIMO.

  10. SANT’EFREM, DIACONO
    LA PAROLA DI DIO È SORGENTE INESAURIBILE DI VITA… DISSETIAMOCI AD ESSA OGNI GIORNO

    CHI È CAPACE DI COMPRENDERE, SIGNORE, TUTTA LA RICCHEZZA DI UNA SOLA DELLE TUE PAROLE? È MOLTO PIÙ CIÒ CHE CI SFUGGE DI QUANTO RIUSCIAMO A COMPRENDERE. SIAMO PROPRIO COME GLI ASSETATI CHE BEVONO AD UNA FONTE. LA TUA PAROLA OFFRE MOLTI ASPETTI DIVERSI, COME NUMEROSE SONO LE PROSPETTIVE DI COLORO CHE LA STUDIANO. IL SIGNORE HA COLORATO LA SUA PAROLA DI BELLEZZE SVARIATE, PERCHÉ COLORO CHE LA SCRUTANO POSSANO CONTEMPLARE CIÒ CHE PREFERISCONO. HA NASCOSTO NELLA SUA PAROLA TUTTI I TESORI, PERCHÉ CIASCUNO DI NOI TROVI UNA RICCHEZZA IN CIÒ CHE CONTEMPLA.
    La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale (cfr. 1 Cor 10, 2).
    COLUI AL QUALE TOCCA UNA DI QUESTE RICCHEZZE NON CREDA CHE NON VI SIA ALTRO NELLA PAROLA DI DIO OLTRE CIÒ CHE EGLI HA TROVATO. SI RENDA CONTO PIUTTOSTO CHE EGLI NON È STATO CAPACE DI SCOPRIRVI SE NON UNA SOLA COSA FRA MOLTE ALTRE. DOPO ESSERSI ARRICCHITO DELLA PAROLA, NON CREDA CHE QUESTA VENGA DA CIÒ IMPOVERITA. INCAPACE DI ESAURIRNE LA RICCHEZZA, RENDA GRAZIE PER LA IMMENSITÀ DI ESSA. RALLÈGRATI PERCHÉ SEI STATO SAZIATO, MA NON RATTRISTARTI PER IL FATTO CHE LA RICCHEZZA DELLA PAROLA TI SUPERI. COLUI CHE HA SETE È LIETO DI BERE, MA NON SI RATTRISTA PERCHÉ NON RIESCE A PROSCIUGARE LA FONTE. È MEGLIO CHE LA FONTE SODDISFI LA TUA SETE, PIUTTOSTO CHE LA SETE ESAURISCA LA FONTE. SE LA TUA SETE È SPENTA SENZA CHE LA FONTE SIA INARIDITA, POTRAI BERVI DI NUOVO OGNI VOLTA CHE NE AVRAI BISOGNO. SE INVECE SAZIANDOTI SECCASSI LA SORGENTE, LA TUA VITTORIA SAREBBE LA TUA SCIAGURA. RINGRAZIA PER QUANTO HAI RICEVUTO E NON MORMORARE PER CIÒ CHE RESTA INUTILIZZATO. QUELLO CHE HAI PRESO O PORTATO VIA È COSA TUA, MA QUELLO CHE RESTA È ANCORA TUA EREDITÀ. CIÒ CHE NON HAI POTUTO RICEVERE SUBITO A CAUSA DELLA TUA DEBOLEZZA, RICEVILO IN ALTRI MOMENTI CON LA TUA PERSEVERANZA. NON AVERE L’IMPUDENZA DI VOLER PRENDERE IN UN SOL COLPO CIÒ CHE NON PUÒ ESSERE PRELEVATO SE NON A PIÙ RIPRESE, E NON ALLONTANARTI DA CIÒ CHE POTRESTI RICEVERE SOLO UN PO’ ALLA VOLTA.

  11. BEATO ISACCO DELLA STELLA
    La preminenza della carità

    PERCHÉ MAI, O FRATELLI, SIAMO POCO SOLLECITI NEL CERCARE LE OCCASIONI DI SALVEZZA VICENDEVOLE, E NON CI PRESTIAMO MUTUO SOCCORSO DOVE LO VEDIAMO MAGGIORMENTE NECESSARIO, PORTANDO FRATERNAMENTE I PESI GLI UNI DEGLI ALTRI? VOLENDOCI RICORDARE QUESTO, L’APOSTOLO DICE: «PORTATE I PESI GLI UNI DEGLI ALTRI, COSÌ ADEMPIRETE LA LEGGE DI CRISTO» (GAL 6, 2). ED ALTROVE: SOPPORTATEVI A VICENDA CON AMORE (CFR. EF 4, 2). QUESTA È SENZA DUBBIO LA LEGGE DI CRISTO.
    Ciò che nel mio fratello per qualsiasi motivo – o per necessità o per infermità del corpo o per leggerezza di costumi – vedo non potersi correggere, PERCHÉ NON LO SOPPORTO CON PAZIENZA? PERCHÉ NON LO CURO AMOREVOLMENTE, COME STA SCRITTO: I LORO PICCOLI SARANNO PORTATI IN BRACCIO ED ACCAREZZATI SULLE GINOCCHIA? (cfr. Is 66, 12). Forse perché mi manca quella carità che tutto soffre, che è paziente nel sopportare e benigna nell’amare secondo la legge di Cristo! Egli con la sua passione si è addossato i nostri mali e con la sua compassione si è caricato dei nostri dolori (cfr. Is 53, 4), amando coloro che ha portato e portando coloro che ha amato. Invece colui che attacca ostilmente il fratello in necessità, o che insidia alla sua debolezza, di qualunque genere sia, si assoggetta senza dubbio alla legge del diavolo e la mette in pratica. Usiamoci dunque comprensione e pratichiamo la fraternità, combattendo la debolezza e perseguitando solo il vizio.
    LA CONDOTTA PIÙ ACCETTA A DIO È QUELLA CHE, PUR VARIA NELLE FORME E NELLO STILE, SEGUE CON GRANDE SINCERITÀ L’AMORE DI DIO E, PER LUI, L’AMORE DEL PROSSIMO.
    LA CARITÀ È L’UNICO CRITERIO SECONDO CUI TUTTO DEVE ESSERE FATTO O NON FATTO, CAMBIATO O NON CAMBIATO. È IL PRINCIPIO CHE DEVE DIRIGERE OGNI AZIONE E IL FINE A CUI DEVE TENDERE. AGENDO CON RIGUARDO AD ESSA O ISPIRATI DA ESSA, NULLA È DISDICEVOLE E TUTTO È BUONO.
    SI DEGNI DI CONCEDERCELA, QUESTA CARITÀ, COLUI AL QUALE SENZA DI ESSA NON POSSIAMO PIACERE, COLUI SENZA DEL QUALE NON POSSIAMO FARE ASSOLUTAMENTE NULLA, CHE VIVE E REGNA, DIO, PER I SECOLI SENZA FINE. AMEN.

  12. RISVEGLIO (A. De Mello)

    Un tale bussa alla porta di suo figlio:
    “Paolo”, dice, “svegliati!” .
    Paolo risponde: “Non voglio alzarmi, papà”.
    Il padre urla: “Alzati, devi andare a scuola”.
    Paolo dice: “Non voglio andare a scuola”.
    “E perché no?” chiede il padre.
    “Ci sono tre ragioni”, risponde Paolo.
    “Prima di tutto, è una noia;
    secondo, i ragazzi mi prendono in giro;
    terzo, io odio la scuola”.
    E il padre dice:
    “Bene, adesso ti dirò io tre ragioni per cui devi andare a scuola:
    primo, perché è tuo dovere;
    secondo, perché hai quarantacinque anni e
    terzo, perché sei il preside”.

  13. INNO ALL’AMORE
    (S. PAOLO)

    L’amore è PAZIENTE
    L’amore è BENIGNO
    L’amore non si GONFIA
    L’amore non si VANTA
    L’amore non INVIDIA.
    Sempre RISPETTA
    Non cerca mai il proprio
    INTERESSE.
    Non conta mai il male
    RICEVUTO.
    L’amore tutto SCUSA
    L’amore tutto CREDE
    L’amore tutto SPERA
    L’amore tutto SOPPORTA.

    (Tratto dalla lettera ai ROMANI)

  14. FA’ CRESCERE LA TUA CHIESA
    E RACCOGLI TUTTI NELL’UNITÀ
    Dalla «Vita» In Lingua Slava Di Costantino

    Costantino Cirillo, stanco dalle molte fatiche, cadde malato e sopportò il proprio male per molti giorni. Fu allora ricreato da una visione di Dio, e cominciò a cantare così: QUANDO MI DISSERO: «ANDREMO ALLA CASA DEL SIGNORE», IL MIO SPIRITO SI È RALLEGRATO E IL MIO CUORE HA ESULTATO ( SAL 121, 1).
    Dopo aver indossato le sacre vesti, rimase per tutto il giorno ricolmo di gioia e diceva: «da questo momento non sono più servo né dell’imperatore né di alcun uomo sulla terra, ma solo di Dio onnipotente. non esistevo, ma ora esisto ed esisterò in eterno. amen».
    GIUNTA L’ORA DELLA FINE E DI PASSARE AL RIPOSO ETERNO, LEVATE LE MANI A DIO, PREGAVA TRA LE LACRIME, DICENDO: «Signore, Dio mio, che hai formato dal nulla tutte le cose che esistono, tu che ascolti sempre coloro che fanno la tua volontà; ascolta la mia preghiera e conserva nella fede il tuo gregge, a capo del quale mettesti me, tuo servo indegno ed inetto. Liberali dalla malizia empia e pagana FA’ CRESCERE DI NUMERO LA TUA CHIESA E RACCOGLI TUTTI NELL’UNITÀ. È tuo dono infatti l’averci scelti a predicare il vangelo, a incitare i fratelli alle buone opere e a compiere quanto ti è gradito.
    QUELLI CHE MI HAI DATO, TE LI RESTITUISCO COME TUOI; GUIDALI ORA CON LA TUA FORTE DESTRA, PERCHÉ TUTTI LODINO E GLORIFICHINO IL TUO NOME DI PADRE E FIGLIO E SPIRITO SANTO. AMEN».
    Avendo Poi Baciato Tutti Col Bacio Santo, Disse: «BENEDETTO DIO, CHE NON CI HA DATO IN PASTO AI DENTI DEI NOSTRI INVISIBILI AVVERSARI, E CI HA SALVATI DALLA LORO VOGLIA DI MANDARCI IN ROVINA».
    E COSÌ, ALL’ETÀ DI QUARANTADUE ANNI, si addormentò nel signore. il papa comandò che tutti i greci che erano a roma e i romani si riunissero portando ceri e cantando e che gli dedicassero onori funebri non diversi da quelli che avrebbero tributato al papa stesso; e così fu fatto.

  15. Dal «Commento alla Lettera ai Galati» di S. AGOSTINO
    Cristo sia formato in voi
    Dice l’Apostolo: «Siate come me» (Gal 4, 12). Io sono nato giudeo, ma, guidato da considerazioni spirituali, ripudio ogni concezione esclusivamente materiale. «Poiché anch’io sono stato come voi» (Gal 4, 12), cioè uomo. POI OPPORTUNAMENTE E CON DISCREZIONE RICORDA IL SUO AMORE PER LORO, PERCHÉ NON LO CONSIDERINO COME LORO NEMICO. PROPRIO COSÌ SI ESPRIME: VE NE PREGO, FRATELLI, NON MI AVETE OFFESO IN NULLA (CFR. GAL 4, 12); COME SE DICESSE: Non dovete pensare che io voglia offendervi.
    Sempre sul medesimo argomento aggiunge: «FIGLIOLI MIEI» (Gal 4, 19). Lo dice perché lo imitino realmente come un padre. E completa: «CHE IO DI NUOVO PARTORISCO NEL DOLORE FINCHÉ NON SIA FORMATO CRISTO IN VOI!» (Gal 4, 19). Questo lo ha detto piuttosto come se rappresentasse la Madre Chiesa. Infatti anche in un altro passo dice: «SIAMO STATI AMOREVOLI IN MEZZO A VOI COME UNA MADRE NUTRE E HA CURA DELLE PROPRIE CREATURE» (1 Ts 2, 7).
    CRISTO NASCE E SI FORMA IN COLUI CHE CREDE PER MEZZO DELLA FEDE, ESISTENTE NELL’UOMO INTERIORE; IN COLUI CHE È CHIAMATO ALLA LIBERTÀ DELLA GRAZIA; IN COLUI CHE È MITE E UMILE DI CUORE, E CHE NON SI GLORIA NELLA NULLITÀ DEI SUOI MERITI E DELLE SUE OPERE; IN COLUI CHE ASCRIVE I SUOI MERITI AL DONO DIVINO. COSTUI SI IDENTIFICA CON CRISTO. COSÌ COLUI CHE HA DETTO: «OGNI VOLTA CHE AVETE FATTO QUESTE COSE A UNO SOLO DI QUESTI MIEI FRATELLI PIÙ PICCOLI, L’AVETE FATTO A ME» (Mt 25, 40), chiama il vero credente il più piccolo dei suoi, cioè un altro se stesso. Infatti Cristo viene formato in chi riceve l’immagine di Cristo. Ma riceve l’immagine di Cristo, chi aderisce a Cristo con vero amore spirituale. NE SEGUE CHE EGLI DIVENTA COPIA DI CRISTO E, PER QUANTO LO CONSENTE LA SUA CONDIZIONE, DIVENTA CRISTO STESSO. COSÌ AFFERMA GIOVANNI: «CHI DICE DI DIMORARE IN CRISTO, DEVE COMPORTARSI COME LUI SI È COMPORTATO» (1 Gv 2, 6).
    Ma poiché gli uomini sono concepiti dalle madri per essere formati, e, una volta formati, sono partoriti per venire alla luce, può recare sorpresa ciò che è stato detto: «CHE IO DI NUOVO PARTORISCO NEL DOLORE, FINCHÉ NON SIA FORMATO CRISTO IN VOI!» (Gal 4, 19). La dolorosa sollecitudine nei loro riguardi, cioè questa specie di maternità spirituale, perdura finché arrivino tutti all’unità della fede nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo, perché non siano sballottati da qualsiasi vento di dottrina (cfr. Ef 4, 13-14).
    Perciò non tanto per l’inizio della fede, essendo essi già nati, ma per la crescita e la maturità è stato affermato: «CHE IO DI NUOVO PARTORISCO NEL DOLORE, FINCHÉ NON SIA FORMATO CRISTO IN VOI!» (Gal 4, 19). Altrove tratta di questo parto con altri termini, quando dice: «IL MIO ASSILLO QUOTIDIANO, LA PREOCCUPAZIONE PER TUTTE LE CHIESE. CHI È DEBOLE, CHE ANCH’IO NON LO SIA? CHI RICEVE SCANDALO, CHE IO NON NE FREMA?» (2 Cor 11, 28-29).

  16. Dalle «Lettere» di sant’Ambrogio, vescovo
    Siamo eredi di Dio, coeredi di Cristo

    COME DICE L’APOSTOLO, COLUI CHE PER MEZZO DELLO SPIRITO FA MORIRE LE OPERE DEL CORPO, VIVRÀ. NESSUNA MERAVIGLIA CHE VIVA, PERCHÉ CHI HA LO SPIRITO DI DIO DIVENTA FIGLIO DI DIO. È FIGLIO DI DIO, E CONSEGUENTEMENTE NON RICEVE UNO SPIRITO DA SCHIAVI, MA UNO SPIRITO DA FIGLI ADOTTIVI. Per questo lo Spirito Santo attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E la testimonianza dello Spirito Santo consiste nel fatto che è proprio lui che grida nei nostri cuori: «Abbà, Padre!», come è scritto nella lettera ai Galati (Gal 4, 6). Quella testimonianza, poi, che siamo figli di Dio è veramente grande: PERCHÉ SIAMO «EREDI DI DIO E COEREDI DI CRISTO» (RM 8, 17). COEREDE DI CRISTO È COLUI CHE PARTECIPA ALLA SUA GLORIA; MA PARTECIPA ALLA SUA GLORIA SOLO CHI, SOFFRENDO PER LUI, PARTECIPA ALLE SUE PENE.
    PER ESORTARCI ALLA SOFFERENZA, AGGIUNGE CHE TUTTO QUELLO CHE SOFFRIAMO È INFERIORE E NON PARAGONABILE AL PREMIO RISERVATO A CHI SOPPORTA TALI PENE. GRANDE INFATTI SARÀ LA MERCEDE DI BENI FUTURI CHE SI RIVELERÀ IN NOI, QUANDO, RIFORMATI SULL’IMMAGINE DI DIO, MERITEREMO DI CONTEMPLARE LA SUA GLORIA FACCIA A FACCIA.
    Per esaltare, poi, la grandezza della rivelazione futura, afferma che anche la creazione, ora sottomessa alla caducità non per suo volere, ma nella speranza di essere liberata, attende con impazienza la liberazione dei figli di Dio. Essa spera da Cristo la grazia che spetta alla sua funzione. Anch’essa sarà liberata dalla corruzione e ammessa alla libertà della gloria dei figli di Dio. CI SARÀ UN’UNICA LIBERTÀ, QUELLA DELLA CREAZIONE E QUELLA DEI FIGLI DI DIO, ALLORQUANDO SARÀ MANIFESTATA LA LORO GLORIA. FRATTANTO, MENTRE TALE MANIFESTAZIONE VIENE PROCRASTINATA, TUTTA LA CREAZIONE GEME NELL’ATTESA DELLA GLORIA DELLA NOSTRA ADOZIONE E DELLA NOSTRA REDENZIONE. SOSPIRA FIN D’ORA DI DARE ALLA LUCE QUELLO SPIRITO DI SALVEZZA E BRAMA DI ESSERE LIBERATA DALLA SCHIAVITÙ DELLA CADUCITÀ. IL CONCETTO È CHIARO. I FEDELI, CHE POSSIEDONO LE PRIMIZIE DELLO SPIRITO, GEMONO INTERIORMENTE ASPETTANDO L’ADOZIONE A FIGLI. L’ADOZIONE A FIGLI È LA REDENZIONE DI TUTTO IL CORPO MISTICO. Si verificherà quando esso vedrà Dio, sommo ed eterno bene, quasi fosse tutto suo figlio adottivo. L’adozione a figli si ha però già ora nella Chiesa del Signore poiché già ora lo Spirito grida: «Abbà, Padre!», come si legge nella lettera ai Galati (Gal 4, 6). MA ESSA SARÀ PERFETTA SOLAMENTE QUANDO TUTTI QUELLI CHE MERITERANNO DI VEDERE IL VOLTO DI DIO RISORGERANNO INCORRUTTIBILI, SPLENDIDI E GLORIOSI. ALLORA LA CREATURA UMANA POTRÀ DIRSI DAVVERO LIBERATA. PERCIÒ L’APOSTOLO SI GLORIA DICENDO: «NELLA SPERANZA NOI SIAMO STATI SALVATI» (RM 8, 24). CI SALVA, INFATTI LA SPERANZA, COSÌ COME CI SALVA LA FEDE, DELLA QUALE È DETTO: «LA TUA FEDE TI HA SALVATO» (LC 18, 42).

  17. ( S. TERESA D’AVILA)

    Immaginiamo che, dentro di noi,
    c’è un palazzo di una ricchezza immensa
    costruito con oro e pietre preziose,
    dunque degno del Padrone a cui appartiene.
    Poi ditevi , sorelle mie, che la bellezza di tale edificio
    dipende anche da voi. Infatti, c’è forse edificio più bello
    di un’anima pura e piena di virtù?
    Quanto più le gemme sono grandi, tanto più risplendono.
    Infine, pensate che in questo palazzo abita il grande RE
    che si è degnato farsi nostro PADRE; siede su un trono
    preziosissimo, che è il vostro cuore. Forse riderete di me,
    e direte che questo è evidente, e avete ragione.
    Eppure questo per me è stato OSCURO
    per un certo tempo. Avevo capito che avevo un’anima,
    però la stima che meritava quest’anima, la dignità di Colui che l’abitava,
    non lo avevo capito. Le vanità della vita erano come una benda
    che mi mettevo sugli occhi. Se io avessi capito, come oggi,
    quale grande RE abitava in quel piccolo palazzo
    della mia anima, non l’avrei lasciato solo così spesso; sarei rimasta
    di tanto in tanto accanto a LUI, e avrei fatto il necessario
    affinchè il palazzo fosse meno sporco. QUANTO E’ BELLO PENSARE
    CHE COLUI LA CUI GRANDEZZA POTREBBE RIEMPIRE MILLE MONDI
    E ANCHE MOLTO DI PIU’, SI RINCHUDE IN UNA COSì PICCOLA DIMORA.

  18. BOLLA DE SAPONE – Trilussa

    Lo sai ched’è la Bolla de Sapone?
    L’astuccio trasparente d’un sospiro.
    Uscita da la canna vola in giro,
    sballottolata senza direzzione,
    pe’ fasse cunnolà come se sia
    dall’aria stessa che la porta via.

    Una farfalla bianca, un certo giorno,
    ner vede quela palla cristallina
    che rispecchiava come una vetrina
    tutta la robba che ciaveva intorno,
    j’agnede incontro e la chiamò:
    – Sorella, fammete rimirà! Quanto sei bella!

    Er cielo, er mare, l’arberi, li fiori
    pare che t’accompagnino ner volo:
    e inentre rubbi, in un momento solo,
    tutte le luci e tutti li colori,
    te godi er monno e te ne vai tranquilla
    ner sole che sbrilluccica e sfavilla.

  19. 11 FEBBRAIO 2020 – MADONNA DI LOURDES GIORNATA DEL MALATO
    Cari Amici, ho avuto la grazia di andare diverse volte a Lourdes, in treno. Accompagnando gli ammalati… è la forma che fraternamente mi permetto consigliare a tutti. Andare a Lourdes solo da…turisti, sarebbe sciuparne il grande messaggio. Già la Messa in treno… confessando ammalati e personale. La benedizione eucaristica in quella immensa “esplanade” di dolore e di pace, confortando o ascoltando malati che ti confidano di non essere venuti a chiedere la grazia per se ma…per l’ammalato della carrozzella accanto… e la processione aux flambeaux la sera…e le soste notturne davanti alla grotta, per dire alla Mamma celeste le gioie e le pene più segrete di giovane prete… e la sensazione interiore della prima volta che in quella ruvida grotta il cielo si era davvero “aperto” per confidare piccole-grandi cose a una povera fanciulla andata a raccogliere un pò di legna lungo il torrente… Si tutte grandi grazie di Maria. Grazie che mi hanno segnato…E allora ogni 11 Febbraio viene spontaneo ringraziare e condividere con voi qualcosa di bello.
     LETTERA di BERNADETTE ( a P. Gondrand, a. 1861) in cui racconta ciò che è successo quel giorno… Una Signora mi ha parlato Un giorno, recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sentii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la testa e guardai la grotta. Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cinta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d’oro, che era dello stesso colore della corona del rosario. A quella vista mi stropicciai gli occhi, credendo a un abbaglio.
     Misi le mani in grembo, dove trovai la mia corona del rosario. Volli anche farmi il segno della croce sulla fronte, ma non riuscii ad alzare la mano. Avendo quella Signora fatto il segno della croce, anch’io, pur con mano tremante, mi sforzai e finalmente vi riuscii.
     Cominciai al tempo stesso a recitare il rosario, mentre anche la stessa Signora faceva scorrere i grani del suo rosario, senza tuttavia muovere le labbra. Terminato il rosario, la visione subito scomparve. Domandai alle due fanciulle se avessero visto qualcosa, ma quelle dissero di no; anzi mi interrogarono cosa avessi da rivelare loro. Allora risposi di aver visto una Signora in bianche vesti, ma non sapevo chi fosse. Le avvertii però di non farne parola. Allora esse mi esortarono a non tornare più in quel luogo, ma io mi rifiutai.
     Vi ritornai pertanto la domenica, sentendo di esservi interiormente chiamata. Quella Signora mi parlò soltanto la terza volta e mi chiese se volessi recarmi da lei per quindici giorni. Io le risposi di sì. Ella aggiunse che dovevo esortare i sacerdoti perché facessero costruire là una cappella; poi mi comandò di bere alla fontana. Siccome non ne vedevo alcuna, andavo verso il fiume Gave, ma ella mi fece cenno che non parlava del fiume e mi mostrò col dito una fontana. Recatami là, non trovai se non poca acqua fangosa. Accostai la mano, ma non potei prender niente; perciò cominciai a scavare e finalmente potei attingere un po’ d’acqua; la buttai via per tre volte, alla quarta invece potei berla. La visione allora scomparve ed io me ne tornai verso casa.
     Per quindici giorni però ritornai colà e la Signora mi apparve tutti i giorni tranne un lunedì e un venerdì, dicendomi di nuovo di avvertire i sacerdoti che facessero costruire là una cappella, di andare a lavarmi alla fontana e di pregare per la conversione dei peccatori. Le domandai più volte chi fosse, ma sorrideva dolcemente. Alla fine, tenendo le braccia levate ed alzando gli occhi al cielo, mi disse di essere L’IMMACOLATA CONCEZIONE. Nello spazio di quei quindici giorni mi svelò anche tre segreti, che mi proibì assolutamente di rivelare ad alcuno; cosa che io ho fedelmente osservato fino ad oggi.

    – UNA COMMOVENTE ESPERIENZA DI DON ORIONE NEL 25.MO DI SACERDOZIO
     Qui di feste non se ne sono fatte; non ho permesso che se ne facessero pel mio XXV di Sacerdozio. Quel giorno io dovevo passarlo a Bra, nel silenzio e in Domino; ma, la vigilia, mi accorsi che il caro Chierico Viano andava peggiorando, e allora mi fermai a Tortona. La notte la passai presso il letto di Viano e la mattina dissi la Messa ai piedi della Madonna della Divina Provvidenza, e i ragazzi e tutti fecero la comunione generale. Ho voluto dire Messa da morto; ho sentito che dovevo pregare per tutti quelli che mi seguirono o che furono nostri alunni o benefattori e che già sono andati a vita eterna. Venuta l’ora del pranzo, ti dirò come l’ho passata. Viano andava peggiorando, ma era sempre presente a se stesso; da più giorni quel povero figlio, malgrado gli enteroclismi, non aveva avuto più beneficio di corpo, quando, verso mezzodì ebbe come un rilassamento di corpo, e non si fece a tempo, perchè anche lui non avvertì a tempo o non se ne è neanche accorto, poveretto! E allora il chierico Don Camillo Secco ora è suddiacono -che fa da infermiere, e che è forte assai, alzò il caro malato diritto sul letto, e abbiamo cambiato tutto, e il letto e il malato, e così mentre gli altri pranzavano, con dell’acqua tiepida io lo lavavo e pulivo, facendo, col nostro caro Viano, quegli uffici umili sì, ma santi, che una madre fa con i suoi bambini. Ho guardato in quel momento il chierico Camillo, ed ho visto che piangeva. Ci eravamo chiusi in infermeria, perchè nessuno entrasse, e fuori picchiavano con insistenza che andassi giù a pranzo; ma io pensavo che meglio assai era compiere, con amore di Dio e umiltà, quell’opera santa, e veramente di Dio; e dicevo tra me: -Oh molto meglio questo che tutte le prediche che ho fatto! Ora vedo che veramente Gesù mi ama, se mi dà modo di purificare la mia vita e di santificare cosi questo XXV anniversario di mio Sacerdozio. E sentivo che mai avevo più sublimemente né più santamente servito a Dio nel mio prossimo, come in quel momento, ben più grande che tutte le opere fatte nei 25 anni di ministero sacerdotale. E Deo gratias! E Deo gratias! Vedi? Così noi ci amiamo! Per la grazia di Dio che è in noi e per la Sua Divina Misericordia, così noi ci amiamo in Lui! …Lett. 18

    LETTERA ALL’AUSILIARIO SOCIO ASSISTENZIALE
    che si occuperà di me nell’anno 2020…
    Carissima, mi permetta di presentarmi perché nell’anno 2020 io avrò più di settanta anni ed è probabile che sarò una dei suoi pazienti. Considerato il rischio di non essere più in grado di comunicare i miei desideri, intendo farlo ora e voglio dirle come mi piacerebbe che si prendesse cura di me.
    – Innanzitutto vorrei mantenere la mia identità. Io sono la signora Monique Gavirey ed è così che vorrei essere chiamata; non nonna o nonnina o vecchietta o la numero 9.
    – Una delle cose più importanti per me è la privacy. Potrò avere una camera singola? Quasi sicuramente no. Allora, potrà far si che vi siano delle tende ben tirate attorno al mio letto mentre mi laverà o mi vestirà? E quando mi laverà, si assicurerà che l’acqua sia ben calda? Abbia la cortesia, la prego, di asciugarmi bene…Durante il bagno poi, voglia rispettare il mio pudore e la mia dignità.
    – Se non sarò più in grado di vestirmi da sola spero che vorrà curare il mio aspetto: Mi piacerebbe avere abiti ben abbinati e non “come viene”perché tanto si tratta di una povera vecchia! E poi, potrò avere i capelli ben pettinati una volta vestita?
    – Qualche volta mi piacerebbe essere portata in salone. Se solo si potesse stare un po’ tranquilli! Sono certa che non è poi così necessario lasciare il televisore acceso tutto il giorno
    – Se per il pranzo non sarò in grado di tagliare il cibo, spero che potrà farlo Lei per me. Non si arrabbi se sarò lenta .
    – Dovessi essere incontinente, potrà continuare a trattarmi con rispetto? Non mostri disgusto, la prego, quando scoprirà il mio letto bagnato..
    – Vorrei che mi mettesse un pannolone e mi accompagnasse al bagno regolarmente. Non vorrei portare un catetere solo per ragioni di praticità.
    – Sarebbe gentile, da parte sua se qualche volta mostrasse interesse per la mia famiglia, i nipotini, per le mie foto esposte sul comodino.
    – Se sarò un po’ rimbambita e non capirò le sue richieste, Mi tratti,se potrà,con dolcezza e tutto andrà per il meglio.
    – Eviti di ignorarmi parlando delle faccende di casa sua con le sue colleghe, mentre mi sta lavando o vestendo
    Cara Collega, i miei desideri e le mie esigenze le sembreranno esagerate, senza limite, ma non si tratta, forse, di richieste banali (stare al caldo, ben nutriti,curati e soprattutto, considerati Ricordi sempre che è il nostro corpo ad invecchiare, ma non la nostra sensibilità di esseri umani Con gratitudine. Una Collega

  20. S. BENEDETTO E S. SCOLASTICA (San Gregorio Magno).

    LA SUA SORELLA DI NOME SCOLASTICA, CONSACRATA AL SIGNORE ONNIPOTENTE FIN DALLA PIÙ TENERA ETÀ, SOLEVA FARGLI VISITA UNA VOLTA ALL’ANNO. L’uomo di Dio scendeva ad incontrarla in una dipendenza del monastero. Un giorno, come di consueto ella venne, e il suo venerabile fratello, accompagnato da alcuni discepoli, scese da lei. Trascorsero l’intera giornata nella lode divina e in colloqui spirituali, e quando ormai stava per calare la notte, presero cibo insieme. Sedevano ancora a mensa conversando di cose sante, e ormai s’era fatto tardi, quando la monaca sua sorella lo supplicò dicendo: «TI PREGO, NON LASCIARMI QUESTA NOTTE; RIMANIAMO FINO AL MATTINO A PARLARE DELLE GIOIE DELLA VITA CELESTE». Ma egli le rispose: «Che dici mai, sorella? Non posso assolutamente trattenermi fuori dal monastero». Il cielo era di uno splendido sereno: non vi si scorgeva neppure una nuvola. Udito il rifiuto del fratello, la monaca pose sulla mensa le mani e reclinò il capo su di esse per invocare il Signore onnipotente. Quando rialzò la testa, si scatenarono tuoni e lampi cosi violenti che né il venerabile Benedetto, né i fratelli che erano con lui poterono metter piede fuori della casa in cui si trovavano. E la pioggia torrenziale non seguì di qualche tempo la sua preghiera, ma fu ad essa simultanea; tutto avvenne nel medesimo istante; col sollevare del capo la pioggia incominciò a scrosciare. L’UOMO DI DIO, VEDENDO CHE IN MEZZO A TALI LAMPI, TUONI E TANTA INONDAZIONE D’ACQUA NON POTEVA AFFATTO RITORNARE AL MONASTERO, COMINCIÒ A RAMMARICARSENE E, RATTRISTATO, LE DISSE: «DIO ONNIPOTENTE TI PERDONI, SORELLA. CHE HAI FATTO?». MA ELLA RISPOSE: «VEDI, IO TI HO PREGATO, E TU NON HAI VOLUTO ASCOLTARMI. HO PREGATO IL MIO SIGNORE, ED EGLI MI HA ESAUDITA. ORA ESCI, SE PUOI; LASCIAMI PURE E TORNA AL MONASTERO». Ma egli, non potendo uscire dal coperto, fu costretto a rimanere suo malgrado là dove non aveva voluto fermarsi di sua spontanea volontà. E non c’è da meravigliarsi se in quell’occasione poté di più la sorella, che desiderava trattenersi più a lungo con lui. Secondo la parola di Giovanni, infatti, DIO È AMORE; PER GIUSTISSIMO GIUDIZIO, DUNQUE, POTÉ DI PIÙ COLEI CHE AMÒ DI PIÙ (San Gregorio Magno).

    VALORI FONDAMENTALI DELLA REGOLA BENEDETTINA
    1. RICERCA DI DIO: S. BENEDETTO per il postulante, vuole che si veda “Si revera Deum quaerit” (Rb.58,7). Concretamente significa che Dio diventa il centro di interesse, per cui tutte le realta` sono polarizzate continuamente da Lui. Evidentemente, alla base di tale ricerca, c’e` l’iniziativa di Dio stesso: e` Lui che prima viene a cercare; Dio cerca l’uomo (Gen.3,9: “Dove sei?”) e l’incarnazione di Cristo e` proprio questo annuncio definitivo dell’amore preveniente di Dio: “Il Figlio dell’Uomo e` venuto a cercare…” Non si puo` andare alla ricerca di Dio se non si e` convinti che Lui per primo e` venuto alla nostra ricerca. 2. CENTRALITA’ DI CRISTO . E` il cosiddetto Cristocentrismo della Regola: Cristo posto al di sopra e nel cuore di tutte le realta`: “NIENTE ANTEPORRE ALL’AMORE DI CRISTO” (RB.4,21 Questo forte rapporto personale con Cristo da` tutto il vero senso della vita monastica; “l’abate tiene le veci di Cristo” (RB.2,2); ai fratelli malati “si serva proprio come a Cristo in persona” (RB.36,1); negli ospiti e pellegrini poveri “si accoglie Cristo ancora di piu`” 3. PREGHIERA Il monaco dedica alla preghiera la parte migliore della sua giornata e deve tendere a diventare uomo di preghiera. “Nulla anteporre all’Opera di Dio” (RB.43,3), e “Nulla anteporre all’amore di Cristo” (RB.4,21) sono due espressioni parallele di un’unica convinzione; la liturgia e` infatti lo spazio privilegiato dell’incontro con Cristo. 4. ASCOLTO La dimensione preghiera in modo molto biblico e` espressa anche dalla categoria dell’ascolto, che e` un momento molto importante nella RB. Il monaco e` l’uomo dell’ascolto (“Ascolta, o figlio”…, Prol.1): cercato da Dio (Prol.14) e cercatore di Dio (RB.58,7), il monaco ascolta con orecchio attentissimo e meravigliato (Prol.9) la voce del Signore che risuona soprattutto nella S.Scrittura (Prol.8-13). La preghiera liturgica e` tutta intessuta di Parola di Dio. Nutrimento della preghiera personale e` la lettura amorosa e pregata della Bibbia, quale avviene nella “LECTIO DIVINA” 5. SILENZIO L’ascolto di Dio ha come condizione il silenzio, sia esteriore, sia del cuore e della mente.

  21. DIO SI FIDA DI NOI NELLA NOSTRA DEBOLEZZA.
    Luigi Maria Epicoco

    ” Il Signore, chiamandoci, ha pensato a noi e non alla nostra apparenza, non a quello che si vede. I talenti sono quello che si vede di noi, ma il Signore non è partito da lì: <Non ti ho scelto perchè sai fare qualcosa, non ti ho scelto come ti sceglierebbe il mondo, io ho visto di te una cosa che il mondo non può vedere : il tuo cuore. Se il Signore fa una scelta la fa a partire da una debolezza, a partire da quello che il mondo scarta. Eppure noi viviamo sempre la debolezza della nostra vita come una maledizione. Al Signore non interessano tanto i miei talenti , quanto tutte le mie contraddizioni, peccati, debolezze, limito, la mia storia torta. E' paradossale ma DIO SI FIDA DI NOI NELLA NOSTRA DEBOLEZZA. Ad esempio non entra nella vita di Mosè per togliergli la balbuzie, ma gliela lascia, si fida di lui e dice: " Tu sei capace di trovare una soluzione". Ciascuno di noi è in grado, in maniera creativa, di far fronte alla debolezza che ha, se si sente addosso la fiducia di Dio. Il Signore può fare tantissimo con chi, pur non essendo il migliore, si fida di Dio e lascia che questa esperienza di fiducia gli cambi la vita. IL SIGNORE CI HA CHIAMATI AD ESSERE NON BUONI ESEMPI MA TESTIMONI. NOI SIAMO UTILI IN VIRTÙ DELLA NOSTRA DEBOLEZZA RICONCILIATA (PER QUESTO DOBBIAMO RAPPACIFICARCI CON LA NOSTRA DEBOLEZZA) IL SIGNORE CI HA SCELTI PROPRIO A PARTIRE DA QUELLE ZONE DELLA NOSTRA VITA CHE PIÙ CI HANNO FATTO SOFFRIRE E CHE, FORSE, ANCORA OGGI CONTINUANO A FERIRCI. E VUOLE REALIZZARE UNA STORIA DI SANTITÀ PROPRIO A PARTIRE DA TUTTO QUESTO. Dovremmo prenderci del tempo per capire che cosa ha visto in noi il Signore quando ci ha chiamato. E allo stesso tempo domandarci se ci SIAMO RICONCILIATI DAVVERO CON LA NOSTRA STORIA, CON LA NOSTRA DEBOLEZZA, SAPENDO CHE QUESTA È IL MOTIVO PER CUI IL SIGNORE CI HA CHIAMATO. E' la nostra debolezza che ci umanizza. ( Luigi Maria Epicoco da "Qualcuno a cui guardare" ed Città nuova)

  22. COMPRENDERE LA GRAZIA DI DIO
    Sant’Agostino, vescovo

    L’Apostolo scrive ai Galati perché capiscano che la grazia li ha sottratti dal dominio della Legge. Quando fu predicato loro il vangelo, non mancarono alcuni venuti dalla circoncisione i quali, benché cristiani, non capivano ancora il dono del vangelo, e quindi volevano attenersi alle prescrizioni della Legge …Essa metteva in evidenza i loro peccati, ma non li cancellava. NOI SAPPIAMO INFATTI CHE SOLO LA GRAZIA DELLA FEDE, OPERANDO ATTRAVERSO LA CARITÀ, TOGLIE I PECCATI. INVECE I CONVERTITI DAL GIUDAISMO PRETENDEVANO DI PORRE SOTTO IL PESO DELLA LEGGE I GALATI, CHE SI TROVAVANO GIÀ NEL REGIME DELLA GRAZIA, E AFFERMAVANO CHE AI GALATI IL VANGELO NON SAREBBE VALSO A NULLA SE NON SI FACEVANO CIRCONCIDERE E NON SI SOTTOPONEVANO A TUTTE LE PRESCRIZIONI FORMALISTICHE DEL RITO GIUDAICO.
    Per questa convinzione avevano incominciato a nutrire dei sospetti nei confronti dell’apostolo Paolo, che aveva predicato il vangelo ai Galati e lo incolpavano di non attenersi alla linea di condotta degli altri apostoli che, secondo loro, inducevano i pagani a vivere da Giudei. ANCHE L’APOSTOLO PIETRO AVEVA CEDUTO ALLE PRESSIONI DI TALI PERSONE ED ERA STATO INDOTTO A COMPORTARSI IN MANIERA DA FAR CREDERE CHE IL VANGELO NON AVREBBE GIOVATO NULLA AI PAGANI SE NON SI FOSSERO SOTTOMESSI ALLE IMPOSIZIONI DELLA LEGGE. MA DA QUESTA DOPPIA LINEA DI CONDOTTA LO DISTOLSE LO STESSO APOSTOLO PAOLO, come narra in questa lettera. Dello stesso problema si tratta anche nella lettera ai Romani. Tuttavia sembra che ci sia qualche differenza, per il fatto che in questa san Paolo dirime la contesa e compone la lite che era scoppiata tra coloro che provenivano dai Giudei e quelli che provenivano dal paganesimo. Nella lettera ai Galati, invece, si rivolge a coloro che erano già stati turbati dal prestigio dei giudaizzanti che li costringevano all’osservanza della Legge. Essi avevano incominciato a credere a costoro, come se l’apostolo Paolo avesse predicato menzogne invitandoli a non circoncidersi. Perciò così incomincia: «MI MERAVIGLIO CHE COSÌ IN FRETTA DA COLUI CHE VI HA CHIAMATI CON LA GRAZIA DI CRISTO PASSIATE AD UN ALTRO VANGELO» (GAL 1, 6). Con questo esordio ha voluto fare un riferimento discreto alla controversia. Così nello stesso saluto, proclamandosi apostolo, «non da parte di uomini, né per mezzo di uomo» (Gal 1, 1), – notare che una tale dichiarazione non si trova in nessun’altra lettera – mostra abbastanza chiaramente che quei banditori di idee false non venivano da Dio ma dagli uomini.

  23. Concilio ecumenico Vaticano II
    L’ATTIVITÀ UMANA

    L’attività umana, come deriva dall’uomo, così è ordinata all’uomo. L’uomo, infatti, quando lavora, non soltanto modifica le cose e la società, ma anche perfeziona se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà, è portato a uscire da sé e a superarsi. Tale sviluppo, se è ben compreso, vale più delle ricchezze esteriori che si possono accumulare. L’UOMO VALE PIÙ PER QUELLO CHE È CHE PER QUELLO CHE HA.
    PARIMENTI TUTTO CIÒ CHE GLI UOMINI COMPIONO ALLO SCOPO DI CONSEGUIRE UNA MAGGIORE GIUSTIZIA, UNA PIÙ ESTESA FRATERNITÀ E UN ORDINE PIÙ UMANO NEI RAPPORTI SOCIALI, HA PIÙ VALORE DEI PROGRESSI IN CAMPO TECNICO. Ecco dunque qual è la norma dell’attività umana. Secondo il disegno di Dio e la sua volontà l’attività dell’uomo DEVE CORRISPONDERE AL VERO BENE DELL’UMANITÀ, E PERMETTERE AGLI INDIVIDUI, SIA IN QUANTO SINGOLI CHE QUALI MEMBRI DELLA COLLETTIVITÀ, DI COLTIVARE E DI ATTUARE LA LORO INTEGRALE VOCAZIONE.
    Molti nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l’autonomia degli uomini, delle società, delle scienze. ORA SE PER AUTONOMIA DELLE REALTÀ TERRENE INTENDIAMO CHE LE COSE CREATE E LE STESSE SOCIETÀ HANNO LEGGI E VALORI PROPRI, CHE L’UOMO GRADATAMENTE DEVE SCOPRIRE, USARE E ORDINARE, ALLORA SI TRATTA DI UNA ESIGENZA LEGITTIMA, CHE NON SOLO È POSTULATA DAGLI UOMINI DEL NOSTRO TEMPO, MA ANCHE È CONFORME AL VOLERE DEL CREATORE. Se però con l’espressione «autonomia delle realtà temporali» si intende che le cose create non dipendono da Dio, che l’uomo può adoperarle senza riferirle al Creatore, allora tutti quelli che credono in Dio avvertono quanto false siano tali opinioni. LA CREATURA, INFATTI, SENZA IL CREATORE SVANISCE.

  24. Autore spirituale del quarto secolo
    SIATE RICOLMI DELLA PIENEZZA DI CRISTO

    BEATI COLORO CHE SONO STATI RITENUTI DEGNI DI DIVENTARE FIGLI DI DIO, DI RINASCERE NELLO SPIRITO SANTO E DI POSSEDERE IN SÉ CRISTO CHE LI ILLUMINA E DONA LORO UNA VITA NUOVA. ESSI SONO GUIDATI IN DIVERSI MODI DALLO SPIRITO, VENGONO INVISIBILMENTE ACCOMPAGNATI DALLA GRAZIA E RICEVONO GRANDE PACE NELLA LORO ANIMA.
    Talvolta sono come immersi NELLA TRISTEZZA E NEL PIANTO per il genere umano e, pregando incessantemente per tutti gli uomini, si sciolgono in lacrime in forza dell’ardente amore che nutrono verso l’umanità. Talvolta invece sono dallo Spirito Santo INFIAMMATI DI TANTA GIOIA E AMORE, CHE SE FOSSE POSSIBILE PORTEREBBERO NEL PROPRIO CUORE, SENZA DISTINZIONE ALCUNA, TUTTI, BUONI E CATTIVI.
    Altra volta ancora, per la loro umiltà, si sentono al di sotto degli altri, STIMANDOSI GLI ESSERI PIÙ ABIETTI E SPREGEVOLI. Talora sono tenuti dallo Spirito IN UN GAUDIO INEFFABILE. L’uomo spirituale, prende le armi dello Spirito, si getta in combattimento contro i nemici, li abbatte e li calpesta SPESSO LA SUA ANIMA RIPOSA IN UN MISTICO SILENZIO, NELLA TRANQUILLITÀ E NELLA PACE, GODE OGNI DELIZIA SPIRITUALE E PERFETTA ARMONIA. RICEVE DONI SPECIALI DI INTELLIGENZA, DI SAPIENZA INEFFABILE E DI IMPERSCRUTABILE COGNIZIONE DELLO SPIRITO. E così la grazia lo istruisce su cose che né si possono spiegare con la lingua, né esprimere a parole. Altre volte invece egli si comporta come un uomo qualunque. La grazia viene infusa in modi diversi e in modi pure diversi guida l’anima, formandola secondo la divina volontà. La esercita in varie maniere per presentarla dinanzi al Padre celeste, integra, irreprensibile e pura. PREGHIAMO IL SIGNORE E PREGHIAMOLO CON AMORE E GRANDE FIDUCIA PERCHÉ CI DONI LA GRAZIA CELESTE DELLO SPIRITO. LO STESSO SPIRITO CI GUIDI E CI CONDUCA A VIVERE SECONDO LA DIVINA VOLONTÀ, E CI RISTORI NELLA PACE.
    Questa guida, questa grazia, questa mozione spirituale, ci farà arrivare alla perfetta pienezza di Cristo, secondo quanto dice l’Apostolo: «PERCHÉ SIATE RICOLMI DI TUTTA LA PIENEZZA DEL CRISTO» (Ef 3, 19).

  25. DOVE SEI , MAMMA?
    (Linda, 16 anni)
    Dove sei, quando mi concepisci?
    Dove sei, quando pensi di disfarti di me?
    Dove sei quando sono in difficoltà
    e ho bisogno di te?
    Dove sei, quando la violenza e l’abuso feriscono la mia esistenza?
    Dove sei, quando il mio affetto è ferito,
    perché tu sei solo attenta
    a chi ti distoglie
    dalla tua vocazione di mamma?
    Dove sei, quando sbagliamo percorso
    e quindi cerchiamo conforto
    nel sesso, nella droga, nell’anoressia
    che avvolgono la nostra vita
    perché qualcosa è mancato?
    Ci sei mancata tu.
    Ti voglio dire “Buon Natale”
    In questa culla del presepe,
    dove c’è una mamma che puoi imitare:
    è la Mamma di Gesù.

  26. «STORIA DEL MARTIRIO DEI SANTI PAOLO MIKI E COMPAGNI»
    SCRITTA DA UN AUTORE CONTEMPORANEO

    SARETE MIEI TESTIMONI

    Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, QUASI SENZA MUOVERSI, CON GLI OCCHI RIVOLTI AL CIELO. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «MI AFFIDO ALLE TUE MANI» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. FRATEL GONSALVO A VOCE ALTISSIMA RECITAVA IL PADRE NOSTRO E L’AVE MARIA. Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di ESSERE GIAPPONESE E DI APPARTENERE ALLA COMPAGNIA DI GESÙ, DI MORIRE PER AVER ANNUNZIATO IL VANGELO E DI RINGRAZIARE DIO PER UN BENEFICIO COSÌ PREZIOSO. Quindi soggiunse: «GIUNTO A QUESTO ISTANTE, PENSO CHE NESSUNO TRA VOI CREDA CHE VOGLIA TACERE LA VERITÀ. DICHIARO PERTANTO A VOI CHE NON C’È ALTRA VIA DI SALVEZZA, SE NON QUELLA SEGUITA DAI CRISTIANI. POICHÉ QUESTA MI INSEGNA A PERDONARE AI NEMICI E A TUTTI QUELLI CHE MI HANNO OFFESO, IO VOLENTIERI PERDONO ALL’IMPERATORE E A TUTTI I RESPONSABILI DELLA MIA MORTE, E LI PREGO DI VOLERSI ISTRUIRE INTORNO AL BATTESIMO CRISTIANO». Si rivolse quindi ai compagni, giunti ormai all’estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento. SUI VOLTI DI TUTTI APPARIVA UNA CERTA LETIZIA, MA IN LUDOVICO ERA PARTICOLARE. A LUI GRIDAVA UN ALTRO CRISTIANO CHE PRESTO SAREBBE STATO IN PARADISO, ED EGLI, CON GESTI PIENI DI GIOIA, DELLE DITA E DI TUTTO IL CORPO, ATTIRÒ SU DI SÉ GLI SGUARDI DI TUTTI GLI SPETTATORI. Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, INTONÒ IL SALMO LAUDATE, PUERI, DOMINUM, CHE AVEVA IMPARATO A NAGASAKI DURANTE L’ISTRUZIONE CATECHISTICA; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo. Altri infine ripetevano: «GESÙ! MARIA!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte. Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «GESÙ! MARIA!» E, QUEL CHE È PIÙ, SEGUÌ UN COMPASSIONEVOLE LAMENTO DI PIÙ PERSONE, CHE SALÌ FINO AL CIELO. I LORO CARNEFICI CON UN PRIMO E UN SECONDO COLPO, IN BREVISSIMO TEMPO, LI UCCISERO.

  27. AUTORE ANONIMO

    1) La preghiera non è una “ruota di scorta” che utilizzi quando hai una preoccupazione… ma è il volante che ti dà la giusta direzione per tutta la tua vita (1 Tessalonicesi 5,17).

    2) Perché il parabrezza della tua macchina è cosi largo e i retrovisori cosi piccoli? Perché il nostro passato è meno importante del nostro futuro; quindi guarda avanti senza fermarti (Salmo 90,12).

    3) L’amicizia è come un libro, prende fuoco in un attimo, ma ci vogliono anni per scriverlo (Proverbi 17,17).

    4) Tutte le cose nella nostra vita sono passeggere… Se sono buone approfittane, non rimarranno per sempre, se sono cattive, non preoccuparti non dureranno per sempre (Matteo 12,35).

    5) I vecchi amici sono come l’oro! I nuovi amici sono come diamanti! Se trovi un diamante non dimenticarti dell’oro, perché il diamante non regge se non è sostenuto dall’oro (Proverbi 18,24).

    6) Spesso quando perdiamo la speranza e crediamo che la nostra vita sia finita, Dio sorride dall’alto e ci dice: “Calmati è solo una curva, non la fine” (Romani 9,33).

    7) Quando Dio risolve i tuoi problemi, tu credi in lui. Quando Dio non risolve i tuoi problemi, lui crede nelle tue capacità (Proverbi 3,5-6).

    8) Una persona cieca chiede a Dio: “Cosa c’è di peggio che perdere la vista?” Dio risponde: “Perdere la fede” (Giacomo 2,26).

    9) Quando preghi per gli altri, Dio ascolta le tue richieste e le benedice, e quando sei in sicurezza e nella gioia, ricordati che qualcuno ha pregato per te (Giacomo 5,16b).

    10) Essere preoccupati non ti toglie la preoccupazione di domani, ma ti toglie la pace di oggi (Matteo 6,34).

  28. Dal «DISCORSO SU SANT’AGATA»
    di san Metodio Siculo, vescovo
    Donata a noi da Dio, sorgente stessa della bontà
    La commemorazione annuale di SANT’AGATA ci ha qui radunati perché rendessimo onore a una martire, che è sì antica, ma anche di oggi. Sembra infatti che anche oggi vinca il suo combattimento perché tutti i giorni viene come coronata e decorata di manifestazioni della grazia divina.
    SANT’AGATA è nata dal Verbo del Dio immortale e dall’unico suo Figlio, morto come uomo per noi. Dice infatti san Giovanni: «A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12).
    SANT’AGATA, la nostra santa, che ci ha invitati al religioso banchetto, è la sposa di Cristo. È la vergine che ha imporporato le sue labbra del sangue dell’Agnello e ha nutrito il suo spirito con la meditazione sulla morte del suo amante divino.
    La stola della santa porta i colori del sangue di Cristo, ma anche quelli della verginità. Quella di SANT’AGATA, così, diviene una testimonianza di una eloquenza inesauribile per tutte le generazioni seguenti.
    SANT’AGATA è veramente buona, perché essendo di Dio, si trova dalla parte del suo Sposo per renderci partecipi di quel bene, di cui il suo nome porta il valore e il significato: AGATA (CIOÈ BUONA) A NOI DATA IN DONO DALLA STESSA SORGENTE DELLA BONTÀ, DIO.
    Infatti cos’è più benefico del sommo bene? E chi potrebbe trovare qualcosa degno di esser maggiormente celebrato con lodi del bene? ORA AGATA SIGNIFICA «BUONA». La sua bontà corrisponde così bene al nome e alla realtà. Agata, che per le sue magnifiche gesta porta un glorioso nome e nello stesso nome ci fa vedere le gloriose gesta da lei compiute.
    AGATA, CI ATTRAE PERSINO CON IL PROPRIO NOME, perché tutti volentieri le vadano incontro ed è di insegnamento con il suo esempio, perché tutti, senza sosta, gareggino fra di loro per conseguire il vero bene, che è Dio solo.

  29. Sant’Ireneo, vescovo
    LE PRIMIZIE DELLA RISURREZIONE DEL CRISTO

    Il Verbo di Dio si è fatto uomo e il Figlio di Dio si è fatto figlio dell’uomo perché l’uomo, unito al Verbo e ricevendo l’adozione, diventi figlio di Dio.
    Non potevamo infatti in nessun altro modo ricevere l’incorruzione e l’immortalità se non con l’essere uniti all’incorruzione e all’immortalità. E COME POI AVREMMO POTUTO ESSERE UNITI ALL’INCORRUZIONE E ALL’IMMORTALITÀ SE PRIMA L’INCORRUZIONE E L’IMMORTALITÀ NON SI FOSSE FATTA QUELLO CHE SIAMO NOI, PERCHÉ CIÒ CHE ERA CORRUTTIBILE FOSSE ASSORBITO DALL’INCORRUZIONE, E CIÒ CHE ERA MORTALE DALL’IMMORTALITÀ, E NOI POTESSIMO RICEVERE L’ADOZIONE DI FIGLI?
    Il Figlio di Dio e nostro Signore è Verbo del Padre e Figlio dell’uomo, poiché FU GENERATO COME UOMO DA MARIA, CHE APPARTENEVA AL GENERE UMANO ED ERA LEI STESSA CREATURA UMANA. Perciò fu lo stesso Signore a darci un segno nelle profondità della terra e nelle altezze del cielo, un segno che l’uomo non aveva richiesto, perché egli non aveva mai sperato che una vergine potesse diventare madre, partorendo un figlio pur restando vergine. Mai si sarebbe potuto immaginare che questo figlio fosse «Dio con noi» (cfr. Is 7, 10-17) e DISCENDESSE NELLE PROFONDITÀ DELLA TERRA ALLA RICERCA DELLA PECORA CHE S’ERA SMARRITA, E CHE ERA POI SUA CREATURA. NESSUNO AVREBBE POTUTO PENSARE CHE RISALENDO IN CIELO PER OFFRIRE E RACCOMANDARE AL PADRE L’UOMO CHE ERA STATO RITROVATO, FACESSE DI SE STESSO LA PRIMIZIA DELLA RISURREZIONE DELL’UOMO. Infatti come il capo è risuscitato dai morti, così risorgerà anche il resto del corpo, cioè ogni uomo che si troverà a vivere dopo aver compiuto il tempo della condanna che gli era toccata per la disobbedienza.
    Il corpo riceve coesione e unità grazie ai vari legami che lo alimentano e lo attivano secondo la funzione e la posizione di ciascun membro. Nella casa di Dio ci sono molte dimore, perché vi sono anche molte membra nel corpo.
    GENEROSO FU DUNQUE DIO IL QUALE, VENENDO MENO L’UOMO, PREVIDE QUELLA VITTORIA CHE SAREBBE STATA OTTENUTA PER MEZZO DEL VERBO. INFATTI POICHÉ LA POTENZA TRIONFAVA NELLA DEBOLEZZA, IL VERBO MOSTRAVA LA BONTÀ E LA MAGNIFICA POTENZA DI DIO.

  30. DAI «DISCORSI» DI SAN SOFRONIO, VESCOVO

    ACCOGLIAMO LA LUCE VIVA ED ETERNA
    LA LUCE VENNE NEL MONDO (CFR. GV 1, 9) E, DISSIPATE LE TENEBRE CHE LO AVVOLGEVANO, LO ILLUMINÒ. CI VISITÒ COLUI CHE SORGE DALL’ALTO (CFR. LC 1, 78) E RIFULSE A QUANTI GIACEVANO NELLE TENEBRE. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. COSÌ INDICHEREMO CHE A NOI RIFULSE LA LUCE, E RAPPRESENTEREMO LO SPLENDORE DIVINO DI CUI SIAMO MESSAGGERI. PER QUESTO CORRIAMO TUTTI INCONTRO A DIO. Ecco il significato del mistero odierno.
    La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9) è venuta. TUTTI DUNQUE, O FRATELLI, SIAMONE ILLUMINATI, TUTTI BRILLIAMO. NESSUNO RESTI ESCLUSO DA QUESTO SPLENDORE, NESSUNO SI OSTINI A RIMANERE IMMERSO NEL BUIO. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. INNALZIAMO CANTI DI RINGRAZIAMENTO AL PADRE DELLA LUCE, CHE MANDÒ LA LUCE VERA, E DISSIPÒ OGNI TENEBRA, E RESE NOI TUTTI LUMINOSI. LA SALVEZZA DI DIO, INFATTI, PREPARATA DINANZI A TUTTI I POPOLI E MANIFESTATA A GLORIA DI NOI, NUOVO ISRAELE, GRAZIE A LUI, LA VEDEMMO ANCHE NOI e subito fummo liberati dall’antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.
    ANCHE NOI, ABBRACCIANDO CON LA FEDE IL CRISTO CHE VIENE DA BETLEMME, DIVENIMMO DA PAGANI POPOLO DI DIO. EGLI, INFATTI, È LA SALVEZZA DI DIO PADRE. VEDEMMO CON GLI OCCHI IL DIO FATTO CARNE. E PROPRIO PER AVER VISTO IL DIO PRESENTE FRA NOI ED AVERLO ACCOLTO CON LE BRACCIA DELLO SPIRITO, CI CHIAMIAMO NUOVO ISRAELE. NOI ONORIAMO QUESTA PRESENZA NELLE CELEBRAZIONI ANNIVERSARIE, NÉ SARÀ ORMAI POSSIBILE DIMENTICARCENE.

  31. Ermes Ronchi

    MARIA E GIUSEPPE PORTARONO IL BAMBINO A GERUSALEMME, PER PRESENTARLO AL SIGNORE. Una giovanissima coppia, col suo primo bambino, arriva portando la povera offerta dei poveri, due tortore, E IL PIÙ PREZIOSO DONO DEL MONDO: UN BAMBINO. SULLA SOGLIA, DUE ANZIANI IN ATTESA, SIMEONE E ANNA. CHE ATTENDEVANO, DICE LUCA, «PERCHÉ LE COSE PIÙ IMPORTANTI DEL MONDO NON VANNO CERCATE, VANNO ATTESE» (Simone Weil). Perché quando il discepolo è pronto, il maestro arriva. NON SONO I SACERDOTI AD ACCOGLIERE IL BAMBINO, MA DUE LAICI, CHE NON RICOPRONO NESSUN RUOLO UFFICIALE, MA SONO DUE INNAMORATI DI DIO, OCCHI VELATI DALLA VECCHIAIA MA ANCORA ACCESI DAL DESIDERIO. E LEI, ANNA, È LA TERZA PROFETESSA DEL NUOVO TESTAMENTO, DOPO ELISABETTA E MARIA. PERCHÉ GESÙ NON APPARTIENE ALL’ISTITUZIONE, NON È DEI SACERDOTI, MA DELL’UMANITÀ. È Dio che si incarna nelle creature, nella vita che finisce e in quella che fiorisce. «È nostro, di tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli assetati, ai sognatori, come Simeone; a quelli che sanno vedere oltre, come Anna; A QUELLI CAPACI DI INCANTARSI DAVANTI A UN NEONATO, PERCHÉ SENTONO DIO COME FUTURO E COME VITA» (M. Marcolini). Simeone pronuncia una profezia di parole immense su Maria, tre parole che attraversano i secoli e raggiungono ciascuno di noi: IL BAMBINO È QUI COME CADUTA E RISURREZIONE, COME SEGNO DI CONTRADDIZIONE PERCHÉ SIANO SVELATI I CUORI. CADUTA, È LA PRIMA PAROLA. «CRISTO, MIA DOLCE ROVINA» CANTA PADRE TUROLDO, CHE ROVINI NON L’UOMO MA LE SUE OMBRE, LA VITA INSUFFICIENTE, LA VITA MORENTE, IL MIO MONDO DI MASCHERE E DI BUGIE, CHE ROVINI LA VITA ILLUSA. SEGNO DI CONTRADDIZIONE, LA SECONDA. LUI CHE CONTRADDICE LE NOSTRE VIE CON LE SUE VIE, I NOSTRI PENSIERI CON I SUOI PENSIERI, LA FALSA IMMAGINE CHE NUTRIAMO DI DIO CON IL VOLTO INEDITO DI UN ABBÀ DALLE GRANDI BRACCIA E DAL CUORE DI LUCE, CONTRADDIZIONE DI TUTTO CIÒ CHE CONTRADDICE L’AMORE. EGLI È QUI PER LA RISURREZIONE, È LA TERZA PAROLA: PER LUI NESSUNO È DATO PER PERDUTO, NESSUNO FINITO PER SEMPRE, È POSSIBILE RICOMINCIARE ED ESSERE NUOVI. SARÀ UNA MANO CHE TI PRENDE PER MANO, CHE RIPETERÀ A OGNI ALBA CIÒ CHE HA DETTO ALLA FIGLIA DI GIAIRO: TALITÀ KUM, BAMBINA ALZATI! GIOVANE VITA, ALZATI, LEVATI, SORGI, RISPLENDI, RIPRENDI LA STRADA E LA LOTTA. TRE PAROLE CHE DANNO RESPIRO ALLA VITA. FESTA DELLA PRESENTAZIONE. IL BAMBINO GESÙ È PORTATO AL TEMPIO, DAVANTI A DIO, PERCHÉ NON È SEMPLICEMENTE IL FIGLIO DI GIUSEPPE E MARIA: «I FIGLI NON SONO NOSTRI» (KALIL GIBRAN), APPARTENGONO A DIO, AL MONDO, AL FUTURO, ALLA LORO VOCAZIONE E AI LORO SOGNI, SONO LA FRESCHEZZA DI UNA PROFEZIA “BIOLOGICA”. A NOI SPETTA SALVARE, COME SIMEONE ED ANNA, ALMENO LO STUPORE.‎

  32. Sant’Agostino

    BATTUTI DAL VENTO E DALLE ONDE
    Per grazia di Dio vi rivolgo la parola sul passo del santo Vangelo letto poco fa e in nome di lui vi esorto a far sì che NEI VOSTRI CUORI NON SI ASSOPISCA LA FEDE CON CUI RESISTERE ALLE TEMPESTE E AI MAROSI DI QUESTO MONDO. In effetti non è vero che Cristo nostro Signore avesse in suo potere la morte e non il sonno e che forse l’Onnipotente fu oppresso dal sonno contro la sua volontà mentre stava sulla barca. Se voi crederete questo, egli dorme nel vostro intimo; se invece Cristo è desto, è desta anche la vostra fede. L’Apostolo dice: « [Chiedo di] far abitare Cristo nei vostri cuori per mezzo della fede » (Ef 3,17). ANCHE IL SONNO DI CRISTO È DUNQUE UN SEGNO ESTERIORE D’UN SIMBOLO. SONO COME DEI NAVIGANTI LE ANIME CHE FANNO LA TRAVERSATA DI QUESTA VITA IN UNA IMBARCAZIONE. ANCHE QUELLA BARCA ERA LA FIGURA DELLA CHIESA. Poiché anche ogni persona è tempio di Dio e naviga nel proprio cuore e non fa naufragio se nutre buoni pensieri. SE HAI SENTITO UN INSULTO, È COME IL VENTO; SE SEI ADIRATO, ECCO LA TEMPESTA. SE QUINDI SOFFIA IL VENTO E SORGE LA TEMPESTA, CORRE PERICOLO LA NAVE, CORRE PERICOLO IL TUO CUORE ED È AGITATO. ALL’UDIRE L’INSULTO TU DESIDERI VENDICARTI: ED ECCO TI SEI VENDICATO E, GODENDO DEL MALE ALTRUI, HAI FATTO NAUFRAGIO. E PERCHÉ? PERCHÉ IN TE DORME CRISTO. CHE VUOL DIRE: “IN TE DORME CRISTO”? TI SEI DIMENTICATO DI CRISTO. RISVEGLIA DUNQUE CRISTO, RICORDATI DI CRISTO, SIA DESTO IN TE CRISTO: CONSIDERA LUI.

  33. CONCILIO VATICANO SECONDO
    IL MISTERO DELLA MORTE
    In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo. Non solo si affligge, l’uomo, al pensiero dell’avvicinarsi del dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi più ancora, PER IL TIMORE CHE TUTTO FINISCA PER SEMPRE. PERÒ L’ISTINTO DEL CUORE LO FA GIUDICARE RETTAMENTE, QUANDO ABORRISCE E RESPINGE L’IDEA DI UNA TOTALE ROVINA E DI UN ANNIENTAMENTO DEFINITIVO DELLA SUA PERSONA. IL GERME DELL’ETERNITÀ, CHE PORTA IN SÉ, IRRIDUCIBILE COM’È ALLA SOLA MATERIA, INSORGE CONTRO LA MORTE. TUTTI I TENTATIVI DELLA TECNICA, PER QUANTO UTILISSIMI, NON RIESCONO A CALMARE LE ANSIETÀ DELL’UOMO. IL PROLUNGAMENTO DELLA LONGEVITÀ BIOLOGICA NON PUÒ SODDISFARE QUEL DESIDERIO DI VITA ULTERIORE CHE STA DENTRO INVINCIBILE NEL SUO CUORE.
    Se qualsiasi immaginazione vien meno di fronte alla morte, la Chiesa, invece, istruita dalla rivelazione divina, afferma che L’UOMO È STATO CREATO DA DIO PER UN FINE DI FELICITÀ OLTRE I CONFINI DELLA MISERIA TERRENA. INOLTRE, COME INSEGNA LA FEDE CRISTIANA, LA MORTE CORPORALE, DALLA QUALE L’UOMO SAREBBE STATO ESENTATO SE NON AVESSE PECCATO, SARÀ VINTA, QUANDO L’UOMO SARÀ RESTITUITO ALLO STATO PERDUTO PER IL PECCATO DALL’ONNIPOTENZA E DALLA MISERICORDIA DEL SALVATORE. DIO INFATTI HA CHIAMATO E CHIAMA L’UOMO A STRINGERSI A LUI CON TUTTA INTERA LA SUA NATURA IN UNA COMUNIONE PERPETUA CON LA INCORRUTTIBILE VITA DIVINA. QUESTA VITTORIA L’HA CONQUISTATA IL CRISTO RISORGENDO ALLA VITA, DOPO AVER LIBERATO L’UOMO DALLA MORTE MEDIANTE LA SUA MORTE. La rivelazione, offrendosi con solidi argomenti a chiunque voglia riflettere, dà una risposta alle sue ansietà circa la sorte futura. Al tempo stesso dà la possibilità di comunicare in Cristo con i propri cari già strappati dalla morte. Nutre, infatti, la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso Dio.
    Il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni e di subire la morte. Ma associato al mistero pasquale e assimilato alla morte di Cristo, andrà incontro alla risurrezione, confortato dalla speranza. CIÒ NON VALE SOLAMENTE PER I CRISTIANI, MA ANCHE PER TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ, NEL CUI CUORE LAVORA INVISIBILMENTE LA GRAZIA. CRISTO, INFATTI, È MORTO PER TUTTI E LA VOCAZIONE ULTIMA DELL’UOMO È EFFETTIVAMENTE UNA SOLA, QUELLA DIVINA, PERCIÒ DOBBIAMO RITENERE CHE LO SPIRITO SANTO DIA A TUTTI LA POSSIBILITÀ DI VENIRE A CONTATTO, NEL MODO CHE DIO CONOSCE, COL MISTERO PASQUALE.
    TALE E COSÌ GRANDE È IL MISTERO DELL’UOMO CHE SI MANIFESTA AGLI OCCHI DEI CREDENTI ATTRAVERSO LA RIVELAZIONE CRISTIANA! PER CRISTO E IN CRISTO RICEVE LUCE QUELL’ENIGMA DEL DOLORE E DELLA MORTE, CHE SENZA IL SUO VANGELO SAREBBE INSOPPORTABILE. CRISTO È RISORTO, DISTRUGGENDO LA MORTE CON LA SUA MORTE, E CI HA DONATO LA VITA, PERCHÉ, FIGLI NEL FIGLIO, ESCLAMIAMO NELLO SPIRITO: ABBÀ, PADRE!

  34. PAPA FRANCESCO

    “I martiri non sono “santini”, ma uomini e donne in carne e ossa che
    «hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» .
    Essi sono i veri vincitori.

    Guardando ai martiri di ieri e di oggi, impariamo a vivere una vita piena, accogliendo il martirio della FEDELTA’ QUOTIDIANA AL VANGELO
    e della CONFORMAZIONE A CRISTO”.

  35. CARI AMICI, NELLA FESTA DI S. GIOVANNI BOSCO, CI FA BENE RILEGGERE QUALCHE SUO PENSIERO SULL’EDUCAZIONE DEI GIOVANI…
    1. QUANTE VOLTE, MIEI CARI FIGLIUOLI, NELLA MIA LUNGA CARRIERA HO DOVUTO PERSUADERMI DI QUESTA GRANDE VERITÀ! E’ CERTO PIÙ FACILE IRRITARSI CHE PAZIENTARE: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza e alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità.
    2. LA CARITÀ CHE VI RACCOMANDO È QUELLA CHE ADOPERAVA SAN PAOLO verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.
    3. DAL MOMENTO CHE SONO I NOSTRI FIGLI, ALLONTANIAMO OGNI COLLERA QUANDO DOBBIAMO REPRIMERE I LORO FALLI, O ALMENO MODERIAMOLA IN MANIERA CHE SEMBRI SOFFOCATA DEL TUTTO. NON AGITAZIONE DELL’ANIMO, NON DISPREZZO NEGLI OCCHI, NON INGIURIA SUL LABBRO; MA SENTIAMO LA COMPASSIONE PER IL MOMENTO, LA SPERANZA PER L’AVVENIRE, E ALLORA VOI SARETE I VERI PADRI E FARETE UNA VERA CORREZIONE.
    4. RICORDATEVI CHE L’EDUCAZIONE È COSA DEL CUORE, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
    STUDIAMOCI DI FARCI AMARE, DI INSINUARE IL SENTIMENTO DEL DOVERE, DEL SANTO TIMORE DI DIO, E VEDREMO CON MIRABILE FACILITÀ APRIRSI LE PORTE DI TANTI CUORI E UNIRSI A NOI PER CANTARE LE LODI E LE BENEDIZIONI DI COLUI, CHE VOLLE FARSI NOSTRO MODELLO, NOSTRA VIA, NOSTRO ESEMPIO IN TUTTO, MA PARTICOLARMENTE NELL’EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ.

  36. «IL SIGNORE È MIA LUCE E MIA SALVEZZA; DI CHI AVRÒ PAURA?» (Sal 26, 1). Giovanni di Napoli, vescovo
    «IL SIGNORE È MIA LUCE E MIA SALVEZZA, DI CHI AVRÒ PAURA?». Si dimostra grande questo servo che comprendeva come veniva illuminato, da chi veniva illuminato e chi veniva illuminato. Vedeva la luce: non questa che volge al tramonto, ma quella che occhio non vede. Le anime irradiate da questa luce non cadono nel peccato, non inciampano nei vizi.
    Il Signore diceva: «Camminate mentre avete la luce» (Gv 12, 35). Di quale luce parlava se non di se stesso? Egli infatti ha detto: «Io come luce sono venuto nel mondo» (Gv 12, 46), perché quelli che vedono non vedano e i ciechi ricevano la luce.
    Il Signore è dunque colui che ci illumina, il sole di giustizia che ha irradiato la Chiesa cattolica, sparsa in tutto il mondo. Il profeta vaticinava di lei con queste parole: «Il Signore è mia luce e mia salvezza; di chi avrò paura?».
    SE L’UOMO INTERIORE È ILLUMINATO, NON VACILLA, NON SMARRISCE LA SUA STRADA, NON SI PERDE DI CORAGGIO. CHI SCORGE DA LONTANO LA SUA PATRIA, SOPPORTA OGNI CONTRARIETÀ, NON SI RATTRISTA NELLE AVVERSITÀ DEL TEMPO PRESENTE; RIPRENDE INVECE CORAGGIO NEL SIGNORE, È UMILE DI CUORE, RESISTE ALLA PROVA E, NELLA SUA UMILTÀ, PORTA PAZIENZA. Questa luce vera, che illumina ogni uomo che viene a questo mondo (cfr. Gv 1, 9), si offre a quanti la temono, scende e si rivela in coloro che il Figlio vuole illuminare.
    Chi giaceva nelle tenebre e nell’ombra di morte, cioè nelle tenebre del male e nell’ombra del peccato, allo spuntare di questa luce ha orrore di sé, rientra in se stesso, si pente, si vergogna e dice: «IL SIGNORE È MIA LUCE E MIA SALVEZZA, DI CHI AVRÒ PAURA?». Grande salvezza, questa, fratelli miei. SALVEZZA CHE NON TEME CEDIMENTI, CHE NON HA PAURA DI FATICHE, CHE AFFRONTA VOLENTIERI LA SOFFERENZA. Tutti perciò dobbiamo esclamare in coro e con entusiasmo, non solo con la lingua, ma anche col cuore: «il signore è mia luce e mia salvezza; di chi avrò paura?». È lui che illumina, è lui che salva. Di chi avrò paura? Vengano pure le tenebre delle tentazioni; il Signore è mia luce. Possono venire, ma non potranno sopraffarmi; possono assalire il mio cuore, ma non vincerlo. Vengano pure le cieche cupidigie. Il Signore è mia luce. Egli dunque è la nostra fortezza. EGLI SI DONA A NOI E NOI CI DIAMO A LUI. AFFRETTATEVI DAL MEDICO FINCHÉ SIETE IN TEMPO, PERCHÉ NON SUCCEDA CHE NON POSSIATE PIÙ QUANDO LO VORRESTE.

  37. PREGHIERA

    Concedimi di parlare senza IPOCRISIA-
    di temere senza DISPERAZIONE-
    di sperare senza PRESUNZIONE-
    di essere puro senza MACCHIA-
    di correggere senza COLLERA-
    di soffrire senza LAMENTO.
    O GESU’ BONTA’ SUPREMA,
    ti domando un cuore fedele e generoso,
    che non vacilli nè si abbatta mai,
    un cuore indomito, sempre pronto a lottare
    in ogni tempesta, un cuore LIBERO, un cuore RETTO
    che non si trovi mai nelle vie TORTUOSE.
    ( S. T. d’AQUINO)

  38. SAN BERNARDO, ABATE

    DOVE HA ABBONDATO IL DELITTO, HA ABBONDATO ANCOR PIÙ LA GRAZIA
    DOVE TROVANO SICUREZZA E RIPOSO I DEBOLI SE NON NELLE FERITE DEL SALVATORE? IO VI ABITO TANTO PIÙ SICURO, QUANTO PIÙ EGLI È POTENTE NEL SALVARMI. IL MONDO FREME, IL CORPO PREME, IL DIAVOLO MI TENDE INSIDIE, MA IO NON CADO PERCHÉ SONO FONDATO SU SALDA ROCCIA. Ho commesso un grave peccato; la coscienza si turberà, ma non ne sarà scossa perché mi ricorderò delle ferite del Signore. Infatti «è stato trafitto per i nostri delitti» (Is 53, 5). Che cosa vi è di tanto mortale che non possa essere disciolto dalla morte di Cristo? Se adunque mi verrà alla memoria un rimedio tanto potente ed efficace, non posso più essere turbato da nessuna malattia per quanto maligna.
    E perciò è evidente che ha sbagliato colui che disse: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono» (Gn 4, 13). Il fatto è che non era membro di Cristo, né gli importava nulla dei meriti di Cristo. Così non se li attribuiva come propri e non diceva suo quello che era realmente suo come doveva fare, essendo il membro tutta cosa del capo.
    IO INVECE, QUANTO MI MANCA, ME LO APPROPRIO CON FIDUCIA DAL CUORE DEL SIGNORE, PERCHÉ È PIENO DI MISERICORDIA, NÉ MANCANO LE VIE ATTRAVERSO LE QUALI EMANA LE GRAZIE.
    HANNO TRAPASSATO LE SUE MANI E I SUOI PIEDI, E SQUARCIATO IL PETTO CON LA LANCIA; E ATTRAVERSO QUESTE FERITE IO POSSO «SUCCHIARE MIELE DALLA RUPE E OLIO DAI CIOTTOLI DELLA ROCCIA» (Dt 32, 13), cioè gustare e sperimentare quanto è buono il Signore (cfr. Sal 33, 9).
    Egli nutriva pensieri di pace ed io non lo sapevo. «Infatti chi conobbe il pensiero del Signore? O chi fu il suo consigliere?» (cfr. Rm 11, 34). Ora il chiodo che è penetrato, è diventato per me una chiave che apre, onde io possa gustare la dolcezza del Signore. Cosa vedo attraverso la ferita? il chiodo ha una sua voce, la ferita grida che Dio è davvero presente in Cristo e riconcilia a sé il mondo. La spada ha trapassato la sua anima e il suo cuore si è fatto vicino (cfr. Sal 114, 18; 54, 22), per cui sa ormai essere compassionevole di fronte alle mie debolezze.
    Attraverso le ferite del corpo si manifesta l’arcana carità del suo cuore, si fa palese il grande mistero dell’amore, si mostrano le viscere di misericordia del nostro Dio, per cui ci visiterà un sole che sorge dall’alto (cfr.Lc 1, 78).
    E perché le viscere non dovrebbero rivelarsi attraverso le ferite? Infatti in qual altro modo se non attraverso le tue ferite sarebbe brillato più chiaramente che tu, o Signore, sei soave e mite e di infinita misericordia? Nessuno infatti dimostra maggior amore che quando dà la sua vita per chi è condannato a morte.
    MIO MERITO PERCIÒ È LA MISERICORDIA DI DIO. NON SONO CERTAMENTE POVERO DI MERITI FINCHÉ LUI SARÀ RICCO DI MISERICORDIA. CHE SE LE MISERICORDIE DEL SIGNORE SONO MOLTE, IO PURE ABBONDERÒ NEI MERITI.
    MA CHE DIRE SE LA COSCIENZA MI RIMORDE PER I MOLTI PECCATI? «DOVE È ABBONDATO IL PECCATO, HA SOVRABBONDATO LA GRAZIA» (RM 5, 20). E SE LA MISERICORDIA DI DIO È ETERNA, IO PURE CANTERÒ PER L’ETERNITÀ LE MISERICORDIE DEL SIGNORE (CFR. SAL 88, 2). E CHE NE È DELLA MIA GIUSTIZIA? O SIGNORE, MI RAMMENTERÒ SOLTANTO DELLA TUA GIUSTIZIA (CFR. SAL 10, 16). INFATTI ESSA È ANCHE MIA, PERCHÉ TU SEI DIVENTATO PER ME GIUSTIZIA DA PARTE DI DIO.

  39. Evagrio Pontico monaco nel deserto d’Egitto
    SI COMPIA IN ME LA TUA VOLONTÀ!
    NON PREGARE PERCHÉ SI COMPIANO LE TUE VOLONTÀ, PERCHÉ ESSE NON CORRISPONDONO NECESSARIAMENTE ALLA VOLONTÀ DI DIO. PIUTTOSTO, SEGUI L’INSEGNAMENTO RICEVUTO E PREGA DICENDO: SI COMPIA IN ME LA TUA VOLONTÀ (cfr Mt 6,10); e così in ogni cosa chiedigli che si faccia la sua volontà poiché lui vuole il bene e ciò che è utile alla tua anima, mentre tu non cerchi necessariamente quello. SPESSO HO CHIESTO NELLE MIE PREGHIERE CHE SI COMPISSE CIÒ CHE CREDEVO BUONO PER ME, E MI OSTINAVO NELLA RICHIESTA, VIOLENTANDO SCIOCCAMENTE LA VOLONTÀ DI DIO, SENZA RIMETTERMI A LUI AFFINCHÉ ORDINASSE LUI STESSO QUANTO SAPEVA ESSERMI UTILE; EPPURE, RICEVUTA LA COSA POI FU GRANDE LA DELUSIONE DI NON AVER CHIESTO PIUTTOSTO CHE SI COMPISSE LA VOLONTÀ DI DIO, d’aver preferito il compimento del mio volere, infatti la cosa non fu come l’avevo prevista. Cosa c’è di buono, se non Dio? Perciò affidiamo a lui tutto quanto ci riguarda e ci troveremo bene. POICHÉ CHI È BUONO, È ANCHE NECESSARIAMENTE PRODIGO DI ECCELLENTI DONI. NON AFFLIGGERTI SE NON RICEVI SUBITO DA DIO QUANTO CHIEDI; È CHE VUOL FARTI ANCOR PIÙ BENE CON LA TUA PERSEVERANZA A RESTARE CON LUI NELLA PREGHIERA. COSA C’È INFATTI DI PIÙ GRANDE CHE CONVERSARE CON DIO ED ESSERE PRESI NELLA SUA INTIMITÀ? (…) NON CERCARE CHE CIÒ CHE TI RIGUARDA ACCADA SECONDO LE TUE IDEE, MA SECONDO IL BENEPLACITO DI DIO; ALLORA SARAI IN PACE E PIENO DI RICONOSCENZA NELLA PREGHIERA.

  40. San Tommaso d’Aquino, sacerdote
    NESSUN ESEMPIO DI VIRTÙ È ASSENTE DALLA CROCE

    FU NECESSARIO CHE IL FIGLIO DI DIO SOFFRISSE PER NOI? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: COME RIMEDIO CONTRO IL PECCATO E COME ESEMPIO NELL’AGIRE. Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati.
    MA NON MINORE È L’UTILITÀ CHE CI VIENE DAL SUO ESEMPIO. LA PASSIONE DI CRISTO INFATTI È SUFFICIENTE PER ORIENTARE TUTTA LA NOSTRA VITA.
    Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. NESSUN ESEMPIO DI VIRTÙ INFATTI È ASSENTE DALLA CROCE. SE CERCHI UN ESEMPIO DI CARITÀ, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui. SE CERCHI UN ESEMPIO DI PAZIENZA, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano.
    Ora Cristo ci ha dato sulla croce l’esempio dell’una e dell’altra cosa. Infatti «QUANDO SOFFRIVA NON MINACCIAVA» (1 PT 2,23) E COME UN AGNELLO FU CONDOTTO ALLA MORTE E NON APRÌ LA SUA BOCCA (cfr. At 8,32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia» (Eb 12,2).
    SE CERCHI UN ESEMPIO DI UMILTÀ, GUARDA IL CROCIFISSO: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.
    SE CERCHI UN ESEMPIO DI OBBEDIENZA, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: «Come per la disobbedienza di uno solo, cioè di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5,19).
    SE CERCHI UN ESEMPIO DI DISPREZZO DELLE COSE TERRENE, segui colui che è il re dei re ed il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2,3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
    NON LEGARE DUNQUE IL TUO CUORE ALLE VESTI ED ALLE RICCHEZZE, PERCHÉ «SI SON DIVISE TRA LORO LE MIE VESTI» (GV 19,24); NON AGLI ONORI, PERCHÉ HO PROVATO GLI OLTRAGGI E LE BATTITURE (CFR. IS 53,4); NON ALLE DIGNITÀ, PERCHÉ INTRECCIATA UNA CORONA DI SPINE, LA MISERO SUL MIO CAPO (CFR. MC 15,17) NON AI PIACERI, PERCHÉ «QUANDO AVEVO SETE, MI HAN DATO DA BERE ACETO» (SAL 68,22).

  41. LILIANA SEGRE

    “Non mandate i figli in “gita” ai CAMPI DI STERMINIO.
    Lì si va in pellegrinaggio.
    Sono posti da visitare con gli OCCHI BASSI,
    meglio IN INVERNO CON VESTITI LEGGERI,
    SENZA MANGIARE IL GIORNO PRIMA,
    AVENDO FAME PER QUALCHE ORA.

    I campi di concentramento si devono visitare con CONSAPEVOLEZZA,
    PROVANDO ANCHE FAME E FREDDO.
    Grazie a chi è sensibile nel trasmettere la memoria.
    Sono pessimista: temo che man mano che noi testimoni saremo morti tutti
    la Shoah diventerà una “riga” in un libro di storia e poi …nemmeno quella!”

  42. “SIGNORE, RICORDATI …
    NON SOLO DEGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ
    MA ANCHE DI QUELLI DI CATTIVA VOLONTÀ.
    NON RICORDARTI DI TUTTE LE SOFFERENZE CHE CI HANNO INFLITTO. RICORDATI INVECE DEI FRUTTI CHE ABBIAMO PORTATO GRAZIE AL NOSTRO SOFFRIRE:
    LA NOSTRA FRATERNITÀ, IL CORAGGIO, LA GENEROSITÀ
    E LA GRANDEZZA DI CUORE CHE SONO FIORITI
    DA TUTTO CIÒ CHE ABBIAMO PATITO.
    E QUANDO QUESTI UOMINI GIUNGERANNO AL GIUDIZIO FA CHE TUTTI QUESTI FRUTTI CHE ABBIAMO FATTO NASCERE SIANO IL LORO PERDONO!”
    CI SONO TANTE PRIGIONIE E “CAMPI DI STERMINIO” ANCHE OGGI. SIGNORE, LIBERA IL MIO CUORE DALL’ODIO, DALLA SETE DI VENDETTA.
    RADICA IN ME LA BONTÀ AFFINCHÉ
    NON RIPAGHI MAI NESSUNO CON
    LA STESSA MONETA DEL MALE INFLITTOMI,
    INOCULAMI LA CAPACITÀ E LA NOBILTÀ
    DEL PERDONO SINCERO VERSO TUTTI COLORO
    CHE MI HANNO TRAFITTO L’ANIMA.
    CONSERVA IN ME LA SOAVITA’ DELLA BONTA’,
    BIANCA E PURA.
    ——————————————————————————————————————————————————————-

    Se questo è un uomo… Primo Levi
    Voi che vivete sicuri
    nelle vostre tiepide case,
    voi che trovate tornando a sera
    il cibo caldo e visi amici:
    considerate se questo è un uomo
    che lavora nel fango che non conosce pace
    che lotta per un pezzo di pane
    che muore per un sì o per un no.
    Considerate se questa è una donna,
    senza capelli e senza nome
    senza più forza di ricordare
    vuoti gli occhi e freddo il grembo
    come una rana d’inverno.
    Meditate che questo è stato:
    scolpitele nel vostro cuore
    stando in casa andando per via,
    coricandovi alzandovi;
    ripetetele ai vostri figli.
    O vi si sfaccia la casa,
    la malattia vi impedisca,
    i vostri nati torcano il viso da voi.

    Elisa Springer

    * “IO, ELISA SPRINGER, HO VISTO DIO. Ho visto Dio, percosso e flagellato, sommerso dal fango, inginocchiato a scavare dei solchi profondi sulla terra, con le mani rivolte verso il cielo, che sorreggevano i pesanti mattoni dell’indifferenza. Ho visto Dio dare all’uomo forza, per la sua disperazione, coraggio alle sue paure, pietà alle sue miserie, dignità al suo dolore. POI LO AVEVO SMARRITO, avvolto dal buio dell’odio dell’indifferenza, dalla solitudine dell’uomo e dagli incubi della notte che scendeva su Auschwitz. LO AVEVO SMARRITO… insieme al mio nome, diventato numero sulla carne bruciata, inciso nel cuore con l’inchiostro del male, e scolpito nella mente, dal peso delle mie lacrime…LO AVEVO SMARRITO.. nella mia disperazione che cercava un pezzo di pane, coperta dagli insulti, le umiliazioni, resa invisibile dall’indifferenza, mentre mi aggiravo fra schiene ricurve e vite di morti senza memoria. HO RITROVATO DIO… mentre spingeva le mie paure al di là dei confini del male e mi restituiva alla vita, con una nuova speranza: io ero viva in quel mondo di morti. Dio era lì, che raccoglieva le mie miserie e sollevava il velo della mia oscurità. Era lì, immenso e sconfitto, davanti alle mie lacrime.”
    * “Ho TACIUTO e SOFFOCATO il mio VERO “io”, le mie paure, per timore di non essere capita o, peggio ancora, creduta. Ho soffocato i miei ricordi, vivendo nel SILENZIO di una vita che non era la mia”. “Non è colpa né merito nascere di religione ebraica, cattolica o protestante; nascere di razza bianca o nera. SIAMO TUTTI FIGLI DI DIO, di UN UNICO DIO.” “Lo strazio più grande, in questi cinquant’anni e stato quello di dover subire l’indifferenza e la vigliaccheria di coloro che, ancora adesso, negano l’evidenza dello sterminio. Come tanti altri sopravvissuti mi ero imposta di non parlare, di soffocare le mie lacrime nello spazio più profondo e nascosto della mia anima, per essere io sola, testimone del mio silenzio; così e stato fino a oggi!
    Anna Frank
    * È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.
    * LA VERITÀ È TANTO PIÙ DIFFICILE DA SENTIRE QUANTO PIÙ A LUNGO LA SI È TACIUTA.
    * I bambini qui vanno in giro con bluse leggere e zoccoli ai piedi, senza mantello, senza berretto, senza calze, e nessuno che li aiuti. Non hanno niente in pancia e masticano carote, lasciano la casa fredda per scendere nella strada fredda e andare a scuola in una classe ancor più fredda. Si è arrivati al punto, in Olanda, che moltissimi bambini fermano i passanti in strada per chiedere un pezzo di pane.
    Potrei passar delle ore a raccontarti le miserie portate dalla guerra, ma ciò mi rende ancor più triste. Non ci resta altro che aspettare tranquillamente, fin che si può, la fine di questa miseria. ASPETTANO GLI EBREI E ASPETTANO I CRISTIANI, TUTTO IL MONDO ASPETTA, E MOLTI ASPETTANO LA MORTE.

  43. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
    CRISTO È SEMPRE PRESENTE NELLA SUA CHIESA

    CRISTO È SEMPRE PRESENTE NELLA SUA CHIESA, E SOPRATTUTTO NELLE AZIONI LITURGICHE. È PRESENTE NEL SACRIFICIO DELLA MESSA TANTO NELLA PERSONA DEL MINISTRO, «EGLI CHE, OFFERTOSI UNA VOLTA SULLA CROCE, OFFRE ANCORA SE STESSO PER IL MINISTERO DEI SACERDOTI», TANTO, E IN SOMMO GRADO, SOTTO LE SPECIE EUCARISTICHE. È PRESENTE CON LA SUA VIRTÙ NEI SACRAMENTI, DI MODO CHE QUANDO UNO BATTEZZA È CRISTO CHE BATTEZZA. È PRESENTE NELLA SUA PAROLA, GIACCHÉ È LUI CHE PARLA QUANDO NELLA CHIESA SI LEGGE LA SACRA SCRITTURA. È PRESENTE INFINE QUANDO LA CHIESA PREGA E CANTA I SALMI, LUI CHE HA PROMESSO: «DOVE SONO DUE O TRE RIUNITI NEL MIO NOME, LÀ SONO IO, IN MEZZO A LORO» (Mt 18, 20).
    In quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale lo prega come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’Eterno Padre.
    Giustamente perciò la Liturgia è ritenuta come l’esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo; in essa, per mezzo di segni sensibili, viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione dell’uomo, e viene esercitato dal Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico e integrale.
    PERCIÒ OGNI CELEBRAZIONE LITURGICA, IN QUANTO OPERA DI CRISTO SACERDOTE E DEL SUO CORPO, CHE È LA CHIESA, È AZIONE SACRA PER ECCELLENZA, E NESSUN’ALTRA AZIONE DELLA CHIESA, ALLO STESSO TITOLO E ALLO STESSO GRADO, NE UGUAGLIA L’EFFICACIA.
    NELLA LITURGIA TERRENA NOI PARTECIPIAMO, PREGUSTANDOLA, A QUELLA CELESTE, CHE VIENE CELEBRATA NELLA SANTA CITTÀ DI GERUSALEMME, VERSO LA QUALE TENDIAMO COME PELLEGRINI E DOVE IL CRISTO SIEDE ALLA DESTRA DI DIO QUALE MINISTRO DEL SANTUARIO E DEL VERO TABERNACOLO. INSIEME CON LA MOLTITUDINE DEI CORI CELESTI CANTIAMO AL SIGNORE L’INNO DI GLORIA; RICORDANDO CON VENERAZIONE I SANTI, SPERIAMO DI CONDIVIDERE IN QUALCHE MISURA LA LORO CONDIZIONE E ASPETTIAMO, QUALE SALVATORE, IL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO, FINO A QUANDO EGLI APPARIRÀ, NOSTRA VITA, E NOI APPARIREMO CON LUI NELLA GLORIA.
    Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente «giorno del Signore» o «domenica». IN QUESTO GIORNO INFATTI I FEDELI DEVONO RIUNIRSI IN ASSEMBLEA PER ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO E PARTECIPARE ALL’EUCARISTIA, E COSÌ FAR MEMORIA DELLA PASSIONE, DELLA RISURREZIONE E DELLA GLORIA DEL SIGNORE GESÙ E RENDERE GRAZIE A DIO CHE LI «HA RIGENERATI NELLA SPERANZA VIVA DELLA RISURREZIONE DI GESÙ CRISTO DAI MORTI» (1 PT 1, 3). LA DOMENICA È DUNQUE LA FESTA PRIMORDIALE CHE DEV’ESSERE PROPOSTA E INCULCATA ALLA PIETÀ DEI FEDELI, IN MODO CHE RISULTI ANCHE GIORNO DI GIOIA E DI RIPOSO DAL LAVORO.

  44. CARI AMICI, essendo stato tante volte in POLONIA potete capire quanto mi sia rimasto negli occhi e nel cuore l’ORRORE DI AUSCHWITZ… PER CUI OGNI ANNO ASPETTO CON ANSIA E TREMORE LA GIORNATA DELLA MEMORIA. ECCO QUALCHE PENSIERO E TESTIMONIANZA CHE PUO’ FARCI RIFLETTERE TANTO…

    UN FIORE CRESCIUTO
    SUL MARCIUME DI AUSCHWITZ…

    ETTY HILLESUM

     CENNI BIOGRAFICI
    Nata nel 1914 in Olanda da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum muore ad Auschwitz nel novembre del 1943. Ragazza brillante, intensa, con la passione della letteratura e della filosofia; quando intraprende lo studio della psicologia, divampa la seconda guerra mondiale e con essa la persecuzione del popolo ebraico. Durante gli ultimi due anni della sua vita, scrive un diario personale: undici quaderni…. Sotto l’aspetto vivace e spontaneo, ETTY È INFELICE: IN PREDA A MALESSERI FISICI, SCOPRE CHE QUESTI SONO IN RELAZIONE CON TENSIONI DI ORDINE SPIRITUALE. Forse anche a seguito di carenze educative e vuoti affettivi dovuti al burrascoso matrimonio dei suoi genitori… in quel periodo Etty Vive RELAZIONI SENTIMENTALI che la lasciano “LACERATA INTERIORMENTE E MORTALMENTE INFELICE”. Dopo tanti errori, finalmente l’incontro decisivo Con Uno Psicologo Ebreo, SPIER, molti anni più anziano di lei, che la guida in un percorso di realizzazione umana e spirituale. L’aiuta a conoscere e ad AMARE LA BIBBIA, LE INSEGNA A PREGARE, LE FA CONOSCERE S. AGOSTINO: Sarà Per Etty Un MEDIATORE FRA LEI E DIO.
    Nel 1942 … si avvia al campo di sterminio con gli altri ebrei prigionieri: I sopravvissuti del campo hanno confermato che Etty fu fino all’ultimo UNA PERSONA “LUMINOSA”. Al momento della sua partenza definitiva per il campo di sterminio Etty, chiede ad un’amica olandese di nascondere i suoi quaderni e di farli avere ad uno scrittore di sua conoscenza, a guerra finita.
    Nel 1981 vengono pubblicati finalmente permettendo così ai lettori di tutto il mondo di conoscere la ricchezza di un’esperienza interiore che, anche di fronte alla sofferenza estrema, SA LODARE LA VITA E VIVERLA CON PIENEZZA DI SENSO.
    PAGINE DAL DIARIO 1941-1943
    1. IO NON CHIAMO IN CAUSA LA TUA RESPONSABILITÀ…
    Esistono persone che si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento, invece di salvare te, mio Dio. Mio Dio è un periodo troppo duro per persone fragili come me. Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M’innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offre riparo, mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più “raccolta”, concentrata e forte.. Dappertutto c’erano cartelli che ci vietavano le strada per la campagna: Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci nulla, non possono veramente farci niente. Possono renderci la vita un po’ spiacevole, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori col nostro atteggiamento sbagliato: Dobbiamo pregare di tutto cuore che succeda qualcosa di buono. Infatti, SE IL NOSTRO ODIO CI FA DEGENERARE IN BESTIE COME LORO, non servirà a nulla. L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi è UN PICCOLO PEZZO DI TE in noi stessi, MIO DIO. Io non chiamo in causa la tua responsabilità …tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.
    2. MI HAI RESA COSÌ RICCA, MIO DIO, …. La mia vita è diventata un colloquio ininterrotto con te, Mio Dio, un unico grande colloquio. A volte, quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti al cielo, le lacrime mi scorrono sulla faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche di sera, quando sono coricata nel mio letto e riposo in te…lacrime di riconoscenza mi scorrono sulla faccia e questa è la mia preghiera…

    3. IERI, PER UN MOMENTO, HO PENSATO che non avrei potuto continuare a vivere. La vita e il dolore avevano perso il loro significato, avevo la sensazione di “SFASCIARMI” SOTTO UN PESO ENORME, ma anche questa volta ho combattuto una battaglia che poi all’improvviso mi ha permesso di andare avanti con maggiore forza. Ho provato a guardare in faccia il “dolore dell’umanità”.
    4. IL MARCIUME CHE C’È NEGLI ALTRI C’È ANCHE IN NOI; non vedo nessun’altra soluzione, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. E’ l’unica soluzione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove.
    5. A Ogni Nuovo Crimine dovremo opporre un nuovo pezzettino di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere. E se sopravvivremo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile ma non è grave: Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo; se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è chiedere troppo. E’ l’unica soluzione possibile. E’ quel pezzettino d’eternità che ci portiamo dentro. Sono una persona felice e lodo questa vita, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra.

    “ADAMO, DOVE SEI?” DOVE SEI, UOMO? DOVE SEI FINITO?
    In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio: “Adamo, dove sei?”. In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio. Il Padre conosceva il rischio della libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi… ma forse nemmeno il Padre poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso! Quel grido: “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo…UOMO, CHI SEI? NON TI RICONOSCO PIÙ. CHI SEI, UOMO? CHI SEI DIVENTATO? DI QUALE ORRORE SEI STATO CAPACE? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso? Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani. Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona (cfr Gen 2,7). No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”. Dal suolo si leva un gemito sommesso: PIETÀ DI NOI, SIGNORE! A te, Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la vergogna (cfr Bar 1,15). Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo (cfr Bar 2,2). Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. SALVACI DA QUESTA MOSTRUOSITÀ. Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre (cfr Bar 3,1-2). Ricordati di noi nella tua misericordia. DACCI LA GRAZIA DI VERGOGNARCI DI CIÒ CHE, COME UOMINI, SIAMO STATI CAPACI DI FARE, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita. MAI PIÙ, SIGNORE, MAI PIÙ! “Adamo, dove sei?”. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, è stato capace di fare. RICORDATI DI NOI NELLA TUA MISERICORDIA.

  45. TAGORE

    “Credevo che il mio viaggio
    fosse giunto alla fine mancandomi oramai le forze.
    Credevo che la strada davanti a me
    fosse chiusa e le provviste esaurite.
    Credevo che fosse giunto il tempo di trovare riposo
    in una oscurità pregna di silenzio.

    Scopro invece che i TUOI PROGETTI
    per me NON SONO FINITI
    e quando le parole ormai vecchie muoiono sulle mie labbra
    NUOVE MELODIE NASCONO NEL CUORE;
    e dove ho perduto le tracce dei vecchi sentieri
    UN NUOVO PAESE MI SI APRE
    con tutte le sue meraviglie.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *