LIBERA RIELABORAZIONE DI GENESI 25,19 – 33,20
- Non sono mai stato un carattere facile. Lo ammetto. Ho cominciato a bisticciare con mio fratello fin dal seno di nostra madre.
- Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo. Uscì il primo, rossiccio e fu chiamato Esaù. Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe.
- Eravamo molto diversi. Sotto tutti gli aspetti: I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende. Mi accorsi ben presto che nostro padre voleva più bene a mio fratello. In compenso la mamma aveva un debole per me.
- Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe.Fu grazie alla complicità di mia madre che riuscii a carpire a nostro padre Isacco, la benedizione riservata a mio fratello, il primogenito.
- Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse.
- Dopo uno sgarbo del genere, mi aspettavo la reazione: Esaù perseguitò Giacobbe per la benedizione che suo padre gli aveva dato. Fu sempre mia madre a consigliarmi di fuggire di casa: “ figlio mio, fuggi a Carran da mio fratello Labano finché si sarà placata contro di te la collera di tuo fratello” L’esperienza della fuga e della paura mi fece riflettere. In fondo Esaù aveva ragione. L’avevo fatta grossa. E anche mia madre, non si era comportata bene. Avrebbe dovuto essere meno di parte. Non si favorisce così l’armonia tra i figli. Con questi pensieri, mi preparai un rudimentale giaciglio per passare la notte… prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Feci anche un sogno strano: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.
- Il Signore stesso mi diede la spiegazione: “ La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. “ Rinnovava così la promessa fatta ai miei padri. Pensavo: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo. Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo”. Alla mattina presto, mi alzai per proseguire il viaggio verso oriente. Mi imbattei in alcuni pastori che abbeveravano i loro greggi. Stavo ancora parlando con loro quando… arrivò Rachele con il bestiame del padre, perché era una pastorella. Ne restai folgorato a prima vista. Cercai di farglielo capire, rendendomi utile: Giacobbe, fattosi avanti, rotolò la pietra dalla bocca del pozzo e fece bere le pecore. Parlando mi accorsi dei nostri legami di parentela. Giacobbe rivelò a Rachele che egli era parente del padre di lei, perché figlio di Rebecca.
- Arrivati in casa, raccontai a Labano le mie vicende. Esclamò: “Davvero tu sei mio osso e mia carne!”. Si dichiarò disposto a tenermi con sé. Mi chiese quale salario pretendevo “Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore”. Gli anni passarono quasi senza accorgermene. gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei. Ma quando alla fine dei 7 anni, mio zio, invece di Rachele mi diede in sposa la sorella maggiore, Lia, mi ribellai apertamente: “Che mi hai fatto? Perché mi hai ingannato?”. Un vero imbroglio. Stavo per vendicarmi da par mio. Poi pensai al mio comportamento altrettanto disonesto con mio fratello. Dio mi stava educando: non fare a nessuno quello che non piace a te. Accettai di lavorare altri sette anni pur di avere in sposa Rachele. Essa concepì e partorì un figlio. E lo chiamò Giuseppe. Ero felice. Potevo ormai tornare al mio paese. Dio mi aveva benedetto in tutti i modi. Abbondanza di greggi e armenti. E soprattutto una bella famiglia… Capivo però che non ci sarebbe stato futuro per me, senza aver fatto pace con mio fratello. Avevo sbagliato. Era giusto che facessi il primo passo. Inviai messaggeri per saggiare il terreno. Mi riferirono: “Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini”. Per la prima volta nella mia vita sperimentavo la paura. Ero anch’io un povero uomo. Fragile e bisognoso di conforto, come tutti. Mi rivolsi a Dio nella preghiera. Per ringraziarlo: “ Signore, io sono indegno di tutta la benevolenza che hai usato verso il tuo servo” E per chiedergli aiuto con umile sincerità. “ Salvami dalla mano del mio fratello Esaù, perché io ho paura di lui: egli non arrivi e colpisca me e tutti, madre e bambini! “La preghiera mi diede pace e luce sul da fare. Giacobbe prese, duecento capre e venti capri, duecento pecore e venti montoni, quaranta giovenche e dieci torelli, venti asine e dieci asinelli.
- Pensavo tra me: “Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza”. Mi faceva bene pregare, quella notte. E il Signore mi si fece vicino. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Ma quando stavo per cedere alla superiorità fisica del mio avversario, avvertii la indicibile tenerezza di un abbraccio Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!” E qui lo benedisse.
- Un nuovo giorno sorgeva all’orizzonte. Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all’anca. Zoppicante ma sereno, potevo guardare al futuro da costruire non all’insegna della prepotenza ma dell’umiltà. Ero pronto per affrontare mio fratello. Vedendolo arrivare, ordinai i miei figli dietro di me. Era giusto che mi umiliassi per primo. Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello. Quel Dio che aveva educato me con le sofferte vicende della vita, aveva toccato anche il cuore di mio fratello. Al di là ogni mia speranza:Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. Non lo avrei mai creduto. Rimanemmo abbracciati a lungo. Confondendo le nostre lacrime di gioia. . “Chi sono questi con te?” Mi chiese, guardando i miei bambini. “Sono i figli di cui Dio ha favorito il tuo servo”. Risposi con fierezza di padre e mentre mettevo mano ai doni. Sulle prime si mostrò piuttosto restio: “Ne ho abbastanza del mio, fratello, resti per te quello che è tuo!”. Mi permisi di insistere:“Accetta il mio dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!”. Così egli insistette e quegli accettò.
“E’ risaputo che tra me e Dio ci sono moltissimi dissensi. Tu sei il mio rivale, eppure ho paura di continuare a combattere con te, perché combattendoti con questa forza, temo alla fine di ABBRACCIARTI” (Majakowski)
GENEROSITÀ DI ABRAMO e Separazione di Lot
Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro. 3 Poi di accampamento in accampamento egli dal Negheb si portò fino a Betel, fino al luogo dove era stata gia prima la sua tenda, tra Betel e Ai, 4 al luogo dell’altare, che aveva là costruito prima: lì Abram invocò il nome del Signore. 5 Ma anche Lot, che andava con Abram, aveva greggi e armenti e tende. Il territorio non consentiva che abitassero insieme, perché avevano beni troppo grandi e non potevano abitare insieme. Per questo sorse una lite tra i mandriani di Abram e i mandriani di Lot… Abram disse a Lot: “Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. Non sta forse davanti a te tutto il paese? Sepàrati da me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra”. Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte era come il giardino del Signore, come il paese d’Egitto, fino ai pressi di Zoar. Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e trasportò le tende verso oriente. Così si separarono l’uno dall’altro: Abram si stabilì nel paese di Canaan e Lot si stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma. Allora il Signore disse ad Abram “Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno… Tutto il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre. Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre, e vi costruì un altare al Signore.
B- ABRAMO INTERCESSORE C. 18
1 Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un pò di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo”. Quelli dissero: “Fà pure come hai detto”. Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: “Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce”. All’armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Così, mentr’egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: “Dov’è Sara, tua moglie?”. Rispose: “E` là nella tenda”. Il Signore riprese: “Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”. Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda ed era dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: “Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!”. Ma il Signore disse ad Abramo: “Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio”. Allora Sara negò: “Non ho riso!”, perché aveva paura; ma quegli disse: “Sì, hai proprio riso”. Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall’alto…Il Signore diceva: “Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso”. Disse allora il Signore: “Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!”. Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. 23 Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?”. 26 Rispose il Signore: “Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città”. Abramo riprese e disse: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere… Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?”. Rispose: “Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque”. Abramo riprese ancora a parlargli e disse: “Forse là se ne troveranno quaranta”. Rispose: “Non lo farò, per riguardo a quei quaranta”. Riprese: “Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta”. Rispose: “Non lo farò, se ve ne troverò trenta”. 31 Riprese: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti”. Rispose: “Non la distruggerò per riguardo a quei venti”. 32 Riprese: “Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci”. Rispose: “Non la distruggerò per riguardo a quei dieci”. 33 Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione. |
Abramo che non obietterà nulla nel sacrificio di suo Figlio (22,1), difende dei fratelli che si trovano nei guai. Il dialogo si interrompe facendo intuire che non solo non ce ne sono 10 ma nessuno……in Attesa di quello che verrà ad intercedere per tutti, Innocente per i peccatori CFR IS 53 1GV 2,1
PAPA FRANCESCO: LA PIETÀ POPOLARE (n. 122-134)
– Come leggere certi semplici gesti di devozione? Penso alla fede salda di quelle madri ai piedi del letto del figlio malato che si afferrano ad un rosario o a tanta carica di speranza diffusa con una candela che si accende in un’umile dimora per chiedere aiuto a Maria, o in quegli sguardi di amore profondo a Cristo crocifisso. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione. – Quale predicazione possiamo fare tutti? È la predicazione che si può realizzare durante una conversazione…nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada. Consiste in un dialogo personale, in cui l’altra persona si esprime e condivide le sue gioie, le preoccupazioni per i suoi cari e tante cose che riempiono il suo cuore. Solo dopo è possibile presentare la Parola, ricordando l’annuncio fondamentale: l’amore personale di Dio che si è fatto uomo, ha dato sé stesso per noi e offre la sua salvezza e la sua amicizia.
E il cuore quando d’un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d’ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua di fronte all’Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.
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INTRODUZIONE A GENESI
- GENESI NON È STORIA nel senso nostro …Non risponde alla domanda QUANDO E COME è avvenuto ma CHE SENSO HA CIÒ CHE VEDO? E SI PONE LE DOMANDE DI TUTTI E DI SEMPRE:
– Perché la fatica del lavoro e l’ostilità tra uomo e natura – Perché l’uomo è tentato al male? – Perché l’uomo che pure ha tutto è sempre insoddisfatto? – Perché il matrimonio? Perché sentiamo Dio lontano?
– Perché a volte lo sentiamo… “passeggiare” con noi?
- L’AUTORE del X secolo AC guardandosi attorno e vedendo grandezze e miserie dell’uomo storico cerca una spiegazione a tutto questo… E’ riflessione sapienziale, sull’uomo di tutti i tempi!
- LO SCOPO non era dare spiegazioni scientifiche ma formare… FAR RIFLETTERE E FAR VIVERE MEGLIO
DUE GRANDI DOMANDE:
1. UOMO-ADAMO, DOVE SEI?
2. CAINO, DOVE È TUO FRATELLO?
- “ADAMO, DOVE SEI?” = non è il nome del primo uomo ma ciascuno di noi: è un nome comune: O UOMO, DOVE SEI? Pascal: Adamo è mio padre, sono io ed è mio figlio!” E’ la nostra Biografia non quella del primo uomo! Si fa un cammino a ritroso per indicare un cammino in profondità…
- Un film “Annunciazione”(1984) parla di Adamo che vive con la sua donna e una notte in sogno vede tutto ciò che… egli sarà attraverso i suoi discendenti… dittatori, uomini di guerre… una bava infinita di sangue e sofferenze umana… al risveglio ha la tentazione del SUICIDIO per evitare tutto questo… guarda per un’ultima volta Eva: è incinta! No… vale la pena. i bimbi sono la speranza… vale la pena correre IL RISCHIO DELLA STORIA!
- GENESI 1-3: DIO HA SOGNATO UN UOMO COSI’:
- Ogni cosa è parola di Dio: Concezione ottimistica del mondo
- Tutto buono…7 volte (v.4.10.12.18.21.25.31) UOMO: MOLTO BUONO!
- Nell’uomo tutto tende alla lode del sabato: cfr salmo 8, 28, 104
- Insieme, uomo e donna, sono la immagine perfetta di Dio: Don Orione: nel più misero degli uomini brilla l’immagine di Dio
- E’ l’unica creatura con cui Dio può parlare: finora DISSE: e le cose furono fatte.
- ORA DISSE LORO: scatta il rapporto, il dialogo, l’intesa, la risposta, la PREGHIERA
- Armonia con Dio – riposo reciproco:.
- armonia dell’uomo in se stesso: fango e soffio di Dio
- armonia dell’uomo col creato e tutte le creature
- armonia dell’uomo con la donna
CON LA ROTTURA DELL’ARMONIA CON DIO SI ROVINA TUTTO:
- –L’armonia con se stesso (vergogna…si nasconde)
- L’armonia col creato (sudore…)
- -L’armonia con la donna: gettarsi reciprocamente le colpe–
- L’armonia col fratello (odio, disinteresse, lotte)
4. DOVE E’ TUO FRATELLO? Caino e Abele: CAINO E ABELE: si vuole cercare di rispondere al perché questa tendenza a sopraffare il fratello fino a volerlo eliminare… GENESI usa una categoria temporale (al principio!) per indicare ciò che noi esprimiamo con categoria immagine spaziale (di profondità…)
FRATERNITÀ NELLA DIVERSITA’: MA la diversità fa problema
- Come cultura (coltivazione campi – pastore)
- Come culto (offerte diverse – gradimento divino ( di più e di meno …)
- Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: “Ho acquistato un uomo dal Signore”. Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; 4 anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: “Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo”. 8 Caino disse al fratello Abele: “Andiamo in campagna!”. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”. 10 Riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra”. 13 Disse Caino al Signore: “Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere”. Ma il Signore gli disse: “Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!”. Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato. Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
- Note per la ns riflessione e preghiera
- Ogni figlio è un dono di Dio, ANCHE CAINO!
- 2. Abele inaugura la fraternità: 7 volte ripetuto il termine fratello – Abele significa: alito, soffio…fragile…come la fraternità! 3. Differenti: ognuno onora Dio a partire dalla sua situazione di vita: Ognuno prega…come è e vive. Siamo diversi…
Nb PROIBIZIONE di uccidere Caino… gli mette un segno “Nessuno tocchi Caino… Dio vuole rompere già il cerchio della violenza E SULLA CROCE IN GESÙ: PADRE PERDONA…NON SANNO: perdona-scusa-muore per noi
PAPA FRANCESCO: LA VOCAZIONE DEL CUSTODIRE
Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio…La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi…è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. Vorrei chiedere, per favore, a tutti: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza! Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato!
Sant’Agostino
IL COMANDAMENTO NUOVO
Il Signore Gesù afferma che dà un nuovo comandamento ai suoi discepoli, cioè che si amino reciprocamente: «VI DO UN COMANDAMENTO NUOVO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI» (Gv 13, 34).
Ma questo comandamento non esisteva già nell’antica legge del Signore, che prescrive: «Amerai il tuo prossimo come te stesso»? (Lv 19, 18). Perché allora il Signore dice nuovo un comandamento che sembra essere tanto antico? È forse un comandamento nuovo perché ci spoglia dell’uomo vecchio per rivestirci del nuovo? Certo. Rende nuovo chi gli dà ascolto o meglio chi gli si mostra obbediente. MA L’AMORE CHE RIGENERA NON È QUELLO PURAMENTE UMANO. È QUELLO CHE IL SIGNORE CONTRADDISTINGUE E QUALIFICA CON LE PAROLE: «COME IO VI HO AMATI» (Gv 13, 34).
Questo è l’amore che ci rinnova, perché diventiamo uomini nuovi, eredi della nuova alleanza, cantori di un nuovo cantico. Quest’amore, fratelli carissimi, ha rinnovato gli antichi giusti, i patriarchi e i profeti, come in seguito ha rinnovato gli apostoli. Quest’amore ora rinnova anche tutti i popoli, e di tutto il genere umano, sparso sulla terra, forma un popolo nuovo, corpo della nuova Sposa dell’unigenito Figlio di Dio, della quale si parla nel Cantico dei cantici: Chi è colei che si alza splendente di candore? (cfr. Ct 8, 5). Certo splendente di candore perché è rinnovata. Da chi se non dal nuovo comandamento?
PER QUESTO I MEMBRI SONO SOLLECITI A VICENDA; E SE UN MEMBRO SOFFRE, CON LUI TUTTI SOFFRONO, E SE UNO È ONORATO, TUTTI GIOISCONO CON LUI (cfr. 1 Cor 12, 25-26). Ascoltano e mettono in pratica quanto insegna il Signore: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34), MA NON COME SI AMANO COLORO CHE SEDUCONO, NÉ COME SI AMANO GLI UOMINI PER IL SOLO FATTO CHE SONO UOMINI. MA COME SI AMANO COLORO CHE SONO DÈI E FIGLI DELL’ALTISSIMO, PER ESSERE FRATELLI DELL’UNICO FIGLIO SUO. AMANDOSI A VICENDA DI QUELL’AMORE CON IL QUALE EGLI STESSO HA AMATO GLI UOMINI, SUOI FRATELLI, PER POTERLI GUIDARE LÀ DOVE IL DESIDERIO SARÀ SAZIATO DI BENI (CFR. SAL 102, 5).
IL DESIDERIO SARÀ PIENAMENTE APPAGATO, QUANDO DIO SARÀ TUTTO IN TUTTI (cfr. 1 Cor 15, 28).
Questo è l’amore che ci dona colui che ha raccomandato: «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). A questo fine quindi ci ha amati, perché anche noi ci amiamo a vicenda. CI AMAVA E PERCIÒ HA VOLUTO CI TROVASSIMO LEGATI DI RECIPROCO AMORE, PERCHÉ FOSSIMO IL CORPO DEL SUPREMO CAPO E MEMBRA STRETTE DA UN COSÌ DOLCE VINCOLO.
PREGHIERA DI UN PASTORE
Sant’Aelredo Rievaulx (1110-1167), monaco cistercense inglese
Buon Pastore, Gesù, pastore veramente buono, pastore pieno di bontà e tenerezza, verso di te sale il grido di un pastore povero e miserabile: pastore fragile, pastore maldestro, pastore qualunque (cf Lc 17,10), ma nonostante tutto, pastore delle tue pecore. SÌ, VERSO DI TE, BUON PASTORE, SALE IL GRIDO DI QUESTO PASTORE, LONTANO DALL’ESSER BUONO; VERSO DI TE GRIDA, PREOCCUPATO PER SÉ, PREOCCUPATO PER LE TUE PECORE… TU CONOSCI IL MIO CUORE, SIGNORE: tu sai che il mio desiderio è di spendere interamente per coloro che mi hai affidati tutto quanto hai dato al tuo servo…, e soprattutto, CONSUMARMI COMPLETAMENTE PER LORO (2Cor 12,15)…
TU STESSO, NON HAI DISDEGNATO CONSUMARTI PER LORO. INSEGNAMI DUNQUE, SIGNORE, A ME TUO SERVO, INSEGNAMI, COL TUO SPIRITO, COME CONSUMARMI PER LORO… Dammi, Signore, con la tua grazia ineffabile, di sopportare con pazienza le loro debolezze, di patire con loro con bontà, di aiutarli con discrezione. La guida del tuo Spirito mi insegni a consolare gli afflitti, a dar forza ai timorosi, a sollevare coloro che cadono, ad essere debole coi deboli, a condividere la ferita di coloro che inciampano, a farmi tutto a tutti per guadagnarli tutti (2Cor 11,29; 1Cor 9,19.22). METTI SULLE MIE LABBRA UNA PAROLA VERA, UNA PAROLA DIRITTA, UNA PAROLA GIUSTA, AFFINCHÉ ESSI CRESCANO NELLA FEDE, LA SPERANZA E L’AMORE, IN CASTITÀ E UMILTÀ, IN PAZIENZA E OBBEDIENZA, IN FERVORE DI SPIRITO E PUREZZA DI CUORE. POICHÉ SEI TU CHE HAI DATO LORO QUESTA GUIDA CIECA (MT 15,14), QUESTO INSEGNANTE IGNORANTE, QUESTO CAPO INCAPACE, INSEGNA A COLUI CHE HAI STABILITO COME INSEGNANTE, GUIDA COLUI A CUI HAI ORDINATO DI GUIDARE GLI ALTRI.
TIENIMI ALLA TUA PORTA
(Rabindranath Tagore)
Degnati di tenermi alla tua porta,
come servo sempre vigile e attento;
mandami come messaggero per il regno
ad invitare tutti alle tue nozze.
Non permettere ch’io affondi
nelle sabbie mobili della noia,
non lasciarmi intristire nell’egoismo,
in pareti strette senza cielo aperto.
Svegliami, se m’addormento nel dubbio
e sotto la coltre della distrazione;
cercami, se mi perdo nelle molte strade
tra grattacieli d’inutili cose.
Non permettere ch’io pieghi il mio cuore
all’onda violenta dei molti;
tienimi alta la testa,
orgoglioso d’essere tuo servo.