• “VILLA  S.  BIAGIO” Casa di Spiritualità – Opera D. Orione  – 61032 Fano ( Pu)Cari amici, ho appena terminato di fare una sintesi della nuova esortazione del Papa. Ve ne faccio piccolo omaggio… VEDI ALLEGATI Ricordandovi i prossimi appuntamenti spirituali di “villa S. Biagio” 
  • C o r s  b I b l I c ESERCIZI   SPIRITUALI 
  • 21 – 25 APRILE  2018:  “Sono forse io il custode di mio fratello?” Come “custodirsi”  in famiglia? (Genesi)
  • 21  – 26 MAGGIO 2018: “Io sto alla porta e busso…” E tu mi apri? (Apocalisse)
  •  11 – 16 GIUGNO 2018: “Abbiamo un  tesoro in vasi di creta… come lo custodiamo?” (2 Corinti)
  •  2 – 7  LUGLIO 2018:  “Quando Mosè alzava le mani…”  – Gioie e fatiche dell’apostolato, oggi. (Esodo) 
  •  16 – 19 AGOSTO  2018  “Amore io voglio…” (Osea)  Imparare ad AMARE per imparare a… VIVERE
  • LUGLIO – AGOSTO 2018:  F A M I G L I E   I N  V A C A N Z A     Per  un  riposo “integrale” Villa  s. Biagio è  l’ideale!    Per le sue 4 B: Bed & Breakfast Beach & Bible e le   Serate Biblico  Musicali “ VILLA   S.    BIAGIO ” Situata in collina in vista del mare (a 800 m.) Immersa nel verde di un ampio parco, recentemente ristrutturata, ti accoglie  con  gioia per momenti  di  riposo fisico e spirituale. PER TE E LA TUA FAMIGLIA. Info e prenotazioni:  0721.823.175  / 3338890862    donalesiani@gmail.com  –  www.donvincenzoalesiani.it

    “GAUDETE ET EXSULTATEˮ 

Esortazione apostolica di Papa Francesco                    “La chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”      

  •     – Papa Francesco, quale  è l’ obiettivo dell’esortazione?  “Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità. Perché il Signore ha scelto ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4).
  • – Santi  del calendario o…della  porta accanto?    “Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere… Questa è tante volte la santità “della porta accanto”(7)     
  • – La santità è solo per  alcuni o per tutti?                                               “Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno» (14)
  • – Cosa fare  in concreto?  Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali.[14]
  • – Per esempio? “Per esempio: una signora va al mercato a fare la spesa, incontra una vicina e inizia a parlare, e vengono le critiche. Ma questa donna dice dentro di sé: “No, non parlerò male di nessuno”. Questo è un passo verso la santità. Poi, a casa, suo figlio le chiede di parlare delle sue fantasie e, anche se è stanca, si siede accanto a lui e ascolta con pazienza e affetto. Ecco un’altra offerta che santifica…». (16)
  •  Come conciliare l’intimità con Dio con gli impegni della vita?         «Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro… ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio… Questo però non implica disprezzare i momenti di quiete, solitudine e silenzio davanti a Dio”
  • – Di che cosa abbiamo più bisogno proprio oggi?                           “Come non riconoscere che abbiamo bisogno di fermare questa corsa febbrile per recuperare uno spazio personale, in cui si intavola il dialogo sincero con Dio? In qualche momento dovremo guardare in faccia la verità di noi stessi, per lasciarla invadere dal Signore… In questo modo troviamo le grandi motivazioni che ci spingono a vivere fino in fondo i nostri compiti
  •  – In sintesi? “Ci occorre uno spirito di santità che impregni tanto la solitudine quanto il servizio, tanto l’intimità quanto l’impegno evangelizzatore, così che ogni istante sia espressione di amore donato sotto lo sguardo del Signore”     
  • CONSONANZE TRA PAPA FRANCESCO E DON ORIONE                  -La Grazia d’esser nato povero     Fra le grazie che il Signor mi ha fatto, ho avuto quella di essere nato povero. I miei hanno sempre lavorato per poter mangiare. Non ci mancò mai il pane: ma si faceva, una volta al giorno, la polenta; e, nelle invernate, c’era la polenta nel latte.( discorso del 21-I  1938)                                        – Tempi eroici   Quei tempi erano  veramente eroici, tempi di fame e di estrema miseria; tanto che i ragazzi dell’Oratorio portavano qualche tozzo di pane per sfamare quel povero chierico. Allora era fiamma la vita del cuore, ed erano giorni grandi, giorni di fame, giorni di fede, e la fede era fiamma di carità e di amore a Dio. (da discorso  14 – X – 1939).
  •  leggi tutto in …– PAPA FRANCESCO GAUDETE ET EXSULTATE SINTESI E CONSONANZE ORIONINE

 

20 comments

  1. Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno papa
    (Om. 14, 3-6; PL 76, 1129-1130)
    CRISTO, BUON PASTORE

    «IO SONO IL BUON PASTORE; CONOSCO LE MIE PECORE», CIOÈ LE AMO, «E LE MIE PECORE CONOSCONO ME» (Gv 10, 14). Come a dire apertamente: corrispondono all’amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l’amore della verità.
    Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. PARLO NON SOLO DELLA CONOSCENZA DELLA FEDE, MA ANCHE DI QUELLA DELL’AMORE; NON DEL SOLO CREDERE, MA ANCHE DELL’OPERARE. L’evangelista Giovanni, infatti, spiega: «Chi dice: Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo» (1 Gv 2, 4).
    Perciò in questo stesso passo il Signore subito soggiunge: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore» (Gv 10, 15). Come se dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall’amore con cui muoio per le pecore.
    Di queste pecore di nuovo dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna (cfr. Gv 10, 14-16). Di esse aveva detto poco prima: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10, 9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall’atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.
    Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. QUALI SONO I PASCOLI DI QUESTE PECORE, SE NON GLI INTIMI GAUDI DEL PARADISO, CH’È ETERNA PRIMAVERA? INFATTI PASCOLO DEGLI ELETTI È LA PRESENZA DEL VOLTO DI DIO, E MENTRE LO SI CONTEMPLA SENZA PAURA DI PERDERLO, L’ANIMA SI SAZIA SENZA FINE DEL CIBO DELLA VITA.
    Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S’infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s’infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare.
    NESSUNA CONTRARIETÀ CI DISTOLGA DALLA GIOIA DELLA FESTA INTERIORE, PERCHÉ SE QUALCUNO DESIDERA RAGGIUNGERE LA MÈTA STABILITA, NESSUNA ASPERITÀ DEL CAMMINO VARRÀ A TRATTENERLO. NESSUNA PROSPERITÀ CI SEDUCA CON LE SUE LUSINGHE, PERCHÉ SCIOCCO È QUEL VIAGGIATORE CHE DURANTE IL SUO PERCORSO SI FERMA A GUARDARE I BEI PRATI E DIMENTICA DI ANDARE LÀ DOVE AVEVA INTENZIONE DI ARRIVARE.

  2. ” CUSTODIRSI in famiglia “…CUSTODIRSI nelle relazioni .
    Ma quando il peso dell’ impotenza e delle fragilità , quando i muri dell’ egoismo e di certe sofferte solitudini , ci pesano tanto ? Quando ci sentiamo ” disarmati ” in un campo di battaglia ?
    In un mondo in cui costruire positive relazioni sembra sempre più difficile ( al lavoro così come a casa ) Signore aiutaci a non mollare , a sperare , a perseverare nell’affidarci e nell’ affidare .

    Aiutaci ad essere “padri e madri di noi stessi ” CUSTODENDO – anche così – il Progetto Tuo su di noi .
    Guida i nostri cammini e , in questi , aiutaci a crescere .

  3. “La preghiera non è un ozioso passatempo per vecchie signore. Propriamente compresa e applicata, è lo strumento d’azione più potente”.
    (Mahatma Gandhi)

    “La preghiera non è solo un impulso occasionale a cui rispondiamo, quando siamo in difficoltà: la preghiera è un atteggiamento di vita”.
    (Walter A. Mueller poeta)

    “Non c’è gioia più grande per una madre del vedere per la prima volta un sorriso sulle labbra del suo bambino. La stessa gioia deve provare Dio ogni volta che vede dal cielo un peccatore che gli s’inginocchia davanti e con tutto il cuore gli rivolge una preghiera”.
    (Fëdor Dostoevskij

  4. San Giovanni Maria Vianney (1786-1859), sacerdote, curato d’Ars

    IL DONO DI DIO: LA MESSA
    Tutte le opere buone messe insieme non equivalgono al santo Sacrificio della Messa, perché esse sono le opere degli uomini, E LA MESSA È L’OPERA DI DIO. IL MARTIRIO NON È NULLA AL CONFRONTO: È IL SACRIFICIO CHE L’UOMO FA DELLA SUA VITA A DIO; LA MESSA È IL SACRIFICIO CHE DIO FA DEL SUO CORPO E DEL SUO SANGUE ALL’UOMO.
    Alla voce del sacerdote, nostro Signore discende dal cielo e si racchiude in una piccola ostia. Dio fissa il suo sguardo sull’altare. “E’ lì – dice – il mio Figlio prediletto, in cui mi sono compiaciuto” (cf Mt 3,17; Mt 17,5). Ai meriti dell’offerta di questa vittima, non può rifiutare nulla.
    Che bello! Dopo la consacrazione, il Buon Dio è là come nel cielo! … SE L’UOMO CONOSCESSE BENE QUESTO MISTERO, MORIREBBE D’AMORE. Dio ci risparmia a causa della nostra debolezza.
    OH! SE AVESSIMO LA FEDE, SE COMPRENDESSIMO IL PREZZO DEL SANTO SACRIFICIO, AVREMMO BEN PIÙ DI ZELO NELL’ASSISTERVI!

  5. L’EUCARISTIA PEGNO DI RISURREZIONE «Contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo

    Se la carne non viene salvata, allora né il Signore ci ha redenti col suo sangue, né il calice dell’Eucaristia è la comunione del suo sangue, né il pane che spezziamo è la comunione del suo corpo. CI HA REDENTI CON IL SUO SANGUE, COME DICE ANCHE IL SUO APOSTOLO: IN LUI ABBIAMO LA REDENZIONE E LA REMISSIONE DEI PECCATI PER MEZZO DEL SUO SANGUE (cfr. Ef 1, 7).
    Noi siamo sue membra, ma siamo nutriti dalle cose create, che egli stesso mette a nostra disposizione, facendo sorgere il suo sole e cadere la pioggia come vuole. QUESTO CALICE, CHE VIENE DALLA CREAZIONE, EGLI HA DICHIARATO CHE È IL SUO SANGUE, CON CUI ALIMENTA IL NOSTRO SANGUE. COSÌ PURE QUESTO PANE, CHE VIENE DALLA CREAZIONE, EGLI HA ASSICURATO CHE È IL SUO CORPO CON CUI NUTRE I NOSTRI CORPI.
    Il vino mescolato nel calice e il pane confezionato ricevono la parola di Dio e diventano Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo. Da essi è alimentata e prende consistenza la sostanza della nostra carne. E ALLORA COME POSSONO ALCUNI AFFERMARE CHE LA CARNE NON È CAPACE DI RICEVERE IL DONO DI DIO, CIOÈ LA VITA ETERNA, QUANDO VIENE NUTRITA DAL SANGUE E DAL CORPO DI CRISTO, AL QUALE APPARTIENE COME PARTE DELLE SUE MEMBRA? Lo dice l’Apostolo nella lettera agli Efesini: Siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa (cfr. Ef 5, 30), Il tralcio della vite, piantato in terra, porta frutto a suo tempo, e il grano di frumento caduto nella terra, e in essa dissolto, risorge moltiplicato per virtù dello Spirito di Dio, che abbraccia ogni cosa. Tutto questo poi dalla sapienza è messo a disposizione dell’uomo, e, ricevendo la parola di Dio, diventa Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo. COSÌ ANCHE I NOSTRI CORPI, NUTRITI DALL’EUCARISTIA, DEPOSTI NELLA TERRA E ANDATI IN DISSOLUZIONE, RISORGERANNO A SUO TEMPO, PERCHÉ IL VERBO DONA LORO LA RISURREZIONE, A GLORIA DI DIO PADRE. EGLI CIRCONDA DI IMMORTALITÀ QUESTO CORPO MORTALE, E LARGISCE GRATUITAMENTE L’INCORRUZIONE ALLA CARNE CORRUTTIBILE. IN QUESTA MANIERA LA FORZA DI DIO SI MANIFESTA PIENAMENTE NELLA DEBOLEZZA DEGLI UOMINI.

  6. UNA BELLA PAGINA DI San Romano il Melode (?-ca 560), CHE CI FA CORAGGIO…

    “PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”

    “Andate in tutte le nazioni. Gettato in terra il seme del pentimento, annaffiatelo coi vostri insegnamenti”. Ascoltando queste parole, gli apostoli si guardavano l’un con l’altro scuotendo la testa: “DA DOVE CI VERRÀ LA VOCE E LA LINGUA PER PARLARE A TUTTI? CHI CI DARÀ LA FORZA DI LOTTARE CON I POPOLI E LE NAZIONI COME CI HAI ORDINATO, NOI CHE NON ABBIAMO NÉ LETTERE NÉ CULTURA, NOI UMILI PESCATORI, TU CHE SOLO CONOSCI LE PROFONDITÀ DEL CUORE?”

    “Non angustiate più il vostro cuore, il Nemico non turbi il vostro spirito. Non ragionate più come bambini piccoli… IO NON VOGLIO VINCERE CON LA FORZA, è con i deboli che vinco. Non cerco coloro che si occupano di filosofia: ho scelto ciò che nel mondo è stolto (1Cor 1,27), io che solo conosco le profondità del cuore”.

    “Andate dunque a tutta la creazione. Annaffiate coi vostri insegnamenti il seme del pentimento che avete seminato. Fate in modo che nessuna anima pentita resti fuori della vostra rete. MI COMPIACCIO DI COLORO CHE TORNANO A ME, LO SAPETE ANCHE VOI. AH, SE ANCHE COLUI CHE MI HA TRADITO FOSSE TORNATO A ME DOPO AVERMI VENDUTO! CANCELLANDO IL SUO PECCATO, LO AVREI RIUNITO A VOI, IO CHE SOLO CONOSCO LE PROFONDITÀ DEL CUORE …”

    “Dite che sono Dio e che io, l’Ineffabile, ho preso la condizione di servo (Fil 2,7). Mostrate come ho fatto mie le ferite della carne… Sepolto perché ero stato condannato, ho vinto definitivamente l’inferno perché sono Signore…” Confermati da queste parole, gli apostoli dicevano al Signore: “TU SEI DIO CHE ERA PRIMA DEI SECOLI, E NON AVRAI MAI FINE…TI PROCLAMEREMO COME CI HAI ORDINATO. SII CON NOI, SII NOSTRA DIFESA, TU CHE SOLO CONOSCI LE PROFONDITÀ DEL CUORE”.

  7. UN PANE CHE MI HA FATTO PENSARE a te, Signore
    don Andrea

    Un pezzo di pane mangiato in fretta: chissà perché, ma mi ha fatto pensare a te, Signore.
    Tu che del pane hai fatto il segno e lo strumento della tua presenza vera in mezzo a noi!
    Forse perché come prete ti incontro spesso nel Pane di vita, ma forse perché insieme al sale quel pane era l’unico compagno di strada.
    Un pane silenzioso e anche un po’… ingombrante! In tasca non ci stava, dovevo per forza tenerlo in mano, infarinandomi le dita.
    Un pane per camminare, un pane per resistere, un pane per sostenere il silenzio e per farmi pregare.
    Un pane che non si può buttare, questo lo sanno tutti! Va condiviso e mangiato!
    Il pane mi ha portato a te, Signore, a te che sei compagno silenzioso del cammino.
    A te che a volte sei ingombrante, sembri avere delle pretese da me e mi fai protestare.
    A te che accetti di essere mangiato in quel tuo offrirti ogni giorno.
    Perdona la mia fretta, Signore, la mia avidità, come la mia superficialità.
    Insegnami il tuo stile. Del pane donami la bontà, l’umiltà, la disponibilità a LASCIARMI SPEZZARE in infinita pazienza. con speranza certa che la carità rimane per sempre e dona al mondo nuova bellezza. Amen.

  8. …ecco, amici, una sublime pagina del GRANDE AGOSTINO…

    CANTIAMO AL SIGNORE IL CANTO DELL’AMORE
    DAI «DISCORSI» DI SANT’AGOSTINO, VESCOVO

    «CANTATE AL SIGNORE UN CANTO NUOVO; la sua lode nell’assemblea dei fedeli» (Sal 149, 1). Siamo stati esortati a cantare al Signore un canto nuovo. L’UOMO NUOVO CONOSCE IL CANTO NUOVO. Il cantare è segno di letizia e, se consideriamo la cosa più attentamente, anche espressione di amore.
    Colui dunque che sa amare la vita nuova, sa cantare anche il canto nuovo. Che cosa sia questa vita nuova, dobbiamo saperlo in vista del canto nuovo. Infatti tutto appartiene a un solo regno: l’uomo nuovo, il canto nuovo, il Testamento nuovo. PERCIÒ L’UOMO NUOVO CANTERÀ IL CANTO NUOVO E APPARTERRÀ AL TESTAMENTO NUOVO.
    Non c’è nessuno che non ami, MA BISOGNA VEDERE CHE COSA AMA…. Non siamo esortati a non amare, ma a scegliere l’oggetto del nostro amore. Ma che cosa sceglieremo, se prima non veniamo scelti? POICHÉ NON AMIAMO, SE PRIMA NON SIAMO AMATI. ASCOLTATE L’APOSTOLO GIOVANNI: NOI AMIAMO PERCHÉ EGLI CI HA AMATI PER PRIMO (cfr. 1 Gv 4, 10).
    Cerca per l’uomo il motivo per cui debba amare Dio e non troverai che questo: perché Dio per primo lo ha amato. COLUI CHE NOI ABBIAMO AMATO, HA DATO GIÀ SE STESSO PER NOI, HA DATO CIÒ PER CUI POTESSIMO AMARLO.
    Che cosa abbia dato perché lo amassimo, ascoltatelo più chiaramente dall’apostolo Paolo: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori» (Rm 5, 5). Da dove? Forse da noi? No. Da chi dunque? «Per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5). Avendo dunque una sì grande fiducia, amiamo Dio per mezzo di Dio. Ascoltate più chiaramente lo stesso Giovanni: «Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16).
    Non basta dire: «L’amore è da Dio» (1 Gv 4, 7). Chi di noi oserebbe dire ciò che è stato detto: «Dio è amore»? Lo disse colui che sapeva ciò che aveva.
    DIO CI SI OFFRE IN UN MODO COMPLETO. CI DICE: AMATEMI E MI AVRETE, PERCHÉ NON POTETE AMARMI, SE GIÀ NON MI POSSEDETE.
    O fratelli, o figli, o popolo cristiano, o santa e celeste stirpe, o rigenerati in Cristo, o creature di un mondo divino, ascoltate me, anzi per mezzo mio: «Cantate al Signore un canto nuovo».
    Ecco, tu dici, io canto. TU CANTI, CERTO, LO SENTO CHE CANTI. MA BADA CHE LA TUA VITA NON ABBIA A TESTIMONIARE CONTRO LA TUA VOCE.
    Cantate con la VOCE, cantate con il CUORE, cantate con la BOCCA, cantate con la VOSTRA CONDOTTA SANTA. «Cantate al Signore un canto nuovo». Mi domandate che cosa dovete cantare di colui che amate? Parlate senza dubbio di colui che amate, di lui volete cantare. Cercate le lodi da cantare… Il cantore diventa egli stesso la lode del suo canto.
    VOLETE DIRE LE LODI A DIO? SIATE VOI STESSI QUELLA LODE CHE SI DEVE DIRE, E SARETE LA SUA LODE, SE VIVRETE BENE.

  9. ” Tutti siamo chiamati ad essere santi VIVENDO CON AMORE e OFFRENDO ciascuno la propria testimonianza NELLE OCCUPAZIONI DI OGNI GIORNO ”
    ” VIVENDO ” il quotidiano …vivendo nel ” coraggio di ogni giorno ” …VIVENDO ! …verbo cosi grande e difficile : ieri è morto un amico di 60 anni , lasciando ( anche ) in una drammatica situazione la compagna e i nipoti : l’ alcool ha vinto su di lui , lo ha voluto nel suo precipizio , perché cadere nelle dipendenze è un attimo , uscirne è scalare Everest , e non sempre si trova la forza necessaria e le mani – quelle giuste – tese verso di noi.. o forse quello che manca , a volte , è la forza di acchiapparle queste mani .
    VIVERE , assaporando e usando il tempo che ci è dato .
    E se la santità della porta accanto e della porta nostra , dobbiamo perseguirla nelle ” occupazioni quotidiane ” …forse dobbiamo anche iniziare a PRENDERE IN MANO LE NOSTRE Solitudini e sofferenze , le nostre impotenze e salite ..che sono “quotidiano”…e MODELLARLE , ANCHE NOI , A FORMA DI CROCE …con un ” braccio ” in orizzontale verso il mondo , gli altri , l’oggi …..e un ” braccio ” verso l’alto , le vette , LUI .. , per poi OFFRIRLE e OFFRIRCI .
    Sì , Signore….ci ” occorre uno spirito di santità che IMPREGNI tanto la solitudine quanto il servizio ….. ”
    Aiutaci a camminare , a CREDERE AL VALORE DEL NOSTRO QUOTIDIANO , delle nostre conquiste , delle nostre fatiche.. aiutaci a saper guardare anche alle consolazioni e ai riposi che ci sono e sono doni .

    Buona giornata .

  10. Proprio RASSICURANTE E CONSOLANTE l’assoluzione di quel Gesù “di gesso che si anima” pur di venire incontro alle nostre miserie;
    e poi quel filo che, a forza di essere annodato, diviene SEMPRE Più CORTO…e CI AVVICINA A LUI;
    e poi quelle feste “allestite” in Cielo per un solo peccatore pentito, sono le più belle e …significative!
    Per fortuna il nostro Gesù non è come noi, i suoi criteri sconvolgono meravigliosamente i nostri.

  11. I L P E R D O N O
    Un fedele buono, ma piuttosto debole, si confessava di solito dal parroco. Le sue confessioni sembravano però un disco rotto: sempre le stesse mancanze, e soprattutto sempre lo stesso grosso peccato.
    “Basta!” gli disse, un giorno, in tono severo il parroco. “Non devi prendere in giro il Signore. È l’ultima volta che ti assolvo per questo peccato. Ricordatelo!”. Ma quindici giorni dopo, il fedele era di nuovo là a confessare il suo solito peccato. Il confessore perse davvero la pazienza: “Ti avevo avvertito: non ti dò l’assoluzione. Così impari …”.
    Avvilito e colmo di vergogna, il pover’uomo si alzò.
    Proprio sopra il confessionale, appeso al muro, troneggiava un grande crocifisso di gesso.
    L’uomo lo guardò. In quell’istante, il Gesù di gesso del crocifisso si animò, sollevò un braccio dalla sua secolare posizione e tracciò il segno dell’assoluzione: “Io ti assolvo dai tuoi peccati … ”.
    OGNUNO DI NOI È LEGATO A DIO CON UN FILO. Quando commettiamo un peccato, il filo si rompe. Ma quando ci pentiamo della nostra colpa,
    DIO FA UN NODO NEL FILO,
    CHE DIVIENE PIÙ CORTO DI PRIMA.
    DI PERDONO IN PERDONO CI AVVICINIAMO A DIO. “ VI ASSICURO CHE IN CIELO SI FA PIÙ FESTA
    PER UN PECCATORE CHE SI CONVERTE
    CHE PER NOVANTANOVE GIUSTI
    CHE NON HANNO BISOGNO DI CONVERSIONE” (LC 15,7).

  12. Al posto di Giuda
    Lo scrittore René Bazin racconta di essere entrato una domenica in chiesa. Il sacerdote stava commentando la Parola di Dio a dei fanciulli: era il racconto della passione e c’era una grande commozione nel cuore di tutti. Chiese: “Se noi fossimo stati al posto di Giuda, vedendo Gesù morire con tanto amore, che avremmo fatto?”.
    Il più piccolo dei presenti chiese di parlare e con dolce fermezza rispose: “Io, se fossi stato al posto di Giuda, anziché disperarmi, sarei corso da Gesù, gli avrei gettato le braccia al collo e gli avrei gridato: Gesù, perdonami!”.

  13. LA CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA

    Dalla «Prima Apologia a favore dei cristiani» di san Giustino, martire
    (Cap. 66-67; PG 6, 427-431)

    A NESSUN ALTRO È LECITO PARTECIPARE ALL’EUCARISTIA, SE NON A COLUI CHE CREDE ESSERE VERE LE COSE CHE INSEGNIAMO, e che sia stato purificato da quel lavacro istituito per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e poi viva così come Cristo ha insegnato.
    Noi infatti crediamo che Gesù Cristo, nostro Salvatore, si è fatto uomo per l’intervento del Verbo di Dio. Si è fatto uomo di carne e sangue per la nostra salvezza. COSÌ CREDIAMO PURE CHE QUEL CIBO SUL QUALE SONO STATE RESE GRAZIE CON LE STESSE PAROLE PRONUNCIATE DA LUI, QUEL CIBO CHE, TRASFORMATO, ALIMENTA I NOSTRI CORPI E IL NOSTRO SANGUE, È LA CARNE E IL SANGUE DI GESÙ FATTO UOMO.
    Gli apostoli nelle memorie da loro lasciate e chiamate vangeli, ci hanno tramandato che Gesù ha comandato così: Preso il pane e rese grazie, egli disse: «Fate questo in memoria di me. Questo è il mio corpo». E allo stesso modo, preso il calice e rese grazie, disse: «Questo è il mio sangue» e lo diede solamente a loro.
    DA ALLORA NOI FACCIAMO SEMPRE MEMORIA DI QUESTO FATTO NELLE NOSTRE ASSEMBLEE E CHI DI NOI HA QUALCOSA, SOCCORRE TUTTI QUELLI CHE SONO NEL BISOGNO, E STIAMO SEMPRE INSIEME. Per tutto ciò di cui ci nutriamo benediciamo il creatore dell’universo per mezzo del suo Figlio Gesù e dello Spirito Santo.
    E NEL GIORNO, DETTO DEL SOLE, SI FÀ L’ADUNANZA. TUTTI COLORO CHE ABITANO IN CITTÀ O IN CAMPAGNA CONVENGONO NELLO STESSO LUOGO, E SI LEGGONO LE MEMORIE DEGLI APOSTOLI O GLI SCRITTI DEI PROFETI PER QUANTO IL TEMPO LO PERMETTE.
    POI, QUANDO IL LETTORE HA FINITO, COLUI CHE PRESIEDE RIVOLGE PAROLE DI AMMONIMENTO E DI ESORTAZIONE CHE INCITANO A IMITARE GESTA COSÌ BELLE.
    QUINDI TUTTI INSIEME CI ALZIAMO ED ELEVIAMO PREGHIERE E, FINITO DI PREGARE, VIENE RECATO PANE, VINO E ACQUA. ALLORA COLUI CHE PRESIEDE FORMULA LA PREGHIERA DI LODE E DI RINGRAZIAMENTO CON TUTTO IL FERVORE E IL POPOLO ACCLAMA: AMEN! INFINE A CIASCUNO DEI PRESENTI SI DISTRIBUISCONO E SI PARTECIPANO GLI ELEMENTI SUI QUALI FURONO RESE GRAZIE, MENTRE I MEDESIMI SONO MANDATI AGLI ASSENTI PER MANO DEI DIACONI.
    ALLA FINE COLORO CHE HANNO IN ABBONDANZA E LO VOGLIONO, DÀNNO A LORO PIACIMENTO QUANTO CREDONO. CIÒ CHE VIENE RACCOLTO, È DEPOSTO PRESSO COLUI CHE PRESIEDE ED EGLI SOCCORRE GLI ORFANI E LE VEDOVE E COLORO CHE PER MALATTIA O PER ALTRA RAGIONE SONO NEL BISOGNO, QUINDI ANCHE COLORO CHE SONO IN CARCERE E I PELLEGRINI CHE ARRIVANO DA FUORI. IN UNA PAROLA, SI PRENDE CURA DI TUTTI I BISOGNOSI.
    CI RADUNIAMO TUTTI INSIEME NEL GIORNO DEL SOLE, SIA PERCHÉ QUESTO È IL PRIMO GIORNO IN CUI DIO, VOLGENDO IN FUGA LE TENEBRE E IL CAOS, CREÒ IL MONDO, SIA PERCHÉ GESÙ CRISTO NOSTRO SALVATORE RISUSCITÒ DAI MORTI NEL MEDESIMO GIORNO. LO CROCIFISSERO INFATTI NEL GIORNO PRECEDENTE QUELLO DI SATURNO E L’INDOMANI DI QUEL MEDESIMO GIORNO, CIOÈ NEL GIORNO DEL SOLE, ESSENDO APPARSO AI SUOI APOSTOLI E AI DISCEPOLI, INSEGNÒ QUELLE COSE CHE VI ABBIAMO TRASMESSO PERCHÉ LE PRENDIATE IN SERIA CONSIDERAZIONE.

  14. MI HA FATTO PENSARE TANTO…

    ITALO, 82 ANNI E VEDOVO, SI LAUREA IN FILOSOFIA
    «Dovevo capire dove fosse finita l’anima della mia Angela» «Mia moglie Angela è morta nel luglio 2014, dopo 52 anni di vita passati insieme. I primi giorni sono stati terribili…ero devastato. Lei è stata quella che mi ha sempre sostenuto, anche nei momenti difficili. Da quel giorno ho cominciato a chiedermi: “La rivedrò?”, “Dove è finita?”. O ancora: ”Ce l’abbiamo davvero un’anima?”. Insomma, dovevo trovare una risposta alla morte di mia moglie». La risposta l’ha cercata nei libri e in un percorso rigoroso come gli studi universitari. «Io con quella materia non avevo dimestichezza. Certo, leggevo ma la mia conoscenza in fatto di filosofia si limitava a un libro di massime di Sant’Agostino, in verità bellissime» I DUBBI E LE CERTEZZE (RINNOVATE) DI ITALO «Prima ho chiesto a un prete se studiare filosofia fosse pericoloso e lui mi ha risposto di stare tranquillo, che molti teologi della Chiesa sono stati appunto filosofi. Eppure, dopo questi anni di studio ho capito che in realtà la filosofia è pericolosissima, perché Tutti hanno un’opinione diversa e discorde dagli altri. Io ho capito che preferisco credere a chi mi dà la possibilità, pur se eventuale, di credere all’immortalità dell’anima. Voglio tornare insieme con mia moglie, anche se nessuno può darmene la certezza. Mi rimane però la speranza: io voglio credere e quindi credo» Italo spiega convinto: “L’anima vive, sono credente e la penso come Pascal, il filosofo che sento più vicino perché la sua scommessa è davvero geniale. Il suo ragionamento porta alla conclusione che conviene credere in Dio: se esiste ottengo la salvezza e ho vissuto un’esistenza lieta rispetto alla consapevolezza di finire in polvere” Pascal mi ha dato la risposta perfetta per quanto riguarda l’anima perché ha ragione: alla fine conviene credere, e passare con fede i nostri anni. Un esempio per tutti, giovani e meno giovani, e non solo perché si è laureato ma per la perseveranza con cui ha assecondato una domanda esistenziale così forte. Italo si è davvero guadagnato il suo titolo per la sua volontà di indagare una delle domande ultime della vita umana, la morte, il dolore, l’anima vivendo questa ricerca come bisogno e non come esercizio intellettuale: «A Macerata ho trovato un ambiente entusiasmante sia con gli studenti che con i professori. Uno di loro dopo un esame mi ha detto: “Ha insegnato più cose lei a noi, che noi a lei”». Non ne dubitiamo.

  15. “ IL GIUSTO FIORIRÀ, “ QUANDO SI È… “PIANTATI NELLA CASA DEL SIGNORE “:
    Se l’uomo confida nel Signore , se il suo sguardo è a Lui rivolto , questo il nostro sforzo anche nelle nostre innumerevoli cadute , l’importante è che rimaniamo lì , in quella corsia di Amore che attira tutte le persone anche solo vedendo noi che perseveriamo nonostante tutto in quell’Amore e non demordiamo. “Nella vecchiaia daranno ancora frutti
    saranno vegeti e rigogliosi, per annunziare quanto è retto il Signore: *
    mia roccia, in lui non c’è ingiustizia “
    CHIUNQUE TU SIA , IO O TU FRATELLO MIO , VIVI IN QUESTO AMORE ! CONSAPEVOLE O NO , CHE TU VOGLIA O NON VOGLIA ESSERLO , NEL NOME DELL’UNICO E VERO NOME, TU GLI APPARTIENI E LA CORRENTE E LA FORZA CHE PORTA IN QUELL’UNICA CORSIA CHE CI RENDE VIVI E GIUSTI NON SI STANCHERÀ MAI DI TRASCINARTI NEL TURBINIO FELICE

  16. CRISTO SALE SU UNA BARCA: non è forse stato lui ad aver messo in secca il letto del mare, dopo aver respinto le sue acque, affinché Israele camminasse sull’asciutto in mezzo al mare, come in una valle (Es 14, 29)? NON È FORSE STATO LUI ad aver rassodato sotto i piedi di Pietro, le onde del mare, affinché l’acqua fosse sotto i suoi passi un cammino saldo e sicuro (Mt 14, 29)? Sale sulla barca. Per attraversare il mare di questo mondo fino alla fine dei tempi, CRISTO SALE SULLA BARCA DELLA SUA CHIESA PER CONDURRE IN UNA TRAVERSATA TRANQUILLA QUANTI CREDONO IN LUI, fino alla patria del cielo, e fare di coloro con i quali è in comunione nella sua umanità i cittadini del suo Regno. Cristo, certo, non ha bisogno della barca; INVECE LA BARCA HA BISOGNO DI CRISTO. INFATTI, SENZA QUESTO PILOTA CELESTE, LA BARCA DELLA CHIESA, AGITATA DALLE ONDE, NON GIUNGEREBBE MAI AL PORTO.

  17. «SE GESÙ È IN VITA, TANTO MI BASTA!».
    Guerric d’Igny (1070/1080 – 1157)

    Come sapete, quando egli “venne” a loro “a porte chiuse e stette in mezzo a loro, essi, stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma (Lc 24,36-37); ma egli alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo” (Jn 20,22-23). ORA PERCIÒ, FRATELLI MIEI, IN CHE SENSO LA GIOIA DEL VOSTRO CUORE È TESTIMONIANZA DEL VOSTRO AMORE DI CRISTO? Da parte mia, ecco quel che penso; a voi stabilire se ho ragione: Se mai avete amato Gesù, vivo, morto, poi reso alla vita, nel giorno in cui, nella Chiesa, i messaggeri della sua risurrezione ne danno l’annuncio e la proclamano di comune accordo e a tante riprese, il vostro cuore gioisce dentro di voi e dice: «ME NE È STATO DATO L’ANNUNCIO, GESÙ, MIO DIO, È IN VITA! ECCO CHE A QUESTA NOTIZIA IL MIO SPIRITO, GIÀ ASSOPITO DI TRISTEZZA, LANGUENTE DI TIEPIDITÀ, O PRONTO A SOCCOMBERE ALLO SCORAGGIAMENTO, SI RIANIMA». In effetti, il suono di questo beato annuncio arriva persino a strappare dalla morte i criminali. Se fosse diversamente, non resterebbe altro che disperare e seppellire nell’oblio colui che Gesù, uscendo dagli inferi, avrebbe lasciato nell’abisso. Sarai nel tuo diritto di riconoscere che il tuo spirito ha pienamente riscoperto la vita in Cristo, se può dire con intima convinzione: «SE GESÙ È IN VITA, TANTO MI BASTA!». Esprimendo un attaccamento profondo, una tale parola è degna degli amici di Gesù! E quanto è puro, l’affetto che così si esprime: «SE GESÙ È IN VITA, TANTO MI BASTA!». SE EGLI VIVE, IO VIVO, POICHÉ LA MIA ANIMA È SOSPESA A LUI; MOLTO DI PIÙ, EGLI È LA MIA VITA, E TUTTO CIÒ DI CUI HO BISOGNO. COSA PUÒ MANCARMI, IN EFFETTI, SE GESÙ È IN VITA? QUAND’ANCHE MI MANCASSE TUTTO, CIÒ NON AVREBBE ALCUNA IMPORTANZA PER ME, PURCHÉ GESÙ SIA VIVO. Quando l’amore di Cristo assorbe in un modo così totale il cuore dell’uomo, in guisa che egli dimentica se stesso e si trascura, essendo sensibile solo a Gesù Cristo e a ciò che concerne Gesù Cristo, solo allora la carità è perfetta in lui. INDUBBIAMENTE, PER COLUI IL CUI CUORE È STATO COSÌ TOCCATO, LA POVERTÀ NON È PIÙ UN PESO; EGLI NON SENTE PIÙ LE INGIURIE; SI RIDE DEGLI OBBROBRI; NON TIENE PIÙ CONTO DI CHI GLI FA TORTO, E REPUTA LA MORTE UN GUADAGNO (PH 1,21). NON PENSA NEPPURE DI MORIRE, POICHÉ HA COSCIENZA PIUTTOSTO DI PASSARE DALLA MORTE ALLA VITA; E CON FIDUCIA, DICE: «ANDRÒ A VEDERLO».

  18. Signore risorto, insegnaci la disobbedienza verso le passioni che ci fanno tenere gli altri prigionieri delle nostre attese, dei nostri bisogni e meriti.
    Il tuo Spirito sia in noi memoria della tua misericordia nel tradimento, maestro di disobbedienza alla paura di deludere ed essere delusi, guida alla scoperta della sovrabbondanza del tuo AMORE.

  19. “Ruminando” la bellissima sintesi della Esortazione apostolica…riflettendo su:

    COSA PASSA e COSA RESTA?
    Gesù non ci consegna due formule.
    Ci consegna due volti, o meglio, uno solo, quello di Dio che si riflette in molti. Perché in ogni fratello, nel più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio.
    Con gli scarti di questa umanità vulnerabile il Signore plasmerà la sua ultima opera d’arte.
    Poiché «che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono?
    Sicuramente due: il Signore e il prossimo.
    Queste due ricchezze non svaniscono!» (65)

  20. TI HO CHIAMATO PER NOME
    Henri J. M. Nouwen

    Ti ho chiamato per nome fin dal principio.
    Tu sei mio e io sono tuo. Tu sei il mio Amato,
    in te mi sono compiaciuto.
    Ti ho modellato nelle profondità della terra
    e ti ho formato nel grembo di tua madre.
    Ti ho scolpito nei palmi delle mie mani
    e ti ho nascosto nell’ombra del mio abbraccio.
    Ti guardo con infinita tenerezza e ho cura di te
    con una sollecitudine più profonda che
    quella di una madre per il suo bambino.
    Tu sai che io sono tuo come io so che tu sei mio.
    Tu mi appartieni. Io sono tuo padre,
    tua madre, tuo fratello, tua sorella,
    il tuo amante e il tuo sposo…
    Ovunque tu sia, io ci sarò. Niente mai ci separerà.
    NOI SIAMO UNO.

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