PREPARIAMOCI ALLA PASQUA COSI’…
MARTEDI E MERCOLEDI: 20 – 21 MARZO H. 21 “Donna, chi cerchi?” – “Ho Visto il Signore”
SERATE BIBLICO – MUSICALI AL “DON ORIONE” con… la Maddalena
εἰς τέλος ἠγάπησεν αὐτούς ….IL “TESTAMENTO” DI GESÙ (GV.13–17)
1°- INTERVISTA A… GESÙ Gv 13 L’ultima sera della tua vita hai raggiunto L’Everest dell’amore Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando gia il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. Gv 13
– Amare è dunque mettersi a servizio… Di parenti e amici o…di tutti?
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.
– E’ vero che hai dato a Giuda che stava per tradirti, il boccone dell’ospite prediletto? Gesù si commosse profondamente e dichiarò: “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
– Cosa dobbiamo fare per essere cristiani credibili? Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.
– Tutti danno ricette di felicità… la tua qual è? Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
“DONNA, CHI CERCHI ?” (Gv 20,1ss)
Erano due notti che non riuscivo a chiudere occhio. Mi tornavano alla mente tutti i particolari strazianti della crocifissione e morte di Gesù. E quelle sue ultime parole alla madre e a Giovanni: “ Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. La scena della spugna imbevuta di aceto e quel suo abbandono supremo nelle braccia del Padre: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Per qualche momento noi donne, impietrite dal dolore, rimanemmo in un angolo, mentre alcuni discepoli calavano il corpo del Signore dalla croce. Pochi minuti per prepararlo ad una degna anche se affrettata sepoltura. Poi dovemmo allontanarci in fretta a motivo della Pasqua ebraica che stava iniziando. Ero tornata a casa con l’unico desiderio che passasse in fretta la festa per poter tornare a completare i servizi funebri al mio Signore. Ma quella notte sembrava interminabile. Non si faceva mai giorno. Mi rigiravo nel letto, pensando a Lui e pregando con le parole di un salmo a me caro: “ Nel mio giaciglio, di te mi ricordo; penso a te nelle veglie notturne…” (Sl.63) Erano parole confortanti, ma…Lui non c’era. Mi alzai di scatto dal letto e corsi, nella notte, in cerca di Lui. “ Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio…” Era davvero buio. Fuori e dentro di me. Gesù era morto. Lui, il sole della mia vita, tramontato per sempre. “…e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.” A quella vista rimasi sconvolta. Qualcuno aveva profanato la tomba di Gesù? Avevano rubato il suo corpo? Mi sentii terribilmente sola e impotente. Allora corsi a chiedere aiuto a Pietro e Giovanni: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” Si destarono di soprassalto. E corremmo di nuovo tutti e tre verso il sepolcro. Arrivò per primo Giovanni, il più giovane di noi, ma non entrò. Aspettò che arrivassimo anche Pietro ed io. Entrammo tutti e tre. Il cuore mi batteva forte, ma potei notare alcuni dettagli: ”le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”. Non erano stati certo dei ladri a rubare il corpo di Gesù… Non avrebbero lasciato tutto così in ordine…Nell’uscire dal sepolcro vidi Pietro che si batteva il petto, mentre Giovanni cadde in ginocchio e… “ vide e credette” Ad un tratto, però, guardandomi attorno, mi accorsi di essere rimasta nuovamente sola. ”I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa”. Pensai che forse erano andati in cerca dei compagni, per decidere il da farsi…Ma io non riuscivo ad allontanarmi. Non potevo riprendere la solita vita di tutti giorni senza prima aver risolto l’unico problema importante per me: dov’era Gesù? E mi fermai all’ingresso della tomba, abbandonandomi con libertà a un pianto dirotto. ”Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva”. Ad un certo punto i miei occhi pieni di lacrime si riempirono di fulgida luce che poco a poco prese la forma come di due angeli. Gentilmente mi chiesero: “Donna, perché piangi?” Che domanda : Perché piangevo? Certo non era la prima volta che piangevo nella mia vita. Quante lacrime avevo versato a motivo di un’ amara delusione, di un’ingiustizia subita, di una solitudine profonda. Ma questa volta, nulla di tutto questo. Piangevo solamente perché avevo perso Lui. Quando tre anni prima l’avevo incontrato, avevo trovato la pace del cuore e la gioia di vivere. Senza di Lui, il mio Signore, ora stavo ripiombando nella disperazione più cupa. E confidai loro la causa del mio dolore “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Risoluta a trovarlo ad ogni costo, mi alzai e girando lo sguardo, vidi un uomo in fondo al giardino che mi rivolse la stessa domanda degli Angeli. Ma con un’aggiunta:” “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” Chi cercavo? Ma chi potevo cercare? Anni addietro non avrei forse saputo rispondere. Avevo cercato di tutto… Ma ora, no. Cercavo Lui solo, il mio Gesù che avevo perduto. Pensando che quel signore fosse il custode del giardino lo supplicai:
“ Se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”.
Fu a quel punto che quello strano giardiniere si avvicinò e guardandomi come nessun uomo al mondo mi aveva mai guardata, mi chiamò per nome: “MARIA!” Un brivido percorse tutto il mio essere. Riconobbi il timbro inconfondibile della Sua voce. Solo Lui mi chiamava così. Era proprio Lui, Gesù! Di nuovo con me. Mi buttai per terra dinanzi a Lui. Istintivamente le mie mani si protesero ad abbracciare i suoi piedi e dalla mia bocca uscì un grido nella mia lingua materna: “Rabbunì, maestro !” E continuavo a stringerlo forte, piangendo di gioia. Solo pochi istanti di beatitudine. Con voce soave e forte insieme, mi disse. “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre” Lì per lì non capii cosa volesse dirmi…e perché volesse privarmi di quella gioia così pura. Certo io pensavo di aver ritrovato l’amico delle mie confidenze, il compagno dei nostri viaggi, il maestro di cui ascoltavo rapita ogni sua parola. Lui invece voleva farmi fare un passo in avanti nella fede e non continuare a rimpiangere il passato…Lui non era più quello di prima. Era Risorto per sempre. Certo non si allontanava da noi. Questo no. Restava con noi, ma in un modo diverso. Come Risorto e Vivente con il suo Spirito nella comunità dei suoi fratelli . Proprio per questo aveva bisogno di me e mi comandò:
“va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Non potevo credere ai miei orecchi. A una povera donna come me, non creduta da nessuno, guardata con diffidenza da molti a motivo della mia vita non sempre esemplare, veniva affidata una missione così grande. E poi mi colpì un dettaglio.Non disse “va dai tuoi fratelli”. Ma “va’ dai miei fratelli” I miei fratelli. Quei discepoli che non lo avevano capito durante la vita, che durante la passione lo avevano abbandonato e tradito, per Lui, erano sempre e solo fratelli suoi. Qualunque cosa avessero fatto…Il Padre glieli aveva affidati. Deboli e paurosi. Ma Lui li aveva comprati a prezzo del suo sangue: ora erano diventati preziosi. Poteva riconsegnarli al Padre senza vergognarsi di loro: “Gesù, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, a vantaggio di tutti. Per questo non si vergogna di chiamarli fratelli…” (Eb.2). Ora cominciavo a capire perché nonostante la mia povertà , nonostante sapesse tutto di me, mi affidava un compito così grande. Non avrei dovuto dire e dare nulla di me. Solo annunziare Lui, e la sua risurrezione. Dovevo raccontare quello che mi era successo là nel giardino: una delicata esperienza del suo amore per me.… Andai di corsa alla casa dove si trovavano i discepoli impauriti e increduli. Quasi balbettando per l’emozione, buttai là tutto quello che avevo da dire: ”HO VISTO IL SIGNORE” Due parole scarne e tremende. Ma era la pura verità. Solo volevo che anch’essi cominciassero a cercarlo, a non darsi pace finché non lo avessero trovato. Perché provassero anch’essi la gioia indicibile di sentirsi chiamati per nome…Da Lui… Ed ecco, all’improvviso e a porte chiuse, venne Lui in mezzo a noi, e fissando su ciascuno il suo sguardo intenso, cominciò a chiamare per nome: Pietro…Giacomo… Andrea… Giovanni… e a dare a tutti la Pace e il perdono ”La sera di quello stesso giorno, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: « Pace a voi! »”. Ero felice. I miei amici avevano incontrato Gesù Risorto. La mia missione era compiuta Ho voluto raccontarvi la mia storia: una vita senza senso prima di incontrare Gesù, una gioia indicibile per averlo ritrovato. E in fine una missione affidatami, quella di dire a tutti: “HO VISTO IL SIGNORE”. Ho voluto dirlo anche a voi. Perché a vostra volta lo diciate ad altri… Io vi aspetto tutti quassù per celebrare insieme la Pasqua senza tramonto. Maria di Magdala
Cristo è risorto! Fratelli, risorgiamo con Lui!
Cristo vuole risorgere, vuol riprendere il suo posto:
Vieni, o Signore, vieni! Risuscita in tutti i cuori:
o Cristo Gesù, risorgi e risorgi!
(S. L. Orione)
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19 marzo: festa di S. Giuseppe
(Libera rielaborazione di Luca cc. 1-2 e Matteo cc. 1-2) Quando sento parlare delle vostre feste natalizie, mi viene un poco da sorridere. Perché davvero non mi ci ritrovo molto, io che ho vissuto quel primo ed unico Natale di 2000 anni fa. Vincendo la mia naturale ritrosia a parlare, voglio raccontarvi come andarono veramente le cose. Del resto raccontare di me, significa parlare di Maria e di Gesù. La mia vita è stata legata alla loro. Fin dal principio. Ero un giovane poco più che ventenne, ma già avevo un lavoro. Mio padre mi aveva insegnato l’arte del falegname. Mi piaceva. E, devo ammetterlo, alcuni lavoretti mi riuscivano anche bene. Erano apprezzati e ben retribuiti. Potevo ormai pensare a formarmi una famiglia. Da tempo avevo messo gli occhi su Maria, una ragazza di qualche anno più giovane di me. Era bella, Maria. Soprattutto era molto buona. Mi era bastato vederla una volta per sentire che la mia vita sarebbe stata legata alla sua. Per sempre. Per questo un giorno mi feci coraggio e mi recai in casa di suo padre Gioachino, a manifestargli le mie serie intenzioni. Egli acconsentì a darmela in sposa. Maria, in un angolo della piccola stanza, abbozzò un sorriso. Felice. Ci incontravamo di rado. Poche parole e tanti piccoli progetti per poter presto andare a vivere insieme. Ma una mattina Maria venne di corsa a trovarmi sul lavoro. Mi prese le mani tra le sue e con voce tremante mi raccontò di una visione angelica: L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. Mi disse del suo turbamento per uno strano saluto : “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” Ma l’Angelo l’aveva rassicurata: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.” “Credimi, Giuseppe, aggiunse, mi sono sentita come invasa dalla potenza dell’Altissimo. Non potevo resistere…Ho dato la mia piena disponibilità” “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Mi confidò che dopo quel colloquio aveva avvertito una grande pace nel cuore. E un fremito di Vita nuova nella sua carne verginale. Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
“Giuseppe, mi supplicò, cerca di capire. Se puoi. Non voglio toglierti nulla, ma sento che Dio ha bisogno di me. E anche di te, sai. Ha bisogno di noi due, insieme.” Se ne andò, lasciandomi solo. Stordito da una confidenza che mi ribaltava la vita. Che fare? Neanche mi passava per la mente il pensiero che Maria avesse potuto raccontarmi una storia per nascondere un tradimento. La conoscevo troppo bene. Cominciavo invece a capire che quella ragazza così cara a me, era ancor più cara agli occhi di Dio che l’aveva scelta per qualcosa di misterioso e di grande. La mia dolcissima Maria cominciò a farmi “paura”. Per la sua grandezza. Io, povero falegname di Nazareth, in una “cosa” così non volevo entrarci. Non ne ero degno. Mi prese un sacro timore. Conoscevo bene dalle Scritture che con Dio non si scherza. Mi venne un’idea:
Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Credevo di aver risolto abbastanza elegantemente il problema. Quella sera mi coricai sereno. Ma nella notte fui destato da uno strano chiarore. Una voce risuonò nella stanzetta: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Ma allora aveva ragione Maria nel pensare che il Signore aveva bisogno di noi due, insieme. Cominciavo a capire che in questa faccenda, avevo un compito preciso anch’io. Dovevo assicurare la discendenza davidica a quel Bambino che sarebbe nato da Maria. Egli non veniva per separarci ma per stringerci ancora di più fra noi… Da quel momento lo sentii anche “mio”. E lo amai. Disposto a dargli tutta la vita. Insieme a Maria. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Da quel giorno il tempo passò in fretta. Maria si preparava all’Evento e io l’accompagnavo come potevo, non perdendola d’occhio un istante. Ma un giorno in paese si sparse una notizia che ci colse tutti di sorpresa: In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Abituati non a discutere ma ad obbedire, partimmo. Giuseppe, salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
Furono giorni di cammino faticoso, soprattutto per Maria in quello stato. Feci di tutto per renderle il viaggio il meno disagevole possibile. Giunti a Betlemme, quando con uno sguardo, Ella mi fece capire che il momento del parto si avvicinava, mi sentii perduto. Dove trovarle un rifugio idoneo? Ci affacciammo al caravanserraglio del paese, rifugio notturno per animali e pellegrini di passaggio. Non mi sembrò davvero il caso…“Non c’era posto per loro nell’albergo” Uscimmo verso la campagna in cerca di un riparo. Intravvidi una grotta naturale, riparo di animali al pascolo. Maria annuì. Entrammo. Un bue ruminava in un angolo. L’asinello che ci aveva accompagnati in tutto il viaggio, gli si sdraiò accanto. Con paglia e fieno, preparai un giaciglio. Maria vi si adagiò dolcemente. La vidi estrarre dal suo fagotto fasce e pannolini… Uscii fuori all’aperto. Fuochi di pastori all’intorno. Le stelle chiare sopra di noi. Piansi e pregai. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia.
Il cielo si riempì di luce arcana. Un canto divino si diffuse nella notte. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Alle prime luci dell’alba, alcuni pastori dei dintorni vennero a trovarci. I pastori andarono senz’indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
Toccava a me accoglierli e fare gli onori di casa (si fa per dire!). Feci del mio meglio. Nella loro povertà, ci portarono ogni ben di Dio. Maria ringraziava e sorrideva a tutti. Senza togliere un attimo lo sguardo e il cuore da quel Figlio, carne della sua carne. Maria, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
Qualche giorno dopo mi recai al villaggio in cerca di una sistemazione più decorosa. Per noi e per quanti continuavano a venirci a trovare. Fra gli altri alcuni Magi, famosi personaggi, che venivano, dall’Oriente. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Ringraziando Dio, ci portarono anche qualche dono prezioso: Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Una vera manna dal cielo. Potete capire. Poveri eravamo. Lontani da casa, con tutte quelle spese straordinarie. Anche perché le peregrinazioni non erano finite. Una notte fui svegliato all’improvviso “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto Mi fu spiegato: “Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Ormai ero abituato agli “scherzi” di Dio. Obbedimmo, incamminandoci silenziosi, nel buio della notte. E nella penombra della fede! Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto E il Signore ci guidò come sempre. Aiutandoci a trovare una sistemazione e qualche lavoretto. Ma fu una questione di pochi mesi. Ben presto quella voce che ormai distinguevo fra mille, si rifece viva: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele; Ancora una volta la forza di Dio ci dava il coraggio di ricominciare: Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele Dando uno sguardo alla situazione politica poco rassicurante, concordammo sull’opportunità di fare l’ultimo sforzo e tornare al nostro villaggio natio: Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret Riprendemmo la vita del borgo. Tutto come prima. E tutto tanto diverso. Perché ora c’era Lui con noi. Illuminava le nostre giornate. Ci riempiva di senso la vita. E quando la sera, le nostre mani si sfioravano nel muto linguaggio di una tenerezza sponsale, incontravano le Sue, congiunte in preghiera Tutti ce lo invidiavano, un Bambino così. Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini Ho voluto rompere il mio abituale silenzio per ricordarvi che ogni giorno è Natale se viviamo con Lui e per Lui. Giuseppe, lo sposo di Maria Beato il papà
Beato il papà che chiama alla vita e sa donare la vita per i figli.
Beato il papà che non teme di essere tenero e affettuoso.
Beato il papà che sa giocare con i figli e perdere tempo con loro.
Beato il papà per il quale i figli contano più degli hobby e della partita.
Beato il papà che sa ascoltare e dialogare anche quando è stanco. Beato il papà che dà sicurezza con la sua presenza e il suo amore.
Beato il papà che sa pregare con i figli e confrontare la vita con il Vangelo.
Beato il papà convinto che un sorriso vale più di un rimprovero, uno scherzo più di una critica, un abbraccio più di una predica. Beato il papà che cresce insieme ai figli e li aiuta a diventare se stessi. Beato il papà che sa capire e perdonare gli sbagli dei figli e riconoscere i propri. Beato il papà che non sommerge i figli di cose, ma li educa alla sobrietà e alla condivisione. Beato il papà che non si ritiene perfetto e sa ironizzare sui propri limiti. Beato il papà che cammina con i figli verso orizzonti sconfinati aperti all’uomo, al mondo, all’eternità
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VE N E R D ì S E RAS A N B I A G I O… VENERDÌ 16.23 Marzo 2018 (h. 19.30–21.00)
C E N A DI P O V E R I – I N S I L E N Z I O Forte esperienza quaresimale
- A P E R I C E N A: Ascolto canti gregoriani (Solesmes)
- M E N Ù: salutare per l’anima e… il corpo!
-PANE E ACQUA -RISO IN BIANCO
-UN FRUTTO…
Presi con GRATITUDINE In meditativo SILENZIO
A lume di CANDELA…
- SALMO 120 (121): ALZO GLI OCCHI VERSO I MONTI…I monti sono una difficoltà: il Signore è il mio custode. sempre (giorno e notte), in tutte le situazioni di vita (quando esci e quando torni), nella fatica sotto il sole e nel riposo notturno. Sempre in forma di OMBRA: non si distacca ma NON PESA. SALMI DELLE ASCENSIONI
SALMO 120 (121) IL custode di Israele Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua viTA Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre.
- SALMO 122 SALUTO A GERUSALEMME DALL’ASCOLTO (quando mi dissero…) ALLA VISIONE! Andando a Gerusalemme ci si accorge dei fratelli diretti alla stessa meta: LA COMUNITA’ TIENE quando c’è autentica RICERCA DI DIO: mettiti in viaggio verso Dio, scoprirai dei fratelli, mettiti in viaggio verso il fratello, scoprirai Dio!
QUALE GIOIA, QUANDO MI DISSERO: “Andremo alla casa del Signore”. E ORA I NOSTRI PIEDI SI FERMANO ALLE TUE PORTE, GERUSALEMME! Gerusalemme è costruita come città salda e compatta. LÀ SALGONO INSIEME LE TRIBÙ, le tribù del Signore, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore. Là sono posti i seggi del giudizio, i seggi della casa di Davide. DOMANDATE PACE PER GERUSALEMME: SIA PACE A COLORO CHE TI AMANO, sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. PER I MIEI FRATELLI E I MIEI AMICI IO DIRÒ: PER LA CASA DEL SIGNORE NOSTRO DIO, CHIEDERÒ PER TE IL BENE.
“PERMESSO”, “SCUSA”, “GRAZIE”….se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti. (Papa Francesco)
QUESTA FAMIGLIA TI BENEDICE, SIGNORE – Ti benedice perché ci hai fatto incontrare, perché ci hai dato amore e gioia per vivere insieme, perché ci hai dato uno scopo per continuare, questa famiglia ti benedice. – Ti benedice perché ci doni pazienzae nel dolore ci dai la forza di sperare, perché l’amore e il pane non ci fai mancare questa famiglia ti benedice.
- QUARESIMA 2018 LA GIORNATA TIPO DI GESÙ: preghiera in sinagoga, vita di casa, lavoro apostolico, preghiera personale Mc 1 29 E, USCITI DALLA SINAGOGA,SI RECARONO IN CASA di SIMONE E DI ANDREA, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. VENUTA LA SERA, DOPO IL TRAMONTO DEL SOLE, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
AL MATTINO si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò IN UN LUOGO DESERTO E LÀ PREGAVA.
- Come è fatta la nostra giornata tipo?
- C’è equilibrio tra lavoro – casa –figli –intimità –preghiera -riposo?
- Cosa dovremmo rivedere?
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Marzo 2018:
Anniversario della morte di
s. luigi orione
- ultima “buona notte” di Don Orione
CONSAPEVOLEZZA « Sono venuto, sono venuto a darvi la Buona Notte, e sono venuto anche per salutarvi, perché, piacendo a Dio, domani mi assenterò per qualche tempo; per poco o per molto o anche per sempre, come piacerà al Signore. E nessuno più di me sa che la mia vita, benché apparentemente data l’età, sia ancora florida, nessuno più di me sente che questa mia vita è attaccata ad un filo e che tutti i momenti possono essere gli ultimi. È misericordia del Signore se sono ancora qui a parlarvi. Quindi mi vedo davanti e vicina la morte, più che non l’abbia mai veduta e sentita così vicina”.
POVERTÀ: UNO STILE PER VIVERE E MORIRE Desiderano che vada a San Remo, perchè pensano che là quel clima, quel sole, quel riposo possono portare qualche giovamento a quel poco di vita che può essere in me. Però non è tra le palme che io voglio vivere e morire e se potessi esprimere un desiderio direi che non è tra le palme che voglio vivere e morire, ma tra i poveri che sono Gesù Cristo.
- SENSIBILITÀ E DELICATEZZA DI PADRE… Dunque partire di qui senza dirvi nulla sarebbe stata cosa ripugnante, cosa che ripugna al mio cuore, e forse avrebbe fatto male anche a voi. …
- PIANGERE CON CHI PIANGE Vogliate bene a quelli che piangono, a quelli che soffrono. Dice la sacra scrittura: “Andrai più volentieri nella casa del dolore e del pianto che a quella del tripudio e de trionfo”. Sono venuto a darvi la buona notte. Potrebbe anche essere l’ultima!…
- VIVIAMO UMILI E PICCOLI AI PIEDI DELLA CHIESA Anche voi vogliate vivere sempre alla presenza del Signore. Sono venuto per darvi la buona notte, potrebbe essere l’ultima! Viviamo umili e piccoli ai piedi della Chiesa, come bambini, con piena adesione di mente, di cuore e di opere, ai piedi dei Vescovi, della Chiesa… del Papa il Vescovo dei Vescovi, il dolce Cristo in terra.
- LE TRE GRANDI MADRI La prima grande Madre è Maria SS.ma, la seconda madre è la santa Chiesa, la terza, piccola ma pur grande, madre è la nostra Congregazione. Siate tutti di Maria SS., siate tutta roba della Chiesa. Amate molto il Signore:
- EVITARE IL PECCATO…CONFESSIAMOCI BENE… evitate a costo di qualunque sacrificio il peccato. La morte, ma non peccati, diceva Savio Domenico. In queste parole del discepolo più caro di Don Bosco, c’è tutto quello che il Signore vuole da me e da voi. Se qualche volta ci sentiamo deboli raccomandiamoci al Signore e a Maria SS.ma, confessiamoci bene, non per abitudine.
8. UMANITÀ…Dunque addio, o cari figliuoli (si ferma un istante, china il capo appoggiandosi alla balaustra, commosso piange). Pregherete per me e io vi porterò tutti i giorni sull’altare e pregherò per voi. Buona notte ». Quasi per tacita convenzione, nessuno si muove . Si sente un silenzio pieno di commozione: parecchi piangono. Passano alcuni minuti; poi il Canonico Perduca, che aveva in quei giorni predicato agli ordinandi, si decide a pregare un chierico perchè chieda al Direttore la benedizione per tutti. D. Orione si alza, recita un’Ave Maria e benedice con ampio gesto: « gratia misericordia pax et benedictio Dei Patris et Filii et Spiritus Sancti et Beatae Mariae Virginis descendat super me, super vos et maneat semper nobiscum. Amen ».
SAN PAOLO “Vorrei essere io stesso separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli” (Rm 9) | DON ORIONE “Ponimi, o Signore, sulla bocca dell’inferno perché io la chiuda…” |
ATTENZIONE ALLE PERSONE
Ben volentieri mi prodigherò anzi sacrificherò me stesso per le vostre anime (2Cor. 12,15) | Non saper vedere e amare nel mondoche le anime dei nostri fratelli. Anime di piccoli, anime di poveri, anime di peccatori. |
FIDUCIA IN GESÙ CHE SALVA
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. (1Tim 2, 4s) | … tutte sono amate da Cristo,tutte Cristo vuole salve tra le Sue braccia e sul Suo Cuore trafitto |
LA MUSICA DELLA CARITÀ
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. (1Cor. 13, 4ss) | Vedere e sentire Cristo nell’uomo. Dobbiamo avere in noi la musica profondissima della carità. |
CONDIVIDERE GIOIE E DOLORI
Siate felici con chi è nella gioia. Piangete con chi piange. (Rom. 12,14) | La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini |
IL GUSTO PER LE “COSE” DI DIO
Quel che nessuno ha mai visto e udito quel che nessuno ha mai immaginato, Dio lo ha preparato per quelli che lo amano. ( 1Cor 2,9) | La carità di Cristo è di tanta dolcezza che il cuore non può pensare, né dire, né l’occhio vedere, né l’orecchio udire |
ESSERE PERSONE DI PACE
Quando ci insultano, benediciamo. Quando ci perseguitano, sopportiamo. Quando dicono male di noi, rispondiamo amichevolmente.(1 Cor 4,12) | Le nostre anime e le nostre parole devono essere bianche, caste, quasi infantili…portare a tutti un soffio di fede e di bontà. |
AMARE FINO AL SACRIFICIO
Quanto a me, ormai è giunta l’ora di offrire la mia vita come sacrificio a Dio. È il momento di iniziare il mio ultimo viaggio. (2Tm 4,6) | Apostolato e martirio; martirio e apostolato. Salirò il mio Calvario come agnello mansueto. (064 PG) |
leggi di più in 01B LETTERE AI GIOVANI–
CONCEDIMI DI ACCOGLIERTI NEL MIO CUORE
(Madre Teresa di Calcutta)
GESÙ, FA’ CHE IL SUONO DELLA TUA VOCE RIECHEGGI
sempre nelle orecchie, perché io impari a capire
come il mio cuore, la mia mente e la mia anima,
ti possano amare.
CONCEDIMI DI ACCOGLIERTI
NEGLI SPAZI PIÙ NASCOSTI DEL MIO CUORE,
TU CHE SEI IL MIO UNICO BENE,
LA MIA GIOIA PIÙ DOLCE,
IL MIO VERO AMICO.
Gesù, vieni nel mio cuore,
prega con me, prega in me,
PERCHÉ IO IMPARI DA TE A PREGARE.
” CRISTO E’ IN AGONIA , nell’ orto degli ulivi , fino alla fine del mondo . NON BISOGNA LASCIARLO SOLO in tutto questo tempo ” ( Pascal )
Non bisogna lasciarLo solo .
..E restiamo pecore così piccole e misere davanti al Pastore , ma amore significa RECIPROCITA’ di rapporto e allora .” NON BISOGNA LASCIARLO SOLO ” … ..FORSE ci possono servire le nostre piccole fatiche , le nostre solitudini, incomprensioni , fallimenti , limiti , fragilità ….. …
GLORIAMOCI ANCHE NOI NELLA CROCE DEL SIGNORE
dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
La passione del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo è pegno sicuro di gloria e insieme ammaestramento di pazienza.
Che cosa mai non devono aspettarsi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli! Infatti al Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, SEMBRANDO TROPPO POCO NASCERE UOMO DAGLI UOMINI, VOLLE SPINGERSI FINO AL PUNTO DI MORIRE QUALE UOMO E PROPRIO PER MANO DI QUEGLI UOMINI CHE AVEVA CREATO LUI STESSO.
Gran cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, ma è molto più grande quello che celebriamo ricordando quanto è già stato compiuto per noi. Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo morì per i peccatori? COME SI PUÒ DUBITARE CHE EGLI DARÀ AI SUOI FEDELI LA SUA VITA, QUANDO PER ESSI EGLI NON HA ESITATO A DARE ANCHE LA SUA MORTE? PERCHÉ GLI UOMINI STENTANO A CREDERE CHE UN GIORNO VIVRANNO CON DIO, QUANDO GIÀ SI È VERIFICATO UN FATTO MOLTO PIÙ INCREDIBILE, QUELLO DI UN DIO MORTO PER GLI UOMINI?
Chi è infatti Cristo? È colui del quale si dice: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1, 1). Ebbene, questo Verbo di Dio «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire per noi, se non avesse preso da noi una carne mortale. In tal modo egli immortale poté morire, volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi infatti non avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui nulla aveva da cui ricevere la morte. DONDE LO STUPEFACENTE SCAMBIO: FECE SUA LA NOSTRA MORTE E NOSTRA LA SUA VITA. DUNQUE NON VERGOGNA, MA FIDUCIA SCONFINATA E VANTO IMMENSO NELLA MORTE DEL CRISTO.
Prese su di sé la morte che trovò in noi e così assicurò quella vita che da noi non può venire. Ciò che noi peccatori avevamo meritato per il peccato, lo scontò colui che era senza peccato. E allora non ci darà ora quanto meritiamo per giustizia, lui che è l’artefice della giustificazione? COME NON DARÀ IL PREMIO DEI SANTI, LUI FEDELTÀ PERSONIFICATA, CHE SENZA COLPA SOPPORTÒ LA PENA DEI CATTIVI?
CONFESSIAMO PERCIÒ, O FRATELLI, SENZA TIMORE, ANZI PROCLAMIAMO CHE CRISTO FU CROCIFISSO PER NOI. DICIAMOLO, NON GIÀ CON TIMORE, MA CON GIOIA, NON CON ROSSORE, MA CON FIEREZZA.
L’apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere come titolo di gloria. Poteva celebrare le più grandi e affascinanti imprese del Cristo. Poteva gloriarsi richiamando le eccelse prerogative del Cristo, presentandolo quale creatore del mondo in quanto Dio con il Padre, e quale padrone del mondo in quanto uomo simile a noi. Tuttavia non disse altro che questo: «QUANTO A ME NON CI SIA ALTRO VANTO CHE NELLA CROCE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO» (Gal 6, 14).
STENDIAMO, DUNQUE, UMILMENTE INNANZI A CRISTO NOI STESSI,
Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo
Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. STENDIAMO, DUNQUE, UMILMENTE INNANZI A CRISTO NOI STESSI, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».
DOMENICA DELLE PALME 25 MARZO 2018
CRISTO GESU’
CI ACCOMPAGNI SEMPRE
NEL DIFFICILE CAMMINO DELLA NOSTRA VITA,
DONO DIVINO…
L’AUGURIO E’ CHE OGNUNO POSSA ESSERE
SEMPRE E DAVVERO FELICE E SERENO…
PACE, ARMONIA E SERENITA’
POSSANO ALBERGARE IN OGNI CASA…
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” Prendi la SPERANZA,
e vivi nella sua LUCE.
Prendi la BONTA’,
e donala a chi non sa DONARE.
SCOPRI L’AMORE,
E FALLO CONOSCERE AL MONDO”.
(Mahatma Gandhi)
ARDEVA DEL DESIDERIO DI CRISTO
Gregorio Magno, papa
Maria Maddalena, venuta al sepolcro, e non trovandovi il corpo del Signore, pensò che fosse stato portato via e riferì la cosa ai discepoli. Essi vennero a vedere, e si persuasero che le cose stavano proprio come la donna aveva detto. Di loro si afferma subito: «I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa»; poi si soggiunge: «MARIA INVECE STAVA ALL’ESTERNO, VICINO AL SEPOLCRO, E PIANGEVA» (Gv 20, 10-11).
In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d’amore aveva invaso l’anima di questa donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati. CERCAVA COLUI CHE NON AVEVA TROVATO, PIANGEVA IN QUESTA RICERCA E, ACCESA DI VIVO AMORE PER LUI, ARDEVA DI DESIDERIO, PENSANDO CHE FOSSE STATO TRAFUGATO. ACCADDE PERCIÒ CHE POTÉ VEDERLO ESSA SOLA CHE ERA RIMASTA PER CERCARLO; PERCHÉ LA FORZA DELL’OPERA BUONA STA NELLA PERSEVERANZA, COME AFFERMA LA VOCE STESSA DELLA VERITÀ: «CHI PERSEVERERÀ SINO ALLA FINE, SARÀ SALVATO» (Mt 10, 22).
Cercò dunque una prima volta, ma non trovò, perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l’oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Così Davide che dice: «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 41, 3). E la Chiesa dice ancora nel Cantico de Cantici: IO SONO FERITA D’AMORE (cfr. Ct 4, 9). E di nuovo dice: L’anima mia è venuta meno (cfr. Ct 5, 6). «Donna perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15). Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s’infiammi di più nell’amore di lui. «GESÙ LE DISSE: MARIA!» (Gv 20, 16). DOPO CHE L’HA CHIAMATA CON L’APPELLATIVO GENERICO DEL SESSO SENZA ESSERE RICONOSCIUTO, LA CHIAMA PER NOME COME SE VOLESSE DIRE: RICONOSCI COLUI DAL QUALE SEI RICONOSCIUTA. IO TI CONOSCO NON COME SI CONOSCE UNA PERSONA QUALUNQUE, MA IN MODO DEL TUTTO SPECIALE.
MARIA DUNQUE, CHIAMATA PER NOME, RICONOSCE IL CREATORE E SUBITO GRIDA: «RABBUNÌ», CIOÈ «MAESTRO»: ERA LUI CHE ELLA CERCAVA ALL’ESTERNO, ED ERA ANCORA LUI CHE LA GUIDAVA INTERIORMENTE NELLA RICERCA.
PROSSIMO FILM PAOLO, APOSTOLO DI CRISTO Jim Caviezel: Messa, Rosario, confessione, meditazione delle Scritture PER INTERPRETARE SAN LUCA
“Nostro Signore era già morto [per Paolo e Luca], e tuttavia loro volevano fare cose straordinarie, … erano disposti a morire per Lui”. Quello spirito non viene subito in mente quando si pensa alla Chiesa di oggi: troppi cristiani, credono che non servano sacrifici da parte loro, perché Gesù ha già compiuto il sacrificio ultimo. Leggendo la sceneggiatura, Caviezel è rimasto “strabiliato” da “quello che erano disposti a offrire – la propria vita. Amavano talmente Nostro Signore da essere disposti a donarla per trasmettere quella storia. E noi abbiamo un dovere morale di trasmettere questa storia al mondo”. È un messaggio di cui il mondo ha oggi disperatamente bisogno: PERDONO AD OGNI COSTO. “Volete qualcosa di soprannaturale? PERDONATE QUALCUNO”, “ Dimenticate la voglia di essere il più forte. Il perdono, non implica debolezza ma “affrontare il male faccia a faccia con l’amore”. Caviezel ha confidato che la sua preparazione per Paolo, Apostolo di Cristo sono state modellate dalla sua vita di fede. “Analizzo il copione e poi lo paragono agli Atti degli Apostoli, alle Lettere di Paolo, cercando di immedesimarmi in quel mondo”, “Poi ci sono ovviamente la Messa e il Rosario quotidiani, e la confessione”. LA MESSA È FONDAMENTALE PER LA MIA INTERPRETAZIONE, perché l’Eucaristia è il corpo e il sangue di Cristo, non è pane”. . Quando lo assumo, il mio corpo lo consuma ed entra nel mio DNA. Cristo è letteralmente nel mio DNA. Più vado a Messa, più Egli è dentro di me, PIÙ CHIEDE CHE IO CAMBI”. Questo solleva anche la domanda: “Perché Luca è cambiato? È ricco, è un medico. È greco. Non sa nulla della fede. Non ha bisogno di cambiare. Ha tutte le cose di cui un uomo ha bisogno”. San Luca … A un certo punto del film dice a Paolo: “Non ho mai visto Cristo di persona, ma quando ti ho visto parlare l’ho visto in te”. Cristo richiede un cambiamento in chi lo segue. “Gesù diceva: ‘Se vuoi essere mio apostolo, è a questo che devi rinunciare’”, “Per alcuni di noi è il nostro nome”, come per San Paolo, “Per altri è lo stile di vita, per altri ancora è la vita stessa”. In occasione della promozione del suo ultimo film su San Paolo, Jim Caviezel si è presentato al Vertice di Leadership Studentesca 2018 a Chicago e ha emozionato le migliaia di giovani studenti presenti con un discorso sulla fede e la sua testimonianza di vita. Caviezel ha iniziato il suo intervento parlando del significato delle parole Saulo, “grande” e Paolo, “piccolo”, e ha sottolineato quanto sia importante “essere piccoli per essere grandi”. Mel Gibson ha invitato Caviezel a interpretare il ruolo di Gesù nel suo film La Passione. “Voleva che l’uomo con le iniziali JC [come quelle di Gesù in inglese, Jesus Christ e che guarda caso aveva 33 anni interpretasse Gesù. Una coincidenza? Non credo. La vostra vita è una coincidenza o una possibilità?” “Quando ero sulla Croce mi sono reso conto che la nostra redenzione è nella sofferenza… e ciascuno deve prendersi la propria croce. La nostra fede, la nostra libertà ha un prezzo”. “Ragazzi, prima della resurrezione ci sono stati molta sofferenza e molto dolore, e il vostro cammino non sarà diverso, quindi abbracciate la vostra croce e correte verso la vostra meta”. “Abbiate il coraggio di entrare in questo mondo pagano esprimendo senza complessi la vostra fede in pubblico. Il mondo ha bisogno di guerrieri come San Paolo e San Luca, che hanno rischiato il proprio nome, la propria reputazione per portare la fede, il proprio amore per Gesù al mondo”. “ “È ora che la nostra generazione accetti questa chiamata, la chiamata di Dio che esorta tutti noi a donarci completamente a Lui, a vedere quella mano gentile che guida il nostro cammino, a ricominciare daccapo, a digiunare, a meditare sulla Sacra Scrittura e a prendere sul serio i santi sacramenti”. “Viviamo in una cultura in declino”, “Dobbiamo scrollarci di dosso questa indifferenza, questa tolleranza devastante del male. Solo la fede nella saggezza di Cristo può salvarci, ma richiede guerrieri pronti a mettere in discussione la loro reputazione, il loro nome, perfino la loro stessa vita per sostenere la verità”. “Siate santi. Non siete stati creati per conformarvi. Siete nati per distinguervi ed emergere… Siete venuti a combattere da uomini liberi, e uomini liberi siete: LA LIBERTÀ “NON DI FARE CIÒ CHE VI PIACE, MA DI ESSERE CIÒ CHE SIETE”. “QUESTA È LA LIBERTÀ CHE IO AUSPICO PER VOI. LA LIBERTÀ DAL PECCATO, DALLE DEBOLEZZE, DA QUESTA SCHIAVITÙ CUI IL PECCATO CI COSTRINGE. QUESTA È LIBERTÀ PER CUI VALE LA PENA MORIRE”. SEGUENDO LA VOLONTÀ DI DIO, DOBBIAMO VIVERE AVENDO LO SPIRITO SANTO COME SCUDO E CRISTO COME SPADA.
Tante volte ti ho chiesto Signore
Perché non fai niente per quelli che muoiono di fame?
Perché non fai niente per quelli che sono malati?
Perché non fai niente per quelli che non conoscono l’amore?
Perché non fai niente per quelli che subiscono le ingiustizie?
Perché non fai niente per quelli che sono vittime di guerra?
Io non capivo, Signore.
Allora tu mi hai risposto:
Io ho fatto tanto,
Io ho fatto tutto quello che potevo fare:
Io ho creato te!
Ora capisco, Signore.
Io posso sfamare chi ha fame
Io posso visitare i malati
Io posso amare chi non è amato
Io posso combattere le ingiustizie
Io posso creare la pace.
Io posso far conoscere te.
Ora ti ascolto, Signore.
Ogni volta che incontro il dolore tu mi chiedi, perché non fai niente?
Aiutami, Signore, ad essere le tue mani.
LA GRANDE FEDE DI ABRAMO… E LA NOSTRA? CREDIAMO DAVVERO ALLA …RESURREZIONE DI GESU?
San Cirillo di Gerusalemme
Ci sarebbe tanto da dire sulla fede. Ci contenteremo di ricordare l’esempio veterotestamentario di Abramo, di cui siamo figli per la fede. Egli non fu giustificato solo per le opere senza la fede: aveva fatto tante opere giuste, ma non fu chiamato amico di Dio se non quando credette e compì ogni sua opera per fede; perché ebbe fede lasciò i genitori e perché ebbe fede abbandonò la patria, la terra e la casa. Sarai giustificato anche tu come lui! Egli aveva perduto ogni speranza di paternità, perché tanto lui, ormai vecchio, quanto sua moglie Sara, vecchia anche lei, non erano più nella possibilità fisica di procreare; ma ebbe fede nella promessa fattagli da Dio, che benché vecchio avrebbe avuto una posterità. Comprendeva bene di avere un corpo che era ormai impotente, eppure non vacillò nella fede ma si fidò dell’onnipotenza di Colui che gli aveva fatto la promessa; così da due corpi ormai segnati in certo senso dalla morte miracolosamente nacque un figlio…
Di fatto, se storicamente non possiamo tutti dire Abramo padre secondo la carne, lo fu secondo la fede che ci rende tutti suoi figli. In che senso e in quale modo? Mentre gli uomini considerano non credibile l’annunzio della risurrezione dei morti e altrettanto incredibile la nascita d’un figlio da vecchi considerati quasi morti, noi invece con una fede simile a quella di Abramo crediamo che Cristo morto inchiodato sul legno della croce è risuscitato, e diventando figli di Abramo per la fede entriamo a far parte della sua stirpe di adozione. Con la fede riceviamo quindi anche un sigillo spirituale simile al suo, circoncisi col battesimo dallo Spirito Santo.
Trascrivo spezzoni di risonanza, di ciò che più mi colpisce dell’incontro di PREPARAZIONE ALLA PASQUA di ieri sera
“…SAPENDO che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, LI AMO’ SINO ALLA FINE.
Gesù SAPENDO che il Padre GLI AVEVA DATO TUTTO nelle mani………..
COMINCIO’ A LAVARE I PIEDI AI DISCEPOLI…”
“Gesù SI COMMOSSE PROFONDAMENTE e dichiarò:
“In verità, in verità vi dico: UNO DI VOI mi tradirà….
…..Ed era NOTTE.”
POESIA PER IL PAPA’…
Fammi ancora essere figlio. Solo una volta. Una volta sola.
Poi ti lascio andare.
Ma per una volta ancora, fammi sentire sicuro.
Proteggimi dal mondo.
Fammi dormire nel sedile dietro il tuo.
Guida tu, che io sono triste e stanco.
Ho voglia che sia tu a guidarmi, papà.
Metti la musica che ti piace. Che sarà quella che una volta cresciuto piacerà a me.
Fammi essere piccolo.
Pensa tu per me.
Decidi tu per me.
Mettimi la tua giacca, che a me sembra enorme, perché ho freddo.
Prendimi in braccio e portami a letto perché mi sono addormentato sul divano.
Raccontami storie.
E se sei stanco non farlo. Ma non te ne andare.
Ho voglia di rimanere figlio per sempre.
Abbracciami forte come dopo un goal.
Dormi ora, come hai fatto per una settimana su una sedia accanto al mio letto in ospedale.
Rassicurami.
Carezzami la testa.
Lo so che per tutti arriva il momento in cui devi fare da padre a tuo padre.
Ma io non voglio.
Non ora.
Voglio vederti come un gigante. Non come un uccellino.
Non andare papà.
Ti prego.
Fammi essere ancora tuo figlio.
Fammi essere sempre tuo figlio.
Gabriele Corsi
IL SILENZIO …. e mi ritrovo a stupirmi e a ringraziare perché in lui ritrovo i miei ” nomi ” più veri .
E’ bellissima l’immagine del Silenzio come ” custodia del cantare e del volare ” , ” sentiero che conduce… ” , ” recinto di Dio ! ” .
” CUSTODITEMI E Sarete Custoditi ” : bello crederci anche perché significa avere , in qualche modo e momento , sperimentato quel SILENZIO che è pienezza e non vuoto , e che allora non ci fa Paura . Avere sperimentato quel SILENZIO che è RIPOSO…
Quel SILENZIO che regala tanto ma che tanto anche chiede
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Il silenzio è Fede :
quando taci perché è Lui che agisce,
quando rinunci alle voce del mondo per stare alla Sua presenza,
quando non cerchi comprensione perché ti basta essere conosciuto da Lui .
il silenzio è Adorazione:
quando Abbracci la Croce , Senza chiedere il perché ,
nell’ intima certezza che questa è l’ unica via giusta.
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IL SILENZIO , quello ” traboccante ” , quello di un fiore che sboccia , …del sole che – magari anche tra le nuvole e nella fatica…- sorge , …quello di un ” chicco di grano caduto in terra ” .. e che morendo ” produce molto frutto ” .
Buona Domenica , nel ” Coraggio ” del Silenzio .
Mi presento: sono il SILENZIO
Per favore. Lasciatemi, una volta tanto, prendere la parola.
Lo so che è paradossale che il silenzio parli. E’ contrario al mio carattere schivo e riservato.
Però sento il dovere di parlare: voi uomini non mi conoscete abbastanza!
Ecco, quindi, qualcosa di me.
Intanto le mie origini sono assolutamente nobili.
Prima che il mondo fosse, tutto era silenzio. Non un silenzio vuoto, no, ma traboccante.
Così traboccante che una parola sola detta dentro di me ha fatto tutto!
Poi, però, ho dovuto fare i conti con una lama invisibile che mi taglia dentro: il rumore!
Ebbene lasciate che ve lo dica subito: non immaginate cosa perdete ferendomi! Il baccano non vi dà mai una mano!
Io, invece, sì.
Io sono un’officina nella quale si fabbricano le idee più profonde, dove si costruiscono le parole che fanno succedere qualcosa.
Io sono come l’uovo del cardellino: la custodia del cantare e del volare. Simpatico, no?
Io segno i momenti più belli della vita: quello dei nove mesi, quello delle coccole, quello dello sguardo degli innamorati…
Segno anche i momenti più seri: i momenti del dolore, della sofferenza, della morte.
No, non mi sto elogiando, ma dicendo la pura verità.
Io mi inerpico sulle vette ove nidificano le aquile. Io scendo negli abissi degli oceani. Io vado a contare le stelle…
Io vi regalo momenti di pace, di stupore, di meraviglia.
Io sono il sentiero che conduce al paese dell’anima. Sono il trampolino di lancio della preghiera.
Sono addirittura il recinto di Dio!
Ecco qualcosa di me.
Scusatemi se ho interrotto i vostri rumori e le vostre chiacchiere.
Prima di lasciarci, però, permettete che riassuma tutto in sole quattro parole:
Custoditemi e sarete custoditi!
Proteggetemi e sarete protetti!
Dal vostro primo alleato
Il Silenzio
(Pino Pellegrino)
Quanta nostalgia di voi, di casa, di amici sempre pronti all’ ascolto al consiglio. Nella nostra parrocchia gli orionini non ci sono più da nove anni ma io penso che morirò orionina. Al di là di gesti banali e di attaccamenti puramente sentimentali l’ essere orionina ha permeato i miei anni e la mia vita. Ora è tutto diverso ma non per questo non vedo gli sforzi e la fatica di essere all’altezza di questa mia parrocchia. Esigente, si esigente perché era stata abituata al meglio, a voi cari figli di quel cuore senza confini. Orionino non è esclusivamente un’ appartenenza no, è ben altro, è vivere questo cuore. Il giorno della santificazione in piazza San Pietro io ho chiesto la grazia di una briciola di quel cuore. Il minimo per avere il massimo, il cuore di don Orione, il cuore di Cristo.
IL BENE DELLA CARITA’… UNA GRANDE PAGINA DI S. Leone Magno, papa
Nel vangelo di Giovanni il Signore dice: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35). E nelle lettere del medesimo apostolo si legge: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio; chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama, non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1 Gv 4, 7-8).
Si scuotano perciò le anime dei fedeli, e con sincero esame giudichino gli intimi affetti del proprio cuore. E se nelle loro coscienze troveranno qualche frutto di carità non dubitino della presenza di Dio in loro. Se poi vogliono trovarsi maggiormente disposti a ricevere un ospite così illustre, dilatino sempre più l’ambito del loro spirito con le opere di misericordia.
Se infatti Dio è amore, la carità non deve avere confini, perché la divinità non può essere rinchiusa entro alcun limite.
Carissimi, è vero che per esercitare il bene della carità ogni tempo è appropriato. Questi giorni tuttavia lo sono in modo speciale. Quanti desiderano di arrivare alla Pasqua del Signore con la santità dell’anima e del corpo si sforzino al massimo di acquistare quella virtù nella quale sono incluse tutte le altre in sommo grado, e dalla quale è coperta la moltitudine dei peccati.
Dobbiamo prepararci a celebrare il mistero più alto di tutti, il mistero del sangue di Gesù Cristo che ha cancellato le nostre iniquità, facciamolo con i sacrifici della misericordia. Ciò che la bontà divina ha elargito a noi, diamolo anche noi a coloro che ci hanno offeso.
La nostra generosità sia più larga verso i poveri e i sofferenti perché siano rese grazie a Dio dalle voci di molti. Il nutrimento di chi ha bisogno sia sostenuto dai nostri digiuni. Al Signore infatti nessun’altra devozione dei fedeli piace più di quella rivolta ai suoi poveri, e dove trova una misericordia premurosa là riconosce il segno della sua bontà.
Non si abbia timore, in queste donazioni, di diminuire i propri beni, perché la benevolenza stessa è già un gran bene, né può mancare lo spazio alla generosità, dove Cristo sfama ed è sfamato. In tutte queste opere interviene quella mano, che spezzando il pane lo fa crescere e distribuendolo agli altri lo moltiplica.
Colui che fa l’elemosina la faccia con gioia. Sia certo che avrà il massimo guadagno, quando avrà tenuto per sé il minimo, come dice il beato apostolo Paolo: «Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente, e farà crescere i frutti della vostra giustizia» (2 Cor 9, 10), in Cristo Gesù nostro Signore, che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
….MI PIACE, FERMARMI SU QUESTE PAROLE: ” IL PANE SENZA NIENTE IN MEZZO”. ESSE MI RICORDANO TANTO
ALCUNI MOMENTI DELLA MIA VITA. RISENTO IL PROFUMO E IL SAPORE ANCHE SE DIVENTAVA DURO . ERA SEMPRE GUSTOSO….
E’ buono il pane “sfarcito”, senza niente in mezzo, sa di sobrietà, sa di essenzialità, di purezza di Cielo, di povertà dal superfluo, di Paradiso.
Il pane è profumato, sa di casa, sa di famiglia.