E – STATE CON LA BIBBIA…PROPOSTE ESTIVE DI VILLA S. BIAGIO
Cari amici… Vi accogliamo con gioia nello spirito di D. Orione per passare insieme a voi un periodo di riposo fisico e spirituale. Ormai da tempo sapete che per un riposo “integrale”… VILLA S. BIAGIO È L’ IDEALE! PER LE SUE 4 B: BED & BREAKFAST – BEACH & BIBLE E le…
SERATE BIBLICHE E MUSICALI0re 21
- In compagnia di…
LUGLIO: Mar. 25 – Ven. 28 | AGOSTO: Mar.1 –Ven.4 –Ma.8 -Ven.11 |
VEDI TUTTO IN… A SERATE BIBLICHE GEREMIA ESTATE 2017 COPERTINA
UNA COME NOI… MA POTEVA DIRE: HO VISTO IL SIGNORE!
- “DONNA, CHI CERCHI?” (Gv 20,1ss) Erano due notti che non riuscivo a chiudere occhio. Mi tornavano alla mente tutti i particolari strazianti della crocifissione e morte di Gesù. E quelle sue ultime parole alla madre e a Giovanni: “ Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. La scena della spugna imbevuta di aceto e quel suo abbandono supremo nelle braccia del Padre:
- “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Per qualche momento noi donne, impietrite dal dolore, rimanemmo in un angolo, mentre alcuni discepoli calavano il corpo del Signore dalla croce. Pochi minuti per prepararlo ad una degna anche se affrettata sepoltura. Poi dovemmo allontanarci in fretta a motivo della Pasqua ebraica che stava iniziando.
- Ero tornata a casa con l’unico desiderio che passasse in fretta la festa per poter tornare a completare i servizi funebri al mio Signore. Ma quella notte sembrava interminabile. Non si faceva mai giorno. Mi rigiravo nel letto, pensando a Lui e pregando con le parole di un salmo a me caro: “ Nel mio giaciglio, di te mi ricordo; penso a te nelle veglie notturne…” (Sl.63) Erano parole confortanti, ma…Lui non c’era. Mi alzai di scatto dal letto e corsi, nella notte, in cerca di Lui.“Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio…” Era davvero buio. Fuori e dentro di me. Gesù era morto. Lui, il sole della mia vita, tramontato per sempre. “…e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.”A quella vista rimasi sconvolta. Qualcuno aveva profanato la tomba di Gesù? Avevano rubato il suo corpo? Mi sentii terribilmente sola e impotente. Allora corsi a chiedere aiuto a Pietro e Giovanni:
- “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” Si destarono di soprassalto. E corremmo di nuovo tutti e tre verso il sepolcro Arrivò per primo Giovanni, il più giovane di noi, ma non entrò. Aspettò che arrivassimo anche Pietro ed io. Entrammo tutti e tre. Il cuore mi batteva forte, ma potei notare alcuni dettagli:
- ”le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”. Non erano stati certo dei ladri a rubare il corpo di Gesù… Non avrebbero lasciato tutto così in ordine… Nell’uscire dal sepolcro vidi Pietro che si batteva il petto, mentre Giovanni cadde in ginocchio e… “ vide e credette” Ad un tratto, però, guardandomi attorno, mi accorsi di essere rimasta nuovamente sola.
- ”I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa”. Pensai che forse erano andati in cerca dei compagni, per decidere il da farsi…Ma io non riuscivo ad allontanarmi. Non potevo riprendere la solita vita di tutti giorni senza prima aver risolto l’unico problema importante per me: dov’era Gesù? E mi fermai all’ingresso della tomba, abbandonandomi con libertà a un pianto dirotto. ”Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva”.Ad un certo punto i miei occhi pieni di lacrime si riempirono di fulgida luce che poco a poco prese la forma come di due angeli. Gentilmente mi chiesero:
- “Donna, perché piangi?” Che domanda : Perché piangevo? Certo non era la prima volta che piangevo nella mia vita. Quante lacrime avevo versato a motivo di un’ amara delusione, di un’ingiustizia subita, di una solitudine profonda. Ma questa volta, nulla di tutto questo. Piangevo solamente perché avevo perso Lui. Quando tre anni prima l’avevo incontrato, avevo trovato la pace del cuore e la gioia di vivere. Senza di Lui, il mio Signore, ora stavo ripiombando nella disperazione più cupa. E confidai loro la causa del mio dolore
- “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Risoluta a trovarlo ad ogni costo, mi alzai e girando lo sguardo, vidi un uomo in fondo al giardino che mi rivolse la stessa domanda degli Angeli. Ma con un’aggiunta:”
- “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”Chi cercavo? Ma chi potevo cercare? Anni addietro non avrei forse saputo rispondere. Avevo cercato di tutto… Ma ora, no. Cercavo Lui solo, il mio Gesù che avevo perduto. Pensando che quel signore fosse il custode del giardino lo supplicai:“ Se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”.Fu a quel punto che quello strano giardiniere si avvicinò e guardandomi come nessun uomo al mondo mi aveva mai guardata, mi chiamò per nome: “MARIA!” Un brivido percorse tutto il mio essere. Riconobbi il timbro inconfondibile della Sua voce. Solo Lui mi chiamava così. Era proprio Lui, Gesù! Di nuovo con me. Mi buttai per terra dinanzi a Lui. Istintivamente le mie mani si protesero ad abbracciare i suoi piedi e dalla mia bocca uscì un grido nella mia lingua materna:
- “Rabbunì, maestro !” E continuavo a stringerlo forte, piangendo di gioia. Solo pochi istanti di beatitudine. Con voce soave e forte insieme, mi disse. “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre”
- LEGGI TUTTO IN …02.MARIA di MAGDALA DEF
- MIRIAM
- Lungo la notte ti ho cercato buio pesto e lacrime.lo ti chiamo e non rispondi tu non ci sei più. La tua morte sulla croce, quella tomba vuota e poi dietro ad un muro troppo alto sei Signore mio. Donna dimmi perché piangi e chi stai cercando qui. Sto cercando il mio diletto l’hai nascosto tu. Non lasciarmi vagabonda per questi deserti qui tu custode del giardino dimmi dove è Lui. “Miriam” oh quella voce e gli occhi due colombe su ruscelli d’acqua. “Miriam” ancora il vento a scoperchiarmi casa e a gonfiare la mia vela. Mio Maestro la tua mano ancora sulla porta mia. E’ passato ormai l’inverno e allora canterò. Mettimi come un sigillo Sopra il braccio e il cuore tuo. Non andartene di nuovo, non resisterei. “Miriam non trattenermi ma vai dai miei fratelli e dì che ormai li sto aspettando”. “Miriam” oh quella voce e gli occhi due colombe su ruscelli d’acqua. “Miriam” ancora il vento a scoperchiarmi casa e gonfiare la mia vela.
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- SANT’AMBROGIO, SULL’EUCARISTIA
…la schiera dei neofiti avanza verso gli altari di Cristo dicendo: «VERRÒ ALL’ALTARE DI DIO, AL DIO DELLA MIA GIOIA, DEL MIO GIUBILO» (Sal 42, 4). Infatti, deposte le spoglie dell’antico errore, e rinnovata nella giovinezza dell’aquila (cfr. Sal 102, 5), s’affretta ad accorrere a quel banchetto celeste. Viene dunque, e vedendo il sacro altare tutto adorno, esclama: «DAVANTI A ME TU PREPARI UNA MENSA» (Sal 22, 5). Davide così fa parlare ciascuna delle nuove reclute: «IL SIGNORE È IL MIO PASTORE: NON MANCO DI NULLA; SU PASCOLI ERBOSI MI FA RIPOSARE, AD ACQUE TRANQUILLE MI CONDUCE». È mirabile che Dio abbia fatto piovere la manna per i padri e che si nutrissero con un alimento quotidiano disceso dal cielo. Per cui fu detto: «L’UOMO MANGIÒ IL PANE DEGLI ANGELI» (Sal 77, 25). Ma quelli che mangiarono quel pane «morirono tutti» nel deserto; invece questo alimento che tu ricevi, questo «pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6, 51) somministra il sostentamento della vita eterna, E CHIUNQUE NE AVRÀ MANGIATO «NON MORIRÀ IN ETERNO» (GV 11, 26) PERCHÉ È IL CORPO DI CRISTO.
Ora fa’ attenzione se sia più eccellente il pane degli angeli mangiato dagli Ebrei nel deserto o la carne di Cristo la quale è indubbiamente un corpo che dà la vita. Quella manna veniva dal cielo, questo corpo è al di sopra del cielo. QUELLA ERA DEL CIELO, QUESTO DEL SIGNORE DEI CIELI. Quella, se si conservava per il giorno seguente, si guastava. QUESTO È ALIENO DA OGNI CORRUZIONE. Chiunque lo gusta con sacra riverenza non potrà soggiacere alla corruzione. Per gli Ebrei scaturì acqua dalla rupe, PER TE SANGUE DAL CRISTO. L’acqua dissetò loro per un momento, TE, INVECE, IL SANGUE LAVA PER SEMPRE. Il giudeo beve e ha sete, tu quando avrai bevuto NON POTRAI AVER MAI PIÙ SETE. Quell’evento era figura, questo è verità. Se quello che tu ammiri è ombra, quanto grande è la realtà presente di cui tu ammiri l’ombra! HAI CONOSCIUTO CIÒ CHE VALE DI PIÙ: È MIGLIORE LA LUCE DELL’OMBRA, MIGLIORE LA VERITÀ DELLA FIGURA, MIGLIORE IL CORPO DEL CREATORE DELLA MANNA DEL CIELO.
La montagna
Abbi massimo rispetto per questo luogo e per tutto ciò che quassù trovi, se tu non l’hai portato con fatica qualcun altro l’ha fatto.
Se tu, essere vivente, non credi in un Essere Supremo guardati attorno e pensa se tu saresti in grado di fare tutto ciò che il tuo occhio vede. Attento a dove posi il piede, per colpa tua qualcun altro più in basso può lasciarci la vita.
Ai 1500 metri dimentica chi sei, con persone di differente età usa il voi, con persone della stessa età usa il tu. Ai 2000 metri dimentica il mondo, gli affanni, le tasse e goditi la vera pace. Ai 2500 metri dimentica il tuo io, la boria, la cultura, la forza fisica, perché se quassù sei giunto sei in tutto e per tutto uguale agli altri che quassù stanno. Non credere, piccolo uomo, di essere chissà chi, perché prima che esistessi io già c’ero e quando tu non esisterai più io ancora ci sarò. firmato: La Montagna
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16 LUGLIO: XV DOMENICA
IL SEMINATORE USCÌ A SEMINARE…
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,1-23 «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
- ERMES RONCHI: “Egli parlò loro di molte cose con parabole. Gesù amava il lago, i campi di grano, le distese di spighe e di papaveri, i passeri in volo. Osservava la vita (le piccole cose non sono vuote, sono racconto di Dio) e nascevano parabole Oggi Gesù osserva un seminatore e intuisce qualcosa di Dio. Uno dei più bei nomi di Dio: non il mietitore che fa i conti con le nostre povere messi, ma il seminatore, il Dio degli inizi, che dà avvio, che è la primavera del mondo, fontana di vita. Abbiamo tutti negli occhi l’immagine di un tempo antico: un uomo con una sacca al collo che percorre un campo, con un gesto largo della mano, sapiente e solenne, profezia di pane e di fame saziata. Ma la parabola collima solo fin qui. Il seguito è spiazzante:
- il seminatore lancia manciate generose anche sulla strada e sui rovi. Non è distratto o maldestro, è invece uno che spera anche nei sassi, un prodigo inguaribile, imprudente e fiducioso. Un sognatore che vede vita e futuro ovunque, pieno di fiducia nella forza del seme e in quel pugno di terra e rovi che sono io. Che parla addirittura di un frutto uguale al cento per uno, cosa inesistente, irrealistica: nessun chicco di frumento si moltiplica per cento. Un’iperbole che dice la speranza altissima e amorosa di Dio in noi. Tuttavia, per quanto il seme sia buono, se non trova acqua e sole, il germoglio morirà presto. Il problema è il terreno buono.Allora io voglio farmi terra buona, terra madre, culla accogliente per il piccolo germoglio. Come una madre, che sa quanto tenace e desideroso di vivere sia il seme che porta in grembo, ma anche quanto fragile, vulnerabile e bisognoso di cure, dipendente quasi in tutto da lei.
- Essere madri della parola di Dio, madri di ogni parola d’amore. Accoglierle dentro sé con tenerezza, custodirle e difenderle con energia.
- Ognuno di noi è una zolla di terra, ognuno è anche un seminatore. Ogni parola, ogni gesto che esce da me, se ne va per il mondo e produce frutto.
- Che cosa vorrei produrre? Tristezza o germogli di sorrisi? Paura, scoraggiamento o forza di vivere?
15 luglio: FESTA di S. BONAVENTURA
- LA ROCCIA DEL MIO CUORE È DIO «Itinerario della mente a Dio» di San
Bonaventura Cristo è la via e la porta. È «il mistero nascosto da secoli» (Ef 3, 9). Chi fissa lo sguardo sul crocifisso Signore mediante la fede, la speranza, la carità, la devozione, l’ammirazione, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio; attraversa con la verga della croce il Mare Rosso, per inoltrarsi nel deserto. Qui gusta la manna nascosta, riposa con Cristo nella tomba come morto esteriormente, ma sente, tuttavia, per quanto lo consenta la condizione di viatori, ciò che in croce fu detto al buon ladrone, tanto vicino a Cristo con l’amore: «Oggi sarai con me nel paradiso!» (Lc 23, 43). - Ma perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che, sospesa l’attività intellettuale, OGNI AFFETTO DEL CUORE SIA INTEGRALMENTE TRASFORMATO E TRASFERITO IN DIO. È questo un fatto mistico e straordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve.
- Lo riceve solo chi lo desidera, non lo desidera se non colui che VIENE INFIAMMATO DAL FUOCO DELLO SPIRITO SANTO, CHE CRISTO HA PORTATO IN TERRA. Ecco perché l’Apostolo afferma che questa mistica sapienza è rivelata dallo Spirito Santo.
- SE POI VUOI SAPERE COME AVVENGA TUTTO CIÒ, INTERROGA LA GRAZIA, NON LA SCIENZA, IL DESIDERIO NON L’INTELLETTO, IL SOSPIRO DELLA PREGHIERA NON LA BRAMA DEL LEGGERE, LO SPOSO NON IL MAESTRO, DIO NON L’UOMO, LA CALIGINE NON LA CHIAREZZA, NON LA LUCE MA IL FUOCO CHE INFIAMMA TUTTO L’ESSERE E LO INABISSA IN DIO CON LA SUA SOAVISSIMA UNZIONE E CON GLI AFFETTI PIÙ ARDENTI.
- ascoltiamo con Paolo: «TI BASTA LA MIA GRAZIA» (2 COR 12, 9); RALLEGRIAMOCI CON DAVIDE, DICENDO: «VENGONO MENO LA MIA CARNE E IL MIO CUORE; MA LA ROCCIA DEL MIO CUORE È DIO, È DIO LA MIA SORTE PER SEMPRE» (Sal 72, 26).
BEATO COLUI ALLA CUI PORTA… BUSSA CRISTO
Sant’Ambrogio, vescovo
- «Io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Sia aperta a colui che viene la tua porta, apri la tua anima, allarga il seno della tua mente, perché il tuo spirito goda le ricchezze della semplicità, i tesori della pace, la soavità della grazia. Dilata il tuo cuore, va’ incontro al sole dell’eterna luce «che illumina ogni uomo» (Gv 1, 9).
- PER CERTO QUELLA LUCE VERA SPLENDE A TUTTI. MA SE UNO AVRÀ CHIUSO LE FINESTRE, SI PRIVERÀ DA SE STESSO DELLA LUCE ETERNA. ALLORA, SE TU CHIUDI LA PORTA DELLA TUA MENTE, CHIUDI FUORI ANCHE CRISTO. BENCHÉ POSSA ENTRARE, NONDIMENO NON VUOLE INTRODURSI DA IMPORTUNO, NON VUOLE COSTRINGERE CHI NON VUOLE.
- MA SE IL TUO CUORE VEGLIA, EGLI BUSSA E DOMANDA CHE GLI SI APRA LA PORTA. Abbiamo dunque la porta della nostra anima, abbiamo anche le porte delle quali è scritto: «Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria» (Sal 23, 7).
- L’ANIMA DUNQUE HA LE SUE PORTE, L’ANIMA HA IL SUO INGRESSO. AD ESSO VIENE CRISTO E BUSSA, EGLI BUSSA ALLE PORTE. APRIGLI, DUNQUE; EGLI VUOLE ENTRARE, VUOL TROVARE LA SPOSA DESTA.
- LEGGI TUTTO IN COMMENTI
Cielo e…terra (Zenta Maurina Raudive)
E’ bello tutto ciò che unisce cielo e terra: l’arcobaleno, la stella cadente, la rugiada, i fiocchi di neve; la cosa più bella però è … IL SORRISO DI UN BAMBINO che non ha ancora dimenticato i prati del cielo.
11 LUGLIO: FESTA DI S. BENEDETTO
UN PROGRAMMA DI VITA: NULLA ASSOLUTAMENTE ANTEPONIAMO A CRISTO
Dalla «Regola» di san Benedetto, abate
PRIMA DI OGNI ALTRA COSA DEVI CHIEDERE A DIO CON INSISTENTI PREGHIERE CHE EGLI VOGLIA CONDURRE A TERMINE LE OPERE DI BENE DA TE INCOMINCIATE, perché non debba rattristarsi delle nostre cattive azioni dopo che si è degnato di chiamarci ad essere suoi figli. In cambio dei suoi doni, gli dobbiamo obbedienza continua. Destiamoci, dunque, una buona volta al richiamo della Scrittura che dice: È tempo ormai di levarci dal sonno (cfr. Rm 13, 11). Apriamo gli occhi alla luce divina, ascoltiamo attentamente la voce ammonitrice che Dio ci rivolge ogni giorno: «OGGI SE UDITE LA SUA VOCE NON INDURITE I VOSTRI CUORI» (SAL 94, 8). E ANCORA: «CHI HA ORECCHI ASCOLTI CIÒ CHE LO SPIRITO DICE ALLE CHIESE» (AP 2, 7). E che cosa dice? Venite, figli, ascoltate, vi insegnerò il timore del Signore. Camminate mentre avete la luce della vita, perché non vi sorprendano le tenebre della morte (cfr. Gv 12, 35). Il Signore cerca nella moltitudine del popolo il suo operaio e dice: C’È QUALCUNO CHE DESIDERA LA VITA E BRAMA TRASCORRERE GIORNI FELICI? (cfr. Sal 33, 13). Se tu all’udire queste parole rispondi: Io lo voglio! Iddio ti dice: Se vuoi possedere la vera e perpetua vita, preserva la lingua dal male e le tue labbra non pronunzino menzogna: fuggi il male e fa’ il bene: cerca la pace e seguila (cfr. Sal 33, 14-15). E se farete questo, i miei occhi saranno sopra di voi e le mie orecchie saranno attente alle vostre preghiere: prima ancora che mi invochiate dirò: Eccomi.
CHE COSA VI È DI PIÙ DOLCE, CARISSIMI FRATELLI, DI QUESTA VOCE DEL SIGNORE CHE CI INVITA? ECCO, POICHÉ CI AMA, CI MOSTRA IL CAMMINO DELLA VITA.
Perciò, cinti i fianchi di fede e della pratica di opere buone, con la guida del vangelo, inoltriamoci nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati. Ma se vogliamo abitare nei padiglioni del suo regno, persuadiamoci che non ci potremo arrivare, se non affrettandoci con le buone opere.
Come vi è uno zelo cattivo e amaro che allontana da Dio e conduce all’inferno, COSÌ C’È UNO ZELO BUONO CHE ALLONTANA DAI VIZI E CONDUCE A DIO E ALLA VITA ETERNA. IN QUESTO ZELO I MONACI DEVONO ESERCITARSI CON AMORE VIVISSIMO; E PERCIÒ SI PREVENGANO L’UN L’ALTRO NEL RENDERSI ONORE, SOPPORTINO CON SOMMA PAZIENZA LE INFERMITÀ FISICHE E MORALI DEGLI ALTRI, SI PRESTINO A GARA OBBEDIENZA RECIPROCA. NESSUNO CERCHI IL PROPRIO UTILE, MA PIUTTOSTO QUELLO DEGLI ALTRI, AMINO I FRATELLI CON PURO AFFETTO, TEMANO DIO, VOGLIANO BENE AL PROPRIO ABATE CON SINCERA E UMILE CARITÀ.
NULLA ASSOLUTAMENTE ANTEPONIAMO A CRISTO E COSÌ EGLI, IN COMPENSO, CI CONDURRÀ TUTTI ALLA VITA ETERNA.
Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
HO UNA RACCOMANDAZIONE DA FARVI…
procurate di compiere ogni azione nella concordia di Dio, sotto la guida del vescovo che tiene il posto di Dio, dei presbiteri che rappresentano il collegio apostolico e dei diaconi a me tanto cari Poiché partecipate agli stessi sentimenti di Dio, abbiate un grande rispetto reciproco. Nessuno giudichi il prossimo con viste puramente umane, MA AMATEVI SEMPRE GLI UNI GLI ALTRI IN GESÙ CRISTO. NON VI SIA IN NOI ALCUN MOTIVO DI DIVISIONE. Tenetevi uniti al vescovo e a quelli che presiedono, in modo da fornire a tutti un’immagine e una prova della vita immortale nel cielo.
Il Signore Gesù, che è uno con il Padre, non ha fatto nulla senza il Padre, né da se stesso, né per mezzo degli apostoli. COSÌ ANCHE VOI NON FATE NULLA SENZA IL VESCOVO E I PRESBITERI. NON CERCATE DI FAR PASSARE PER BUONO CIÒ CHE FATE IN PRIVATO E PER CONTO VOSTRO, MA PREFERITE LA FORMA COMUNITARIA. UNA SOLA SIA LA PREGHIERA, UNA L’INVOCAZIONE, UNO LO SPIRITO, UNA LA SPERANZA NELLA CARITÀ, NELLA GIOIA SANTA, CHE È CRISTO, DI CUI NULLA C’È DI PIÙ PREZIOSO. Correte tutti, come ad un unico tempio di Dio, ad un unico altare, all’unico Gesù Cristo che è uscito dall’unico Padre, rimanendo presso di lui e a lui facendo ritorno.
Non lasciatevi sedurre da false dottrine, né da vecchie favole che non giovano a nulla. Se viviamo ancora alla maniera dei Giudei, conformandoci alla legge, dimostriamo di non aver ricevuto la grazia, mentre già i profeti, ispirati da Dio, vissero secondo Gesù Cristo.
Quelli che vissero nel vecchio ordine di cose hanno abbracciato la nuova speranza e non osservano più il sabato, MA CELEBRANO IL GIORNO DEL SIGNORE, NEL QUALE ABBIAMO COMINCIATO A PARTECIPARE ALLA VITA DEL CRISTO E ANCHE ALLA SUA MORTE, MISTERO CHE ALCUNI NEGANO, E CHE INVECE È SORGENTE DELLA NOSTRA FEDE E DELLA PAZIENZA CON LA QUALE NOI SOFFRIAMO, PER ESSERE TROVATI DISCEPOLI DI GESÙ CRISTO, UNICO NOSTRO MAESTRO.
Santa Maria, donna del riposo, donaci il gusto della domenica
(Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni, ed. Paoline, pagg. 64-65)
Santa Maria, donna del riposo, donaci il gusto della domenica. Facci riscoprire la gioia antica di fermarci sul sagrato della chiesa, a conversare con gli amici senza guardare l’orologio. Frena le nostre sfibranti tabelle di marcia, tienici lontani dall’agitazione di chi è in lotta perenne col tempo.
Liberaci dall’affanno delle cose. Persuadici che fermarsi sotto la tenda, per ripensare la rotta, vale molto di più che coprire logoranti percorsi senza traguardo.
Ma, soprattutto, facci capire che se il segreto del riposo fisico sta nelle pause settimanali o nelle ferie annuali che ci concediamo, il segreto della pace interiore sta nel saper perdere tempo con Dio. Lui ne perde tanto con noi. E anche tu ne perdi tanto.
Seguitemi, andiamo su una collina per osservare dall’alto il campo di cui si parla nel Vangelo. Guardiamo cosa succede.
Noi non vediamo più il nemico, è molto tempo che è scomparso. Ciò che vediamo sono delle comunità. Vi sono i buoni cristiani, le persone tiepide, critiche, o complicate in seno alla Chiesa, i peccatori, gli indifferenti. Si fa fatica a distinguere chi fa parte del grano, chi della zizzania. Se continuiamo a guardare, notiamo delle piante che contengono sia del grano, sia della zizzania. Infine delle piante che cambiano. Il grano diventa zizzania e la zizzania grano. Nel campo regna la confusione. Vedo me stesso da qualche parte, sono tra il grano? O tra la zizzania?
Vedo anche i miei colleghi: come mai quello lì è laggiù? È incredibile, si trova dove c’è un sacco di grano. Nel campo tutto ha il diritto di crescere, tutti hanno una possibilità.
Poi vediamo, dalla nostra collina, i lavoratori. Tra di loro vi sono dei fanatici dell’ordine, dei giardinieri modello, degli artisti del paesaggio come al tempo rococò. Sognano giardini alla francese, in cui tutto è tagliato secondo le regole. Non vorrei cadere nelle loro mani. Sono pastori, o sceriffi che sorvegliano da vicino il loro settore?
Ed ecco il contadino. Noi lo indoviniamo, più che vederlo veramente. È là ad aspettare, al fondo della sua casa. Aspetta, paziente, esultando già per la messe. Chiama con tutte le sue promesse colui – che dico? – coloro che vogliono venire a lui. Ripone la sua speranza in molti, in tutti, in tutto questo campo singolare.
ARDEVA DEL DESIDERIO DI CRISTO
Gregorio Magno, papa
Maria Maddalena, venuta al sepolcro, e non trovandovi il corpo del Signore, pensò che fosse stato portato via e riferì la cosa ai discepoli. Essi vennero a vedere, e si persuasero che le cose stavano proprio come la donna aveva detto. Di loro si afferma subito: «I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa»; poi si soggiunge: «MARIA INVECE STAVA ALL’ESTERNO, VICINO AL SEPOLCRO, E PIANGEVA» (Gv 20, 10-11).
In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d’amore aveva invaso l’anima di questa donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati. CERCAVA COLUI CHE NON AVEVA TROVATO, PIANGEVA IN QUESTA RICERCA E, ACCESA DI VIVO AMORE PER LUI, ARDEVA DI DESIDERIO, PENSANDO CHE FOSSE STATO TRAFUGATO.
ACCADDE PERCIÒ CHE POTÉ VEDERLO ESSA SOLA CHE ERA RIMASTA PER CERCARLO; PERCHÉ LA FORZA DELL’OPERA BUONA STA NELLA PERSEVERANZA, COME AFFERMA LA VOCE STESSA DELLA VERITÀ: «CHI PERSEVERERÀ SINO ALLA FINE, SARÀ SALVATO» (Mt 10, 22).
Cercò dunque una prima volta, ma non trovò, perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l’oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Così Davide che dice: «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 41, 3). E la Chiesa dice ancora nel Cantico de Cantici: IO SONO FERITA D’AMORE (cfr. Ct 4, 9). E di nuovo dice: L’anima mia è venuta meno (cfr. Ct 5, 6).
«Donna perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15). Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s’infiammi di più nell’amore di lui.
«GESÙ LE DISSE: MARIA!» (Gv 20, 16). DOPO CHE L’HA CHIAMATA CON L’APPELLATIVO GENERICO DEL SESSO SENZA ESSERE RICONOSCIUTO, LA CHIAMA PER NOME COME SE VOLESSE DIRE: RICONOSCI COLUI DAL QUALE SEI RICONOSCIUTA. IO TI CONOSCO NON COME SI CONOSCE UNA PERSONA QUALUNQUE, MA IN MODO DEL TUTTO SPECIALE.
MARIA DUNQUE, CHIAMATA PER NOME, RICONOSCE IL CREATORE E SUBITO GRIDA: «RABBUNÌ», CIOÈ «MAESTRO»: ERA LUI CHE ELLA CERCAVA ALL’ESTERNO, ED ERA ANCORA LUI CHE LA GUIDAVA INTERIORMENTE NELLA RICERCA.
…DONNA CHI CERCHI!?….CERCO TE SIGNORE OGNI ISTANTE DELLA MIA ESISTENZA…. DONNA PERCHE’ PANGI!?… IL PECCATO HA PORTATO VIA IL MIO SIGNORE!!! MA POI L’HO RITROVATO PERCHE’ MI HA CHIAMATA CON IL MIO NOME DONANDOMI IL SUO PERDONO… GRAZIE, SIGNORE!!!
(BRAULT)
“Ferire qualcuno che sai ti perdonerà è la cosa più scorretta.“
(Anonimo)
“Bontà è essere puri di cuore, ignorando la partita doppia”.
…IL SIGNORE BUSSA… CHIEDO:
“DONAMI” di staccarmi,
come foglia d’autunno,
dagli inganni del mondo,
dalla ricerca del successo e del potere.
“LIBERAMI”
dalla paura di cambiare,
dal timore di perdere
il poco che sono e il poco che ho.
“TI CONSEGNO”
SIGNORE,
un cuore palpitante di desideri e di emozioni,
“TU” PUOI ACCOGLIERLI.
Fà che tutto si orienti
unicamente a “TE”.
Il TUO AMORE pieghi ciò che è rigido in me,
lo trasformi in un canto di vita,
in una danza,
i cui passi armoniosi e leggeri
si incontrino con i “TUOI” RISORTI. GRAZIE SIGNORE!
(Gibran)
“Ci sono quelli che danno poco del molto che hanno;
e ci sono quelli che HANNO POCO e DANNO TUTTO”.
(S. Francesco di Sales)
“Il cristiano preferirà sempre essere incudine piuttosto che martello, derubato che ladro, ucciso che uccisore, martire che tiranno.”
Non può che essere cosi il Padte che è venuto a darci Gesù. Questo gesto ampio del seminatore rappresenta bene il Suo Cuore , è come la pioggia che cade senza distinzione, è. Come il sole che scalda e illumina senza che noi possiamo limitarne i benefici. È il gesto di chi è sicuro che ci sarà un raccolto perché ciò che sparge è. Potente, ha la vita. Ci feconda se noi lasciamo che abbia efficacia nel nostro terreno. Ci fa a nostra volta seminatori, così come Lui, senza giudizi o restrizioni, ci sparge come fossimo semi. Questo seminatore è instancabile perché semina senza posa e anche se molto spesso non ne riconosciamo l’ azione il raccolto è incessante. Coltiviamo con cura il nostro terreno e Dio non mancherà di piantarvi un Seme di Vita che non cesserà di produrre frutti buoni per la Sua Gloria.
PAOLO VI – 5 gennaio 1964
Beati noi se,
poveri nello spirito,
sappiamo liberarci dalla fallace fiducia nei beni economici
e collocare i nostri primi desideri nei BENI SPIRITUALI e religiosi;
e abbiamo per i POVERI riverenza ed amore, come fratelli e immagini viventi del Cristo.
Beati noi se,
formati alla dolcezza dei forti,
sappiamo RINUNCIARE alla potenza funesta dell’odio e della vendetta
e abbiamo la sapienza di preferire al timore che incutono le armi
la GENEROSITA’ e il PERDONO, L’ACCORDO nella LIBERTA’ e nel LAVORO,
la CONQUISTA della BONTA’ e della PACE.
(TAGORE)
“Dammi il supremo coraggio dell’amore.
Questa è la mia preghiera: coraggio di parlare, di agire, di soffrire, di lasciare tutte le cose,
o di essere LASCIATO …SOLO!
Temprami con incarichi rischiosi, “onorami …con il DOLORE”,
e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.
Dammi la suprema certezza dell’amore.
Questa è la mia preghiera:
la certezza che appartiene alla “vita nella morte”,
alla “vittoria nella sconfitta”, alla “potenza …nascosta nella più fragile bellezza”,
a quella DIGNITA’ NEL DOLORE,
che ACCETTA L’OFFESA ma …DISDEGNA DI RIPAGARLA CON L’OFFESA.
Dammi la “forza di amare SEMPRE e AD OGNI COSTO.”
LA ROCCIA DEL MIO CUORE È DIO
«Itinerario della mente a Dio» di San
Bonaventura
Cristo è la via e la porta. È «il mistero nascosto da secoli» (Ef 3, 9). Chi si rivolge a questo propiziatorio con dedizione assoluta, e fissa lo sguardo sul crocifisso Signore mediante la fede, la speranza, la carità, la devozione, l’ammirazione, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio; attraversa con la verga della croce il Mare Rosso, per inoltrarsi nel deserto. Qui gusta la manna nascosta, riposa con Cristo nella tomba come morto esteriormente, ma sente, tuttavia, per quanto lo consenta la condizione di viatori, ciò che in croce fu detto al buon ladrone, tanto vicino a Cristo con l’amore: «Oggi sarai con me nel paradiso!» (Lc 23, 43).
Ma perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che, sospesa l’attività intellettuale, OGNI AFFETTO DEL CUORE SIA INTEGRALMENTE TRASFORMATO E TRASFERITO IN DIO.
È questo un fatto mistico e straordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve. Lo riceve solo chi lo desidera, non lo desidera se non colui che VIENE INFIAMMATO DAL FUOCO DELLO SPIRITO SANTO, CHE CRISTO HA PORTATO IN TERRA. Ecco perché l’Apostolo afferma che questa mistica sapienza è rivelata dallo Spirito Santo.
SE POI VUOI SAPERE COME AVVENGA TUTTO CIÒ, INTERROGA LA GRAZIA, NON LA SCIENZA, IL DESIDERIO NON L’INTELLETTO, IL SOSPIRO DELLA PREGHIERA NON LA BRAMA DEL LEGGERE, LO SPOSO NON IL MAESTRO, DIO NON L’UOMO, LA CALIGINE NON LA CHIAREZZA, NON LA LUCE MA IL FUOCO CHE INFIAMMA TUTTO L’ESSERE E LO INABISSA IN DIO CON LA SUA SOAVISSIMA UNZIONE E CON GLI AFFETTI PIÙ ARDENTI.
Ora questo fuoco è Dio e questa fornace si trova nella santa Gerusalemme; ed è Cristo che li accende col calore della sua ardentissima passione. Lo può percepire solo colui che dice: L’anima mia ha preferito essere sospesa in croce e le mie ossa hanno prescelto la morte! (cfr. Gb 7, 15).
Chi ama tale morte, può vedere Dio, perché rimane pur vero che: «Nessun uomo può vedermi e restar vivo» (Es 33, 20). Moriamo dunque ed entriamo in questa caligine; facciamo tacere le sollecitudini, le concupiscenze e le fantasie. Passiamo con Cristo crocifisso, «da questo mondo al Padre», perché, dopo averlo visto, possiamo dire con Filippo: «Questo ci basta» (Gv 14, 8); ascoltiamo con Paolo: «TI BASTA LA MIA GRAZIA» (2 COR 12, 9); RALLEGRIAMOCI CON DAVIDE, DICENDO: «VENGONO MENO LA MIA CARNE E IL MIO CUORE; MA LA ROCCIA DEL MIO CUORE È DIO, È DIO LA MIA SORTE PER SEMPRE» (Sal 72, 26).
……….E’ PROPRIO VERO!!!! QUEL SORRISO NON LO SUPERA, NIENTE E NESSUNO! I SUOI OCCHI SONO PIENI DI CIELO.
GRAZIE DI CUORE!!!
La lettura del testo sull’EUCARESTIA della “DOTTRINA DEI DODICI APOSTOLI ” … ” RIUNITEVI, SPEZZATE IL PANE E RENDETE GRAZIE……” Mi ha fatto tornare indietro nel tempo. Ero piccola, avrò avuto sei,massimo sette anni; eravamo in piena guerra, la mia famiglia molto povera con cinque figli, io la seconda, tre dopo di me, da sfamare ; sulla tavola vedevo solo poche cose e probabilmente non sarebbero bastate per tutti , però…. Ciò che mi è rimasto più impresso è: “IL POCO PANE CHE COMPARIVA SULLA TAVOLA, DOVEVA BASTARE PER TUTTA LA FAMIGLIA. ” Era una cosa TROPPO BELLA ciò che accadeva nel momento del porzonamento di quel poco pane! gli occhi di noi piccoli erano puntati sulla mano della mamma perchè non sbagliasse le misure, poi ce lo porgeva in un certo modo, come fosse stato un ” rito “. Quanto era buona la mia porzione di pane! Ancora oggi mi sembra di sentire il profumo e il sapore di quel pezzetto di pane. Se per caso ne cadeva qualche pezzetto in terra , papà ce lo faceva raccogliere e baciare. Diceva: è grazia di DIO. Questo ricordo mi fa pensare molto al momento della distribuzione del PANE EUCARISTICO ; tutti ci avviciniamo e: “QUEL CHE ADORIAMO E MANGIAMO NON MANCA A NESSUNO, PURCHE’ UNO LO VOGLIA”. LUI E’ LI CHE ASPETTA.
GRAZIE SIGNORE, PER IL DONO GRANDE DELL’EUCARESTIA!.
BEATO COLUI ALLA CUI PORTA BUSSA CRISTO sant’Ambrogio, vescovo
«Io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Sia aperta a colui che viene la tua porta, apri la tua anima, allarga il seno della tua mente, perché il tuo spirito goda le ricchezze della semplicità, i tesori della pace, la soavità della grazia. Dilata il tuo cuore, va’ incontro al sole dell’eterna luce «che illumina ogni uomo» (Gv 1, 9). PER CERTO QUELLA LUCE VERA SPLENDE A TUTTI. MA SE UNO AVRÀ CHIUSO LE FINESTRE, SI PRIVERÀ DA SE STESSO DELLA LUCE ETERNA. ALLORA, SE TU CHIUDI LA PORTA DELLA TUA MENTE, CHIUDI FUORI ANCHE CRISTO. BENCHÉ POSSA ENTRARE, NONDIMENO NON VUOLE INTRODURSI DA IMPORTUNO, NON VUOLE COSTRINGERE CHI NON VUOLE.
Nato dalla Vergine, uscì dal suo grembo irradiando la sua luce sulle cose dell’universo intero, per risplendere a tutti. Quelli che lo desiderano ricevono la chiarezza dell’eterno fulgore che nessuna notte riesce ad alterare. A questo sole che vediamo ogni giorno tiene dietro la notte tenebrosa. Ma il sole di giustizia non tramonta mai perché la sua luce di sapienza non viene mai offuscata da alcuna ombra.
BEATO COLUI ALLA CUI PORTA BUSSA CRISTO. La nostra porta è la fede la quale, se è forte, rafforza tutta la casa. È questa la porta per la quale entra Cristo. Perciò anche la Chiesa dice nel Cantico dei Cantici: «Un rumore! È il mio diletto che bussa» (Ct 5, 2). Ascolta colui che bussa, ascolta colui che desidera entrare: «Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne» (Ct 5, 2).
Rifletti sul tempo nel quale il Dio Verbo bussa più che mai alla tua porta: allorché il suo capo è pieno di rugiada notturna. Infatti egli si degna di visitare quelli che si trovano nella tribolazione e nelle tentazioni perché nessuno, vinto per avventura dall’affanno, abbia a soccombere. Il suo capo dunque si riempie di rugiada, ovvero di gocce, quando il suo corpo soffre. È allora che bisogna vegliare, perché quando lo Sposo verrà non si ritiri, vistosi chiuso fuori. Infatti, se dormi e il tuo cuore non veglia, se ne va prima di bussare. MA SE IL TUO CUORE VEGLIA, EGLI BUSSA E DOMANDA CHE GLI SI APRA LA PORTA. Abbiamo dunque la porta della nostra anima, abbiamo anche le porte delle quali è scritto: «Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria» (Sal 23, 7). Se vorrai alzare queste porte della tua fede, entrerà da te il re della gloria, recando il trionfo della sua passione. Anche la giustizia ha le sue porte. Infatti anche di queste leggiamo scritto quanto il Signore Gesù ha detto per mezzo del profeta: «Apritemi le porte della giustizia» (Sal 117, 19).
L’ANIMA DUNQUE HA LE SUE PORTE, L’ANIMA HA IL SUO INGRESSO. AD ESSO VIENE CRISTO E BUSSA, EGLI BUSSA ALLE PORTE. APRIGLI, DUNQUE; EGLI VUOLE ENTRARE, VUOL TROVARE LA SPOSA DESTA.
..e poi arriva forte la Sete di Pace profonda e allora vai OLTRE alla fatica , alle difficoltà delle relazioni , ai pregiudizi , al pensare di poter individuare chi ” è più provato di altri “, arrivando magari ad ” etichettare ” anche noi stessi in un auto-giudizio che fa male perché ci impedisce di crescere
..e poi arriva forte la Sete di Pace profonda e allora mi butto per un momento nei verbi passivi ..chiudo gli occhi e mi lascio custodire dal Suo Sguardo , mi lascio scaldare dal calore del sole , mi riposo nella musica delle onde che riconoscono di essere dello scoglio . Ed è in questo essere ” SUOI ” che trovo risposte , e quella PACE profonda…..
Buona giornata
PREGHIERA DI UN GIUDICE
“Mai una volta, nel giudicare,
ho dimenticato di essere una povera creatura umana schiava dell’errore,
mai una volta nel condannare ho potuto reprimere il turbamento della coscienza,
tremante dinanzi ad un ufficio che, in ultima analisi, è soltanto tuo, o Signore”.
“Tutti hanno sofferenze, nessuno è esonerato da esse, tuttavia…
CI SONO PERSONE Più PROVATE PER TUTTA LA VITA, un “mistero” a cui l’uomo non può rispondere né scrutare, perché SOLO DIO SA!
Non autoincensiamoci facendo VERDETTI con i nostri PREGIUDIZI MASCHERATI di saggezza, perché saremmo ancora più colpevoli degli imputati”.
Che bello scritto sul sito!!!
” COME QUESTO PANE SPEZZATO, ERA DISPERSO SOPRA I MONTI E RACCOLTO, È DIVENTATO UNA COSA SOLA, COSÌ SIA RADUNATA LA TUA CHIESA DAI CONFINI DELLA TERRA ”
Come sarebbe bello, noi che già ci raduniamo, prendessimo vera coscienza che POSSIAMO DIVENTARE UN UNICO PANE….troppo bello!!!
Dio ancora ci crede…..come fa? Non vede che siamo cattivi…Non vede che in chiesa sembriamo tutti santi, poi una volta usciti strozzeremmo chi ci è accanto?
È impossibile capire perché ci ….mi ama…che mistero grande…. COME SI FA A SCORRERE IN QUESTA VITA E FAR FINTA DI NIENTE? SENTIRCI ONNIPOTENTI QUANDO INVECE SIAMO NIENTE????
GODIAMOCI UNO DEI TESTI PIU’ ANTICHI SULL’EUCARESTIA… PUO’ AIUTARCI A CAPIRE E VIVERE LA S. MESSA
Dalla «Dottrina dei Dodici Apostoli»
Così rendete grazie: dapprima riguardo al calice: Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la santa vite di Davide, tuo servo, che ci hai fatto conoscere per mezzo di Gesù, tuo Servo; GLORIA A TE NEI SECOLI.
Poi riguardo al pane spezzato: Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo Servo; gloria a te nei secoli. COME QUESTO PANE SPEZZATO ERA DISPERSO SOPRA I MONTI E, RACCOLTO, È DIVENTATO UNA COSA SOLA, COSÌ SIA RADUNATA LA TUA CHIESA DAI CONFINI DELLA TERRA NEL TUO REGNO; PERCHÉ TUA È LA GLORIA E LA POTENZA PER GESÙ CRISTO NEI SECOLI.
Nessuno mangi e beva della vostra Eucaristia, se non coloro che sono stati battezzati nel nome del Signore. A questo proposito il Signore ha detto: «Non date le cose sante ai cani» (Mt 7, 6).
Una volta saziati poi, così ringraziate: Ti rendiamo grazie, o Padre santo, per il tuo santo nome, che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l’immortalità che ci hai manifestato per mezzo di Gesù tuo Servo. GLORIA A TE NEI SECOLI.
Tu, Signore onnipotente, hai creato tutto a gloria del tuo nome; hai dato a gustare agli uomini cibo e bevanda perché ti ringraziassero, mentre a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituale e la vita eterna per mezzo del tuo Servo. Soprattutto noi ti ringraziamo perché sei potente. Gloria a te nei secoli.
RICORDATI, O SIGNORE, DELLA TUA CHIESA, preservala da ogni male e rendila perfetta nella tua carità. Radunala dai quattro venti, santificala nel tuo regno, che per lei hai preparato. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli. NEL GIORNO DEL SIGNORE, RIUNITEVI, SPEZZATE IL PANE E RENDETE GRAZIE, DOPO AVER CONFESSATO I VOSTRI PECCATI, PERCHÉ IL VOSTRO SACRIFICIO SIA PURO.
CHIUNQUE INVECE HA QUALCHE DISCORDIA CON IL SUO COMPAGNO, NON SI RADUNI CON VOI PRIMA CHE SI SIANO RICONCILIATI, PERCHÉ NON SIA PROFANATO IL VOSTRO SACRIFICIO.