CAPIRE E VIVERE L’EUCARESTIA: CULMINE E FONTE DELLA VITA CRISTIANA

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME: 1 Cor. 11

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME».  Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

MAURIAC – “GIOVEDÌ SANTO”

  • “La piccola ostia giudica l’uomonel bene e nel male. Nessuno conosce se stesso se non si è esaminato alla luce di quest’Ostia, che si innalza sopra il ciborio. Ma Cristo si fa in essa presente perché il suo giudizio sull’uomo sia di amore, non di condanna . Io non mi chiamo colui che condanna; il mio nome è GESÙ’! (p.79)
  • Fonte di  perdono: “Ogni uomo, anche carico di un enorme peso di delitti, deve sperare il perdono” 
  • Forza per non peccare “Il peccato, che un modernissimo maestro ha scritto essere quello che non si può non fare, diventa, per sorprendente capovolgimento, proprio quello che non è loro possibile compiere, nemmeno quando carne e sangue ruggiscono e reclamano. Che cosa dunque sostiene coloro che resistono, o che dalla caduta d’un subito si rialzano correndo a lavarsi alla minima macchia e per i quali il non essere puri diviene un’insopportabile sofferenza?”(p.55) 
  • Pietra di paragone “Basta l’annuncio dell’Eucarestia, al pari di quello della croce, per dividere gli spiriti; pietra di paragone della fede degli uomini e del  loro amore per Cristo. Gesù dovette seguire con gli occhi quelli che si allontanavano… Gesù si ritrova solo con i dodici e rivolge loro la domanda, di cui il o orecchio percepisce ancora il tono supplichevole:”E voi pure, volete voi abbandonarmi?” E in questo modo  sino alla fine dei tempi, il Creatore supplicherà la sua creatura”(p.11)
  • Grazia del viatico “Voglia il Signore concederci la grazia di non morire senza il Viatico, di entrare nel mistero della morte col solo Amico che possa con noi oltrepassare la soglia! Che ci sia data la grazia di ritrovare al di là delle tenebre, Colui che si abbassa fino a un ire la sua carne e la sua divinità a un corpo già quasi corrotto e per tre quarti distrutto. ch’egli senta il nostro impercettibile singhiozzo, l’ultimo, quello che  nessun orecchio al mondo potrà mai raccogliere; che egli riceva sulla sua faccia adorabile l’ultimo respiro e così addormentati in Cristo, seppelliti nell’Eucarestia, possiamo risvegliarci ai piedi di Cristo re, vincitore del mondo;  e che Egli sia benedetto per l’immensa speranza nostra di non morire soli.”Da “Giovedì Santo”(p.61)

 

RIPARTIRE DA CRISTO 

  • Io sono con voi! « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20). No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi!
  1. La santità « Vuoi diventare santo? »Chiedere a un catecumeno: « Vuoi ricevere il Battesimo? » significa al tempo stesso chiedergli: « Vuoi diventare santo? ». È ora di riproporre a tutti con convinzione questa « misura alta » della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione.
  2. la preghiera: una reciprocità d’amore Per questa pedagogia della santità c’è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell’arte della preghiera. È necessario imparare a pregare, : « Signore, insegnaci a pregare! » (Lc 11,1). Nella preghiera si sviluppa quel dialogo con Cristo che ci rende suoi intimi: « Rimanete in me e io in voi » (Gv 15,4). Questa reciprocità è la sostanza stessa, l’anima della vita cristiana ed è condizione di ogni autentica vita pastorale. Occorre allora che l’educazione alla preghiera diventi in qualche modo un punto qualificante di ogni programmazione pastorale.
  3. L’Eucaristia domenicale L’Eucaristia domenicale, raccogliendo settimanalmente i cristiani come famiglia di Dio intorno alla mensa della Parola e del Pane di vita, è anche l’antidoto più naturale alla dispersione. Proprio attraverso la partecipazione eucaristica, il giorno del Signore diventa anche il giorno della Chiesa, che può svolgere così in modo efficace il suo ruolo di sacramento di unità.
  4. Ascolto della Parola Non c’è dubbio che questo primato della santità e della preghiera non è concepibile che a partire da un rinnovato ascolto della parola di Dio.. Occorre, carissimi Fratelli e Sorelle, consolidare e approfondire questa linea, anche mediante la diffusione nelle famiglie del libro della Bibbia. In particolare è necessario che l’ascolto della Parola diventi un incontro vitale, nell’antica e sempre valida tradizione della lectio divina, che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta, plasma l’esistenza.
  5. Annuncio della Parola Oggi si deve affrontare con coraggio una situazione che si fa sempre più varia e impegnativa, nel contesto della globalizzazione e del nuovo e mutevole intreccio di popoli e culture che la caratterizza. Ho tante volte ripetuto in questi anni l’appello della nuova evangelizzazione. Lo ribadisco ora « Guai a me se non predicassi il Vangelo! » (1 Cor 9,16).
  • Chi é il più grande? Lc 22.24ss Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato  il più grande.  Egli disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro  che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi  però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più  piccolo e chi governa come colui che serve.  Infatti chi è più grande,  chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola?  Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
  • FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME»: dal fare eucarestia al lasciarsi fare eucarestia- operosa passività PRESE – BENEDISSE – SPEZZO’ – DIEDE…

 

  • DAL LIBRO DELLA «IMITAZIONE DI CRISTO» (Lib. 3, 14) Rimango attonito e considero che i cieli non sono puri ai tuoi occhi. Se hai trovato difetti negli angeli (cfr. Gb 15, 15; 4, 18) e non li hai risparmiati, che cosa avverrà di me? Caddero le stelle dal cielo (cfr. Ap 6, 13), e io, polvere, che cosa presumo? Alcuni uomini che sembravano seguire una condotta sublime, caddero nel più basso; e chi mangiava il pane degli angeli, l’ho poi visto compiacersi delle ghiande dei porci. Non c’è , dunque, nessuna santità, se tu, Signore, sottrai la tua mano. Nessuna sapienza giova, se tu smetti di governare. Nessuna fortezza vale, se tu cessi di sostenere. Se siamo abbandonati, affondiamo e periamo. Se invece siamo visitati, c’innalziamo e viviamo. Siamo instabili, ma da te siamo fatti saldi. Ci intepidiamo, ma tu ci riaccendi.

 LUIGI ORIONE VORREI FARMI CIBO SPIRITUALE  per i miei fratelli  che hanno fame e sete di verità e di Dio; vorrei dare la luce di Dio ai ciechi,  aprire i cuori alle innumerevoli miserie umane e farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti.  Amare sempre e dare la vita cantando l’Amore! Seminare la carità lungo ogni  sentiero; seminare Dio in tutti i modi, in tutti i solchi. Stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di Dio. (037PG)

  • I DUE BOSCAIOLI. Due boscaioli lavoravano nella stessa foresta ad abbattere alberi. I tronchi erano imponenti, solidi e tenaci. I due boscaioli usavano le loro asce con identica bravura, ma con una diversa tecnica: il primo colpiva il suo albero con incredibile costanza, un colpo dietro l’altro, senza fermarsi se non per riprendere fiato rari secondi. Il secondo boscaiolo faceva una discreta sosta ogni ora di lavoro. Al tramonto, il primo boscaiolo era a metà del suo albero. Aveva sudato sangue e lacrime e non avrebbe resistito cinque minuti di più. Il secondo era incredibilmente al termine del suo tronco. Avevano cominciato insieme e i due alberi erano uguali! Il primo boscaiolo non credeva ai suoi occhi. “Non capisco niente! Come hai fatto ad andare così veloce se ti fermavi tutte le ore?”. L’altro sorrise: “Hai visto che mi fermavo ogni ora. Ma quello che non hai visto è che approfittavo della sosta per affilare la mia ascia”.   Morale: Lo spirito è come l’ascia. Non lasciarlo arrugginire. Ogni giorno affilalo un po’…

PREGHIERA A CRISTO Sei ancora, ogni giorno, in mezzo a noi.  E sarai con noi per sempre. Abbiamo bisogno di te, di te solo, e di nessun altro.  Tu solamente, che ci ami, puoi sentire, per noi tutti che soffriamo, la pietà che ciascuno di noi sente per se stesso.  Tu solo puoi sentire quanto è grande, immisurabilmente grande, il bisogno che c’è di te, in questo mondo, in questa ora del mondo. Tutti hanno bisogno di te, anche quelli che non lo sanno.  L’affamato s’immagina di cercare il pane e ha fame di te; l’assetato crede di voler l’acqua e ha sete di te; il malato s’illude di agognare la salute e il suo male è l’assenza di te. Chi ricerca la bellezza nel mondo cerca, senza accorgersene, te che sei la bellezza intera e perfetta; chi persegue nei pensieri la verità, desidera, senza volere, te che sei l’unica verità degna d’esser saputa; e chi s’affanna dietro la pace cerca te, sola pace dove possono riposare i cuori più inquieti.  Sei venuto, la prima volta, per salvare; nascesti per salvare; parlasti per salvare; ti facesti crocifiggere per salvare: la tua arte, la tua opera, la tua missione, la tua vita è di salvare.

T’abbiamo respinto perché troppo puro per noi; t’abbiamo condannato a morte perché eri la condanna della nostra vita. Gli uomini, allontanandosi dall’Evangelo, hanno trovato la desolazione e la morte. Ma noi, gli ultimi, ti aspettiamo- Ti aspetteremo ogni giorno, a dispetto della nostra indegnità e d’ogni impossibile.  E tutto l’amore che potremo torchiare dai nostri cuori devastati sarà per te, Crocifisso, che fosti tormentato per amor nostro e ora ci tormenti con tutta la potenza del tuo implacabile amore.(Da G. Papini, Storia di Cristo Vallecchi, Firenze 1922, Pp. 540-549).

  1. FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME : Ad amare si impara… davanti all’Eucarestia
  1. Amore che perdona: nella notte in cui fu tradito Egli prese il pane…
  2. Amore che benedice e ringrazia: rese grazie con la preghiera di benedizione
  3. Amore che previene e si offre: Offrendosi liberamente alla sua Passione
  4. Amore totale: questo è il mio corpo…questo è il mio sangue
  5. Amore sacrificato: spezzò il pane… il mio corpo offerto in sacrificio per voi
  6. Amore personale e universale: il calice del mio sangue versato per voi e per tutti
  7. Amore che nutre i fratelli: prendete e mangiatene…prendete e bevetene tutti
  8. Amore che costruisce comunione: grani macinati e impastati per fare un’ostia …
  9. Amore purissimo che libera dal male: sangue della alleanza…per la remissione dei peccati
  10.  Amore silenzioso e fedele… ricambiato o no, continua ad ESSERCI…
  • LO STUPORE DELLA VITA La vita non spenga mai  dentro di voi la poesia della tenerezza, lo stupore delle cose grandi …Possiate essere capaci di stupirvi di tutto: di una tempesta, del cielo, della natura. Che la vostra vita sia un’eucaristia, un rendimento di grazie continuo. Possiate essere capaci di dire grazie sempre, grazie al Signore, grazie alla vita, grazie a tutto,  nonostante tutto.  Don Tonino Bello
  • DAL LIBRO DELLA «IMITAZIONE DI CRISTO» (Lib. 3, 14) Non c’è , dunque, nessuna santità, se tu, Signore, sottrai la tua mano. Nessuna sapienza giova, se tu smetti di governare. Nessuna fortezza vale, se tu cessi di sostenere. Se siamo abbandonati, affondiamo e periamo. Se invece siamo visitati, c’innalziamo e viviamo. Siamo instabili, ma da te siamo fatti saldi. Ci intepidiamo, ma tu ci riaccendi.

 

  • LUIGI ORIONE

Amare sempre e dare la vita cantando l’Amore! Seminare la carità lungo ogni  sentiero; seminare Dio in tutti i modi, in tutti i solchi. Stendere le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di Dio. (037PG)            

  • QUANTA SETE NEL MIO CUORE: solo in Dio si spegnerà. Quanta attesa di salvezza: solo in Dio si sazierà. L’acqua viva ch’Egli dà sempre fresca sgorgherà .RIT. Il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia.

Se la strada si fa oscura, spero in lui: mi guiderà. Se l’angoscia mi tormenta, spero in lui: mi salverà. Non si scorda mai di me, presto a me riapparirà. RIT.  Il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia. Nel mattino io t’invoco:tu, mio Dio, risponderai. Nella  sera rendo grazie:tu, mio Dio ascolterai. Al tuo monte salirò e vicino ti vedrò.

” SO CHE SEI QUIin questo istante  so che sei qui dentro di me abiti qui in questo niente ed io lo so che vivi in me. Che mai dirò al mio Signore? che mai diro’? tutto tu sai! ti ascoltero’ nel mio silenzio e aspetterò che parli tu. e mi dirai cose mai udite mi parlerai del padre. mi colmerai d’amore e scopriro’ chi sei.  Io sento in me la tua pace la gioia che tu solo dai. attorno a me io sento il cielo, un mondo di felicita’. mio dio sei qui!quale mistero. VERBO DI DIO E UMANITA’. Non conta più lo spazio e il tempo è scesa qui l’eternita’. Cosa sara’ il paradiso? Cosa sara’ la vita? Sarai con noi per sempre, sempre tu tutto in noi, noi in te.”

  • COSA RENDERTI  come offrirmi a te  Come dirti il mio grazie? Non ho nulla tu lo sai,  Non ho altro che la mia povertà. Padre accettala, Padre accoglila,  Nel tuo pane con Gesù – Ogni cosa mia appartiene a Te;   Ogni attimo è tuo dono
  • FISSA GLI OCCHI IN GESÙ  da Lui non distoglierli più   e le cose del mondo tu vedi svanir  e una luce di gloria apparir.
  • APRI IL TUO CUORE A GESÙ,  è lui il tuo Signor. E’ venuto a salvarti morendo per te e con lui risorto vivrai.
  • ACCOGLI NEL CUORE GESÙ, è il pane di vita per te.  Se in lui per sempre tu resterai gioia e forza lui ti darà

4 comments

  1. «GRAZIE DI TUTTO, MAMMA, PER QUELLO CHE HAI FATTO PER ME». L’ULTIMA TELEFONATA DI GLORIA Maurizio Patriciello sabato 17 giugno 2017
    La telefonata che nessuno vorrebbe ricevere, le parole che ogni genitore vorrebbe sentirsi dire. È notte quando in casa Trevisan squilla il telefono. Quando hai una figlia giovane all’estero, anche se non lo dici , dormi sempre con un occhio solo. Ti svegli di soprassalto, i pensieri brutti galoppano, arrivano prima di quelli belli. Ti stropicci gli occhi, guardi l’ora, afferri il telefono. Che succede? Perché Gloria chiama a quest’ora insolita? La mamma parla, il papà la interroga con lo sguardo, cerca di capire. Dall’altro lato la voce della tua bambina, si la tua bambina. PER TUA MAMMA PUOI ANCHE ESSERE MAGGIORENNE, RIMANI SEMPRE IL SUO BAMBINO. Il concepimento, la gestazione, il parto, l’ allattamento, il rapporto irripetibile che si crea tra la mamma e il figlio che ha messo al mondo, lasciano il segno per tutta la vita. Momenti unici, preziosi, irripetibili. Essere figlio è bello, sentirsi amati è indispensabile. OGNI FIGLIO È FIGLIO UNICO, ANCHE QUANDO NASCE IN UNA FAMIGLIA NUMEROSA. IL CORDONE OMBELICALE RECISO LASCIA UN SEGNO SUL CORPO DI OGNI ESSERE UMANO. Una cicatrice che l’ intera vita non riuscirà a cancellare. L’ombelico ci dice più di quanto sembra a prima vista. Racconta una storia, la tua storia, e la storia della donna che è tua mamma. E quando il figlio prenderà il largo, spiccherà il volo, quel rapporto cambierà, si trasformerà ma non potrà mai morire. Da adulti ricordiamo gli anni in cui eravamo convinti che nostra mamma era la più bella del mondo, nostro padre il più forte. Fantasie di bambini, è vero, ma fino a un certo punto. Oggi sappiamo che non è vero ma ce ne importa poco. È nostra mamma. E questo ci basta. Nelle notti avare di sonno e ricche di incertezze, quando il domani non lo senti amico, quando una malattia ha iniziato a spaventarti, il solo pensiero di avere accanto i genitori, pur se avanti negli anni, ti è di grande consolazione. E se già stanno col Signore li invochi come fai con l’angelo custode. Da Londra Gloria racconta, concitata, di un incendio che si è sviluppato nel palazzo dove è andata ad abitare insieme al suo ragazzo. Il fumo sta salendo per le scale fino a lambire il piano dove abitano. Non sa, non può sapere, Gloria, che cosa stia accadendo. Ha fiducia, però, che i soccorsi arriveranno prima che l’incendio si propaghi. Anche Marco è a telefono col suo babbo. Ci sembra di vederli questi due giovani professionisti, scappati dall’Italia in cerca di fortuna. Fortuna? No, lavoro. Un lavoro dignitoso per vivere in modo dignitoso. Sono architetti, amano il bello, progettano il bello, sono attratti dal bello. Vogliono fare più bello il mondo. Il palazzo dove hanno preso dimora, a dire il vero, non è per niente bello. Al contrario. Loro sono andati ad abitarci in attesa di tempi migliori. I giovani che hanno i piedi per terra sono fatti così, non si lasciano scoraggiare facilmente. Sanno che i sacrifici fanno parte della vita, sono pronti a tutto. Si amano. Vogliono stare insieme. La casa. Nella vita puoi fare a meno di tante cose ma una dimora, per quanto piccola e disadorna, è indispensabile per cullare due cuori. Il fumo si fa più denso fino a togliere il respiro. I due innamorati si rendono conto che la situazione si fa seria, pericolosa. Iniziano ad avere paura. Restano però incollati al telefono. Loro stanno morendo a Londra, i loro cari stanno precipitando in una agonia senza confini. «Quando la lancia gli trafisse il cuore, Gesù smise di soffrire; per Maria, sotto la croce, continuava invece la notte di dolore …», scrive un autore antico. È notte. La gente onesta dorme. In Veneto, due famiglie stanno soffrendo. Vorrebbero diventare aquile per volare al di là del mare e trarre in salvo i figli. Deviare i fiumi per spegnere quel fuoco traditore. Prima che la linea si interrompesse, Gloria ha detto alla sua mamma: «GRAZIE DI TUTTO, MAMMA, PER QUELLO CHE HAI FATTO PER ME». Eccole, in mezzo a tanta angoscia, le parole che ogni genitore vorrebbe sentirsi dire da suo figlio. Nel dramma di una notte di fuoco, di paura, di angoscia, di morte, dal cuore di Gloria si stacca una perla per la sua mamma. Un gioiello che supera i confini geografici, affettivi, cronologici per assurgere a patrimonio comune. Una pietra preziosa destinata a tutti i genitori. Un insegnamento per tutti i figli, che, anche quando non lo dicono, anche quando si lasciano imprigionare da un malinteso senso si pudore, anche quando hanno bisogno di apparire più duri di quello che sono, hanno bisogno di imparare a dire “grazie”. «Grazie di tutto, mamma, per quello che hai fatto per me». Gratitudine, riconoscenza, affetto. GRAZIE A TE, GLORIA, GRAZIE A TE MARCO. GRAZIE PER LA TESTIMONIANZA DI SERIETÀ, CAPARBIETÀ, PROFESSIONALITÀ, AMORE CHE CI AVETE REGALATO IN VITA E, PURTROPPO, IN MORTE.

  2. Che settimana.. .io direi straordinaria! Mi sono sentita un’anello di una catena… una catena stretta nella preghiera. Donare ogni momento di preghiera, messa .. adorazione .. offerte, offerte che sono costate lacrime di mamma… rinunce… silenzio… tutto questo al Signore x la Santità di sacerdoti in un ritiro spirituale a S.Biagio! Pregare e farci forza l’una con l’altra,… Siamo certi del buon risultato…della GRAZIA DEL SIGNORE scesa su ognuno di voi , dal piu’ giovane al piu’ anziano, perche’ vi vogliamo bene…voi nostri cari ministri di Dio! Domattina vorrei abbracciarli tutti x dire il mio grazie e che continueremo ricordarvi nella preghiera! É bello condividere tutto questo …

  3. LE ULTIME PAROLE DI GLORIA ALLA SUA MAMMA
    Quant’è bella Gloria Trevisan! Una ragazza bellissima e normale. Anche Marco, il suo fidanzato, è bello. Sembra contento. Sono lì, con le loro belle facce fresche, postate sui profili social personali e ora anche sui siti dei grandi giornali. Compaiono nell’elenco dei dispersi, ma non ci sono motivi, dice l’avvocato della famiglia, per credere che siano ancora vivi. Ora che sono mamma da più di 13 anni anche io ho scoperto dove stanno le corde che fremono, vibrano, si tirano senza spezzarsi e nemmeno sfilacciarsi mai che ci legano ai figli e alle loro vite. Per sempre. Gloria, senza mamma, sarebbe diventata orfana; la sua mamma e il suo papà, senza di lei, saranno per sempre la sua mamma e il suo papà. Come avranno vissuto le ore, i minuti, tra una telefonata e l’altra? Sono colpita dal loro coraggio. Dal loro essere rimasti lì, al loro straziante posto, facendosi forza l’uno con l’altra e continuando a sperare. Vicini il più possibile alla figlia. La vicinanza possibile aveva in mezzo metà continente e un lungo, freddo braccio di mare. Sono sollevata dal vedere raccontati questi sentimenti, dal sapere di queste prove affrontate con le forze eroiche e normali a disposizione di questi genitori. Avranno dato fondo a tutte le loro riserve? Dove si attinge in questi casi? Al midollo? Alle viscere? Al cuore, che come organo vitale avrà subito chissà quale shock eppure ha retto? Penso solo alle cose belle che ha detto Gloria a sua madre. Le poche, le uniche cose da dire. Grazie. Vado. Muoio, ma vado a vivere. Vi aiuterò dal cielo. Chissà quale fede aveva questa ragazza. Se Gloria ha detto «vado in Cielo» in un momento così, tragico, definitivo, con quella presenza di spirito che mi pare di avere intuito io personalmente sono portata a crederle. A credere che sapesse quel che diceva.

  4. “SIGNORE NUTRICI DI TE”

    Radunaci SIGNORE, attorno a TE,
    perchè, con cuore sincero e generoso,
    possiamo spezzare il PANE DELLA VITA
    E NUTRIRCI DI TE.

    Nulla ci separi dal TUO AMORE.
    nè incomprensioni, invidie e gelosie
    nè solitudine, resa e sofferenza.

    INSEGNACI, SIGNORE, A VENIRE DA TE
    CON PUREZZA D’ANIMO
    E UMILTA’ ,
    PER LASCIARCI ARRICCHIRE DA TE,
    PER PERMETTERTI
    DI NUTRIRE DI TE,
    E SOLO DI TE,
    LA NOSTRA VITA. AMEN
    (vvpp)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *