PROPOSTE DI VILLA S. BIAGIO FEBBRAIO 2017
“ SONO VENUTO PERCHE’ ABBIANO LA VITA E…
L’ABBIANO IN ABBONDANZA”
IL SANTO … DELL’AMORE!
LA STORIA
- La più antica notizia di S.Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa dei secc.V-VI dove compare il suo anniversario di morte. Altri testi del sec. VI, raccontano che S.Valentino, cittadino e vescovo di Terni dal 197, divenuto famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà, per lo zelante apostolato e per i miracoli che fece. Imprigionato sotto l’Imperatore Aureliano fu decollato a Roma. Era il 14 febbraio 273.
- La festa del vescovo e martire Valentino si riallaccia agli antichi festeggiamenti di Greci, Italici e Romani che si tenevano il 15 febbraio in onore del dio Pane, Fauno e Luperco. La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità anticipandolo al giorno 14 di febbraio attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli. Da questa vicenda sorsero alcune leggende.
- Le più interessanti sono quelle che dicono il santo martire amante delle rose, fiori profumati che regalava alle coppie di fidanzati per augurare loro un’unione felice. Oggi la festa di S.Valentino è celebrata ovunque come Santo dell’Amore. L’invito e la forza dell’amore che è racchiuso nel messaggio di S.Valentino deve essere considerato anche da altre angolazioni, oltre che del rapporto tra uomo e donna.
- L’Amore è Dio stesso e caratterizza l’uomo, immagine di Dio. Nell’Amore risiede la solidarietà e la pace, l’unità della famiglia e dell’intera umanità.
- LA ROSA DELLA RICONCILIAZIONE:
Passeggiando per il suo giardino, Valentino un giorno udì due fidanzati litigare. Invitando i due ragazzi alla ragione, egli porse loro una rosa affinché la stringessero facendo attenzione a non pungersi con le spine e pregando perché il loro amore fosse eterno. I due giovani si riconciliarono immediatamente e dopo non molto tempo, si recarono nuovamente dal Santo per celebrare il matrimonio ed invocare la sua benedizione. - I BAMBINI:
Il giardino della casa di San Valentino era un luogo di gioia ed amore, dove spesso gli abitanti della città di Terni si recavano, per ricevere i preziosi consigli del santo.Particolari ed abituali frequentatori del giardino erano i bambini della zona, che lì si recavano per giocare. Valentino, rallegrandosi della loro spensieratezza e della loro purezza, spesso si fermava ad osservarli, soprattutto per essere certo che non corressero pericolo alcuno. Quando il sole iniziava a tramontare, egli si recava tra loro e a ciascuno regalava un fiore, che i bambini avrebbero dovuto portare alle loro mamme. Un piccolo stratagemma, per essere certo che i fanciulli si dirigessero subito a casa, senza far troppo tardi… - E visto che S. Valentino voleva molto bene ai bambini, prendiamoci una pausa di … buon umore e ascoltiamo cosa dicono i bambini sull’amore.…: Degli psicologi hanno posto a bambini dai 4 agli 8 anni, la domanda: Cosa vuol dire amore? Queste le risposte…
- L’amore è la prima cosa che si sente, prima che arrivi la cattiveria (Carlo,5 anni)
- Quando nonna aveva l’artrite e non poteva mettersi più lo smalto, nonno lo faceva per lei anche se aveva l’artrite pure lui. Questo è l’amore (Rebecca, 8 anni)
- Quando qualcuno ci ama, il modo che ha di dire il nostro nome è diverso. (Luca 4 anni)
- L’amore è quando la ragazza si mette il profumo, il ragazzo il dopobarba, poi escono insieme per annusarsi (Martina 5 anni)
- L’amore è quando esci a mangiare e dai un sacco di patatine fritte a … L’amore è quando qualcuno ti fa del male e tu sei molto arrabbiato, ma non strilli per non farlo piangere. (Susanna 5 anni)
- L’amore è quando mamma fa il caffè per papà e lo assaggia prima per assicurarsi che sia buono. (Daniele 7 anni)
- L’amore è quando una donna vecchia e un uomo vecchio, sono ancora amici anche se si conoscono bene. (Tommaso 6 anni)
- L’amore è quando mamma dà a papà il pezzo più buono del pollo (Elena 5 anni)
- L’amore è quando il mio cane mi lecca la faccia, anche se l’ho lasciato solo tutta la giornata. (Anna Maria 4 anni)
- Non bisogna mai dire ti amo se non è vero. Ma se è vero bisogna dirlo tante volte. (Jessica 8 anni)
MARIA, DONNA INNAMORATA (Don Tonino Bello, Maria, donna dei nostri giorni)
- Anche Maria ha sperimentato quella stagione splendida dell’esistenza, fatta di stupori e di lacrime, di trasalimenti e di dubbi, di tenerezza e di trepidazione, in cui, come in una coppa di cristallo, sembrano distillarsi tutti i profumi dell’universo. Ha assaporato pure lei la gioia degli incontri, l’attesa delle feste, gli slanci dell’amicizia, l’ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo.
- Cresceva come un’anfora sotto le mani del vasaio, e tutti si interrogavano sul mistero di quella trasparenza senza scorie e di quella freschezza senza ombre. UNA SERA, UN RAGAZZO DI NOME GIUSEPPE PRESE IL CORAGGIO A DUE MANI E LE DICHIARÒ: «MARIA, TI AMO».
- LEI GLI RISPOSE, VELOCE COME UN BRIVIDO: «ANCH’IO». E NELL’IRIDE DEGLI OCCHI LE SFAVILLARONO, RIFLESSE, TUTTE LE STELLE DEL FIRMAMENTO.
LA CREATURA CHE HAI AL FIANCO E’ MIA.
La creatura che hai al fianco è mia.
Io l’ho creata. Io le ho voluto bene da sempre…
Per lei non ho esitato a dare la mia vita.
Te la affido.
La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile.
La ameremo insieme. Io la amo da sempre.
Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei.
Era il modo più bello per dirti:
“Ecco te l’affido”
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Cari amici, abbiamo terminato le celebrazioni in onore di S. BIAGIO: sono stati TRE GIORNI DI GRAZIA E DI FRATERNITA’.
Vogliamo ringraziare il Signore e quanti hanno collaborato perché tutto riuscisse bene. Il Signore ricompensi… Riprendiamo il ritmo normale del mese di Febbraio tradizionalmente dedicato alla celebrazione della VITA … sia nei momenti di gioia che in quelli di sofferenza GIORNATA DEL MALATO
Ci accompagna in questo cammino la MADONNA DI LOURDES
– 11 FEBBRAIO
... ho avuto la grazia di andare diverse volte a Lourdes, in treno. Accompagnando gli ammalati…
E allora ogni 11 Febbraio mi viene spontaneo ringraziare e condividere qualche ricordo e spirituale suggestione
1°- Rileggiamo la LETTERA di BERNADETTE in cui racconta ciò che è successo quel giorno…
- Una Signora mi ha parlato … Un giorno, recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sentii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la testa e guardai la grotta. Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cinta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d’oro, che era dello stesso colore della corona del rosario. A quella vista mi stropicciai gli occhi, credendo a un abbaglio.
- Misi le mani in grembo, dove trovai la mia corona del rosario. Volli anche farmi il segno della croce sulla fronte, ma non riuscii ad alzare la mano, che mi cadde. Avendo quella Signora fatto il segno della croce, anch’io, pur con mano tremante, mi sforzai e finalmente vi riuscii.
- Cominciai al tempo stesso a recitare il rosario, mentre anche la stessa Signora faceva scorrere i grani del suo rosario, senza tuttavia muovere le labbra. Terminato il rosario, la visione subito scomparve. Domandai alle due fanciulle se avessero visto qualcosa, ma quelle dissero di no; anzi mi interrogarono cosa avessi da rivelare loro. Allora risposi di aver visto una Signora in bianche vesti, ma non sapevo chi fosse. Le avvertii però di non farne parola. Allora anch’esse mi esortarono a non tornare più in quel luogo, ma io mi rifiutai.
- Vi ritornai pertanto la domenica, sentendo di esservi interiormente chiamata. Quella Signora mi parlò soltanto la terza volta e mi chiese se volessi recarmi da lei per quindici giorni. Io le risposi di sì. Ella aggiunse che dovevo esortare i sacerdoti perché facessero costruire là una cappella; poi mi comandò di bere alla fontana. Siccome non ne vedevo alcuna, andavo verso il fiume Gave, ma ella mi fece cenno che non parlava del fiume e mi mostrò col dito una fontana. Recatami là, non trovai se non poca acqua fangosa. Accostai la mano, ma non potei prender niente; perciò cominciai a scavare e finalmente potei attingere un po’ d’acqua; la buttai via per tre volte, alla quarta invece potei berla. La visione allora scomparve ed io me ne tornai verso casa.
- Per quindici giorni però ritornai colà e la Signora mi apparve tutti i giorni tranne un lunedì e un venerdì, dicendomi di nuovo di avvertire i sacerdoti che facessero costruire là una cappella, di andare a lavarmi alla fontana e di pregare per la conversione dei peccatori. Le domandai più volte chi fosse, ma sorrideva dolcemente. Alla fine, tenendo le braccia levate ed alzando gli occhi al cielo, mi disse di essere l’Immacolata Concezione. Nello spazio di quei quindici giorni mi svelò anche tre segreti, che mi proibì assolutamente di rivelare ad alcuno; cosa che io ho fedelmente osservato fino ad oggi.
In Te l’aiuto e il conforto
Signore, nel momento della prova,
ora che il dolore e la trepidazione
gravano sul mio cuore,
guidami con la chiarezza della fede
a trovare in Te l’aiuto e il conforto.
Lo Spirito Santo
mantenga in me la certezza
di essere tuo figlio
aiutandomi ad accettare tutto
dalla tua mano.
Persuadimi che tu, Padre,
disponi gli avvenimenti al mio bene,
rispettando la libertà umana.
Fa’, o Cristo,
che nella certezza del tuo amore
io trovi la risposta a quelle domande
che superano questo mistero umano.
Fa’ che senta
sulla mia strada dolorosa,
il tuo passo sicuro che non mi abbandona.
Credo in Te, o Gesù,
perché sei la Verità.
Spero in Te perché sei fedele.
Amo Te, perché sei l’Amore.
CARD. GIOVANNI BATTISTA MONTINI
- VEDI ALLEGATO PPT: IN TE L’AIUTO E IL CONFORTO
- UNA COMMOVENTE ESPERIENZA
DI DON ORIONE NEL 25.MO DI SACERDOZIO Qui di feste non se ne sono fatte; non ho permesso che se ne facessero pel mio XXV di Sacerdozio. Quel giorno io dovevo passarlo a Bra, nel silenzio e in Domino; ma, la vigilia, mi accorsi che il caro Chierico Viano andava peggiorando, e allora mi fermai a Tortona. - La notte la passai presso il letto di Viano e la mattina dissi la Messa ai piedi della Madonna della Divina Provvidenza, e i ragazzi e tutti fecero la comunione generale. Ho voluto dire Messa da morto; ho sentito che dovevo pregare per tutti quelli che mi seguirono o che furono nostri alunni o benefattori e che già sono andati a vita eterna.
- Venuta l’ora del pranzo, ti dirò come l’ho passata. Viano andava peggiorando…LEGGI TUTTO IN COMMENTI…
- “Coraggio, fratello” di don Tonino Bello Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua… Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga. Ecco un grembo dolcissimo di Donna che ti avvolge di tenerezza. Tra quelle braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra assurdo.
- Vi benedico Vi benedico da un altare scomodo, ma carico di gioia. Vi benedico da un altare coperto da penombre, ma carico di luce. Vi benedico da un altare circondato da silenzi, ma risonante di voci. Sono le grazie, le luci, le voci dei mondi, dei cieli e delle terre nuove che, con la Risurrezione, irrompono nel nostro mondo vecchio e lo chiamano a tornare giovane Amen! Alleluia!
16PPT CORAGGIO, FRATELLO-Preghiera (Don Tonino Bello)
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Cari amici di S. BIAGIO
- IL MESE DI FEBBRAIO è caratterizzato da alcune celebrazioni particolari (La “candelora” , la giornata della vita e del malato….) Tutte ci ricordano un messaggio fondamentale: GESU’ E’ PER NOI LUCE E PANE DI VITA. E DI VITA… IN ABBONDANZA.
- ANCHE LE CELEBRAZIONI IN ONORE DI S. BIAGIO (3 – 5 FEBBRAIO 2017) ci aiutano a contemplare questo messaggio e a viverlo nella vita di ogni giorno…
CON I SIMBOLI delle CANDELE E DEL PANE BENEDETTO,
ricordiamo il nostro Battesimo e portiamo a casa un PANINO , simbolo di GESU’ PANE DI VITA PER NOI. E per intercessione di S. Biagio, chiediamo al Signore 3 grandi doni: PACE – SALUTE – GIOIA ETERNA.
“ESAUDISCI, SIGNORE, LA TUA FAMIGLIA,
RIUNITA NEL RICORDO DEL MARTIRE SAN BIAGIO.
DONALE PACE E SALUTE NELLA VITA PRESENTE,
PERCHÉ GIUNGA ALLA GIOIA DEI BENI ETERNI. AMEN”
LEGGI TUTTO… 15- PERCHE’ ABBIANO LA VITA … e FESTA DI SAN BIAGIO 2017
DONNE E UOMINI PER LA VITA
NEL SOLCO DI SANTA TERESA DI CALCUTTA
Giornata per la vita – 5 febbraio 2017
- IL CORAGGIO DI SOGNARE CON DIO
Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto”
Per Papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza, Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti” Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale.
- CON MADRE TERESA È ciò che ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta: “Facciamo che ogni bambino sia desiderato”
- “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è la vita, difendila”.
- Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio
- « Risplenda la vostra luce davanti agli uomini » Se siamo cristiani, dobbiamo assomigliare a Cristo. Se vorrete impararla, l’arte della premura vi farà assomigliare sempre di più a Cristo, perché il suo cuore era sempre attento ai bisogni degli uomini. Una grande santità comincia con tale premura per gli altri ; per essere bella, la nostra vocazione deve essere piena di tale premura. Mi ha creata, mi ha scelta, perché aveva bisogno di me. Essere cristiano, è accogliere veramente Cristo e diventare un altro Cristo. È amare così come siamo amati, come Cristo ci ha amati sulla croce. (M. Teresa)
TANTE VOLTE HO SENTITO GESÙ CRISTO
VICINO A ME, TANTE VOLTE
L’HO COME INTRAVISTO,
GESÙ, NEI PIÙ INFELICI.
NEL PIÙ MISERO DEGLI UOMINI
BRILLA L’IMMAGINE DI DIO…
A TUTTI AVREI VOLUTO DARE,
COL PANE DEL CORPO, IL DIVINO BALSAMO DELLA FEDE.
LA MIGLIOR CARITÀ…CHE SI PUÒ FARE AD UN’ANIMA È …
DARLE GESÙ!
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PRESENTAZIONE DI GESU’ AL TEMPIO
- Lc 2,22-32 – Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore ‘ come è scritto nella legge del Signore…
- Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
- Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
- Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine.
- Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la Madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi a tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che è la vera luce.
- La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1, 9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò colui che sorge dall’alto (cfr. Lc 1, 78) e rifulse a quanti giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce, e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo tutti incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno. La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9) è venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo.
- Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. Anche noi, Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne.
E proprio per aver visto il Dio presente fra noi
ed averlo accolto con le braccia dello spirito,
ci chiamiamo nuovo Israele.
Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie,
né sarà ormai possibile dimenticarcene.
- Gesù ha saputo guardare oltre dando forma alla sua vita quando, nei momenti importanti della missione terrena, ha incentivato la relazione profonda con il Padre. I discepoli hanno appreso questa forma di vita del Maestro introducendosi nella sua stessa intimità. I santi fondatori hanno saputo vedere oltre perché sono stati uditori della Parola e dell’umano.
- Ai religiosi, non è richiesto, per essere in linea con il Vangelo e l’ispirazione prima dei fondatori, di bloccare il carisma scadendo in forme di mondanità spirituale o nella tentazione dei numeri, ma è richiesto loro di guardare oltre, di avvicinarsi all’intimità stessa di Gesù Cristo («tenere fisso lo sguardo sul Signore, facendo sempre attenzione a non cedere ai criteri della mondanità», secondo la parola del Papa), come quella di chi vive sul bordo del pozzo (Gv 4), nella ricerca della verità e dell’incontro, dove l’ascolto accade nel silenzio abissale di Dio e dell’uomo divenendo musica silente (san Giovanni della Croce), esperienza di resistenza e resa, tra storia ed escatologia, tra sequela ravvicinata e realizzazione del Regno.
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FESTA DI S. GIOVANNI BOSCO
DALLE “LETTERE” DI SAN GIOVANNI BOSCO
Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E’ CERTO PIÙ FACILE IRRITARSI CHE PAZIENTARE: MINACCIARE UN FANCIULLO CHE PERSUADERLO: DIREI ANCORA CHE È PIÙ COMODO ALLA NOSTRA IMPAZIENZA E ALLA NOSTRA SUPERBIA CASTIGARE QUELLI CHE RESISTONO, CHE CORREGGERLI COL SOPPORTARLI CON FERMEZZA E CON BENIGNITÀ. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo. Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione. Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. DAL MOMENTO CHE SONO I NOSTRI FIGLI, ALLONTANIAMO OGNI COLLERA QUANDO DOBBIAMO REPRIMERE I LORO FALLI, O ALMENO MODERIAMOLA IN MANIERA CHE SEMBRI SOFFOCATA DEL TUTTO. Non agitazione dell’animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l’avvenire, e allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.
LEGGI TUTTO IN COMMENTI…
- 1TS 2 Paolo ricorda la sua attività a Tessalonica 1 Voi fratelli, sapete bene che non sono venuto da voi inutilmente. 2 Sapete che poco prima, nella città di Filippi, ero stato offeso e avevo sofferto. Eppure, anche in mezzo a molte difficoltà, Dio mi ha dato la forza di annunziarvi il messaggio del suo vangelo. 3 Nella mia predicazione non c’era nessuna intenzione di imbrogliare, di parlare con astuzia. 4 Anzi, io parlo sempre come Dio vuole. Non cerco l’approvazione degli uomini, ma quella di Dio, che giudica anche le nostre intenzioni nascoste. 5 Sapete bene che mai ho detto parole per far piacere a qualcuno o per mio interesse: Dio mi è testimone.
- 6 E mai ho cercato i complimenti degli uomini, né da voi, né dagli altri, 7 anche se potevo far valere la mia autorità di apostolo di Cristo.
- Invece mi sono comportato tra voi con dolcezza, come una madre che ha cura dei suoi bambini. 8 Mi sono affezionato a voi, e vi ho voluto bene fino al punto che vi avrei dato non solo il messaggio di salvezza che viene da Dio, ma anche la mia vita. 9 Infatti, fratelli, voi ricordate la dura fatica che ho affrontato:
- ho lavorato notte e giorno per potervi annunziare la parola di Dio, senza essere di peso a nessuno. 10 Voi siete, con Dio, testimoni del mio comportamento. 11Sapete che ho agito verso ciascuno di voi, come fa un padre con i suoi figli.
DON ORIONE: A SCUOLA DI S. PAOLO E S. GIOVANNI BOSCO:
- vi raccomando i giovani… Curatene lo spirito, coltivate la loro mente, educate il loro cuore!(Buenos Aires) 21 febbraio 1922
- Si dicano sempre ai giovani parole di incoraggiamento… I giovani vanno educati tenendo sempre presente che sono esseri ragionevoli …Cari miei, noi non avremo però mai fatto niente finché non rifaremo cristiana nella sua anima di Fede e nella vita privata e pubblica la gioventù: finché non avremo fatte cristiane le coscienze ed il carattere dei nostri allievi.
- L’esempio del maestro! Se il professore non si farà mai aspettare, darà agli scolari esempio di diligenza! Se vedranno che il Professore si prepara a far scuola, ed è sempre ben preparato, anch’essi non perderanno più tempo. Chi è che fa, che crea la scuola? È il maestro!
- Fateli camminare, fateli camminare, i vostri alunni, ma in tutto, in tutto: nella pietà, nella virtù come nel sapere: guai a chi non mettesse Dio davanti ai giovani, a guida dei giovani!
- Io non vi raccomando le macchine, vi raccomando le anime dei giovani, Curatene lo spirito, coltivate la loro mente, educate il loro cuore! Sac. Luigi Orione (Scr. 51,22ss)
- Vivere d’amore non è piantare la tenda sulla cima del Tabor, ma salire con te sul Calvario, o Gesù, e desiderare il tesoro della croce. Vivrò in cielo esultante, quando ogni prova sarà passata per sempre.
- Ma quaggiù voglio vivere d’amore, costi quel che costi, pagando il prezzo della sofferenza. Vivere d’amore quaggiù è un darsi smisurato, senza chiedere nessuna ricompensa.
- Senza far conti io mi dono, sicura come sono che quando si ama non si fanno calcoli. lo ho dato tutto al Cuore divino che trabocca di tenerezza! Non ho più nulla. La mia sola ricchezza è vivere d’amore.
- Leggera è la fatica del cammino, ma se cado, o Gesù, a ogni passo tu mi raggiungi. Di volta in volta mi sollevi, mi avvolgi nel tuo abbraccio, e mi dai la tua grazia.
Preghiera VIVERE D’AMORE- Santa Teresa
“..Donaci di comprendere , Signore Gesù ,
che ” PARADISO ” E’ RESTARE SEMPRE CON Te ,
ORA lungo le strade della storia ,
E POI nel Tuo Regno di Luce Infinita .
Amen ”
dal libretto ” Le sette parole in croce di Gesù ” che da qualche giorno ho ripreso in mano …
da questo libretto che mi ha sempre detto tanto ….
e ora me lo ridomando il PERCHE’ Lui ci parla di Paradiso DALLA SUA Croce , guardandoci SULLA NOSTRA Croce , e dandole così un valore : e se fosse quello di una possibile strada verso Lui ???!!…
Ricevo questa preghiera ..mi fa bene … e , con gratitudine , condivido
Se ti volti non mi vedi.
Neanche avanti non mi vedi.
IO SONO AL TUO FIANCO ,
senza spingere né tirare,
nel posto in cui TI PUOI APPOGGIARE QUANDO perdi l’equilibrio.
Di fianco, per dirti all’orecchio che ti voglio bene,
per non perderti di vista neanche quando ti allontani.
Di fianco, per non oscurare la tua luce,
per non coprire la strada che vuoi fare,
per solleticarti se ti chiudi nei pensieri……..
E non occorre che allunghi la mano per cercare la mia,
non l’ho MAI mollata.
E non occorre che allungo la mano per cercare la tua,
è sempre stata NELLA Mia.
ABBI FEDE..IO TI AMO
GESU’
…E PERCHE’ NON ASCOLTARE ANCHE IL BELLO DI…SANREMO!?? F. MANNOIA CI FA RIFLETTERE…
CHE SIA BENEDETTA (fiorella mannoia)
Ho sbagliato tante volte nella vita – chissà quante volte ancora sbaglierò –
in questa piccola parentesi infinita quante volte ho chiesto scusa e quante no.
E’ una corsa che decide la sua meta – quanti ricordi che si lasciano per strada.
Quante volte ho rovesciato la clessidra – questo tempo non è sabbia ma è la vita che passa – che passa.
CHE SIA BENEDETTA – PER QUANTO ASSURDA E COMPLESSA CI SEMBRI – LA VITA E’ PERFETTA- Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta. Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta – tenersela stretta. Siamo eterno – siamo passi – siamo storie siamo figli della nostra verità.
E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona – che sia fatta adesso la Sua volontà.
In questo traffico di sguardi senza meta – in quei sorrisi spenti per la strada.
Quante volte condanniamo questa vita illudendoci d’averla già capita
non basta – non basta. Rit./
A chi trova se stesso nel proprio coraggio – a chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio. A chi lotta da sempre e sopporta il dolore. Qui nessuno è diverso – nessuno è migliore. A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero.
A chi resta da solo abbracciato al silenzio – a chi dona l’amore che ha dentro.
CHE SIA BENEDETTA – PER QUANTO ASSURDA E COMPLESSA CI SEMBRI – LA VITA E’ PERFETTA- Per quanto sembri incoerente e testarda -SE CADI TI ASPETTA E SIAMO NOI CHE DOVREMMO IMPARARE A TENERCELA STRETTA A TENERSELA STRETTA- CHE SIA BENEDETTA.
IN ASCOLTO DEI …PROVERBI, FONTE DI SAGGEZZA UMANA E …DIVINA
COME SI ACQUISTA LA SAPIENZA…
Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento
e il tuo cuore custodisca i miei precetti,
perché lunghi giorni e anni di vita
e pace ti porteranno.
CONFIDA NEL SIGNORE CON TUTTO IL CUORE
E NON APPOGGIARTI SULLA TUA INTELLIGENZA;
IN TUTTI I TUOI PASSI PENSA A LUI
ED EGLI APPIANERÀ I TUOI SENTIERI.
Non credere di essere saggio, temi il Signore e sta’ lontano dal male.
Figlio mio, non disprezzare l’istruzione del Signore e NON AVER A NOIA LA SUA ESORTAZIONE, PERCHÉ IL SIGNORE CORREGGE CHI AMA, COME UN PADRE IL FIGLIO PREDILETTO. Beato l’uomo che ha trovato la sapienza e il mortale che ha acquistato la prudenza, perché il suo possesso è preferibile a quello dell’argento e il suo provento a quello dell’oro.
OGNI GIORNO HA QUALCOSA DI
NUOVO.
STA A CIASCUNO DI NOI RIUSCIRE A TROVARLO .
NON SMETTERE MAI DI SPERIMENTARE ,VIVERE,APRRENDERE,AMARE,E SOPRATTUTTO RINGRAZIARE.
PERCHè SE SOLO FOSSIMO PIù CONSAPEVOLI CHE SI PUò PERDERE TUTTO IN UN MOMENTO…FORSE ALLORA LA GRATITUDINE FAREBBE DAVVERO PARTE DI NOI
(tratto da fonte sconosciuta)
“Alla fine non sono gli anni nella nostra vita a contare,
ma è la vita nei nostri anni…
Custodire il cuore, perché è da esso che sgorga la vita; la preghiera, l’amore, la carità, la pazienza, formano un bel cuscino per la vecchiaia”.
Questa vita in abbondanza non è altri che Lui medesimo.Avere Lui nel cuore, nella vita è. avere abbondanza, è la grazia di riceverlo e donarlo che cambia la visuale.Dolore? Non facciamo altro che lamentarci del dolore eppure è una moneta cosi preziosa che Lui ha pagato per acquistarci la risurrezione e la Vita. Vita in abbondanza appunto dov
e si gioisce di tutto anche del dolore perché portato con Gesù diventa abbondanza per il mondo.
10 FEBBRAIO: S. SCOLASTICA
NELLA FESTA DI S. SCOLASTICA GODIAMOCI UNA PAGINA MEMORABILE … Ecco come S. BENEDETTO E LA SORELLA SCOLASTICA hanno passato una notte nella quale per il brutto tempo non potevano uscire di casa…
POTÉ DI PIÙ COLEI CHE PIÙ AMÒ
Dai «Dialoghi» di san Gregorio Magno, papa
Scolastica, sorella di san Benedetto, consacratasi a Dio fin dall’infanzia, era solita recarsi dal fratello una volta all’anno. L’uomo di Dio andava incontro a lei, non molto fuori della porta, in un possedimento del monastero. Un giorno vi si recò secondo il solito, e il venerabile suo fratello le scese incontro con alcuni suoi discepoli. TRASCORSERO TUTTO IL GIORNO NELLE LODI DI DIO E IN SANTA CONVERSAZIONE. SULL’IMBRUNIRE PRESERO INSIEME IL CIBO.
Si trattennero ancora a tavola e, col protrarsi dei santi colloqui, si era giunti a un’ora piuttosto avanzata. La pia sorella perciò lo supplicò, dicendo: «Ti prego, non mi lasciare per questa notte; ma PARLIAMO FINO AL MATTINO DELLE GIOIE DELLA VITA CELESTE». Egli le rispose: «Che cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero».
Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e rovescio di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove stavano seduti.
Allora l’uomo di Dio molto rammaricato cominciò a lamentarsi e a dire: «DIO ONNIPOTENTE TI PERDONI, SORELLA, CHE COSA HAI FATTO?». Ma ella gli rispose: «ECCO, HO PREGATO TE, E TU NON HAI VOLUTO ASCOLTARMI; HO PREGATO IL MIO DIO E MI HA ESAUDITA. ORA ESCI PURE, SE PUOI; LASCIAMI E TORNA AL MONASTERO».
Ed egli che non voleva restare lì spontaneamente, fu costretto a rimanervi per forza. Così trascorsero tutta la notte vegliando e si saziarono di sacri colloqui raccontandosi l’un l’altro le esperienze della vita spirituale. Non fa meraviglia che Scolastica abbia avuto più potere del fratello. Siccome, secondo la parola di Giovanni, «DIO È AMORE», FU MOLTO GIUSTO CHE POTESSE DI PIÙ COLEI CHE PIÙ AMÒ.
Ed ecco che tre giorni dopo, mentre l’uomo di Dio stava nella cella e guardava al cielo, vide l’anima di sua sorella, uscita dal corpo, penetrare nella sublimità dei cieli sotto forma di colomba. Allora, pieno di gioia per una così grande gloria toccatale, ringraziò Dio con inni e lodi, e mandò i suoi monaci perché portassero il corpo di lei al monastero e lo deponessero nel sepolcro che aveva preparato per sé. Così neppure la tomba separò i corpi di coloro che erano stati uniti in Dio, come un’anima sola.
COMMOVENTE, leggo tra le lacrime quell’esperienza di D. Orione nel suo 25mo di sacerdozio.
Commovente sì ma soprattutto si intuiscono le cose del cielo, quelle che restano x l’eternità.
In questo groviglio di cose effimere in movimento, si nascondono quelle VERE nei gesti umili, nelle scelte che profumano di Dio, mescolate tra il caos del niente! Bisogna avere gli “OCCHIALI GIUSTI” x intravvedere quello che CONTA davvero e che RESTA e non svanisce insieme a tutto che si dissolve nel nulla! Quando cammino x strada, immersa come al solito nei miei pensieri, tutto intorno mi appare semplicemente superfluo;
Sto sperimentando in modo particolarmente irruento in questo periodo come tutto quello che mi circonda sia solo caos perfettamente inutile; tanto cibo che vedo, oggetti, discorsi vani della gente Dio mio, il tempo, i giorni …svaniscono così, nel nulla!
SEMINA, impegno, raccoglierai RISULTATI.
SEMINA onestà, raccoglierai ONORE.
SEMINA gentilezza, raccoglierai GRATITUDINE.
SEMINA amore, raccoglierai FELICITA’.
E RICORDA: ANCHE SE NON DOVESSI RACCOGLIERE NIENTE,
NON STANCARTI MAI DI SEMINARE.
( M. T. CALCUTTA )
IL 25.MO DI SACERDOZIO… Don Orione accanto agli ammalati
Caro don Casa, …Qui di feste non se ne sono fatte, non ho permesso che se ne facessero pel mio XXV di sacerdozio, quel giorno io dovevo passarlo a Bra, nel silenzio e in Domino, ma, la vigilia, mi accorsi che il caro ch.co Viano andava peggiorando e allora mi fermai a Tortona. La notte la passai presso il letto di Viano (…) . Venuta l’ora del pranzo, ti dirò come l’ho passata. Viano andava peggiorando ma era sempre presente a se stesso. Da più giorni quel povero figlio, malgrado gli enteroclismi non aveva più avuto beneficio di corpo, quando, verso mezzodì, ebbe come un rilassamento di corpo, e non si fece a tempo, perché anche lui non avvertì a tempo o non se ne è neanche accorto, poveretto! E allora il chierico don Camillo Sacco che fa da infermiere, e che è forte assai, alzò il caro malato diritto sul letto, e abbiamo cambiato tutto e il letto e il malato, e così, mentre gli altri pranzavano, con dell’acqua tiepida, io lo lavavo e pulivo, facendo col nostro caro Viano quegli uffici umili sì, ma santi che una madre fa con i suoi bambini. Ho guardato in quel momento il ch.co Camillo ed ho visto che piangeva. Ci eravamo chiusi in infermeria perché nessuno entrasse e fuori picchiavano e chiamavano con insistenza che andassi giù a pranzo; ma io pensavo che meglio assai era compiere con amore di Dio e umiltà quell’opera santa, e veramente di Dio e dicevo tra me: oh molto meglio questo che tutte le prediche che ho fatto, ora vedo che veramente Gesù mi ama, se mi dà modo di purificare la mia vita e di santificare così questo XXV anniversario di mio sacerdozio. E sentivo che mai avevo più sublimemente né più santamente servito a Dio nel mio prossimo come in quel momento, ben più grande che tutte le prediche, che tutte le opere fatte nei 25 anni di ministero sacerdotale. E Deo gratias! E Deo gratias! Vedi? Così noi ci amiamo! Scr.29,116ss
Io non so testimoniare nulla.
La mia fede è misera. Ho davvero così poche virtù.
Sento che le mie virtù puzzano quando si trovano di fronte a Dio, emanano un tanfo che io stess avverto.
Mi riconosca Gesù NELLA SUA MISERICORDIA INFINITA E NELLA SUA SANTA CROCE.
“Tre donne andarono alla fontana per attingere acqua.
Presso la fontana sedeva un uomo anziano che le osservava in silenzio e ASCOLTAVA I LORO DISCORSI.
“Mio figlio”, diceva la prima, “è così svelto e agile che nessuno gli sta alla pari”.
“Mio figlio” sosteneva la seconda, “canta come un usignolo, ha una voce bellissima”.
“E tu, che cosa dici di tuo figlio?”, chiesero alla terza, che RIMANEVA IN SILENZIO.
“Non so cosa dire di mio figlio”, rispose la donna. “E’ un bravo ragazzo. Non sa fare niente di speciale”.
Quando le anfore furono piene, le tre donne ripresero la via di casa.
Il vecchio le seguì per un pezzo di strada.
Le anfore erano pesanti e le braccia delle donne stentavano a reggerle.
Ad un certo punto si fermarono per far riposare le povere schiene doloranti.
Vennero loro incontro i tre giovani.
Il primo improvvisò uno spettacolo.
Le donne lo guardarono estasiate: “Che giovane abile!”.
Il secondo giovane intonò una canzone. Aveva una voce splendida come un usignolo.
Le donne lo ascoltavano con le lacrime agli occhi.: “E’ un angelo!”.
Il terzo giovane si diresse verso sua madre, PRESE LA PESANTE ANFORA E SI MISE A PORTARLA.
Le donne si rivolsero al vecchio: “Allora che cosa dici dei nostri figli?”.
“Figli?”, esclamò meravigliato il vecchio.
“Io ho visto un figlio solo!”.
… Non sapevo che c’era anche l’ECCOMI del Padre…se tu l’invochi, Lui dice “”ECCOMI””….Vengono le lacrime solo a pensarle queste cose. Un po di tempo fa mi sentivo una creatura di Dio, Lui mi ha pensata Lui mi ha creata, oggi no, non sono solo una creatura, OGGI sono sua figlia e Lui il mio Papà. È bello pensare che, quando vado a messa mi nutro della parola, che mi fa essere luce per gli altri, essere sale, a sciogliermi a diventare invisibile, per non marcire. bisogna spezzare l’orgoglio, allungare la mano per primo, quanta strada ho ancora da fare….
Di fronte a un articolo così come questo del martirio dei santi Paolo Miki e compagni, i fronte a tanta purissima fede, c’è da fermarsi in un silenzio di stupore orante, c’è da riflettere tirando le somme sul mio di cristianesimo! Questi erano capaci di RINGRAZIARE x i BENEFICI! Fa riflettere.
Da una parte la bella INTUIZIONE che avverto inoculata nell’anima pensando alla “letizia” delle BEATITUDINI EVANGELICHE;
dall’altra l’incapacità umana, la grande rivale.
Vorrei la capacità di forza VERA che spesso alla Messa viene ricordata… di s. Paolo : “Quando sono debole, E’ ALLORA CHE SONO FORTE”.
La vita è come una scatola di colori …le matite colorate sono le persone che ti vogliono bene ,le matite bianche sono le persone che non ci sono più ma che continuano a proteggerti dall’ alto, le matite scure sono le persone che ci fanno soffrire…Ma tutto ciò ricorda che hai bisogno di tutti i colori per fare della tua vita un capolavoro….!!!!
Sarà banale ma è così…la vita è un dono, non è scontata ,è preziosa e non ne siamo noi i padroni….oggi ci sei un domani non si sa…però siamo responsabili di questo dono e dobbiamo trattarlo al meglio che possiamo ringraziando ogni giorno di averlo
«STORIA DEL MARTIRIO DEI SANTI PAOLO MIKI E COMPAGNI»
scritta da un autore contemporaneo
SARETE MIEI TESTIMONI
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l’Ave Maria.
Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «GIUNTO A QUESTO ISTANTE, PENSO CHE NESSUNO TRA VOI CREDA CHE VOGLIA TACERE LA VERITÀ. DICHIARO PERTANTO A VOI CHE NON C’È ALTRA VIA DI SALVEZZA, SE NON QUELLA SEGUITA DAI CRISTIANI. POICHÉ QUESTA MI INSEGNA A PERDONARE AI NEMICI E A TUTTI QUELLI CHE MI HANNO OFFESO, IO VOLENTIERI PERDONO ALL’IMPERATORE E A TUTTI I RESPONSABILI DELLA MIA MORTE, E LI PREGO DI VOLERSI ISTRUIRE INTORNO AL BATTESIMO CRISTIANO».
Si rivolse quindi ai compagni, giunti ormai all’estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento. Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in paradiso, ed egli, con gesti pieni di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori.
Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo Laudate, pueri, Dominum, che aveva imparato a Nagasaki durante l’istruzione catechistica; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo.
Altri infine ripetevano: «GESÙ! MARIA!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte.
Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «GESÙ! MARIA!» e, quel che è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.
IL VALORE DEL DENARO
Un riccone arrivò in Paradiso dopo una lunga vita passata nel lusso a motivo degli affari per i quali aveva uno speciale fiuto.
Per prima cosa fece un giro per il mercato e con sorpresa vide che le merci erano vendute a prezzi molto bassi.
Non gli pareva vero, anche qui avrebbe potuto mettere a frutto il suo spiccato senso per gli investimenti!
Immediatamente mise mano al portafoglio e comincio a ordinare le cose più belle che vedeva.
Al momento di pagare porse all’angelo, che faceva da commesso, una manciata di banconote di grosso taglio.
L’angelo sorrise: “MI DISPIACE, MA QUESTO DENARO NON HA ALCUN VALORE”.
“Come?”, si stupì il riccone.
“QUI VALE SOLTANTO IL DENARO CHE SULLA TERRA E’ STATO DONATO”, rispose l’angelo.
” RENDICI SALE, SIGNORE! ”
Rendici sale, SIGNORE,
per rendere gustoso il mondo.
RENDICI LUCE, SIGNORE,
per illuminare ogni angolo buio.
BASTA POCO SALE PER DARE UN BUON SAPORE;
POCA LUCE PUO’ BASTARE
PER SCIOGLIERE LE TENEBRE PIU’ OSCURE.
Insegnaci a credere, SIGNORE,
che non serve essere
i migliori o i più grandi.
PER FAR RISPLENDERE NEL MONDO
IL TUO AMORE,
BASTA ESSERE,
IN SEMPLICITA’ E POVERTA,
…SALE BUONO E LUCE INTENSA. AMEN
(E.P.)
…SI, DON L. ORIONE E’ VERO. QUANDO NELLA TUA PREGHIERA A DIO COSI TI ESPRIMI: …”LA MIGLIOR CARITA’…CHE SI PUO’ FARE AD UN’ANIMA E’… DARLE GESU’…!”Te ne sono immensamente grata !!! La mia anima è passata attraverso questa grande “ESPERIENZA” senza mio merito. La “CARITA'” ricevuta, come “DONO” è stata INCISIVA, VERA, LIBERA da permettere a GESU’ di penetrare nelle ferite più nascoste dell’io, ricevendo in “DONO” il totale abbandono in LUI , RICONQUISTATO A PREZZO DI UNA ENORME SOFFERENZA. ORA SONO SOLO GRATA E RICONOSCENTE a chi, con “GRANDE” pazienza ha saputo aiutarmi a superare,
ma… soprattutto serena , perchè LUI è con me.
GRAZIE DON ORIONE BENEDICI TUTTI I TUOI FIGLI.
LA FELICITA’ NON DIPENDE DA QUELLO CHE CI MANCA MA DAL BUON USO CHE FACCIAMO DI QUELLO CHE…ABBIAMO!!!
BUONA GIORNATA COSI’…
…non mi arrendo nell’Amare Gesù…, non me lo posso permettere, Lui è li che attende ogni mattina la mia compagnia. Quante piccole esperienze che sono molto belle , ma ancora di più quando sono accompagnate dal sacrificio frutto di qualche rinuncia. …per Gesù è sempre poco quello che noi gli vogliamo offrire. Sono ugualmente molto serena…. anche se non è per niente facile ciò che c’è intorno a noi… Sono felice perchè ho Lui nel cuore. per me questo è solo un “ENORME” miracolo.
….Le poche righe del diario della GRANDE PRIGIONIERA “ETTY HILLESUM ” C1941) non potevo farmele sfuggire anche questa volta; sono andata a ripescarle, sono troppo belle! cariche di intensa e alta spiritualità.
Nonostante l’innalzamento dei muri….Lei si esprime cosi: …”IL DESIDERIO DI RITIRARSI NELLA CHIUSA CELLA DELLA PREGHIERA,diventa una realtà sempre più
grande…” Come e quanto è vero tutto ciò!!! l’immedesimarsi e amare la Preghiera diventa per l’anima che ama veramente, “UNICO” e ” SOLO ” scopo della sua esistenza terrena. Grazie Hetty.
RICEVO E PARTECIPO “RACCONTINO” CHE …FA PENSARE SOPRATTUTTO IN QUESTI GIORNI DI PREPARAZIONE ALLA GIORNATA DELLA VITA
Il NEGOZIO DI DIO
Sulla via principale della città c’era un negozio originale: un’insegna luminosa diceva: “DONI DI DIO”. Un bambino entrò e vide un angelo dietro il banco, sugli scaffali c’erano grandi contenitori di tutti i colori.
“Che cosa si vende?” chiese incuriosito il bambino. “Ogni ben di Dio” rispose l’angelo. “Vedi, il contenitore giallo è pieno di sincerità, quello verde è pieno di speranza, in quello rosso c’è l’amore, in quello azzurro la fede, l’arancione contiene il perdono, il bianco la pace, il violetto il sacrificio e l’indaco la salvezza.”
“E quanto costa la merce?” “Sono doni di Dio e i doni non costano niente!”
“Che bello!” rispose il bambino, “Allora dammi dieci quintali di fede, una tonnellata d’amore, un quintale di speranza, un barattolo di perdono e tutto il negozio di pace”.
L’angelo si mise a servire il bambino e in un attimo confezionò un pacchetto piccolo piccolo come il suo cuore.
“Eccoti servito!” disse l’angelo porgendo il pacchettino. “Ma come, così poco?” disse stupito il bambino.
“Certo, nella bottega di Dio non si vendono i frutti maturi, MA I PICCOLI SEMI DA COLTIVARE. VAI NEL MONDO E FAI GERMOGLIARE I DONI CHE DIO TI HA DATO”
A proposito dell’articolo di d. Mazzi il contesto è in sintonia con una considerazione sul mio vissuto;
e allora mi sembra bello, con queste poche e semplici righe testimoniare L’INFINITA GRATITUDINE che HO NEL CUORE VERSO CHI NEL TEMPO SI E’ PRESO CURA DI ME CONCRETAMENTE e CON ESTREMA ATTENZIONE, COSTANZA, DETERMINAZIONE, AMORE,
“RACCONTANDOMI IL BELLO DELLA VITA” anche SOFFRENDO PER e CON ME NEI MOMENTI Più DIFFICILI!!
ARTICOLO DI D. MAZZI CHE FA MOLTO RIFLETTERE E BEN SI ADDICE ALLA GIORNATA ODIERNA 31 GEN. FESTA DI UN SANTO EDUCATORE D. BOSCO
DOVE VANNO I NOSTRI RAGAZZI? I Genitori lo sanno? (D. Mazzi)
Ottantasette anni ben portati don Antonio da sempre è sinonimo di sfide impossibili, di aiuto incondizionato a chi chiede di essere aiutato, di Chiesa “ospedale da campo aperto a tutti” in perfetta sintonia con un’altra figura che da cardinale ed ora da Pontefice, è solito parlare lo stesso linguaggio di fronte alle sofferenze del mondo, Papa Francesco. Trovare una risposta è difficile. Ma per don Mazzi è fin troppo “chiaro” additare i “grandi pericoli, i mali del Terzo millennio” che gravano su ragazzi e ragazze “lasciati soli a sé stessi”, come “quelle nuove forme di dipendenze legate ad alcol, droga, slot machine mangiasoldi, trasgressioni da tempo libero e da internet”. Ideale tragica classifica del male …ma la madre di tutti i mali, è il fatto delle responsabilità mancate degli adulti verso i giovani, la latitanza dei genitori, la grande fuga degli adulti dai giovani”. “il problema dei problemi è chiedersi quanto tempo i genitori dedicano ai loro figli, quanta attenzione mostrano nei loro confronti. Sarebbe meglio che gli adulti si impegnassero con più costanza e determinazione a raccontare loro il bello della vita, le passioni, le gioie, il fascino della musica, la ricchezza dell’amicizia, dello sport, le emozioni dello stare insieme, in definitiva la bellezza della felicità. Se ai giovani non si dicono queste cose, è quasi inevitabile che i più fragili credono che la vita sia tutto un inferno, diventando facili prede di cattivi maestri. “Gli adulti è bene che facciano un grande esame di coscienza. Subito dopo, varare progetti educativi nuovi, in grado di presentare il volto bello, alto e positivo della vita ai ragazzi e alle ragazze, anche nelle fasce d’età più basse perché la voglia di trasgressione e di fuga …Gli adulti, in primo luogo i genitori, i padri, le madri, devono mettersi al servizio dei figli, con l’esempio, l’educazione, con la forza di dire sì o no quando è necessario, senza sconti e senza scorciatoie tartufesche. Ad esempio, non ci si può lamentare se un giovane usa troppo il cellulare se, poi, il genitore ne usa tre o quattro. Oppure, non si è credibili se si pretende dai figli il rispetto delle regole, se poi quando si è alla guida si passa col rosso, si butta la spazzatura per terra o si evadono allegramente le tasse. Se i genitori non danno esempi positivi, è fatale che i figli si girano dall’altra parte”. Ma, avverte don Mazzi, si “tratta di una sfida difficile e che non sarà facile vincere perché niente è facile nel campo educativo e, in particolare, nella prevenzione dai pericoli che minacciano i nostri ragazzi. Ma l’importante è incominciare a provarci e non arrendersi, o abbandonarsi a forme di latitanza imperdonabili. occorre darsi, come adulti, un nuovo progetto educativo che ruoti intorno al bello della vita da proporre e da raccontare. La positività paga, a fatica, ma paga. E i primi a rendersene conto sono loro, i giovani, a patto che non si sentano abbandonati. Quanto alle nuove dipendenze …Prima si parlava solo di droga, di spinelli, di tossicodipendenze. Mali indubbiamente gravi che hanno mietuto milioni di vittime. Oggi, alla droga vanno aggiunti l’uso incondizionato dell’alcol, e non parlo solo del vino e della birra. Come pure la piaga del gioco d’azzardo, delle slot machine, di quelle infernali macchine mangiasoldi causa di tanta disperazione per giovani e meno giovani. Ma non sottovaluterei il ricorso perverso a internet, alla rete, a quelle pericolosissime trappole informatiche sempre più sofisticate dietro le quali si nascondono orchi ed insidie di ogni genere come pedofili, sfruttatori, pericoli di tratte e di prostituzione. Come pure non sottovaluterei le varie forme di bullismo che vanno sempre più prendendo piede tra determinate fasce giovanili, che antepongono al dialogo ed al rapporto amicale, la prepotenza, l’oppressione dei più deboli, il male per i più fragili”. Occorre, dunque, “vigilare per far sì che questi i modelli positivi siano adeguatamente promossi tra i giovani, senza mai stancarsi di insistere sull’educazione, sulla sessualità, sul rispetto della donna, anche se i giovani devono fare i conti con forme di bombardamento legato a modelli sessuali suadenti, apparentemente privi di pudore e di attenzione, che possono arrivare attraverso una distorta lettura di immagini televisive, pubblicitarie e giornalistiche. Ma, mi chiedo, se gli adulti non si fanno carico di queste problematiche, quali sono i modelli a cui i giovani devono fare riferimento? E’ ipocrita indignarsi di fronte a casi di femminicidi o di violenze verso il cosiddetto diverso, se a monte non c’è un profondo ed attento lavoro educativo. E gli adulti dovrebbero saperlo. Ormai non c’è più tempo da perdere”.
Preghiera del Gulag
(Michel Evdokimov, La prière des chrétiens de Russie)
Perdona tutti noi
benedici tutti
ladri e samaritani
quelli che cadono per strada
e i sacerdoti che passano senza fermarsi
i carnefici e le vittime
quelli che maledicono
e quelli che sono maledetti
quelli che si rivoltano contro di te
e quelli che s’inginocchiano davanti al tuo amore
prendici tutti in te
Padre Santo e Giusto.
VIVERE D’AMORE
Signore Gesù, tu hai detto: «Se uno mi ama,
metterà in pratica la mia parola, e il Padre mio lo amerà.
Io verrò da lui con il Padre mio e abiteremo con lui…
Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi: rimanete nel mio amore». Vivere d’amore è custodirti, Verbo incarnato, Parola del mio Dio. Io ti amo e tu lo sai, o Gesù.
Lo Spirito di amore mi incendia col suo fuoco. Amando te, Gesù, attiro il Padre nel mio debole cuore, come tu hai detto. O Trinità, tu sei prigioniera del mio amore.
Vivere d’amore non è piantare la tenda sulla cima del Tabor, ma salire con te sul Calvario, o Gesù, e desiderare il tesoro della croce. Vivrò in cielo esultante, quando ogni prova sarà passata per sempre. Ma quaggiù voglio vivere d’amore, costi quel che costi, pagando il prezzo della sofferenza. Vivere d’amore quaggiù è un darsi smisurato, senza chiedere nessuna ricompensa. Senza far conti io mi dono, sicura come sono che quando si ama non si fanno calcoli. lo ho dato tutto al Cuore divino che trabocca di tenerezza! Non ho più nulla. La mia sola ricchezza è vivere d’amore. Leggera è la fatica del cammino, ma se cado, o Gesù, a ogni passo tu mi raggiungi. Di volta in volta mi sollevi, mi avvolgi nel tuo abbraccio, e mi dai la tua grazia.
Io vivo di amore. Vivere d’amore è un navigare incessante, seminando nei cuori la gioia e la pace. Mi incita la carità, o mio Gesù, perché ti vedo in tutte le anime sorelle. La carità, ecco la mia sola stella. Alla sua luce, vogo diritta. E sulla vela è scritto il mio motto: Vivere d’amore. Vivere d’amore, che strana pazzia! Il mondo mi dice: smettila di cantare e bada a non sprecare la tua vita. I talenti che hai, impiegali utilmente! Ma amarti, Gesù, che perdita feconda! Tutto ciò che sono e che ho è tuo, Gesù. Io voglio cantare lasciando il mondo.
Io muoio di amore. Morire d’amore, ecco la mia speranza: quando vedrò spezzati i miei lacci, Dio sarà la mia ricompensa: non voglio altri beni. Sono tutta presa dal suo amore, e venga dunque a stringermi a sé per sempre. Ecco il mio cielo, il mio destino: vivere d’amore.
GESU’ E’ PER NOI LUCE E PANE DI VITA. E DI VITA… IN ABBONDANZA. La vita che viviamo su questa terra è sicuramente il dono più prezioso per ogni persona ( DONO SACRO DI DIO) ; bisogna rispettarla dal nascere al morire. Tempo fa ho letto una frase ( non so di chi è) ma la condivido: “AMA TANTO LA VITA PERCHE’ E’ L’UNICO REGALO CHE NON RICEVERAI DUE VOLTE”.
Ma la PIENEZZA di vita, secondo me, la dà il Signore e si raggiunge solo quando si….. raggiunge LUI. Tutto , con il Suo aiuto, può essere accettato e offerto proprio perchè è la stessa vita che…..dopo la morte , continua con Gesù.
DALLE “LETTERE” DI SAN GIOVANNI BOSCO
Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, e obbligarli a fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere. Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E’ certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza e alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.
Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne a ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l’aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi scandalo, e in molti la Santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti e umili di cuore (4r.Mt 11,29).
Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell’animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l’avvenire, e allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.
In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall’altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.
Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere, del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori e unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù.
L’uomo non è in grado di capire neanche il “surrogato” del significato di questa parola infinitamente gigante: VITA;
eppure, nonostante tutto intorno vada sgretolandosi, INTUISCE profondamente una lucina tra la nebbia del pensare umano, che lascia intravvedere quell’ABBONDANZA di VITA riversata nei cuori generosi.
Donaci Gesù uno sguardo “oltre” in grado di cogliere la tua Grazia che rimuova la cecità del cuore.