PROPOSTE FORMATIVE DI “VILLA S. BIAGIO” – GENNAIO 2017
Cari amici, LA PACE DI GESU’…
- Quanti discorsi sulla pace. Se ne parla tanto. E giustamente. Ne abbiamo estremo bisogno. Ma bastano i discorsi? Basta la pur splendida iniziativa della “giornata mondiale della Pace”? Già l’espressione mi suona piuttosto riduttiva. Giornata!?
- Ma di pace ne abbiamo bisogno ogni giorno, non solo il primo dell’anno. E poi quale pace? Con chi? Da dove cominciare? Saremo in grado di risolvere i problemi internazionali della “terza guerra mondiale a pezzi” e dell’accoglienza degli stranieri , se non ci salutiamo nel…condominio?
- Se anche noi credenti andiamo a Messa ma non troviamo poi la forza di perdonarci veramente tra parenti? Pace in famiglia. Pace con i vicini di casa. Pace nella comunità ecclesiale. Pace col creato. Si, rispetto e custodia del creato. Custodire: termine impegnativo. Da applicare al creato, e ancor prima a noi stessi e ai fratelli di cui dovremmo appunto essere i custodi…
- Gesù è venuto a portarci la pace! Abbattendo i nostri muri (cfr. Ef. 2) Chiediamoci allora: siamo costruttori di muri o di ponti? E auguriamoci che questa domanda ci accompagni e ci …“disturbi” per tutto l’anno 2017. Per tutta la vita! Pace a te, fratello mio. Pace a te, sorella mia. Buon Anno, così!
- A – LA PACE: CHIEDIAMOLA AL SIGNORE. E’ SUO DONO!
- Per la famiglia: Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie. Vivrai del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai d’ogni bene. La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa. Ti benedica il Signore! Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme per tutti i giorni della tua vita. Possa tu vedere i figli dei tuoi figli. Pace su Israele! (Salmo128)
- Per la nostra città: Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che ti amano, sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su di te sia pace!». Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene. (Sl. 122)
- GESÙ CI DONA UNA PACE TUTTA “SPECIALE” (Gv 14,25) Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
28 GENNAIO 2017 – S. TOMMASO D’AQUINO
NESSUN ESEMPIO DI VIRTÙ È ASSENTE DALLA CROCE
«Conferenze» di san Tommaso d’Aquino, sacerdote
FU NECESSARIO CHE IL FIGLIO DI DIO SOFFRISSE PER NOI?.
- … NELLA PASSIONE DI CRISTO troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati. Ma non minore è l’utilità che ci viene dal suo esempio. LA PASSIONE DI CRISTO È SUFFICIENTE PER ORIENTARE TUTTA LA NOSTRA VITA.
- SE CERCHI UN ESEMPIO DI CARITÀ, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.
- SE CERCHI UN ESEMPIO DI PAZIENZA, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. Ora Cristo ci ha dato sulla croce… «quando soffriva non minacciava» (1 Pt 2, 23) e come un agnello fu condotto alla morte e non aprì la sua bocca (cfr. At 8, 32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia» (Eb 12, 2).
- SE CERCHI UN ESEMPIO DI UMILTÀ, guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.
- SE CERCHI UN ESEMPIO DI OBBEDIENZA, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte:
- SE CERCHI UN ESEMPIO DI DISPREZZO DELLE COSE TERRENE, segui colui che è il Re dei re e il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
- NON LEGARE DUNQUE IL TUO CUORE ALLE VESTI ED ALLE RICCHEZZE, PERCHÉ «SI SON DIVISE TRA LORO LE MIE VESTI» (GV 19, 24); NON AGLI ONORI, PERCHÉ HO PROVATO GLI OLTRAGGI E LE BATTITURE (CFR. IS 53, 4); NON ALLE DIGNITÀ, PERCHÉ INTRECCIATA UNA CORONA DI SPINE, LA MISERO SUL MIO CAPO (CFR. MC 15, 17); NON AI PIACERI, PERCHÉ «QUANDO AVEVO SETE, MI HAN DATO DA BERE ACETO» (SAL 68, 22).
27 GENNAIO 2017
GIORNATA DELLA MEMORIA
“ IL GOLGOTA DEL MONDO CONTEMPORANEO”
MESSAGGIO DI G. PAOLO II
- A) RICORDARE IL PASSATO… 1°- Ricordare deve farsi lezione severa…“…A mezzo secolo di distanza, i singoli, le famiglie, i popoli custodiscono ancora il ricordo di quei sei terribili anni: memorie di paure, di violenze, di penuria estrema, di morte…Col trascorrere del tempo, i ricordi non devono impallidire; devono piuttosto farsi lezione severa per la nostra e le future generazioni”
- 2°-Pellegrini ai campi di sterminio, ci chiediamo: perchè si giunse a tanto?…“Auschwitz, accanto a tanti altri lager, resta il simbolo drammaticamente eloquente delle conseguenze del totalitarismo: Il pellegrinaggio a quei luoghi con la memoria e con il cuore, in questo cinquantesimo anniversario, è doveroso.
“Mi inginocchio…su questo Golgota del mondo contemporaneo”…Da tale meditazione sgorgano interrogativi che l’umanità non può non porsi. Perchè si giunse ad un simile grado di annientamento dell’uomo e dei popoli? Perchè, finita la guerra, non si sono tratte dalla sua amara lezione le dovute conseguenze per l’insieme del continente Europeo?”
PAGINE DAL DIARIO 1941-1943 Io non chiamo in causa la tua responsabilità…
- Esistono persone che si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento, invece di salvare te, mio Dio. Mio Dio è un periodo troppo duro per persone fragili come me. Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M’innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offre riparo, mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più “raccolta”, concentrata e forte.
- Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera, diventa per me una realtà sempre più grande. Dappertutto c’erano cartelli che ci vietavano le strada per la campagna: Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci nulla, non possono veramente farci niente. Possono renderci la vita un po’ spiacevole, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori col nostro atteggiamento sbagliato: Dobbiamo pregare di tutto cuore che succeda qualcosa di buono. Infatti, se il nostro odio ci fa degenerare in bestie come lo sono loro, non servirà a nulla. L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Io non chiamo in causa la tua responsabilità… tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.
- Mi hai resa così ricca, mio Dio, lasciami anche dispensare agli altri a piene mani. La mia vita è diventata un colloquio ininterrotto con te, Mio Dio, un unico grande colloquio. A volte, quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti al cielo, le lacrime mi scorrono sulla faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche di sera, quando sono coricata nel mio letto e riposo in te…lacrime di riconoscenza mi scorrono sulla faccia e questa è la mia preghiera… a volte vorrei incidere delle piccole massime e storie appassionate ma mi ritrovo prontamente con una parola sola: DIO e questa parola contiene tutto…
- IO, ELISA SPRINGER, HO VISTO DIO. Ho visto Dio, percosso e flagellato, sommerso dal fango, inginocchiato a scavare dei solchi profondi sulla terra, con le mani rivolte verso il cielo, che sorreggevano i pesanti mattoni dell’indifferenza.
- Ho visto Dio dare all’uomo forza, per la sua disperazione, coraggio alle sue paure, pietà alle sue miserie, dignità al suo dolore. Poi lo avevo smarrito, avvolto dal buio dell’odio e dell’indifferenza, dalla morte del mondo, dalla solitudine dell’uomo e dagli incubi della notte che scendeva su Auschwitz.
- Lo avevo smarrito… insieme al mio nome, diventato numero sulla carne bruciata, inciso nel cuore con l’inchiostro del male, e scolpito nella mente, dal peso delle mie lacrime…
- Lo avevo smarrito… nella mia disperazione che cercava un pezzo di pane, coperta dagli insulti, le umiliazioni, gli sputi, resa invisibile dall’indifferenza, mentre mi aggiravo fra schiene ricurve e vite di morti senza memoria.
- Ho ritrovato Dio… mentre spingeva le mie paure al di là dei confini del male e mi restituiva alla vita, con una nuova speranza: io ero viva in quel mondo di morti. Dio era lì, che raccoglieva le mie miserie e sollevava il velo della mia oscurità. Era lì, immenso e sconfitto, davanti alle mie lacrime.
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25 GENNAIO 2017
CONVERSIONE DI S. PAOLO
Cari amici, ogni anno il 25 di Gennaio, a conclusione della SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI, torna puntuale e attesa la festa della CONVERSIONE DI S. PAOLO. Ricordo che giovane studente di teologia, non ancora prete, mi aveva tanto colpito l’affermazione (non ricordo più di quale autore…): DOPO LA RISURREZIONE DI CRISTO, la conversione di S. Paolo è il più GRANDE “MIRACOLO” nella storia del Cristianesimo. E sinteticamente riassumeva la portata teologica di S. PAOLO definendolo: “IL PRIMO dopo…L’UNICO” (Gesù) Nel mio piccolo, grato a S. Paolo per avermi accompagnato tutta la vita nelle gioie e fatiche del cammino di fede, qualche anno fa in occasione dell’ ANNO PAOLINO, avevo tentato improbabili interviste a S. Paolo . In una ottica orionina dopo che, con immensa gioia spirituale per me, Giov. Paolo II aveva affermato di DON ORIONE: EBBE LA TEMPRA E IL CUORE DELL’APOSTOLO PAOLO! Ve ne ripropongo con semplicità qualche pensiero…
L’Amore di Cristo ci spinge
(2Cor 5,14)
IN CAMMINO CON S. PAOLO…
con cuore orionino!
IL PERSECUTORE ATTERRATO
- Ci risulta che infuriavi contro la Chiesa. Perché? Saulo era fra coloro che approvarono l’uccisione di Stefano. Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione. Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio. ( At. 8,1s)
- Raccontaci di quel viaggio che ti ha cambiato la vita… Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. (Atti c. 9,1ss)
- Chi ti buttò a terra, cosa ti disse? “Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
- Saulo, fratello mio…Uno che tu volevi far fuori, ti chiamò così? Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: “Anania!”. Rispose: “Eccomi, Signore!”. “Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando. Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo”. E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
- Come ricordavi la tua esperienza? Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni… Gal.1,13ss
- leggi di più se vuoi… anno-paolino-sintesi-nn-16
- Per cominciare la nostra conversazione: dove sei nato? “Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non certo senza importanza.( Atti c. 21,39)
- La tua famiglia: religiosamente osservante o non tanto? “Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti”. (Atti c.22,6)
- I tuoi hanno potuto mandarti a perfezionare gli studi: dove? Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. ( Atti c. 22,3)
- Davvero avevi la cittadinanza romana? Quanto avevi pagato per ottenerla? Il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello. Ma quando l’ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione: “Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?”. Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: “Che cosa stai per fare? Quell’uomo è un romano!”. Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: “Dimmi, tu sei cittadino romano?”. Rispose: “Sì”. Replicò il tribuno: “Io questa cittadinanza l’ho acquistata a caro prezzo”. Paolo disse: “Io, invece, lo sono di nascita!”. (Atti c. 22,20ss)
- Anche i tuoi avversari ti riconoscevano una vasta cultura? Mentr’egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: “Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!”. (Atti c.26,24)
- Una cosa ci incuriosisce: è vero che parlavi diverse lingue? Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: “Posso dirti una parola?”. “Conosci il greco?, disse quello, Allora non sei quell’Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato i quattromila ribelli?”. Paolo, stando in piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande silenzio, rivolse loro la parola in ebraico (Atti c. 21,37)
- Ma avevi imparato anche un mestiere manuale? Paolo si recò da loro (Aquila e Priscilla) e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. (Atti c.18,1ss)
- E la tua costituzione fisica? Eri anche un bravo nuotatore? Tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità( 2Cor.11,25)
“Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti: mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno(1Cor. 9,19ss) “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1Tim 2, 4s)
Non saper vedere e amare nel mondo che le anime dei nostri fratelli. Anime di piccoli, anime di poveri, anime di peccatori, anime di giusti, anime di traviati, anime di penitenti, anime di ribelli alla volontà di Dio, anime ribelli alla Santa Chiesa di Cristo, anime semplici pure angeliche di vergini… tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve tra le Sue braccia e sul Suo Cuore trafitto.(064PG)
- leggi di più se vuoi… anno-paolino-sintesi-nn-16
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LA DEVOZIONE È POSSIBILE IN OGNI VOCAZIONE E PROFESSIONE
S. Francesco di Sales
- La devozione deve essere praticata in modo diverso dall’artigiano, dal domestico dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata.
- Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini?
- No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa. L’ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l’unisce alla devozione. La cura della famiglia è resa più leggera, l’amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili. È un errore, anzi un’eresia, voler escludere l’esercizio della devozione dell’ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta.
- S. FRANCESCO DI SALES
PREGHIERA ALL’ANGELO CUSTODE
ANGELO, TU MI PROTEGGI FIN DALLA NASCITA A TE AFFIDO IL MIO CUORE: DALLO AL MIO SALVATORE GESÙ, POICHÉ APPARTIENE A LUI SOLO. TU SEI ANCHE IL MIO CONSOLATORE NELLA MORTE! FORTIFICA LA MIA FEDE E LA MIA SPERANZA, ACCENDI IL MIO CUORE D’AMORE DIVINO! FA CHE LA MIA VITA PASSATA NON MI AFFLIGGA, CHE LA MIA VITA PRESENTE NON MI TURBI, CHE LA MIA VITA FUTURA NON MI SPAVENTI.
VEDI PPT: preghiera-allangelo-custode-san-f-di-sales-def
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21 GENNAIO 2017
S. AGNESE: VERGINE E MARTIRE
Ti ho tanto cercato,
e ora contemplo il tuo volto;
tanto sperato, e ora sei mio;
in terra ti ho amato senza misura,
ora sono tua per sempre.
È IL GIORNO NATALIZIO DI SANT’AGNESE!
(Sant’Ambrogio, vescovo)
- È il giorno natalizio per il cielo di una vergine: seguiamone l’integrità. È il giorno natalizio di una martire: offriamo come lei il nostro sacrificio. È IL GIORNO NATALIZIO DI SANT’AGNESE!
- Si dice che subì il martirio a DODICI ANNI. UN CORPO COSÌ MINUSCOLO POTEVA FORSE OFFRIRE SPAZIO AI COLPI DELLA SPADA? Eppure colei che sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta forza da vincere il ferro.
- LE FANCIULLE, SUE COETANEE, TREMANO anche allo sguardo severo dei genitori ed escono in pianti e urla per piccole punture, come se avessero ricevuto chissà quali ferite. Agnese invece rimane impavida fra le mani dei carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il peso delle catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, IGNARA DI CHE COSA SIA IL MORIRE, MA PUR GIÀ PRONTA ALLA MORTE. Trascinata a viva forza all’altare degli dèi e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo, e sugli stessi altari sacrileghi innalza il trofeo del Signore vittorioso. METTE IL COLLO E LE MANI IN CEPPI DI FERRO, ANCHE SE NESSUNA CATENA POTEVA SERRARE MEMBRA COSÌ SOTTILI.
- Una sposa novella non andrebbe sì rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù.
- TUTTI PIANGONO, LEI NO. A QUALI TERRIBILI MINACCE NON RICORSE IL MAGISTRATO, PER SPAVENTARLA, A QUALI DOLCI LUSINGHE PER CONVINCERLA, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla recedere dal suo proposito!
- Ma essa: «È UN’OFFESA ALLO SPOSO ATTENDERE UN AMANTE. MI AVRÀ CHI MI HA SCELTA PER PRIMO. CARNEFICE, PERCHÉ INDUGI? PERISCA QUESTO CORPO: ESSO PUÒ ESSERE AMATO E DESIDERATO, MA IO NON LO VOGLIO». STETTE FERMA, PREGÒ, CHINÒ LA TESTA.
- LEGGI TUTTO IN COMMENTI…
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18 – 25 GENNAIO 2017
SETTIMANA DI PREGHIERA
PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA
- Uno solo morì per tutti (2 Cor 5, 14) “Infatti, l’amore di Cristo ci spinge, perché siamo sicuri che uno morì per tutti, e quindi che tutti partecipano alla sua morte. Cristo è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per lui che è morto ed è risuscitato per loro. Così Dio ha riconciliato il mondo con sé per mezzo di Cristo: perdona agli uomini i loro peccati e ha affidato a noi l’annunzio della riconciliazione. Quindi, noi siamo ambasciatori inviati da Cristo, ed è come se Dio stesso esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Dio ricco di bontà, ti rendiamo grazie
per aver riconciliato noi e tutto il mondo in Cristo.
Dona alle nostre comunità e alle nostre chiese la forza
dell’annunzio della riconciliazione.
Guarisci i nostri cuori ed aiutaci a diffondere la tua pace.
“Dove è odio, fa’ che io porti l’amore,
dove è offesa, che io porti il perdono,
dove è discordia, che io porti l’unione,
dove è dubbio, che io porti la fede,
dove è errore, che io porti la verità,
dove è disperazione, che io porti la speranza,
dove è tristezza, che io porti la gioia,
dove sono le tenebre, che io porti la luce.
Ti preghiamo nel nome di Gesù Cristo,
per la potenza dello Spirito Santo. Amen.
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Commento: Quando Paolo si convertì a Cristo, pervenne ad una radicale nuova consapevolezza: una persona era morta per tutte. Gesù non era morto soltanto per il suo popolo, non soltanto per quanti avevano simpatizzato con il suo insegnamento. Egli era morto per tutte le genti, passate presenti e future. Fedeli al vangelo, molti cristiani, nel corso dei secoli, hanno dato la loro vita per i loro amici. Uno di questi è stato Massimiliano Maria Kolbe, che fu imprigionato nel campo di concentramento di Auschwitz e che morì, nel 1941, per aver voluto offrire la propria vita perché fosse salvato un suo compagno di prigionia.
- Dal momento che Gesù è morto per tutti, tutti sono morti con lui (2 Cor 5, 14). Nel morire con Cristo, noi entriamo in una nuova forma di esistenza: abbondanza di vita –vita in cui possiamo sperimentare conforto, fiducia e perdono – una vita che continua ad avere significato anche dopo la morte. Questa nuova vita è la vita in Dio. Avendo compreso questo, Paolo sentì l’obbligo di predicare la lieta novella della riconciliazione con Dio. Le chiese cristiane condividono il medesimo mandato di proclamare il messaggio del vangelo.
- Domande per la riflessione personale: Che cosa significa che Gesù è morto per tutti noi? Dietrich Bonhoeffer scrisse: “Io sono fratello di un’altra persona mediante quello che Gesù Cristo ha fatto per me: l’altra persona è diventata fratello per me mediante ciò che Dio ha fatto per lui”. In quale modo queste parole risuonano nel mio modo di vedere gli altri? Quali ne sono le conseguenze per il dialogo ecumenico e interreligioso?
- Preghiera O Dio nostro Padre, in Gesù ci hai donato colui che è morto per tutti. Egli visse la nostra vita e morì la nostra morte. Tu accettasti il suo sacrificio e lo facesti risorgere ad una nuova vita con te. Concedi che noi, che siamo morti con lui, siamo resi uno dallo Spirito Santo e viviamo nell’abbondanza della tua divina presenza ora e per sempre.
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INDICAZIONI ECUMENICHE
- “Ebrei, cristiani e musulmani udranno l’invito di Abramo a riconciliarsi per contribuire alla salvezza di un mondo minacciato di morte? Uniti, offriranno una mano finalmente fraterna ai loro fratelli dell’Asia e dell’Africa, così come alle masse atee dell’occidente e dell’oriente, votate alle banalità del materialismo mediatico? La salvezza del mondo dipende oggi, dalla scelta di ognuno di noi e di noi tutti insieme. Potremmo salvare questo mondo in perdizione se solo fossimo capaci di amare” (Chouraqui)
- NEL RAPPORTO CON GLI ALTRI Curare il dialogo del “et-et” della complementarietà non atteggiamenti da “aut-aut” Con passione per la carità abituandoci ad una delicata correzione fraterna e al perdono reciproco ricordando il comando del Signore (MT 5,23s) Attitudine di apprezzamento e riconoscenza a Dio per i doni dell’altro che sono sempre per l’utilità comune!!! cfr. 1Cor 12,7
COL CUORE DI DON ORIONE
- I bei giorni della Chiesa « Felici gli occhi che vedranno l’Occidente e l’Oriente unirsi per formare i bei giorni della Chiesa! » Nulla resisterà alla carità di Gesù Cristo e del suo Vicario. E ciascuno avrà un cuore vivo di Dio, si sentirà e sarà operaio di Dio. E quella sarà l’ora di Dio, sarà la grande giornata di Gesù Cristo, Signore, Salvatore e Dio nostro! E Gesù vincerà il mondo così: nella carità, nella misericordia. (Lett. I, 310)
- Ecumenismo della carità: “È venuto da me un signore, il quale mi ha detto: – Voglio fondare un Ospizio Cattolico, e lei si sente di mandarmi i suoi preti? – Ed io: – Se per cattolico intende universale, cioè dove si possono accettare tutti, sì che accetto di mandare il personale; ma se vuole fondare un Ospedale esclusivamente per i cattolici, no che non accetto – (e fa segno con la testa e con la mano). Tenete a mente queste parole, perché, quando si presenta uno che ha un dolore, non si stà lì a domandare se ha il battesimo, ma se ha un dolore. “ Parola VIII, 19- 196
“ L’AMORE DI CRISTO CI SPINGE VERSO LA RICONCILIAZIONE” TESTO BIBLICO: 2 Corinzi 5, 14-20
“Infatti, l’amore di Cristo ci spinge, perché siamo sicuri che uno morì per tutti, e quindi che tutti partecipano alla sua morte. Cristo è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per lui che è morto ed è risuscitato per loro. Così Dio ha riconciliato il mondo con sé per mezzo di Cristo: perdona agli uomini i loro peccati e ha affidato a noi l’annunzio della riconciliazione. Quindi, noi siamo ambasciatori inviati da Cristo, ed è come se Dio stesso esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
La Commissione luterano-cattolica sull’unità ha lavorato instancabilmente per giungere ad una comprensione comune della commemorazione (dei 500 anni della riforma.) Il suo importante rapporto “Dal conflitto alla comunione” riconosce che entrambe le tradizioni si accostano a questo anniversario in un’epoca ecumenica, con i risultati di cinquant’anni di dialogo al loro attivo, e con una rinnovata comprensione della loro storia e della loro teologia. E così, dopo secoli di reciproche condanne e vilipendi, nel 2017 i cristiani luterani e cattolici, per la prima volta, commemoreranno insieme l’inizio della Riforma.
- Gli otto giorni e la celebrazione ecumenica Il testo 2 Corinzi 5, 14-20, struttura la riflessione degli otto giorni, che sviluppa alcuni degli spunti teologici dei singoli versetti, come segue:
Primo Giorno: | Uno morì per tutti | |
Secondo Giorno: | Vivere non più per se stessi | |
Terzo Giorno: | Non considerare con i criteri mondani | |
Quarto Giorno: | Le cose vecchie sono passate | |
Quinto Giorno: | Tutto è diventato nuovo | |
Sesto Giorno: | Dio ha riconciliato il mondo con sé | |
Settimo Giorno: | L’annunzio della riconciliazione | |
Ottavo Giorno: | Riconciliàti con Dio |
LEGGI TUTTO: ottavario-settimana-preghiera-unita-xni-2017
17 GENNAIO 2017
DIALOGO EBRAICO – CRISTIANO
Le radici ebraiche della fede cristiana
- L’ebraicità di Gesù – La madre di Gesù è una giovane ebrea, figlia di genitori ebrei che osservano gli insegnamenti della legge mosaica e partecipano al culto divino. – Giuseppe, lo sposo di Maria, è un ebreo della stirpe di Davide. Gesù è quindi nato in una famiglia di ebrei osservanti ed è nato a Betlemme di Giudea, come aveva predetto il profeta Michea (5,1). Il fatto che Gesù appartenga al popolo ebraico non è marginale, ma è essenziale, perché “Israele è il popolo sacerdotale di Dio, colui che ‘porta il Nome del Signore’.[1] Ad Israele Dio ha donato la Torah, la sua Parola viva ed eterna che i Maestri ebrei definiscono il “bacio” di Dio agli uomini.
- L’evangelista Matteo ritiene così importanti le origini ebraiche di Gesù da iniziare il suo Vangelo con la “Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda…”, e così fino ad arrivare a Giuseppe, sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù.
- Qualche episodio significativo sull’ebraicità di Gesù: 1) – Otto giorni dopo la sua nascita, Gesù viene presentato dai suoi genitori al tempio di Gerusalemme dove viene offerto al Signore e circonciso, secondo la Legge di Mosè (Lc 2,21). 2) – Quando poi Gesù raggiunge l’età stabilita dalla Legge, diventa “figlio del precetto” col rito del bar-mizvah, che segna l’ingresso nel mondo degli adulti di ogni ragazzo ebreo. Il Vangelo di Luca riporta l’episodio di Gesù giovinetto che fu ritrovato dai suoi genitori nel tempio di Gerusalemme “seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava” (2,46);
- 3) – I Vangeli raccontano anche che Gesù, come tutti gli ebrei osservanti, si recava a Gerusalemme, tre volte l’anno, per le feste di Pèsach (Pasqua), Shavuòt (Pentecoste) e Sukkòt (Capanne).
- 4) – Gesù era un Maestro ebreo, un Rabbino che conosceva perfettamente la Torah, i Profeti e gli altri Scritti. Egli citava spesso i testi sacri, e recitava i Salmi. Il Rabbi di Nazaret frequentava il Tempio di Gerusalemme e partecipava alla liturgia sinagogale. Luca, nel suo Vangelo, dice che Gesù “insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi”.[2] Poi aggiunge: “ Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui”.[3] Gesù, nella sinagoga della sua città, ha letto il testo d’Isaia che annunciava la venuta del Messia, redentore d’Israele. Questa profezia si è compiuta nella persona dell’ebreo Gesù, perché: “la salvezza viene dai Giudei” (Gv 4,22).
- 5) – Gesù, come tutti i maestri della Torah, insegnava stando seduto, e parlava “come uno che ha autorità”, suggellando i suoi detti con la parola: “Amen!” ( “così è!”, “senza alcun dubbio!”). Egli stesso dirà: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento”. Noi, come gli apostoli e i discepoli di Gesù, crediamo in “colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i profeti”.[4] E quando recitiamo i Salmi, ci rivolgiamo a Dio con le stesse parole con cui il Figlio di Dio conversava col Padre suo. I Salmi con cui la Chiesa prega sono i Salmi di Israele; sono gli stessi con cui pregava e prega il popolo ebraico. Il Padre Nostro, la preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli, così cara a noi cristiani, ha le sue fonti ebraiche, tant’è che un ebreo non avrebbe alcuna difficoltà a recitarla con noi. La Liturgia cristiana è intessuta di Sacra Scrittura. “Massima è l’importanza della Sacra Scrittura nella celebrazione liturgica. Possiamo anche affermare che la struttura complessiva della Messa, la preghiera eucaristica, la benedizione del pane e del vino sono di derivazione ebraica, attualizzate con significato nuovo, pasquale. E’ nel contesto della pasqua ebraica che l’ebreo Gesù ci ha lasciato il memoriale della sua pasqua. Gesù è sempre stato ebreo. Egli ha sempre vissuto da ebreo osservante, fino alla morte. Sulla sua croce i Romani hanno scritto: “Gesù nazareno, re dei Giudei”. Quindi, come ha detto Giovanni Paolo II nella Sinagoga di Roma: «La religione ebraica non ci è “estrinseca” ma, in un certo senso, è “intrinseca” alla nostra religione. Noi abbiamo dunque verso di lei dei rapporti che non abbiamo con nessun’altra religione. Voi siete i nostri fratelli preferiti e, in un certo senso, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori».
- Il Rabbi di Nazaret, è “nostro fratello maggiore”. Egli è la Parola di Dio che si è fatta carne nel grembo di una fanciulla ebrea. E’ il nostro Maestro che, come ai discepoli di Emmaus, svela alla Chiesa il senso profondo delle Scritture d’Israele.
Il Verbo che si è fatto carne è davvero
il “bacio” di Dio all’umanità assetata di amore.
LEGGI TUTTO: incontro-ecumenismo-gen-2017
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È MEGLIO ESSERE CRISTIANO SENZA DIRLO,
CHE PROCLAMARLO SENZA ESSERLO….
«Lettera agli Efesini»
di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
- PROCURATE DI RIUNIRVI PIÙ FREQUENTEMENTE PER IL RENDIMENTO DI GRAZIE E PER LA LODE A DIO. QUANDO VI RADUNATE SPESSO, LE FORZE DI SATANA SONO ANNIENTATE E IL MALE DA LUI PRODOTTO VIENE DISTRUTTO NELLA CONCORDIA DELLA VOSTRA FEDE. NULLA È PIÙ PREZIOSO DELLA PACE, CHE DISARMA OGNI NEMICO TERRESTRE E SPIRITUALE.
- Nessuna di queste verità vi rimarrà nascosta se saranno perfetti la vostra fede e il vostro amore per Gesù Cristo. Queste due virtù sono il principio e il fine della vita: la fede è il principio, l’amore il fine. L’unione di tutte e due è Dio stesso, e le altre virtù che conducono l’uomo alla perfezione ne sono una conseguenza. Chi professa la fede non commette il peccato e chi possiede l’amore non può odiare. «Dal frutto si conosce l’albero» (Mt 12, 33): così quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere.
- Ora non si tratta di fare una professione di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della fede fino alla fine. È MEGLIO ESSERE CRISTIANO SENZA DIRLO, CHE PROCLAMARLO SENZA ESSERLO. È COSA BUONA INSEGNARE, SE CHI PARLA PRATICA CIÒ CHE INSEGNA.
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DOMENICA 15 GENNAIO 2017
CHE CERCATE?
RITIRO SPIRITUALE SUL VANGELO DI GIOVANNI
- GV.6 Il giorno dopo, la folla…Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
- 27 Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. 28 Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. 29 Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. 51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. 52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
- Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.
- Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici:
- «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
- Adesione Intellettuale: Che Gesù è IL CRISTO
- discernere spiritualmente colloquio vivente con lui: distinguerne la voce 10,14.27
- farsi discepoli e andargli dietro: CERCARE LUI: Maddalena: GV 20,15
- osservare i suoi comandamenti :14,15.24; 13,34
- vedere non come fatto fisico ma spirituale: 12,45; 14
- ascoltare con la stessa intensità interiore del vedere…è una risonanza interiore non puro suono. Maria lo riconosce al suono della voce come la sposa del CT 2,8; 5,2
- toccare: in Gv è frequente questo verbo del contatto fisico, cfr cieco nato …
- Conoscere che a volte precede il credere e molte volte il credere precede il conoscere: 6,69: abbiamo creduto e conosciuto; 10,38; 8,31
- E’ una circolarità tra CREDERE- CONOSCERE-AMARE CFR 15,14ss Vi ho chiamato amici perché tutto ciò che udito dal padre l’ho fatto conoscere a voi
- Credere è amare: è il termine e la realtà al centro di tutto il vangelo di Gv
- DON ORIONE: ED IO ANCORA NON LO AMO …
Lanus, 3 maggio 1935 …non voglio altro che amare e servire il Signore, la Chiesa, le anime, i poveri, e perdonare a tutti e pregare per tutti, ma sasso non sono, e non posso dire che non senta e non ne soffra. Ma sia tutto per l’amore di Dio! Continuerò a pregare per questo, e sto tranquillo nelle mani del Signore. Del resto Gesù si ama e si serve in Croce, diceva p. Ludovico da Casoria, e crocifissi, ed io ancora non lo amo e ancora non sono crocifisso; – e bisogna pure che, a 63 anni, cominci una buona volta a darmi al Signore e alla Santa Chiesa sul serio. Preghiera personale…Risonanze …
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Uniti a Cristo Gesù, voi, che eravate lontani, siete diventati vicini. Cristo è la nostra pace: egli ha fatto diventare un unico popolo i pagani e gli Ebrei; Uniti a Cristo Gesù, voi, che eravate lontani, siete diventati vicini. Cristo è la nostra pace: egli ha fatto diventare un unico popolo i pagani e gli Ebrei; egli ha demolito quel muro che li separava e li rendeva nemici. Così, ha creato un popolo nuovo, e ha portato la pace fra loro; per mezzo della sua morte in croce li ha uniti in un solo corpo, e li ha messi in pace con Dio. (Ef 2,11)
La lode di Dio nella creazione– Dal libro del Siracide 43, 13-33
Con un comando Dio invia la neve, fa guizzare i fulmini del suo giudizio. Così si aprono i depositi e le nubi volano via come uccelli. Con potenza condensa le nubi,
che si polverizzano in chicchi di grandine. Al suo apparire sussultano i monti; il rumore del suo tuono fa tremare la terra. Secondo il suo volere soffia lo scirocco, così anche l’uragano del nord e il turbine di vento. Fa scendere la neve come uccelli che si posano; l’occhio ammira la bellezza del suo candore e il cuore stupisce nel vederla fioccare. Riversa sulla terra la brina come il sale, che gelandosi forma come tante punte di spine. Soffia la gelida tramontana, sull’acqua si condensa il ghiaccio; esso si posa sull’intera massa d’acqua
che si riveste come di corazza. Inaridisce i monti e brucia il deserto; divora l’erba come un fuoco.
Il rimedio di tutto, un annuvolamento improvviso, l’arrivo della rugiada ristora dal caldo.
Ogni realtà, secondo la propria essenza, ha vita e consistenza in lui, e tutte le cose per mezzo del Verbo costituiscono una divina armonia. Perché poi una cosa tanto sublime possa essere in qualche modo capita, prendiamo l’immagine di un immenso coro. In un coro composto di molti uomini, bambini, donne, vecchi e adolescenti, sotto la direzione di un solo maestro, ciascuno canta secondo la propria costituzione e capacità, l’uomo come uomo, il bambino come bambino, il vecchio come vecchio, l’adolescente come adolescente, tuttavia costituiscono insieme una sola armonia. Altro esempio. La nostra anima muove nello stesso tempo i sensi secondo le peculiarità di ciascuno di essi, così che, alla presenza di qualche cosa, sono mossi tutti simultaneamente, per cui l’occhio vede, l’orecchio ascolta, la mano tocca, il naso odora, la lingua gusta e spesso anche le altre membra del corpo operano, per esempio i piedi camminano. Se consideriamo il mondo in modo intelligente constateremo che nel mondo avviene la stessa cosa. A un solo cenno della volontà del Verbo di Dio, tutte le cose furono così bene organizzate, che ciascuna opera ciò che le è proprio per natura e tutte insieme si muovono in un ordine perfetto.
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- C- TESTIMONI DI PACE Ministro pakistano per le minoranze religiose ucciso il 2.3.2011
- «Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti e nella crocifissione di Gesù.
- Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico.
- Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo.
- Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese. Molte volte gli estremisti mi hanno minacciato…. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri. Credo che i cristiani del mondo che hanno teso la mano ai musulmani colpiti dalla tragedia del terremoto del 2005 abbiano costruito dei ponti di solidarietà, d’amore, di cooperazione e di tolleranza tra le due religioni.
- Se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Credo che i bisognosi, i poveri, gli orfani qualunque sia la loro religione vadano considerati innanzitutto come esseri umani. Penso che quelle persone siano parte del mio corpo in Cristo…Se noi portiamo a termine questa missione, allora ci saremo guadagnati un posto ai piedi di Gesù ed io potrò guardarLo senza provare vergogna». Corriere- giovedì 3 marzo 2011
- LEGGI TUTTO: 14-panino-di-sanbiagio-gennaio-2017
- 14a-proposte-gennaio-2017
- 14b-messaggio-giornata-della-pace-2017
VERRÒ VERSO DI TE
CREDO, SÌ IO CREDO, CHE UN GIORNO,
IL TUO GIORNO, O MIO DIO,
AVANZERÒ VERSO DI TE COI MIEI PASSI TITUBANTI,
CON TUTTE LE MIE LACRIME NEL PALMO DELLA MANO, E QUESTO CUORE MERAVIGLIOSO CHE TU CI HAI DONATO, QUESTO CUORE TROPPO GRANDE PER NOI, PERCHÉ È FATTO PER TE… Un giorno io verrò, e tu leggerai sul mio viso tutto lo sconforto, tutte le lotte, tutti gli scacchi dei cammini della libertà. E vedrai tutto il mio peccato. MA IO SO, MIO DIO, CHE NON È GRAVE IL PECCATO, QUANDO SI È ALLA TUA PRESENZA. POICHÉ È DAVANTI AGLI UOMINI CHE SI È UMILIATI. MA DAVANTI A TE, È MERAVIGLIOSO ESSER COSÌ POVERI, PERCHÉ SI È TANTO AMATI!
DOMENICA 10 GENNAIO 2017
BATTESIMO DI GESU’…
S. IPPOLITO, SACERDOTE
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Gesù venne da Giovanni e ricevette da lui il battesimo. OH FATTO CHE RIEMPIE DI STUPORE! La sorgente incontenibile, da cui sgorga la vita per tutti gli uomini ed è perenne, si immerge in un filo d’acqua scarsa e fugace. Ed ecco, gli si aprono i cieli e risuona una voce che dice: «QUESTI È IL FIGLIO MIO PREDILETTO, NEL QUALE MI SONO COMPIACIUTO» (MT 3, 17).
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«Questi è il mio Figlio prediletto»: prova la fame, EGLI CHE NUTRE UN NUMERO INFINITO DI CREATURE; è affranto dalla stanchezza, EGLI CHE RISTORA GLI AFFATICATI; non ha dove posare il capo, EGLI CHE TUTTO SOSTIENE NELLE SUE MANI; soffre, egli che guarisce ogni sofferenza; È Schiaffeggiato, EGLI CHE DONA AL MONDO LA LIBERTÀ.
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Ma, vi prego, prestatemi molta attenzione: voglio ritornare alla fonte della vita e contemplare la sorgente di ogni rimedio. Il Padre dell’immortalità inviò nel mondo il Figlio e Verbo immortale, che venne tra gli uomini per lavarli nell’acqua e nello Spirito, e, per rigenerarci nell’anima e nel corpo alla vita eterna, insufflò in noi lo Spirito di vita.
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Perciò io proclamo come un araldo: Venite, tribù e popoli tutti, all’immortalità del battesimo. Questa è l’acqua associata allo Spirito Santo per mezzo del quale è irrigato il paradiso, la terra diventa feconda, le piante crescono, ogni essere animato genera vita; e per esprimere tutto in poche parole, è l’acqua mediante la quale riceve vita l’uomo rigenerato, con la quale Cristo fu battezzato, nella quale discese lo Spirito Santo in forma di colomba.
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CHI SCENDE CON FEDE IN QUESTO LAVACRO DI RIGENERAZIONE, RINUNZIA AL DIAVOLO E SI SCHIERA CON CRISTO, si spoglia della schiavitù e si riveste dell’adozione filiale, ritorna dal battesimo splendido come il sole ed emettendo raggi di giustizia; ma, e ciò costituisce la realtà più grande, ritorna figlio di Dio e coerede di Cristo.
- PARLAMI, O DIO, NEL MIO SILENZIO
(Henri J. M. Nouwen, A mani aperte)O Dio,
parla con dolcezza nel mio silenzio
quando il chiasso dei rumori esteriori di ciò che mi circonda
e il chiasso dei rumori interiori delle mie paure
continuano ad allontanarmi da te,
aiutami a confidare che tu sei ancora qui
anche quando non riesco a udirti.
Dammi orecchi per ascoltare la tua sommessa,
dolce voce che dice:
“Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi,
e io vi darò riposo…
perché io sono mite ed umile di cuore”.
Che questa voce amorevole sia la mia guida.
VEDI ALL. preghiera-parlami-o-dio-nel-mio-silenzio
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TESTIMONI DI PACE
BENEDETTA BIANCHI PORRO
Nacque a Dovadola (Forlì) l’8-8-1936. Benedetta ha spezzato con l’amore la sua solitudine: crocefissa ha cantato le meraviglie della vita, ha dimenticato se stessa per gli altri, ha vissuto il dolore come mistero d’amore e fonte di grazia.A tutti ha donato la speranza. La sua fede ha operato prodigi. La sua esistenza terrena si chiuse il 23-1-1964, a Sirmione. Possiamo accostarci a Benedetta leggendo una sua lettera.
- Sirmione, 1963: Caro Natalino, in « Epoca » è stata riportata una tua lettera. Attraverso le mani, la mamma me l’ha letta. Sono sorda e cieca, perciò le cose, per me, diventano abbastanza difficoltose. Anch’io come te ho ventisei anni, e sono inferma da tempo. Un morbo mi ha atrofizzata quando stavo per coronare i miei lunghi ami di studio: ero laureanda in medicina a Milano.
- Accusavo da tempo una sordità che i medici stessi non credevano all’inizio. Ed io andavo avanti così non creduta e tuffata nei miei studi che amavo disperatamente. Avevo diciassette anni quando ero già iscritta all’Università. Poi il male mi ha completamente arrestata quando avevo quasi terminato lo studio: ero all’ultimo esame. E la mia quasi laurea mi è servita solo per diagnosticare me stessa, perché ancora (fino allora) nessuno aveva capito di che si trattasse.
- Fino a tre mesi fa godevo ancora della vista; ora è notte. Però nel mio calvario non sono disperata. Io so che in fondo alla via Gesù mi aspetta. Prima nella poltrona, ora nel letto, che è la mia dimora, ho trovato una sapienza più grande di quella degli uomini.
- Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza, fino alla consumazione dei secoli. Fra poco io non sarò più che un nome; ma il mio spirito vivrà qui fra i miei, fra chi soffre, e non avrò neppure io sofferto invano. E tu, Natalino, non sentirti solo. Mai. Procedi serenamente lungo il cammino del tempo e riceverai luce, verità: la strada sulla quale esiste veramente la giustizia, che non è quella degli uomini, ma la giustizia che Dio solo può dare.
- Le mie giornate non sono facili; sono dure, ma dolci, perché Gesù è con me, col mio patire, e mi dà soavità nella solitudine e luce nel buio. Lui mi sorride e accetta la mia cooperazione con Lui. Ciao, Natalino, la vita è breve, passa velocemente. Tutto è una brevissima passerella, pericolosa per chi vuole sfrenatamente godere, ma sicura per chi coopera con Lui per giungere in Patria. Ti abbraccio. Tua sorella in Cristo. Benedetta
- Io credo all’amore “Io so di non essere sola: nel mio silenzio, nel mio deserto, mentre cammino, Lui è qui: mi sorride, mi precede, mi incoraggia a portare a Lui qualche piccola briciola d’amore. Prima nella poltrona, ora nel letto che è la mia dimora, ho trovato una sapienza più grande di quella degli uomini.
- Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza, fino alla consumazione dei secoli. Le mie giornate non sono facili; sono dure ma dolci, perché Gesù è con me, col mio patire, e mi dà soavità nella solitudine e luce nel buio: Lui mi sorride e accetta la mia cooperazione con Lui. Quanto a me sto come sempre, ma da quando so che c’è Chi mi guarda lottare cerco di farmi forte: com’è bello così! Io credo all’Amore disceso dal Cielo, a Gesù Cristo e alla sua Croce gloriosa.Sì, io credo all’Amore.
- Þ Tu mi hai prevenuta, o Signore, ed io devo amarti molto.Þ Grazie, o Signore, per i bambini: com’è bello guardare l’innocenza.Þ Apro il messale e trovo: “noi ci possiamo gloriare solo nella Croce di nostro Signore”. Cioè solo nel dolore, perché “questo è nostro”.Þ Tu riempi l’universo e tutto grida le tue meraviglie. Tuo è questo cielo pieno di sole! Ogni cosa buona e bella, da Te procede…Þ Ho letto: “bisogna rinnovarsi sull’altare che ci è offerto“.Þ Valore purificatore della preghiera: è un’ancora fra le onde e un arcobaleno dopo il temporale.Þ Valore del dolore: senza il Calvario non è possibile alcuna cosa. Se il seme non muore, non porta frutto. è Dio che dà valore al nostro sacrificio, bisogna credere come Abramo.
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GLI HO CHIESTO LA FORZA
e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte.
Gli ho chiesto la saggezza e Dio mi ha dato problemi da risolvere. Gli ho chiesto la prosperità
Gli ho chiesto il coraggio e Dio mi ha dato pericoli da superare. Gli ho chiesto l’Amore e Dio mi ha affidato persone bisognose da aiutare. Gli ho chiesto favori e Dio mi ha dato opportunità. Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo
ma tutto quello di cui avevo bisogno. La mia preghiera è stata ascoltata.
Antica poesia indiana
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Riguardo al “PERDONO ANTICIPATO” di quel prete verso il suo assassino, vorrei dire tante …cose, ma temo che le parole deturpino la purezza di un animo così nobile.
Mi accosto silenziosamente ed in punta di piedi a quel “perdono anticipato”, con ammirazione anzi, venerazione, io che non riesco a perdonare “in anticipo” né “in posticipo” i colpevoli che feriscono a morte non necessariamente il corpo ma L’ANIMA.
Gesti così nobili fanno …riflettere!
…CI SONO ANCHE PRETI COSI’…
Stati Uniti. SACERDOTE UCCISO PERDONA “IN ANTICIPO” IL SUO ASSASSINO
«Non condannate a morte il colpevole del mio omicidio». Ha scritto nel 1995, padre Robert, ucciso nel 2016 da un ragazzo con problemi psichiatrici che assisteva. Padre René Wayne Robert «Non condannate a morte il colpevole del mio omicidio». È la dichiarazione per la vita (“Declaration for life”), fatta autenticare da un notaio nel 1995, di padre René Wayne Robert, ucciso nell’aprile 2016, in Georgia, negli Stati Uniti, da uno dei tanti ragazzi con problemi psichiatrici che sosteneva e che ora è condannato a morte. Nel testo, reso noto dalla Radio Vaticana, si legge «chiedo che la persona trovata colpevole del mio omicidio non sia condannata a morte, non importa quanto sia stato efferato il crimine e quanto io possa aver sofferto». Si tratta di una sorta di perdono anticipato che evidenzia l’animo misericordioso del sacerdote e al tempo stesso fa capire che padre Robert ben conosceva i rischi che stava correndo, proprio per quelle debolezze con cui lui lottava e per cui pregava ogni giorno. Il sito della diocesi Saint Augustine, in Florida, fa sapere, inoltre, che il vescovo locale Felipe J. Estévez, assieme all’arcivescovo di Atlanta, Wilton D. Gregory e al vescovo della diocesi di Savannah, Gregory J. Hartmayer sono firmatari assieme a oltre 7.400 persone della diocesi di Saint Augustine di una petizione nella quale si chiede che venga onorato il lascito, il perdono di padre Robert al suo assassino e che a quest’ultimo non venga inflitta la pena di morte.
Padre René Wayne Robert, il cui caso di omicidio è stato denunciato anche nel rapporto sugli operatori pastorali uccisi nel 2016 stilato dall’agenzia Fides, lavorava nella pastorale delle carceri dal 1980, quando arrivò nella diocesi di Saint Augustine assieme ad altri frati francescani. Quando diversi anni dopo i francescani furono chiamati altrove, padre Robert scelse di rimanere per non lasciare l’assistenza ai carcerati. Nel 1995 quindi fu incardinato nella diocesi di Saint Augustine e proseguì il suo impegno a favore degli emarginati e di quelle persone sono privati dei diritti civili, mantenendo sempre uno stile di vita semplice e povero. Al suo funerale Padre Robert è stato definito dal vescovo : «Un umile e generoso servo del Signore, e ha condiviso i suoi molti doni con i poveri, la comunità dei sordi, i carcerati. Sarà ricordato per la sua bontà e il suo amore senza fine per loro”.
“Gli altri prigionieri di Auschwitz popolano la mia memoria della loro PRESENZA SENZA VOLTO, e se potessi racchiudere in un’immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è FAMILIARE:
un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, SUL CUI VOLTO E NEI CUI OCCHI NON SI POSSA LEGGERE TRACCIA DEL PENSIERO”.
(Primo Levi)
“Ho TACIUTO e SOFFOCATO il mio VERO “io”, le mie paura, per timore di non essere capita o, peggio ancora, creduta.
Ho SOFFOCATO I MIEI RICORDI, vivendo nel SILENZIO di una vita che NON ERA LA MIA”.
“Non è colpa né merito nascere di religione ebraico, cattolica o protestante; nascere di razza bianca o nera.
SIAMO TUTTI FIGLI DI DIO, di UN UNICO DIO, quel Dio che a me è stato negato e che, nonostante tutto ho sempre disperatamente cercato.”
(Elisa Springer)
“ADAMO, DOVE SEI?” (cfr Gen 3,9). Dove sei, uomo? Dove sei finito?
In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio: “Adamo, dove sei?”. In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio. Il Padre conosceva il rischio della libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi… ma forse nemmeno il Padre poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso! Quel grido: “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo… Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quale orrore sei stato capace? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso? Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani. Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona (cfr Gen 2,7). No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”. Dal suolo si leva un gemito sommesso: Pietà di noi, Signore! A te, Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la vergogna (cfr Bar 1,15). Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo (cfr Bar 2,2). Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. Salvaci da questa mostruosità. Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre (cfr Bar 3,1-2). Ricordati di noi nella tua misericordia. Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita. Mai più, Signore, mai più! “Adamo, dove sei?”. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare. Ricordati di noi nella tua misericordia.
Preghiera di perdono
ARTURO MARTINI Il perdono (1925-26)
Signore,
ricordati non solo degli uomini di buona volontà
ma anche di quelli di cattiva volontà.
Non ricordarti
di tutte le sofferenze che ci hanno inflitto.
Ricordati invece dei frutti che noi abbiamo portato
grazie al nostro soffrire:
la nostra fraternità, la lealtà, il coraggio,
la generosità e la grandezza di cuore
che sono fioriti da tutto ciò che abbiamo patito.
E quando questi uomini giungeranno al giudizio
fa che tutti questi frutti che abbiamo fatto nascere
siano il loro perdono!
Preghiera scritta da uno sconosciuto prigioniero del Campo di sterminio di Ravensbruck e lasciata accanto al corpo di un bambino morto.
Ciao Don, da giorni volevo scriverti ma mi mancavano le parole per dirti quanto ti sono vicina in questo periodo così difficile per la tua terra…. quanto dolore per tutti e quanta paura!!! Si tocca con mano la piccolezza e l’impotenza dell’essere umano…ma anche la solidarietà e l’amore che nasce dalle macerie e dal dolore… speriamo che questa esperienza riaccenda per tutti il desiderio di continuare a combattere con l’aiuto di tutti in chiarezza ed onestà. … il tempo passa e non in meglio per noi anziani, è sempre più difficile sopportare gli altri ed accettare noi stessi. Mi sento fuori da questo mondo troppo grande, distante in cui bisogna sempre guardarsi le spalle e diffidare della gente, io spalancavo la porta a tutti e adesso mi hanno consigliato di non aprire a nessuno….non si può vivere così ……sogno i giorni passati a S.Biagio e le nostre conversazioni e la gioia di essere lì nel nostro piccolo paradiso in cui sentirsi a casa.
Non so se riuscirò a venire ancora a S.Biagio lascio fare a Lui ma ho tutti i ricordi racchiusi nel mio cuore…MF
HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA
Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo
….PAOLO SE NE STAVA NEL CARCERE COME SE STESSE IN CIELO e riceveva percosse e ferite più volentieri di coloro che ricevono il palio nelle gare: amava i dolori non meno dei premi, perché stimava gli stessi dolori come fossero ricompense; perciò li chiamava anche una grazia divina. L’essere separato da Cristo costituiva per lui lotta e dolore, anzi assai più che lotta e dolore. ESSERE CON CRISTO ERA L’UNICO PREMIO AL DI SOPRA DI OGNI COSA. Ora, vi prego, non ammiriamo soltanto, ma anche imitiamo questo esempio così magnifico di virtù. Solo così infatti potremo essere partecipi dei suoi trionfi.
Se qualcuno si meraviglia perché abbiamo parlato così, cioè che chiunque avrà i meriti di Paolo avrà anche i medesimi premi, può ascoltare lo stesso Apostolo che dice: «HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA, HO TERMINATO LA MIA CORSA, HO CONSERVATO LA FEDE. ORA MI RESTA SOLO LA CORONA DI GIUSTIZIA CHE IL SIGNORE, GIUSTO GIUDICE, MI CONSEGNERÀ IN QUEL GIORNO, E NON SOLO A ME, MA ANCHE A TUTTI COLORO CHE ATTENDONO CON AMORE LA SUA MANIFESTAZIONE» (2 TM 4, 7-8). PUOI VEDERE CHIARAMENTE COME CHIAMA TUTTI ALLA PARTECIPAZIONE DELLA MEDESIMA GLORIA.
Ora, poiché viene presentata a tutti la medesima corona di gloria, cerchiamo tutti di diventare degni di quei beni che sono stati promessi.
Non dobbiamo inoltre considerare in lui solamente la grandezza e la sublimità delle virtù e la tempra forte e decisa del suo animo, per la quale ha meritato di arrivare ad una gloria così grande, ma anche la comunanza di natura, PER CUI EGLI È COME NOI IN TUTTO. COSÌ ANCHE LE COSE ASSAI DIFFICILI CI SEMBRERANNO FACILI E LEGGERE E, AFFATICANDOCI IN QUESTO TEMPO COSÌ BREVE, PORTEREMO QUELLA CORONA INCORRUTTIBILE ED IMMORTALE, PER GRAZIA E MISERICORDIA DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO, A CUI APPARTIENE LA GLORIA E LA POTENZA ORA E SEMPRE, NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN.
… UN RINGRAZIAMENTO GRANDE E RICONOSCENTE PER LE
INTERESSANTI PROPOSTE, UTILI ALLA RIFLESSIONE E ALLA RICARICA SPIRITUALE QUOTIDIANA. (A l’autore)
La riflessione sulla Conversione di S. PAOLO è sempre un motivo incoraggiante perchè ci invita a rinnovare l’offerta totale a DIO e a rendergli LODE per i SUOI innumerevoli benefici che si verificano nel nostro quotidiano- La lotta da superare che ci insegna l’esperienza di S. PAOLO può verificarsi in ciascuno di noi.Ma la Grazia di DIO non verrà mai meno per chi lo AMA con tutto il CUORE .
…MI HANNO AIUTATO MOLTO LE ULTIME FRASI DI DON ORIONE…”Tutte le creature.nonostante il loro stato di vita, sono amate da CRISTO…”
L’INCORAGGIAMENTO E’ MOLTO FORTE E FA MOLTO BENE.
LE IMMAGINI SULLA PREGHIERA ALL’ANGELO CUSTODE DI
S. FRANCESCO DI SALES, sono meravigliose, (idea sempre geniale), aiutano nella riflessione per l’incontro costante con il nostro Angelo che ci viene incontro: NELL’AFFLIZIONE, nel TURBAMENTO, nello SPAVENTO, con i quali dobbiamo lottare ogni giorno uscendone, per quanto è possibile ,sempre vincitori.
IL SASSO NEL RUSCELLO
Tempo fa un grande maestro indiano di vita spirituale scrisse: “Sono seduto sulla riva di un ruscello e osservo un sasso rotondo immerso nell’acqua.
Da quanti anni il sasso è bagnato dall’acqua?
Forse da dieci, cento? Ma l’acqua non è riuscita a penetrare nel sasso. Se spacco questa pietra dentro è asciutta”.
Così è anche per noi, che viviamo immersi in Dio e non ce ne lasciamo penetrare.
Dio rimane alla superficie della nostra vita, non ci trasforma perché non siamo disposti a lasciarci penetrare e trasformare dall’amore di Dio.
Siamo come un sasso nel ruscello che nel suo interno rimane asciutto.
(anonimo)
PAOLO SOPPORTÒ OGNI COSA PER AMORE DI CRISTO
San Giovanni Crisostomo – Panegirico di san Paolo
CHE COSA SIA L’UOMO E QUANTA LA NOBILTÀ DELLA NOSTRA NATURA, DI QUANTA FORZA SIA CAPACE QUESTO ESSERE PENSANTE, LO MOSTRA IN UN MODO DEL TUTTO PARTICOLARE PAOLO. Ogni giorno saliva più in alto, ogni giorno sorgeva più ardente e combatteva con sempre maggior coraggio contro le difficoltà che incontrava. Alludendo a questo diceva: Dimentico il passato e sono proteso verso il futuro (cfr. Fil 3, 13). Vedendo che la morte era ormai imminente, invita tutti alla comunione di quella sua gioia dicendo: «Gioite e rallegratevi con me» (Fil 2, 18). Esulta ugualmente anche di fronte ai pericoli incombenti, alle offese e a qualsiasi ingiuria e, scrivendo ai Corinzi, dice: Sono contento delle mie infermità, degli affronti e delle persecuzioni (cfr. 2 Cor 12, 10). Aggiunge che queste sono le armi della giustizia e mostra come proprio di qui gli venga il maggior frutto, e sia vittorioso dei nemici. Battuto ovunque con verghe, colpito da ingiurie e insulti, si comporta come se celebrasse trionfi gloriosi o elevasse in alto trofei. Si vanta e ringrazia Dio, dicendo: Siano rese grazie a Dio che trionfa sempre in noi (cfr. 2 Cor 2, 14). Per questo, animato dal suo zelo di apostolo, gradiva di più l’altrui freddezza e le ingiurie che l’onore, di cui invece noi siamo così avidi. PREFERIVA LA MORTE ALLA VITA, LA POVERTÀ ALLA RICCHEZZA E DESIDERAVA ASSAI DI PIÙ LA FATICA CHE NON IL RIPOSO. UNA COSA DETESTAVA E RIGETTAVA: L’OFFESA A DIO, AL QUALE PER PARTE SUA VOLEVA PIACERE IN OGNI COSA. Godere dell’amore di Cristo era il culmine delle sue aspirazioni e, godendo di questo suo tesoro, si sentiva più felice di tutti. Senza di esso al contrario nulla per lui significava l’amicizia dei potenti e dei principi. Preferiva essere l’ultimo di tutti, anzi un condannato, però con l’amore di Cristo, piuttosto che trovarsi fra i più grandi e i più potenti del mondo, ma privo di quel tesoro. Il più grande ed unico tormento per lui sarebbe stato perdere questo amore. Ciò sarebbe stato per lui la geenna, l’unica sola pena, il più grande e il più insopportabile dei supplizi. Il godere dell’amore di Cristo era per lui tutto: vita, mondo, condizione angelica, presente, futuro, e ogni altro bene. All’infuori di questo, niente reputava bello, niente gioioso. Ecco perché guardava alle cose sensibili come ad erba avvizzita. Gli stessi tiranni e le rivoluzioni di popoli perdevano ogni mordente. PENSAVA INFINE CHE LA MORTE, LA SOFFERENZA E MILLE SUPPLIZI DIVENTASSERO COME GIOCHI DA BAMBINI QUANDO SI TRATTAVA DI SOPPORTARLI PER CRISTO.
….LA PAURA E’ ALLEATA DI QUEL LATO OSCURO DELLA SOLITUDINE CHE TENDE A BLOCCARCI, ostacolando la vita e la verità. Gesù ne conosce l’inimicizia se ripetutamente, nei Vangeli, ci incoraggia e ci consola dicendo: “NON ABBIATE PAURA”. Bisogna che questa sua voce si insinui a oliare gli scricchiolii del tremore e a distendere le pieghe del capo chinato. Bisogna farsi raggiungere da questa voce e recuperare tutto lo spazio e la forza necessari perché guadagni terreno e ci accompagni come un salmo nel risalire la china …
IL SIGNORE E’ MIA LUCE E MIA SALVEZZA;
DI CHI AVRO’ PAURA? Quando i malvagi, che mi sono avversari e nemici, mi hanno assalito per divorarmi, essi stessi hanno vacillato e sono caduti. 3 Se un esercito si accampasse contro di me, il mio cuore non avrebbe paura;
se infuriasse la battaglia contro di me,
anche allora sarei fiducioso.
4 Una cosa ho chiesto al Signore,
e quella ricerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore,
e meditare nel suo tempio.
5 Poiché egli mi nasconderà nella sua tenda in giorno di sventura, mi custodirà nel luogo più segreto della sua dimora, mi porterà in alto sopra una roccia. 6 E ora la mia testa s’innalza sui miei nemici che mi circondano.
O Signore, ascolta la mia voce quando t’invoco;
abbi pietà di me, e rispondimi.
8 Il mio cuore mi dice da parte tua: «Cercate il mio volto!» Io cerco il tuo volto, o Signore.
9 Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo; tu sei stato il mio aiuto; non lasciarmi, non abbandonarmi, o Dio della mia salvezza!10 Qualora mio padre e mia madre m’abbandonino, il Signore mi accoglierà.
11 O Signore, insegnami la tua via, guidami per un sentiero diritto,a causa dei miei nemici.
12 Non darmi in balìa dei miei nemici;
perché sono sorti contro di me falsi testimoni,
gente che respira violenza. 13 Ah, se non avessi avuto fede di veder la bontà del Signore
sulla terra dei viventi!14 Spera nel Signore!
Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi;
sì, spera nel Signore!
Il modo per vincere la paura è non fermarsi tra le maglie della sua rete, è sollevare la testa dai guai, dalla miseria della quotidianità per distinguere cosa c’è dentro alla vita, per restituire dignità alla propria fede e identità al proprio cammino, per riconsegnare un orizzonte allo sguardo e al vigore. Il coraggio di Dio incontra quello dell’uomo quando sta nella sua fragilità e la nutre di attesa. Cleopa è diventato strada per questo incontro, tanto che da allora non lo si riconosce per nome, ma in quanto “discepolo di Emmaus”. Nell’itinerario per Emmaus si rivela una presenza, il cui amore viene in soccorso, rassicura, recupera e rinnova le risorse, rendendo capaci di andare avanti, di compiere sacrifici, di guardare in alto, di predisporsi al cambiamento e di contribuire a esso mentre lo si affida alla speranza. Lasciarsi accadere in questo avvenimento d’amore è come “tornare a riveder le stelle”.
CARISSIMI AMICI DEL SITO DI” SANBIAGIOFANO “. CON INFINITA COMMOZIONE DESIDERO FARVI GUSTARE QUALCHE BRANO TRATTO DAL DIARIO SPIRITUALE DI UNA BUONA SUORA CHE HA CONOSCIUTO ANCHE DON VINCENZO ALESIANI. LEI ERA SUOR LUIGINA MOSCATELLI DI MAROTTA DECEDUTA IL 2 GENNAIO 2017
“Avevo 14 anni circa, ero sola, lavoravo in mezzo ad un campo di granoturco,alto, molto alto;ero completamente nascosta. Pensavo,cercavo,pregavo, amavo… non so perchè, mi inginocchiai e rimasi li, sentii una presenza viva, forte che fu anche luce interiore.Gesù, sono certa che quel giorno fosti TU a farmi tale “sorpresa”, fosti TU a cercarmi”.
“Quel tuo sguardo era sempre vivo, sempre più penetrante; eh, si non era sguardo di persona, ma…sguardo tuo- Dio Amore! Tu mi hai guardata da sempre e mi guarderai per tutta l’eternità. Gesù mio, pazientissimo,Tu sei Vita della mia vita e quando mi libererai da questo piccolo, povero corpo
che ti ha portato, ti ha nascosto in sè-con tanto amore-allora e solo allora quel tuo sguardo di luce, che è estasi per coloro che sono già passati all’altra riva,spero che lo sarà anche per me…Non finirò mai di dire, di ripetere perdono, grazie, ti amo”
LA SUA VITA E’ STATA UNA LODE CONTINUA A DIO ANCHE NEI GRANDI MOMENTI DI SOFFERENZA FISICA.
A noi che amava in modo particolare ci ripetevi spesso:” PER CRISTO-TUTTO-CON CRISTO-SEMPRE- IN CRISTO-TUTTA- COME CRISTO-SI-”
Gesù con te – DOVE VUOI – COME VUOI- PER CHI VUOI!”
GRAZIE SR LUIGINA, DAL CIELO INSEGNACI AD AMARE GESU’ ALLA TUA MANIERA.
S. FRANCESCO DI SALES: PREGHIERA ALL’ANGELO CUSTODE
S. ANGELO, TU MI PROTEGGI FIN DALLA NASCITA A TE AFFIDO IL MIO CUORE: DALLO AL MIO SALVATORE GESÙ, POICHÉ APPARTIENE A LUI SOLO. TU SEI ANCHE IL MIO CONSOLATORE NELLA MORTE! FORTIFICA LA MIA FEDE E LA MIA SPERANZA, ACCENDI IL MIO CUORE D’AMORE DIVINO! FA CHE LA MIA VITA PASSATA NON MI AFFLIGGA, CHE LA MIA VITA PRESENTE NON MI TURBI, CHE LA MIA VITA FUTURA NON MI SPAVENTI. FORTIFICA LA MIA ANIMA NELLE ANGOSCE DELLA MORTE; INSEGNAMI AD ESSERE PAZIENTE, CONSERVAMI NELLA PACE! OTTIENIMI LA GRAZIA DI GUSTARE COME ULTIMO CIBO IL PANE DEGLI ANGELI! FA CHE LE MIE ULTIME PAROLE SIANO: GESÙ, MARIA E GIUSEPPE; CHE IL MIO ULTIMO RESPIRO SIA UN RESPIRO D’AMO¬RE E CHE LA TUA PRESENZA SIA IL MIO ULTIMO CONFORTO. AMEN.
Come suggerito scherzosamente oggi a Messa sarebbe interessante se venisse distribuito a ciascuno un foglio bianco dove trascrivere i primi 3 punti nella “scaletta dei valori”.
A me piacerebbe trascrivere:
1) L’AMORE
2) L’AMORE
3) L’AMORE
e non saprei classificare in “quale ordine” di importanza, perché la parola è la stessa ma è divisibile in miliardi di potenziali FATTI, tutti al “TOP”.
È IL GIORNO NATALIZIO DI SANT’AGNESE!
Dal Trattato «Sulle vergini» di sant’Ambrogio, vescovo
È il giorno natalizio per il cielo di una vergine: seguiamone l’integrità. È il giorno natalizio di una martire: offriamo come lei il nostro sacrificio. È IL GIORNO NATALIZIO DI SANT’AGNESE!
Si dice che subì il martirio a DODICI ANNI. Quanto è detestabile questa barbarie, che non ha saputo risparmiare neppure un’età così tenera! Ma certo assai più grande fu la forza della fede, che ha trovato testimonianza in una vita ancora all’inizio. UN CORPO COSÌ MINUSCOLO POTEVA FORSE OFFRIRE SPAZIO AI COLPI DELLA SPADA? Eppure colei che sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta forza da vincere il ferro. LE FANCIULLE, SUE COETANEE, TREMANO anche allo sguardo severo dei genitori ed escono in pianti e urla per piccole punture, come se avessero ricevuto chissà quali ferite. Agnese invece rimane impavida fra le mani dei carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il peso delle catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, IGNARA DI CHE COSA SIA IL MORIRE, MA PUR GIÀ PRONTA ALLA MORTE. Trascinata a viva forza all’altare degli dèi e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo, e sugli stessi altari sacrileghi innalza il trofeo del Signore vittorioso. METTE IL COLLO E LE MANI IN CEPPI DI FERRO, ANCHE SE NESSUNA CATENA POTEVA SERRARE MEMBRA COSÌ SOTTILI.
Nuovo genere di martirio! Non era ancora capace di subire tormenti, eppure era già matura per la vittoria. Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La tenera età diede una perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non andrebbe sì rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù.
TUTTI PIANGONO, LEI NO. I più si meravigliano che, prodiga di una vita non ancora gustata, la doni come se l’avesse interamente goduta. Stupirono tutti che già fosse testimone della divinità colei che per l’età non poteva ancora essere arbitra di sé. Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore di Dio, lei, cui ancora non si sarebbe creduto se avesse testimoniato in favore di uomini. Invero ciò che va oltre la natura è dall’Autore della natura.
A QUALI TERRIBILI MINACCE NON RICORSE IL MAGISTRATO, PER SPAVENTARLA, A QUALI DOLCI LUSINGHE PER CONVINCERLA, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla recedere dal suo proposito! Ma essa: «È UN’OFFESA ALLO SPOSO ATTENDERE UN AMANTE. MI AVRÀ CHI MI HA SCELTA PER PRIMO. CARNEFICE, PERCHÉ INDUGI? PERISCA QUESTO CORPO: ESSO PUÒ ESSERE AMATO E DESIDERATO, MA IO NON LO VOGLIO». STETTE FERMA, PREGÒ, CHINÒ LA TESTA.
Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse lui, tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo altrui, mentre la fanciulla non temeva il proprio. Avete dunque in una sola vittima UN DOPPIO MARTIRIO, DI CASTITÀ E DI FEDE. RIMASE VERGINE E CONSEGUÌ LA PALMA DEL MARTIRIO.
LE LENZUOLA SPORCHE
Una coppia di sposi novelli andò ad abitare in una bella zona molto tranquilla della città. Una mattina, mentre bevevano il caffè insieme, il giovane marito guardando attraverso la finestra aperta si accorse che una vicina stendeva il bucato e disse: “Ma guarda com’è sporca la biancheria di quella vicina! Non è capace di lavare? O forse ha la lavatrice vecchia che non funziona bene, oppure dovrebbe cambiare detersivo. Qualcuno dovrebbe dirle di lavare meglio, insegnarle come si lavano i panni!”
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte.
Finché una mattina però l’uomo si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva la sua biancheria pulitissima e disse alla giovane moglie: “Guarda , la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi sa chi le avrà detto come si fa!”.
La giovane moglie gli rispose: “Caro, nessuno. Semplicemente questa mattina mi sono alzata presto per prepararti la colazione e …HO PRESO I TUOI OCCHIALI E PULITO LE LENTI!”.
CARI AMICI… E NOI, COSA E CHI CERCHIAMO?
San Bernardo (1091-1153)
“LUNGO LA NOTTE, HO CERCATO L’AMATO DEL MIO CUORE » (Ct 3,1). Quanto è soave cercare Dio! Per parte mia, ritengo che non ci sia bene più grande. È il primo dei doni di Dio, ed è anche l’ultima tappa. Non viene ad aggiungersi a qualche altra virtù, perché non ce n’è nessuna prima di essa. Quale virtù potrebbe essere attribuita a chi non cerca Dio, e quale limite porre alla ricerca di Dio? « Cercate sempre il suo volto » dice il salmo (105,4). Credo che, anche quando l’avremo trovato, non cesseremo di cercarlo.
NON SI CERCA DIO CORRENDO DA QUALCHE PARTE, BENSÌ DESIDERANDOLO. Infatti la felicità di averlo trovato non spegne in noi il desiderio, al contrario lo fa crescere. La consumazione della gioia… è piuttosto l’olio sul fuoco, perché il desiderio è una fiamma. La gioia sarà completa (Gv 15,11) ma il desiderio non avrà fine, e quindi neanche la ricerca. TUTTAVIA OGNI ANIMA CHE CERCA DIO SAPPIA BENE CHE DIO L’HA PRECEDUTA, DIO L’HA CERCATA PRIMA CHE LEI STESSA SI METTESSE A CERCARLO… A questo siete stati chiamati dalla bontà di colui che vi precede, COLUI CHE PER PRIMO VI HA CERCATO, E PER PRIMO VI HA AMATO. QUINDI SE VOI NON FOSTE STATI PRIMA CERCATI, NON POTRESTE ASSOLUTAMENTE CERCARLO. SE VOI NON FOSTE STATI AMATI PER PRIMI DA LUI, NON LO AMARESTE. Avete ricevuto prima non una sola grazia, ma due grazie: l’amore e la ricerca. L’amore è il motivo della ricerca; la ricerca è il frutto dell’amore, e ne è anche la prova. A motivo dell’amore, non temete di essere cercati. E poiché siete stati cercati, non vi lamenterete di essere stati amati invano.
CARI AMICI, ARTICOLI COSI’ FANNO BENE…
SOLTANTO GLI UOMINI
La tragedia e le macchine impotenti
Marina Corradi venerdì 20 gennaio 2017
Il primo allarme, lanciato con un sms da un sopravvissuto. I telefoni che nell’albergo di Farindola suonano a lungo, ostinatamente muti. Ci sono più di trenta persone lassù, sotto al Gran Sasso, ma nessuno risponde. I soccorsi partono che è ormai buio. La strada è sepolta da oltre tre metri di neve, è travolta da massi, e da alberi con le radici per aria. Non ce la fanno le grosse jeep dell’Esercito, non ce la fanno nemmeno gli spazzaneve. Una colonna di mezzi di soccorso si blocca tra due muraglie di neve, i fari accesi, i lampeggianti che illuminano a intermittenza di un bagliore azzurrino la montagna ghiacciata. (E INTANTO, LASSÙ, FORSE QUALCUNO È VIVO, QUALCUNO PREGA, FORSE QUALCUNO ASPETTA).È ALLORA CHE LE SQUADRE DEL SOCCORSO ALPINO DELLA GUARDIA DI FINANZA SI METTONO IN MARCIA.
C’è un video, sul web. È notte fonda ormai e attorno c’è tempesta. Si sente bene l’ululato torvo del vento fra le montagne, come una voce cattiva. Si vede bene la neve che cade, rabbiosa, a mulinelli; si immagina quasi come quei fiocchi, sulle guance degli uomini, brucino. Le jeep affondano, gli spazzaneve sono inerti, e adesso è l’ora degli uomini. Semplicemente dei piedi, delle gambe di uomini abituati alla montagna. I cingoli dei mezzi sono incrostati di ghiaccio, i motori potenti di centinaia di cavalli non muovono le ruote impantanate, l’energia elettrica è caduta. MA LE GAMBE DEGLI UOMINI VANNO INVECE, PROCEDONO TENACEMENTE IN QUESTA NOTTE D’INFERNO, dove il terremoto e un’onda di gelo artica si sono dati un maledetto convegno. La neve dura scricchiola sotto gli sci. Vanno di buona lena. Non c’è dubbio, almeno loro arriveranno. Quelle gambe, quelle facce in marcia sopra a tre metri di neve fanno pensare.. Posti irraggiungibili perfino per le turbine degli elicotteri. MA QUALCUNO DEI SOCCORRITORI SI È INERPICATO FIN LASSÙ: LE FOTO RACCONTANO L’ISTANTE IN CUI CON DELICATEZZA SORREGGONO VECCHI SMARRITI, AVVOLTI IN COPERTE, E TENENDOLI DOLCEMENTE PER MANO LI TIRANO FUORI DALLE LORO CASE. Le mani, ecco, quelle mani tese, dentro ai grossi guanti. SOLTANTO GLI UOMINI RESTANO, QUANDO I MOTORI E LE TECNOLOGIE PIÙ POTENTI SI FERMANO. Arrivano, certo, a fatica, con sforzi di cui non si sarebbero creduti capaci, con rabbia, in una drammatica sfida. Magari, a momenti, si teme che non ci sia più nulla da fare. (È inutile, è inutile, sibila quel vento cattivo). Eppure si va, per una testarda speranza.
Chi è a casa, magari, stenta a capire. Magari si scandalizza che tante ore ci siano volute per raggiungere l’hotel sommerso dalla slavina. Chi è a casa forse arriva a polemizzare coi tempi della Protezione civile. Ma bisogna capire che cosa è un terremoto con sopra tre metri di neve, in zone impervie e disabitate o quasi. Quando i telefoni non funzionano, i motori tacciono, i cingoli si fermano, e i mezzi di soccorso si accodano, fermi, arresi. Solo pensando a questo si può capire la ostinazione di quegli uomini con gli sci ai piedi, cocciuti, nella notte. E, nei paesini feriti, lo scavare coi badili, e il prendere in braccio i vecchi intrappolati nelle cascine. Le gambe, le braccia, le mani: in una notte d’inferno restano solo gli uomini, infine. Che vanno avanti, e si affannano a rimuovere rovine. I cani non sentono più nulla, e non si muovono. Ma, forse, là sotto, protetto da una trave, qualcuno ancora respira? Quelle mani, quelle voci spezzate dalla fatica, che non si arrendono. È NEI GIORNI D’INFERNO, CHE SI RICONOSCONO GLI UOMINI.
“DONAMI SIGNORE UN CUORE NUOVO”
Quando nel mio cuore sento la fatica
di portare il peso della tua PAROLA.
QUANDO AL MIO CUORE MANCA LA LIBERTA’
DELLO SPIRITO CHE RENDE SCIOLTA E CREATIVA
LA MIA VITA.
Quando non lascio imprimere nel mio cuore il sigillo della TUA AMOREVOLE VOCE.
Aiutami a capire che LA RICCHEZZA DEL TUO AMORE SIA PER
ME SEGNO DI UN FUTURO PIENO DI SPERANZA.
LA PREGHIERA DELL’ALFABETO
(Anthony de Mello)
Un contadino povero nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di non avere con sé il suo libro di preghiere. Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver “recitato” le preghiere.
Allora pregò in questo modo: “Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito di casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho così poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un’orazione. Ma ecco cosa farò, reciterò molto lentamente tutto l’alfabeto cinque volte E TU, CHE CONOSCI OGNI PREGHIERA, POTRAI METTERE INSIEME TUTTE LE LETTERE IN MODO DA FORMARE LE PREGHIERE CHE NON RIESCO A RICORDARE”.
Disse allora il Signore ai suoi angeli: “Di tutte le preghiere che ho sentito, questa è senz’altro la più bella, perché è NATA DA UN CUORE SEMPLICE E SINCERO.
IL CAVALLO NEL POZZO
Un giorno, il cavallo di un contadino cadde in un pozzo. Non riportò alcuna ferita, ma non poteva uscire da lì con le sue proprie forze. Per molte ore l’animale nitrì fortemente, disperato, mentre il contadino pensava a cosa avrebbe potuto fare. Finalmente, il contadino prese una decisione crudele: pensò che il cavallo era già molto vecchio e non serviva più a niente, e anche il pozzo ormai era secco ed aveva bisogno di essere chiuso in qualche maniera. Così non valeva la pena sprecare energie per tirar fuori il cavallo dal pozzo. Allora chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a interrare vivo il cavallo.
Ciascuno di essi prese una pala e cominciò a gettare della terra dentro il pozzo. Il cavallo non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo, e pianse disperatamente. Tuttavia, con sorpresa di tutti, dopo che ebbero gettato molte palate di terra, il cavallo si calmò. Il contadino guardò in fondo al pozzo e con sorpresa VIDE CHE AD OGNI PALATA DI TERRA CHE CADEVA SOPRA LA SCHIENA, IL CAVALLO LA SCUOTEVA, SALENDO SOPRA LA STESSA TERRA CHE CADEVA AI SUOI PIEDI. COSÌ, IN POCO TEMPO, TUTTI VIDERO COME IL CAVALLO RIUSCÌ AD ARRIVARE ALLA BOCCA DEL POZZO, PASSARE SOPRA IL BORDO E USCIRE DA LÌ, TROTTANDO FELICE.
La vita ti getta addosso molta terra, tutti i tipi di terra. Soprattutto se tu sei già dentro un pozzo. Il segreto per uscire dal pozzo è scrollarsi la terra che portiamo sulle spalle e salire sopra di essa. Ciascuno dei nostri problemi è un gradino che ci conduce alla cima. Possiamo uscire dai buchi più profondi se non ci daremo per vinti. Adoperiamo la terra che ci tirano per fare un passo verso l’alto!
RICORDATI DI QUESTE CINQUE REGOLE PER ESSERE FELICE:
1. LIBERA IL CUORE DALL’ODIO.
2. LIBERA LA MENTE DALLE ECCESSIVE PREOCCUPAZIONI.
3. SEMPLIFICA LA TUA VITA.
4. DÀ IN MISURA MAGGIORE E COLTIVA MENO ASPETTATIVE.
5. AMA DI PIÙ E… ACCETTA LA TERRA CHE TI TIRANO, POICHÉ ESSA PUÒ ESSERE LA SOLUZIONE E NON IL PROBLEMA.
“PERLE PREZIOSE” DELLA LITURGIA DI OGGI…CHE CI AIUTANO A VIVERE BENE LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
“SOLO UN SOFFIO È OGNI UOMO CHE VIVE, * come ombra è l’uomo che passa; solo un soffio che si agita, * accumula ricchezze e non sa chi le raccolga.
ORA, CHE ATTENDO, SIGNORE? * IN TE LA MIA SPERANZA. Sto in silenzio, non apro bocca, * perché sei tu che agisci. Ascolta la mia preghiera, Signore, * porgi l’orecchio al mio grido, non essere sordo alle mie lacrime,
SALMO 51 IO INVECE COME OLIVO VERDEGGIANTE NELLA CASA DI DIO. †MI ABBANDONO ALLA FEDELTÀ DI DIO * ORA E PER SEMPRE.
DAL LIBRO DEL DEUTERONOMIO 7, 6-14; 8, 1-6
RICORDATI DI TUTTO IL CAMMINO CHE IL SIGNORE TUO DIO TI HA FATTO PERCORRERE in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che neppure i tuoi padri avevano mai conosciuto, per farti capire che L’UOMO NON VIVE SOLTANTO DI PANE, MA CHE L’UOMO VIVE DI QUANTO ESCE DALLA BOCCA DEL SIGNORE. IL TUO VESTITO NON TI SI È LOGORATO ADDOSSO E IL TUO PIEDE NON SI È GONFIATO DURANTE QUESTI QUARANT’ANNI. RICONOSCI DUNQUE IN CUOR TUO CHE, COME UN UOMO CORREGGE IL FIGLIO, COSÌ IL SIGNORE TUO DIO CORREGGE TE. OSSERVA I COMANDI DEL SIGNORE TUO DIO CAMMINANDO NELLE SUE VIE E TEMENDOLO».
… SECONDA LETT. LG
IL DISEGNO DELLA SALVEZZA ABBRACCIA ANCHE COLORO CHE RICONOSCONO IL CREATORE, E TRA QUESTI IN PRIMO LUOGO I MUSULMANI, I QUALI, PROFESSANDO DI TENERE LA FEDE DI ABRAMO, ADORANO CON NOI UN DIO UNICO MISERICORDIOSO, CHE GIUDICHERÀ GLI UOMINI NEL GIORNO FINALE. IL SIGNORE È ANCHE VICINO A QUANTI CERCANO IL DIO IGNOTO NELLE OMBRE E NELLE IMMAGINI, POICHÉ EGLI DÀ A TUTTI VITA E RESPIRO E OGNI COSA (CFR. AT 17, 25-28), E, COME SALVATORE, VUOLE CHE TUTTI GLI UOMINI SIANO SALVI (CFR. 1 TM 2, 4). Infatti, quelli che senza colpa ignorano il vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà divina, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione al Vangelo, e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita.
RM 8, 35. 37 CHI CI SEPARERÀ DALL’AMORE DI CRISTO? FORSE LA TRIBOLAZIONE, L’ANGOSCIA, LA PERSECUZIONE, LA FAME, LA NUDITÀ, IL PERICOLO, LA SPADA? MA IN TUTTE QUESTE COSE NOI SIAMO PIÙ CHE VINCITORI PER VIRTÙ DI COLUI CHE CI HA AMATI.
UNA BUONA BUGIA (Apoftegmi dei Padri del deserto)
Un abate stava attraversando il deserto con i fratelli, quando si accorsero che quello che faceva loro da guida aveva sbagliato strada.
Era notte, e i frati dissero all’abate: “Che facciamo? Questo fratello ha sbagliato la via, e noi rischiamo di smarrirci e di morire tutti nel deserto. Non sarebbe meglio fermarci qui per la notte, e riprendere il cammino alla luce del sole?”. L’abate rispose: “Ma se diciamo a costui che ha sbagliato, egli si rattristerà. Sentite dunque: io farò finta di essere stanco e dirò che non me la sento di proseguire e che resto qui fino a domattina”.
Così fecero, e anche gli altri dissero: “Anche noi non ne possiamo più dalla stanchezza e ci fermiamo con te “. E così riuscirono a non contristare quel fratello, che non seppe mai d’aver sbagliato strada.
LA BUONA EDUCAZIONE non consiste nel non versare la salsa sulla tovaglia, MA NEL MOSTRARE DI NON ACCORGERSI SE UN ALTRO LO FA.
UNA PAGINA CHE FA PENSARE…
LA VOCAZIONE DI S. ANTONIO
«Vita di S. Antonio» scritta da S.Atanasio
Dopo la morte dei genitori, lasciato solo con la sorella ancor molto piccola, Antonio, all’età di diciotto o vent’anni, si prese cura della casa e della sorella. Non erano ancora trascorsi sei mesi dalla morte dei genitori, quando un giorno, mentre si recava, com’era sua abitudine, alla celebrazione eucaristica, andava riflettendo sulla ragione che aveva indotto gli apostoli a seguire il Salvatore, dopo aver abbandonato ogni cosa. Richiamava alla mente quegli uomini, di cui si parla negli Atti degli Apostoli che, venduti i loro beni, ne portarono il ricavato ai piedi degli apostoli, perché venissero distribuiti ai poveri. Pensava inoltre quali e quanti erano i beni che essi speravano di conseguire in cielo.
Meditando su queste cose entrò in chiesa, proprio mentre si leggeva il vangelo e sentì che il Signore aveva detto a quel ricco:
«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi e avrai un tesoro nei cieli» (Mt 19, 21).
Allora Antonio, come se quelle parole fossero state lette proprio per lui, uscì subito dalla chiesa, diede in dono agli abitanti del paese le proprietà che aveva ereditato dalla sua famiglia — possedeva infatti trecento campi molto fertili e ameni — perché non fossero motivo di affanno per sé e per la sorella. Vendette anche tutti i beni mobili e distribuì ai poveri la forte somma di denaro ricavata, riservandone solo una piccola parte per la sorella. Partecipando un’altra volta all’assemblea liturgica, sentì le parole che il Signore dice nel vangelo:
«Non vi angustiate per il domani» (Mt 6, 34).
Non potendo resistere più a lungo, uscì di nuovo e donò anche ciò che gli era ancora rimasto.
Affidò la sorella alle vergini consacrate a Dio e poi egli stesso si dedicò nei pressi della sua casa alla vita ascetica, e cominciò a condurre con fortezza una vita aspra, senza nulla concedere a se stesso. Egli lavorava con le proprie mani: infatti aveva sentito proclamare:
«Chi non vuol lavorare, neppure mangi» (2 Ts 3, 10).
Con una parte del denaro guadagnato comperava il pane per sé, mentre il resto lo donava ai poveri.
Trascorreva molto tempo in preghiera, poiché aveva imparato che bisognava ritirarsi e pregare continuamente (cfr. 1 Ts 5, 17).
Era così attento alla lettura, che non gli sfuggiva nulla di quanto era scritto, ma conservava nell’animo ogni cosa al punto che la memoria finì per sostituire i libri.
Tutti gli abitanti del paese e gli uomini giusti, della cui bontà si valeva, scorgendo un tale uomo lo chiamavano amico di Dio e alcuni lo amavano come un figlio, altri come un fratello.
Dalla «Lettera agli Efesini» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
Nella fede e nella carità di Cristo
PROCURATE DI RIUNIRVI PIÙ FREQUENTEMENTE PER IL RENDIMENTO DI GRAZIE E PER LA LODE A DIO. QUANDO VI RADUNATE SPESSO, LE FORZE DI SATANA SONO ANNIENTATE E IL MALE DA LUI PRODOTTO VIENE DISTRUTTO NELLA CONCORDIA DELLA VOSTRA FEDE. NULLA È PIÙ PREZIOSO DELLA PACE, CHE DISARMA OGNI NEMICO TERRESTRE E SPIRITUALE.
Nessuna di queste verità vi rimarrà nascosta se saranno perfetti la vostra fede e il vostro amore per Gesù Cristo. Queste due virtù sono il principio e il fine della vita: la fede è il principio, l’amore il fine. L’unione di tutte e due è Dio stesso, e le altre virtù che conducono l’uomo alla perfezione ne sono una conseguenza.
Chi professa la fede non commette il peccato e chi possiede l’amore non può odiare. «Dal frutto si conosce l’albero» (Mt 12, 33): così quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere. Ora non si tratta di fare una professione di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della fede fino alla fine.
È MEGLIO ESSERE CRISTIANO SENZA DIRLO, CHE PROCLAMARLO SENZA ESSERLO. È COSA BUONA INSEGNARE, SE CHI PARLA PRATICA CIÒ CHE INSEGNA. Uno solo è il maestro, il quale «parla e tutto è fatto» (Sal 32, 9), e anche le opere che egli fece nel silenzio sono degne del Padre. Chi possiede veramente la parola di Gesù È IN GRADO DI CAPIRE ANCHE IL SUO SILENZIO E DI GIUNGERE COSÌ ALLA PERFEZIONE. EGLI CON LA SUA PAROLA OPERERÀ E CON IL SUO SILENZIO SI FARÀ CONOSCERE.
NULLA È NASCOSTO AL SIGNORE; ANCHE I NOSTRI SEGRETI SONO DAVANTI AL SUO SGUARDO. FACCIAMO DUNQUE OGNI COSA NELLA CONSAPEVOLEZZA CHE EGLI ABITA IN NOI, PERCHÉ POSSIAMO ESSERE SUO TEMPIO E PERCHÉ EGLI IN NOI SIA IL NOSTRO DIO. COSÌ È DI FATTO E LO VEDREMO CON I NOSTRI OCCHI SE GIUSTAMENTE LO AMIAMO.
NON ILLUDETEVI, FRATELLI MIEI; COLORO CHE CORROMPONO LE FAMIGLIE NON EREDITERANNO IL REGNO DI DIO (cfr. 1 Cor 6, 9-10). Il Signore ha ricevuto sul suo capo un’unzione preziosa, perché si diffondesse nella sua Chiesa il profumo dell’immortalità. Guardatevi dunque dalle pestifere esalazioni del principe di questo mondo, cioè dai suoi errori, perché non vi trascini in schiavitù, lontano dalla vita che vi aspetta. Perché non diventiamo tutti saggi, ricevendo la conoscenza di Dio, che è Gesù Cristo? Perché corriamo stoltamente alla rovina, per l’ignoranza del dono che il Signore ci ha benignamente concesso?
Il mio spirito non è che un nulla, ma è associato alla croce, la quale se è scandalo per gli increduli, per noi invece è salvezza e virtù eterna (cfr. 1 Cor 1, 20-23).
I TRE SETACCI DI… SOCRATE
Nell’antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
– SAI COSA HO APPENA SENTITO SUL TUO AMICO?
– Un momento – rispose Socrate. – Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
– I tre setacci?
– Sì. – continuò Socrate. – Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. IL PRIMO SETACCIO È LA VERITÀ. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?
– No… ne ho solo sentito parlare…
– Molto bene. Quindi non sai se è la verità. CONTINUIAMO COL SECONDO SETACCIO, QUELLO DELLA BONTÀ. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
– Ah no, al contrario!
– Dunque, – continuò Socrate, – vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. E’ UTILE CHE IO SAPPIA COSA MI AVREBBE FATTO QUESTO AMICO?
– No, davvero.
– ALLORA, – CONCLUSE SOCRATE, – QUELLO CHE VOLEVI RACCONTARMI NON È NÉ VERO, NÉ BUONO, NÉ UTILE; PERCHÉ VOLEVI DIRMELO?
CARI AMICI
Ho ricevuto e condivido con voi una riflessione su un tema di scottante attualità… GENITORI CHE STANNO INSIEME SOLO PER AMORE DEI FIGLI…VALE LA PENA? FANNO BENE O FANNO MALE?
CARI MAMMA E PAPÀ VI RINGRAZIO PERCHÉ…
***
Cari Mamma e Papà un giorno per caso, in un raro momento di concentrazione tra le mille incombenze lavorative e di cura delle vostre adorate nipoti, sono inciampata in una frase della mia scrittrice preferita che dichiarava :- a chi mi chiede se ne vale la pena stare insieme SOLO per i figli, io rispondo di si, che ne vale la pena!- Ho pensato immediatamente a voi e al vostro rapporto di coppia cosi tanto imperfetto, cosi conflittuale, nel quale sono cresciuta. Voi che siete rimasti insieme solo per vostra figlia. Accuse, urla alternate a silenzi assordanti, musi lunghi, parole come coltelli che volavano, e la solita frase: ” RESTIAMOINSIEMESOLOPERILTUOBENE “.
Per il resto sareste scappati l’uno dall’altra con grandissimo sollievo. Siete stati una coppia con delle differenze inconciliabili e forse non avete avuto modo di conoscervi fino in fondo durante il fidanzamento.
Nel mezzo c’ero io, unica figlia vissuta nella tempesta. In una situazione famigliare così l’unica via sarebbe la separazione, ed io soprattutto durante l’adolescenza ho desiderato che vi allontanaste uno dall’altra. E nel momento in cui alla fine rinunciavate per la paura di andare fino in fondo, ci rimanevo male. Forse desideravo egoisticamente gli apparenti privilegi della figlia vittima della separazione dei genitori, per la quale i professori avrebbero avuto occhio di riguardo, gli amici ti avrebbero consolati, i genitori ti avrebbero assecondato per mettere a tacere i sensi di colpa. Sarei stata un caso clinico… il mio egocentrismo esultava all’idea di essere cosi guardata… Oggi che ho la mia famiglia, dopo un cammino pesante lungo e tortuoso, ho perdonato la vostra imperfezione e vi ringrazio, siete stati degli EROI a non troncare il vostro rapporto… il vostro sacrificio non è stato inutile. Vi ringrazio perché alla fine avete avuto paura. Vi ringrazio perché io sono stata un buon motivo per sacrificare voi stessi. Vi ringrazio perché inconsapevolmente mi avete salvato dall’ egocentrismo, dal vittimismo, dal tutto ruota intorno a me. Vi ringrazio perché passiamo tutti insieme le feste e non ci dobbiamo dividere. Vi ringrazio perché alla domanda che vi siete posti, se vale la pena restare insieme per i figli, avete risposto si. Vi ringrazio perché nella tempesta mi avete insegnato ad amare. Vi voglio bene imperfetti come siete e posso solo ringraziarvi per la vostra fragilità. Vostra figlia . Vorrei a tutti i genitori del mondo che compiono ogni giorno questa mortificazione, che vivono un matrimonio infelice, vorrei tanto rassicurarli che il loro sforzo è preziosissimo, un giorno lontano, alla fine i figli ringrazieranno…
“LASCIATI AMARE”
Sei nato DALL’AMORE e sei creato per AMORE.
Solo per questo ti ho creato: PERCHE’TI HO AMATO!
E solo una cosa, ovviamente, ti chiedo:CHE TU MI AMI!
Non ti sarà facile amarmi!
Ma E’ ANCORA PIU’ DIFFICILE CREDERE AL MIO AMORE!
E quindi, LASCIATI AMARE DA ME!
E perchè?
Perchè TI SEMBRA INCREDIBILE, e quindi impossibile,
che un essere tanto piccolo e povero come sei tu possa essere oggetto di una così tenera attenzione DIVINA.
Non ci sono dubbi:
Prima ancora di cercare di amarmi, DEVI CONVINCERTI CHE IO TI AMO; CHE TI AMO COME NESSUN ALTRO!
Ma per arrivare a questa convinzione devi superare una lunga serie di pregiudizi.
DEVI ARRIVARE AD ACCOGLIERMI CON L’ANIMO SEMPLICE E DISPONIBILE DI UN BAMBINO.
Solo divenendo “bambino” potrai accogliermi e capire le cose belle che ti voglio rivelare.
LASCIATI ILLUMINARE, INONDARE,RIEMPIRE DEL MIO AMORE.
(Da un testo di D.N.P.)
Vi garantisco, questa pagina mi ha tanto aiutato!
RINGRAZIAMENTO DI FINE ANNO – D. TONINO BELLO
Eccoci, Signore, alla fine di questo lungo anno davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver
tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo
tragitto. È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue…: “Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla”. Grazie, Signore, perché, se ci fai sperimentare la
povertà della mietitura .Grazie, perché ci conservi nel tuo amore. Grazie, perché non solo ci sopporti, ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi. Perché ci infondi il coraggio di celebrare i santi misteri, anche quando la coscienza della nostra miseria ci fa sentire delle nullità e ci fa sprofondare nella vergogna. Grazie, perché ci sai mettere sulla bocca le parole giuste, anche quando il nostro cuore è lontano da te. Perché adoperi infinite tenerezze, Grazie, perché continui a custodirci gelosamente, anzi, a nasconderci, come fa la
madre con i figli più discoli. Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di
noi. Perché ci metti nell’anima un così vivo desiderio di ricupero, che già vediamo
il nuovo anno come spazio della Speranza e tempo propizio per sanare i nostri dissesti.
Spogliaci, Signore, d’ogni ombra di arroganza. Rivestici dei panni della misericordia e della
dolcezza. Donaci un futuro gravido di grazia e di luce e di incontenibile amore per la vita.
Aiutaci a spendere per te Tutto quello che abbiamo e che siamo. E la Vergine tua madre ci
intenerisca il cuore. Fino alle lacrime. AMEN (don Tonino Bello)
… UN GRAZIE VERAMENTE GRANDE AL DIRETTORE DELLA CASA DI SPIRITUALITA’ DI VILLA SAN BIAGIO FANO; PER LA SORPRESA TROVATA IN SITO ALL’INIZIO DI QUESTO ANNO 2017. LE DUE BELLISSIME PREGHIERE:”PARLAMI, O DIO, NEL SILENZIO” E ” VERRO’ VERSO DI TE” IN DIAPOSITIVE,
SONO IMMAGINI MOLTO APPROPRIATE E SCELTE CON GUSTO. UNA GRANDIOSA IDEA MESSA A DISPOSIZIONE PER LA PREGHIERA E LA CONTEMPLAZIONE QUOTIDIANA. ALCUNE DI QUELLE IMMAGINI MI SONO CARE ; MI HANNO RICORDATO MOMENTI BELLI E DIMENTICABILI. DIO CONTINUI A BENEDIRE CHI, CHE CON GRANDE PASSIONE E FORZA PORTA AVANTI QUESTA IMPORTANTE OPERA SUA.
VERRÒ VERSO DI TE
CREDO, SÌ IO CREDO, CHE UN GIORNO,
IL TUO GIORNO, O MIO DIO,
AVANZERÒ VERSO DI TE COI MIEI PASSI TITUBANTI,
CON TUTTE LE MIE LACRIME NEL PALMO DELLA MANO,
E QUESTO CUORE MERAVIGLIOSO CHE TU CI HAI DONATO,
QUESTO CUORE TROPPO GRANDE PER NOI,
PERCHÉ È FATTO PER TE…
Un giorno io verrò,
e tu leggerai sul mio viso
tutto lo sconforto, tutte le lotte,
tutti gli scacchi dei cammini della libertà.
E vedrai tutto il mio peccato.
MA IO SO, MIO DIO,
CHE NON È GRAVE IL PECCATO,
QUANDO SI È ALLA TUA PRESENZA.
POICHÉ È DAVANTI AGLI UOMINI CHE SI È UMILIATI.
MA DAVANTI A TE, È MERAVIGLIOSO ESSER COSÌ POVERI,
PERCHÉ SI È TANTO AMATI!
Un giorno, il tuo giorno, mio Dio,
io verrò verso di te.
E nella autentica esplosione della mia resurrezione,
saprò allora che la tenerezza sei tu,
che la mia libertà sei ancora tu.
Verrò verso di te, o mio Dio,
e tu mi donerai il tuo volto.
Verrò verso di te con il mio sogno più folle:
portarti il mondo fra le braccia.
Verrò verso di te, e griderò a piena voce
tutta la verità della vita sulla terra.
Ti griderò il mio grido,
che viene dal profondo dei secoli:
“Padre! Ho tentato di essere un uomo,
e sono diventato tuo figlio!”. Amen
( JACQUES LECLERCQ )
“Una bambina asp teneva 2 mele con entrambe le mani.
La mamma le si avvicina e chiede alla figlioletta se le potesse dare una delle due mele.
Allora la bimba rapidamente morde l’una e poi l’altra mela.
La mamma sente il sorriso sul suo volto congelarsi e la rimproverò duramente.
Ma la bambina con gli occhi bagnati da qualche sorda lacrima, le porge una delle due mele dicendo: – Tieni mammina, questa è quella più dolce. Le ho morse tutte e due PER DARE A TE QUELLA PIU’ BUONA.”
Morale: ritarda sempre il tuo giudizio. Quello che sembra può non essere la realtà, e viceversa.
(anonimo)
TU HAI APERTO GLI OCCHI DEL NOSTRO CUORE
DALLA «LETTERA AI CORINZI» DI SAN CLEMENTE I, PAPA
Gesù Cristo, Figlio diletto di Dio, TU HAI APERTO GLI OCCHI DEL NOSTRO CUORE perché conoscessimo te solo, Altissimo… Tu scruti gli abissi, conosci le azioni degli uomini, aiuti quanti sono in pericolo, SEI LA SALVEZZA DI CHI È SENZA SPERANZA… TI PREGHIAMO, O SIGNORE, SII NOSTRO AIUTO E SOSTEGNO. LIBERA QUELLI TRA NOI CHE SI TROVANO NELLA TRIBOLAZIONE, ABBI PIETÀ DEGLI UMILI, RIALZA I CADUTI, VIENI INCONTRO AI BISOGNOSI, GUARISCI I MALATI, RICONDUCI I TRAVIATI AL TUO POPOLO. SAZIA CHI HA FAME, LIBERA I NOSTRI PRIGIONIERI, SOLLEVA I DEBOLI, DÀ CORAGGIO A QUELLI CHE SONO ABBATTUTI. Non tener conto di ogni peccato dei tuoi servi e delle tue serve, ma purificaci nella purezza della tua verità e guida i nostri passi, perché CAMMINIAMO NELLA PIETÀ, NELLA GIUSTIZIA E NELLA SEMPLICITÀ DEL CUORE, E FACCIAMO CIÒ CHE È BUONO E ACCETTO DAVANTI A TE E A QUELLI CHE CI GUIDANO.
O Signore e Dio nostro, fa’ brillare il tuo volto su di noi … Dona la concordia e la pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, come le hai date ai nostri padri, quando ti invocavano piamente nella fede e nella verità. Tu solo, o Signore, puoi concederci questi benefici e doni più grandi ancora. NOI TI LODIAMO E TI BENEDICIAMO PER GESÙ CRISTO, SOMMO SACERDOTE E AVVOCATO DELLE NOSTRE ANIME.
BATTESIMO DEL SIGNORE
DOMENICA, 8 GENNAIO 2017
(M. TUROLDO)
Nessuna colpa
gravava il SUO cuore,
nessuna macchia
oscurava il SUO volto,
eppur discese
nell’acqua del Giordano
E FU COMPIUTA COSI
OGNI GIUSTIZIA.
E cielo e fiume insieme
si aprirono; il nuovo esodo
e il patto per sempre;
come colomba lo SPIRITO scese
e fu la quiete
seguita al diluvio!
“QUESTI E’ IL MIO FIGLIO,
L’AMATO DA SEMPRE,
NEL QUALE HO POSTO
LA MIA COMPIACENZA”;
Così è spuntata
l’aurora del mondo
e fu l’inizio
DI NUOVA CREAZIONE.
(SHAHBAZ BHATTI)
“…la mia VITA, il mio CARATTERE, le mie AZIONI, PARLINO x me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo.
Tale desiderio è così forte in me che mi considererei PRIVILEGIATO qualora Gesù volesse accettare IL SACRIFICIO DELLA MIA VITA…
…ed io POTRO’ GUARDARLO SENZA PROVARE VERGOGNA”.
” PARLAMI , O DIO , NEL MIO SILENZIO …
PARLAMI nel chiasso dei rumori interiori delle mie PAURE , aiutami a confidare …dammi orecchi per ascoltare … ”
O DIO , dacci occhi per STUPIRCI di quanto e come ti manifesti nelle nostre vite , fa nostro il ” MOVIMENTO ” dei Magi che ” partirono , videro , entrarono…” , che ” si prostrarono e lo adorarono ” . Dacci il loro CORAGGIO ..il coraggio dei Magi che , davanti ad un bambino nella povertà , “APRIRONO I LORO SCRIGNI e gli OFFRIRONO…..”
Nel mio silenzio OGGI ho provato ad APRIRE IL MIO SCRIGNO e a OFFRIRGLI ….. Donaci la SPERANZA di una stella che ci precede nel nostro cammino verso TE E , quando siamo STANCHI , aiutaci a cercare e trovare il TUO RIPOSO ..il TUO e NON quello illusorio del ” mondo ” …aiutaci a sentirci TUOI .
“Uomo, non dire mai cosa avverrà domani, né se vedi altro felice, quanto tempo lo sarà,
ché neppure il volo ad ali distese della mosca sarà così veloce come IL MUTARE DELLE VICENDE UMANE”.
(Simonide di Ceo, 550-467 a.C.)
PARLAMI, O DIO, NEL MIO SILENZIO
(Henri J. M. Nouwen, A mani aperte)
O Dio,
parla con dolcezza nel mio silenzio
quando il chiasso dei rumori esteriori di ciò che mi circonda
e il chiasso dei rumori interiori delle mie paure
continuano ad allontanarmi da te,
aiutami a confidare che tu sei ancora qui
anche quando non riesco a udirti.
Dammi orecchi per ascoltare la tua sommessa,
dolce voce che dice:
“Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi,
e io vi darò riposo…
perché io sono mite ed umile di cuore”.
Che questa voce amorevole sia la mia guida.
SAREMO SAZIATI DALLA VISIONE DEL VERBO
Dai «Discorsi» di sant’Agostino
CHI POTRÀ MAI CONOSCERE TUTTI I TESORI DI SAPIENZA E DI SCIENZA CHE CRISTO RACCHIUDE IN SÉ, NASCOSTI NELLA POVERTÀ DELLA SUA CARNE? Le nostre conoscenze sono ora imperfette e incomplete, finché non venga il perfetto e il completo.
Infatti «noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2). Ma fino a quando questo non avvenga e non ci sia mostrato quello che ci appagherà, fino a quando non berremo a quella fonte di vita che ci farà sazi, mentre noi camminiamo nella fede, pellegrini lontani da lui, e abbiamo fame e sete di giustizia e aneliamo con indicibile desiderio alla bellezza di Cristo che si svelerà nella forma di Dio, celebriamo con devozione il Natale di Cristo nato nella forma di servo.. SE ANCORA NON SIAMO PREPARATI AL BANCHETTO DEL NOSTRO PADRE, RICONOSCIAMO IL PRESEPE DEL NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
Poesia di un bambino ASPERGER di 10 anni.
“Io sono originale. Sento le voci nell’aria. Vedo che tu non le senti e questo non è giusto.
Non voglio sentirmi triste.
Sono strano, io sono originale.
Mi comporto come se lo fossi anche tu.
MI SENTO COME UN BAMBINO NELLO SPAZIO.
Tocco le stelle e NON MI SENTO AL MIO POSTO.
Mi preoccupo di quello che pensano gli altri.
IO PIANGO QUANDO LA GENTE RIDE, mi fa sentire piccolo.
Sono strano, io sono originale.
Dico “mi sento come un naufrago”.
Sogno di un giorno in cui sarà tutto ok, cerco di TROVARE IL “MIO POSTO”.
Spero che un giorno ci riuscirò.
Sono strano, io sono originale”.
Anche il diario di un carcerato in semilibertà… può farci tanto bene per apprezzare anche le più piccole cose…tutto è grazia!Diario di un uomo ombra semilibero dopo un quarto di secolo
Ormai è un mese e mezzo che sono in regime di semilibertà: esco al mattino e rientro alla sera. Ho pensato di diffondere parzialmente questo diario che ho scritto per far conoscere le emozioni di chi esce dal carcere dopo un quarto di secolo. Vi auguro una buona lettura e un sorriso, questa volta fuori dalle sbarre… almeno fino a questa sera! Mi trovo nel “reparto semiliberi” del carcere di Perugia in attesa che mi preparino il programma di trattamento. Poi inizierò ad uscire al mattino e rientrerò in carcere alla sera. Sono stato assegnato in cella con un compagno che è in regime di articolo 21 O.P. (lavoro esterno).
La stanza è confortevole. Ci sono le sbarre, ma non assomiglia proprio alle celle dove sono stato rinchiuso finora, per un quarto di secolo. La struttura è fuori dal muro di cinta e dalla finestra vedo in lontananza passare le macchine, scorgo gli alberi e i prati. I miei occhi guardano in tutte le direzioni e non mi stanco mai di guardare il nuovo mondo che mi circonda. Ce l’ho fatta. Sono libero, almeno fino a questa sera.
Fuori dal carcere alzo la testa. Un vento freddo mi accarezza il viso. Il cuore mi batte all’impazzata e la testa mi scoppia di felicità. Assaporo l’odore della libertà, almeno fino a questa sera. È sera. Sono di nuovo dentro, ma il mio cuore è rimasto fuori. Spero di ritrovarlo domani mattina quando uscirò per una nuova giornata.
Sto imparando di nuovo a vivere. Sono riuscito a entrare in un bar, a ordinare un caffè e a pagare, tutto da solo. Dentro il locale mi sembrava di avere tutti gli occhi addosso, specialmente quando giravo il cucchiaino nella tazzina, forse perché l’ho girato troppo a lungo. Ma mi piaceva il rumore che faceva. È incredibile come sia cambiato il mondo che ho lasciato 26 anni fa. Le persone camminano parlando o muovendo il dito a testa bassa concentrate sui loro telefonini. Per fortuna i bambini non sono cambiati e i loro sorrisi mi ricordano che sono tornato nel mondo dei vivi. Non mi sembra ancora vero che da alcuni giorni posso uscire al mattino e rientrare alla sera; mi sto dando dello scemo che per un quarto di secolo ho vissuto convinto che nella vita non avrei avuto più speranza. Quando esco dal carcere è ancora buio ed è bellissimo vedere nascere la prima luce del giorno senza sbarre e muri di cinta intorno. Mi sento in paradiso e, alla sera, quando con il buio rientro in carcere, l’inferno mi fa meno paura. Oggi mi sono fatto una lunga passeggiata tra gli alberi. È bellissimo camminare senza fare avanti e indietro dopo pochi passi e non trovare nessun muro davanti o dietro di me.
Gli spazi aperti mi fanno girare la testa, forse perché sono stato circondato da quattro mura per troppi anni. E il mondo mi sembra troppo grande per i miei occhi e probabilmente anche per il mio cuore. Al mattino quando esco dal carcere, e prima di rientrare alla sera, parlo o mando dei messaggini ai miei nipotini. Penso con tristezza ai miei compagni in carcere che hanno una sola telefonata a settimana della durata di dieci minuti. Non capirò mai perché il carcere, oltre alla libertà, ti vuole togliere anche l’amore delle persone a cui vuoi bene.Ho deciso di continuare a scrivere questo diario anche da semilibero perché voglio che i “buoni” continuino a sapere cosa pensano, cosa sognano e come sopravvivono i prigionieri. E spero che alcuni di loro mettano in discussione le loro certezze.
Oggi pensavo a quanti reati si evirerebbero dando delle opportunità di riscatto ai prigionieri, ma purtroppo rieducare i detenuti non interessa quasi a nessuno. Sì, è vero, qualcuno forse commetterebbe ancora altro male, ma sono sicuro che in molti diventerebbero persone migliori.
Oggi riflettevo che, dopo un quarto di secolo scontato in carcere, conosco tutto delle nostre Patrie Galere, ma ben poco del mondo di fuori. Giorno dopo giorno mi sto accorgendo che non è facile ritornare a vivere, mi sento come un profugo in un paese straniero, perché mi mandano da un ufficio all’altro solo per avere una carta d’identità o una semplice tessera sanitaria. Le giornate fuori però volano, mentre in carcere invece non passavano mai. In un batter d’occhio, arriva sempre l’ora che devo rientrare in carcere. Per fortuna alla sera sono così stanco di emozioni e di felicità che mi addormento subito, con il sorriso sulle labbra. Mi sembra di vivere due vite diverse, una di giorno e l’altra di notte. E ogni mattina, quando esco dal carcere, sento il profumo dolce della libertà.
Oggi, per la prima volta, sono uscito dal carcere senza nessuno che mi attendesse fuori. Era ancora buio. C’era un freddo polare. Nessuna faccia amica. Per un attimo ho avuto un po’ di paura. Poi mi sono fatto coraggio. Sono andato alla fermata del pullman. Prima delle sette ho preso la corriera che mi ha portato alla stazione di Perugia. Ho fatto fatica a mettere nel verso giusto il biglietto della corsa dentro la macchinetta. E stavo andando nel panico perché mi sembrava che tutti osservassero me. Alla fine per fortuna ce l’ho fatta. Ho tirato un sospiro di sollievo. Poi ho preso l’altro pullman per Foligno. E alla fine sono arrivato alla Casa Famiglia di Bevagna della Comunità Papa Giovanni XXIII, orgoglioso di avere fatto il primo viaggio da solo dopo 26 anni di carcere. Nella Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII dove faccio volontariato ci sono alcuni bambini disabili e quando mi occupo di loro penso che questo sia il modo migliore per continuare a scontare la pena, per rimediare un po’ al male fatto, facendo del bene. I sorrisi di questi bambini fanno emergere in me il senso di colpa e mi fanno pensare a quanto nella mia vita sono stato cattivo. Oggi ho fatto una passeggiata a Bevagna con Paolo, un ragazzo non vedente di 13 anni. L’ho preso per mano, come facevo una vita fa con i miei figli, e siamo andati in giro per il piccolo paese. La cosa incredibile è che ad un certo punto io mi sono perso ed è stato lui che mi ha indicato la strada per ritornare alla macchina. Paolo è un ragazzo incredibile, di una intelligenza straordinaria e anche se non ha la vista, ha tutti gli altri sensi più sviluppati dei miei. E sto pensando che forse dopo tutti questi anni trascorsi in carcere sono più cieco io di lui.
Carmelo Musumeci
Gennaio 2017
http://www.carmelomusumeci.com
ALL’INIZIO DELL’ANNO CI FA BENE QUESTA PAGINA SULLA VERA AMICIZIA DI DUE SANTI: BASILIO E GREGORIO. UNA MERAVIGLIA….
UNA SOLA ANIMA… IN DUE CORPI
Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo.
Eravamo ad Atene, partiti dalla stessa patria, divisi, come il corso di un fiume, in diverse regioni per brama d’imparare, e di nuovo insieme, come per on accordo, ma in realtà per disposizione divina.
Allora non solo io mi sentivo preso da venerazione verso il mio grande Basilio per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi inducevo a fare altrettanto anche altri che ancora non lo conoscevano. Molti però già lo stimavano grandemente, avendolo ben conosciuto e ascoltato in precedenza. Che cosa ne seguiva? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che per studio arrivavano ad Atene, era considerato fuori dell’ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. Questo l’inizio della nostra amicizia; di qui l’incentivo al nostro stretto rapporto; così ci sentimmo presi da mutuo affetto. Quando, con il passare del tempo, ci manifestammo vicendevolmente le nostre intenzioni e capimmo che l’amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo, allora diventammo tutti e due l’uno per l’altro: compagni, commensali, fratelli. Aspiravamo a un medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale. Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice d’invidia; eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo. Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi. Se non si deve prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, perché realmente l’uno era nell’altro e con l’altro. L’occupazione e la brama unica per ambedue era la virtù, e vivere tesi alle future speranze e comportarci come se fossimo esuli da questo mondo, prima ancora d’essere usciti dalla presente vita. Tale era il nostro sogno. Ecco perché indirizzavamo la nostra vita e la nostra condotta sulla via dei comandamenti divini e ci animavamo a vicenda all’amore della virtù. Eravamo l’uno all’altro norma e regola per distinguere il bene dal male. E mentre altri ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, per noi invece era grande realtà e grande onore essere e chiamarci cristiani.
IL DIO BAMBINO NELLA STALLA
(Pavel Aleksandrovič Florenskij)
Quando il Dio-Bambino, che nelle sue manine teneva il mondo intero, le protese compassionevole alla Madre, TERRA CIELO SI FERMARONO IN SOMMA VENERAZIONE.
Quando colui che era venuto a scaldare con il suo amore tutte le creature assiderate dal freddo della morte si scaldava al fiato del bue e dell’asino legati nella stalla,ANCHE GLI ALBERI VEGLIAVANO.
“Coltivo una rosa mia bianca, sia pur nell’avversa stagione,
d’estate come d’inverno
per l’amico sincero che mi tende la mano fedele.
Per chi mi strappa crudele il cuore nel quale vivo,
né cardo né ortica coltivo:
COLTIVO UNA ROSA MIA BIANCA”
(J.M.)
…e se la nostra PACE dentro , stesse anche nella PERSEVERANZA E NEL CORAGGIO DI GUARDARE ALLE CONSOLAZIONI CHE LUI CI REGALA – anche nelle salite – e nel nostro rannicchiarci in esse ??…lasciandoci , come SEMI , abbracciare dalla TERRA ..anche se Fredda .
Se la nostra PACE dentro , stesse anche nel sentire che ,in qualche modo ,tutto ci può portare a sentirci sempre più SUOI ???…sentirci vigne abbracciate..
Buon cammino , perseverando…insieme
DOVE TERMINA L’ARCOBALENO (Richard Rive)
“Dove termina l’arcobaleno deve esserci un luogo, fratello,
dove si potrà cantare ogni genere di canzoni,
e noi canteremo insieme, fratello, tu ed io, anche se tu sei bianco e io non lo sono.
Sarà una canzone triste, fratello, perché non sappiamo come fa ed è difficile da imparare.
Ma possiamo riuscirci, fratello.
Non esiste una canzone nera.
Non esiste una canzone bianca.
Esiste solo musica, fratello.
Ed è musica quella che canteremo
dove termina l’ARCOBALENO”.
(Paolo VI)
“Per avere una vera pace, bisogna darle un’anima.
Anima della pace è l’amore”
Davvero, la PACE è il dono più grande; specialmente la “pace interiore” che solo Gesù può …donare.
Io trascrivo gli “auguri di PACE” di Don Tonino Bello e spero che il mio augurio possa giungere a tutti gli amici di Villa S. Biagio.
” Vi auguro un’oasi di pace!
La strada vi venga sempre dinanzi
e il vento vi soffi alle spalle
e il sorriso brilli sempre sul vostro volto
e la rugiada bagni sempre l’erba
su cui poggiate i passi.
E il pianto che spunta
sui vostri occhi
sia solo pianto di felicità.
E qualora dovesse trattarsi
di lacrime di amarezza e di dolore,
ci sia sempre qualcuno
pronto ad asciugarvele.
Il Sole entri a brillare
prepotentemente nella vostra casa,
a portare tanta luce,
tanta speranza e tanto calore.”
D.Tonino Bello
BUON ANNO 2017 a tutti!
A.M.A.