D O N O R I O N E EBBE LA TEMPRA E IL CUORE DELL’ APOSTOLO PAOLO
- AVEVA UN GRANDE E FATTIVO AMORE ALLA SUA TERRA, come ben risulta, fra mille testimonianze, da questa lettera scritta al suo VESCOVO IL 15 DIC. 1921 DA RIO DE JANEIRO: “Mio caro e venerato padre in Gesù Cristo, ARCIVESCOVO MI HA DATO UNA PARROCCHIA AL BRAZ che è il quartiere più popolato dai NOSTRI EMIGRATI: Apriremo scuole: apriremo, un vero segretariato e ufficio di lavoro, e UNA CASA OPERAIA ITALIANA, che sarà la vera Casa del popolo; vi sarà attigua UNA BELLA CHIESA DI STILE ITALIANO, andranno uniti: DIO E POPOLO. POVERI EMIGRATI! POVERI NOSTRI FRATELLI ITALIANI! CHE SONO A S. PAOLO, SONO PIÙ DI 300mila … TUTTO SANGUE ITALIANO!”
- RIPRENDE IL DISCORSO, qualche giorno dopo, esprimendo la sua forza di volontà nel continuare il lavoro nonostante le non buone condizioni di salute: “È LA PRIMA LETTERA CHE SCRIVO in quest’alba del I GENNAJO. Molto avrei voluto scriverle in questi passati giorni, ma non ho potuto lavorare… Male, veramente non sono mai stato, solo una o due notti un po’ così: MI RINCRESCEVA MORIRE LONTANO DA TORTONA, lontano dai miei PRIMI ORFANI E DAI MIEI PRIMI SACERDOTI MA POI MI SONO RIPRESO.
- MA SONO UN BIFOLCO DELLE OSSA DURE; e mi sto preparando ad aprire LA CASA IN S. PAOLO, in 4 o 5 giorni di mare e sono là. SONO PASSI CHE I MIEI IN ITALIA NON CAPISCONO, IO PURE NON CAPISCO CHE POCO DI CIÒ CHE STO FACENDO, E CHE MI VA SUCCEDENDO QUI. CERCO DI PREGARE…” (45,183).
Cerca, come S. Paolo, di farsi vicino ai fratelli tentando di ESPRIMERSI NELLA LORO LINGUA e RACCOMANDANDO AGLI ALTRI DI FARE ALTRETTANTO.
- SI RAMMARICA DI NON POTER ANCORA SCRIVERE IN PORTOGHESE. Eppure abbozza qualche frase, anche se incerta: “mo padre, Le chiedo scusa di scriverLe in lingua italiana poiché sono receioso de expressarmi num idioma, em que son hospede Ma i progressi sono rapidi. In una lettera a Don Montagna può dire: “TI RINGRAZIO, CARO DON MONTAGNA, per le preghiere che fate per me ANCH’IO ORA PREDICO IN PORTOGHESE, E GIÀ HO FATTO 3 VANGELI E IL CATECHISMO a un 100 ragazzi” Ho chiesto Stanislao perché con uno che sa INGLESE E TEDESCO, rialzo il morale dell’istituto. qui tutti sanno il FRANCESE E L’INGLESE. QUI si è nulli, se non si sa la lingua da poter insegnare in classe.
+++ RICCO DELLA SUA ESPERIENZA, può raccomandare a un sacerdote: “CARO DON… sono lieto di saperti in buona salute…Ti raccomanderei molto lo studio della lingua portoghese: NON PARLARE ITALIANO SE PRIMA NON SAI IL PORTOGHESE” . Anche per una immagine della Madonna “Mater Dei”, vuole la dicitura in diverse lingue: “ Sotto le Immagini si metta QUESTA DICITURA: MATER DEI, LA MADRE DI DIO, IN TRE LINGUE, o anche in quattro, la quarta sia spagnolo, portoghese, o francese, o tedesco, o polacco” (15,109).
- TEMPRA, COME FORZA DI VOLONTÀ Siamo nel secondo viaggio di Paolo. Pochi giorni prima aveva dovuto a fatica trattenere alcuni dall’offrire sacrifici in suo onore. Ecco il cambiamento: “ Ma giunsero da Antiochia e da Icònio alcuni Giudei, ESSI PRESERO PAOLO A SASSATE e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città”. Con una forza di volontà che stupisce, IL GIORNO DOPO PARTÌ CON BARNABA ALLA VOLTA DI DERBE” (at 14,19).
- SCENA ANALOGA A FILIPPI. La folla insorge e i magistrati, “fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli CARICATI DI COLPI, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia.. Paolo dimostra, anche in questo caso, la sua “tempra” nell’affrontare le prove con gioia. VERSO MEZZANOTTE PAOLO E SILA, CANTAVANO INNI A DIO, MENTRE I CARCERATI STAVANO AD ASCOLTARLI.”
- MA LA SUA TEMPRA EMERGE ANCHE NELLA RICHIESTA DI RISPETTO per sé e per il compagno, fino al punto di esigere pubbliche scuse: “ Ma Paolo disse alle guardie: “CI HANNO PERCOSSO IN PUBBLICO e senza processo, sebbene siamo CITTADINI ROMANI, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di NASCOSTO? NO DAVVERO! VENGANO DI PERSONA A CONDURCI FUORI!”. E COSÌ FU, CON TANTO DI SCUSE: “ VENNERO E SI SCUSARONO CON LORO; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città” (At 16, 37).
v DON ORIONE, SPERIMENTÒ LA FATICA. Sia accompagnando la mamma a spigolare, sia facendosi PICCOLO SELCIATORE CON SUO PADRE. Fatto adulto, continuò a dare alla sua vita UN RITMO DI LAVORO IMPRESSIONANTE.
Scrivendo a un confratello rivela “Non ho bisogno di sciupare le mie ultime energie, nel tirarvi avanti… Io non voglio delle statue in Congregazione, ma dei vivi …CHARITAS CHRISTI URGET NOS! ANIMO, O FIGLI MIEI!
- PADRE C. MI SCRIVE UNA BRUTTA CARTA, DICE CHE NON SA TENERE QUEI 5 RAGAZZI. SON COSE CHE SI DOVREBBE AVERE IL PUDORE, E AVER VERGOGNA A SCRIVERMELE. IO DI 64 ANNI GIÀ STANCO di lavoro, faccio 400 KM. SABATO, PER FAR UN DISCORSO A MAR DEL PLATA domenica, e lunedì già son tornato qui al lavoro! Come mai un Figlio della Div. Provv.za non SENTE VERGUENZA A SCRIVERMI CERTE COSE?” (29,269).
- PER QUANTO RIGUARDA LA DIFESA della sua dignità di uomo e di sacerdote, basti solo un cenno alla nota calunnia che gli procurò indicibili SOFFERENZE. Scriveva il 16 ottobre 1934 al suo vescovo Mons. Pietro Grassi
“MIO BUON PADRE IN GESÙ CRISTO. non sono più venuto a rivederla, perché non avrei saputo resistere SENZA PIANGERE, VEDENDOLA su codesto letto… Sa, Eccellenza, chi pregherà per lei DOPO LA SUA MORTE? I POVERI FIGLI DELLA DIVINA PROVVIDENZA! LA SUPPLICO umilmente in GESÙ CRISTO E NELLA SANTA MADONNA di NON VOLER MORIRE COSÌ. ELLA SA che si è tentato coprirmi di fango, e di qual fango! È da 4 anni che io sto aspettando UNA PAROLA DAL MIO VESCOVO, DI DIFESA… HO SEMPRE TACIUTO, ho sofferto e pregato; ma non sono di pietra; SI TRATTA DEL BUON NOME E DI CIÒ CHE UN SACERDOTE DEVE AVERE PIÙ CARO: IL SUO ONORE. O MIO CARO VESCOVO E PADRE, vi supplico di non lasciare le cose così, DI NON VOLER MORIRE COSÌ…
+++RISONANZE: UNA DELLE PAGINE DI D. ORIONE PIÙ BELLE E … SOFFERTE… che ne dite, amici? DV 3338890862 SITO: www.doncincenzoalesiani.it …………………………………………………………………………………………………………………………………………………