+ CHE COSA NE SEGUIVA? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che PER STUDIO ARRIVAVANO AD ATENE, era considerato fuori dell’ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. QUESTO L’INIZIO DELLA NOSTRA AMICIZIA; DI QUI L’INCENTIVO AL NOSTRO STRETTO RAPPORTO; COSÌ CI SENTIMMO PRESI DA MUTUO AFFETTO.
+ QUANDO, CON IL PASSARE DEL TEMPO, ci manifestammo vicendevolmente le nostre intenzioni e capimmo che l’amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo, allora DIVENTAMMO TUTTI E DUE L’UNO PER L’ALTRO: COMPAGNI, COMMENSALI, FRATELLI. Aspiravamo a un medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale.
+ CI GUIDAVA LA STESSA ANSIA DI SAPERE, COSA FRA TUTTE ECCITATRICE D’INVIDIA; eppure fra noi NESSUNA INVIDIA, SI APPREZZAVA INVECE L’EMULAZIONE. QUESTA ERA LA NOSTRA GARA: NON CHI FOSSE IL PRIMO, MA CHI PERMETTESSE ALL’ALTRO DI ESSERLO.
- SEMBRAVA CHE AVESSIMO UN’UNICA ANIMA IN DUE CORPI. Se non si deve assolutamente prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, PERCHÉ REALMENTE L’UNO ERA NELL’ALTRO E CON L’ALTRO. L’OCCUPAZIONE E LA BRAMA UNICA PER AMBEDUE ERA LA VIRTÙ, E VIVERE TESI ALLE FUTURE SPERANZE E COMPORTARCI COME SE FOSSIMO ESULI DA QUESTO MONDO, prima ancora d’essere usciti dalla presente vita. Tale era il nostro sogno. Ecco perché indirizzavamo la nostra vita e la nostra condotta sulla VIA DEI COMANDAMENTI DIVINI e ci animavamo a vicenda all’amore della virtù.