L’INCIDENTE DI MESTRE… EPPURE SIAMO FIGLI, MAI POLVERE Marina Corradi mercoledì 4 ottobre 2023
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- NON ERA UN LUNGO VIAGGIO. Solo una corsa da Venezia a Mestre, una manciata di chilometri. Bus nuovo, autista esperto. Non pioveva, non c’era nebbia. Il più garantito dei tragitti. E forse i turisti su quella navetta, stanchi di una bella giornata sugli smartphone guardavano le foto scattate, le inviavano agli amici, che rispondevano: VENEZIA, NEL SOLE DI UN AUTUNNO MITE.
- MA DI COLPO, SPAVENTOSO, LO SCHIANTO, il bus che precipita per 15 metri da un viadotto, il tetto del mezzo che schiaccia i passeggeri nell’acciaio. Fumo, fuoco, gente che accorre dalle case, impotente: «Dove sono i pompieri? I xe 50 che stanno morendo», grida un uomo in dialetto, e quasi piange. Arrivano, i soccorsi, a sirene spiegate, da tutta la provincia, MA PER MOLTI È TARDI. … Cosa sia stato, ancora non sappiamo. Un malore dell’autista, un uomo forte e appena quarantenne, da un’ora montato in servizio?
- DI QUELLA CHE ERA UNA NAVETTA NUOVA DI ZECCA resta, là sotto, un groviglio di lamiere e ingranaggi scomposti. Ed era il viaggio più “garantito” che si possa immaginare. Non apre in noi, questa immagine, una lacerazione? Quanti viaggi facciamo ogni giorno, e ben più lunghi, in aereo, in auto a 130 all’ora fra i Tir; e quanti ne fanno i nostri figli, magari in moto, e a quale velocità. Ci Pensano le madri e i padri a tarda notte, non riuscendo a dormire finché “LUI” O “LEI” NON TORNANO.
- QUANTO ASFALTO, QUANTI CHILOMETRI percorriamo ogni giorno. Andiamo, ritorniamo, tutto bene. Annoiano i ragazzi le paure delle madri: «Dai mamma, sono 30 KM, la strada la so a memoria». Certo anche l’autista di Mestre sapeva la sua strada a memoria. Eppure, in un attimo, ogni certezza annientata e LA MORTE CHE FALCIA 21 uomini e donne e bambini che lieti tornavano da Venezia. Scuola, lavoro, famiglia. Bollette, soldi che non bastano. Nella bolla della vita di tutti i giorni le vicende scorrono, belle o dure ma siamo qui, OGNI MATTINA VEDIAMO IL SOLE!!!
- POI UNA NOTTE SI SPALANCA quella ferita assurda: uomini e donne come noi, chiamati a un appello improvviso. Loro e non noi, loro e non quei 4 RAGAZZI TEDESCHI che, arrivati in ritardo, hanno perso la corsa. Sulla sciagura di Mestre, come su ogni tragedia inaspettata, incombe UNA DOMANDA SENZA RISPOSTA. SIAMO DI FRONTE AL MISTERO. E ci sgomenta la carcassa di un bus con le ruote per aria, PERCHÉ CI DICE CHE LA VITA IN REALTÀ NON CI APPARTIENE.
- MA, NON RIPETONO GLI INFLUENCER, i campioni, i ricchi, che LA VITA È SOLO NELLE NOSTRE MANI? Che tutto sta nel credere in noi stessi, nel progettare e costruire ciò che vogliamo? E allora com’è che QUESTA VITA “NOSTRA” CI VIENE TOLTA IN UN SECONDO, in circostanze anche assurde, e UNO VIENE CHIAMATO E L’ALTRO, PER POCHI ATTIMI, È SALVO? Lacera, la crepa aperta sotto un ponte di Mestre, perché ci rivela impotenti e PADRONI, in verità, DI NIENTE. Quei rottami, quei morti: UNO SCHIAFFO che fa tremare superficiali presunzioni…
- QUALCUNO PENSA A UN FATO CIECO. Molti si pongono domande senza risposta. Alcuni pregano, in silenzio, come il PATRIARCA DI VENEZIA, accorso subito sotto quel viadotto. Viviamo una vita che NON CI SIAMO DATA, e che ci può in ogni istante ESSERE TOLTA. Ti chiedi però come si fa, senza alcun Dio, ad accettare di ESSERE SOLO POLVERE. Ma ogni morte torna a interrogarci. Forse solo LA VECCHIAIA stana da questa distrazione, quando “LEI” si fa prossima e inevitabile. Allora ci arrendiamo e ci sappiamo UOMINI cioè, FIGLI: E dunque mai…POLVERE!
- SI MI RISENTO IN QUESTE ULTIME PAROLE E MI CONFORTA TANTO CHE NON SIAMO SOLO …POLVERE MA…FIGLI. CHE NE DITE, AMICI? DV 3338890862 SITO: www.donvincenzoalesiani.it ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………