L’IGNORANZA DELLE SCRITTURE È IGNORANZA DI CRISTO
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- Adempio al mio dovere, ubbidendo al comando di Cristo: «SCRUTATE LE SCRITTURE» (Gv 5, 39), Se, infatti, al dire dell’apostolo Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. IGNORARE LE SCRITTURE SIGNIFICA IGNORARE CRISTO. Perciò voglio imitare il padre di famiglia, che dal suo tesoro sa trarre cose nuove e vecchie, e così anche la Sposa, che nel Cantico dei Cantici dice: O mio diletto, ho serbato per te il nuovo e il vecchio (cfr. Ct 7, 14 volg.).
- INTENDO perciò esporre il profeta ISAIA modo da presentarlo non solo come profeta, ma anche come evangelista e apostolo. egli infatti ha detto anche di sé quello che dice degli altri evangelisti: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace» (Is 52, 7). E Dio rivolge a lui, come a un apostolo, la domanda: chi manderò, e chi andrà da questo popolo? ed egli risponde: ECCOMI, MANDA ME (cfr. is 6, 8).
- Effettivamente nel libro di Isaia troviamo che il Signore viene predetto come l’Emmanuele nato dalla Vergine, come autore di miracoli e di segni grandiosi, come morto e sepolto, risorto dagli inferi e salvatore di tutte le genti. Si tratta di misteri che, come tali, restano chiusi e incomprensibili ai profani, ma aperti e chiari ai profeti. Alle loro orecchie non arrivavano soltanto le vibrazioni della voce, ma la stessa parola di Dio che parlava nel loro animo.
- Lo afferma qualcuno di loro con espressioni come: L’ANGELO PARLAVA IN ME E: Lo Spirito «Grida nei nostri cuori: ABBÀ, PADRE» (Gal 4,6), e ancora: «ASCOLTERÒ CHE COSA DICE DIO, IL SIGNORE»(sal 84).
- Ben prima di diventare un sapiente e stimato esegeta, brillante consigliere di nobildonne dell’alta società romana, Girolamo aveva tentato un periodo di vita da eremita in una grotta del deserto di Giuda. Con la presunzione tipica dell’età, il giovane Girolamo si era dedicato con ardore alle molteplici forme di ASCESI in uso tra i monaci. Ma i risultati si facevano attendere:
- MENTRE GIROLAMO si arrovellava il cervello, notò all’improvviso UN CROCIFISSO che era comparso tra i rami secchi di un albero. GIROLAMO SI GETTO’ A TERRA e si percosse il petto con gesto solenne e vigoroso. E’ in questa posizione umile e supplicante che lo raffigura la maggior parte dei pittori. Subito Gesù rompe il silenzio e si rivolge a Girolamo dall’alto della croce: «GIROLAMO COS’HAI DA DARMI?». Girolamo aveva un sacco di cose da offrire a Gesù: «Naturalmente, Signore: i miei digiuni, la fame, la sete. MANGIO SOLO al tramonto del sole!» Di nuovo Gesù risponde: «Ottimo Girolamo, ti ringrazio. Lo so, hai fatto del tuo meglio. MA HAI ANCORA Altro DA DARMI?»
- GIROLAMO ripensa a cosa potrebbe ancora offrire a Gesù. Ecco allora LE VEGLIE, la lunga recita dei SALMI, LO STUDIO assiduo giorno e notte della BIBBIA, il CELIBATO nel quale si impegnava con più o meno successo, la povertà, gli imprevisti che si sforzava di accogliere senza brontolare e infine il caldo di giorno e il freddo di notte. Ad ogni offerta, Gesù si complimenta e lo ringrazia. Ma ad ogni offerta con un sorriso astuto sulle labbra, lo incalza ancora e gli chiede:
- «GIROLAMO, HAI QUALCOS’ALTRO DA DARMI?» Alla fine, dopo che Girolamo ha enumerato tutte le cose buone che ricorda e siccome Gesù gli pone la stessa domanda, e non sapendo più a che santo votarsi, finisce per balbettare: «SIGNORE TI HO DATO GIA’ TUTTO, non mi resta davvero più niente!». Allora un grande silenzio piomba nella grotta e fino alle estremità del deserto di Giuda; Gesù replica un’ultima volta: «Eppure Girolamo hai dimenticato una cosa DAMMI ANCHE I TUOI PECCATI AFFINCHÉ POSSA PERDONARTELI…».
- GRAZIE, SIGNORE… DILLO ANCHE A ME… A NOI TUTTI…DV 3338890862 SITO: www.donvincenzoalesiani.it