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«CARO DON LORENZO, FRATELLO MIO»
MONS. BATTAGLIA SCRIVE UNA LETTERA, A CUORE APERTO, AL PRIORE DI BARBIANA:
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CARO DON LORENZO, FRATELLO MIO, prima di ogni cosa permettimi questa confidenza. Potrei darti semplicemente del “don” come fanno i ragazzi oggi con noi preti quando non se la sentono di chiamarci solo per nome; non ti nascondo che quando ero in comunità questa cosa con i miei ragazzi mi dava la sensazione di una distanza spesso imbarazzante, ed invece ti sento troppo vicino per farlo anche io con te.
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POTREI CHIAMARTI “PRIORE”, come facevano i tuoi ragazzi a Barbiana, ma mi sentirei quasi irrispettoso di quel privilegio che invece toccò esclusivamente a loro. POTREI ALLORA CHIAMARTI “MAESTRO”, per l’intuizione di quella tua scuola, quel metodo educativo….Io invece TI SENTO FRATELLO, per il ministero sacerdotale che ci accomuna, ma soprattutto perché nella mia vita di PRETE E DI VESCOVO non c’è stato un solo momento nel quale non ti abbia citato, NON MI SIA FATTO GUIDARE DAL TUO PENSIERO … E anzi oserei dire … un fratello “minore”, perché andandotene via così presto sei rimasto in fondo NNE per sempre, e quando vedo i miei preti poco più che quarantenni, e avanti a loro un ministero tutto da vivere, non posso non pensare a te che a quell’età avevi dato già così tanto al mondo e alla Chiesa.
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SE IL MIO MINISTERO SACERDOTALE, prima da prete e oggi come vescovo, l’ho vissuto e lo vivo cercando di farmi PONTE TRA IL CIELO E LA TERRA, tra il dolore degli uomini e la tenerezza misteriosa di Dio, io lo devo anche a quelle tue parole che mi hanno accompagnato sin dagli anni del seminario quando iniziai a capire che il vangelo: è la fragilità di un Dio che in Gesù di Nazareth si è impastato con la fatica degli uomini.
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«A CHE SERVE AVERE LE MANI PULITE se si tengono in tasca»: la prima volta che le lessi fu una folgorazione. Mi sono ritrovato a ripetere queste tue parole, come un rosario doloroso, ogni volta che la vita mi ha fatto incontrare GIOVANI distrutti dalla droga, RAGAZZE troppo bambine per essere mamme, e MAMME con troppe lacrime a rigar loro i volti per i tanti figli strappati dalla vita. E io lì, davanti a loro, a pensare che non potevo far finta di niente, che non potevo tenere le mani in tasca, che in quelle ferite mi ci dovevo immergere.
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ORA CAPISCO COSA VOLEVI DIRE quando affermavi di essere in debito nei confronti dei tuoi ragazzi: «Quello che loro credevano di stare imparando da me – ripetevi – sono io che l’ho imparato da loro. Io ho insegnato loro solo a esprimersi mentre loro mi hanno insegnato a vivere». È vero, fratello mio, sono loro che mi hanno insegnato a vivere, i tanti divorati da esistenze al limite, e quelli i cui passi sono appesantiti sotto sensi di colpa grandi come macigni:
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CARLO CHE HA DUE FIGLI e che la moglie ha cacciato di casa finché non capisce che non sarà certamente l’alcol a restituirgli il lavoro che ha perso; CONCETTA che dinanzi alla notizia di un figlio paraplegico si è caricata sulle spalle anche la depressione del marito …CIRO che ha appena 17 anni ma quel che basta per decidere di tagliare con il padre se continua ad avere come famiglia un clan criminale.
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CARO DON LORENZO, È QUESTO IL SEMINARIO nel quale mi sono formato, la scuola alla quale cerco di andare ogni giorno, L’I CAREche è stato il motto della tua vita io l’ho sempre vissuto come la sintesi più affascinante di quel vangelo alla cui causa ho votato la mia esistenza: mi riguarda, mi sta a cuore. Penso che questa parola in fondo sia la sintesi del vangelo, e penso che se Gesù avesse saputo L’INGLESE l’avrebbe pronunciata anche lui dinanzi ai lebbrosi, ai ciechi, ai pubblicani, alle prostitute, a tutta quell’umanità dolente. Certo, non senza fatica, e tu lo sai benissimo perché anche tu lo hai vissuto sulla tua pelle. DI QUESTE PAROLE, DON LORENZO, NE ABBIAMO TANTO BISOGNO. TUO MIMMO, FRATELLO PRIMA CHE VESCOVO.
- RISONANZE: queste ultime righe mi fanno tanto bene… davvero di parole cosi, ne abbiamo tanto bisogno…che ne dite, amici? dv 3338890862 sito: www.donvincenzoalesiani.it————-———————–
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