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DOMENICA 14 MAGGIO 2023 FESTA DELLA…MAMMA ! Cari Amici… nel contesto del MESE DI MAGGIO ci sta proprio bene la FESTA DELLA MAMMA… Ecco qualche pensiero che offro come augurio grato a tutte le DONNE-MADRI-SORELLE che il Signore mi ha fatto incontrare nella vita.
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DIO È PADRE E… MADRE: “ Voi sarete allattati e portati in braccio, sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò” Is 66,10
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GIOVANNI PAOLO I durante l’Angelus il 10 sett. 1978, disse: « Noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile: DIO È PAPÀ, PIÙ ANCORA È MADRE»
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REMBRANDT: Nel suo dipinto più famoso(il ritorno del Figliol prodigo) le mani del Padre sono una maschile e l’altra femminile a significare che DIO È PADRE E… MADRE!!!
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MARIA, CUORE DI MADRE: Nell’orizzonte cristiano “LA DONNA-MADRE” per eccellenza è Maria. A Lei, Gesù affidò ciascuno di noi, perché ci custodisse come MADRE:“DONNA, ECCO IL TUO FIGLIO” In questa festa della mamma vorrei riposare nel ricordo del volto dolce di mia madre e nella contemplazione del CUORE DI MARIA
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CUORE DISPONIBILE: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. (Lc.1,38)
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CUORE CONTEMPLATIVO: Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore ( Lc. 2,19)
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CUORE PIENO DI SPIRITO SANTO: “Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, CON MARIA, la madre di Gesù… Ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo. (Atti 1,14; 2,4)
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GIOVANNI PAOLO II: “LETTERA ALLE DONNE”:
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“GRAZIE A TE, DONNA-MADRE che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica.
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GRAZIE A TE, DONNA-SPOSA che unisci il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono
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“GRAZIE A TE, DONNA-MADRE che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di una esperienza unica…
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GRAZIE A TE, DONNA-CONSACRATA che sull’esempio della madre di Cristo, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio
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S. LUIGI ORIONE: Le nostre madri passano, muoiono. Maria Madre delle madri nostre è la grande Madre che non muore. Maria vive e resta, perchè Dio vuole che tutte le generazioni la sentano e l’abbiamo per madre.
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“QUELLA POVERA VECCHIA CONTADINA DI MIA MADRE si alzava alle 3 di notte e via a lavorare, e pareva sempre un fuso che andasse, e sempre faceva e s’industriava e faceva da donna e, con i suoi figli, sapeva fare anche da uomo, perché nostro padre era lontano, a lavorare sul Monferrato: batteva il falcetto per fare l’erba, e lo affilava essa, senza portarlo all’arrotino; faceva la tela con canapa filata da essa; e i miei fratelli si divisero tante lenzuola, tanta bella biancheria, povera mia madre! Teneva da conto fin i coltelli rotti. Non correva a comperare, se proprio non poteva farne a meno; e, quando è morta, le abbiamo ancora messo il suo vestito da sposa, dopo 51 anni che si era sposata: se l’era fatto tingere in nero, e faceva ancora la sua più bella figura, ed era il suo vestito più bello!””
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QUANDO SI RIPOSA UNA MAMMA? Solo quando avrà ottenuto il perdono da Dio per i suoi figli
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LA MADRE (G. Ungaretti) E il cuore quando d’un ultimo battito, Avrà fatto cadere il muro d’ombra, Per condurmi, Madre, sino al Signore, Come una volta MI DARAI LA MANO. In ginocchio, decisa, Sarai una statua di fronte all’Eterno, Come già ti vedeva Quando eri ancora in vita. ALZERAI TREMANTE LE VECCHIE BRACCIA, Come quando spirasti Dicendo: MIO DIO, ECCOMI!. E SOLO QUANDO M’AVRA’ PERDONATO… Ti verrà desiderio di GUARDARMI. Ricorderai d’avermi atteso tanto, E avrai negli occhi UN RAPIDO SOSPIRO.
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DV 3338890862 SITO: www.donvincenzoalesiani.it—————————————————————————————————————————————————————————————-
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LA MADRE – Pablo Neruda
La madre, eccola che arriva con zoccoli di legno.
Ieri notte soffiò il vento del polo,
si sfondarono i tetti, crollarono i muri e i ponti,
l’intera notte ringhiò con i suoi puma,
ed ora, nel mattino del sole freddo, arriva la mia madre,
dolce come la timida freschezza del sole delle terre tempestose,
lanternina minuta che si spegne e si riaccende
perché tutti distinguano il sentiero.
Oh, dolce madre
– mai avrei potuto dire matrigna –
ora la mia bocca trema a definirti,
perché appena fui in grado di capire
vidi la bontà vestita di miseri stracci scuri,
la santità più utile:
quella dell’acqua e della farina,
e questo fosti: la vita ti fece pane
e lì ti consumammo nei lunghi inverni desolati
con la pioggia che grondava dentro la casa
e la tua ubiqua umiltà sgranava l’aspro cereale della miseria
come se andasse spartendo un fiume di diamanti.
Ahi, mamma, come avrei potuto
vivere senza ricordarti ad ogni mio istante?
Non è possibile.
Io porto il tuo Marverde nel mio sangue,
il cognome di quelle dolci mani
che ritagliarono da un sacco di farina le braghette della mia infanzia,
colei che cucinò, stirò, lavò, seminò, calmò la febbre,
E, quando ebbe fatto tutto
ed io ormai potevo reggermi saldamente sulle mie gambe,
si ritirò,
cortese, schiva, nella piccola bara
dove per la prima volta se ne rimase oziosa
sotto la dura pioggia di Temuco.