LE POCHE COSE CHE CONTANO
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Il cantautore romano dal palco di Recanati, fa il punto sullo stato della musica italiana e rilancia i messaggi forti del suo scrigno “Happy Next”
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«Ti sei mai guardato dentro?
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Ti sei mai chiesto del tuo desiderio profondo?
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La nostalgia che si nasconde in te, cosa ti abita? Tre Interrogativi fondamentali, quanto mai attuali.
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DA RECANATI, PATRIA DI GIACOMO LEOPARDI, viene naturale pensare al rapporto tra musica e letteratura.
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Anno 2007. Il mio primo approccio con la Storia è avvenuto dal rapporto bello che avevo con MIO NONNO: un uomo dalla vita piena di sorprese. AVEVA FATTO LA CAMPAGNA DI RUSSIA, ma preferiva non parlarne, era un dolore troppo forte per ricordare.
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LA STORIA SI RIPETE, CON I RUSSI INVASORI e i bombardamenti orditi da Putin. È uno scenario quotidiano atroce che mi lascia impotente davanti a certe immagini e mi crea forti sensi di colpa. In questi giorni mi sono chiesto spesso: come possiamo continuare a salire su un palco e cantare facendo finta di niente? Sarò grato in eterno a FRANCO BATTIATO che mi ha insegnato che la musica va oltre il semplice intrattenimento.
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FRANCO HA SCRITTO canzoni che sono “PREGHIERE” . Ad unirci c’è la sua meravigliosa LA CURA che si lega alla mia ABBI CURA DI ME.
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ULTIMA PAROLA IN RICERCA DELLA FELICITÀ È «NOI» Amara canta: «Noi siamo il senso, la ragione, siamo il dubbio, l’incertezza, la verità, la consapevolezza, noi SIAMO TUTTO E SIAMO NIENTE».
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OGNUNO DI NOI partendo dalla sua realtà può e deve fare qualcosa, in questo momento storico. La leggenda africana del “COLIBRÌ” ci dice che ANCHE UN UCCELLINO trasportando nel becco quel po’ d’acqua del lago per spegnere l’incendio è CONSAPEVOLE DI ESSERE UTILE. Al Leone che lo vuole sminuire rivendica con orgoglio: «IO FACCIO LA MIA PARTE». Questo è un tempo in cui servono STORMI DI COLIBRÌ. Per trovare un pò di pace, OGNUNO INIZI A SEGUIRE IL SUO SENTIERO.
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RISONANZE: Possiamo onestamente dire anche noi nel nostro piccolo: «IO FACCIO LA MIA PARTE».? ————————–————————————donalesiani@gmail.com
A proposito de: IL COLIBRI’ (Antica leggenda africana)
Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà.
Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì.
Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d’acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.
Il colibrì, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: «Cosa stai facendo?». L’uccellino gli rispose: «Cerco di spegnere l’incendio!».
Il leone si mise a ridere: «Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?» e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l’uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua.
A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco.
Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme.
Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d’animale si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume.
Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell’aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco.
A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l’arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio poteva dirsi ormai domato.
Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco.
Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: «Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che insieme si può spegnere un grande incendio. D’ora in poi tu diventerai il simbolo del nostro impegno a costruire un mondo migliore, dove ci sia posto per tutti, la violenza sia bandita, la parola guerra cancellata, la morte per fame solo un brutto ricordo».