Cari amici, dopo una settimana di “silenzio” a causa di una visita ai miei fratelli in condizioni di salute molto precarie… rieccomi a voi per riflettere un poco insieme su situazioni di vita quotidiana… Siamo tutti contenti per l’Italia che ha vinto… ma ci sono situazioni di vita ordinaria che ci fanno pensare… Eccone una fra le tante. E il fatto che i due sposi protagonisti portino uno il mio nome e l’altra quello della mia cara mamma… mi ha particolarmente interessato. fraternamente dv
«È ANDATA IN PARADISO… ABBRONZATA»
- VINCENZO Casella ha quarant’anni e fa l’avvocato. Nel 2000 sposa FRANCESCA Pedrazzini, insegnante di diritto. Insieme hanno tre figli: Cecilia di 11 anni, Carlo di 8 e Sofia di 4. Il 23 agosto del 2012 Francesca muore per un cancro, una ricaduta grave e improvvisa di una malattia diagnosticatale due anni e mezzo prima. Trenta mesi fatti di angoscia
- «PER ME MA PIÙ CHE ALTRO PER MIO MARITO, i miei figli, la mia famiglia ed è una cosa che non riesco a vincere» ha scritto in una mail), ma soprattutto di certezza: «LEI HA DETTO DI SÌ, SI È ABBANDONATA A GESÙ» dice il marito. Dalla sua storia, che continua a trasformare le persone che la incontrano, è nato il libro “IO NON HO PAURA”,
- «È ANDATA IN PARADISO ABBRONZATA» ama ripetere il marito. «Eravamo tornati dalle vacanze al mare in Grecia, nonostante le cure massacranti Francesca voleva godersi la sua famiglia». Vincenzo ricorda quei momenti ancora pieno di stupore: senza dubbio è la cosa più bella che gli sia capitata nella vita.
- «UN MIRACOLO CHE NON TI TOGLI PIÙ DI DOSSO» «Quando i medici mi hanno detto che le rimanevano pochi giorni di vita sono caduto in uno stato di angoscia pazzesca. Sono stati due giorni di paura. Non ce la facevo a dirglielo, temevo che sarebbe crollata. E io con lei. Mentre mi arrovellavo per trovare le parole giuste, lei mi guarda e mi dice:
- «VINCE’, VIENI QUI». Mi siedo. «Guarda devi stare tranquillo» continua lei. «IO SONO CONTENTA. SONO IN PACE. SONO CERTA DI GESÙ. IO NON HO PAURA. ANZI SONO ELETTRIZZATA E CURIOSA DI VEDERE QUELLO CHE SUCCEDERÀ».
- FRANCESCA È UN FIUME DI VITA: chiede di essere seppellita a Chiaravalle, raccomanda che la figlia venga iscritta alle scuole medie, chiede di parlare a tu per tu con ogni membro della famiglia. «Io ero lì a guardarla con gli occhi spalancati e senza parole», continua Vincenzo. Quindici minuti ciascuno, per spiegare ai bambini quello che stava succedendo: «GUARDATE, IO VADO IN PARADISO. È UN POSTO BELLISSIMO, NON VI DOVETE PREOCCUPARE. AVRETE NOSTALGIA, LO SO. MA IO VI VEDRÒ E VI CURERÒ SEMPRE. E MI RACCOMANDO, QUANDO VADO IN PARADISO DOVETE FARE UNA GRANDE FESTA».
- I FIGLI LA PRENDONO IN PAROLA. Sofia, la più piccola, il giorno dopo la morte chiede al papà: «QUANDO FACCIAMO LA FESTA?». Lui, colto alla sprovvista, risponde: «È domani, il funerale». Spiega Vincenzo: «Ha fatto una cosa che vale cinquant’anni di educazione di una mamma». HA LASCIATO UNA CERTEZZA CHE SPACCA OGNI LIMITE, TUTTO QUELLO CHE UN GENITORE PUÒ COMUNICARE AI PROPRI FIGLI.
- ORA, A UN ANNO DI DISTANZA, LA PRESENZA DI Francesca è ancora più viva, la certezza più limpida, la fede più semplice: «In questi mesi molta gente è venuta a sapere di mia moglie, mi hanno chiesto di fare tante testimonianze. Poi c’è stata la proposta del libro. DICO DI SÌ A QUELLO CHE IL SIGNORE FA NELLA MIA VITA, COME MIA MOGLIE. Alcuni mi dicono: «Scusa se ti facciamo parlare di questo, lo so che è dura perché ogni volta la ferita si riapre». Molti pensano che per superare bisogna dimenticare, ma per me è l’esatto contrario: PIÙ RIPERCORRO QUELLA ESPERIENZA, PIÙ MI DÀ PACE». Niccolò De Carolis
- RISONANZE: I santi della porta accanto ci sono ancora, direbbe Papa Francesco… E voi che ne dite, amici? __________donalesiani@gmail.com
questo nostro tempo ci ha abituati all’esteriorità intesa come spettacolarità. Tutto deve essere visibile, clamoroso, deve fare notizia e avere perché nò, molti like. la santità molte volte è invisibile, perché nel pensiero di Dio dovrebbe essere normale: Siate santi perché Io Sono Santo.
Semplice e lineare, perché aspettiamo le cose eccezionali per capire ciò che dovrebbe essere “normale”? proprio perché abbiamo smesso di guardare la nostra vita cristiana come cammino che porta alla santità, che percorre una Via di santità. Io penso alla santità a una cosa da vivere quotidianamente, le nostre prove sono nelle mani di Dio, perché: Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male? questo è ciò che si chiedeva Giobbe nella sua travagliata vicenda umana. ma se noi affermiamo che Dio è solo bene, sommo bene, è sbagliato imputare a Lui il male, allora il male ha un risvolto che non capiamo. La nostra mentalità è che, vada tutto bene, che stiamo sempre in salute, che non ci manchi il lavoro, che cioè abbiamo tutte le sicurezze per vivere tranquilli., senza pensieri. si senza pensieri, perché la prova ci mette in crisi e allora è indubbiamente da rifiutare, da rimuovere. la prova nelle mani di Dio è una possibilità, è un dono nelle sue mani, lo possiamo accettare come crescita umana e spirituale, lo possiamo rifiutare e sbatterlo in faccia a Dio imputandogli di essere ingiusto. Beato chi passando per la valle del pianto , con la grazia di Dio, la vede trasformata in una sorgente.