CARO D. ORIONE,  CI DAI UNA MANO? Scusami,  ma non so più a che santo votarmi. E allora ho pensato di scrivere a te,  anche perché da tanti anni insegno in un centro professionale della tua congregazione.  Fra pochi giorni ricomincia la scuola e io mi sento smarrito. Come padre innanzitutto. E poi  come insegnante. Non certo per le nozioni tecniche da impartire, ma a livello educativo in generale. Ogni anno si fa sempre più difficile il compito di noi genitori e insegnanti.  Quali valori trasmettere alle nuove generazioni che tu chiamavi “sole o tempesta del domani”? Quale  linguaggio usare con i ragazzi spesso sboccati e provocanti? E poi, siamo sinceri, noi adulti possiamo proporci ancora come  modelli  credibili? In particolare, in una società dove domina il relativismo morale e la cultura del piacere immediato, quali linee seguire nel campo della  maturità affettiva? E  quali ideali di vita proporre  ai giovani che, pur non mancando di nulla (o forse proprio per questo?) sono sempre più annoiati e senza prospettive? Don Orione, se puoi, dacci una mano nel nostro compito di educatori. (Mario, insegnante al CAP)

DON ORIONE RISPONDE… Caro Sig. Mario, sono contento di poter rispondere alle tue domande. Non era facile neanche ai miei tempi, sai. E neanche io avevo la bacchetta magica. Certamente per me era importante un’educazione dei giovani che abbracciasse tutti gli aspetti della loro vita. Ero solito ripetere ai responsabili di una casa o di una scuola: Vi raccomando  i giovani: curatene lo spirito, coltivate le loro menti, educate il loro cuore

ATTINGENDO ALLA SORGENTE:   PAOLO ON-LINE – 1 TESSALONICESI  Chiediamo a S. Paolo quale atteggiamento avere con i giovani.

  • Serve di più rimproverare o evidenziare le qualità? Quando siamo di fronte a Dio, nostro Padre, pensiamo continuamente alla vostra fede molto attiva, al vostro amore molto impegnato, alla vostra speranza fermamente rivolta verso Gesù Cristo nostro Signore. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore. Siete diventati un esempio per i cristiani che vivono in Macedonia e in tutta la Grecia (1Ts 1,3ss)
  • Noi adulti siamo  modelli  credibili per i ragazzi? Nella mia predicazione non c’era nessuna intenzione di dire il falso, di imbrogliare, di parlare con astuzia. Anzi, io parlo sempre come Dio vuole. Non cerco l’approvazione degli uomini, ma quella di Dio… . (1Ts 2,1ss)
  • Possiamo dire di amare i ragazzi come nostri figli? Mi sono comportato tra voi con dolcezza, COME UNA MADRE che ha cura dei suoi bambini.  Mi sono affezionato a voi, e vi ho voluto bene fino al punto che vi avrei dato non solo IL MESSAGGIO DI SALVEZZA CHE VIENE DA DIO, MA ANCHE LA MIA VITA. Ho lavorato notte e giorno per potervi annunziare la parola di Dio, senza essere di peso a nessuno. Sapete che ho agito verso ciascuno di voi, COME FA UN PADRE con i suoi figli. (1Ts 2,1ss)
  • In una società fondata sulla cultura del piacere, si devono ancora raccomandare…certe cose? Fratelli, avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere  a Dio. Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio, la  vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, che ciascuno  sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come  oggetto di passioni e libidine…Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione.Quale speranza diamo ai giovani? Fratelli, voglio che siate ben istruiti su ciò che riguarda i morti: non dovete continuare a essere tristi come gli altri, come quelli che non hanno nessuna speranza. Noi crediamo che Gesù è morto e poi è risuscitato.  Allo stesso modo, crediamo che Dio riporterà alla vita, insieme con Gesù, quelli che sono morti credendo in lui.
  • LA MIA ESPERIENZA  “Il giovane ha bisogno di persuadersi che siamo interessati a fargli del bene e che viviamo non per noi, ma per lui: che gli vogliamo bene sinceramente e non per interesse, ma perchè questa è la nostra vita, perchè lui è tanta parte della nostra  vita, che il suo bene è il nostro bene, che le sue gioie sono le nostre gioie e le sue pene, i suoi dolori sono pene nostre e nostri sono i suoi dolori.”(l. II,240)
  • sempre parole di incoraggiamento Si dicano sempre ai giovani parole di incoraggiamento, cercando che siano sempre animati al bene e anche entusiasmati allo studio, al lavoro, impegnandoli con discorsi ardenti e pieni  di bontà.
  • No alle prediche nelle scuole Guardatevi dal far prediche tutti i giorni, né si dovrà trasformare la scuola in una chiesa, né la cattedra in pulpito, no, ma tutto deve essere atto e santo, nella scuola come nella chiesa, però mai prediche nelle scuole; ma tutto in voi dovrà predicare Dio, e di tutto servirvi di tutto per infondere e diffondere la Fede e l’amore di Dio benedetto.
  • Non stancate i ragazziPerò usate discrezione e sobrietà, e non stancate i ragazzi, le pratiche di pietà non bisogna renderle pesanti e uggiose: deve la religione essere come un alto raggio di luce che illumina, che riscalda, che fa bene, che è desiderata e che dà vita: così dev’essere la pietà. Le pratiche di pietà sono utili, sono necessarie, ma non dimentichiamo che sono mezzo, non fine: tutto in noi, come nei giovanetti, pratiche di pietà, disciplina, studio, lavoro, debba essere subordinato alla pietà solida, cioè all’amore di Dio,

    CARLO  ACUTIS CUTIS…   E LA SUA AUTOSTRADA VERSO IL CIELO   morto di leucemia a 15 anni… Patrono di internet? La storia di Carlo Acutis, adolescente milanese morto a soli 15 anni per una grave forma di leucemia, C’era qualcosa di speciale in Carlo UN’AMICIZIA SALDA, FORTE CON GESÙ.   ERA L’EUCARISTIA LA SUA TAPPA FONDAMENTALE,  momento in cui, poteva sentirsi vicino a Gesù. La comunione era per lui, “Un’autostrada Verso Il Cielo”.  ALCUNI PENSIERI CHE ABBIAMO MEDITATO OGGI CON I SEMINARISTI… AVETE QUALCOSA DA…DIRE AI FUTURI NOSTRI PRETI?  DITEMELO E IO LO RIFERISCO A LORO…

  • donalesiani@gmail.com

One comment

  1. MI PIACEREBBE ESSERE UN PRETE COSI’ …

    ….Un prete che, abbia la caratteristica del pastore, di chi cerca chi si smarrisce; uno che si sforza di conoscere e di ascoltare.
    …Un prete che è capace di farsi vicino alle gioie e alle sofferenze degli altri, vicini e lontani, credenti e non credenti; un prete che dice la Verità, che è sempre pronto a confessare per distribuire il perdono.

    …Un prete che ha viva la consapevolezza che Dio ha fatto di lui un grande miracolo: lo ha ritenuto degno di fiducia chiamandolo nel ministero, nonostante egli sia un povero peccatore.

    … Un prete “affettivamente libero”, uno che non cerca a tutti i costi di essere amato; ma uno che, pur amando intensamente le altre persone, è capace di tirarsi in disparte quando gli viene richiesto.

    … Un prete che sappia indicare una “direzione spirituale”, senza però voler fare da padrone sulla fede degli altri. Vorrei che la gente credesse in Gesù Cristo e non tanto nel prete che lo annuncia.

    … Un prete che sappia “radunare” in autentica comunità cristiana. Uno di quelli che sanno giocare con i ragazzi, così come parlare e stare con gli adulti.

    …Un prete che costruisce la comunità a partire dall’Eucarestia; che è capace di viverla bene; che non la vive come un’abitudine.

    …Un prete che prega. Che ama Maria, il Papa, la Chiesa, figlio di una tradizione e con i piedi ben piantati nel presente.

    … Un prete che sappia vivere la povertà. Uno che non è attaccato al denaro; uno che sa donare ciò che è suo.

    …Un prete con la predilezione versi gli ultimi, quelli che contano di meno agli occhi del mondo.

    …Un prete capace di far uso “dell’intelligenza della fede”, che sa operare “discernimento”, che sa “leggere” le situazioni, che non usa solo il cuore e la volontà, ma anche la luce dell’intelligenza.

    … Si, mi piacerebbe essere un prete così!
    (Autore Anonimo)

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