“VILLA SAN BIAGIO”:                   NATALE  e  “CAPODANNO … ALTERNATIVO”

Cari Amici, ormai guardiamo tutti 
alle prossime FESTE NATALIZIE:  CHE FARE? COME PASSARLE?  Ecco, cari amici, un piccolo programma di massima di Villa s. Biagio, ben lieti di accogliervi se volete concedervi una pausa di pace, silenzio e bellezza vi aspettiamo a braccia aperte. DV

  • MARTEDÌ 24 DICEMBRE: MESSA DI MEZZANOTTE
  • “ OGGI VI E’ NATO IL SALVATORE
  • MERCOLEDÌ 25 S. NATALE:  H.10.30        S. MESSA SOLENNE.  Al termine bacio del Bambino con  Canti e musiche Natalizie 
  • GIOVEDI 26: S. STEFANO: 10.30: S. MESSA

  •  27 – 30 DICEMBRE: RITIRO DI FINE ANNO 
  •  “Insegnaci a contare i nostri giorni…  E GIUNGEREMO ALLA SAPIENZA DEL CUORE… LETTURA E COMMENTO DEI  SALMI SAPIENZIALI
  • 31 DICEMBRE  2019  CAPODANNO …  “ALTERNATIVO”
  •  H. 20: S. MESSA E “TE DEUM” DI RINGRAZIAMENTO
  • H. 21: CENA  CON CANTI NATALIZI  E  TOMBOLA…
  •  H. 23.45: MOMENTO DI PREGHIERA IN CAPPELLA
  •  MOMENTO CONVIVIALE  E SCAMBIO DI AUGURI               

INFO E PRENOTAZIONI:
             Cell.  333.8890862   3452657330  – 3383506532      donalesiani@gmail.com    

IL NATALE DI… SANTO  STEFANO!

La  gente mi conosce perché  la mia festa capita il 26 di Dicembre, giorno dopo Natale. Uno stesso clima natalizio dunque per la nascita di Gesù e per il mio martirio,  la mia nascita al cielo. Qui in Paradiso ringrazio continuamente il Signore Gesù. Io non l’ho conosciuto nella sua vita terrena. Anche perché sono nato fuori di Palestina. Solo quando andai a Gerusalemme a perfezionare i miei studi, ho sentito parlare di Lui. Con altri miei compagni di università abbiamo cominciato  ad avvicinarci a quel nuovo gruppo di credenti che si era formato all’interno dell’Ebraismo. Li chiamavamo i Nazareni. Erano Ebrei come noi. Ma essendo stati  con Gesù per ben tre anni ne erano rimasti affascinati. Quando parlavano di lui avevano tutta la forza dei  testimoni.:  INFATTI, NON PER ESSERE ANDATI DIETRO A FAVOLE ARTIFICIOSAMENTE  INVENTATE VI ABBIAMO FATTO CONOSCERE LA POTENZA E LA VENUTA DEL  SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO, MA PERCHÉ SIAMO STATI TESTIMONI OCULARI  DELLA SUA GRANDEZZA. (2Pt1,16) All’inizio rimanevamo alquanto perplessi sulle pretese messianiche di questo Gesù  morto  su una croce e poi, a sentir loro,  risorto dai morti… La cosa comunque ci stimolava. Cominciammo a rileggere le  Scritture, con un’altra ottica. Per trovare conferme a quanto essi annunciavano.  Ma la cosa che più ci convinse fu il loro modo di vivere. Provenivano da diverse situazioni di vita. Alcuni ebrei, altri pagani, eppure stavano insieme e si volevano bene. Condividendo ogni cosa.TUTTI COLORO CHE ERANO DIVENTATI CREDENTI STAVANO  INSIEME E TENEVANO OGNI COSA IN COMUNE; 45 CHI AVEVA PROPRIETÀ E  SOSTANZE LE VENDEVA E NE FACEVA PARTE A TUTTI, SECONDO IL BISOGNO DI  CIASCUNO.Era una novità assoluta. Ci affascinava. Abbracciammo la fede cristiana in pienezza. Nella convinzione di non rinnegare nulla, ma di portare a compimento le attese della nostra fede ebraica. Certo che col passare del tempo, nelle difficoltà della convivenza e dei problemi quotidiani, quella atmosfera di perfetta comunione si ridimensionò. Cominciarono i problemi.  In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano  trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. (Atti 6) Cose che succedono in tutti i gruppi umani. Bisognava affrontare il problema, parlandone insieme nella comunità. Apprezzai  il comportamento  degli Apostoli. Volendo salvaguardare il primato della Parola di Dio e favorire la corresponsabilità ci coinvolsero: Non è giusto  che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense.   Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico.Bisognava dunque far discernimento comunitario. Non serviva continuare a lamentarsi. Era necessario rimboccarsi le maniche. Si procedette  all’elezione di 7 di noi disponibili per un servizio di carità.Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero  Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro,  Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia.Mi ritrovai ad essere eletto per primo. Confuso per la stima dimostratami. E contento di rendermi utile  in favore dei poveri. Agli apostoli spettò il compito di imporci le mani come segno di un ministero affidatoci ufficialmente dalla Comunità. Li  presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.I frutti non si fecero attendere. La comunità ritrovò presto il suo equilibrio interno e maggior zelo missionario: Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme. Anche un gran  numero di sacerdoti aderiva alla fede. Questa cosa  ci fece sperare in una possibile conversione in massa di tutto il popolo ebraico. Ma così non fu. Il seme del Vangelo doveva marcire sotto terra per dare frutto a suo tempo. Come primo nella lista degli eletti, mi sentivo un poco responsabile del gruppo. Avvertivo che non poteva bastare dare un piatto di  minestra ai nostri poveri. Bisognava dare loro anche il Pane della Parola.  Dovevamo  impegnarci nell’annuncio di Gesù. Cominciai tra i miei compagni di studi. Mi conoscevano bene e mi stimavano anche. Speravo di essere ben accolto. Mi sbagliavo. Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi  prodigi e miracoli tra il popolo.  Sorsero alcuni della sinagoga  dei “liberti” comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e  altri della Cilicia e dell’Asia, a disputare con Stefano Devo ammetterlo. Non era merito mio. A volte parlando con loro, sentivo che mi uscivano dalla bocca pensieri e parole ispirate .Non  riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava.  Avvertivo un inspiegabile irrigidimento nei miei confronti. Disposti ad accusarmi di cose assurde: Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.  Fu così che un giorno mi ritrovai scaraventato violentemente in giudizio, davanti alla suprema autorità della nazione: E così  sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso,  lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio.Accusato come il peggiore dei malfattori e bestemmiatori.Presentarono  quindi dei falsi testimoni, che dissero: “Costui non cessa di proferire  parole contro questo luogo sacro e contro la legge.Mi confortava il pensiero che stavo ripercorrendo le stesse tappe seguite da Gesù: Lo abbiamo  udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e  sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè”.Nel sentir pronunciare il nome benedetto di Gesù, quasi istintivamente alzai gli occhi al cielo come per  invocarlo tacitamente. Il cuore si placò. Il volto si distese in uno sguardo di luce.  E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.Sentivo su di me gli occhi minacciosi di tutta l’assemblea. Aspettavano che mi difendessi. Dovevo parlare. Mi sembrò un’ultima preziosa opportunità che mi si offriva per aiutare quei miei fratelli a capire. Li invitai a ripercorrere le tappe della nostra storia. A rileggerla con occhi diversi, per vedervi una tensione  verso Gesù. Quasi fiume  che tenda spontaneamente al  mare. Non ci fu verso. Ad ogni mia affermazione su di Lui, compimento della nostra fede, aumentava la loro rabbia nei miei confronti. All’udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i  denti contro di lui. Non potevo più attendermi comprensione da loro. Da nessuno. Mi raccolsi in preghiera. Come d’incanto ebbi la sensazione che il mondo circostante scomparisse. E io mi ritrovai a contemplare la sua gloria Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo,  vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra Fu la visione chiara di quanto avevo tentato di spiegare loro con le mie povere parole.Con la semplicità di un bambino, ignaro delle conseguenze, lo gridai forte: “Ecco,  io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di  Dio”. A queste mie parole, fecero un curioso gesto come per cercare di cancellare quanto avevano udito Proruppero allora in grida altissime, turandosi gli orecchi 

A quel punto la scena mi divenne confusa. Cominciarono a colpirmi con  pietre.         si scagliarono tutti insieme contro di lui,  lo trascinarono fuori della  città e si misero a lapidarlo. Prima di cadere, ebbi tempo per vedere, in un angolo, un giovane che mi trafiggeva col suo sguardo compiaciuto:  E i testimoni deposero il loro mantello ai  piedi di un giovane, chiamato Saulo  Lo raccomandai a Gesù. Chiedendo  perdono per lui e per tutti. Gesù in croce aveva perdonato i suoi crocifissori. Avevo cercato di imitarlo in vita. Ero contento di morire come Lui,  con  una parola di perdono sulle labbra.  “Signore, non imputar loro questo  peccato”. Potevo  rimettere la mia vita nelle sue mani.Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Detto questo, morì. E il Signore Gesù venne ad accogliermi, secondo la sua promessa: Quando sarò andato e vi avrò preparato un  posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove  sono io. Si. Aveva preparato un posto per me. E accanto a me un altro, proprio per quel giovane dallo sguardo fiero  che approvava la mia lapidazione. Quando giunse, qualche anno dopo, lo accolsi come Cristo aveva accolto me. Quassù le cose sono tanto diverse. L’unica vendetta è il perdono. L’unica gioia, l’amore puro che ci unisce tutti nella lode a Dio.  Che dura per sempre!.

 QUANTO È VERACE QUELLA VITA, FRATELLI, DOVE PAOLO NON RESTA CONFUSO PER L’UCCISIONE DI STEFANO, MA STEFANO SI RALLEGRA DELLA COMPAGNIA DI PAOLO, PERCHÉ LA CARITÀ ESULTA IN TUTTI E DUE. SÌ, LA CARITÀ DI STEFANO HA SUPERATO LA CRUDELTÀ DEI GIUDEI, LA CARITÀ DI PAOLO HA COPERTO LA MOLTITUDINE DEI PECCATI, PER LA CARITÀ ENTRAMBI HANNO MERITATO DI POSSEDERE     IL REGNO DEI CIELI”                                                                                 (S. FULGENZIO DI RUSPE)

 DON ORIONE:  PANE E  FEDE 

  • Nel nome della Divina Provvidenza, ho aperto le braccia e il cuore a sani e ad ammalati, di ogni età, di ogni religione, di ogni nazionalità: a tutti avrei voluto dare, COL PANE DEL CORPO, IL DIVINO BALSAMO DELLA FEDE, ma specialmente ai nostri fratelli più sofferenti e abbandonati. Tante volte ho sentito Gesù Cristo vicino a me, tante volte l’ho come intravisto, Gesù, nei più reietti e più infelici. Questa Opera è tanto cara al Signore, che parrebbe l’Opera del Suo Cuore; essa vive nel nome, nello spirito e nella Fede della Divina Provvidenza: non ai ricchi, ma ai poveri e ai più poveri e al popolo, mi ha mandato il Signore.
  • E VORREI FARMI CIBO SPIRITUALE PER I MIEI FRATELLI che hanno fame e sete di verità e di Dio; vorrei vestire di Dio gli ignudi, dare la luce di Dio ai ciechi e ai bramosi di maggior luce, aprire i cuori alle innumerevoli miserie umane e farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti; vorrei diventare lo stolto di Cristo e vivere e morire della stoltezza della carità per i miei fratelli!  Amare sempre  e dare la vita cantando l’Amore! Spogliarmi di tutto! Seminare la carità lungo ogni sentiero; seminare Dio in tutti i modi, in tutti i solchi; diventare un uomo buono tra i miei fratelli; abbassare, stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di Dio.  Carità! Voglio cantare la carità! Avere una gran pietà per tutti! 036PG
  • I NEMICI MI CAVINO PURE GLI OCCHI, BASTA CHE MI LASCINO IL CUORE PER AMARLI. E LE MIE LABBRA NON MANDERANNO CHE BENEDIZIONI E IL MIO CUORE NON MANDERÀ CHE AMORE ”

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 I  PASTORI TROVARONO MARIA, GIUSEPPE E IL BAMBINO…

MA IL FESTEGGIATO DOV’ È? 
Festività Natalizie:
Giornate intense, un po’ troppo frenetiche se vogliamo, ma belle in fondo, tanto che nessuno vorrebbe rinunciarci. La domanda seria è:  come le viviamo? Chi festeggiamo? Quanto è presente il Festeggiato? Come riuscire a difenderci spazi di vero riposo, di consapevolezza di noi stessi,  in un più intimo dialogo con Dio e con i nostri cari…   S. Giuseppe può darci una mano a ritrovare atmosfere perdute. Ascoltiamolo 

GIUSEPPE IN…LINEA  (Libera rielaborazione di Luca cc. 1-2 e Matteo cc. 1-2)    Quando sento parlare delle vostre feste natalizie, mi viene un poco da sorridere. Perché davvero non mi ci ritrovo molto, io che ho  vissuto quel primo ed unico Natale di 2000 anni fa. Vincendo la mia naturale ritrosia a parlare, voglio raccontarvi come andarono veramente le cose. Del resto raccontare di me, significa parlare di Maria e di Gesù. La mia vita è stata legata alla loro. Fin dal principio. Ero un giovane poco più che ventenne, ma già avevo un lavoro. Mio padre mi aveva insegnato l’arte del falegname. Mi piaceva. E,  devo ammetterlo, alcuni lavoretti mi riuscivano anche bene. Erano apprezzati  e ben retribuiti. Potevo ormai pensare a formarmi una famiglia. Da tempo avevo messo gli occhi su Maria, una ragazza di qualche anno più giovane di me. Era bella, Maria. Soprattutto era molto buona. Mi era bastato vederla una volta per sentire che la  mia vita sarebbe stata legata alla sua. Per sempre. Per questo un giorno mi feci coraggio e mi recai in casa di  suo padre Gioachino, a manifestargli le mie serie intenzioni. Egli acconsentì a darmela in sposa. Maria, in un angolo della piccola stanza, abbozzò un sorriso. Felice. Ci incontravamo di rado. Poche parole e tanti piccoli progetti per poter presto andare a vivere insieme. Ma una mattina Maria  venne di corsa a trovarmi sul  lavoro.    Mi prese le mani tra le sue e con  voce tremante mi raccontò di una  visione angelica: L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,  a una vergine,  promessa sposa di  un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. Mi disse del suo turbamento per uno strano  saluto : “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te Ma l’Angelo l’aveva rassicurata:  Non  temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.” “Credimi, Giuseppe, aggiunse,  mi sono sentita come invasa dalla potenza dell’Altissimo. Non potevo resistere…Ho dato la mia piena disponibilità” Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”Mi confidò che  dopo quel colloquio aveva avvertito  una grande pace nel cuore.  E  un fremito di Vita nuova nella sua carne verginale.  Maria,  essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere  insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.     “Giuseppe, mi supplicò, cerca di capire. Se puoi. Non voglio toglierti  nulla, ma sento che Dio ha bisogno di me. E anche di te, sai. Ha bisogno di noi due, insieme.” Se ne andò, lasciandomi solo. Stordito da una confidenza che mi ribaltava la vita. Che fare? Neanche mi passava per la mente il pensiero che Maria avesse potuto raccontarmi una storia per nascondere un tradimento. La conoscevo troppo bene.  Cominciavo invece a capire che quella ragazza così cara a me, era ancor più cara agli occhi di Dio che l’aveva scelta per qualcosa di misterioso e di grande. La mia dolcissima Maria cominciò a farmi “paura”. Per la sua grandezza. Io, povero falegname di Nazareth, in una “cosa” così non volevo entrarci. Non ne ero degno. Mi prese un sacro timore. Conoscevo bene dalle  Scritture che con Dio non si scherza. Mi venne un’idea: Giuseppe suo  sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in  segreto. Credevo di aver risolto abbastanza elegantemente il problema. Quella sera mi coricai sereno. Ma nella notte fui destato da uno strano chiarore. Una voce risuonò nella stanzetta: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è  generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo  chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”Ma allora aveva ragione Maria nel pensare che il Signore aveva bisogno di noi due, insieme. Cominciavo a capire che in questa faccenda, avevo  un compito preciso anch’io. Dovevo assicurare la discendenza davidica a quel Bambino che sarebbe nato da Maria. Egli non veniva per separarci ma per stringerci ancora di più fra noi… Da quel momento lo sentii anche “mio”. E lo amai. Disposto a dargli tutta la vita. Insieme a Maria.  Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come  gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Da quel giorno il tempo passò in fretta. Maria si preparava all’Evento e io l’accompagnavo come potevo, non perdendola d’occhio un istante. Ma un giorno in paese si sparse una notizia che ci colse tutti  di sorpresa:   In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si  facesse il censimento di tutta la terra. Abituati non a discutere ma ad obbedire, partimmo. Giuseppe, salì in Giudea alla città di Davide, chiamata  Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era  incinta.   Furono giorni di cammino faticoso,  soprattutto per Maria  in quello stato. Feci di tutto per renderle il viaggio il meno disagevole  possibile. Giunti a Betlemme, quando  con uno sguardo,  Ella mi fece capire che il momento del parto si avvicinava,  mi sentii perduto. Dove trovarle un rifugio idoneo? Ci affacciammo al caravanserraglio del paese,  rifugio notturno per animali e pellegrini di passaggio. Non mi sembrò il caso… Non c’era posto per  loro nell’albergo”  Uscimmo verso la campagna in cerca di un riparo. Intravvidi una grotta naturale, riparo di  animali al pascolo. Maria annuì. Entrammo. Un bue ruminava in un angolo. L’asinello che ci aveva accompagnati in tutto il viaggio,  gli si sdraiò accanto. Con paglia  e fieno, preparai un giaciglio. Maria vi si adagiò dolcemente. La vidi estrarre dal suo fagotto fasce e pannolini…  Uscii fuori all’aperto.  Fuochi di pastori  all’intorno.  Le stelle chiare sopra di noi. Piansi e pregai    Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei  i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse  in fasce e lo depose in una mangiatoiaIl cielo si riempì di luce arcana. Un canto divino si diffuse nella notte Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”Alle prime luci dell’alba, alcuni pastori dei dintorni  vennero a trovarci. I  pastori andarono senz’indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, che  giaceva nella mangiatoia. Toccava a me accoglierli e fare gli onori di casa (si fa per dire!). Feci del mio meglio. Nella loro povertà,  ci portarono ogni ben di Dio. Maria ringraziava e sorrideva a tutti. Senza togliere un attimo lo sguardo e il cuore da quel  Figlio, carne della sua carne. Maria, serbava tutte  queste cose meditandole nel suo cuore.  Ringraziando Dio, ci portarono anche qualche dono prezioso:  Qualche giorno dopo mi recai  al villaggio in cerca di una sistemazione  più decorosa. Per noi e per quanti continuavano a venirci a trovare. Fra gli altri alcuni Magi, famosi personaggi, che venivano, dall’Oriente.                     Entrati nella casa, videro il  bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi  aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirraUna vera  manna dal cielo. Potete capire.  Poveri eravamo.  Lontani da casa, con tutte quelle spese straordinarie. Anche perché le peregrinazioni non erano finite. Una notte fui svegliato all’improvviso “Alzati, prendi con te il bambino e  sua madre e fuggi in Egitto  Mi fu spiegato:   “Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Ormai ero abituato agli “scherzi” di Dio.  Obbedimmo, incamminandoci silenziosi,  nel buio della notte.  E nella penombra della fede!  Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella  notte e fuggì in Egitto E il Signore ci guidò come sempre. Aiutandoci a trovare una sistemazione e qualche lavoretto. Ma fu una questione di pochi mesi. Ben presto quella voce che ormai distinguevo fra mille,  si rifece viva: Alzati, prendi con te il bambino e  sua madre e va’ nel paese d’Israele;  Ancora una volta la forza di Dio ci dava il coraggio di ricominciare:  Egli, alzatosi, prese con sé il  bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele Dando uno sguardo alla situazione politica poco rassicurante, concordammo sull’opportunità di fare l’ultimo sforzo e tornare al nostro villaggio natio:  Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni  della Galilea  e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata  Nazaret                   Riprendemmo la vita del borgo. Tutto come prima. E tutto tanto diverso. Perché ora c’era Lui con noi. Illuminava le nostre giornate. Ci riempiva di senso la vita. E quando la sera, le nostre mani  si sfioravano nel muto linguaggio di una tenerezza sponsale, incontravano le Sue, congiunte in preghiera.  Tutti ce lo invidiavano, un Bambino così. Gesù  cresceva  in sapienza, età  e grazia  davanti a Dio e agli uomini Ho voluto rompere il mio abituale silenzio per ricordarvi che ogni giorno è Natale se viviamo con Lui e per Lui.  Buon Natale, così.      Giuseppe, lo sposo di Maria

 donalesiani@gmail.com – sito: www.donvincenzoalesiani.it

NOVENA DI NATALE PER FAMIGLIE: “Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sl. 27, 8).  

“VOCE DI UNO CHE GRIDA…”-  GIOVANNI  IL  BATTISTA

Libera rielaborazione  

Mi sono svegliato presto questa mattina. Con qualche presentimento in più sulla mia fine imminente. Da qualche mese mi trovo  in questa orribile prigione. Mi ci ha rinchiuso  il re  Erode per avergli rimproverato la sua condotta  immoraleNon ti è lecito tenere la  moglie di tuo fratello Sono cresciuto in fretta. Forte nel corpo e  nello spirito. Un carattere piuttosto asciutto e rigido. Con me stesso e  con gli altri. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito.           Ben presto mi  resi conto che la gente si era allontanata dalla fede genuina. Tutti sospiravano la venuta del Messia, ma pochi erano disposti a vivere coerentemente. Cominciavo a capire che  il Signore aveva un progetto  su di me: preparargli la strada nel cuore degli uomini. Mi ritirai  nel deserto.  Visse in regioni  deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Molto  sobriamente: Giovanni era vestito di peli di cammello, si cibava di locuste e miele selvatico  Non c’è bisogno di molte cose quando si ha Dio nel cuore e un grande sogno da realizzare. Com’era successo ai Profeti prima di me, mi sentii anch’io come investito da una forza dall’alto: Sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria,  nel deserto. Senza perdere tempo, mi recai vicino al fiume Giordano e cominciai a gridare a quanti passavano: Preparate la via del Signore, raddrizzate  i suoi  sentieri!  Riconosco che le mie parole non erano molto delicate. Ma efficaci a  scuotere coscienze addormentate: Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira imminente?   All’inizio, molti mi presero per pazzo. Poi, poco alla volta,  cominciavano a farsi pensosi  e mi chiedevano: Che cosa dobbiamo fare? Raccomandavo  quanto mi ispirava il Signore,  secondo la situazione concreta di ciascuno. Ai  pubblicani che raccoglievano le tasse: Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato A quanti avevano beni di questo mondo li scongiuravo:               Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da  mangiare, faccia altrettanto  Purtroppo  cominciarono a  scambiarmi per il Messia atteso. Con chiarezza risposi: Io non son degno  di sciogliere neppure il legaccio dei suoi  sandali  Un giorno notai  tra la folla, una delegazione ufficiale inviata da Gerusalemme per chiedermi: Chi sei?  Che cosa dici di te stesso? Non avevo dubbi  sulla  mia identità: Io sono  voce di uno che grida nel deserto:   Preparate la via del Signore E un giorno venne anche Lui. Facendosi peccatore con i peccatori.  Si mise in fila. Come gli altri. Lo riconobbi tra mille. Mi rifiutai di battezzarlo, dicendo:  Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?  Ma Egli,  con  sorriso buono di fratello, mi pregò:  Lascia fare per ora, poiché conviene che così  adempiamo ogni giustizia. Dovetti acconsentire. Lo battezzai,  tremando per la vicinanza del Santo di Dio.  Lo seguii con lo sguardo mentre si allontanava verso il deserto. Qualche giorno dopo,  seppi  che si era messo a battezzare anche Lui  in una località  non lontana. Qualcuno dei miei discepoli, preoccupati per la possibile concorrenza, vennero a dirmi   Ecco sta battezzando e tutti  accorrono a lui. Li rassicurai. Felice che la  mia missione raggiungesse il suo scopo. Egli deve crescere e io invece diminuire. Da quel giorno le cose per me precipitarono. A corte erano venuti a conoscenza delle mie posizioni critiche  nei  loro confronti. I potenti non perdonano chi osa rimproverarli. E cosi mi hanno rinchiuso in questa fortezza, pensando di chiudermi la bocca per sempre. Ma le idee e le coscienze non si incatenano. Con la  forza che mi viene dall’alto, sento che né le loro lusinghe  né le sofferenze del carcere, varranno a intaccare la mia volontà di conservarmi integro sino alla fine. Mi giungono  notizie di Gesù e del suo operato. Ne sono felice,  anche se a  volte  penso  che sia  troppo buono con la gente. Mi raccontano di come avvicina le persone. Soprattutto i peccatori. Mi dicono che addirittura mangia con loro. Rimango perplesso. Tempo fa ho mandato alcuni amici a chiedergli  Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?. Al ritorno  mi hanno riferito cose meravigliose:  i ciechi riacquistano la vista,  i sordi odono, i morti risuscitano,   ai poveri  è annunziata la buona novella  E  una frase che  mi è suonata come  benevolo rimprovero:  Beato è chiunque non sarà  scandalizzato di me!  A  suo giudizio sarei troppo rigido.  E forse ha ragione. A pensarci bene,  Dio si è servito di me per scuotere i peccatori.  Ora si serve  di Lui, il Figlio,  per mostrare loro tutta la tenerezza di Padre. Anche qui, Lui deve crescere e io diminuire. Mi conforta però  il suo apprezzamento: Tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di  Giovanni. Possa io essere la sua voce fino alla fine. Ho saputo che oggi è festa grande a corte. Erode per il suo  compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli  ufficiali e i notabili della Galilea.   Conosco gli ingredienti di feste come queste.  Non mancheranno certo musiche e danze di belle fanciulle : Entrata la figlia della stessa  Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali.    E le folli promesse  di uomini accecati dalla passione:  Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò,  fosse anche la metà del mio regno E deliranti consigli di perfide madri: “Che cosa devo chiedere? La testa di  Giovanni il Battista”.  “Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di  Giovanni il Battista”.  E infine i  soliti compromessi di coscienza .  Il re divenne triste; ma a motivo del  giuramento  e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa … Sento rumori di passi.  All’improvviso la cella si rischiara di  luce sinistra . Una guardia entra con una torcia in mano. Intravvedo il luccichio di una spada sguainata. Ho capito… Oggi  sarà  festa anche per me. Nella corte del mio Signore.  Lo Sposo viene. L’amico dello sposo esulta di gioia:  Ora questa  mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire.   Giovanni il Battista, l’amico dello Sposo

  • DAVANTI ALLO SPECCHIO…
  • In una cultura dell’apparenza, si può essere persone che amano la sostanza? Siamo religiose  con  uno stile di vita sobrio?
  • In mezzo a gente disposta ai compromessi, riusciamo a essere persone oneste? Conserviamo la nostra identità? In mezzo a silenzi interessati, abbiamo la libertà interiore e il coraggio di denunciare il male?
  • Circondati da venditori di promesse vane, possiamo condurre la gente a Gesù?
  • Compiuta la nostra missione, riusciamo a metterci da parte, con serenità?
  • Insomma diventare una “ bella persona” … si può!?! e noi in cosa possiamo e dobbiamo migliorare?

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19 DICEMBRE – QUARTO GIORNO  

  • Nel nome del Padre… Rit. Venite adoriamo, Gesù che viene a noi!
  • Dal vangelo secondo Luca  11,1ss Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando  ebbe finito uno dei discepoli gli disse: Signore, insegnaci  a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi  discepoli”. (11,1)
  • Da “Gesù di Nazaret”: partecipi del Suo pregare
  • I° – IN MATTEO  La preghiera è preceduta da una catechesi: – No alla preghiera-esibizione. E’mistero di unicità che non può essere divulgata davanti agli uomini. Si esige discrezione che è essenziale in una relazione di amore.
  • – Si alla preghiera continua: la silenziosa presenza di Dio sul fondo del nostro pensare, meditare ed essere.
  • II° – IN LUCA- L’incontro con il pregare di Gesù desta nei discepoli il desiderio di apprendere da lui a pregare. Egli ci rende così partecipi del suo pregare,  ci introduce nel dialogo interiore dell’amore trinitario, solleva per così dire le nostre umane necessità fino al cuore di Dio. 
  • In contemplazione con Don Orione “Non importa dire molte preghiere, ma importa dirle bene. Io sono contento che se ne dica la metà, un quarto, un Padre Nostro solo, purché sia detto bene, col cuore”(14.9.30)
  •  Preghiamo insieme. PADRE NOSTRO… AVE MARIA…GLORIA AL PADRE…
  •  Cantiamo R./ Vieni  Gesù,  resta con  noi  resta  con  noi.
  •  – Dio s’è fatto  come  noi, per farci  come  lui .
  • – Viene dal  grembo di una  donna,  la Vergine Maria.
  • – Tutta la  storia l’aspettava, il nostro  Salvatore. 
  • – Egli era un  uomo come  noi e ci ha chiamati amici . 
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18 DICEMBRE – TERZO GIORNO 

  • Dal vangelo di Matteo 5,29ss Avete inteso che fu detto:  Amerai il tuo prossimo  e odierai il tuo  nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri  persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa  sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i  giusti e sopra gli ingiusti. 
  • Da “Gesù di Nazaret”: acqua zuccherata? La montagna è il luogo della preghiera di Gesù, del suo “faccia-a-faccia” con il Padre; proprio per questo è anche  il luogo del suo insegnamento che proviene da questo intimo scambio con il Padre. In Gesù Ora Dio parla molto da vicino, da uomo agli uomini. Ma anche questo avrà la conseguenza che gli ascoltatori dicono: “Questo linguaggio è duro: chi può intenderlo? (Gv 6,60)  Anche la nuova bontà del Signore non è acqua zuccherata. E’ il vero “sentiero di alta montagna” della vita; solo sulla via dell’amore, si dischiude la ricchezza della vita, la grandezza della vocazione dell’uomo.
  • In contemplazione con Don Orione Oh divina luce di Gesù Bambino! Tutto l’odio, tutto il male, tutte le tenebre di questo mondo, che sono mai davanti alla luce della notte di Natale? Nulla! Davanti a Gesù e a Gesù bambino, sono proprio un nulla”
  •  Preghiamo insieme PADRE NOSTRO… AVE MARIA…GLORIA AL PADRE… 
  • Cantiamo: In notte placida, pel muto sentier, dai campi dei cieli discese l’Amor, all’alme fedeli il Redentor. Nell’aura è il palpito di un grande mister nel nuovo Israel è nato il Signor,  il fiore più bello dei nostri cuor!
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17 DICEMBRE – SECONDO GIORNO

  • Nel nome del Padre… Rit. Venite adoriamo, Gesù che viene a noi!
  •  CHI HA VISTO ME, HA VISTO IL PADRE.   Dal vangelo di Giovanni, 14,5ss                  Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la  verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.  Filippo gli chiese:- Signore, mostraci il Padre: questo ci basta. Gesù rispose:- Filippo, sono stato con voi per tanto tempo e non mi conosci ancora? Chi ha visto me ha visto il Padre.
  • Da “GESU’ DI NAZARET”: Ma che cosa ha portato Gesù?  La risposta è molto semplice: ha portato Dio. Ora noi conosciamo il suo volto. Ora conosciamo la strada che come uomini dobbiamo prendere in questo mondo. Gesù ha portato Dio e con Lui la verità sul nostro destino: la fede, la speranza e l’amore. Solo la nostra durezza di cuore ci fa ritenere che ciò sia poco. I regni del mondo che satana poté allora mostrare al Signore, nel frattempo sono tutti crollati. Ma la gloria di Cristo, umile e disposta a soffrire, la gloria del suo amore non è tramontata e non tramonta.
  •  In contemplazione con Don Orione C’era un altro re, un re mansueto, padre dolce del suo popolo. Egli non aveva soldati, non ne volle avere mai. Non volle inciso il suo nome su le rocce dei monti, ma nei cuori degli uomini! L’effusione del Cuore di Dio non va perduta per i mali della terra, e l’ultimo a vincere è Lui, sarà il Signore! E il Signore vince sempre nella misericordia!(L. 23)                                                                                                                  
  • Preghiamo insieme:PADRE NOSTRO…
  • AVE MARIA…GLORIA AL PADRE…
  •  Cantiamo: Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!
    Tu che i Vati da lungi sognar, tu che angeliche voci nunziar,
    luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! 

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 16 DICEMBRE – PRIMO GIORNO

  • In ascolto del Vangelo di Luca 2,1ss In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si  facesse il censimento di tutta la terra.  Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di  Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata  Betlemme,  per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era  incinta.  Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei  i giorni del parto.  Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse  in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per  loro nell’albergo.
  • BENEDETTO  XVI :  “Gesù di Nazaret”: Sullo sfondo la storia universale  Mentre il dato temporale concernente il Battista resta all’interno della storia ebraica, “al tempo di Erode, re della Giudea”(1,5),  il racconto dell’infanzia di Gesù comincia con le parole: ”In quei giorni un decreto di Cesare Augusto” (2,1) Sullo sfondo appare la grande storia universale, rappresentata dall’impero romano.
  •  IN CONTEMPLAZIONE CON  S. LUIGI ORIONE   Anch’io sento un grande desiderio di amare il Signore, e di consumare la mia vita davanti a Lui. Io vi dichiaro che non so nulla, e non vado cercando null’altro che Lui! Lui! Lui! 
  •  Preghiamo insieme:  PADRE NOSTRO… AVE MARIA…GLORIA AL PADRE…
  •  Cantiamo:

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar.
O Dio beato! Ah! Quanto ti costò l’avermi amato.

39 comments

  1. San Basilio il Grande,
    La forza di amare è in noi stessi
     
       L’AMORE DI DIO NON È UN ATTO IMPOSTO ALL’UOMO DALL’ESTERNO, MA SORGE SPONTANEO DAL CUORE COME ALTRI BENI RISPONDENTI ALLA NOSTRA NATURA. NOI NON ABBIAMO IMPARATO DA ALTRI NÉ A GODERE LA LUCE, NÉ A DESIDERARE LA VITA, NÉ TANTO MENO AD AMARE I NOSTRI GENITORI O I NOSTRI EDUCATORI. COSÌ DUNQUE, ANZI MOLTO DI PIÙ, L’AMORE DI DIO NON DERIVA DA UNA DISCIPLINA ESTERNA, MA SI TROVA NELLA STESSA COSTITUZIONE NATURALE DELL’UOMO, COME UN GERME E UNA FORZA DELLA NATURA STESSA. LO SPIRITO DELL’UOMO HA IN SÉ LA CAPACITÀ ED ANCHE IL BISOGNO DI AMARE.
       L’insegnamento rende consapevoli di questa forza, aiuta a coltivarla con diligenza, a nutrirla con ardore e a portarla, con l’aiuto di Dio, fino alla sua massima perfezione. Voi avete cercato di seguire questa via. Mentre ve ne diamo atto, vogliamo contribuire, con la grazia di Dio e per le vostre preghiere, a rendere sempre più viva tale scintilla di amore divino, nascosta in voi dalla potenza dello Spirito Santo.
       Diciamo in primo luogo che noi abbiamo ricevuto antecedentemente la forza e la capacità di osservare tutti i comandamenti divini, per cui non li sopportiamo a malincuore come se da noi si esigesse qualche cosa di superiore alle nostre forze, né siamo obbligati a ripagare di più di quanto ci sia stato elargito. Quando dunque facciamo un retto uso di queste cose, conduciamo una vita ricca di ogni virtù, mentre, se ne facciamo un cattivo uso, cadiamo nel vizio.
       infatti la definizione del vizio è questa: USO CATTIVO E ALIENO DAI PRECETTI DEL SIGNORE DELLE FACOLTÀ CHE EGLI CI HA DATO PER FARE IL BENE. AL CONTRARIO, LA DEFINIZIONE DELLA VIRTÙ CHE DIO VUOLE DA NOI È: USO RETTO DELLE MEDESIME CAPACITÀ, CHE DERIVA DALLA BUONA COSCIENZA SECONDO IL MANDATO DEL SIGNORE.
       LA REGOLA DEL BUON USO VALE ANCHE PER IL DONO DELL’AMORE. NELLA STESSA NOSTRA COSTITUZIONE NATURALE POSSEDIAMO TALE FORZA DI AMARE ANCHE SE NON POSSIAMO DIMOSTRARLA CON ARGOMENTI ESTERNI, MA CIASCUNO DI NOI PUÒ SPERIMENTARLA DA SE STESSO E IN SE STESSO. NOI, PER ISTINTO NATURALE, DESIDERIAMO TUTTO CIÒ CHE È BUONO E BELLO, BENCHÉ NON A TUTTI SEMBRINO BUONE E BELLE LE STESSE COSE. PARIMENTI SENTIAMO IN NOI, ANCHE SE IN FORME INCONSCE, UNA SPECIALE DISPONIBILITÀ VERSO QUANTI CI SONO VICINI O PER PARENTELA O PER CONVIVENZA, E SPONTANEAMENTE ABBRACCIAMO CON SINCERO AFFETTO QUELLI CHE CI FANNO DEL BENE.
       ORA CHE COSA C’È DI PIÙ AMMIRABILE DELLA DIVINA BELLEZZA? QUALE PENSIERO È PIÙ GRADITO E PIÙ SOAVE DELLA MAGNIFICENZA DI DIO? QUALE DESIDERIO DELL’ANIMO È TANTO VEEMENTE E FORTE QUANTO QUELLO INFUSO DA DIO IN UN’ANIMA PURIFICATA DA OGNI PECCATO E CHE DICE CON SINCERO AFFETTO: IO SONO FERITA DALL’AMORE? (CFR. CT 2, 5). INEFFABILI E INENARRABILI SONO DUNQUE GLI SPLENDORI DELLA DIVINA BELLEZZA.
     

  2. san Clemente I, papa
     
    IL VERBO DI DIO CHE ABITA I CIELI ALTISSIMI
    È FONTE DI SAPIENZA
     
    GESÙ CRISTO, FIGLIO DILETTO DI DIO, CI HA CHIAMATI DALLE TENEBRE ALLA LUCE, DALL’IGNORANZA ALLA CONOSCENZA DEL SUO NOME GLORIOSO; PERCHÉ POSSIAMO OPERARE NEL SUO NOME, CHE È ALL’ORIGINE DI OGNI COSA CREATA.
       Per mezzo suo il creatore di tutte le cose conservi intatto il numero dei suoi eletti, che si trovano ovunque per il mondo. Ascolti la preghiera e la supplica che ora noi di cuore gli innalziamo:
       TU HAI APERTO GLI OCCHI DEL NOSTRO CUORE PERCHÉ CONOSCESSIMO TE SOLO, ALTISSIMO, CHE ABITI NEI CIELI ALTISSIMI, SANTO TRA I SANTI. TU ABBATTI L’ARROGANZA DEI PRESUNTUOSI, DISPERDI I DISEGNI DEI POPOLI, ESALTI GLI UMILI E ABBATTI I SUPERBI, DONI LA RICCHEZZA E LA POVERTÀ, UCCIDI E FAI VIVERE, BENEFATTORE UNICO DEGLI SPIRITI E DIO DI OGNI CARNE (CFR. IS 57, 15; 13, 1; SAL 32, 10, ECC.).
       Tu scruti gli abissi, conosci le azioni degli uomini, aiuti quanti sono in pericolo, sei la salvezza di chi è senza speranza, il creatore e il vigile pastore di ogni spirito. Tu dai incremento alle nazioni della terra e tra tutte scegli coloro che ti amano per mezzo del tuo Figlio diletto Gesù Cristo, per opera del quale ci hai istruiti, santificati, onorati.
       TI PREGHIAMO, O SIGNORE, SII NOSTRO AIUTO E SOSTEGNO. LIBERA QUELLI TRA NOI CHE SI TROVANO NELLA TRIBOLAZIONE, ABBI PIETÀ DEGLI UMILI, RIALZA I CADUTI, VIENI INCONTRO AI BISOGNOSI, GUARISCI I MALATI, RICONDUCI I TRAVIATI AL TUO POPOLO. SAZIA CHI HA FAME, LIBERA I NOSTRI PRIGIONIERI, SOLLEVA I DEBOLI, DÀ CORAGGIO A QUELLI CHE SONO ABBATTUTI.
       TUTTI I POPOLI CONOSCANO CHE TU SEI IL DIO UNICO, CHE GESÙ CRISTO È TUO FIGLIO, E NOI «TUO POPOLO E GREGGE DEL TUO PASCOLO» (SAL 78, 13).
       TU CON LA TUA AZIONE CI HAI MANIFESTATO IL PERENNE ORDINAMENTO DEL MONDO. TU, O SIGNORE, HAI CREATO LA TERRA E RESTI FEDELE PER TUTTE LE GENERAZIONI. SEI GIUSTO NEI GIUDIZI, AMMIRABILE NELLA FORTEZZA, INCOMPARABILE NELLO SPLENDORE, SAPIENTE NELLA CREAZIONE E PROVVIDO NELLA SUA CONSERVAZIONE, BUONO IN TUTTO CIÒ CHE VEDIAMO E FEDELE VERSO COLORO CHE CONFIDANO IN TE, O DIO BENIGNO E MISERICORDIOSO. PERDONA A NOI INIQUITÀ E INGIUSTIZIE, MANCANZE E NEGLIGENZE.
       NON TENER CONTO DI OGNI PECCATO DEI TUOI SERVI E DELLE TUE SERVE, MA PURIFICACI NELLA PUREZZA DELLA TUA VERITÀ E GUIDA I NOSTRI PASSI, PERCHÉ CAMMINIAMO NELLA PIETÀ, NELLA GIUSTIZIA E NELLA SEMPLICITÀ DEL CUORE, E FACCIAMO CIÒ CHE È BUONO E ACCETTO DAVANTI A TE E A QUELLI CHE CI Guidano.  
       O Signore e Dio nostro, fa’ brillare il tuo volto su di noi perché possiamo godere dei tuoi beni nella pace, siamo protetti dalla tua mano potente, liberati da ogni peccato con la forza del tuo braccio eccelso, e salvati da coloro che ci odiano ingiustamente.
       DONA LA CONCORDIA E LA PACE A NOI E A TUTTI GLI ABITANTI DELLA TERRA, COME LE HAI DATE AI NOSTRI PADRI, QUANDO TI INVOCAVANO PIAMENTE NELLA FEDE E NELLA VERITÀ. TU SOLO, O SIGNORE, PUOI CONCEDERCI QUESTI BENEFICI E DONI PIÙ GRANDI ANCORA.
       Noi ti lodiamo e ti benediciamo per Gesù Cristo, sommo sacerdote e avvocato delle nostre anime. Per mezzo di lui salgano a te l’onore e la gloria ora, per tutte le generazioni e nei secoli dei secoli. Amen.

  3. San Gregorio Nazianzeno, vescovo
    IL BATTESIMO DI GESÙ

    CRISTO NEL BATTESIMO SI FA LUCE, ENTRIAMO ANCHE NOI NEL SUO SPLENDORE; CRISTO RICEVE IL BATTESIMO, INABISSIAMOCI CON LUI PER POTER CON LUI SALIRE ALLA GLORIA.
    GIOVANNI DÀ IL BATTESIMO, GESÙ SI ACCOSTA A LUI, FORSE PER SANTIFICARE COLUI DAL QUALE VIENE BATTEZZATO NELL’ACQUA, MA ANCHE DI CERTO PER SEPPELLIRE TOTALMENTE NELLE ACQUE IL VECCHIO UOMO. SANTIFICA IL GIORDANO PRIMA DI SANTIFICARE NOI E LO SANTIFICA PER NOI. E POICHÉ ERA SPIRITO E CARNE, SANTIFICA NELLO SPIRITO E NELL’ACQUA.
    Il Battista non accetta la richiesta, ma Gesù insiste.
    Sono io che devo ricevere da te il battesimo (cfr. Mt 3, 14), COSÌ DICE LA LUCERNA AL SOLE, LA VOCE ALLA PAROLA, L’AMICO ALLO SPOSO, COLUI CHE È IL PIÙ GRANDE TRA I NATI DI DONNA A COLUI CHE È IL PRIMOGENITO DI OGNI CREATURA, COLUI CHE NEL VENTRE DELLA MADRE SUSSULTÒ DI GIOIA A COLUI CHE, ANCORA NASCOSTO NEL GREMBO MATERNO, RICEVETTE LA SUA ADORAZIONE. GESÙ SALE DALLE ACQUE E PORTA CON SÉ IN ALTO TUTTO INTERO IL COSMO. VEDE SCINDERSI E APRIRSI I CIELI, QUEI CIELI CHE ADAMO AVEVA CHIUSO PER SÉ E PER TUTTA LA SUA DISCENDENZA, quei cieli preclusi e sbarrati, come il paradiso lo era per la spada fiammeggiante.
    E lo Spirito testimonia la divinità del Cristo: si presenta simbolicamente sopra Colui che gli è del tutto uguale. Una voce proviene dalle profondità dei cieli, da quelle stesse profondità dalle quali proveniva Chi in quel momento riceveva la testimonianza.
    Lo Spirito appare visibilmente come colomba e, in questo modo, onora anche il corpo divinizzato e quindi Dio. NON VA DIMENTICATO CHE MOLTO TEMPO PRIMA ERA STATA PURE UNA COLOMBA QUELLA CHE AVEVA ANNUNZIATO LA FINE DEL DILUVIO.
    ONORIAMO DUNQUE IN QUESTO GIORNO IL BATTESIMO DI CRISTO E CELEBRIAMO COME È GIUSTO QUESTA FESTA.
    PURIFICATEVI TOTALMENTE E PROGREDITE IN QUESTA PUREZZA. DIO DI NESSUNA COSA TANTO SI RALLEGRA, COME DELLA CONVERSIONE E DELLA SALVEZZA DELL’UOMO. PER L’UOMO, INFATTI, SONO STATE PRONUNZIATE TUTTE LE PAROLE DIVINE E PER LUI SONO STATI COMPIUTI I MISTERI DELLA RIVELAZIONE.
    TUTTO È STATO FATTO PERCHÉ VOI DIVENIATE COME ALTRETTANTI SOLI, CIOÈ FORZA VITALE PER GLI ALTRI UOMINI. SIATE LUCI PERFETTE DINANZI A QUELLA LUCE IMMENSA. SARETE INONDATI DEL SUO SPLENDORE SOPRANNATURALE. GIUNGERÀ A VOI, LIMPIDISSIMA E DIRETTA, LA LUCE DELLA TRINITÀ, DELLA QUALE FINORA NON AVETE RICEVUTO CHE UN SOLO RAGGIO, PROVENIENTE DAL DIO UNICO, ATTRAVERSO CRISTO GESÙ NOSTRO SIGNORE, AL QUALE VADANO GLORIA E POTENZA NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

  4. San Massimo, vescovo di Torino
    ​​I sacramenti del Battesimo del Signore
       Il vangelo racconta che Gesù venne al Giordano per farsi battezzare e in quel fiume volle essere consacrato con prodigi celesti. La ragione esige che questa festa segua quella del Natale del Signore, perché i due eventi si verificarono nel medesimo tempo anche se a distanza di anni. ECCO PERCHÉ RITENGO CHE LA FESTA SI DEBBA CHIAMARE ANCH’ESSA NATALE.
    NEL GIORNO CHE DICIAMO NATALE EGLI NACQUE TRA GLI UOMINI, OGGI È RINATO NELLA MANIFESTAZIONE DIVINA; IN QUEL GIORNO NACQUE DA UNA VERGINE, OGGI È GENERATO NEL MISTERO. PRIMA, NASCENDO ALLA MANIERA DEGLI UOMINI, VIENE STRETTO AL SENO DA MARIA; ORA GENERATO SECONDO IL MISTERO, È AVVOLTO DALLA VOCE DEL PADRE CHE DICE: «QUESTI È IL FIGLIO MIO PREDILETTO, NEL QUALE MI SONO COMPIACIUTO. ASCOLTATELO» (mt 17, 5). LA MADRE ACCAREZZA DOLCEMENTE IL PICCOLO SUL SUO GREMBO, IL PADRE OFFRE AL FIGLIO UN’AMOROSA TESTIMONIANZA; LA MADRE LO PRESENTA AI MAGI PERCHÉ L’ADORINO, IL PADRE LO RIVELA AI POPOLI PERCHÉ GLI RENDANO ONORE.
    Oggi dunque il Signore Gesù venne al battesimo e volle che il suo corpo santo fosse lavato dall’acqua. Ma qualcuno potrebbe chiedere perché egli che è santo volle essere battezzato. ASCOLTA PERCHÉ: CRISTO NON VOLLE ESSER BATTEZZATO PER ESSER SANTIFICATO DALLE ACQUE, MA PER SANTIFICARLE LUI STESSO SÌ CHE, MENTRE NE VENIVA PURIFICATO, FOSSE LUI A PURIFICARE QUELLE ACQUE CHE TOCCAVA. LA CONSACRAZIONE DI CRISTO È CONSACRAZIONE MAGGIORE DELL’ELEMENTO ACQUA. MENTRE VIENE LAVATO IL SALVATORE, GIÀ ALLORA VIENE PURIFICATA TUTTA L’ACQUA PER SERVIRE AL NOSTRO BATTESIMO e viene resa pura la fonte, perché la grazia del lavacro sia distribuita in seguito ai popoli futuri. Cristo dunque si offre al battesimo precedendoci, perché i popoli cristiani gli tengano dietro con fiducia.
       Penetro nel mistero: in questa prospettiva la colonna di fuoco precedette i figli di Israele attraverso il Mar Rosso, perché essi affrontassero intrepidi il cammino: avanzò per prima attraverso le acque per preparare il passaggio dietro di sé a quelli che seguivano. Questo fatto, come dice l’Apostolo, fu il segno del battesimo. In certo modo fu un vero battesimo in cui la nube copriva gli uomini, le acque li portavano.
       MA TUTTO QUESTO LO COMPÌ IL MEDESIMO CRISTO SIGNORE IL QUALE, COME ALLORA PRECEDETTE ATTRAVERSO IL MARE I FIGLI DI ISRAELE NELLA COLONNA DI FUOCO, COSÌ ORA NELLA COLONNA DEL SUO CORPO, PER USARE LA STESSA IMMAGINE, PRECEDE NEL BATTESIMO I POPOLI CRISTIANI. LA COLONNA, DICO, CHE ALLORA FECE LUCE AGLI OCCHI DI QUELLI CHE SEGUIVANO, ORA OFFRE LUCE AI CUORI DI QUELLI CHE CREDONO; ALLORA FU APERTA UNA VIA SICURA TRA LE ONDE, ORA SONO RESI SICURI I PASSI NEL LAVACRO DELLA FEDE.

  5. SAN CIRILLO D’ALESSANDRIA, VESCOVO

    L’EFFUSIONE DELLO SPIRITO SANTO SU TUTTI GLI UOMINI
       quando colui che aveva dato vita all’universo decise, con un’opera veramente mirabile, di ricapitolare in cristo tutte le cose e volle ricondurre la natura dell’uomo alla sua condizione primitiva di dignità, RIVELÒ CHE GLI AVREBBE CONCESSO IN SEGUITO, TRA GLI ALTRI DONI, ANCHE LO SPIRITO SANTO; NON ERA INFATTI POSSIBILE CHE L’UOMO TORNASSE ALTRIMENTI AD UN POSSESSO DURATURO DEI BENI RICEVUTI.
       STABILISCE DUNQUE DIO IL TEMPO DELLA DISCESA IN NOI DELLO SPIRITO, ED È IL TEMPO DELLA VENUTA DEL CRI STO, CHE EGLI CI ANNUNZIA DICENDO: IN QUEI GIORNI, CIOÈ NEL TEMPO DEL SALVATORE NOSTRO, IO EFFONDERÒ IL MIO SPIRITO SU OGNI CREATURA (cfr. Gl 3, 1).
       quando dunque l’ora della splendida misericordia di dio portò sulla terra tra noi il figlio unigenito nella natura umana, cioè un uomo nato da una donna secondo la predizione delle sacre scritture, COLUI CHE È DIO E PADRE CONCESSE DI NUOVO LO SPIRITO E LO RICEVETTE PER PRIMO IL CRISTO, COME PRIMIZIA DELLA NATURA UMANA TOTALMENTE RINNOVATA. LO ATTESTA GIOVANNI QUANDO DICHIARA: «HO VISTO LO SPIRITO SCENDERE DAL CIELO E POSARSI SOPRA DI LUI» (gv 1, 32).
       Cristo ricevette lo Spirito in quanto uomo e in quanto era conveniente per un uomo il riceverlo. Il Figlio di Dio, che fu generato dal Padre rimanendo a lui consostanziale e che esiste prima della sua nascita umana, anzi assolutamente prima del tempo, non si ritiene offeso che il Padre, dopo la sua nascita nella natura umana, gli dica: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato» (Sal 2, 7).
       Il Padre afferma che colui che è Dio prima del tempo e da lui generato, viene generato oggi, volendo significare che nel Cristo accoglieva noi come suoi figli adottivi. Il Cristo infatti, poiché si è fatto uomo, ha assunto in sé tutta la natura umana. Il Padre ha il suo proprio Spirito e lo dà di nuovo al Figlio, perché anche noi lo riceviamo da lui come ricchezza e fonte di bene.
       per questo motivo egli ha voluto condividere la discendenza di abramo, come si dice nella scrittura, e in tutto si è fatto simile a noi suoi fratelli.
       L’UNIGENITO FIGLIO NON ACCOGLIE DUNQUE PER SE STESSO LO SPIRITO; INFATTI LO SPIRITO È LO SPIRITO DEL FIGLIO, ED È IN LUI, E VIENE DATO PER LUI, COME ABBIAMO GIÀ DETTO: MA POICHÉ, FATTOSI UOMO, IL FIGLIO EBBE IN SÉ TUTTA LA NATURA UMANA, HA RICEVUTO LO SPIRITO PER RINNOVARE L’UOMO COMPLETAMENTE E RIPORTARLO ALLA SUA PRIMA GRANDEZZA.
       USANDO DUNQUE LA SAGGEZZA DELLA RAGIONE E APPOGGIANDOCI ALLE PAROLE DELLA SACRA SCRITTURA, COMPRENDIAMO CHE CRISTO EBBE LO SPIRITO NON PER SE STESSO, MA PER NOI; OGNI BENE, INFATTI, VIENE A NOI PER MEZZO DI LUI.

  6. SAN PROCLO, VESCOVO DI COSTANTINOPOLI
    ​LA SANTIFICAZIONE DELLE ACQUE
    CRISTO APPARVE AL MONDO E, METTENDO ORDINE NEL MONDO IN DISORDINE, LO RESE BELLO. PRESE SU DI SÉ IL PECCATO DEL MONDO E SCACCIÒ IL NEMICO DEL MONDO; SANTIFICÒ LE SORGENTI DELLE ACQUE ED ILLUMINÒ LE ANIME DEGLI UOMINI. A MIRACOLI AGGIUNSE MIRACOLI SEMPRE PIÙ GRANDI.
    Oggi la terra e il mare si sono divisi tra loro la grazia del Salvatore, e il mondo intero è ripieno di letizia, perché il giorno presente ci mostra un numero maggiore di miracoli che nella festa precedente. INFATTI NEL GIORNO SOLENNE DEL TRASCORSO NATALE DEL SIGNORE LA TERRA SI RALLEGRAVA, PERCHÉ PORTAVA IL SIGNORE IN UNA MANGIATOIA; NEL PRESENTE GIORNO DELL’EPIFANIA IL MARE TRASALISCE DI GIOIA; TRIPUDIA PERCHÉ HA RICEVUTO IN MEZZO AL GIORDANO LE BENEDIZIONI DELLA SANTIFICAZIONE.
    Nella passata solennità ci veniva presentato come un piccolo bambino, che dimostrava la nostra imperfezione; nella festa odierna lo si vede uomo maturo che lascia intravvedere colui che, perfetto, procede dal perfetto. In quella il re ha indossato la porpora del corpo; in questa la fonte circonda il fiume e quasi lo riveste. Suvvia dunque! Vedete gli stupendi miracoli: il sole di giustizia che si lava nel Giordano, il fuoco immerso nelle acque e Dio santificato da un uomo.
    Oggi ogni creatura canta inni e grida: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Sal 117, 26). Benedetto colui che viene in ogni tempo, perché non venne ora per la prima volta… E chi è costui? Dillo chiaramente tu, o beato Davide: È il Signore Dio e brillò per noi (cfr. Sal 117, 27). E non solamente il profeta Davide dice questo, ma anche l’apostolo Paolo gli fa eco con la sua testimonianza e prorompe in queste parole: Apparve la grazia salvatrice di Dio a tutti gli uomini per ammaestrarci (cfr. Tt 2, 11). Non ad alcuni, ma a tutti. A TUTTI INFATTI, GIUDEI E GRECI, DONA LA GRAZIA SALVATRICE DEL BATTESIMO, OFFRENDO A TUTTI IL BATTESIMO COME UN COMUNE BENEFICIO.
    SU, GUARDATE LO STRANO DILUVIO, PIÙ GRANDE E PIÙ PREZIOSO DEL DILUVIO CHE VENNE AL TEMPO DI NOÈ. ALLORA L’ACQUA DEL DILUVIO FECE PERIRE IL GENERE UMANO; ORA INVECE L’ACQUA DEL BATTESIMO, PER LA POTENZA DI COLUI CHE È STATO BATTEZZATO, RICHIAMA ALLA VITA I MORTI. ALLORA LA COLOMBA, RECANDO NEL BECCO UN RAMOSCELLO DI ULIVO, INDICÒ LA FRAGRANZA DEL PROFUMO DI CRISTO SIGNORE; ORA INVECE LO SPIRITO SANTO, SCENDENDO IN FORMA DI COLOMBA, CI MOSTRA IL SIGNORE STESSO, PIENO DI MISERICORDIA VERSO DI NOI.

  7. Sant’Ippòlito, sacerdote
    L’ACQUA E LO SPIRITO​
    Gesù venne da Giovanni e ricevette da lui il battesimo. Oh fatto che riempie di stupore! IL FIUME INFINITO che rallegra la città di Dio, viene bagnato da poche gocce di acqua. La sorgente incontenibile, da cui sgorga la vita per tutti gli uomini ed è perenne, si immerge in un filo d’acqua scarsa e fugace.
    Colui che è dappertutto e non manca in nessun luogo, colui che gli angeli non possono comprendere e gli uomini non possono vedere, si accosta a ricevere il battesimo di spontanea volontà. Ed ecco, gli si aprono i cieli e risuona una voce che dice: «QUESTI E’ IL FIGLIO MIO PREDILETTO, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
    COLUI CHE E’ AMATO genera amore e la luce immateriale fa nascere una luce inaccessibile. Questi è colui che fu chiamato figlio di Giuseppe ed è il mio unigenito nella natura divina.
    «Questi è il mio Figlio prediletto»: PROVA LA FAME, egli che nutre un numero infinito di creature; Dal egli che ristora gli affaticati; NON HA DOVE POSARE IL CAPO egli che tutto sostiene nelle sue mani; SOFFRE EGLI CHE GUARISCE OGNI SOFFERENZA; è schiaffeggiato, egli che dona al mondo la libertà; è ferito al costato, egli che ripara il costato di Adamo. Ma, vi prego, prestatemi molta attenzione: voglio ritornare alla fonte della vita e contemplare la sorgente di ogni rimedio Il Padre dell’immortalità inviò nel mondo il Figlio e Verbo immortale, che venne tra gli uomini per lavarli nell’acqua e nello Spirito, e, per rigenerarci nell’anima e nel corpo alla vita eterna, insufflò in noi lo Spirito di vita e ci rivestì di un’armatura incorruttibile.
    Perciò io proclamo come un araldo: Venite, tribù e popoli tutti, all’immortalità del battesimo. Questa è l’acqua associata allo Spirito Santo per mezzo del quale è irrigato il paradiso, la terra diventa feconda, le piante crescono, ogni essere animato genera vita; e per esprimere tutto in poche parole, è l’acqua mediante la quale riceve vita l’uomo rigenerato, con la quale Cristo fu battezzato, nella quale discese lo Spirito Santo in forma di colomba. Chi scende con fede in questo lavacro di rigenerazione, rinunzia al diavolo e si schiera con Cristo, rinnega il nemico e riconosce che Cristo è Dio, si spoglia della schiavitù e si riveste dell’adozione filiale, ritorna dal battesimo splendido come il sole ed emettendo raggi di giustizia; ma, e ciò costituisce la realtà più grande, RITORNA FIGLIO DI DIO E COEREDE DI CRISTO.
    A lui la gloria e la potenza insieme allo Spirito santissimo, benefico e vivificante, ora e sempre, per tutti i secoli. Amen.

  8. San Pietro Crisòlogo, vescovo
    COLUI CHE HA VOLUTO NASCERE PER NOI, NON HA VOLUTO ESSERE IGNORATO DA NOI.

    Benché nel mistero stesso dell’Incarnazione del Signore i segni della sua divinità siano stati sempre chiari, tuttavia la solennità odierna ci manifesta e ci svela in molte maniere che Dio è apparso in corpo umano, perché la nostra natura mortale, sempre avvolta nell’oscurità, non perdesse, per ignoranza, ciò che ha meritato di ricevere e possedere per grazia.
    Infatti COLUI CHE HA VOLUTO NASCERE PER NOI, NON HA VOLUTO RIMANERE A NOI NSCOSTO; e perciò si manifesta in questo modo, perché questo grande mistero di pietà non diventi occasione di errore.
    Oggi i magi, che lo ricercavano splendente fra le stelle, LO TROVANO CHE VAGISCE IN UNA CULLA. Oggi i magi vedono chiaramente, avvolto in panni, colui che tanto lungamente si accontentarono di contemplare in modo oscuro negli astri. Oggi i magi considerano con grande stupore ciò che vedono nel presepio: IL CIELO CALATO SULLA TERRA, LA TERRA ELEVATA FINO AL CIELO, l’uomo in Dio, Dio nell’uomo, e COLUI CHE IL MONDO INTERO NON PUO’ CONTENERE, RACCHIUSO IN UN MINUSCOLO CORPO.
    Vedendo, credono e non discutono e lo proclamano per quello che è con i loro doni simbolici. Con l’incenso lo riconoscono Dio, con l’oro lo accettano quale re, con la mirra esprimono la fede in colui che sarebbe dovuto morire. DA QUESTO IL PAGANO CHE ERA ULTIMO, E’ DIVENTATO PRIMO, perché allora la fede dei gentili fu come inaugurata da quella dei magi. Oggi Cristo è sceso nel letto del Giordano per lavare i peccati del mondo. Lo stesso Giovanni attesta che egli è venuto proprio per questo: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29). OGGI IL SERVO HA TRA LE MANI IL PADRONE, L’UOMO DIO, GIOVANNI CRISTO; lo tiene per RICEVERE IL PERDONO NON PER DARGLIELO.
    Oggi, come dice il Profeta: «La voce del Signore è sulle acque» (cfr. Sal 28, 23). Quale voce? «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
    Oggi lo Spirito Santo si libra sulle acque sotto forma di colomba, perché, come la colomba di Noè aveva annunziato che il diluvio universale era cessato, così, a indicazione di questa, SI COMPRENDESSE CHE L’ETERNO NAUFRAGIO DEL MONDO ERA FINITO; e non portò come quella un ramoscello dell’antico ulivo, ma effuse tutta l’ubertosità del nuovo crisma sul capo del nuovo progenitore, perché si adempisse quanto il Profeta aveva predetto: «Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia a preferenza dei tuoi eguali» (Sal 44, 8).
    OGGI CRISTO DA’ INIZIO AI CELESTI PORTENTI, cambiando le acque in VINO; ma l’acqua doveva poi mutarsi nel SACRAMENTO DEL SANGUE, perché Cristo versasse, a chi vuol bere, PURI CALICI DALLA PIENEZZA DELLA SUA GRAZIA…

  9. Siamo nel 2020,e’ doveroso ringraziare per tutti i doni che abbiamo ricevuto,ma sarebbe bello iniziare l’anno ringraziando per tutto ciò che di bello riceveremo, per i momenti gioiosi e per quelli più faticosi .Ringraziare per le difficoltà che ci aiutano a comprendere che nulla è dovuto e nulla è scontato. Ringraziare per chi ci starà vicino…e per chi si allontanera’,perchè ci insegnera’ ad non aspettarci nulla ,ma a non chiudere mai completamente le porte.Terminiamo le nostre giornate ringraziando sempre di tutto ciò che abbiamo (lavoro casa cibo ..) e che diamo per scontato,perchè da altre parti del mondo non è così.Non si deve essere credenti per ringraziare,la gratitudine e’ alla portata di tutti ,di chiunque…è GRATUITA e la si può usare sempre.

  10. S. Leone Magno, papa
    Disc. 3 per l’Epifania

    ​Il Signore ha manifestato in tutto il mondo la sua salvezza
    La Provvidenza misericordiosa, avendo deciso di soccorrere negli ultimi tempi il mondo che andava in rovina, stabilì che la salvezza di tutti i popoli si compisse nel Cristo.
    Un tempo era stata promessa ad Abramo una innumerevole discendenza che sarebbe stata generata non secondo la carne, ma nella fecondità della fede: essa era stata paragonata alla moltitudine delle stelle perché il padre di tutte le genti si attendesse non una stirpe terrena, ma celeste.
    Entri, entri dunque nella famiglia dei patriarchi LA GRANDE MASSA DELLE GENTI, e i figli della promessa ricevano la benedizione come stirpe di Abramo, mentre a questa rinunziano i figli del suo sangue. Tutti i popoli, rappresentati dai tre magi, adorino il Creatore dell’universo, e Dio sia conosciuto non nella Giudea soltanto,MA IN TUTTA LA TERRA, perché ovunque in Israele sia grande il suo nome (cfr. Sal 75, 2).
    Figli carissimi, ammaestrati da questi misteri della grazia divina, celebriamo nella gioia dello spirito il giorno della nostra nascita e l’inizio della chiamata alla fede di tutte le genti. Ringraziamo Dio misericordioso che, come afferma l’Apostolo, «ci ha messo in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto» (Col 1, 12-13). L’aveva annunziato Isaia: Il popolo dei Gentili, che sedeva nelle tenebre, vide una grande luce e su quanti abitavano nella terra tenebrosa una luce rifulse (cfr. Is 9, 1). Di essi ancora Isaia dice al Signore: Popoli che non ti conoscono ti invocheranno, e popoli che ti ignorano accorreranno a te (cfr. Is 55, 5).
    Abramo vide questo giorno e gioì (cfr. Gv 8, 56). Gioì quando conobbe che i figli della sua fede sarebbero stati benedetti nella sua discendenza, cioè nel Cristo, e quando intravide che per la sua fede sarebbe diventato padre di tutti i popoli. Diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto il Signore aveva promesso lo avrebbe attuato (Rm 4, 20-21). Questo giorno cantava nei salmi Davide dicendo: «Tutti i popoli che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, o Signore, per dare gloria al tuo nome» (Sal 85, 9); e ancora: «Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia» (Sal 97, 2).
    TUTTO QUESTO SI E’ REALIZZATO QUANDO I TRE MAGI CHIAMATI DAI LORO PAESI LONTANI , furono condotti da una stella a conoscere e adorare il Re del cielo e della terra. Questa stella ci esorta particolarmente a imitare il servizio che essa prestò, nel senso che dobbiamo seguire, con tutte le nostre forze, la grazia che invita tutti al Cristo. In questo impegno, miei cari, dovete tutti aiutarvi l’un l’altro. Risplenderete così come figli della luce nel regno di Dio, dove conducono la retta fede e le buone opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo che con Dio Padre e con lo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

  11. Sant’Agostino, vescovo

    SAREMO SAZIATI DALLA VISIONE DEL VERBO
    Chi potrà mai conoscere tutti i tesori di sapienza e di scienza che Cristo racchiude in sé, nascosti nella povertà della sua carne? «Per noi, da ricco che era, egli si è fatto povero, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà» (cfr. 2 Cor 8, 9). Assumendo la mortalità dell’uomo e subendo nella sua persona la morte, egli si mostrò a noi nella povertà della condizione umana: non perdette però le sue ricchezze quasi gli fossero state tolte, ma ne promise la rivelazione nel futuro. Quale immensa ricchezza serba a chi lo teme e dona pienamente a quelli che sperano in lui! Le nostre conoscenze sono ora imperfette e incomplete, finché non venga il perfetto e il completo. Ma proprio per renderci capaci di questo egli, che è uguale al Padre nella forma di Dio e simile a noi nella forma di servo, ci trasforma a somiglianza di Dio. DIVENUTO FIGLIO DELL’UOMO LUI UNICO FIGLIO DI DIO, RENDE FIGLI DI DIO MOLTI FIGLI DEGLI UOMINI… Dopo aver nutrito noi servi attraverso la forma visibile di servo, ci rende liberi, atti a contemplare la forma di Dio. Infatti «noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, NOI SAREMO SIMILI A LUI PERCHE’ LO VEDREMO COSI COME EGLI E’» (1 Gv 3,2). Ma che cosa sono quei tesori di sapienza e di scienza, che cosa quelle ricchezze divine, se non la grande realtà capace di colmarci pienamente? Che cosa è quell’abbondanza di dolcezza se non ciò che è capace di saziarci? Dunque: «MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA» (Gv 14, 8). E in un salmo una voce, che ci interpreta o parla per noi, dice rivolgendosi a lui: «SARO’ SAZIATO ALL’APPARIRE DELLA TUA GLORIA» (cfr. Sal 16, 15). Egli e il Padre sono una cosa sola e chi vede lui vede anche il Padre. «Il Signore degli eserciti è il re della gloria» (Sal 23, 10). Facendoci volgere a lui, ci mostrerà il suo volto e saremo salvi; ALLORA SAREMO SAZIATI E CI BASTERA’. Ma fino a quando questo non avvenga e non ci sia mostrato quello che ci appagherà, fino a quando non berremo a quella fonte di vita che ci farà sazi, mentre noi camminiamo nella fede, pellegrini lontani da lui, e abbiamo fame e sete di giustizia e aneliamo con indicibile desiderio alla bellezza di Cristo che si svelerà nella forma di Dio, CELEBRIAMO CON DEVOZIONE IL NATALE DI CRISTO NATO NELLA FORMA DI SERVO. Se non possiamo ancora contemplarlo perché è stato generato dal Padre prima dell’aurora, festeggiamolo perché nella notte è nato dalla Vergine. Se non lo comprendiamo ancora, perché il suo nome rimane davanti al sole (cfr. Sal 71, 17), riconosciamo il suo tabernacolo posto nel sole. Se ancora non vediamo l’Unigenito che rimane nel Padre, ricordiamo «lo sposo che esce dalla stanza nuziale» (cfr. Sal 18, 6). Se ancora non siamo preparati al banchetto del nostro Padre, RICONOSCIAMO IL PRESEPE DEL NOSTRO SIGNORE GESU CRISTO.

  12. San Massimo il Confessore, abate
    ​Mistero sempre nuovo
    Il Verbo di Dio fu generato secondo la carne una volta per tutte. Ora, per la sua benignità verso l’uomo, desidera ardentemente di nascere secondo lo spirito in coloro che lo vogliono e diviene bambino che cresce con il crescere delle loro virtù. Per questa ragione l’Apostolo di Dio, considerando con sapienza la portata del mistero, dice: «Gesù Cristo è lo stesso IERI, OGGI E SEMPRE!» (Eb 13, 8), intendendo dire in tal modo che il mistero è sempre nuovo e non invecchia mai per la comprensione di nessuna mente umana. Cristo Dio nasce e si fa uomo, prendendo un corpo dotato di un’anima intelligente, lui, che aveva concesso alle cose di uscire dal nulla. Dall’Oriente una stella che brilla in pieno giorno guida i magi verso il luogo dove il Verbo ha preso carne, per dimostrare misticamente che il Verbo, contenuto nella legge e nei profeti, supera ogni conoscenza dei sensi e conduce le genti alla suprema luce della conoscenza. Infatti la parola della legge e dei profeti, a guisa di stella, rettamente intesa, conduce a riconoscere il Verbo incarnato in coloro che in virtù della grazia sono stati chiamati secondo il beneplacito divino.
    DIO SI FA PERFETTO UOMO, non cambiando nulla di quanto è proprio della natura umana, tolto, si intende, il peccato, che del resto non le appartiene. Si fa uomo per provocare il dragone infernale avido e impaziente di divorare la sua preda, cioè l’umanità del Cristo. Cristo, in effetti, gli dà in pasto la sua carne. Quella carne però doveva tramutarsi per il diavolo in veleno. La carne abbatteva totalmente il mostro con la potenza della divinità che in essa si celava. Per la natura umana, invece, sarebbe stata il rimedio, perché l’avrebbe riportata alla grazia originale con la forza della divinità in essa presente.
    Come infatti il dragone, avendo istillato il suo veleno nell’albero della scienza, aveva rovinato il genere umano, facendoglielo gustare, così il medesimo, presumendo divorare la carne del Signore, fu rovinato e spodestato per la potenza della divinità che era in essa.
    MA IL GRANDE MISTERO DELL’INCARNAZIONE DIVINA RIMANE PUR SEMPRE UN MISTERO. In effetti come può il Verbo, che con la sua persona è essenzialmente nella carne, essere al tempo stesso come persona ed essenzialmente tutto nel Padre? Così come può lo stesso Verbo, totalmente Dio per natura, diventare totalmente uomo per natura? E questo senza abdicare per niente né alla natura divina, per cui è Dio, né alla nostra, per cui è divenuto uomo?
    Soltanto la fede arriva a questi misteri, essa che è la sostanza e la base di quelle cose che superano ogni comprensione della mente umana.

  13. SANT’ AGOSTINO
    I DUE PRECETTI DELL’AMORE​
    È venuto il Signore, maestro di carità, pieno egli stesso di carità, a ricapitolare la parola sulla terra (cfr. Rm 9, 28), come di lui fu predetto, e ha mostrato che la Legge e i Profeti si fondano sui due precetti dell’amore. Ricordiamo insieme, fratelli, quali sono questi due precetti. Essi devono esservi ben noti e non solo venirvi in mente quando ve li richiamiamo: non si devono mai cancellare dai vostri cuori. Sempre in ogni istante abbiate presente che bisogna amare Dio e il prossimo: Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente; e il prossimo come se stessi (cfr. Mt 22, 37. 39). Questo dovete sempre pensare, meditare e ricordare, praticare e attuare. L’amore di Dio è il primo come comandamento, ma l’amore del prossimo è primo come attuazione pratica. Colui che ti dà il comando dell’amore in questi due precetti non ti insegna prima l’amore del prossimo, poi quello di Dio, ma viceversa.
    Siccome però Dio tu non lo vedi ancora, amando il prossimo ti acquisti il merito di vederlo; amando il prossimo purifichi l’occhio per poter vedere Dio, come chiaramente afferma Giovanni: Se non ami il fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi? (cfr. 1 Gv 4, 20). Se sentendoti esortare ad amare Dio, tu mi dicessi: Mostrami colui che devo amare, io non potrei che risponderti con Giovanni: Nessuno mai vide Dio (cfr. Gv 1, 18). Ma perché tu non ti creda escluso totalmente dalla possibilità di vedere Dio, lo stesso Giovanni dice: «Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio» (1 Gv 4, 16). Tu dunque ama il prossimo e guardando dentro di te donde nasca quest’amore, vedrai, per quanto ti è possibile, Dio.
    COMINCIA QUINDI AD AMARE IL PROSSIMO. Spezza il tuo pane con chi ha fame, introduci in casa i miseri senza tetto, vesti chi vedi ignudo, e non disprezzare quelli della tua stirpe (cfr. Is 58, 7). Facendo questo che cosa otterrai? «Allora la tua luce sorgerà come l’aurora» (Is 58, 8). LA TUA LUCE E’ IL TUO DIO, egli è per te la luce mattutina, perché verrà dopo la notte di questo mondo: egli non sorge né tramonta, risplende sempre.
    Amando il prossimo e prendendoti cura di lui, tu cammini. E dove ti conduce il cammino se non al Signore, a colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente? Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo l’abbiamo sempre con noi. AIUTA DUNQUE IL PROSSIMO CON IL QUALE CAMMINI PER POTER GIUNGERE A COLUI CON IL QUALE DESIDERI RIMANERE…

  14. Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo

    ​​Una sola anima in due corpi
    Eravamo ad Atene, partiti dalla stessa patria, divisi, come il corso di un fiume, in diverse regioni per brama d’imparare, e di nuovo insieme, come per un accordo, ma in realtà per disposizione divina.
    Allora non solo io mi sentivo preso da venerazione verso il mio grande Basilio per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi, ma inducevo a fare altrettanto anche altri che ancora non lo conoscevano. Molti però già lo stimavano grandemente, avendolo ben conosciuto e ascoltato in precedenza.
    Che cosa ne seguiva? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che per studio arrivavano ad Atene, era considerato fuori dell’ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. Questo l’inizio della nostra amicizia; di qui l’incentivo al nostro stretto rapporto; così ci sentimmo presi da mutuo affetto.
    Quando, con il passare del tempo, ci manifestammo vicendevolmente le nostre intenzioni e capimmo che l’amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo, allora diventammo tutti e due l’uno per l’altro: compagni, commensali, fratelli. Aspiravamo a un medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale.
    Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice d’invidia; eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo.
    Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi. Se non si deve assolutamente prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, perché realmente l’uno era nell’altro e con l’altro.
    L’occupazione e la brama unica per ambedue era la virtù, e vivere tesi alle future speranze e comportarci come se fossimo esuli da questo mondo, prima ancora d’essere usciti dalla presente vita. Tale era il nostro sogno. Ecco perché indirizzavamo la nostra vita e la nostra condotta sulla via dei comandamenti divini e ci animavamo a vicenda all’amore della virtù. E non ci si addebiti a presunzione se dico che eravamo l’uno all’altro norma e regola per distinguere il bene dal male.
    E mentre altri ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, per noi invece era grande realtà e grande onore essere e chiamarci cristiani.

  15. Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa
    (Discorso tenuto a Nazaret, 5 gennaio 1964)

    ​L’esempio di Nazaret

    La casa di Nazaret è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
    Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.
    Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazaret! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all’intelligenza del vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazaret.

    1. In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto.

    2. Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale.

    3.Infine impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del Figlio del falegname!
    Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine;

    qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore.

  16. MAHATMA GANDHI

    “Non sono un uomo di lettere o di scienza,
    ma pretendo umilmente di essere un uomo di preghiera.
    E’ la preghiera che ha salvato la mia vita.
    Senza preghiera sarei impazzito da molto tempo.
    Se non ho perso la pace dell’anima, nonostante tutte le prove, è perché questa pace viene dalla preghiera.
    Si può vivere alcuni giorni senza mangiare,
    ma non si può vivere nemmeno un giorno senza pregare.
    La preghiera è la chiave del mattino e il chiavistello della sera.”

  17. In questo intrecciarsi della Natività’ con il ” Natale di s Stefano ” , della Vita con la Morte , della Speranza con la Sofferenza , della disponibilità di un uomo con il suo essere non compreso e solo e ….lapidato !…

    Nell’ intrecciarsi di quel ” seme che doveva marcire sotto terra ” e del ” fissare gli occhi al cielo ” di Stefano ..

    Negli intrecci nostri , dentro…
    mi sembra bello condividere queste parole/preghiera di Natale, scritte da un amico uscito dal tunnel
    dell’ alcool , una persona davvero ri-nata :

    ” La mano forte aiuti la mano debole.
    La mano colma riempia la mano vuota .
    La mano giovane stringa la mano stanca .
    Aiutaci , Padre , in questo giorno di Pace ,
    e sui crateri di morte rinascera’ il grano,
    sul viso dei bimbi risplendera’ il sole ,
    su questo mondo deluso ritorneranno gli uomini di buona volontà “

  18. NATALE 2019
    IL CIELO E’ SCESO GIU’,
    NELLA MIA NOTTE,
    PER ILLUMINARE LA MIA VITA
    ANCHE NELLA PROVA PIU’ BUIA.
    IL TUO NATALE ANNUNCIA
    CHE SEI IL ” DIO CON NOI “.
    CON ME, ORA.
    IN OGNI ISTANTE
    E PER SEMPRE!
    ( con amicizia s. n. )

  19. NON C’È SPAZIO PER LA TRISTEZZA
    NEL GIORNO IN CUI NASCE LA VITA… (S. Leone Magno)
    Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, è venuto per la liberazione di tutti. ESULTI IL SANTO, perché si avvicina al premio; GIOISCA IL PECCATORE, perché gli è offerto il perdono; RIPRENDA CORAGGIO IL PAGANO, perché è chiamato alla vita. Alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Di questa opera ineffabile dell’amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l’umanità nella sua miseria! O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà di noi e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, CI HA FATTI RIVIVERE CON CRISTO (Ef 2,5) RICONOSCI, CRISTIANO, LA TUA DIGNITÀ e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricòrdati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricòrdati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del regno di Dio. Con il battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! NON METTERE IN FUGA UN OSPITE COSÌ ILLUSTRE con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo.

  20. AUGURI DI CUORE A TUTTI.

    Buon NATALE amico mio:
    non avere paura.
    La speranza è stata seminata in te.
    Un giorno fiorirà. Anzi, uno stelo è
    già fiorito. E se ti guardi attorno, puoi
    vedere che anche nel cuore del tuo
    fratello, GELIDO COME IL TUO, è spuntato
    un ramoscello turgido di attese.
    E in tutto il mondo, sopra la coltre di
    ghiaccio,si sono rizzati arboscelli
    carichi di gemme. E una foresta di
    speranze che sfida i venti densi di
    tempeste,e, pur incurvandosi ancora,
    resiste sotto le bufere portatrici di
    morte.
    Non avere paura, amico mio.
    IL NATALE TI PORTA UN LIETO ANNUNZIO:
    DIO E’ SCESO SU QUESTO MONDO
    DISPERATO. E SAI CHE NOME HA PRESO?
    EMMANUELE, che vuol dire: DIO CON
    NOI.
    CORAGGIO, verrà un giorno in cui le tue
    nevi si scioglieranno, le tue
    bufere si placheranno,
    e una primavera senza
    tramonto regnerà nel tuo giardino,
    dove DIO, NEL POMERIGGIO, VERRA’ A
    PASSEGGIARE CON TE.
    (DON TONINO BELLO)

  21. LA VERITÀ È GERMOGLIATA DALLA TERRA
    E LA GIUSTIZIA SI È AFFACCIATA DAL CIELO
    S. Agostino
    ***
    SVÉGLIATI, O UOMO: PER TE DIO SI È FATTO UOMO. «SVÉGLIATI, O TU CHE DORMI, DESTATI DAI MORTI E CRISTO TI ILLUMINERÀ» (EF 5, 14). Saresti morto per sempre, SE EGLI NON FOSSE NATO NEL TEMPO. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto, SE NON FOSSE STATA ELARGITA QUESTA MISERICORDIA. Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse incontrato con LA TUA STESSA MORTE. SARESTI PERITO, SE NON FOSSE VENUTO. Prepariamoci A CELEBRARE IL GIORNO DI FESTA IN CUI IL GRANDE ED ETERNO GIORNO VENNE DAL SUO GRANDE ED ETERNO GIORNO IN QUESTO NOSTRO GIORNO TEMPORANEO COSÌ BREVE. «LA VERITÀ È GERMOGLIATA DALLA TERRA«, PERCHÉ «IL VERBO SI FECE CARNE» (GV 1, 14). LA VERITÀ È GERMOGLIATA DALLA TERRA»: LA CARNE DA MARIA. «E la giustizia si è affacciata dal cielo», perché «l’uomo non può ricevere nulla se non gli è stato dato dal cielo» (Gv 3, 27).
    «GIUSTIFICATI PER LA FEDE, NOI SIAMO IN PACE CON DIO» (Rm 5, 1) «Per mezzo di lui abbiamo l’accesso a questa grazia in cui ci troviamo e di cui ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio (Rm 5, 2). Non dice «della nostra gloria», ma «della gloria di Dio», perché la giustizia non ci venne da noi, ma si è «affacciata dal cielo». Perciò «colui che si gloria» si glori nel Signore, non in se stesso. Dal cielo, infatti per la nascita del Signore dalla Vergine… si fece udire l’inno degli angeli: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà» (Lc 2, 14). Come poté venire la pace sulla terra, se non perché la verità è germogliata dalla terra, CIOÈ CRISTO È NATO DALLA CARNE? «EGLI È LA NOSTRA PACE, colui che di due popoli ne ha fatto uno solo» (ef 2, 14) perché fossimo uomini di buona volontà, legati dolcemente dal vincolo dell’unità. Rallegriamoci dunque di questa grazia perché nostra gloria sia la testimonianza della buona coscienza. Non ci gloriamo in noi stessi, ma nel Signore. quale grazia di Dio più grande ha potuto brillare a noi? AVENDO UN FIGLIO UNIGENITO, DIO L’HA FATTO FIGLIO DELL’UOMO, E COSÌ VICEVERSA HA RESO IL FIGLIO DELL’UOMO FIGLIO DI DIO. CERCA IL MERITO, LA CAUSA, LA GIUSTIZIA DI QUESTO, E VEDI SE TROVI MAI ALTRO CHE GRAZIA.

  22. S. BEDA IL VENERABILE
    Magnificat «E MARIA DISSE: L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE E IL MIO SPIRITO ESULTA IN DIO, MIO SALVATORE» (LC 1, 46). Dice: il Signore mi ha innalzato con un dono così grande e così inaudito che non è possibile esprimerlo con nessun linguaggio: a stento lo può comprendere il cuore nel profondo. Levo quindi un inno di ringraziamento con tutte le forze della mia anima e mi do, con tutto quello che vivo e sento e comprendo, alla contemplazione della grandezza senza fine di Dio, poiché il mio spirito si allieta della eterna divinità di quel medesimo Gesù, cioè del Salvatore, di cui il mio seno è reso fecondo con una concezione temporale.
    «PERCHÉ HA FATTO IN ME COSE GRANDI L’ONNIPOTENTE, E SANTO È IL SUO NOME» (cfr. Lc 1, 49). Si ripensi all’inizio del cantico dove è detto: «L’anima mia magnifica il Signore». Davvero solo quell’anima a cui il Signore si è degnato di fare grandi cose può magnificarlo con lode degna ed esortare quanti sono partecipi della medesima promessa e del medesimo disegno di salvezza: Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome (cfr. Sal 33, 4). Chi trascurerà di magnificare, per quanto sta in lui, il Signore che ha conosciuto e di santificare il nome, «sarà considerato il minimo nel regno dei cieli» (Mt 5, 19). Il suo nome poi è detto santo perché con il fastigio della sua singolare potenza trascende ogni creatura ed è di gran lunga al di là di tutto quello che ha fatto.
    «HA SOCCORSO ISRAELE SUO SERVO, RICORDANDOSI DELLA SUA MISERICORDIA» (LC 1, 54). Assai bene dice Israele servo del Signore, cioè ubbidiente e umile, perché da lui fu accolto per essere salvato, secondo quanto dice Osea: Israele è mio servo e io l’ho amato (cfr. Os 11, 1). Colui infatti che disdegna di umiliarsi non può certo essere salvato né dire con il profeta: «Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore mi sostiene» (Sal 53, 6) e: Chiunque diventerà piccolo come un bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli (cfr. Mt 18, 4).
    «COME AVEVA PROMESSO AI NOSTRI PADRI, AD ABRAMO E ALLA SUA DISCENDENZA, PER SEMPRE» (Lc 1, 55). Si intende la discendenza spirituale, non carnale, di Abramo; sono compresi, cioè, non solo i generati secondo la carne, ma anche coloro che hanno seguito le orme della sua fede, sia nella circoncisione sia nell’incirconcisione. Anche lui credette quando non era circonciso, e gli fu ascritto a giustizia. La venuta del Salvatore fu promessa ad Abramo e alla sua discendenza, cioè ai figli della promessa, ai quali è detto: «Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa» (Gal 3, 29). E’ da rilevare poi che le madri, quella del signore e quella di giovanni, prevengono profetando la nascita dei figli: e questo è bene perché come il peccato ebbe inizio da una donna, così da donne comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte per l’inganno di una donna, così da due donne, che a gara profetizzano, gli sia restituita la vita.

  23. sant’Ambrogio, vescovo
    LA VISITAZIONE DI MARIA
    L’angelo, che annunziava il mistero, volle garantirne la veridicità con una prova e annunziò alla vergine Maria la maternità di una donna vecchia e sterile, per dimostrare così che a Dio è possibile tutto ciò che vuole. Appena Maria ebbe udito ciò, si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell’annunzio o dubitasse della prova, ma PERCHÉ ERA LIETA DELLA PROMESSA E DESIDEROSA DI COMPIERE DEVOTAMENTE UN SERVIZIO, CON LO SLANCIO CHE LE VENIVA DALL’INTIMA GIOIA. DOVE ORMAI, RICOLMA DI DIO, POTEVA AFFRETTARSI AD ANDARE SE NON VERSO L’ALTO? LA GRAZIA DELLO SPIRITO SANTO NON COMPORTA LENTEZZE.
    Subito si fanno sentire i benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore. Infatti «appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, esultò il bambino nel seno di lei, ed ella fu ricolma di Spirito Santo» (cfr. Lc 1, 41). Si deve fare attenzione alla scelta delle singole parole e al loro significato. ELISABETTA UDÌ PER PRIMA LA VOCE, MA GIOVANNI PERCEPÌ PER PRIMO LA GRAZIA; ESSA UDÌ SECONDO L’ORDINE DELLA NATURA, EGLI ESULTÒ IN VIRTÙ DEL MISTERO; ESSA SENTÌ L’ARRIVO DI MARIA, EGLI DEL SIGNORE; LA DONNA L’ARRIVO DELLA DONNA, IL BAMBINO L’ARRIVO DEL BAMBINO. ESSE PARLANO DELLE GRAZIE RICEVUTE, ESSI NEL SENO DELLE LORO MADRI REALIZZANO LA GRAZIA E IL MISTERO DELLA MISERICORDIA A PROFITTO DELLE MADRI STESSE: E QUESTE PER UN DUPLICE MIRACOLO PROFETIZZANO SOTTO L’ISPIRAZIONE DEI FIGLI CHE PORTANO.
    Del figlio si dice che esultò, della madre che fu ricolma di Spirito Santo. Non fu prima la madre a essere ricolma dello Spirito, ma fu il figlio, ripieno di Spirito Santo, a ricolmare anche la madre.
    Esultò Giovanni, esultò anche lo spirito di Maria. MA MENTRE DI ELISABETTA SI DICE CHE FU RICOLMA DI SPIRITO SANTO ALLORCHÉ GIOVANNI ESULTÒ, DI MARIA, CHE GIÀ ERA RICOLMA DI SPIRITO SANTO, SI DICE CHE ALLORA IL SUO SPIRITO ESULTÒ. COLUI CHE È INCOMPRENSIBILE, OPERAVA IN MODO INCOMPRENSIBILE NELLA MADRE. L’UNA, ELISABETTA, FU RIPIENA DI SPIRITO SANTO DOPO LA CONCEZIONE, MARIA INVECE PRIMA DELLA CONCEZIONE.
    «Beata — disse — tu che hai creduto» (cfr. Lc 1, 45). Ma beati anche voi che avete udito e creduto: ogni anima che crede concepisce e genera il Verbo di Dio e riconosce le sue opere.
    Sia in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio. Se c’è una sola madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti, poiché ogni anima riceve il Verbo di Dio, purché, immacolata e immune da vizi, custodisca la castità con intemerato pudore. Ogni anima, che potrà mantenersi così, magnifica il Signore come magnificò il Signore l’anima di Maria, e il suo spirito esultò in Dio salvatore.
    Come avete potuto leggere anche altrove: «MAGNIFICATE IL SIGNORE CON ME» (CFR. SAL 33, 4), IL SIGNORE È MAGNIFICATO NON PERCHÉ LA PAROLA UMANA POSSA AGGIUNGERE QUALCOSA ALLA GRANDEZZA DEL SIGNORE, MA PERCHÉ EGLI VIENE MAGNIFICATO IN NOI. CRISTO È L’IMMAGINE DI DIO: PERCIÒ L’ANIMA CHE COMPIE OPERE GIUSTE E PIE MAGNIFICA L’IMMAGINE DI DIO A SOMIGLIANZA DELLA QUALE È STATA CREATA, E MENTRE LA MAGNIFICA, PARTECIPA IN CERTO MODO ALLA SUA GRANDEZZA E SI ELEVA.

  24. SAN BERNARDO
    TUTTO IL MONDO ATTENDE LA RISPOSTA DI MARIA
    L’hai udito, o Vergine, tu concepirai e partorirai un figlio. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la salvezza di tutto il genere umano. L’Angelo attende la Tua risposta: Vergine Maria, affrettaTi a dare la tua risposta… O nostra Signora, pronuncia le parole che stanno aspettando la terra, ed il cielo! APRI, VERGINE BEATA, IL CUORE ALLA FEDE, LE LABBRA ALL’ASSENSO, IL GREMBO AL CREATORE. Lèvati su, corri, apri! Lèvati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso. PERCHÉ TARDI? PERCHÉ TEMI? Credi all’opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accòglila. Sì, rispondi presto all’angelo, o meglio attraverso l’angelo rispondi al Signore. Rispondi una parola e accogli la Parola; lascia uscire la parola che passa e racchiudi in te quella eterna…
    “ECCOMI, SONO LA SERVA DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME QUELLO CHE HAI DETTO”.

  25. S. IRENEO
    L’INCARNAZIONE CHE CI HA REDENTI
    DIO E TUTTE LE OPERE DI DIO SONO GLORIA DELL’UOMO; E L’UOMO È LA SEDE IN CUI SI RACCOGLIE TUTTA LA SAPIENZA E LA POTENZA DI DIO. Come il medico dà prova della sua bravura nei malati, così anche Dio manifesta se stesso negli uomini. Perciò Paolo afferma: «Dio ha chiuso tutte le cose nelle tenebre dell’incredulità per usare a tutti misericordia» (cfr. Rm 11, 32). Non allude alle potenze spirituali, ma all’uomo che si mise di fronte a Dio in stato di disobbedienza e perdette la immortalità. In seguito però ottenne la misericordia di Dio per i meriti e il tramite del Figlio suo. Ebbe così in lui la dignità di figlio adottivo.
    Se l’uomo riceverà senza vana superbia l’autentica gloria che viene da ciò che è stato creato e da colui che lo ha creato cioè da Dio, l’onnipotente, l’artefice di tutte le cose che esistono, E SE RESTERÀ NELL’AMORE DI LUI IN RISPETTOSA SOTTOMISSIONE E IN CONTINUO RENDIMENTO DI GRAZIE, RICEVERÀ ANCORA GLORIA MAGGIORE E PROGREDIRÀ SEMPRE PIÙ IN QUESTA VIA FINO A DIVENIRE SIMILE A COLUI CHE PER SALVARLO È MORTO.
    IL FIGLIO STESSO DI DIO INFATTI SCESE «IN UNA CARNE SIMILE A QUELLA DEL PECCATO» (RM 8, 3) PER CONDANNARE IL PECCATO, E, DOPO AVERLO CONDANNATO, ESCLUDERLO COMPLETAMENTE DAL GENERE UMANO. Chiamò l’uomo alla somiglianza con se stesso, lo fece imitatore di Dio, lo avviò sulla strada indicata dal Padre perché potesse vedere Dio e gli diede in dono il Padre. IL VERBO DI DIO POSE LA SUA ABITAZIONE TRA GLI UOMINI E SI FECE FIGLIO DELL’UOMO, PER ABITUARE L’UOMO A COMPRENDERE DIO E PER ABITUARE DIO A METTERE LA SUA DIMORA NELL’UOMO SECONDO LA VOLONTÀ DEL PADRE. PER QUESTO DIO STESSO CI HA DATO COME «SEGNO» DELLA NOSTRA SALVEZZA COLUI CHE, NATO DALLA VERGINE, È L’EMMANUELE: POICHÉ LO STESSO SIGNORE ERA COLUI CHE SALVAVA COLORO CHE DI PER SE STESSI NON AVEVANO NESSUNA POSSIBILITÀ DI SALVEZZA.
    Per questo Paolo, indicando la radicale debolezza dell’uomo, dice «So che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene» (Rm 7, 18), poiché il bene della nostra salvezza non viene da noi, ma da Dio. E ancora Paolo esclama: «SONO UNO SVENTURATO! CHI MI LIBERERÀ DA QUESTO CORPO VOTATO ALLA MORTE?» (RM 7, 24). QUINDI PRESENTA IL LIBERATORE: L’AMORE GRATUITO DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO (CFR. RM 7, 25).
    ISAIA STESSO AVEVA PREDETTO QUESTO: IRROBUSTITEVI, MANI FIACCHE E GINOCCHIA VACILLANTI, CORAGGIO, SMARRITI DI CUORE, CONFORTATEVI, NON TEMETE; ECCO IL NOSTRO DIO, OPERA LA GIUSTIZIA, DARÀ LA RICOMPENSA. EGLI STESSO VERRÀ E SARÀ LA NOSTRA SALVEZZA (CFR. IS 35, 4).
    QUESTO INDICA CHE NON DA NOI, MA DA DIO, CHE CI AIUTA, ABBIAMO LA SALVEZZA

  26. D. MAZZOLARI
    Signore, non ne posso più:
    la mia resistenza è agli estremi,
    la mia fede viene meno
    sotto le prove che incalzano.
    Non comprendo più niente.
    Ma per sostenere in pace
    e rimanere vicino a chi soffre
    non è necessario comprendere.
    Non mi abbandonare, Signore,
    tu che mi conosci e sai tutto di me
    e di questo mio povero cuore di carne.
    Tienimi su il cuore,
    e aiutami a superare l’angoscia
    che spesso il male mi dà.
    Rinsaldami la certezza
    che niente va perduto
    del nostro patire perché è tuo
    e ti appartiene
    meglio di qualsiasi cosa nostra.
    Aiutami a credere
    che la tua misericordia
    sta universalmente preparando
    una giornata più buona a tutti.

  27. «Lettera a Diognèto»
    DIO RIVELÒ IL SUO AMORE
    PER MEZZO DEL FIGLIO

    Nessun uomo in verità ha mai visto Dio né lo ha fatto conoscere, MA EGLI STESSO SI È RIVELATO. E si è rivelato nella fede, alla quale soltanto è concesso di vedere Dio. Infatti Dio, Signore e Creatore dell’universo, colui che ha dato origine ad ogni cosa e tutto ha disposto secondo un ordine, non solo ama gli uomini, ma è anche longanime. Ed egli fu sempre così, lo è ancora e lo sarà: amorevole, buono, tollerante, fedele; lui solo è davvero buono. E AVENDO EGLI CONCEPITO NEL CUORE UN DISEGNO GRANDE E INEFFABILE, LO COMUNICA AL SOLO SUO FIGLIO.
    Per tutto il tempo dunque in cui conservava e custodiva nel mistero il suo piano sapiente, sembrava che ci trascurasse e non si desse pensiero di noi; ma quando per mezzo del suo Figlio prediletto rivelò e rese noto ciò che era stato preparato dall’inizio, tutto insieme egli ci offrì: godere dei suoi benefici e contemplarli e capirli. Chi di noi si sarebbe aspettati tutti questi favori?
    Dopo aver tutto disposto dentro di sé assieme al Figlio, permise che noi fino al tempo anzidetto rimanessimo in balia d’istinti disordinati e fossimo trascinati fuori della retta via dai piaceri e dalle cupidigie, seguendo il nostro arbitrio. CERTAMENTE NON SI COMPIACEVA DEI NOSTRI PECCATI, MA LI SOPPORTAVA; NEPPURE POTEVA APPROVARE QUEL TEMPO D’INIQUITÀ, MA PREPARAVA L’ERA ATTUALE DI GIUSTIZIA, PERCHÉ, RICONOSCENDOCI IN QUEL TEMPO CHIARAMENTE INDEGNI DELLA VITA A MOTIVO DELLE NOSTRE OPERE, NE DIVENTASSIMO DEGNI IN FORZA DELLA SUA MISERICORDIA, e perché, dopo aver mostrato la nostra impossibilità di entrare con le nostre forze nel suo regno, ne diventassimo capaci per la sua potenza.
    Quando poi giunse al colmo la nostra ingiustizia e fu ormai chiaro che le sovrastava, come mercede, solo la punizione e la morte, ed era arrivato il tempo prestabilito da Dio per rivelare il suo amore e la sua potenza (O IMMENSA BONTÀ E AMORE DI DIO!), EGLI NON CI PRESE IN ODIO, NÉ CI RESPINSE, NÉ SI VENDICÒ. ANZI CI SOPPORTÒ CON PAZIENZA. NELLA SUA MISERICORDIA PRESE SOPRA DI SÉ I NOSTRI PECCATI. DIEDE SPONTANEAMENTE IL SUO FIGLIO COME PREZZO DEL NOSTRO RISCATTO: IL SANTO, PER GLI EMPI, L’INNOCENTE PER I MALVAGI, IL GIUSTO PER GLI INIQUI, L’INCORRUTTIBILE PER I CORRUTTIBILI, L’IMMORTALE PER I MORTALI. CHE COSA AVREBBE POTUTO CANCELLARE LE NOSTRE COLPE, SE NON LA SUA GIUSTIZIA? COME AVREMMO POTUTO NOI TRAVIATI ED EMPI RITROVARE LA GIUSTIZIA SE NON NEL FIGLIO UNICO DI DIO?
    O DOLCE SCAMBIO, O INEFFABILE CREAZIONE, O IMPREVEDIBILE RICCHEZZA DI BENEFICI: L’INGIUSTIZIA DI MOLTI VENIVA PERDONATA PER UN SOLO GIUSTO E LA GIUSTIZIA DI UNO SOLO TOGLIEVA L’EMPIETÀ DI MOLTI!

  28. VIENI DI NOTTE,
    ma nel nostro cuore
    è sempre notte;
    E DUNQUE VIENI SEMPRE, SIGNORE.

    VIENI IN SILENZIO,
    noi non sappiamo più
    cosa dirci;
    E DUNQUE VIENI SEMPRE, SIGNORE.

    VIENI IN SOLITUDINE,
    ma ognuno di noi
    è sempre più solo;
    E DUNQUE VIENI SEMPRE, SIGNORE.

    VIENI , FIGLIO DELLA PACE,
    noi ignoriamo
    cosa sia la pace;
    E DUNQUE VIENI SEMPRE, SIGNORE.

    VIENI A LIBERARCI,
    NOI SIAMO
    SEMPRE PIU’ SCHIAVI;
    E DUNQUE VIENI SEMPRE, SIGNORE.
    (D. M. Turoldo)

  29. GESÙ, SACRAMENTO DELLA NOSTRA RICONCILIAZIONE
    S. LEONE MAGNO
    Non giova nulla affermare che il nostro Signore è figlio della beata Vergine Maria, uomo vero e perfetto, se non lo si crede uomo di quella stirpe di cui si parla nel Vangelo. Scrive Matteo:
    «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt 1, 1). Segue l’ordine della discendenza umana con tutte le generazioni fino a Giuseppe, al quale era sposata la Madre del Signore. LUCA INVECE, PERCORRENDO A RITROSO LA SUCCESSIONE DELLE GENERAZIONI, RISALE AL CAPO STESSO DEL GENERE UMANO PER DIMOSTRARE CHE IL PRIMO ADAMO E L’ULTIMO SONO DELLA STESSA NATURA.
    Nessuna figura poteva realizzare il sacramento della nostra riconciliazione, preparato da tutta l’eternità, perché lo Spirito santo non era ancora disceso sulla Vergine, né la potenza dell’Altissimo l’aveva ancora ricoperta della sua ombra. LA SAPIENZA NON SI ERA ANCORA EDIFICATA LA SUA CASA NEL SENO IMMACOLATO DI MARIA. IL VERBO NON SI ERA ANCORA FATTO CARNE. IL CREATORE DEI TEMPI NON ERA ANCORA NATO NEL TEMPO, UNENDO IN SÉ IN UNA SOLA PERSONA LA NATURA DI DIO E LA NATURA DEL SERVO. Colui per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, doveva egli stesso essere generato fra tutte le altre creature.
    Se infatti questo uomo nuovo, fatto «a somiglianza della carne del peccato» (cfr. Rm 8, 3), non avesse assunto il nostro uomo vecchio, ed egli, che è consostanziale con il Padre, non si fosse degnato di essere consostanziale anche con la Madre e se egli, che è il solo libero dal peccato, non avesse unito a sé la nostra natura umana, tutta quanta la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo del diavolo. NOI NON AVREMMO POTUTO AVER PARTE ALLA VITTORIA GLORIOSA DI LUI, SE LA VITTORIA FOSSE STATA RIPORTATA FUORI DELLA NOSTRA NATURA.
    IN SEGUITO A QUESTA MIRABILE PARTECIPAZIONE ALLA NOSTRA NATURA RIFULSE PER NOI, IL SACRAMENTO DELLA RIGENERAZIONE, PERCHÉ, IN VIRTÙ DELLO STESSO SPIRITO DA CUI FU GENERATO E NACQUE CRISTO, ANCHE NOI, CHE SIAMO NATI DALLA CONCUPISCENZA DELLA CARNE, NASCESSIMO DI NUOVO DI NASCITA SPIRITUALE. PER QUESTO L’EVANGELISTA DICE DEI CREDENTI: «NON DA SANGUE NÉ DA VOLERE DI CARNE NÉ DA VOLERE DI UOMO, MA DA DIO SONO STATI GENERATI» (GV 1, 13).

  30. PER PRIMO IL SIGNORE CI HA AMATI
    Guglielmo, abate di Saint-Thierry
    Tu solo sei veramente il Signore: il tuo dominio su di noi è la nostra salvezza e il servire a te significa per noi essere da te salvati. E qual è la tua salvezza, o Signore, al quale appartiene la salvezza e la benedizione sul tuo popolo, se non OTTENERE DA TE DI AMARTI ED ESSERE DA TE AMATI? Perciò, Signore, hai voluto che il figlio della tua destra e l’uomo che per te hai reso forte, fosse chiamato Gesù, cioè Salvatore, infatti è lui che «salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 21) e «in nessun altro c’è salvezza» (At 4, 12). EGLI CI HA INSEGNATO AD AMARLO, QUANDO PER PRIMO CI HA AMATI FINO ALLA MORTE DI CROCE, INCITANDOCI CON L’AMORE E LA PREDILEZIONE AD AMARE LUI, CHE PER PRIMO CI HA AMATI SINO ALLA FINE. Proprio così: ci hai amati per primo, perché noi ti amassimo; non che tu avessi bisogno del nostro amore, ma perché noi non potevamo essere ciò per cui ci hai creati se non amandoti.
    PER QUESTO «AVEVA GIÀ PARLATO NEI TEMPI ANTICHI MOLTE VOLTE E IN DIVERSI MODI AI PADRI PER MEZZO DEI PROFETI, ULTIMAMENTE, IN QUESTI GIORNI, HA PARLATO A NOI PER MEZZO DEL FIGLIO» (EB 1, 1), DEL TUO VERBO, DAL QUALE «FURONO FATTI I CIELI, DAL SOFFIO DELLA SUA BOCCA OGNI LORO SCHIERA» (SAL 32, 6). IL TUO PARLARE PER MEZZO DEL FIGLIO ALTRO NON FU CHE PORRE ALLA LUCE DEL SOLE, OSSIA MANIFESTARE CHIARAMENTE QUANTO E COME CI HAI AMATI, TU CHE NON HAI RISPARMIATO IL TUO FIGLIO, MA LO HAI DATO PER TUTTI NOI, ED EGLI PURE CI HA AMATI E HA DATO SE STESSO PER NOI (cfr. Rm 8, 32. 37).
    E quanto egli operò, quanto disse sulla terra, fino agli insulti, fino agli sputi e agli schiaffi, fino alla croce e al sepolcro, altro non fu che il tuo parlare a noi per mezzo del Figlio: incitamento e stimolo del tuo amore al nostro amore per te. Tu sapevi infatti, o Dio creatore delle anime, che quest’amore non poteva essere imposto alle anime dei figli degli uomini, ma bisognava semplicemente stimolarlo. E sapevi pure che dove c’è costrizione, non c’è più libertà; e dove non c’è libertà, non c’è nemmeno giustizia.
    HAI VOLUTO DUNQUE CHE TI AMASSIMO NOI CHE NON POTEVAMO NEMMENO ESSERE SALVATI CON GIUSTIZIA, SE NON TI AVESSIMO AMATO, NÉ POTEVAMO AMARTI, SE NON NE AVESSIMO AVUTO IL DONO DA TE. VERAMENTE, SIGNORE, COME DICE L’APOSTOLO DEL TUO AMORE E NOI STESSI ABBIAMO GIÀ DETTO, TU PER PRIMO CI HAI AMATI E PER PRIMO TU AMI TUTTI COLORO CHE TI AMANO.
    Ma noi ti amiamo con l’affetto d’amore che tu ci hai infuso. Il tuo amore invece è la tua stessa bontà, o sommamente buono e sommo bene; È LO SPIRITO SANTO CHE PROCEDE DAL PADRE E DAL FIGLIO; QUEGLI CHE DALL’INIZIO DELLA CREAZIONE ALEGGIA SULLE ACQUE, OSSIA SULLE MENTI FLUTTUANTI DEI FIGLI DEGLI UOMINI, DONANDOSI A TUTTI, TUTTO A SÉ ATTIRANDO, ISPIRANDO, FAVORENDO, ALLONTANANDO CIÒ CHE È NOCIVO, PROVVEDENDO CIÒ CHE È UTILE, UNENDO DIO A NOI E NOI A DIO.

  31. GIOVANNI È LA VOCE, CRISTO LA PAROLA
    Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
    ***
    Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. SE ALLA VOCE TOGLI LA PAROLA, CHE COSA RESTA? La voce senza parola colpisce bensì l’udito, ma non edifica il cuore. Quando penso ciò che devo dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in qual modo posso fare entrare in te quella parola che si trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio. Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono della voce si è fatto sentire e poi se n’è andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce. E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. Non sono io, disse, il Cristo, né Elia, né il profeta. Gli fu risposto: Ma tu allora chi sei? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore (cfr. Gv 1, 20-23). Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio. Preparate la via, significa: Io risuono al fine di introdurre lui nel cuore, ma lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via. Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. SI GUARDA BENE DALLO SFRUTTARE L’ERRORE DEGLI ALTRI AI FINI DI UNA SUA AFFERMAZIONE PERSONALE. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo quello che era. Precisò le debite differenze. SI MANTENNE NELL’UMILTÀ. Vide giusto dove trovare la salvezza. COMPRESE DI NON ESSERE CHE UNA LUCERNA E TEMETTE DI VENIRE SPENTA DAL VENTO DELLA SUPERBIA.

  32. (S. FRANCESCO DI SALES)
    “Quando si è nell’agitazione è necessario non fare né dire alcuna cosa,
    se non rimanere fermi e risoluti nella decisione di non seguire le nostre passioni,
    qualsiasi motivo avessimo per farlo.“

    “Oh, piacesse a Dio che non badassimo molto alle condizioni del cammino che percorriamo,
    ma tenessimo gli occhi fissi su Colui che ci guida e sul felicissimo paese verso il quale ci guida!“

    “È necessario sopportare gli altri,
    ma in primo luogo è necessario sopportare se stessi
    e rassegnarsi ad essere imperfetti.“

  33. LO SPLENDORE DELL’ANIMA ILLUMINA
    LA GRAZIA DEI CORPO
    S. Ambrogio, vescovo

    Mi rivolgo a te, che vieni dal Popolo, dalla gente comune, ma appartieni alla schiera delle vergini. IN TE LO SPLENDORE DELL’ANIMA SI IRRADIA SULLA GRAZIA ESTERIORE DELLA PERSONA. Per questo sei un’immagine fedele della Chiesa.
    A te dico: chiusa nella tua stanza non cessare mai di tenere fisso il pensiero su Cristo, anche di notte. Anzi rimani ad ogni istante in attesa della sua visita. È QUESTO CHE DESIDERA DA TE, PER QUESTO TI HA SCELTA. EGLI ENTRERÀ SE TROVERÀ APERTA LA TUA PORTA. STA’ SICURA, HA PROMESSO DI VENIRE E NON MANCHERÀ ALLA SUA PAROLA. QUANDO VERRÀ, COLUI CHE HAI CERCATO, ABBRACCIALO, FAMILIARIZZA CON LUI E SARAI ILLUMINATA. TRATTIENILO, PREGA CHE NON SE NE VADA PRESTO, SCONGIURALO CHE NON SI ALLONTANI. Il Verbo di Dio infatti corre, non prova stanchezza, non è preso da negligenza. L’anima tua gli vada incontro sulla sua parola, e s’intrattenga poi sull’impronta lasciata dal suo divino parlare: EGLI PASSA VIA PRESTO.
    E la vergine da parte sua che cosa dice? L’HO CERCATO MA NON L’HO TROVATO; L’HO CHIAMATO MA NON MI HA RISPOSTO (CFR. CT 5,6). SE COSÌ PRESTO SE N’È ANDATO VIA, NON CREDERE CHE EGLI NON SIA CONTENTO DI TE CHE LO INVOCASTI, LO PREGASTI, GLI APRISTI LA PORTA: SPESSO EGLI PERMETTE CHE SIAMO MESSI ALLA PROVA. Ma anche se ti sembra che se ne sia andato, VA’ A CERCARLO ANCORA.
    È dalla santa Chiesa che devi imparare a trattenere Cristo. Anzi te l’ha già insegnato se ben comprendi ciò che leggi: Avevo appena oltrepassato le guardie, quando trovai l’amato del mio cuore. L’ho stretto forte e non lo lascerò (cfr. Ct 3,4). QUALI DUNQUE I MEZZI CON CUI TRATTENERE CRISTO? NON LA VIOLENZA DELLE CATENE, NON LE STRETTE DELLE FUNI, MA I VINCOLI DELLA CARITÀ, I LEGAMI DELLO SPIRITO. LO TRATTIENE L’AMORE DELL’ANIMA.
    Se vuoi anche tu possedere Cristo, cercalo incessantemente e non temere la sofferenza. È più facile spesso trovarlo tra i supplizi del corpo, tra le mani dei persecutori. Colei che così cerca Cristo, che ha trovato Cristo, può dire: L’HO STRETTO FORTE E NON LO LASCERÒ FINCHÉ NON LO ABBIA CONDOTTO NELLA CASA DI MIA MADRE, NELLA STANZA DELLA MIA GENITRICE (CFR. CT 3,4). CHE COS’È LA CASA, LA STANZA DI TUA MADRE SE NON IL SANTUARIO PIÙ INTIMO DEL TUO ESSERE?
    Custodisci questa casa, purificane l’interno. Divenuta perfettamente pulita, e non più inquinata da brutture di infedeltà, sorga quale casa spirituale, cementata con la pietra angolare, si innalzi in un sacerdozio santo, e lo Spirito Paraclito abiti in essa. COLEI CHE CERCA CRISTO A QUESTO MODO, COLEI CHE COSÌ PREGA CRISTO, NON È ABBANDONATA DA LUI, ANZI RICEVE FREQUENTI VISITE. EGLI INFATTI È CON NOI FINO ALLA FINE DEL MONDO.

  34. L’AMORE,
    DESIDERIO DI VEDERE DIO
    San Pietro Crisòlogo, vescovo

    Dio, vedendo il mondo sconvolto dalla paura, interviene sollecitamente per richiamarlo con l’amore, invitarlo con la grazia, trattenerlo con la carità, stringerlo a sé con l’affetto.
    PER QUESTO EGLI CHIAMA ABRAMO di mezzo ai pagani, lo nobilita con un nome nuovo, lo costituisce padre della fede, lo accompagna nel cammino, lo protegge fra gli stranieri, lo arricchisce di beni, lo onora con successi, lo impegna con promesse, lo sottrae alle offese, lo blandisce con l’ospitalità, lo esalta con un erede insperato perché, colmato di tanti beni, avvinto da tanta soavità di divino amore, IMPARASSE AD AMARE DIO, NON AD AVERNE TIMORE, LO SERVISSE CON AMORE, NON CON PAURA. Per questo CONFORTA IN SOGNO GIACOBBE NELLA FUGA, lo provoca alla lotta nel ritorno, lo serra nell’amplesso del lottatore, perché ami il Padre con cui aveva lottato e non ne abbia timore. PER QUESTO CHIAMA MOSÈ con la lingua dei padri, gli parla con paterno amore, l’invita ad essere il liberatore del suo popolo.
    Per i fatti ricordati, la fiamma della divina carità accese i cuori umani e tutta l’ebbrezza dell’amore di Dio si effuse nei sensi dell’uomo. Feriti nell’anima, gli uomini cominciarono a VOLERE VEDERE DIO CON GLI OCCHI DEL CORPO. Ma se Dio non può essere contenuto dal mondo intero, come poteva venir percepito dall’angusto sguardo umano? L’amore non si arresta davanti all’impossibile, non si attenua di fronte alle difficoltà. L’AMORE, SE NON RAGGIUNGE QUEL CHE BRAMA, UCCIDE L’AMANTE; e perciò va dove è attratto, non dove dovrebbe. L’AMORE NON PUÒ TRATTENERSI DAL VEDERE CIÒ CHE AMA; per questo TUTTI I SANTI STIMARONO BEN POCO CIÒ CHE AVEVANO OTTENUTO, SE NON ARRIVAVANO A VEDERE DIO. Perciò Mosè arriva a dire: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, FAMMI VEDERE IL TUO VOLTO (cfr. Es 33, 13). Per questo anche il salmista dice: MOSTRAMI IL TUO VOLTO (cfr. Sal 79, 4).

  35. “Venite a me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,28-29)
    E’ proprio della stella avere una luce tutto intorno. E’ dell’uomo che venera e teme Dio la semplicità e l’umiltà. Poiché non c’è altro segno che faccia conoscere e vedere i discepoli di Cristo se non il sentimento umile e l’esteriorità semplice. E’ ciò che non smettono di proclamare i quattro Vangeli. Chi non vive così, cioè umilmente, perde la parte di Colui che ha umiliato se stesso fino alla croce e alla morte (cfr Fil 2,8), lui che ha dato e attuato la legge dei divini Vangeli. E’ scritto: “O voi tutti assetati venite all’acqua” (Is 55,1). Voi che siete assetati di Dio , venite alla purezza della riflessione. Tuttavia chi, per mezzo di essa, vola alto, deve anche guardare verso la terra della sua semplicità. Poiché nessuno è più elevato dell’umile. Come tutto è oscuro e tenebroso quando manca la luce, così quando manca l’umiltà tutto quanto ci sforziamo di fare per conformarci a Dio è vano e inutile. (…) L’anima colma di doni e di dolcezza da Gesù risponde al Donatore con l’azione di grazie nell’esultanza e nell’amore. Ringrazia e chiama con gioia Colui che le dà pace. Lo vede con l’intelligenza dissipare dentro di sé le tentazioni degli spiriti cattivi. (…) Aggrappiamoci quindi alla preghiera e all’umiltà, a queste due cose che, con la sobrietà e la vigilanza, ci armano contro i demoni come se avessimo una spada di fuoco. Poiché se viviamo così ci sarà possibile fare di ogni giorno e di ogni ora, nel mistero, nella gioia, una festa del cuore. (…) Il Signore ha detto: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” Mt 11,29).

  36. Siamo in attesa della nascita, la nascita del Maestro nel nostro cuore troppe volte dolorante e sanguinante, schiacciato e oppresso, fragile e scostante. La nostra vita non si gioca forse tutt’intorno a questo desiderio profondo di bene, di salvezza, di gioia duratura, di superamento delle fatiche? Gesù è l’unico che può ristorare le nostre anime, l’unico che può con verità accogliere chi è affaticato e oppresso. Gesù è davvero il rifugio della nostra vita, rifugio esigente, però, che ama e consola ma che chiede di imitarlo. Colui che ha conosciuto la tenerezza di Dio diventa testimone e specchio di tale amore per l’umanità, per il fratello che incontra. Viviamo questa giornata di attesa del Natale vivendo con mitezza, cioè in un atteggiamento non-violento ma propositivo e accogliente e umile, cioè consapevole che non possediamo nel nostro cuore la risposta al vivere ma che solo in Dio possiamo ricevere pace e luce. Prendere il giogo del Signore, cioè lasciarsi condurre docilmente, come fa il bue che tira l’aratro: così anche noi, oggi, in obbedienza al Maestro, collaboreremo al dissodare la durezza del cuore degli uomini.

    Noi veniamo a te, Signore, stanchi e oppressi, perché solo tu sai dare sollievo e libertà, e ci mettiamo alla tua scuola, per diventare miti e umili di cuore. Marana tha, vieni Signore Gesù!

  37. LE PROMESSE DI DIO SONO COMPIUTE
    PER MEZZO DEL CRISTO SUO FIGLIO
    ( S. AGOSTINO )
    Dio stabilì un tempo per le sue promesse e un tempo per il compimento di esse. Dai profeti fino a Giovanni Battista fu il tempo delle promesse; da Giovanni Battista fino alla fine dei tempi è il tempo del loro compimento.
    Fedele è Dio che si fece nostro debitore non perché abbia ricevuto qualcosa da noi, ma perché ci ha promesso cose davvero grandissime. Pareva poco la promessa: Egli volle vincolarsi anche con un patto scritto, come obbligandosi con noi con la cambiale delle sue promesse, perché, quando cominciasse a pagare ciò che aveva promesso, noi potessimo verificare l’ordine dei pagamenti. Dunque il tempo dei profeti era di predizione delle promesse.
    Dio promise la salvezza eterna e la vita beata senza fine con gli angeli e l’eredità incorruttibile, la gloria eterna, la dolcezza del suo volto, la dimora santa nei cieli, E, DOPO LA RISURREZIONE, LA FINE DELLA PAURA DELLA MORTE. QUESTE LE PROMESSE FINALI VERSO CUI È VOLTA TUTTA LA NOSTRA TENSIONE SPIRITUALE: QUANDO LE AVREMO CONSEGUITE, NIENTE PIÙ CERCHEREMO, NIENTE PIÙ DOMANDEREMO.
    Ma nel promettere e nel preannunciare Dio volle anche indicare per quale via si giungerà alle realtà ultime. PROMISE AGLI UOMINI LA DIVINITÀ, AI MORTALI L’IMMORTALITÀ, AI PECCATORI LA GIUSTIFICAZIONE, AI DISPREZZATI LA GLORIFICAZIONE. SEMBRAVA PERÒ INCREDIBILE AGLI UOMINI CIÒ CHE DIO PROMETTEVA: CHE ESSI DALLA LORO CONDIZIONE DI MORTALITÀ, DI CORRUZIONE, DI MISERIA, DI DEBOLEZZA, DA POLVERE E CENERE CHE ERANO, SAREBBERO DIVENTATI UGUALI AGLI ANGELI DI DIO. E perché gli uomini credessero, oltre al patto scritto, Dio volle anche un mediatore della sua fedeltà. E volle che fosse non un principe qualunque o un qualunque angelo o arcangelo, ma il suo unico Figlio, per mostrare, per mezzo di lui, per quale strada ci avrebbe condotti a quel fine che aveva promesso. MA ERA POCO PER DIO FARE DEL SUO FIGLIO COLUI CHE INDICA LA STRADA: RESE LUI STESSO VIA PERCHÉ TU CAMMINASSI GUIDATO DA LUI SUL SUO STESSO CAMMINO.
    Si doveva dunque preannunciare con profezie che l’unico Figlio di Dio sarebbe venuto tra gli uomini, avrebbe assunto la natura umana e sarebbe così diventato uomo e sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, si sarebbe assiso alla destra del Padre; egli avrebbe dato compimento tra i popoli alle promesse e, dopo questo, AVREBBE ANCHE COMPIUTO LA PROMESSA DI TORNARE A RISCUOTERE I FRUTTI DI CIÒ CHE AVEVA DISPENSATO, A DISTINGUERE I VASI DELL’IRA DAI VASI DELLA MISERICORDIA, RENDENDO AGLI EMPI CIÒ CHE AVEVA MINACCIATO, AI GIUSTI CIÒ CHE AVEVA PROMESSO.
    TUTTO CIÒ DOVEVA ESSERE PREANNUNZIATO, PERCHÉ ALTRIMENTI EGLI AVREBBE DESTATO SPAVENTO. E COSÌ FU ATTESO CON SPERANZA PERCHÉ GIÀ CONTEMPLATO NELLA FEDE

  38. LA LUCE CHE MI CONDUCE PER MANO Simeone il Nuovo Teologo (949-1022)

    Noi conosciamo l’amore che ci hai dato, senza limiti, inesprimibile, che nulla può contenere; esso è luce, luce inaccessibile, luce che agisce in ogni cosa… Che cosa non fa, infatti, questa luce, e cosa non è? E’ incanto e gioia, dolcezza e pace, misericordia senza eccezioni, abisso di compassione. Quando ce l’ho, non me ne accorgo; la vedo quando se ne va; mi precipito per prenderla, ma vola via completamente. Non so cosa fare e perdo le forze. Imparo a domandare e a cercare col pianto in grande umiltà, e a considerare che non è possibile avere ciò che supera la natura, e tanto meno è frutto del mio potere o dello sforzo umano, ciò che viene dalla compassione di Dio e dalla sua infinita misericordia… QUESTA LUCE CI CONDUCE PER MANO, CI FORTIFICA, CI INSEGNA, MOSTRANDOSI E POI FUGGENDO QUANDO ABBIAMO BISOGNO DI LEI. NON È QUANDO LO VOGLIAMO – CIÒ APPARTIENE AI PERFETTI – MA QUANDO SIAMO NELLA DIFFICOLTÀ E COMPLETAMENTE SENZA FORZE CHE LEI VIENE IN NOSTRO SOCCORSO. Appare di lontano e mi dà di sentirla nel cuore. Grido col cuore in gola per arrivare a possederla, MA TUTTO È NOTTE, E VUOTE SONO LE MIE POVERE MANI. DIMENTICO TUTTO, MI SIEDO E PIANGO, DISPERANDO DI VEDERLA UN’ALTRA VOLTA. QUANDO HO PIANTO ABBONDANTEMENTE E MI CONCEDO DI FERMARMI, ALLORA, ARRIVA MISTERIOSAMENTE, MI PRENDE LA TESTA, ED IO MI SCIOLGO IN LACRIME SENZA SAPERE CHI È CHE ILLUMINA IL MIO SPIRITO DI UNA COSÌ DOLCE LUCE.

  39. Cari amici, una grande pagina di S. GIOVANNI DELLA CROCE…ci aiuta tanto a capire il grande mistero del Natale
    …Ma ora che la fede è basata in Cristo e la legge evangelica è stabilita in quest’èra di grazia, non è più necessario consultare Dio, né che egli parli o risponda come allora. Infatti, donandoci IL FIGLIO SUO, CH’È LA SUA UNICA E DEFINITIVA PAROLA, CI HA DETTO TUTTO IN UNA SOLA VOLTA E NON HA PIÙ NULLA DA RIVELARE.
    • Questo è il senso genuino del testo in cui san Paolo vuole indurre gli Ebrei a lasciare gli antichi modi di trattare con Dio secondo la legge mosaica, e a fissare lo sguardo solamente in Cristo: «Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1, 1). CON QUESTE PAROLE L’APOSTOLO VUOL FAR CAPIRE CHE DIO È DIVENTATO IN UN CERTO SENSO MUTO, NON AVENDO PIÙ NULLA DA DIRE, PERCHÉ QUELLO CHE UN GIORNO DICEVA PARZIALMENTE PER MEZZO DEI PROFETI, L’HA DETTO ORA PIENAMENTE DANDOCI TUTTO NEL FIGLIO SUO.
    • Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo, e va cercando cose diverse e novità. Dio infatti potrebbe rispondergli: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5). Se ti ho già detto tutto nella mia Parola ch’è il mio Figlio e non ho altro da rivelare, come posso risponderti o rivelarti qualche altra cosa? FISSA LO SGUARDO IN LUI SOLO E VI TROVERAI ANCHE PIÙ DI QUANTO CHIEDI E DESIDERI: IN LUI TI HO DETTO E RIVELATO TUTTO

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