Cari amici, INIZIAMO QUESTA SERA GLI ESERCIZI SPIRITUALI..  CHIEDO UNA PREGHIERA  PERCHE’ SIANO  VERAMENTE GIORNATE  IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO E… DEL SILENZIO.    In cambio vi farò dono OGNI GIORNO di qualche piccolo contenuto su un TEMA PARTICOLARMENTE IMPEGNATIVO:  “ Ti conoscevo per sentito dire…  Ora i miei occhi ti vedono…” (Giobbe)  LA FIGURA DI GIOBBE  ci aiuti tutti  a vivere GIOIE E DOLORI ALLA LUCE E  CON LA FORZA DEL SIGNORE. DV

 ORARIO DI MASSIMA

  • 8.00: Celebriamo le LODI – colazione  9.00 Meditazione – preghiera personale
  • 11.30 ADORAZIONE  eucaristica – Ora media
  • 12.30 Pranzo – riposo – 16.00 – Meditazione
  • 18.30 VESPRI – EUCARISTIA 
  • 19.30 Cena – momento contemplativo con Maria
  • 20.45  Compieta – buona notte

“Il silenzio fa lavorare in noi il nostro spirito,      più  che degli anni  di lettura…  IL silenzio lavora.  Bisogna, dunque, farlo lavorare.                   (S. L. Orione)

 

Preti così: dopo 25 anni – Don Mazzolari

Qui, davanti all’altare, Viviamo la nostra Messa: non la commemoriamo.  Commemora chi può staccarsi, chi può veder passare. NOI SIAMO IL DRAMMA,  SIAMO IL FIUME CHE VA, SIAMO LA MESSA… La Messa è più che qualche cosa della nostra anima: è la nostra anima. Non si cancella il carattere: non finisce la Messa. La nostra sacerdotalità è eterna come quella di Cristo… Tu  es Sacerdos in aeternum. Anche oggi mi è più facile ringraziarti, Signore, più che per aver ricevuto , perché non ho dato.  Tu mi sopportasti lo stesso. Tu non mi togliesti il tuo dono come all’infingardo. Tu lo aumentasti il tuo dono. TU HAI FIDUCIA ANCORA IN ME. Nonostante le mie  infedeltà, rimango nell’atto di offerta, il calice in mano, in alto. Non siamo noi che diamo, non siamo noi che ci offriamo. Voglio che il dono passi. Il Signore mi nasconde a me stesso: ogni mattina mi riveste come il prodigo…“Presto, portate qua la veste più bella e rivestitelo,  mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi…” Poi ricomincio la Messa. Una sola è la Messa.  Se dall’altare guardo indietro, chi mi darà la forza per continuare? Non bisogna voltarsi indietro: bisogna che ci sia qualcosa di superato  dietro i miei passi: la mia debolezza. LA MESSA È IL CALVARIO, la montagna più grande del mondo. Le prime messe ne sono le pendici: facili, invitanti. Poi man mano si sale, il monte si fa più brullo, sassoso, impervio, solo.    E SI VA SOLI… Soli senza illusione. Soli, tra tanta gente che ci preme sul cuore e ci divora. Soli, tra tanta folla che oggi t’applaude e domani t’azzanna. Soli, nella sconfinata paternità dell’abbraccio.  Soli, senza attese se non…reclinare il capo. Oggi, dopo 25 anni, incomincia la Messa: un povero prete stanco che ogni mattina si distende sulla croce  fino a quando i suoi poveri piedi, le sue povere braccia, il suo povero volto,  il suo povero cuore…saranno i piedi, le braccia, il volto e il cuore di Cristo. La Messa del tempo finisce: incomincia la messa dell’eternità. Ite, Missa est. Deo gratias.

  • PREGHIAMO LA MADONNA CON DON ORIONE:

Sono un povero pellegrino che cerco luce e amore: vengo al Santuario col rosario in mano per diventare lo sgabello dei piedi immacolati di Maria.  Vengo a Lei per non perdermi, dopo esser passato tra profondità, oscurità di spirito, ombre nere…Vengo a Lei, e sento sopra di me un’alta pace che si libra: vedo il suo manto distendersi su tutte le tempeste. E in questa luce inebriante mi spoglio dell’uomo vecchio e amo. (035PG)                            

  • LE MESSE PIÙ BELLE (Card. F.X. Nguyen Van Thuan) F.X. Nguyen van Thuan, vietnamita, quando era Arcivescovo, trascorse tredici anni del suo episcopato in prigione, di cui nove in isolamento. Questo è quello che disse a proposito della celebrazione eucaristica.

Quando sono stato arrestato, ho dovuto andarmene subito, a mani vuote. L’indomani, mi è stato permesso di scrivere ai miei per chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentifricio… Ho scritto: “Per favore, mandatemi un po’ di vino, come medicina contro il mal di stomaco”. I fedeli subito hanno capito. Mi hanno mandato una piccola bottiglia di vino per la Messa, con l’etichetta “medicina contro il mal di stomaco”, e delle ostie nascoste in una fiaccola contro l’umidità. […]   Non potrò mai esprimere la mia grande gioia: ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia d’acqua nel palmo della mano, ho celebrato la Messa. Era questo il mio altare ed era questa la mia cattedrale! […] Ogni volta avevo l’opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla croce con Gesù, di bere con lui il calice più amaro. Erano LE PIÙ BELLE MESSE DELLA MIA VITA.

  • Parlavamo soli con grande dolcezza 
  • Dalle «Confessioni» (Lib. 9, 10-11)
  •  Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa vita… Per tua disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci.  Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della Verità presente, che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d’uomo (cfr. 1 Cor 2, 9). Ce ne stavamo con la bocca anelante verso l’acqua che emana dalla tua sorgente, da quella sorgente di vita che si trova presso di te. Dicevo cose del genere, anche se non proprio in tal modo e con queste precise parole. Tuttavia, Signore, tu sai che in quel giorno, mentre così parlavamo e, tra una parola e l’altra, questo mondo con tutti i suoi piaceri perdeva ai nostri occhi ogni suo richiamo, mia madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita. Non so che cosa io stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C’era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?». Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. … vedendoci sconvolti per il dolore, disse: «Seppellire qui vostra madre». Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere le lacrime. Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che desiderava vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra straniera. Quindi rivolgendosi a me disse: «Senti che cosa dice?». E poco dopo a tutti e due: «Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all’altare del Signore». Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il male si aggrava ed essa continuava a soffrire. In capo a nove giorni della sua malattia, l’anno 56° della sua vita, e 33° della mia, quell’anima benedetta e santa se ne partì da questa terra.
  •  LA VERA PREGHIERA La vera preghiera non è nella voce, ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche. Se invochiamo con la bocca la vita eterna, senza desiderarla dal profondo del cuore, il nostro grido è un silenzio. Se senza parlare,  noi la desideriamo dal profondo del cuore,  il nostro silenzio è un grido.
  • NON TI NASCONDO  LE MIE FERITE Quando mi sarò unito a Te con tutto il mio essere, non sentirò più dolore o pena;  la mia sarà vera vita, tutta piena di Te. Tu sollevi in alto colui che riempi di Te.
    Io, invece, non sono ancora pieno di Te,  sono di peso a me stesso. Gioie di cui dovrei piangere contrastano in me con pene di cui dovrei gioire; non so da che parte stia la vittoria;

    false tristezze contrastano in me con gioie vere, e non so da che parte stia la vittoria.  Abbi pietà di me, Signore! Non ti nascondo le mie ferite. Tu sei il medico, io sono il malato; Tu sei il Signore, io il povero.  
  • ACCOGLI TUO FIGLIO ( I Soliloqui I, 5) Ora sei tu solo che io amo, te solo che seguo, te solo che cerco,  te solo che mi sento pronto a servire.  Ti prego, ordina tutto ciò che vuoi, ma guarisci e apri le mie orecchie  perché io possa udire la tua voce. Guarisci e apri i miei occhi perché io possa vedere la tua volontà.  Dimmi dove devo volgere il mio sguardo  per poterti vedere, e avrò la speranza di fare ciò che tu vuoi. Ti prego, accogli il figlio tuo che è fuggito,  o Dio amorevole più di ogni padre.  Sento che solo da te io devo ritornare. Si apra, grande, dinanzi a me la porta alla quale busso.  Insegnami come devo fare per arrivare fino a te. Io non ho nulla se non la mia buona volontà.   Ispirami e guidami, traccia una strada davanti a me.  Se è con la fede che ti trovano coloro che si rifugiano in te,  donami la fede; se è con la forza, donami la forza;  se è con la scienza, donami la scienza.  Aumenta in me la fede,  aumenta la speranza, aumenta la carità.  Quanto meravigliosa e unica è  la tua bontà!

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  • LE TENTAZIONI DEGLI OPERATORI PASTORALI (NN.76-86)

Il peccato c’è anche nella chiesa… ma quanto bene si fa!?        Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e per i propri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore:  si prodigano nell’educazione di bambini e giovani, o si prendono cura di anziani abbandonati da tutti. Ringrazio per il bel esempio che mi danno tanti cristiani. Questa testimonianza mi sostiene nella mia aspirazione a superare l’egoismo per spendermi di più.

Anche gli operatori pastorali rischiano di…ammalarsi?                       Come figli di questa epoca, tutti siamo sotto l’influsso della cultura attuale, che, può anche condizionarci e persino farci ammalare.                                        

Quali le “malattie” più frequenti?                                                            

1. una preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia                                                         

 2. la vita spirituale si confonde con alcuni momenti religiosi che offrono un certo sollievo ma che non alimentano l’incontro con gli altri.                                                   

3. Accentuazione dell’individualismo.  Anche chi dispone di solide convinzioni, spesso cade in uno stile di vita che porta ad attaccarsi a sicurezze economiche, o a spazi di potere e di gloria!

Rinnovarsi spiritualmente: come?   Abbiamo bisogno di creare spazi adatti a motivare e risanare gli operatori pastorali, « luoghi in cui rigenerare la propria fede in Gesù crocifisso e risorto, in cui condividere le domande più profonde e le preoccupazioni del quotidiano

Cristiani-mummie: una minaccia reale?  Si sviluppa la psicologia della tomba, che trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla Chiesa, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore.   Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione!

Sconfitti in partenza o fiduciosi? La nostra fede è sfidata a intravedere il vino in cui l’acqua può essere trasformata, e a scoprire il grano che cresce in mezzo della zizzania. « Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza » (2 Cor 12,9).

Anche nel deserto possiamo essere persone-anfore. Come?    « Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere; Nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza  In ogni caso, in quelle circostanze siamo chiamati ad essere persone-anfore per dare da bere agli altri. Non lasciamoci rubare la speranza!

  • I mezzi di comunicazione: un pericolo o un’opportunità? Oggi sentiamo la sfida di scoprire la “mistica” di vivere insieme, di partecipare a questa marea un pò caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in possibilità di incontro e di solidarietà. Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene.    
  • Gesù ci chiama a una rivoluzione… Quale?  Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato. Si pretendono relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, che si possano accendere e spegnere a comando.  Il Vangelo ci invita  a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza.
  • Cerchiamo Dio o…noi stessi? Quale religiosità è autentica? Cresce la stima per diverse forme di “spiritualità del benessere” senza impegni fraterni…Si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri… imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio. Non lasciamoci rubare la comunità!
  • Attenti alla mondanità spirituale. La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, la gloria umana « i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» Fil 2 In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa. Si può anche tradurre in una densa vita sociale piena di viaggi, riunioni, cene. In tutti i casi, è priva del sigillo di Cristo incarnato, crocifisso e risuscitato, si rinchiude in gruppi di élite…
  • C’è anche il peccato del “si dovrebbe fare”? Quante volte sogniamo piani apostolici tipici dei generali sconfitti! Ci intratteniamo parlando di “quello che si dovrebbe fare”il peccato del “si dovrebbe fare” – come esperti di pastorale che danno istruzioni rimanendo all’esterno.
  • Che cosa fa male al Papa? Quante guerre per invidie e gelosie, anche tra cristiani! La mondanità spirituale porta alcuni cristiani ad essere in guerra con altri cristiani che si frappongono alla loro ricerca di prestigio Ci si chiede: « Siano una sola cosa in noi perché il mondo creda» (Gv 17,21).   Mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, si dia spazio a diverse forme di divisione, calunnia, gelosia, fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?
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C. 28: ELOGIO DELLA SAPIENZA  La ripetizione di parole come “solo- Dio solo- solamente” dicono che …NOI NON POSSIAMO CAPIRE  il TUTTO… La sapienza inaccessibile all’uomo: non la raggiunge l’homo faber, né l’homo oeconomicus, né l’homo sapiens… ESSA E’ DONO DI DIO ALL’UOMO RELIGIOSO

1 Certo, per l’argento vi sono miniere, per l’oro luoghi dove esso si raffina. 2 Il ferro si cava dal suolo  Forano pozzi lungi dall’abitato coloro che perdono l’uso dei piedi: pendono sospesi               lontano dalla gente e vacillano. Contro la selce l’uomo porta la mano, sconvolge le montagne:10 nelle rocce scava gallerie e su quanto è prezioso posa l’occhio: 11 scandaglia il fondo dei fiumi             e quel che vi è nascosto porta alla luce Ma la sapienza da     dove si trae?  E il luogo dell’intelligenza dov’è? 13 L’uomo      non ne conosce la via, essa non si trova sulla terra dei              viventi. 14 L’abisso dice: “Non è in me!” e il mare dice: “Neppure presso  di me!”. Non si scambia con l’oro più scelto, Coralli e perle  non meritano menzione, vale più scoprire la sapienza che le gemme. 20 Ma da dove viene la sapienza?     E il luogo dell’intelligenza dov’è? 21 E` nascosta agli occhi      di ogni vivente ed è ignota agli uccelli del cielo.  L’abisso e la morte dicono: “Con gli orecchi ne udimmo la fama”. Dio solo ne conosce la via,  lui solo sa dove si trovi, perché volge lo sguardo fino alle estremità della terra, vede quanto è sotto la  volta del cielo.       Quando diede al vento un peso e ordinò alle acque entro una misura, 26 quando impose una legge alla  pioggia e una via al lampo dei tuoni; 27 allora la vide e la misurò,   la comprese e la scrutò appieno 28 e disse all’uomo:   “Ecco, temere Dio, questo è sapienza e schivare il male,  questo è intelligenza”

A) I GIORNI PASSATI  CAPITOLO   29  

Giobbe continuò a pronunziare le sue sentenze e disse:2 Oh, potessi tornare com’ero ai mesi di un tempo, ai giorni in cui Dio mi proteggeva, 3 quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre; quando mi lavavo in piedi nel latte e la roccia mi versava ruscelli d’olio! Quando uscivo verso la porta della città e sulla piazza ponevo il mio seggio: vedendomi, i giovani si ritiravano e i vecchi si alzavano in piedi; i notabili sospendevano i discorsi e si mettevan la mano sulla bocca; 11 con gli orecchi ascoltavano e mi dicevano felice, con gli occhi vedevano e mi rendevano testimonianza, 12 perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto, l’orfano che ne era privo. 13 La benedizione del morente scendeva su di me e al cuore della vedova infondevo la gioia. Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo. 16 Padre io ero per i poveri ed esaminavo la causa dello sconosciuto; rompevo la mascella al perverso e dai suoi denti strappavo la preda. 18 Pensavo: “Spirerò nel mio nido e moltiplicherò come sabbia i miei giorni”. 22 Dopo le mie parole non replicavano e su di loro scendevano goccia a goccia i miei detti. 23 Mi attendevano come si attende la pioggia e aprivano la bocca come ad acqua primaverile.  Se a loro sorridevo, non osavano crederlo, né turbavano la serenità del mio volto. 25 Indicavo loro la via da seguire e sedevo come capo, e vi rimanevo come un re fra i soldati o come un consolatore d’afflitti.

 B – ANGOSCIA PRESENTE  CAPITOLO   30  1 Ora invece si ridono di me i più giovani di me in età, i cui padri non avrei degnato di mettere tra i cani del mio gregge.9 Ora io sono la loro canzone, sono diventato la loro favola! 10 Hanno orrore di me e mi schivano e non si astengono dallo sputarmi in faccia! 11   18 A gran forza egli mi afferra per la veste, mi stringe per l’accollatura della mia tunica. 19 Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere. Tu sei un duro avversario verso di me e con la forza delle tue mani mi perseguiti;  mi sollevi e mi poni a cavallo del vento e mi fai sballottare dalla bufera.  So bene che mi conduci alla morte, alla casa dove si riunisce ogni vivente. Ma qui nessuno tende la mano alla preghiera, né per la sua sventura invoca aiuto

 C) GUARDANDO AL FUTURO: CAPITOLO   31 1 Avevo stretto con gli occhi un patto di non fissare neppure una vergine. Non vede egli la mia condotta e non conta tutti i miei passi? 7 Se il mio passo è andato fuori strada e il mio cuore ha seguito i miei occhi, 8 io semini e un altro ne mangi il frutto Se il mio cuore fu sedotto da una donna e ho spiato alla porta del mio prossimo, mia moglie macini per un altro e altri ne abusino;  Se ho negato i diritti del mio schiavo e della schiava in lite con me,  che farei, quando Dio si alzerà, e, quando farà l’inchiesta, che risponderei? Chi ha fatto me nel seno materno, non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel seno? Mai ho rifiutato quanto brama il povero, né ho lasciato languire gli occhi della vedova;  mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse l’orfano, poiché Dio, come un padre, mi ha allevato fin dall’infanzia e fin dal ventre di mia madre mi ha guidato. Se mai ho visto un misero privo di vesti o un povero che non aveva di che coprirsi, se non hanno dovuto benedirmi i suoi fianchi, o con la lana dei miei agnelli non si è riscaldato;  mi si stacchi la spalla dalla nuca e si rompa al gomito il mio braccio,  Se ho riposto la mia speranza nell’oro e all’oro fino ho detto: “Tu sei la mia fiducia”; se vedendo il sole risplendere e la luna chiara avanzare, si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore e con la mano alla bocca ho mandato un bacio, 28 anche questo sarebbe stato un delitto da tribunale, perché avrei rinnegato Dio che sta in alto. 29 Ho gioito forse della disgrazia del mio nemico e ho esultato perché lo colpiva la sventura?  All’aperto non passava la notte lo straniero e al viandante aprivo le mie porte. Se contro di me grida la mia terra e i suoi solchi piangono con essa; se ho mangiato il suo frutto senza pagare e ho fatto sospirare dalla fame i suoi coltivatori,  in luogo di frumento, getti spine, ed erbaccia al posto dell’orzo. OH, AVESSI UNO CHE MI ASCOLTASSE! ECCO QUI LA MIA FIRMA! L’ONNIPOTENTE MI RISPONDA!

ECCO QUI LA MIA FIRMA! L’ONNIPOTENTE MI RISPONDA! Sfida Dio con la firma finale, ecco  il mio tau….Rispondimi! Un giorno anche Gesù chiederà: chi potrà convincermi di peccato? (Gv 8,46)    Ma risponderà a Giobbe con la sua firma  CON IL SUO TAU…  LA SUA CROCE!!!

Ap. 7 Vidi poi un altro angelo che saliva dall’oriente e aveva il sigillo del  Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato  concesso il potere di devastare la terra e il mare: 3 “Non devastate né  la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il  sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi”.  Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva  contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in  piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e  portavano palme nelle mani. 10 E gridavano a gran voce:  “La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello”.   13 Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: “Quelli che sono  vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?”. 14 Gli risposi: “Signore mio, tu lo sai”. E lui: “Essi sono coloro che sono passati attraverso la  grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide  col sangue dell’Agnello. 15 Per questo stanno davanti al trono di Dio e  gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che  siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.  Non avranno più fame,  né avranno più sete,    né li colpirà il sole,    né arsura di sorta , perché l’Agnello che sta in mezzo al trono   sarà il loro pastore    e li guiderà alle fonti delle acque della vita.   E Dio tergerà ogni lacrima  dai loro occhi”.

Bene, io accetto questa nuova certezza:  vogliono il

nostro totale annientamento.  Ora lo so:  Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato, anche se non ho quasi più significato,  non ho quasi più il coraggio di dirlo quando mi trovo in compagnia… La vita e la morte, il dolore e la gioia e persecuzioni, le vesciche ai piedi e il gelsomino dietro la casa, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me come un unico, potente insieme e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre meglio.


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  • SALMI: POESIA, PREGHIERA, VITA DI UN POPOLO! Chouraqui: “Noi nasciamo con questo libro nelle viscere. Un librettino: 150 poesie; 150 specchi delle nostre rivolte e  delle nostre fedeltà, delle nostre agonie e delle nostre resurrezioni. Più che un libro un essere vivente che parla, che ti parla…”   
  • I SALMI E CRISTO: I VANGELI.  molte volte riportano Gesù che prega:  ultima cena: Himno dicto: il 135 Mt 26,30 – Al Getsemani  – In croce: in manus tuas Domine (30,6) Dio mio, perché mi hai abbandonato?…(sl 21)
  • SALMI DELLE ASCENSIONI:15 salmi (dal 119 -133): un cammino tipico verso il tempio, –Gesù li ha celebrati tante volte cfr viaggi a Gerusalemme                                                      – S. Paolo nell’ addio agli anziani Efeso: vado a Gerusalemme                                Precede il salmo 118: la grande meditazione sulla Legge di Dio: il primato della Parola di Dio prima di ogni nostro viaggio e progetto:  la parola di Dio: primo bagaglio per il viaggio nella vita!
  • SALMO 120(121): ALZO GLI OCCHI VERSO I MONTI…

un colloquio del pellegrino con se stesso. …I monti sono una difficoltà ma in qualche modo sono anche una anticipazione di quel monte su cui sta  posta Gerusalemme: BARRIERA E ANTICIPAZIONE. 6 volte ricorre il termine CUSTODIRE: il Signore è il mio custode. La custodia del Signore è sempre (giorno e notte), in tutte le situazioni di vita (quando esci e quando torni), nella fatica sotto il sole e nel riposo notturno… ma sempre  in forma di OMBRA: non si distacca mai da te  ma NON PESA. …  

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà                  il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno,   il custode d’Israele.  Il Signore è il tuo custode,  il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra.  Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.  Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando  da ora e per sempre.

  •  SALMO 122 SALUTO A GERUSALEMME Dal “mons gaudii”, dal luogo dove si vedeva all’improvviso Gerusalemme… una gioia che ora esplode… DALL’ASCOLTO  (quando mi dissero…) ALLA VISIONE! Andando verso Gerusalemme ci si accorge dei fratelli diretti alla stessa meta:   LA DIMENSIONE COMUNITARIA si fonda e sorge quando c’e’ autentica RICERCA DI DIO: mettiti in viaggio verso Dio, scoprirai dei fratelli, mettiti in viaggio verso il fratello, scoprirai Dio!

Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore”.  E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!   Gerusalemme è costruita come città salda e compatta.  Là salgono insieme le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore.  Là sono posti i seggi del giudizio, i seggi della casa di Davide.  Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che ti amano, sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene.

  • SALMO 123 –  PREGHIERA DELL’INFELICE Nella mia povertà mi aspetto tutto dal Signore, come una povera serva guarda alle mani della padrona…
  • A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli. Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padronicome gli occhi della schiava, alla mano della sua padrona, così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.  Pietà di noi, Signore, pietà di noi,    già troppo ci hanno colmato di scherni, noi siamo troppo sazi    degli scherni dei gaudenti, del disprezzo dei superbi.
  • Che cosa di più dolce di un salmo? Che cosa di più dolce di un salmo? Davvero!          Il salmo è benedizione per i fedeli, lode a Dio, inno del popolo,  professione e canto di fede. Mitiga l’ira, libera dalle sollecitudini, solleva dalla mestizia. E’ protezione nella notte, istruzione nel giorno, scudo nel timore, pegno di pace e di concordia che, a modo di cetra, da voci molteplici e differenti ricava un’unica melodia. Il salmo canta il sorgere del giorno, il salmo ne fa risuonare il tramonto. (S. Ambrogio)
  •  QUALE CONSAPEVOLEZZA?  Fozio patriarca di Costantinopoli: “Sì, le parole dei salmi leconoscono tutti e le cantano continuamente durante la loro vita. Ma è il senso delle parole che essi non sanno. Recitare i salmi costantemente dalla giovinezza sino al declino e non conoscere che la materialità delle parole senza nulla sapere del senso è come sedersi di fianco a un tesoro nascosto” 
  • Un esempio eloquente dai Padri del deserto: Un fratello incontra un anziano e gli dice: come va, Padre?  L’anziano risponde: ”Male” Il fratello gli dice:”Perché, abate?” L’anziano dice:” Sono 30 anni che sto ogni giorno davanti a Dio nella preghiera e talvolta maledico me stesso quando dico a Dio: Non avere pietà di quelli che commettono l’iniquità o: maledetti quelli che si allontanano dai tuoi comandamenti (118,21),  dato che io me ne allontano continuamente e commetto iniquità… Nutro rancore per il mio fratello e dico a Dio: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,12). 
  • Mentre mangiare il mio pane è la mia preoccupazione costante, dico: ho dimenticato di mangiare il mio pane (sl 101,5)
  • Io che dormo fino al mattino, prego salmodiando: a mezzanotte mi alzo per cantare le tue lodi (sl 118,62)
  • Mentre sono privo di compunzione, dico:  sono spossato dai gemiti e le mie lacrime sono il mio pane di giorno e di notte (sl 41,4)
  • .Nutro nel mio cuore pensieri infami eppure dico a Dio: i pensieri del mio cuore sono davanti a  te, sempre (18,15). Io che non digiuno mai, dico: le mie ginocchia vacillano per il digiuno, (sl 108,24). Tutto gonfio di orgoglio, mi prendo in giro cantando: vedi la mia umiltà, la mia pena e perdona i miei peccati (24,18)
  • Non sono affatto pronto e dico: il mio cuore è pronto per te, Signore! (Sl 56,8;107,2).
  • In una parola tutta la mia liturgia e la mia preghiera si ergono contro di me a rimprovero e vergogna! Di sicuro se non osserviamo ciò che salmodiamo davanti a io, andiamo alla perdizione!  (Leloir, Deserto e comunione)
  • NOTE PERSONALI: come mi pongo davanti alla preghiera dei salmi? Quali difficoltà trovo? Siamo contenti di come preghiamo in comunità?   Cosa potremmo migliorare? 
  • AGOSTINO: LA VERA PREGHIERA La vera preghiera non è nella voce, ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche. Se invochiamo con la bocca la vita eterna, senza desiderarla dal profondo del cuore, il nostro grido è un silenzio.   Se senza parlare,  noi la desideriamo dal profondo del cuore,  il nostro silenzio è un grido.
  • NON TI NASCONDO  LE MIE FERITE

Quando mi sarò unito a Te con tutto il mio essere, non sentirò più dolore o pena;  la mia sarà vera vita,tutta piena di Te. Tu sollevi in alto colui che riempi di Te.
Io, invece, non sono ancora pieno di Te,
 

sono di peso a me stesso.

Gioie di cui dovrei piangere contrastano in me con pene di cui dovrei gioire; non so da che parte stia la vittoria; false tristezze contrastano in me con gioie vere,e non so da che parte stia la vittoria.   Abbi pietà di me, Signore!
Non ti nascondo le mie ferite.   Tu sei il medico,  io sono il malato;  Tu sei il Signore, io il povero. 

  • ACCOGLI TUO FIGLIO  ( I Soliloqui I, 5) Ora sei tu solo che io amo, te solo che seguo, te solo che cerco,  te solo che mi sento pronto a servire. Ti prego, ordina tutto ciò che vuoi, ma guarisci e apri le mie orecchie  perché io possa udire la tua voce. Guarisci e apri i miei occhi perché io possa vedere la tua volontà.  Dimmi dove devo volgere il mio sguardo per poterti vedere, e avrò la speranza di fare ciò che tu vuoi. Ti prego, accogli il figlio tuo che è fuggito, Sento che solo da te io devo ritornare.Io non ho nulla se non la mia buona volontà.  Ispirami e guidami, traccia una strada davanti a me.Se è con la fede che ti trovano coloro che si rifugiano in te,   Aumenta in me la fede,  aumenta la speranza, aumenta la carità. Quanto meravigliosa e unica è  la tua bontà!

Riflessione e preghiera

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donalesiani@gmail.com  www.donvincenzoalesiani.it

 

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CAPITOLO 9  GB si rende conto della trascendenza di Dio: Chi può dirGLI : che fai? Chi può essere innocente? Gb vuol portare Dio in giudizio: Lui che giudica tutti non sarà che debba essere giudicato?

GIOBBE SI RIVOLGE A Dio: perché ce l’hai con me? Ma In questa disputa DIO – UOMO: manca…l’ARBITRO!  Si sente la necessità  di un mediatore che IL NT RIVELERA’ IN XTO cfr 1tim 2,5

 Giobbe rispose dicendo: 2 In verità io so che è così: e come  può un uomo aver ragione innanzi a Dio? 3 Se uno volesse disputare con lui, non gli risponderebbe una volta su mille.  4 Saggio di mente, potente per la forza, chi s’è opposto a lui ed è rimasto salvo? 5 Sposta le montagne e non lo sanno, egli nella sua ira le sconvolge.  6 Scuote la terra dal suo posto e le sue colonne tremano. 7 Comanda al sole ed esso non sorge e alle stelle pone il suo sigillo. 8 Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare. 9 Crea l’Orsa e l’Orione, le Pleiadi e i penetrali del cielo australe. 10 Fa cose tanto grandi da non potersi indagare, meraviglie da non potersi contare. 11 Ecco, mi passa vicino e non lo vedo, se ne va e di lui non m’accorgo.  12 Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?  Chi gli può dire: “Che fai?”. 14 Tanto meno io potrei rispondergli, trovare parole da dirgli! 15 Se avessi anche ragione, non risponderei, al mio giudice dovrei domandare pietà. 16 Se io lo invocassi e mi rispondesse, non crederei che voglia ascoltare la mia voce. 17 Egli con una tempesta mi schiaccia, moltiplica le mie piaghe senza ragione, 18 non mi lascia riprendere il fiato, anzi mi sazia di amarezze. se fossi innocente, egli proverebbe che io sono reo. 21 Sono innocente? Non lo so neppure io, detesto la mia vita! ….. La terra è lasciata in balìa del malfattore: egli vela il volto dei suoi giudici; se non lui, chi dunque sarà? 25 I miei giorni passano più veloci d’un corriere, fuggono senza godere alcun bene, 26 volano come barche di giunchi, come aquila che piomba sulla preda. 27 Se dico: “Voglio dimenticare il mio gemito, cambiare il mio volto ed essere lieto”, mi spavento per tutti i miei dolori; so bene che non mi dichiarerai innocente. 29 Se sono colpevole, perché affaticarmi invano? 30 Anche se mi lavassi con la neve e pulissi con la soda le mie mani, 31 allora tu mi tufferesti in un pantano e in orrore mi avrebbero le mie vesti. 32 Poiché non è uomo come me, che io possa rispondergli:Presentiamoci alla pari in giudizio”.

  •  NON C’È FRA NOI DUE UN ARBITRO che ponga la mano su noi due…  

C.  10 Gb SI RIVOLGE A Dio: perché ce l’hai con me?  LASCIAMI RESPIRARE… STANCO IO SONO DELLA MIA VITA!  Darò libero sfogo al mio lamento, parlerò nell’amarezza del mio cuore. 2 Dirò a Dio: Non condannarmi! Fammi sapere perché mi sei avversario. Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi? 9 Ricordati che come argilla mi hai plasmato e in polvere mi farai tornare. Di pelle e di carne mi hai rivestito, d’ossa e di nervi mi hai intessuto. 12 Vita e benevolenza tu mi hai concesso e la tua premura ha custodito il mio spirito. 13 Eppure, questo nascondevi nel cuore, so che questo avevi nel pensiero! 14 Tu mi sorvegli, se pecco, e non mi lasci impunito per la mia colpa.  15 Se sono colpevole, guai a me! Se giusto, non oso sollevare la testa, sazio d’ignominia, come sono, ed ebbro di miseria. 16 Se la sollevo, tu come un leopardo mi dai la caccia e torni a compiere prodigi contro di me, 17 su di me rinnovi i tuoi attacchi, contro di me aumenti la tua ira e truppe sempre fresche mi assalgono. Perché tu mi hai tratto dal seno materno? Fossi morto e nessun occhio m’avesse mai visto! 19 Sarei come se non fossi mai esistito; dal ventre sarei stato portato alla tomba! 20 E non son poca cosa i giorni della mia vita?  Lasciami, sì ch’io possa respirare un poco 21 prima che me ne vada, senza ritornare, verso la terra delle tenebre e dell’ombra di morte, 22 terra di caligine e di disordine, dove la luce è come le tenebre

  • CAPITOLO   131 Quel che sapete voi, lo so anch’io; non sono da meno di voi.  Ma io all’Onnipotente vorrei parlare, a Dio vorrei fare rimostranze. Voi siete raffazzonatori di menzogne, siete tutti medici da nulla.  Magari taceste del tutto!  Sentenze di cenere sono i vostri moniti, difese di argilla le vostre difese. Tacete, state lontani da me: parlerò io, mi capiti quel che capiti. Voglio afferrare la mia carne con i denti e mettere sulle mie mani la mia vita.  Mi uccida pure, non me ne dolgo; voglio solo difendere davanti a lui la mia condotta!  Ecco, tutto ho preparato per il giudizio, son convinto che sarò dichiarato innocente.  Chi vuol muover causa contro di me? Perché allora tacerò, pronto a morire. Solo, assicurami due cose e allora non mi sottrarrò alla tua presenza;  allontana da me la tua mano e il tuo terrore più non mi spaventi; poi interrogami pure e io risponderò oppure parlerò io e tu mi risponderai. Quante sono le mie colpe e i miei peccati? Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato. Perché mi nascondi la tua faccia e mi consideri come un nemico? Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento e dar la caccia a una paglia secca?  Poiché scrivi contro di me sentenze amare e mi rinfacci i miei errori giovanili;  tu metti i miei piedi in ceppi, spii tutti i miei passi e ti segni le orme dei miei piedi. Intanto io mi disfò come legno tarlato o come un vestito corroso da tignola.

CAPITOLO 14  L’uomo, nato di donna, breve di giorni e sazio di inquietudine, come un fiore spunta e avvizzisce, fugge come l’ombra e mai si ferma. Tu, sopra un tal essere tieni aperti i tuoi occhi e lo chiami a giudizio presso di te? 4 Chi può trarre il puro dall’immondo? Nessuno. Se i suoi giorni sono contati, se il numero dei suoi mesi dipende da te, se hai fissato un termine che non può oltrepassare, distogli lo sguardo da lui e lascialo stare finché abbia compiuto, come un salariato, la sua giornata! Poiché anche per l’albero c’è speranza: se viene tagliato, ancora ributta e i suoi germogli non cessano di crescere;  se sotto terra invecchia la sua radice e al suolo muore il suo tronco, al sentore dell’acqua rigermoglia e mette rami come nuova pianta.   L’uomo invece, se muore, giace inerte,  quando il mortale spira, dov’è?  Potranno sparire le acque del mare e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi, ma l’uomo che giace più non s’alzerà, finché durano i cieli non si sveglierà, né più si desterà dal suo sonno.  Oh, se tu volessi nascondermi nella tomba,  occultarmi, finché sarà passata la tua ira,  fissarmi un termine e poi ricordarti di me!  Se l’uomo che muore potesse rivivere,  aspetterei tutti i giorni della mia milizia  finché arrivi per me l’ora del cambio!  15 Mi chiameresti e io risponderei, l’opera delle tue mani tu brameresti.  16 Mentre ora tu conti i miei passi non spieresti più il mio peccato:   in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio misfatto e tu cancelleresti la mia colpa

  • CAPITOLO 16 Le lacrime: il nostro migliore avvocato presso Dio … Un giorno Gesù sarà il nostro avvocato cfr Eb 5 c. 7; 10 e 1Gv 2,1ss  O terra, non coprire il mio sangue e non abbia sosta il mio grido! Ma ecco, fin d’ora il mio testimone è nei cieli;  miei avvocati presso Dio sono i miei lamenti, mentre davanti a lui sparge lacrime il mio occhio, perché difenda l’uomo davanti a Dio, come un mortale fa con un amico; poiché passano i miei anni contati e io me ne vado per una via senza ritorno. (Sl. 56:  le mie lacrime nell’otre tuo raccogli ) 
  • ETTY HILLESUM  A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzettino di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere.  E se sopravviveremo intatti a questo tempo, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita. Credo in Dio e negli uomini . La vita è difficile ma non è grave: Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso; se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo; se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è chiedere troppo. E’ l’unica soluzione possibile. E’ quel pezzettino d’eternità che ci portiamo dentro. Sono una persona felice e lodo questa vita, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra.

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 PRIMO CICLO DI DISCORSI

Il prolungarsi della prova stanca tutti, anche l’uomo più paziente , anche Giobbe… dalla pazienza alla IMPAZIENZA DI GIOBBE … Dalle lamentele alle lamentazioni, lamentarsi col Signore!   Facendogli domande difficili: Perché!? E’ un grido di poveri, di tutti noi che temiamo sempre  il peggio       Un giorno anche Gesù la farà: Elì, Elì, lemmà sabactanì?       

C 3  1 Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno2 prese  a dire: 3 Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: “E` stato concepito un uomo!”. 4 Quel giorno sia tenebra, non lo ricerchi Dio dall’alto, né brilli mai su di esso la luce.  poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno, e non ha nascosto l’affanno agli occhi miei!

11 E perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo? 12 Perché due ginocchia mi hanno accolto, e perché due mammelle, per allattarmi? 13 Sì, ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei pace Oppure, come aborto nascosto, più non sarei, o come i bimbi che non hanno visto la luce. 17 Laggiù i malvagi cessano d’agitarsi, laggiù riposano gli sfiniti di forze. 18 I prigionieri hanno pace insieme, non sentono più la voce dell’aguzzino. 19 Laggiù è il piccolo e il grande, e lo schiavo è libero dal suo padrone. 20 Perché dare la luce a un infelice e la vita a chi ha l’amarezza nel cuore, 21 a quelli che aspettano la morte e non viene, che la cercano più di un tesoro, 22 che godono alla vista di un tumulo, gioiscono se possono trovare una tomba… 23 a un uomo, la cui via è nascosta e che Dio da ogni parte ha sbarrato? 24 Così, al posto del cibo entra il mio gemito, e i miei ruggiti sgorgano come acqua, perché ciò che temo mi accade e quel che mi spaventa mi raggiunge. Non ho tranquillità, non ho requie, non ho riposo e viene il tormento!

  •  C. 4  FIDUCIA IN DIO   1 ELIFAZ IL TEMANITA PRESE LA PAROLA E DISSE 2 Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso?  Ma chi può trattenere il discorso? 3 Ecco, tu hai istruito molti e a mani fiacche hai ridato vigore; 4 le tue parole hanno sorretto chi vacillava e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato. 5 Ma ora questo accade a te e ti abbatti; capita a te e ne sei sconvolto. 6 La tua pietà non era forse la tua fiducia e la tua condotta integra, la tua speranza? 7 Ricordalo: quale innocente è mai perito e quando mai furon distrutti gli uomini retti? 8 Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità, chi semina affanni, li raccoglie. “Può il mortale essere giusto davanti a Dio o innocente l’uomo davanti al suo creatore? 18 Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli imputa difetti; 19 quanto più a chi abita case di fango, che nella polvere hanno il loro fondamento!

CAPITOLO   5    Io ho visto lo stolto metter radici, ma imputridire la sua dimora all’istante. 4 I suoi figli sono lungi dal prosperare, sono oppressi alla porta, senza difensore; 6 Non esce certo dalla polvere la sventura né germoglia dalla terra il dolore, 7 ma è l’uomo che genera pene, come le scintille volano in alto. 8 Io, invece, mi rivolgerei a Dio e a Dio esporrei la mia causa: 9 a lui, che fa cose grandi e incomprensibili, meraviglie senza numero, 10 che dá la pioggia alla terra e manda le acque sulle campagne. 11 Colloca gli umili in alto e gli afflitti solleva a prosperità; 12 rende vani i pensieri degli scaltri e le loro mani non ne compiono i disegni; 15 mentre egli salva dalla loro spada l’oppresso, e il meschino dalla mano del prepotente. 16 C’è speranza per il misero e l’ingiustizia chiude la bocca. 17 Felice l’uomo, che è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell’Onnipotente, 18 perché egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana. ….. Conoscerai la prosperità della tua tenda, visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.  Vedrai, numerosa, la prole, i tuoi rampolli come l’erba dei prati. Te ne andrai alla tomba in piena maturità, come si ammucchia il grano a suo tempo.  Ecco, questo abbiamo osservato: è così. Ascoltalo e sappilo per tuo bene 

C. 6 Allora Giobbe rispose:  2 Se ben si pesasse il mio cruccio  e sulla stessa bilancia si ponesse       la mia sventura… certo sarebbe più pesante della sabbia del mare! Raglia forse il somaro con l’erba davanti o muggisce il bue sopra il suo foraggio? Ciò che io ricusavo di toccare questo è il ributtante mio cibo! Oh, mi accadesse quello che invoco, e Dio mi concedesse quello che spero! 9 Volesse Dio schiacciarmi, stendere la mano e sopprimermi! Ciò sarebbe per me un qualche conforto e gioirei, pur nell’angoscia senza pietà, per non aver rinnegato i decreti del Santo. Qual la mia forza, perché io possa durare, o qual la mia fine, perché prolunghi la vita?  La mia forza è forza di macigni? La mia carne è forse di bronzo? Non v’è proprio aiuto per me? Ogni soccorso mi è precluso? A chi è sfinito è dovuta pietà dagli amici, anche se ha abbandonato il timore di Dio. 15 I miei fratelli mi hanno deluso come un torrente, sono dileguati come i torrenti delle valli,  i quali sono torbidi per lo sgelo, si gonfiano allo sciogliersi della neve, ma al tempo della siccità svaniscono e all’arsura scompaiono dai loro letti.Così ora voi siete per me: vedete che faccio orrore e vi prende paura.  Istruitemi e allora io tacerò, fatemi conoscere in che cosa ho sbagliato.  Che hanno di offensivo le giuste parole? Ma che cosa dimostra la prova che viene da voi? Forse voi pensate a confutare parole, e come sparsi al vento stimate i detti di un disperato! Anche sull’orfano gettereste la sorte e a un vostro amico scavereste la fossa. Ma ora degnatevi di volgervi verso di me:  Ricredetevi; la mia giustizia è ancora qui!

C.7 1 NON HA FORSE UN DURO LAVORO L’UOMO SULLA TERRA  e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario? Come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario,  così a me son toccati mesi d’illusione e notti di dolore mi sono state assegnate.  Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. Ricoperta di vermi e croste è la mia carne, raggrinzita è la mia pelle e si disfà. I miei giorni sono stati più veloci d’una spola, sono finiti senza speranza. 7 Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene. Quando io dico: “Il mio giaciglio mi darà sollievo, il mio letto allevierà la mia sofferenza”,  tu allora mi spaventi con sogni e con fantasmi tu mi atterrisci. Preferirei essere soffocato, la morte piuttosto che questi miei dolori! Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo. Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni. Che è quest’uomo che tu nei fai tanto conto e a lui rivolgi la tua attenzione  e lo scruti ogni mattina e ad ogni istante lo metti alla prova? Fino a quando da me non toglierai lo sguardo e non mi lascerai inghiottire la saliva?  Se ho peccato, che cosa ti ho fatto, o custode dell’uomo? Perché m’hai preso a bersaglio e ti son diventato di peso? Perché non cancelli il mio peccato e non dimentichi la mia iniquità? Ben presto giacerò nella polvere,  mi cercherai, ma più non sarò!     

ETTY   HILLESUM

Ieri, per un momento, ho pensato che non avrei potuto continuare a vivere, che avevo bisogno di aiuto. …avevo la sensazione di “sfasciarmi” sotto un peso enorme, ma anche questa volta ho combattuto una battaglia che poi all’improvviso mi ha permesso di andare avanti con maggiore forza.  Ho provato a guardare in faccia il “dolore dell’umanità”. Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M’innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offre riparo, mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più “raccolta”, concentrata e forte. Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera, diventa per me una realtà sempre più grande. Dappertutto c’erano cartelli che ci vietavano le strada per la campagna: Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane C’È PUR SEMPRE IL CIELO, TUTTO QUANTO. Non possono farci nulla, non possono veramente farci niente. Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono provarci di qualche bene materiale e di un po’ di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori: col nostro sentirci perseguitati, umiliati ed oppressi, col nostro odio e con la millanteria che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può essere tristi e abbattuti per quello che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli.Si deve anche avere la forza di soffrire da soli e di non pesare sugli altri con le proprie paure. Dobbiamo pregare di tutto cuore che succeda qualcosa di buonoInfatti, se il nostro odio ci fa degenerare in bestie come lo sono loro, non servirà a nulla.    L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi e anche l’unica che veramente conti è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì mio Dio sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali. Io non chiamo in causa la tua responsabilità. E quasi ad ogni battito del mio cuore cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.

  •  DIO LASCIA CHE L’UOMO SI SFOGHI…il silenzio di Dio
  •  gli “Amici” di Giobbe … quale coerenza tra le prediche e …la vita!?
  • CI SONO TANTI PERCHÉ senza risposte . Dio non risponde subito 
  • UN PÒ DI SOFFERENZA FA BENE?…per non essere parolai.
  • D. ORIONE: Apostolato e martirio…
  • CI FA BENE SENTIRCI PECCATORI come tutti…
  • NO ALLE sicumere del dire:   e’ cosi’!!                                     donalesiani@gmail.com  donvincenzoalesiani.it

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GIOBBE, INVOCAZIONE DI CRISTO   GB è libro sapienziale: più insegnamento che storia… Frutto di riflessione dei secoli… fiume che si arricchisce di affluenti.

  • Nucleo iniziale: una parabola: un uomo ricco perde ogni cosa… ma resta fedele a Dio che gli restituisce tutto Verso il 4° secolo un autore sacro ignoto che vive il difficile momento storico di transizione da una cultura ebraica tradizionale a una invasione della cultura ellenistica alla quale molti cedono (fino  a farsi togliere i segni della circoncisione per poter frequentare le terme pagane)… riprende quel nucleo iniziale  e lo rielabora secondo i suoi pensieri ispirati da Dio. E il libro non è più la celebrazione della “PAZIENZA DI GIOBBE” ma diventa riflessione sui grandi temi di Dio e dell’uomo, del perché del dolore umano, perché Dio non interviene sulle ingiustizie umane, che Padre è se lascia morire un bambino?
  • E’ la messa in discussione dei principi tradizionali per cui i buoni vengono premiati e i cattivi castigati (cfr sal 36) Sono i grandi temi che costituiscono un implicito appello alla venuta di Gesù, il PAZIENTE PER ECCELLENZA!
  • QUALE E’ IL NOSTRO RAPPORTO CON DIO? Giobbe ci aiuta nel discorso essenziale di fede: Per sentito dire o per esperienza? Ritrovare il suo volto, superando barriere che frapponiamo tra  noi e LUI: libri-meditazioni-letture-canti-riunioni- -apostolato: sono muri o elementi facilitanti l’incontro?
  • IL LIBRO DEI TEMI DI FONDO: Cc. 1-2:
  1. L’uomo sa amare gratuitamente o è sempre interessato?
  2. Le prove vengono per tutti o i buoni sono risparmiati?
  3. La prova non sarà il banco di prova del vero amore amicale, sponsale, religioso?
  4. Perdersi in tanti perché o accettare il mistero ?

 I.   PROLOGO: Satana mette Giobbe alla prova

C.  1 1 C’era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo  integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male. Gli erano  nati sette figli e tre figlie; possedeva settemila pecore e tremila  cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto  numerosa era la sua servitù. Quest’uomo era il più grande fra tutti i  figli d’oriente. Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di  loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro  tre sorelle per mangiare e bere insieme. Quando avevano compiuto  il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per  purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il  numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: “Forse i miei figli hanno  peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore”. Così faceva Giobbe ogni  volta.  Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore  e anche satana andò in mezzo a loro. 7 Il Signore chiese a satana: “Da  dove vieni?”. Satana rispose al Signore: “Da un giro sulla terra, che  ho percorsa” Il Signore disse a satana: “Hai posto attenzione al mio  servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto,  teme Dio ed è alieno dal male”.  Satana rispose al Signore e disse:  “Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una  siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai  benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra.  Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti  benedirà in faccia!”. Il Signore disse a satana: “Ecco, quanto  possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui”. Satana si  allontanò dal Signore Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie  stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, n  messaggero venne da Giobbe e gli disse: “I buoi stavano arando e le  asine pascolando vicino ad essi,  quando i Sabei sono piombati su di  essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono  scampato io solo che ti racconto questo”.  Mentr’egli ancora parlava, entrò un altro e disse: “Un fuoco  divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li  ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo”. Mentr’egli ancora parlava, entrò un altro e disse: “I Caldei  hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno  presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo  che ti racconto questo”.  Mentr’egli ancora parlava, entrò un altro e disse: “I tuoi figli e le  tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello  maggiore, 19 quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il  deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui  giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo”. 20 Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a  terra, si prostrò 21 e disse: “Nudo uscii dal seno di mia madre,   e nudo vi ritornerò.  Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,   sia benedetto il nome del Signore!”.  In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di  ingiusto.

CAPITOLO   2 1 Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al  Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al  Signore.  Il Signore disse a satana: “Da dove vieni?”. Satana  rispose al Signore: “Da un giro sulla terra che ho percorsa”. Il  Signore disse a satana: “Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme  Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu  mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo”.  Satana  rispose al Signore: “Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è  pronto a darlo per la sua vita. 5 Ma stendi un poco la mano e  toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in  faccia!”.  Il Signore disse a satana: “Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita”.   Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga  maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe prese  un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. 9 Allora  sua moglie disse: “Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!”. 10 Ma egli le rispose: “Come parlerebbe una stolta  tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo  accettare il male?”. In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra. 11 Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di  tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono,  ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e  Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con  lui e a consolarlo. 12 Alzarono gli occhi da lontano ma non lo  riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si  stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. 13 Poi sedettero  accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli  rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo  dolore.

ETTY   HILLESUM

Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento, invece di salvare te, mio Dio. E altre persone che sono ridotte a ricettacoli di innumerevoli paure e amarezze, vogliono a tutti i costi salvare il proprio corpo. Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia.     Mio Dio è un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l’umanità che conservo in me stessa, malgrado le mie esperienze quotidiane. L’unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d’ora in noi stessi. Vorrei tanto vivere per aiutare a preparare questi tempi nuovi: verranno di certo, non sento forse che stanno crescendo in me, ogni giorno?La miseria che c’è qui è veramente terribile, eppure alla sera tardi quando il giorno si è inabissato dentro di noi,mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato e allora dal mio cuore s’innalza sempre una voce: non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire Un mondo completamente nuovo… Il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi, continuavo a predicare; non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo nessun altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. E’ l’unica soluzione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove.

 

ABBÀ PADRE, ABBÀ PADRE, ABBÀ, ABBÀ, ABBÀ. (2V)

– Guardami, Signor, leggi nel mio cuor. Sono tuo figlio, ascoltami!

– Più solo non sarò, a te mi appoggerò. Sono tuo figlio, abbracciami!

– Per ogni mio dolor, la pace invocherò. Sono tuo figlio, guariscimi!

donalesiani@gmail.com  www.donvincenzoalesiani.it

 

NOTE

 

  •  IL VANGELO DELLA  NOSTRA VITA… Sulla strada dei nostri interrogativi e delle nostre inquietudini,  talvolta delle nostre cocenti delusioni, il divino Viandante continua a farsi nostro compagno per introdurci, con l’interpretazione delle Scritture, alla comprensione dei misteri di Dio.    Quando l’incontro diventa pieno, alla luce della Parola subentra quella che scaturisce dal «Pane di vita», con cui Cristo adempie in modo sommo la sua promessa di «stare con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (cfr Mt 28,20). (MND N. 2.)
  • COME CI TROVIAMO? NMI: DUC IN ALTUM!  “Questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro: « Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre! » (Eb 13,8).
  •  BENEDETTO XVI: .Siate ascoltatori assidui della Parola, perché ogni sapienza di vita nasce dalla Parola del Signore!…  Siate scrutatori della Parola, attraverso la lectio divina, poiché la vita consacrata nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita”.
  • DON ORIONE: Guai, se gli Esercizi non si fanno col cuore.  Figli miei, preghiamo! Non basta star raccolti, non basta far silenzio ma bisogna far bene attenzione alla parola di Dio, applicarla a noi, e poi pregare, pregare la Madonna Santissima.
  • NOTE PERSONALI – Sono venuto per ……………………………………………………………………………………………………………..

12 comments

  1. Semplicemente ….” GRAZIE ! ” per i ” PRETI , COSI’ ” che incontriamo nei nostri cammini , per la loro Perseveranza e il loro Coraggio nelle scelte

    GRAZIE per certe relazioni e dialoghi profondi e ” santi ” …che sanno guardare anche ” oltre ”

    GRAZIE perche’ , approfondendo la Parola , incontriamo personaggi come Giobbe e un po ci specchiamo in lui .
    E nella sofferenza , anche quella che avvertiamo ingiusta e ci rende l’ aria poco respirabile ,
    nella caducità della vita umana ,
    nel senso profondo di amarezza del cuore , di ferite , di solitudine , di delusione ,
    nei faticosi ” perché ” … ” vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento ? ”
    ci soffermiamo anche sulle sue grandi certezze di fondo :
    ” POICHE’ DIO , COME UN PADRE , MI HA ALLEVATO FIN DALL INFANZIA ”
    E su quel : ” CUSTODE DELL’ UOMO ” accanto ad un umano e affaticato domandarsi ” Perche mi hai preso a bersaglio e ti son diventato di peso ?
    —-
    Sì , semplicemente… ” GRAZIE ! ” perché è aiuto ad iniziare la giornata e in qs cielo di nuvole ovunque , a gettare lo sguardo sopra le nuvole stesse …fino ad arrivare al sole

    Buona giornata , a tutti

  2. CHI VINCERÀ NON SARÀ COLPITO DALLA SECONDA MORTE San Fulgenzio di Ruspe, vescovo

    «IN UN ISTANTE, IN UN BATTER D’OCCHIO, AL SUONO DELL’ULTIMA TROMBA; SUONERÀ INFATTI LA TROMBA E I MORTI RISORGERANNO INCORROTTI E NOI SAREMO TRASFORMATI» (1 Cor 15, 52). Quando dice «noi» Paolo mostra che con lui conquisteranno il dono della futura trasformazione coloro che insieme a lui e ai suoi compagni vivono nella comunione ecclesiale e nella vita santa. Spiega poi la qualità di tale trasformazione dicendo: «È NECESSARIO INFATTI CHE QUESTO CORPO CORRUTTIBILE SI VESTA DI INCORRUTTIBILITÀ E CHE QUESTO CORPO MORTALE SI VESTA DI IMMORTALITÀ» (1 COR 15, 53). In costoro allora seguirà la trasformazione dovuta come giusta ricompensa a una precedente rigenerazione compiuta con atto spontaneo e generoso del fedele. Perciò si promette il premio della rinascita futura a coloro che durante la vita presente sono passati dal male al bene.
    LA GRAZIA PRIMA OPERA, COME DONO DIVINO, IL RINNOVAMENTO DI UNA RISURREZIONE SPIRITUALE MEDIANTE LA GIUSTIFICAZIONE INTERIORE. VERRÀ POI LA RISURREZIONE CORPORALE CHE PERFEZIONERÀ LA CONDIZIONE DEI GIUSTIFICATI. L’ULTIMA TRASFORMAZIONE SARÀ COSTITUITA DALLA GLORIA. MA QUESTA MUTAZIONE SARÀ DEFINITIVA ED ETERNA.
    Proprio per questo i fedeli passano attraverso le successive trasformazioni della giustificazione, della risurrezione e della glorificazione, perché questa resti immutabile per l’eternità.
    LA PRIMA METAMORFOSI AVVIENE QUAGGIÙ MEDIANTE L’ILLUMINAZIONE E LA CONVERSIONE, CIOÈ COL PASSAGGIO DALLA MORTE ALLA VITA, DAL PECCATO ALLA GIUSTIZIA, DALLA INFEDELTÀ ALLA FEDE, DALLE CATTIVE AZIONI AD UNA SANTA CONDOTTA. COLORO CHE RISUSCITANO CON QUESTA RISURREZIONE NON SUBISCONO LA SECONDA MORTE. (AP 20, 6).Dunque, come la prima risurrezione consiste nella conversione del cuore, così la seconda morte sta nel supplizio eterno. PERTANTO CHI NON VUOL ESSER CONDANNATO CON LA PUNIZIONE ETERNA DELLA SECONDA MORTE S’AFFRETTI QUAGGIÙ A DIVENTARE PARTECIPE DELLA PRIMA RISURREZIONE. SE QUALCUNO INFATTI DURANTE LA VITA PRESENTE, TRASFORMATO DAL TIMORE DI DIO, SI CONVERTE DA UNA VITA CATTIVA A UNA VITA BUONA, PASSA DALLA MORTE ALLA VITA E IN SEGUITO SARÀ ANCHE TRASFORMATO DAL DISONORE ALLA GLORIA.

  3. IL SIGNORE VIENE A GIUDICARE LA TERRA
    SANT’AGOSTINO, VESCOVO

    «Allora si rallegreranno gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra» (Sal 95). Venne una prima volta, e verrà ancora in futuro. NON PONIAMOCI CONTRO LA PRIMA VENUTA PER NON DOVER POI TEMERE LA SECONDA. CHE COSA DEVE FARE DUNQUE IL CRISTIANO? SERVIRSI DEL MONDO, NON FARSI SCHIAVO DEL MONDO. CHE SIGNIFICA CIÒ? Vuol dire avere, ma come se non avesse. Così dice, infatti, l’Apostolo: «DEL RESTO, O FRATELLI, IL TEMPO ORMAI SI È FATTO BREVE: D’ORA INNANZI QUELLI CHE HANNO MOGLIE VIVANO COME SE NON L’AVESSERO; COLORO CHE PIANGONO, COME SE NON PIANGESSERO; E QUELLI CHE GODONO, COME SE NON GODESSERO; QUELLI CHE COMPRANO, COME SE NON POSSEDESSERO; QUELLI CHE USANO DEL MONDO, COME SE NON NE USASSERO, PERCHÉ PASSA LA SCENA DI QUESTO MONDO. IO VORREI VEDERVI SENZA PREOCCUPAZIONI» (1 Cor 7, 29-32).
    Chi è senza preoccupazione, aspetta tranquillo l’arrivo del suo Signore. Infatti che sorta di amore per Cristo sarebbe il temere che egli venga? Fratelli, non ci vergogniamo? LO AMIAMO E TEMIAMO CHE EGLI VENGA! MA LO AMIAMO DAVVERO O AMIAMO DI PIÙ I NOSTRI PECCATI? CI SI IMPONE PERENTORIAMENTE LA SCELTA. SE VOGLIAMO DAVVERO AMARE COLUI CHE DEVE VENIRE PER PUNIRE I PECCATI, DOBBIAMO ODIARE CORDIALMENTE TUTTO IL MONDO DEL PECCATO. Lo vogliamo o no, egli verrà. « Ma se vuoi incontrare il giudice misericordioso, sii anche tu misericordioso prima che egli giunga. Perdona se qualcuno ti ha offeso, elargisci il superfluo. E da chi proviene quello che doni, se non da lui? Se tu dessi del tuo sarebbe un’elemosina, ma poiché dai del suo, non è che una restituzione! «Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1 Cor 4, 7).
    QUESTE SONO LE OFFERTE PIÙ GRADITE A DIO: LA MISERICORDIA, L’UMILTÀ, LA CONFESSIONE, LA PACE, LA CARITÀ. SONO QUESTE LE COSE CHE DOBBIAMO PORTARE CON NOI E ALLORA ATTENDEREMO CON SICUREZZA LA VENUTA DEL GIUDICE IL QUALE «GIUDICHERÀ IL MONDO CON GIUSTIZIA E CON VERITÀ TUTTE LE GENTI» (SAL 95, 13).

  4. COMPIAMO OPERE DI SANTITÀ
    PER GIUNGERE ALLA SALVEZZA

    … ANCH’IO, PUR RICONOSCENDOMI CARICO DI MILLE PECCATI E SOGGETTO ALLA TENTAZIONE, SBATTUTO FRA TANTE INSIDIE DEL DEMONIO, MI SFORZO DI SEGUIRE LA VIA DELLA GIUSTIZIA, CERCANDO SE NON ALTRO DI ACCOSTARMI AD ESSA MEDIANTE IL TIMORE SALUTARE DEL FUTURO GIUDIZIO.
    Fratelli e sorelle, dopo che avete ascoltato il Dio della verità, ascoltate anche l’esortazione che vi viene letta dal presente scritto, perché, facendo seriamente attenzione a quanto vi dico, salviate voi stessi e colui che legge in mezzo a voi. PER IL DONO CHE VI FACCIO CHIEDO COME RICOMPENSA CHE VI CONVERTIATE SINCERAMENTE. COSÌ VI ASSICURERETE LA SALVEZZA E LA VITA. Con una condotta santa daremo un buon esempio a tutti i giovani che intendono impegnarsi seriamente ad amare e servire Dio. NON ALTERIAMOCI E NON INDIGNIAMOCI QUANDO QUALCUNO CI RIPRENDE. SE CI OFFENDESSIMO SAREMMO DEGLI STOLTI. LA CORREZIONE INFATTI HA LO SCOPO DI FARCI PASSARE DAL MALE ALLA VIA DELLA SANTITÀ. TALVOLTA INFATTI, A MOTIVO DELLA NOSTRA MALIZIA E DEL NOSTRO ORGOGLIO, PUR FACENDO IL MALE, NON CE NE AVVEDIAMO, PERCHÉ LA VISTA DEL NOSTRO SPIRITO È ANNEBBIATA DALLE PASSIONI. Compiamo dunque opere di giustizia per giungere alla salvezza. Beati coloro che obbediscono a questi precetti! Anche se per breve tempo sopportano i mali in questo mondo, UN GIORNO RACCOGLIERANNO IL FRUTTO INCORRUTTIBILE DELLA RISURREZIONE. PERCIÒ NON SI RATTRISTI COLUI CHE È PIO SE IN QUESTO MONDO DEVE SOPPORTARE L’AVVERSITÀ. LO ATTENDE UN TEMPO FELICE. Allora, risorgendo con i padri, godrà per tutta l’eternità senza ombra di tristezza.
    NON LASCIAMOCI TURBARE VEDENDO CHE SPESSO I CATTIVI VIVONO NELLA PROSPERITÀ, MENTRE I SERVI DI DIO SONO NELLA MISERIA. CONVINCIAMOCI DI QUESTO, FRATELLI E SORELLE: NOI SIAMO MESSI ALLA PROVA DA DIO E CI ESERCITIAMO IN QUESTA VITA, PER ESSER CORONATI NELLA VITA FUTURA. TRA I GIUSTI NESSUNO HA MAI RICEVUTO LA RICOMPENSA TROPPO PRESTO, MA HA DOVUTO ASPETTARLA. Se infatti Dio desse subito la ricompensa che spetta ai giusti, ne avremmo certo un vantaggio immediato, ma PERDEREMMO UN’OCCASIONE PER DIMOSTRARE L’AMORE E LA SPERANZA IN DIO. LA NOSTRA NON SAREBBE UNA SANTITÀ DI BUONA LEGA SE, ANZICHÉ SULL’AMORE, SI BASASSE SULL’INTERESSE. ECCO PERCHÉ IL SANTO AUTENTICO E CHI AMA VERAMENTE, NON SI TURBA E NON SI SENTE COME PARALIZZATO NELLA SUA ATTIVITÀ AL PENSIERO DEL GIUDIZIO DIVINO.
    ALL’UNICO E INVISIBILE DIO, AL PADRE DELLA VERITÀ, A COLUI CHE CI HA INVIATO IL SALVATORE, L’AUTORE DELL’IMMORTALITÀ E IL RIVELATORE DELLA VERITÀ E DELLA VITA CELESTE, SIA GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

  5. ……”RICORDATEVELO,
    GESU’ NON E’ UNA FORMULA DA IMPARARE.
    E’ IL DIO VIVENTE CHE CAMMINA CO VOI.
    E’ L’AMICO CHE SPARTISCE TUTTO CON VOI:
    IL PANE, LA STRADA, LA TENDA”.
    (don Tonino, Vescovo)

  6. BENEDETTO XVI

    S. ALBERTO MAGNO ha ancora molto da insegnare a noi. Soprattutto, sant’Alberto mostra che tra fede e scienza non vi è opposizione, nonostante alcuni episodi di incomprensione che si sono registrati nella storia. Un uomo di fede e di preghiera, quale fu sant’Alberto Magno, può coltivare serenamente lo studio delle scienze naturali e progredire nella conoscenza del micro e del macrocosmo, scoprendo le leggi proprie della materia, poiché tutto questo concorre ad alimentare la sete e l’amore di Dio. La Bibbia ci parla della creazione come del primo linguaggio attraverso il quale Dio – che è somma intelligenza – ci rivela qualcosa di sé. Il libro della Sapienza, per esempio, afferma che i fenomeni della natura, dotati di grandezza e bellezza, sono come le opere di un artista, attraverso le quali, per analogia, noi possiamo conoscere l’Autore del creato (cfr Sap. 13,5). Con una similitudine classica nel Medioevo e nel Rinascimento si può paragonare il mondo naturale a un libro scritto da Dio, che noi leggiamo in base ai diversi approcci delle scienze (cfr Discorso ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 31 Ottobre 2008). Quanti scienziati, infatti, sulla scia di sant’Alberto Magno, hanno portato avanti le loro ricerche ispirati da stupore e gratitudine di fronte al mondo che, ai loro occhi di studiosi e di credenti, appariva e appare come l’opera buona di un Creatore sapiente e amorevole! Lo studio scientifico si trasforma allora in un inno di lode. Lo aveva ben compreso un grande astrofisico dei nostri tempi, di cui è stata introdotta la causa di beatificazione, Enrico Medi, il quale scrisse: “Oh, voi misteriose galassie …, io vi vedo, vi calcolo, vi intendo, vi studio e vi scopro, vi penetro e vi raccolgo. Da voi io prendo la luce e ne faccio scienza, prendo il moto e ne fo sapienza, prendo lo sfavillio dei colori e ne fo poesia; io prendo voi stelle nelle mie mani, e tremando nell’unità dell’essere mio vi alzo al di sopra di voi stesse, e in preghiera vi porgo al Creatore, che solo per mezzo mio voi stelle potete adorare” (Le opere. Inno alla creazione).
    Sant’Alberto Magno ci ricorda che tra scienza e fede c’è amicizia, e che gli uomini di scienza possono percorrere, attraverso la loro vocazione allo studio della natura, un autentico e affascinante percorso di santità.
    La sua straordinaria apertura di mente si rivela anche in un’operazione culturale che egli intraprese con successo, cioè nell’accoglienza e nella valorizzazione del pensiero di Aristotele. Ai tempi di sant’Alberto, infatti, si stava diffondendo la conoscenza di numerose opere di questo grande filosofo greco vissuto nel quarto secolo prima di Cristo, soprattutto nell’ambito dell’etica e della metafisica. Esse dimostravano la forza della ragione, spiegavano con lucidità e chiarezza il senso e la struttura della realtà, la sua intelligibilità, il valore e il fine delle azioni umane. Sant’Alberto Magno ha aperto la porta per la recezione completa della filosofia di Aristotele nella filosofia e teologia medioevale, una recezione elaborata poi in modo definitivo da S. Tommaso. Questa recezione di una filosofia, diciamo, pagana pre-cristiana fu un’autentica rivoluzione culturale per quel tempo. Eppure, molti pensatori cristiani temevano la filosofia di Aristotele, la filosofia non cristiana, soprattutto perché essa, presentata dai suoi commentatori arabi, era stata interpretata in modo da apparire, almeno in alcuni punti, come del tutto inconciliabile con la fede cristiana. Si poneva cioè un dilemma: fede e ragione sono in contrasto tra loro o no?
    Sta qui uno dei grandi meriti di sant’Alberto: con rigore scientifico studiò le opere di Aristotele, convinto che tutto ciò che è realmente razionale è compatibile con la fede rivelata nelle Sacre Scritture. In altre parole, sant’Alberto Magno, ha così contribuito alla formazione di una filosofia autonoma, distinta dalla teologia e unita con essa solo dall’unità della verità. Così è nata nel XIII secolo una chiara distinzione tra questi due saperi, filosofia e teologia, che, in dialogo tra di loro, cooperano armoniosamente alla scoperta dell’autentica vocazione dell’uomo, assetato di verità e di beatitudine: ed è soprattutto la teologia, definita da sant’Alberto “scienza affettiva”, quella che indica all’uomo la sua chiamata alla gioia eterna, una gioia che sgorga dalla piena adesione alla verità.
    Sant’Alberto Magno fu capace di comunicare questi concetti in modo semplice e comprensibile. Autentico figlio di san Domenico, predicava volentieri al popolo di Dio, che rimaneva conquistato dalla sua parola e dall’esempio della sua vita.
    Cari fratelli e sorelle, preghiamo il Signore perché non vengano mai a mancare nella santa Chiesa teologi dotti, pii e sapienti come sant’Alberto Magno e aiuti ciascuno di noi a fare propria la “formula della santità” che egli seguì nella sua vita: “Volere tutto ciò che io voglio per la gloria di Dio, come Dio vuole per la sua gloria tutto ciò che Egli vuole”, conformarsi cioè sempre alla volontà di Dio per volere e fare tutto solo e sempre per la Sua gloria.

  7. CONVERTIAMOCI AL SIGNORE CHE CI HA CHIAMATI
    AUTORE SECONDO SECOLO

    La norma che vi ho dato per una vita morigerata e santa non è da poco. Anzi, è tale che se uno la mette in pratica, non avrà da pentirsi, ma salverà se stesso e anche me che l’ho ammaestrato. È VERAMENTE GUADAGNO NON PICCOLO RICONDURRE SUL CAMMINO DELLA SALVEZZA UN’ANIMA CHE SI ERA SMARRITA O PERDUTA. E QUESTO GUADAGNO NOI POTREMO PRESENTARLO AL SIGNORE CHE CI HA CREATI, SE CHI PARLA E CHI ASCOLTA PARLA E ASCOLTA CON FEDE E CARITÀ. Restiamo saldi in ciò che crediamo, nella giustizia e nella santità, e preghiamo fiduciosamente Dio il quale ci dice: Mentre tu ancora parli, risponderò: Eccomi a te (cfr. Is 58, 9). Questa espressione include una grande promessa, POICHÉ CI FA INTENDERE CHE È PIÙ PRONTO IL SIGNORE A DARE, CHE NOI A CHIEDERE. Ma poiché siamo tutti partecipi di questa grande bontà, procuriamo di non invidiarci a vicenda i beni senza numero ricevuti dal Signore. Pensiamo quanta è la gioia che quelle parole arrecano alle anime operose. Fratelli, prendiamo questa bella occasione per far penitenza, e MENTRE NE ABBIAMO TEMPO CONVERTIAMOCI A DIO CHE CI HA CHIAMATI E CHE È PRONTO AD ACCOGLIERCI. SE LASCEREMO TUTTE LE VOLUTTÀ E NON PERMETTEREMO CHE LA NOSTRA ANIMA RIMANGA PREDA DEI CATTIVI DESIDERI, SAREMO PARTECIPI DELLA MISERICORDIA DI GESÙ. PERTANTO BUONA COSA È L’ELEMOSINA COME PENITENZA DEI PECCATI. IL DIGIUNO VALE PIÙ DELLA PREGHIERA, MA L’ELEMOSINA CONTA PIÙ DI AMBEDUE: «LA CARITÀ COPRE UNA MOLTITUDINE DI PECCATI» (1 Pt 4, 8). La preghiera, fatta con animo puro, libera dalla morte, ma è beato colui che è TROVATO PERFETTO MEDIANTE L’ELEMOSINA. Questa infatti libera dal peccato. Facciamo dunque penitenza con tutto il cuore, perché nessuno di noi perisca. Se noi abbiamo l’obbligo di richiamare altri dal culto degli idoli e istruirli, quanto più dobbiamo impegnarci a salvare tutte le anime che già godono della vera conoscenza di Dio! PERCIÒ AIUTIAMOCI L’UN L’ALTRO, COSÌ DA CONDURRE AL BENE ANCHE I DEBOLI E SALVARCI TUTTI, MIGLIORANDOCI PER MEZZO DELLA CORREZIONE FRATERNA.

  8. Dagli Apoftegmi dei padri del deserto:

    “Un fratello disse all’abate Sisoe:
    «Vedo, esaminandomi, che il ricordo di Dio non mi lascia mai ».
    L’anziano gli disse: « NON E’ UNA GRAN COSA che la tua anima sia con Dio.
    Sarebbe grande se TU TI ACCORGESSI che SEI INFERIORE a tutte le creature.
    Questo pensiero unito al lavoro corporale,
    ecco ciò che corregge e conduce all’UMILTA’ ».”

  9. LA CHIESA VIVA È CORPO DI CRISTO – AUTORE DEL SECONDO SECOLO

    Dice il Signore: GUAI A COLUI A CAUSA DEL QUALE IL MIO NOME VIENE BESTEMMIATO (cfr. Rm 2, 24). MA PERCHÉ VIENE BESTEMMIATO? PERCHÉ NOI NON METTIAMO IN PRATICA CIÒ CHE INSEGNIAMO. INFATTI LA GENTE, SENTENDO DALLA NOSTRA BOCCA LE PAROLE DI DIO, NE RESTA STUPITA, PERCHÉ QUELLE PAROLE SONO BUONE, SONO STUPENDE. MA POI, NOTANDO CHE LE NOSTRE AZIONI NON CORRISPONDONO ALLE PAROLE CHE DICIAMO, ECCO CHE PROROMPONO IN BESTEMMIE, AFFERMANDO CHE TUTTO CIÒ NON È CHE UNA FAVOLA E UNA SERIE DI INGANNI.
    Sentono da noi ciò che dice Dio: Non è per voi un merito, se amate quelli che amano voi; MERITO LO AVETE SE AMATE I VOSTRI NEMICI E COLORO CHE VI ODIANO (CFR. MT 5, 46). UDENDO CIÒ, AMMIRANO LA NOBILTÀ DI TANTO AMORE. MA VEDONO POI CHE NOI, NON SOLTANTO NON AMIAMO QUELLI CHE CI ODIANO, MA NEMMENO QUELLI CHE CI VOGLIONO BENE. ALLORA SI FANNO BEFFE DI NOI E COSÌ IL NOME DI DIO È BESTEMMIATO. Fratelli, compiamo la volontà di Dio, Padre nostro, e faremo parte di QUELLA CHIESA SPIRITUALE CHE FU CREATA PRIMA ANCORA DEL SOLE E DELLA LUNA. MA SE NON FAREMO LA VOLONTÀ DEL SIGNORE, SARÀ PER NOI QUELL’AFFERMAZIONE DELLA SCRITTURA CHE DICE: LA MIA CASA È DIVENTATA UNA SPELONCA DI LADRI (cfr. Ger 7, 11; Mt 21, 13). Perciò facciamo la nostra scelta, cerchiamo di appartenere alla Chiesa della vita, per essere salvi. Penso che SAPPIATE CHE LA CHIESA VIVA «È CORPO DI CRISTO» (1 Cor 12, 27). Ecco perché la Scrittura dice: «Dio creò l’uomo maschio e femmina» (Gn 1, 27; 5, 2). L’UNO È CRISTO, L’ALTRA È LA CHIESA. Del resto anche la Scrittura e gli apostoli affermano che la Chiesa non ha avuto origine in questo tempo, ma è da sempre, PERCHÉ È SPIRITUALE, COME IL NOSTRO GESÙ; MA SI È MANIFESTATA IN QUESTI ULTIMI TEMPI PER DARE A NOI LA SALVEZZA.

  10. PAPA PIO XI
    VERSÒ IL SUO SANGUE PER L’UNITÀ DELLA CHIESA
    Cristo, Signor nostro, non si appagò di affidare ai soli apostoli la missione che egli aveva ricevuto dal Padre, quando disse: «MI È STATO DATO OGNI POTERE IN CIELO E IN TERRA. ANDATE DUNQUE E AMMAESTRATE TUTTE LE NAZIONI» (Mt 28, 18-19). Ma volle pure che il collegio apostolico fosse perfettamente uno, con doppio e strettissimo vincolo. Il primo è quello interiore della fede e della carità, che è stata riversata nei cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr. Rm 5, 5). L’altro è quello esterno del governo di uno solo sopra tutti. A Pietro, infatti, fu affidato il primato sugli altri apostoli come a perpetuo principio e visibile fondamento di unità.
    MA PERCHÉ TALE UNITÀ E CONCORDIA SI PERPETUASSE, IDDIO, SOMMAMENTE PROVVIDO, LA VOLLE CONSACRARE, PER COSÌ DIRE, COL SIGILLO DELLA SANTITÀ E, INSIEME, DEL MARTIRIO. UN ONORE COSÌ GRANDE È TOCCATO APPUNTO A SAN GIOSAFAT, ARCIVESCOVO DI POLOCK, DI RITO SLAVO ORIENTALE, CHE A BUON DIRITTO VA RICONOSCIUTO COME GLORIA E SOSTEGNO DEGLI SLAVI ORIENTALI. NESSUNO DIEDE AL LORO NOME UNA RINOMANZA MAGGIORE, O PROVVIDE MEGLIO ALLA LORO SALUTE DI QUESTO LORO PASTORE ED APOSTOLO, SPECIALMENTE PER AVER EGLI VERSATO IL PROPRIO SANGUE PER L’UNITÀ DELLA SANTA CHIESA. C’È DI PIÙ. SENTENDOSI MOSSO DA ISPIRAZIONE DIVINA A RISTABILIRE DAPPERTUTTO LA SANTA UNITÀ, COMPRESE CHE MOLTO AVREBBE GIOVATO A CIÒ IL RITENERE NELL’UNIONE CON LA CHIESA CATTOLICA IL RITO ORIENTALE SLAVO E L’ISTITUTO MONASTICO BASILIANO.
    E parimenti, avendo anzitutto a cuore l’unione dei suoi concittadini con la cattedra di Pietro, cercava da ogni parte argomenti efficaci a promuoverla e a consolidarla, principalmente studiando quei libri liturgici che gli Orientali, e i dissidenti stessi, sono soliti usare secondo le prescrizioni dei santi padri.
    PREMESSA UNA COSÌ DILIGENTE PREPARAZIONE, EGLI SI ACCINSE QUINDI A TRATTARE, CON FORZA E SOAVITÀ INSIEME, LA CAUSA DELLA RESTAURAZIONE DELL’UNITÀ, OTTENENDO FRUTTI COSÌ COPIOSI DA MERITARE DAGLI STESSI AVVERSARI IL TITOLO DI «RAPITORE DELLE ANIME».

  11. …. LA MORTE, CIOE’ IL PASSAGGIO, DA QUESTO LUOGO DI NOI MORTALI E’ SEMPRE TRAUMATICO.
    MARTINO VUOLE DARCI UNA GRANDE TESTIMONIANZA DI FEDE , MA SOPRATTUTTO DI AMORE
    A DIO PADRE AMOROSO, AFFIDANDOSI INCONDIZIONATAMENTE ALLA SUA VOLONTA’. E’ PRONTO PER
    RAGGIUNGERE LA META DESIDERATA. GRAZIE MARTINO DELLA BELLA TESTIMONIANZA.!

  12. MARTINO POVERO E UMILE
    Dalle «Lettere» di Sulpicio Severo
    Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte. Avvertì quindi i fratelli che ben presto avrebbe cessato di vivere. Nel frattempo un caso di particolare gravità lo chiamò a visitare la diocesi di Candes. I chierici di quella chiesa non andavano d’accordo e Martino, sapendo che ben poco gli restava da vivere, desiderando di ristabilire la pace, non ricusò di mettersi in viaggio per una così nobile causa. PENSAVA CHE SE FOSSE RIUSCITO A RIMETTERE L’ARMONIA IN QUELLA CHIESA AVREBBE DEGNAMENTE CORONATO LA SUA VITA. Si trattenne quindi per qualche tempo in quel villaggio dove si era recato finchè la pace non fu ristabilita. Ma quando già pensava di far ritorno al monastero, sentì che le forze del corpo lo abbandonavano. Chiamati a sé i fratelli, li avvertì della morte ormai imminente. Tutti si rattristarono grandemente, e tra le lacrime, come se fosse uno solo a parlare, dicevano: «Perché, o padre, ci abbandoni? A chi ci lasci, desolati come siamo? Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge e chi ci difenderà dai loro morsi, una volta colpito il pastore? SAPPIAMO BENE CHE TU DESIDERI DI ESSERE CON CRISTO; MA IL TUO PREMIO È AL SICURO. SE SARÀ RIMANDATO NON DIMINUIRÀ. MUOVITI PIUTTOSTO A COMPASSIONE DI COLORO CHE LASCI QUAGGIÙ». Commosso da queste lacrime, egli che, ricco dello spirito di Dio, si muoveva sempre facilmente a compassione, si associò al loro pianto e, rivolgendosi al Signore, così parlò dinanzi a quelli che piangevano: Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica: sia fatta la tua volontà. O uomo grande oltre ogni dire, invitto nella fatica, invincibile di fronte alla morte! egli non fece alcuna scelta per sé. NON EBBE PAURA DI MORIRE E NON SI RIFIUTÒ DI VIVERE. Intanto sempre rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava l’intensità della sua preghiera. I sacerdoti, lo pregavano di sollevare un poco il suo povero corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose: lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la terra, perché il mio spirito, CHE STA PER SALIRE AL SIGNORE, SI TROVI GIÀ SUL RETTO CAMMINO. Detto questo si accorse che il diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: Che fai qui, bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato! IL SENO DI ABRAMO MI ACCOGLIE. NEL DIRE QUESTE PAROLE RESE LA SUA ANIMA A DIO. MARTINO SALE FELICEMENTE VERSO ABRAMO. MARTINO POVERO E UMILE ENTRA RICCO IN PARADISO.

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