Cari amici, abbiamo appena terminato la bella esperienza delle CENE IN SILENZIO con pane-acqua-riso e musiche di… cielo. Ora “corriamo” veloci  verso la Pasqua con  PRIMAVERA DELLO SPIRITO A S. BIAGIO. 

PROPOSTE  DI  FORMAZIONE   APRILE 2019

  • MANUTENZIONE FAMILIARE  Succede in tutti i campi. Il nostro corpo trascurato infiacchisce., un automobile senza manutenzione è presto da rottamare.  La vita familiare non fa eccezione. Richiede attenzione, impegno, sacrificio. Senza questo “carburante” tutto diventa grigio, noioso, pesante. (Ferrero 26s)
  • PENNELLATE DI ANTIRUGGINE: INSIEME… E’ necessario fare delle cose insieme. L’essenziale è insieme. – I pasti in famiglia – Gli anniversari un’occasione per esprimere amore – Imparare insieme, scambiarsi letture, discutere film o servizi TV – Impegnarsi nel volontariato – Divertirsi insieme – Pregare insieme.
  • L’AMORE COMINCIA DALLA FAMIGLIA. Ogni giorno di più ci rendiamo conto che nel no­stro tempo le sofferenze maggiori  hanno origine nel­la famiglia. Non abbiamo più tempo per guardarci in faccia, per scambiarci un saluto…E così apparteniamo ogni giorno meno alle no­stre famiglie e i nostri contatti diminuiscono sempre più. Qualche tempo fa arrivò un gruppo  di professori dagli Stati Uniti. Mi chiesero: «Ci dica qualcosa che possa esserci utile». Dissi loro: «Sorridetevi scambievolmente». Credo di averlo detto con eccessiva serietà. Uno di loro mi domandò: «Lei è sposata?». Gli risposi: “Sì, e a volte mi riesce difficile sorri­dere a Gesù; perché arriva ad essere troppo esigente”. Credo che l’amore cominci proprio qui: nella famiglia. (Madre Teresa)
  • DUE BOSCAIOLI… lavoravano nella stessa foresta ad abbattere alberi…I tronchi erano imponenti. Usavano le loro asce con identica bravura, ma con una diversa tecnica: il primo colpiva il suo albero con costanza senza fermarsi mai…il secondo boscaiolo faceva invece una sosta ogni ora di lavoro. Al  tramonto il primo boscaiolo era a metà del suo albero. Aveva sudato sangue e i suoi muscoli erano a pezzi. Il secondo era incredibilmente al termine del suo tronco. Il primo boscaiolo non riusciva a capacitarsi: Non capisco come hai fatto ad andare così veloce se ti fermavi tutte le ore? L’altro sorrise: “Hai visto che mi fermavo ogni ora. Ma non hai visto che approfittavo della sosta per… affilare la mia ascia”E’ importante per ogni famiglia trovare il tempo per rigenerarsi…

PER RAGAZZI, MOGLI, MARITI, CON BRUTTO CARATTERE

C’era una volta un ragazzo con un brutto carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno. Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato. Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi e il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare i chiodi. Finalmente arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo nello steccato. Allora andò dal padre e gli disse che per quel giorno non aveva piantato alcun chiodo. Il padre allora gli disse di levare un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non aveva perso la pazienza e litigato con qualcuno. I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre che aveva levato tutti i chiodi dallo steccato. Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato e gli disse: “Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato. Lo steccato non sarà mai più come prima.  Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come queste. Puoi piantare un coltello in un  uomo, e poi levarlo, ma rimarrà sempre una ferita; non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà”.

DITELO PRIMA!

Lui era un omone robusto, dalla voce tonante e i modi bruschi. Lei era una donna dolce e delicata. Si erano sposati. Lui non le faceva mancare nulla, lei accudiva la casa ed educava i figli. I figli crebbero, si sposarono, se ne andarono. Una storia come tante… Ma, quando tutti i figli furono sistemati, la donna perse il sorriso, divenne sempre più esile e diafana. Non riusciva più a mangiare e in breve non si alzò più dal letto. Preoccupato, il marito la fece ricoverare in ospedale. Vennero al suo capezzale medici e poi specialisti famosi. Nessuno riusciva a scoprire il genere di malattia. Scuotevano la testa e dicevano: “ Ma? ”. L’ultimo specialista prese da parte l’omone e gli disse: “Dirci … semplicemente … che sua moglie non ha più voglia di vivere”. Senza dire una parola, l’omone si sedette accanto al letto della moglie e le prese la mano. Una manina sottile che scomparve nella manona dell’uomo. Poi, con la sua voce tonante, disse deciso: “Tu non morirai! ”. “ Perché? ”, chiese lei, in un soffio lieve. “ Perché io ho bisogno di te! ”. “E perché non me l’hai detto prima?”. Da quel momento la donna cominciò a migliorare. E oggi sta benissimo. Mentre medici e specialisti continuano a chiedersi che razza di malattia avesse e quale straordinaria medicina l’avesse fatta guarire così in fretta.

Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l’ami. Fallo subito. Non pensare.- “Ma mia madre, mio figlio, mia moglie.. lo sa già”. Forse lo sa. Ma tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere? Non guardare l’ora, prendi il telefono. “Sono io, voglio dirti che ti voglio bene”. Stringi la mano della persona che ami e dillo: “Ho bisogno di te! Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene.. ”. L’amore è la vita. Vi è una terra dei morti e una terra dei vivi. Chi li distingue è l’amore.

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 DOMENICA  21: PASQUA   DI   RISURREZIONE    MESSA SOLENNE  ORE 10.30

 22 – 25 APRILE 2019: RITIRO DI  PRIMAVERA                    DONNA, PERCHÉ PIANGI? CHI CERCHI?”  Rispondono: 

  1.  RUT, la spigolatrice straniera…
  2. LA SPOSA del Cantico dei Cantici…
  3. MARIA DI MAGDALA: “Ho visto il Signore

ORARIO DI MASSIMA  08.00: Celebrazione di Lodi – 09.00: Meditazione – Lectio Divina  11.45: Adorazione  – ora media – Pranzo – riposo 16.00: Meditazione – preghiera personale 18.30: Celebrazione di Vespro e Messa-   19.30: Cena – momento Mariano  nel parco -Risonanze spirituali

CANTICO DEI CANTICI – 
  • Chi è colei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto? frammenti  che raggiungono vertici di  poesia e sintetizzano tutto il CDC Ritorno dall’esilio, appoggiandosi al Diletto! Per superare momenti di deserto…appoggiamoci a Lui.  Meglio se insieme!
  •  La sposa riassume la sua esperienza d’amore con 5 simboli:
  1. Mettimi come sigillo sul tuo cuore: come sigillo sul tuo braccio; Amore-sigillo: il sigillo è la persona stessa che mette la …firma.   Il mio essere nelle relazioni con l’esterno. Tu sei il mio sigillo: sei la mia carta di identità, mi fai essere quello che sono, senza di te non sono nulla,  Colui che mi autentica, mi fa essere …
  1. perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: Amore-morte: l’amore è più forte. Cfr. in Gesù con la sua morte ci ha liberati dalla morte cfr. 1Pt1, Apoc.  
  1. le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Amore-fuoco: Come i fulmini rivelano la potenza distruttiva, così l’amore è teofania: manifestazione della forza e del calore di Dio per il suo popolo. L’amore manifesta Dio: cfr 1Gv 4: Dio non l’ha mai visto nessuno, se ci amiamo Dio dimora in noi.
  2. Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Amore-acque: le acque sono simbolo di tutti i mali, dei pericoli, delle sofferenze (L’acqua mi giunge alla gola…) Quante difficoltà si affrontano e si superano, quanti sacrifici si fanno quando c’è l’amore… Nelle tempeste della vita l’unica roccia che resta è l’amore. Salvare ad ogni costo l’amore. E a livello mistico salvare a tutti i costi il suo amore:  Roccia del mio cuore è Dio!
  1. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio. Amore-ricchezze:  Nella vita quanti sacrifici si fanno per il denaro… Magari trascurando valori del dialogo, con la sposa con i figli, con Dio…: amore-denaro. fare una scelta: al di sopra di tutto vi sia la Carità. Cfr. 1Cor 13 Decidersi a scoprire la perla dell’amore umano e divino e “vendere” tutto pur di salvarlo.
L E T T E R A   D’A M O R E

Cara Anna, non ti meravigliare  e non ti impaurire se ricevi questa mia (sicuramente riconosci la scrittura) ma ho voluto scriverti per dirti che ti voglio ancora più bene  di quando ci scrivevamo, al tempo dei nostri 18 anni, quelle lunghe lettere…e per ripercorrere tutti  questi anni che siamo insieme (circa 30)… Tra qualche anno saremo nuovamente  soli noi due come all’inizio. Ho amato quello che  è cresciuto in te e ti ha resa donna. Ti amo quando mi vieni incontro e vai a fare la spesa. Amo guardarti in silenzio mentre dormi (sei sempre molto stanca la sera…) Amo la stretta della tua mano che mi calma al momento opportuno. Amo la tua voce quando mi ripeti le cose di sempre, le cose che dici solo a me…Vicino a te mi sento migliore ogni giorno, anche se sono sempre lo stesso… E’ bello il tuo volto disteso, sereno finalmente di donna tranquilla, di donna che sa quello che deve fare, che si sente moglie, amica, sorella e compagna desiderata di viaggio. Diceva Gandi meravigliosamente: Tu ed io siamo una cosa sola. Non posso farti del male senza ferirmi” Ricordi? Non avevamo nulla per cominciare. Ci siamo messi a lavoro ed è stata dura. C’è voluto amore e l’amore non è quel che si crede  quando si comincia.  Non sono soltanto quei baci che  ci scambiamo, quelle paroline che ci sussurriamo all’orecchio…la vita è lunga, il giorno delle nozze non è che un giorno…bisogna fare e viene disfatto, si deve rifare e viene disfatto ancora. Vengono i figli. Occorre nutrirli, vestirli e allevarli: una vicenda senza fine. Quando poi si ammalavano a rotazione, quante notti  hai passato in piedi per lasciarmi riposare per il lavoro dell’indomani! Siamo rimasti fedeli al giuramento fatto dinanzi a Cristo e ho potuto appoggiarmi a te come  tu ti appoggiavi a me. Il vero amore non dura un giorno, ma sempre e ogni giorno va rinnovato. Si prova la fatica del dono, vorremmo una tregua, ma in amore non ci sono soste. “Tutto si paga col denaro, ma l’amore si paga con l’amore”E’ da quando qualcuno ci ama  che si comincia veramente ad esistere che si comincia ad essere veramente noi stessi. Ed io tutto questo lo devo a te. Per noi quest’anno è giunta una nuova croce che non abbiamo ancora imparato a portare (dobbiamo confessarlo)…Mancandoci la messa che prendevamo insieme ogni mattina, non abbiamo la carica e la calma necessaria che avevamo gli scorsi anni per affrontare serenamente la giornata. Unitamente alla malattia di tua madre che ti affatica giorno e notte.  E  questa nuova situazione di separazione forzata e stressante. Penso che questo periodo ci sia stato dato da Dio per farci “assaporare il deserto”… Lo stile di vita della nostra società che rende impossibile la preghiera, ci ha fatto scoprire la necessità della preghiera. Gli anni scorsi davamo ben altra testimonianza di noi stessi: di gioia, di amore, di felicità senza ombre. Adesso dobbiamo “rifarci la facciata” perché la tempesta l’ha un poco sfasciata. Siamo in un periodo di stanchezza  e dobbiamo ritrovare la forza per reagire.  Se prenderemo la Messa la sera insieme tamponeremo qualche falla nella nostra barca e riflettendo a cena sulla Parola con i ragazzi, continueremo a educarli come Dio vuole. Possiamo pregare ancora insieme: diamoci appuntamento dalle 7 alle 8 mentre sono in viaggio e tu fai le faccende, così forse ci sentiremo ancora sempre  vicini e uniti a Dio. Dimmi le tue osservazioni,  bacioni a te e  tutta la truppa.  Pasquale

Che ne pensate? Vi siete mai scritti una lettera di questo tipo?

 Potreste farlo qualche volta? Perché non …oggi? 

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B – APPUNTI PEDAGOGICI

 

  • PENNELLATE DI ANTIRUGGINE: INSIEME… E’ necessario fare delle cose insieme. L’essenziale è insieme. – I pasti in famiglia – Gli anniversari un’occasione per esprimere amore – Imparare insieme, scambiarsi letture, discutere film o servizi TV – Impegnarsi nel volontariato – Divertirsi insieme – Pregare insieme.
  • L’AMORE COMINCIA DALLA FAMIGLIA. Ogni giorno di più ci rendiamo conto che nel no­stro tempo le sofferenze maggiori  hanno origine nel­la famiglia. Non abbiamo più tempo per guardarci in faccia, per scambiarci un saluto…E così apparteniamo ogni giorno meno alle no­stre famiglie e i nostri contatti diminuiscono sempre più. Qualche tempo fa arrivò un gruppo  di professori dagli Stati Uniti. Mi chiesero: «Ci dica qualcosa che possa esserci utile». Dissi loro: «Sorridetevi scambievolmente». Credo di averlo detto con eccessiva serietà. Uno di loro mi domandò: «Lei è sposata?». Gli risposi: “Sì, e a volte mi riesce difficile sorri­dere a Gesù; perché arriva ad essere troppo esigente”. Credo che l’amore cominci proprio qui: nella famiglia. (Madre Teresa)

COMPORTATI…   ALLO STESSO MODO

¨                                       IL BUON SAMARITANO (LC 10, 25ss ) «Un uomo scendeva da Gerusalemme verso Gèrico, quando incontrò i briganti. Gli portarono via tutto, lo presero a bastonate e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto.  Per caso passò di là un sacerdote; vide l’uomo ferito, passò dall’altra parte della strada e prosegui. Anche un levita del tempio passò per quella strada; anche lui lo vide, lo scansò e prosegui.  Invece un uomo della Samaria, che era in viaggio, gli passò accanto, lo vide  e ne ebbe compassione  – Gli andò vicino, versò olio e vino sulle sue ferite e gliele fasciò. – Poi lo caricò sul suo asino e lo portò a una locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo. Il giorno dopo tirò fuori due monete d’argento, le diede al padrone dell’albergo e gli disse: “Abbi cura di lui e anche se spenderai di più pagherò io quando ritorno“».  A questo punto Gesù domandò: – Secondo te, chi di questi tre si è comportato come prossimo per quell’uomo che aveva incontrato i briganti?  Il maestro della legge rispose:- Quello che ha avuto compassione di lui. Gesù allora gli disse: Va’ e comportati allo stesso modo.         

MT 25: 31 «Quando il Figlio dell’uomo verrà nel suo splendore, …«Allora il re dirà ai giusti: Venite, voi che siete i benedetti dal Padre mio; entrate nel regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Perché, io ho avuto fame e voi mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa; 36 ero nudo e mi avete dato i vestiti; ero malato e siete venuti a curarmi; ero in prigione e siete venuti a trovarmi.37 «E i giusti diranno: – Signore, ma quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere?  38 Quando ti abbiamo incontrato forestiero e ti abbiamo ospitato nella nostra casa, o nudo e ti abbiamo dato i vestiti?  39 Quando ti abbiamo visto malato o in prigione e siamo venuti a trovarti? 40 «Il re risponderà: – IN VERITÀ, VI DICO CHE TUTTE LE VOLTE CHE AVETE FATTO CIÒ A UNO DEI PIÙ PICCOLI DI QUESTI MIEI FRATELLI, LO AVETE FATTO A ME!   «Poi dirà ai malvagi: … io ho avuto fame e voi non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;  ero forestiero e non mi avete ospitato nella vostra casa; ero nudo e non mi avete dato i vestiti; ero malato e in prigione e voi non siete venuti da me. 44 «E anche quelli diranno: – Quando ti abbiamo visto affamato, assetato, forestiero, nudo, malato o in prigione e non ti abbiamo aiutato? 45 «Allora il re risponderà: – IN VERITÀ, VI DICO CHE TUTTO QUEL CHE NON AVETE FATTO A UNO DI QUESTI PICCOLI, NON L’AVETE FATTO A ME. 46 «E andranno nella punizione eterna mentre i giusti andranno nella vita eterna».

COL CUORE DI  DON ORIONE – TI AIUTERÒ COME SE FOSSI TUA MADRE…Senti, caro Baldassarre, per venire qui tu devi cambiare condotta. Io non voglio fare di te, né un prete né un frate, ma un bravo giovane, onesto, virtuoso. Ogni miglior avvenire ti sarà serbato, se tu, lascerai checome ti ho accolto e riparato un giorno dai geli e dalle nevi nelle prime baracche di piazza Torlonia, così ti guidi e di difenda ora da altri venti e da altre tempeste, o caro mio Baldassarre!  Tu hai tanti e forti nemici, fuori di te e anche in te stesso.  Guardati attorno, o caro Baldassarre: non vedi che non hai più nessuno? Ma la Divina Provvidenza e Don Orione ci sono ancora per te, e ci saranno sempre, se tu lo vuoi. Tu dovrai lottare per diventare buono, ma io ti aiuterò come se fossi tua madre, e Dio ti aiuterà! Scr. 42,138

  • I bei giorni della Chiesa « Felici gli occhi che vedranno l’Occidente e l’Oriente unirsi per formare i bei giorni della Chiesa! » E quella sarà l’ora di Dio, sarà la grande giornata di Gesù Cristo, E Gesù vincerà il mondo così: nella carità, nella misericordia. ( I, 310)
  • Ecumenismo della carità: “È venuto da me un signore, il quale mi ha detto: – Voglio fondare un Ospizio Cattolico, e lei si sente di mandarmi i suoi preti? – Ed io: – Se per cattolico intende universale, cioè dove si possono accettare tutti, sì che accetto di mandare il personale; ma se vuole fondare un Ospedale esclusivamente per i cattolici, no che non accetto – (e fa segno con la testa e con la mano). Tenete a mente queste parole, perché, quando si presenta uno che ha un dolore, non si stà lì a domandare se ha il battesimo, ma se ha un dolore. “ Parola VIII, 19- 196

“ACCOGLIERE, PROTEGGERE, PROMUOVERE E INTEGRARE”   

 PAPA FRANCESCO VERSO I MIGRANTI                                  

  • “ACCOGLIERE.    «C’è un’indole del rifiuto che ci accomuna, che induce a non guardare al prossimo come ad un fratello da accogliere, ma a lasciarlo fuori dal nostro personale orizzonte di vita,  a trasformarlo  in un concorrente, in un suddito da dominare» . Di fronte a questa indole del rifiuto, urge un cambio di atteggiamento, per superare l’indifferenza e anteporre ai timori un atteggiamento di accoglienza verso coloro che bussano alle nostre porte.    Per quanti fuggono da guerre e persecuzioni terribili, spesso intrappolati nelle spire di organizzazioni criminali senza scrupoli, occorre aprire canali umanitari accessibili e sicuri. Un’accoglienza responsabile e dignitosa di questi nostri fratelli e sorelle comincia dalla loro prima sistemazione in spazi adeguati e decorosi                                                               “PROTEGGERE. l’esperienza migratoria rende spesso le persone più vulnerabili allo sfruttamento, all’abuso e alla violenza. Parliamo di milioni di lavoratori e lavoratrici migranti  di profughi e richiedenti asilo, di vittime della tratta. prediligendo processi costruttivi attuando programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i “trafficanti di carne umana” che lucrano sulle sventure altrui;                                                                                    
  • PROMUOVERE.  Proteggere non basta, occorre promuovere lo sviluppo umano integrale di migranti, profughi e rifugiati… La promozione umana dei migranti e delle loro famiglie comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare , ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell’esistenza.                                                                             
  •  “INTEGRARE.    L’integrazione, che non è né assimilazione né incorporazione, è un processo bidirezionale, che si fonda essenzialmente sul mutuo riconoscimento della ricchezza culturale dell’altro: Per quanto concerne chi arriva ed è tenuto a non chiudersi alla cultura e alle tradizioni del Paese ospitante, rispettandone le leggi, non va assolutamente trascurata la dimensione familiare del processo di integrazione: privilegiare i ricongiungimenti familiari.”. “Anzitutto, un dovere di giustizia. Non sono più sostenibili le inaccettabili disuguaglianze economiche, «È necessario allora trovare i modi affinché tutti possano beneficiare dei frutti della terra, non soltanto per evitare che si allarghi il divario tra chi più ha e chi deve accontentarsi delle briciole, ma anche e soprattutto per un’esigenza di giustizia e di equità e di rispetto verso ogni essere umano» . Non può un gruppetto di individui controllare le risorse di mezzo mondo. Non possono persone e popoli interi aver diritto a raccogliere solo le briciole.     “In secondo luogo, vi è un dovere di civiltà. «Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione» . Oggi più che mai è necessario riaffermare la centralità della persona umana, senza permettere che condizioni contingenti e accessorie, come anche il pur necessario adempimento di requisiti burocratici o amministrativi, ne offuschino l’essenziale dignità. Per dovere di civiltà va anche recuperato il valore della fraternità: «la viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura» .  C’è, infine, un dovere di solidarietà. Di fronte alle tragedie che “marcano a fuoco” la vita di tanti migranti e rifugiati – guerre, persecuzioni, abusi, violenze, morte –, non possono che sgorgare spontanei sentimenti di empatia e compassione. “Dov’è tuo fratello?” (cfr Gen 4,9): «Non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi» . La solidarietà nasce proprio dalla capacità di comprendere i bisogni del fratello e della sorella in difficoltà e di farsene carico. Su questo, in sostanza, si fonda il valore sacro dell’ospitalità, presente nelle tradizioni religiose. Per Noi Cristiani, L’ospitalità Offerta Al Forestiero Bisognoso È Offerta A GESÙ CRISTO STESSO: «ERO STRANIERO E MI AVETE ACCOLTO» (MT 25,35).    

HO TROVATO GRAZIA  AI TUOI OCCHI…                     

  Libera rielaborazione del libro di Rut

Ero ragazza. Sentivo spesso gli anziani parlare di una grave carestia  abbattutasi  nei paesi  circostanti. Nel territorio di Moab invece, grazie a Dio, c’era ancora  pane in abbondanza. Ogni giorno incontravo famiglie di immigrati in cerca di lavoro. Tra tante, mi colpì una proveniente da Betlemme: papà, mamma e due figli poco più grandi di me. L’uomo si chiamava Elimèlech, sua moglie Noemi e i suoi due figli  Maclon e Chilion;   Erano persone dignitose nella loro povertà. E anche simpatiche. Ben presto noi ragazzi diventammo amici, coinvolgendo le nostre famiglie. E così la nostra casa si aprì anche per loro. Soffrii molto quando  a quei due  ragazzi venne a mancare il padre.  Elimèlech, morì ed essa rimase con i due figli.        Vedendoli così precocemente orfani, mi affezionai ancor di più a loro. Soprattutto a uno, devo ammetterlo. Quella mia simpatia, non sfuggì a mio padre che, un giorno,  mi chiamò in disparte per dirmi che Maclon, il ragazzo del mio cuore, mi aveva chiesta in sposa. Mio padre acconsentì,  con un sorriso. Ero fuori di me dalla gioia. Cominciò così la nostra vita in comune. Con tanti sogni e progetti nel cuore. Una felicità  intensa. E tanto fugace…Ancora una volta  la morte infierì, crudele, sulle nostre famiglie.    Maclon e  Chilion morirono tutti e due              Alla mia solitudine di giovane vedova e senza figli, si aggiungeva la preoccupazione per Noemi, mia  suocera,  rimasta, in breve tempo priva dei suoi due figli  e del marito. Donna forte, non si perse d’animo. Decise di tornare al suo paese d’origine.

Allora Noemi si alzò con le sue nuore per andarsene dalla campagna di Moab, perché  aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane.                                                            Ma durante una sosta,  ci prese in disparte e ci parlò con cuore di mamma. Preoccupata più del nostro  futuro che dei suoi guai.   Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi        E ci salutò, baciandoci. Fu un momento di grande commozione. Tra le lacrime protestammo il nostro desiderio di non lasciarla sola. No, noi  verremo con te al tuo popolo.  Ella insisteva sulla convenienza per noi giovani vedove, di rifarci una vita. Tornate indietro, figlie mie, andate!  Era commovente nel  suo amore  disinteressato. Mia cognata si lasciò convincere . Orpa baciò la suocera e partì  Io no, non potevo. Mai avevo incontrato una persona così dimentica di sé.  Fece un  ultimo tentativo: Ecco, tua cognata è tornata al suo popolo e ai suoi  dei;   torna indietro anche tuRagione e sentimento si combattevano dentro di me. Una scelta difficile. Diedi voce al cuore. Mi uscirono cose più grandi di me. Non insistere  con me… perché dove andrai tu  andrò anch’io; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo  Dio sarà il mio Dio   A queste mie parole,  fu Lei ad arrendersi.            Quando  Noemi la vide così decisa ad accompagnarla, cessò di insistere .     Il viaggio da quel momento si fece più rapido. In breve giungemmo in vista di  Betlemme. Tutt’intorno campi di grano, pronti per la mietitura. Festoso vociare di bimbi sulle aie. Le  amiche di Noemi le correvano incontro passandosi la voce:      E` proprio Noemi!      Quell’accoglienza  mi confermava quanto Noemi fosse donna di grande valore.  Ma  non potevamo continuare a piangere sulle nostre disgrazie. Non volevo pesare su nessuno. Dovevo darmi da fare per il mio sostentamento e,  perché no?,  per una nuova sistemazione affettiva. Una mattina,  di buon’ora,  pregai  Noemi: Lasciami  andare per la campagna a spigolare dietro a qualcuno, agli occhi del quale avrò  trovato grazia Al suo intuito materno non sfuggirono le mie segrete intenzioni. Che erano anche le sue. Acconsentì volentieri. Rut andò e si mise a spigolare nella  campagna dietro ai mietitori;  per caso si trovò nella campagna  di Booz. Al suo arrivo, con immediato interesse nei miei confronti, domandò: “Di chi è questa giovane?”.  Il servo gli riferì  sul mio nome, la mia casa e le mie origini. Sottolineando la mia laboriosità:  È venuta ed è rimasta  in piedi da stamattina fino ad ora …Apparentemente  solo intenta al mio lavoro,  avvertivo con piacere lo sguardo di Booz  posarsi, affettuoso, sulla mia persona. Con paterne parole, mi mise in guardia da possibili pericoli : Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare  in un altro campo; non allontanarti di qui 

 Le sue attenzioni  cominciarono a farsi più esplicite. Quando avrai sete, và a bere dagli orci ciò che i giovani avranno attinto. Mi sentivo confusa. Una povera vedova come me  e per di più straniera, quali titoli aveva mai per tanta benevolenza? Per qual motivo ho trovato grazia ai tuoi occhi, così che tu ti interessi di me che  sono una straniera?. E lui avvicinandosi a me, con voce fattasi  tremante,  mi rispose: Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua  suocera e come hai abbandonato la tua patria per venire presso un popolo, che prima non conoscevi. All’ora del  pranzo, seduta all’ombra di un albero, stavo tirando  fuori dalla bisaccia il mio pane quando egli mi sorprese con un invito. “Vieni, mangia il pane e intingi il boccone  nell’aceto”      Mi accostai a loro. Condividendo pane e storie di vita semplice. In un clima nuovo di parità tra uomini e donne, servi e padroni, residenti e stranieri. Piccola realizzazione di un mondo sempre  sognato. Booz  raccomandò ai servi: “Lasciatela spigolare, anzi lasciate cadere apposta per lei  spighe dai mannelli; non sgridatela”. Al  calar della sera me ne tornai a casa, stanca e felice. Noemi mi aspettava per condividere notizie della giornata e un pezzo di pane rimasto. Sua suocera vide ciò che essa aveva spigolato. Rut tirò fuori quello che era  rimasto del cibo e glielo diede. E la frugale cena si prolungò in serena  conversazione . Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato? Le  parlai delle affettuose  attenzioni di Booz. Benedetto  colui che si è interessato di te!. Questo uomo è nostro parente stretto; è di quelli che  hanno su di noi il diritto di riscatto. Mi spiegò che era la persona da cui avrei potuto avere un figlio dopo la morte  di mio marito. Il cuore si riapriva  alla speranza. Fu in uno di quei lunghi colloqui serali che si decise a parlarmi chiaramente.  Figlia mia, non devo io cercarti una sistemazione, così che tu sia felice?  E mi diede suggerimenti,  concreti e sempre efficaci, per facilitare a Booz il compimento…     del suo dovere. Profumati, avvolgiti nel tuo manto e scendi all’aia; ma non ti far riconoscere da lui,  prima che egli abbia finito di mangiare. Andai ad accovacciarmi  ai piedi del suo letto. Il cuore mi batteva forte.  Booz, accortosi della mia presenza,  mi chiese:  “Chi sei?”. “Sono Rut, tua  serva;  stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di  riscatto”. Comprese perfettamente la mia richiesta e la purezza delle intenzioni : Sii benedetta dal Signore, figlia mia! perché non sei andata in cerca di uomini  giovani, poveri o ricchi Al mattino ci alzammo di buonora. Io per andare al lavoro e lui per assicurarsi  che nella parentela tutti fossero d’accordo nel riconoscere a lui il diritto-dovere del riscatto. A quel punto…   Booz prese Rut, che divenne sua moglie. Egli si unì a lei e il Signore le  accordò di concepire     Appena mi accorsi di aspettare un bambino, corsi da mia suocera. Ci abbracciammo,  piangendo di gioia. Continuò a starmi vicina,  fino alla sua nascita. Tutta la gente del paese che ormai mi considerava una di loro,  si congratulava con me benedicendo il Signore: Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare un riscattatore perché  il nome del defunto si perpetuasse in Israele!         Era bello il mio bambino. O meglio il “nostro” bambino. Sì,  perché apparteneva un poco anche  a Noemi che aveva fatto tanto perché potessi averlo. Le donne si complimentavano  con lei rassicurandola:                    Egli sarà il tuo consolatore e il  sostegno della tua vecchiaia; perché lo ha partorito tua nuora che ti ama e vale  per te più di sette figli.  Era vero. Volevo bene  a mia suocera come fosse mia madre. Ed ella mi ricambiava offrendomi ogni aiuto nel crescere  il bambino. Glielo affidavo, tranquilla,  quando uscivo  a lavorare.      Noemi prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice. La sera, lo  mettevamo a letto, fermandoci a lungo accanto a lui, per vegliare i suoi sogni di bimbo. E sui possibili  progetti che il Signore aveva in serbo per lui: essere  una pietra miliare della nostra storia. ESSA LO CHIAMÒ OBED:  EGLI FU IL PADRE DI IESSE,  PADRE DI DAVIDE. Avevo dunque fatto bene a lasciare la mia terra per seguire Noemi .  Ogni sera, dandole la buona notte, le riconfermavo l’antica promessa   “IL TUO POPOLO SARÀ IL MIO POPOLO E IL TUO  DIO SARÀ IL MIO DIO”  Mi addormentavo serena al pensiero che la Provvidenza stava servendosi anche  di noi, poveri immigrati, per fare di tutti gli uomini una sola famiglia.     Rut, la moabita

I cristiani nel mondo 

Dalla «Lettera a Diogneto» 

  • I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita.  Infatti non abitano città particolari, né usano di un qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere di vita. Abitano in città sia greche che barbare, come capita, e pur seguendo nel vestito, nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, incredibile.
  • Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera.

 CITTADINI DEL MONDO…

  • Il tuo cristo è ebreo, La tua democrazia è greca
  • La tua scrittura è latina, I tuoi numeri sono arabi,
  •  la tua auto è giapponese, Il tuo caffè brasiliano,
  • Il tuo orologio è svizzero,  il tuo walkman è coreano,
  • La tua pizza è italiana,  la tua camicia è hawaiana,
  • Le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine.
  • CITTADINO  DEL  MONDO   Non  rimproverare  il  tuo  vicino  di  essere  straniero… (graffito su un muro  di Berlino)

QUANDO COMINCIA IL GIORNO?

  • “Un rabbino istruiva i suoi discepoli. Nel corso dei suoi insegnamenti, domandò loro:                              “Quando comincia il giorno?”.
  • Uno tra loro rispose: “Quando si alza il sole ed i suoi dolci raggi abbracciano la terra e la rivestono d’oro.   Allora, un nuovo giorno comincia”
  • Ma il rabbino non fu soddisfatto da tale risposta. Così, un altro discepolo s’arrischiò ad aggiungere:     “Quando gli uccelli cominciano a cantare in coro le loro lodi e la natura stessa riprende vita dopo il sonno della notte. Allora, un nuovo giorno comincia”.   Anche questa risposta non accontentò il rabbino. Uno dopo l’altro, tutti i discepoli tentarono di rispondere.  Ma nessuno riuscì a soddisfare il rabbino.  Infine, i discepoli si arresero e domandarono loro stessi: “Allora, dacci tu la risposta giusta!
  •  Quando comincia il giorno?”. Ed ecco il rabbino rispondere con estrema calma:
  • “Quando vedete uno straniero nell’oscurità                                      
  • ed in lui riconoscete vostro fratello,                                                  
  •   in quel momento il giorno è nato!
    Se non riconoscete nello straniero vostro fratello    o vostra sorella, il sole può essere sorto,                   gli uccelli possono cantare, la natura può riprendere vita.
  • Ma fa ancora notte,    e le tenebre sono nel tuo cuore!”.

 

 Parliamone insieme…

  • Quali sentimenti suscitano in  te   Noemi e  Rut, la moabita?
  • Cosa pensi degli immigrati? Rientrano anch’essi nel piano della Provvidenza che vuole fare  di tutti i popoli  una sola famiglia? Noi mmo fare qualcosa di più per loro? che cosa?                                 Risonanze spirituali     
  • Info – Prenotazioni: 333.8890.862 donalesiani@gmail.comwww.donvincenzoalesiani.it

SPUNTI di RIFLESSIONE:  1Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette

 

L’ ABBIAMO  RICONOSCIUTO   NELLO SPEZZARE  IL PANE  

Libera rielaborazione di Lc. 24   Mi chiamo Cleopa. Ma tutti mi conoscono per “uno dei discepoli di Emmaus”. Si, eravamo in due. Sempre insieme. Fin da ragazzi. Insieme nei divertimenti e nella ricerca della fede. Ci recavamo ogni anno a Gerusalemme per le feste di Pasqua. E mentre ci avvicinavamo alla città, il cuore esultava di gioia al canto del salmo: Quale gioia quando mi dissero andremo alla casa del Signore e ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme”! Un  anno,  siamo rimasti sorpresi al vedere la gente sconvolta dalla predicazione e dai gesti che compiva un certo Gesù di Nazaret. Fummo  testimoni oculari della guarigione di un ragazzo nato cieco. Quando lo vedemmo esultare di gioia per il dono della vista,  ci sembrò che anche a noi …si aprissero gli occhi. Decidemmo di seguire Gesù,  unendoci a un gruppo di suoi discepoli. In quei giorni dalla sua bocca  ascoltammo parole diverse e autorevoli. Il suo amore ai poveri e ai peccatori ci apriva il cuore alla speranza: Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” La sua forza nel riprendere falsità ed incoerenze dei nostri capi, ci sorprese positivamente. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti… apparite giusti  all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e  d’iniquità” Ma questo coraggio segnò la sua condanna. Gli procurò  nemici potenti. Fu arrestato e condotto davanti alle autorità. Un giudizio sommario di poche ore. E il profeta di Nazaret, su cui avevamo riposto grandi  speranze, finì  sul calvario. Crocifisso tra due malfattori. Tanti profeti, veri o falsi, avevano fatto la stessa  fine. Ma Lui, no, non doveva andare a finire così. Ci era sembrato diverso da tutti.  Anche nella sua morte di cui  fummo spettatori impietriti. Ascoltammo parole mai  uscite  dalla bocca  di  un condannato:“Padre,  perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Eppure lo vedemmo reclinare il capo. Come tutti.  Una mortale tristezza ci avvolse l’anima. Vagammo a lungo, per due giorni. Senza meta e senza parola. Il giorno dopo il Sabato, di buon mattino, ci allontanammo dalla città, divenuta  fredda e ostile. “Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per  un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus”  Camminavamo lentamente. Ogni tanto una sosta, come per concentrarci nei ricordi e farci  domande senza risposta. “Conversavano di tutto quello che era accaduto” Ad un tratto,  dietro di noi,  un rumore di passi. Un pellegrino si avvicinava, affrettando l’andatura come per raggiungerci. “Mentre  discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e  camminava con loro.  Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo”

 Il suo fare distinto e fraterno, ci predispose ad accoglierlo per compagno di viaggio. Vedendoci tristi, chiese,  con discrezione, di  poter condividere i nostri pensieri:“Che sono questi discorsi che state facendo fra  voi durante il cammino” ? La domanda ci sorprese. Ci fermammo come di scatto.Si fermarono, col volto triste”  Di che cosa potevamo parlare? Da tre  giorni non si parlava d’altro a Gerusalemme. Mi uscì spontaneo ribattere: Tu solo sei così forestiero in  Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni”?  Ed Egli, con sincerità a chiedere: “Che cosa?” Quel suo desiderio di sapere, ci offriva l’occasione di sfogarci un poco.      E così cominciammo a raccontargli: “Tutto ciò che riguarda  Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a  Dio e a tutto il popolo;  come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo  hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno  crocifisso”

Parlare ci faceva bene. Ma il ricordo ci  riconfermava nella cruda realtà: era finito tutto.  “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto  ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute”. Sì, noi speravamo. Ora non più. Buio fitto all’orizzonte. Angoscia  nell’anima ferita. Non speravamo più niente. Da nessuno. Tanto meno potevamo dar credito a voci diffuse  quella  mattina stessa: alcune donne, delle nostre, recatesi al mattino al  sepolcro  e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di  aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è  vivo”. Voci di donne. Comprensibili nostalgie di creature un tempo affascinate dal Maestro e ora incapaci a rassegnarsi. Per noi, testimoni oculari del suo  capo reclinato nella morte e del colpo di lancia del soldato, non c’era spazio per le illusioni.  Era finito tutto. Per sempre.  Un’ enorme pietra era stata rotolata davanti al  sepolcro. Un macigno di dolore, ci  pesava nell’anima. Ad un tratto, il nostro compagno si fermò in mezzo alla strada deserta. Fattosi  solenne nel suo portamento e scuotendo il capo, in segno di fraterno rimprovero, ci apostrofò:“Stolti e tardi di cuore nel credere alla  parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste  sofferenze per entrare nella sua gloria”?.Lo fissammo sorpresi. Ci sembrò di riascoltare parole già udite. Simili a quelle  che Gesù più volte ci aveva ripetuto:Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, esser messo a morte e  risorgere il terzo giorno”Parole che, a dire il vero,  non avevamo mai preso sul serio. La sofferenza non rientrava nei nostri calcoli. Volevamo, la gloria senza la croce, la vita senza la morte. Come tutti. Riprendendo il cammino, si mise a spiegarci “Cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a  lui” Mentre parlava,  la nostra mente si apriva poco a poco ad una comprensione nuova delle Scritture. E una pace profonda cominciava a inondarci: “ci ardeva  il cuore nel petto mentre  conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture” Scendeva la sera quando giungemmo al villaggio di  Emmaus. Non fu difficile trovare un luogo di ristoro e  un alloggio per la notte. Il nostro compagno fece come se dovesse proseguire. Lo invitammo a restare con noi. Per  prendere insieme un poco di ristoro dopo aver condiviso  la fatica del viaggio e le pene del cuore. “Resta  con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”.Accettò, di sedersi a tavola con noi,  laggiù, in un angolo semibuio della modesta locanda. “QUANDO FU A TAVOLA CON LORO, PRESE IL PANE,  DISSE LA BENEDIZIONE, LO SPEZZÒ E LO DIEDE LORO”. Ricordo ogni dettaglio: il gesto degli occhi elevati al cielo, le stesse parole semplici e solenni di quell’ultima cena con Gesù là nel Cenacolo ornato a festa. La stessa atmosfera densa di mistero.  Il  Pane Benedetto…“Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di  me”. Ma allora…    “Allora si aprirono  loro gli occhi e lo riconobbero”. Fu un attimo solo. Che per noi ebbe il peso di un’eternità. Sì, era Lui.  Risorto e  seduto a tavola con noi. Un nodo di commozione ci serrò la gola. Lo guardammo senza riuscire a dire una parola. Ci sorrise. Le nostre mani si tesero verso di Lui. Invano. Non c’era più. “Ma lui sparì dalla loro vista”. Non ci fermammo un solo istante. Era scomparsa ogni stanchezza. “Partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme” Correvamo  nella notte, trafelati e felici.  Consapevoli, ora,  della  stoltezza di  esserci allontanati dai fratelli  proprio nel momento della prova, quando sarebbe  stato  necessario stare uniti e aiutarsi reciprocamente.  Li ritrovammo radunati nella stessa sala:“Trovarono riuniti gli Undici e gli altri che dicevano l’un l’altro: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a  Simone” Ci accolsero gioiosi. Desiderosi di ascoltare quanto ci era successo. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e  come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”. Un’esperienza che ci ha segnato la vita e che raccontiamo volentieri ai fratelli. Non possiamo tacere quanto ci è successo. Non ci appartiene. E’ la speranza del mondo. “noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”  Annunciamo sempre la stessa  inaudita novità: GESÙ È RISORTO. LA MORTE È VINTASiano rese grazie a Dio che ci dá la vittoria per mezzo del  Signore nostro Gesù Cristo”!  Ora benediciamo anche la sua morte:  così potrà capirci  nella nostra ora suprema. Spesse volte, per riprendere coraggio nei momenti di prova, ci  ripetiamo: “Abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la sua risurrezione dai morti”                                  Cleopa, uno dei discepoli di Emmaus

BUONA PASQUA CON DON ORIONE…

Cristo è risorto! Oh! risorga Cristo anche in noi:  viva in noi con la sua grazia,e noi viviamo in Lui e di Lui, ché fuori di Lui non c’è vita né consolazione che valga. Cristo è risorto ! Ma è ancora in mezzo a noi, è sempre con noi, per asciugare   ogni lagrima, e trasformare tutti i dolori in more.     Cristo viene portando sul suo cuore la Chiesa, e, nella sua mano, le lacrime e il sangue dei poveri:   E dietro a Cristo si aprono nuovi cieli: è come l’aurora del trionfo di Dio. Sono genti nuove, è tutto un trionfo non più visto di grande, di universale carità,    poiché l’ultimo a vincere è Lui, Cristo,   e Cristo vince nella carità e nella misericordia.

Parliamone insieme… 

 

39 comments

  1. Che grande il coraggio di Rut !
    …il suo NON permettere alla sofferenza e alla solitudine , di vincere sulla sua vita .
    Il suo non restare curva su se stessa e i suoi drammi , ma guardare agli altri e darsi da fare .
    Che bella la sua determinazione ( anche nelle scelte difficili ) e la sua fedeltà !
    E’ un tesoro di insegnamenti ” concreti ” ….di quelli che ” fanno compagnia ” nel quotidiano .

    E mi piace pensare che , forse , alla fonte della sua forza , c’è anche il suo mettere in relazione ” Dio e il Pane ” :
    ” grazie a Dio c’ era ancora pane in abbondanza ”
    ” aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo , dandogli il pane “…..

    Signore , ” dacci oggi il nostro pane ” , dacci il coraggio della fiducia nella Provvidenza e la gratitudine di saper vedere e leggere la Tua Mano nel nostro vissuto .

  2. IL BATTESIMO, SEGNO DELLA PASSIONE DI CRISTO
    Dalle «Catechesi» di Gerusalemme.
    SIETE STATI PORTATI AL SANTO FONTE, AL DIVINO BATTESIMO, come Cristo dalla croce fu portato al sepolcro. E ognuno è stato interrogato se credeva nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; avete professato la fede salutare e SIETE STATI IMMERSI TRE VOLTE NELL`ACQUA E ALTRETTANTE SIETE RIEMERSI, E CON QUESTO RITO AVETE ESPRESSO UN`IMMAGINE E UN SIMBOLO. AVETE RAPPRESENTATO LA SEPOLTURA DI TRE GIORNI DEL CRISTO.
    Il nostro Salvatore passò tre giorni e tre notti nel seno della terra. Nella prima emersione voi avete simboleggiato il primo giorno passato da Cristo nella terra. Nell`immersione la notte. Infatti, chi è nel
    giorno si trova nella luce, invece colui che è immerso nella notte, non vede nulla. Così voi nell`immersione, quasi avvolti dalla notte, non avete visto nulla. Nell`emersione invece vi siete ritrovati come nel giorno.
    NELLO STESSO ISTANTE SIETE MORTI E SIETE NATI E LA STESSA ONDA SALUTARE DIVENNE PER VOI E SEPOLCRO E MADRE.
    Ciò che Salomone disse di altre cose, si adatta pienamente a voi: «C`è un tempo per nascere e un tempo per morire» (Qo 3, 2), ma per voi al contrario il tempo per morire è stato il tempo per nascere. L`unico tempo ha causato ambedue le cose, e con la morte ha coinciso la vostra nascita. O nuovo e inaudito genere di cose! Sul piano delle realtà fisiche noi non siamo morti, né sepolti, né crocifissi e neppure risorti. Abbiamo però ripresentato questi eventi nella sfera sacramentale e così da essi è scaturita realmente per noi la salvezza.
    CRISTO INVECE FU VERAMENTE CROCIFISSO E VERAMENTE SEPOLTO ED È VERAMENTE RISORTO, ANCHE NELLA SFERA FISICA, E TUTTO QUESTO È STATO PER NOI DONO DI GRAZIA. COSÌ INFATTI PARTECIPI DELLA SUA PASSIONE MEDIANTE LA RAPPRESENTAZIONE SACRAMENTALE, POSSIAMO REALMENTE OTTENERE LA SALVEZZA

  3. Dall`«Omelia sulla Pasqua» di un antico autore
    CRISTO AUTORE DELLA RISURREZIONE E DELLA VITA

    L`apostolo Paolo ricordando la felicità per la riacquistata salvezza, dice: COME PER ADAMO
    LA MORTE ENTRÒ IN QUESTO MONDO, COSÌ PER CRISTO LA SALVEZZA VIENE NUOVAMENTE DATA AL MONDO (cfr. Rm 5, 12). Secondo lo stesso apostolo, Cristo viene per primo perché è l`autore della sua risurrezione e della vita. Poi vengono quelli che sono di Cristo, cioè quelli che vivono seguendo l`esempio della sua santità. QUESTI HANNO LA SICUREZZA BASATA SULLA SUA RISURREZIONE E POSSEDERANNO CON LUI LA GLORIA DELLA CELESTE PROMESSA, COME DICE IL SIGNORE STESSO NEL VANGELO: COLUI CHE MI SEGUIRÀ, NON PERIRÀ MA PASSERÀ DALLA MORTE ALLA VITA (cfr. Gv 5, 24).
    Così la passione del Salvatore è la vita e la salvezza dell`uomo. Per questo infatti volle morire per noi, perché noi, credendo in lui, vivessimo per sempre..
    Per questo mistero i figli generati nel vitale lavacro della santa Chiesa, rinati nella semplicità dei bambini, fanno risuonare il balbetto della loro innocenza. In virtù della Pasqua i genitori cristiani e santi continuano, per mezzo della fede, una nuova e innumerevole discendenza.
    PER LA PASQUA FIORISCE L`ALBERO DELLA FEDE, IL FONTE BATTESIMALE DIVENTA FECONDO, LA NOTTE SPLENDE DI NUOVA LUCE, SCENDE IL DONO DEL CIELO E IL SACRAMENTO DÀ IL SUO NUTRIMENTO CELESTE.
    PER LA PASQUA LA CHIESA ACCOGLIE NEL SUO SENO TUTTI GLI UOMINI E NE FA UN UNICO POPOLO E UN`UNICA
    FAMIGLIA.
    Gli adoratori dell`unica sostanza e onnipotenza divina e del nome delle tre Persone cantano con il Profeta il salmo della festa annuale: «QUESTO È IL GIORNO FATTO DAL SIGNORE: RALLEGRIAMOCI ED ESULTIAMO IN ESSO» (SAL 117, 24). QUALE GIORNO? MI CHIEDO.
    QUELLO CHE HA DATO IL PRINCIPIO ALLA VITA, L`INIZIO ALLA LUCE. QUESTO GIORNO È L`ARTEFICE DELLO SPLENDORE, CIOÈ LO STESSO SIGNORE GESÙ CRISTO. EGLI HA DETTO DI SE STESSO: IO SONO IL GIORNO: CHI CAMMINA DURANTE IL GIORNO NON INCIAMPA (CFR. GV 8, 12), CIOÈ: CHI SEGUE CRISTO IN TUTTO, RICALCANDO LE SUE ORME ARRIVERÀ FINO ALLE SOGLIE DELLA LUCE ETERNA. E` CIÒ CHE RICHIESE AL PADRE QUANDO SI TROVAVA ANCORA QUAGGIÙ CON IL CORPO: PADRE, VOGLIO CHE DOVE SONO IO SIANO ANCHE COLORO CHE HANNO

  4. CONDUCIMI
    (John Henry Newman)
    SIGNORE, FA’ DI ME CIÒ CHE VUOI!
    NON CERCO DI SAPERE IN ANTICIPO I TUOI DISEGNI SU DI ME,
    VOGLIO CIÒ CHE TU VUOI PER ME.
    NON DICO:
    “DOVUNQUE ANDRAI, IO TI SEGUIRÒ!”,
    PERCHÉ SONO DEBOLE,
    MA MI DONO A TE PERCHÉ SIA TU A CONDURMI.
    VOGLIO SEGUIRTI NELL’OSCURITÀ,
    NON TI CHIEDO CHE LA FORZA NECESSARIA.
    O SIGNORE, FA’ CH’IO PORTI OGNI COSA DAVANTI A TE,
    E CERCHI CIÒ CHE A TE PIACE IN OGNI MIA DECISIONE
    E LA BENEDIZIONE SU TUTTE LE MIE AZIONI.
    COME UNA MERIDIANA NON INDICA L’ORA SE NON CON IL SOLE, COSÌ IO VOGLIO ESSERE ORIENTATO DA TE,
    TU VUOI GUIDARMI E SERVIRTI DI ME.
    COSÌ SIA, SIGNORE GESÙ!

  5. sant’Anastasio
    CRISTO DOVEVA PATIRE E COSÌ ENTRARE NELLA SUA GLORIA
    Cristo, dopo aver mostrato con l’insegnamento e con le sue opere di essere il vero Dio e il Signore dell’universo, mentre stava per recarsi a Gerusalemme diceva ai suoi discepoli: Ecco stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo verrà dato in mano ai pagani, ai sommi sacerdoti e agli scribi per esser flagellato, vilipeso e crocifisso (cfr. Mt 20, 18-19). Diceva che queste cose erano conformi alle predizioni dei profeti, i quali avevano preannunziato la sua morte, che doveva avvenire in Gerusalemme. Avendo pertanto la Sacra Scrittura predetto fin dal principio la morte di Cristo e la sua passione prima della morte, predice ancora ciò che accadde al suo corpo dopo la morte. Afferma però anche che, come Dio, era impassibile e immortale.
    Osservando la verità dell’incarnazione, ne deduciamo i motivi per proclamare rettamente e giustamente l’una e l’altra cosa, cioè la passione e l’impassibilità. Il motivo per cui il Verbo di Dio, impassibile in se stesso, sostenne la passione era che l’uomo non poteva essere salvato in altro modo. Egli lo sapeva bene e con lui anche coloro ai quali volle manifestarlo. Il Verbo, infatti, conosce tutto del Padre, come lo «Spirito ne scruta le profondità» (1 Cor 2, 10) cioè i misteri impenetrabili.
    ERA DAVVERO NECESSARIO CHE CRISTO SOFFRISSE, E NON POTEVA NON FARLO, COME EGLI STESSO AFFERMÒ. PER QUESTO CHIAMÒ STOLTI E TARDI DI MENTE QUANTI IGNORAVANO CHE CRISTO DOVEVA IN TAL MODO SOFFRIRE ED ENTRARE NELLA SUA GLORIA. EGLI VENNE PER LA SALVEZZA DEL SUO POPOLO. Per lui si privò, in un certo senso, di quella gloria che possedeva presso il Padre prima che il mondo fosse. LA SALVEZZA ERA L’EVENTO CHE DOVEVA MATURARE ATTRAVERSO LA PASSIONE DELL’AUTORE DELLA VITA. Lo insegna san Paolo: Egli è l’autore della vita, reso perfetto mediante le sofferenze (cfr. Eb 2, 10). La gloria di Unigenito, poi, che egli aveva abbandonato per noi, gli venne restituita per mezzo della croce, nella carne che aveva assunta. Dice infatti san Giovanni nel suo vangelo, quando spiega quale fosse l’acqua di cui parlò il Salvatore: SCORRERÀ COME FIUME DAL SENO DI CHI CREDE. QUESTO DISSE RIFERENDOSI ALLO SPIRITO CHE AVREBBERO RICEVUTO I CREDENTI IN LUI: INFATTI NON C’ERA ANCORA LO SPIRITO, PERCHÉ GESÙ NON ERA STATO ANCORA GLORIFICATO (GV 7, 38-39), E CHIAMA GLORIA LA MORTE IN CROCE. PERCIÒ IL SIGNORE, MENTRE INNALZAVA PREGHIERE PRIMA DI SUBIRE LA CROCE, SUPPLICAVA IL PADRE DI ESSERE GLORIFICATO CON QUELLA GLORIA CHE AVEVA PRESSO DI LUI, PRIMA CHE IL MONDO ESISTESSE.

  6. L’AGNELLO IMMOLATO CI TRASSE DALLA MORTE ALLA VITA
    Dall’«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi,

    Prestate bene attenzione, carissimi: NELL’ANTICA LEGGE TUTTO AVVENIVA IN VISTA DI CRISTO. NELL’ORDINE NUOVO TUTTO CONVERGE A CRISTO IN UNA FORMA ASSAI SUPERIORE.
    La legge è divenuta il Verbo e da antica è fatta nuova, ma ambedue uscirono da Sion e da Gerusalemme. Il precetto si mutò in grazia, la figura in verità, l’agnello nel Figlio, la pecora nell’uomo e l’uomo in Dio.
    IL SIGNORE, PUR ESSENDO DIO, SI FECE UOMO E SOFFRÌ PER CHI SOFFRE, FU PRIGIONIERO PER IL PRIGIONIERO, CONDANNATO PER IL COLPEVOLE E, SEPOLTO PER CHI È SEPOLTO, RISUSCITÒ DAI MORTI E GRIDÒ QUESTA GRANDE PAROLA: CHI È COLUI CHE MI CONDANNERÀ? SI AVVICINI A ME (CFR. IS 50, 8). IO, DICE, SONO CRISTO CHE HO DISTRUTTO LA MORTE, CHE HO VINTO IL NEMICO, CHE HO MESSO SOTTO I PIEDI L’INFERNO, CHE HO IMBRIGLIATO IL FORTE E HO ELEVATO L’UOMO ALLE SUBLIMITÀ DEL CIELO; IO, DICE, SONO IL CRISTO.
    Venite, dunque, o genti tutte oppresse dai peccati, e ricevete il perdono. SONO IO, INFATTI, IL VOSTRO PERDONO, IO LA PASQUA DELLA REDENZIONE, IO L’AGNELLO IMMOLATO PER VOI, IO IL VOSTRO LAVACRO, IO LA VOSTRA VITA, IO LA VOSTRA RISURREZIONE, IO LA VOSTRA LUCE, IO LA VOSTRA SALVEZZA, IO IL VOSTRO RE. IO VI PORTO IN ALTO NEI CIELI. IO VI RISUSCITERÒ E VI FARÒ VEDERE IL PADRE CHE È NEI CIELI.

  7. DA UN’ANTICA «OMELIA SUL SABATO SANTO». Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte.

    Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
    Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. SORGI, ALLONTANIAMOCI DI QUI.

    Riflettiamo…Usciamo di qui… da dove? Verso dove? Quali sono le mie “malattie” più profonde? Ma io voglio “ guarire”?
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    La scelta del pittore (Bruno Ferrero)
    Il grande Leonardo da Vinci aveva accettato di affrescare il refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano con un grande disegno che rappresentava l’Ultima Cena di Gesù con gli apostoli. Voleva fare di quell’affresco un capolavoro e perciò lavorava con calma e attenzione. Nonostante l’impazienza dei frati del convento il disegno progrediva molto lentamente. Per il volto di Gesù, Leonardo aveva cercato per mesi un modello che avesse tutti i requisiti necessari: un volto che esprimesse forza e dolcezza, spiritualità e intensità luminosa. Finalmente lo trovò e diede a Gesù il volto di Agnello, un giovane franco e pulito che aveva incontrato per la strada. Un anno dopo, Leonardo cominciò a girare nei quartieri malfamati di Milano e nelle bettole più equivoche e losche. Aveva bisogno di trovare il volto di Giuda, l’apostolo traditore. Cercava un volto che esprimesse inquietudine e delusione, il volto di un uomo disposto a tradire il migliore amico. Dopo notti e notti in mezzo a farabutti di ogni specie, Leonardo trovò l’uomo che voleva per il suo Giuda. Lo portò nel convento e si accinse a ritrarlo. In quel momento vide negli occhi dell’uomo brillare una lacrima. Leonardo. «Perché?», gli disse fissando quel volto torvo. «Io sono Agnello», mormorò l’uomo. «Lo stesso che le è servito da modello per il volto di Cristo».
    E’ possibile? …anche il contrario da Giuda a …Giovanni?
    FARE PASQUA PER ME È…
    Ogni lacrima asciugata è Pasqua.
    Ogni gioia condivisa è Pasqua.
    Ogni amicizia offerta è Pasqua.
    Ogni conflitto risolto è Pasqua.
    Ogni gesto di tenerezza è Pasqua.
    Ogni incontro e ogni aiuto è Pasqua.
    Ogni sorriso regalato è Pasqua…

  8. AVEVA 29 ANNI. SIMONA È MORTA, SARÀ SEPOLTA IL VENERDÌ SANTO PER RISORGERE CON CRISTO
    Maurizio Patriciello giovedì 18 aprile 2019
    SIMONA È MORTA. È VOLATA IN CIELO ALLE PRIME LUCI DELL’ALBA DI OGGI, GIOVEDI SANTO. Il cancro, arrivato in sordina solo un anno fa, non le ha lasciato scampo, l’ha stretta come in una morsa. Lentamente. Inesorabilmente.
    NON AVEVA ANCORA 29 ANNI QUESTA RAGAZZA BELLA, SENSIBILE, EDUCATA. PROSSIMA A CONSEGUIRE LA LAUREA IN GIURISPRUDENZA, GUARDAVA AL FUTURO CON OTTIMISMO. DAL PADRE, VALENTE PIANISTA, AVEVA EREDITATO L’AMORE PER LA MUSICA, L’ARTE E PER TUTTO CIÒ CHE DI BELLO IL MONDO CI DONA. Dopo la prima operazione e la conseguente chemioterapia sembrava che avesse vinto la battaglia. Anche i medici erano ottimisti. Il mostro, invece, prima di essere estirpato, aveva già provveduto ad aggredire il cervello. Simona capisce. Non si perde d’animo, la battaglia continua. Bisogna lottare ancora. Lo fa con determinazione, non si dà per vinta.
    Pian piano la sua vita cambia e lei smette di vivere come le sue amiche. TANTE PICCOLE COSE CHE TUTTI FACCIAMO CON ESTREMA NATURALITÀ, SENZA NEMMENO RENDERCENE CONTO, INIZIANO A COSTARLE SEMPRE PIÙ FATICA. ADESSO CAMMINA CON DIFFICOLTÀ, MA È SEMPRE BELLA. Attorno al suo letto di dolore parenti, amici, personale medico e paramedico le tengono compagnia. Ultimo ricovero. Istituto Giovanni Pascale di Napoli, famoso per la diagnosi e la cura dei tumori. Sesto piano di una palazzina che guarda verso il mare. Un panorama mozzafiato. Il Vesuvio, Capri, la penisola sorrentina. Verrebbe voglia di fermarsi per riprendere fiato.
    Simona ha chiesto alla sorella di avvisarmi che vuole essere cresimata. Mercoledì santo. Ottengo la delega dal mio vescovo e corro. Simona è a letto. Lucidissima ma senza forza. Da ieri i suoi occhi hanno già smesso di vedere. Preghiamo. La ungo con l’olio crismale: «Simona, ricevi lo Spirito Santo che ti è stato dato in dono. Amen. La pace sia con te». Ci sforziamo di sorridere mentre le facciamo gli auguri.
    Le ricordo che adesso dovrà essere una testimone credibile del vangelo di Cristo. Stiamo pensando tutti la stessa cosa, ma nessuno ha il coraggio di dirlo: Simona difficilmente celebrerà la Pasqua quaggiù con noi.
    Notte tra mercoledì e giovedì. Sono tanto stanco, ma il sonno non viene. Gli occhi aperti come due voragini, nel buio, guardano verso il crocifisso che troneggia in camera da letto. Prego. Per lei. Soprattutto per lei. Simona intanto sta vivendo le ultime ore di questa vita meravigliosa che ha ricevuto in dono. All’alba vola verso il cielo. Libera. Finalmente libera dal dolore e dal suo stesso corpo. Quel corpo che siamo e in cui abitiamo e che quando decide di non obbedirci più ci diventa estraneo, se non nemico.
    NEL GIORNO DEL VENERDÌ SANTO, VERSO L’ORA NONA, L’ORA IN CUI NOSTRO SIGNORE, AFFIDA AL PADRE IL SUO SPIRITO, SI TERRANNO I FUNERALI. La “terra dei fuochi” continua a mietere le sue vittime. Giovani, ragazzi, bambini, genitori con figli troppo piccoli per essere lasciati soli. «Quando considero i cieli opera delle tue mani, che cos’è l’uomo che te ne prendi cura?», prega il salmista e noi con lui.
    IL DOLORE INNOCENTE CI METTE CON LE SPALLE AL MURO. L’IMPOTENZA DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA DAVANTI A UNA RAGAZZA CHE SI SPEGNE TRA SOFFERENZE ATROCI, MENTRE CHIEDE UN AIUTO CHE NESSUNO LE POTRÀ MAI DARE, CI FA PRENDERE ATTO DEI NOSTRI LIMITI.
    Nel pomeriggio dovrò tenere l’omelia al funerale. Confesso che se non avessi il dono della fede e la speranza della vita eterna, mi sottrarrei a questo compito. Declinerei volentieri l’invito a parlare. DAVANTI A UNA BARA BIANCA, CHE CE NE FACCIAMO DEGLI ELOGI FUNEBRI? DEI DISCORSI COMMEMORATIVI?
    Poche domande vanno poste con estrema serietà: Simona c’è ancora o è tutto finito? Continua a vivere? Se si, dove? E il Vangelo? Che cosa ci dice il Vangelo? Al dolore per la perdita di Simona si unisce la consolazione di deporla nella tomba nelle stesse ore in cui Gesù veniva deposto dalla croce. CHE CONSOLAZIONE PER SUA MAMMA SAPERE CHE LE SUE STESSE LACRIME FURONO VERSATE DA MARIA DI NAZARETH, LA MAMMA DI GESÙ. Che consolazione credere che non è finito niente, niente andrà perduto, ma forse il meglio sta cominciando proprio adesso.
    « SE CRISTO NON FOSSE RISORTO, VANA SAREBBE LA NOSTRA FEDE» CI RICORDA SAN PAOLO». Non vogliamo fare l’errore delle donne la domenica di Pasqua, che continuano a cercare il Vivente tra i morti. Non vogliamo meritarci il rimprovero dell’angelo. Lo sappiamo, lo crediamo, lo proclamiamo: SE MORIAMO CON CRISTO, CON CRISTO ANCHE RISORGEREMO

  9. UOMO DELLA CROCE…
    Uomo della croce,
    inchiodato e colpito,
    il tuo silenzio ci insegni
    ad ascoltare la vita nuova
    che,silenziosa, nasce
    nel dolore, nella notte,
    sotto il peso della croce
    che ognuno con fiducia abbraccia.
    UOMO-DIO, consegnato al non – senso della MORTE,
    ALZATI, RISORGI, SPALANCA PER NOI VIE NUOVE
    per costruire UN’UMANITA’ NUOVA. AMEN
    (Vita-v-p-p)

  10. IL SENSO DELLA VITA (Agata Fernandez Mozto)

    Quando perdi ogni certezza…..
    Quando ti abbandona ogni speranza….
    Quando ti sembra che niente
    ti possa liberare dall’angoscia che ti tormenta
    fatti un segno di croce
    e pensa che dalla croce
    Gesù ti ha salvato.
    Abbraccia quindi anche tu la tua croce
    con Lui,
    e troverai conforto perché
    Lui è LA CERTEZZA,
    Lui è LA SPERANZA,
    con Lui
    l’angoscia che ti tormenta
    DIVENTA LA TUA SANTITA’.
    DALL’UNIONE CON LUI
    INIZIA IL TUO PARAISO
    e la SUA PACE ti conforterà…..
    Allora
    anche la vita avrà UN SENSO,
    PUR NELLA SOFFERENZA,
    perché PER UN CRISTIANO
    IL SENSO DELLA VITA
    E’ IN DIO, LA SPERANZA.

  11. L’AGNELLO IMMOLATO CI STRAPPÒ DALLA MORTE Melitone di Sardi, vescovo
    Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, «al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen» (Gal 1, 5, ecc.). Egli scese dai cieli sulla terra per l’umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. PRESE SU DI SÉ LE SOFFERENZE DELL’UOMO SOFFERENTE ATTRAVERSO IL CORPO SOGGETTO ALLA SOFFERENZA, E DISTRUSSE LE PASSIONI DELLA CARNE. CON LO SPIRITO IMMORTALE DISTRUSSE LA MORTE OMICIDA.
    Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Egli è la Pasqua della nostra salvezza. EGLI È COLUI CHE PRESE SU DI SÉ LE SOFFERENZE DI TUTTI. EGLI È COLUI CHE FU UCCISO IN ABELE, E IN ISACCO FU LEGATO AI PIEDI. ANDÒ PELLEGRINANDO IN GIACOBBE, E IN GIUSEPPE FU VENDUTO. FU ESPOSTO SULLE ACQUE IN MOSÈ, E NELL’AGNELLO FU SGOZZATO. Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. EGLI È L’AGNELLO CHE NON APRE BOCCA, EGLI È L’AGNELLO UCCISO, EGLI È NATO DA MARIA, AGNELLA SENZA MACCHIA. Egli fu preso dal gregge, condotto all’uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione. EGLI RISUSCITÒ DAI MORTI E FECE RISORGERE L’UMANITÀ DAL PROFONDO DEL SEPOLCRO.

  12. DAMMI SOLO POCO
    (Rabindranath Tagore)
    Dammi solo poco, perché non dimentichi mai
    di chiamarti IL MIO TUTTO.
    Lasciami solo poco, perché in ogni luogo
    SENTA BISOGNO DI TE, perché senza ritegni
    possa tornare da te, perché in ogni momento
    possa offrirti il mio cuore.
    LASCIAMI SOLO POCO, PERCHÉ I TUOI DONI
    NON TI NASCONDANO MAI;
    dammi una sola catena con cui possa legarmi
    al tuo viso per sempre; lascia che il tuo desiderio inanelli la mia vita e diventi catena per te.

  13. LA PIENEZZA DELL’AMORE

    Il Signore, o fratelli carissimi, ha definito la pienezza dell’amore con cui dobbiamo amarci gli uni gli altri con queste parole: «NESSUNO HA UN AMORE PIÙ GRANDE DI QUESTO: DARE LA VITA PER I PROPRI AMICI» (Gv 15, 13). Ne consegue ciò che il medesimo evangelista Giovanni dice nella sua lettera: Cristo «HA DATO LA SUA VITA PER NOI, QUINDI ANCHE NOI DOBBIAMO DARE LA VITA PER I FRATELLI», (1 GV 3, 16) AMANDOCI DAVVERO GLI UNI GLI ALTRI, COME EGLI CI HA AMATO, FINO A DARE LA SUA VITA PER NOI.
    È quello che dice anche l’apostolo Pietro: «CRISTO PATÌ PER VOI, LASCIANDOVI UN ESEMPIO, PERCHÉ NE SEGUIATE LE ORME» (1 Pt 2, 21). Questo significa fare le medesime cose. Così hanno fatto con ardente amore i santi martiri e, se non vogliamo celebrare inutilmente la loro memoria, SE NON VOGLIAMO ACCOSTARCI INFRUTTUOSAMENTE ALLA MENSA DEL SIGNORE, A QUEL BANCHETTO IN CUI ANCH’ESSI SI SONO SAZIATI, BISOGNA CHE ANCHE NOI, COME LORO, SIAMO PRONTI A RICAMBIARE IL DONO RICEVUTO.
    A questa mensa del Signore, perciò, noi non commemoriamo i martiri come facciamo con gli altri che ora riposano in pace, cioè non preghiamo per loro, ma chiediamo piuttosto che essi preghino per noi, per ottenerci di seguire le loro orme. Essi, infatti, HANNO TOCCATO IL VERTICE DI QUELL’AMORE CHE IL SIGNORE HA DEFINITO COME IL PIÙ GRANDE POSSIBILE. Hanno presentato ai loro fratelli quella stessa testimonianza di amore, che essi medesimi avevano ricevuto alla mensa del Signore.
    Egli aveva il potere di dare la sua vita e di riprenderla, mentre noi non possiamo vivere finché vogliamo, e dobbiamo morire anche contro nostra voglia. EGLI, MORENDO, UCCISE SUBITO IN SÉ LA MORTE, MENTRE NOI VENIAMO LIBERATI DALLA MORTE SOLO MEDIANTE LA SUA MORTE. LA SUA CARNE NON CONOBBE LA CORRUZIONE, MENTRE LA NOSTRA, SOLO DOPO AVER SUBITO LA CORRUZIONE, RIVESTIRÀ PER MEZZO DI LUI L’INCORRUTTIBILITÀ ALLA FINE DEL MONDO. EGLI NON EBBE BISOGNO DI NOI PER SALVARCI, MA NOI, SENZA DI LUI, NON POSSIAMO FAR NULLA. EGLI SI È MOSTRATO COME VITE A NOI CHE SIAMO I TRALCI, A NOI CHE, SENZA DI LUI, NON POSSIAMO AVERE LA VITA. I martiri dunque, in quanto versarono il loro sangue per i fratelli, hanno ricambiato solo quanto hanno ricevuto dalla mensa del Signore.
    MANTENIAMOCI SULLA LORO SCIA E AMIAMOCI GLI UNI GLI ALTRI, COME CRISTO HA AMATO NOI, DANDO SE STESSO PER NOI.

  14. Dalla lettera agli Ebrei 12, 1-13
    CAMMINIAMO CON LO SGUARDO FISSO SU GESÙ
    Fratelli, circondati da un così gran numero di testimoni, DEPOSTO TUTTO CIÒ CHE È DI PESO E IL PECCATO CHE CI INTRALCIA, CORRIAMO CON PERSEVERANZA NELLA CORSA, TENENDO FISSO LO SGUARDO SU GESÙ, AUTORE E PERFEZIONATORE DELLA FEDE. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di se una così grande ostilità da parte dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.
    NON AVETE ANCORA RESISTITO FINO AL SANGUE NELLA VOSTRA LOTTA CONTRO IL PECCATO E AVETE GIÀ DIMENTICATO L’ESORTAZIONE A VOI RIVOLTA COME A FIGLI:
    FIGLIO MIO, NON DISPREZZARE LA CORREZIONE DEL SIGNORE
    E NON TI PERDERE D’ANIMO QUANDO SEI RIPRESO DA LUI;
    PERCHÉ IL SIGNORE CORREGGE COLUI CHE EGLI AMA
    E SFERZA CHIUNQUE RICONOSCE COME FIGLIO (PRO 3, 11-12).
    È PER LA VOSTRA CORREZIONE CHE VOI SOFFRITE! DIO VI TRATTA COME FIGLI; E QUAL È IL FIGLIO CHE NON È CORRETTO DAL PADRE?. In verità, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
    PERCIÒ RINFRANCATE LE MANI CADENTI E LE GINOCCHIA INFIACCHITE (IS 35, 3) E FATE PASSI DIRITTI CON I VOSTRI PIEDI, PERCHÉ IL PIEDE ZOPPICANTE NON ABBIA A STORPIARSI, MA PIUTTOSTO A GUARIRE.

  15. GLORIAMOCI ANCHE NOI
    NELLA CROCE DEL SIGNORE
    La passione del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo è pegno sicuro di gloria e ammaestramento di pazienza. … Infatti al Figlio unigenito di Dio, sembrando troppo poco nascere uomo, volle spingersi fino al punto di morire quale uomo e proprio per mano di quegli uomini CHE AVEVA CREATO LUI STESSO. Perché gli uomini stentano a credere CHE UN GIORNO VIVRANNO CON DIO, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di UN DIO MORTO PER GLI UOMINI? Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire per noi, se non avesse preso da noi una carne mortale. IN TAL MODO EGLI IMMORTALE POTÉ MORIRE, VOLENDO DARE LA VITA PER I MORTALI. DONDE LO STUPEFACENTE SCAMBIO: FECE SUA LA NOSTRA MORTE E NOSTRA LA SUA VITA. DUNQUE NON VERGOGNA, MA FIDUCIA E VANTO NELLA MORTE DEL CRISTO. Ciò che noi peccatori avevamo meritato per il peccato, lo scontò colui che era senza peccato. COME NON DARÀ IL PREMIO DEI SANTI, LUI CHE SENZA COLPA SOPPORTÒ LA PENA DEI CATTIVI? CONFESSIAMO PERCIÒ, O FRATELLI, SENZA TIMORE, ANZI PROCLAMIAMO CHE CRISTO FU CROCIFISSO PER NOI. DICIAMOLO, NON GIÀ CON TIMORE, MA CON GIOIA, NON CON ROSSORE, MA CON FIEREZZA. L’apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere come titolo di gloria. Poteva celebrare le più grandi e affascinanti imprese del Cristo. Tuttavia non disse altro che questo: «QUANTO A ME NON CI SIA ALTRO VANTO CHE NELLA CROCE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO» (Gal 6, 14). (Sant’Agostino)

  16. Sant’Andrea di Creta

    VENITE, E SALIAMO INSIEME SUL MONTE DEGLI ULIVI, E ANDIAMO INCONTRO A CRISTO CHE OGGI RITORNA DA BETÀNIA E SI AVVICINA SPONTANEAMENTE ALLA VENERABILE E BEATA PASSIONE, PER COMPIERE IL MISTERO DELLA NOSTRA SALVEZZA.
    VIENE DI SUA SPONTANEA VOLONTÀ VERSO GERUSALEMME. CORRIAMO ANCHE NOI INSIEME A COLUI CHE SI AFFRETTA VERSO LA PASSIONE, E IMITIAMO COLORO CHE GLI ANDARONO INCONTRO. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, MA COME PER STENDERE IN UMILE PROSTRAZIONE E IN PROFONDA ADORAZIONE DINANZI AI SUOI PIEDI LE NOSTRE PERSONE. STENDIAMO, DUNQUE, UMILMENTE INNANZI A CRISTO NOI STESSI, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. STENDIAMO NOI STESSI RIVESTITI DELLA SUA GRAZIA, O MEGLIO, DI TUTTO LUI STESSO POICHÉ QUANTI SIAMO STATI BATTEZZATI IN CRISTO, CI SIAMO RIVESTITI DI CRISTO (CFR. GAL 3, 27) E PROSTRIAMOCI AI SUOI PIEDI COME TUNICHE DISTESE.
    Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. AGITANDO I RAMI SPIRITUALI DELL’ANIMA, ANCHE NOI OGNI GIORNO, ASSIEME AI FANCIULLI, ACCLAMIAMO SANTAMENTE: «BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE, IL RE D’ISRAELE».

  17. ogni volta che entro in sito e mi imbatto nella pagina dei ciliegi in fiore mi assale una forte emozione, e spontaneamente dico al Signore: il candore di quelle piante mi attrae, permetti alla mia anima di acquistare lo stesso candore! Mi motivano molto. Oggi mi è capitato sotto mano un bel pensiero di Don Tonino Bello: ” DAL DESERTO DEL DIGIUNO E DELLA TENTAZIONE FINO AL MONTE CALVARIO, LA PACE PASSA ATTRAVERSO TUTTE LE STRADE SCOSCESE DELLA QUARESIMA. E QUANDO ARRIVA AI PRIMI TORNANTI DEL CALVARIO, NON CERCA DEVIAZIONI DI COMODO, MA VI SI INERPICA FINO ALLA CROCE. SI, LA PACE, PRIMO TRAGUARDO E CAMMINO, CAMMINO IN SALITA. E SARÀ BEATO PERCHÈ OPERATORE DI PACE, NON CHI PRETENDE DI TROVARSI ALL’ARRIVO SENZA ESSERE PARTITO, MA CHI PARTE”. (D.TONINO B.) Mi ha aiutato a capire un pò di più il senso del digiuno. Quindi il coraggio di camminare non ci deve mancare, e neanche le strade accidentate scoraggiarci.

  18. S.AGOSTINO

    “Quando mi sarò unito a te
    con tutto il mio essere,
    non sentirò più dolore o pena;
    la mia sarà vera vita,
    tutta piena di te.

    Tu sollevi in alto colui che riempi di te;
    io non sono ancora pieno di te,
    sono un peso a me stesso.

    Gioie di cui dovrei piangere contrastano in me
    con pene di cui dovrei gioire,
    e non so da che parte stia la vittoria.

    Abbi pietà di me, Signore!
    Non ti nascondo le mie ferite.
    Tu sei il medico, io sono malato;
    tu sei misericordioso, io infelice.

    Vieni in me, Spirito Santo,
    acqua viva che zampilla per la vita eterna:
    fammi la grazia di giungere a contemplare
    il volto del Padre nella vita e nella gioia senza fine.”

  19. FATTOSI CARNE IL VERBO
    ORA ENTRA ANCHE NELLA MORTE
    Inizia CON LA DOMENICA DELLE PALME LA SETTIMANA SUPREMA DELLA STORIA E DELLA FEDE. In quei giorni «santi» è nato il cristianesimo, è nato dalla follia della croce. Lì si concentra tutto ciò che riguarda la fede dei cristiani. Per questo dalle Palme a Pasqua, la liturgia rallenta, prende un altro passo, moltiplica i momenti nei quali accompagnare con calma, gli ultimi giorni di vita di Gesù: dall’entrata in Gerusalemme, alla corsa di Maddalena al mattino di Pasqua…SONO I GIORNI SUPREMI, i giorni del nostro destino. E Mentre i credenti di ogni fede si rivolgono a Dio e lo chiamano nel tempo della LORO SOFFERENZA, i cristiani vanno a Dio NEL TEMPO DELLA SUA SOFFERENZA. «l’essenza del cristianesimo è la contemplazione del volto del DIO CROCIFISSO» (Martini). Contemplare come le donne al Calvario, occhi lucenti di amore e di lacrime; stare accanto alle infinite croci del mondo dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli. Come sul Calvario «DIO NON SALVA DALLA SOFFERENZA, MA NELLA SOFFERENZA; NON PROTEGGE DALLA MORTE, MA NELLA MORTE. NON LIBERA DALLA CROCE MA NELLA CROCE» (Bonhoeffer). La lettura del Vangelo della Passione è di una bellezza che stordisce: un Dio che mi ha lavato i piedi e non gli è bastato, che ha dato il suo corpo da mangiare e non gli è bastato; lo vedo pendere nudo e disonorato, e devo distogliere lo sguardo. Poi torno a guardare la croce, e vedo uno a braccia spalancate che mi grida: TI AMO. TI AMO. Perché Cristo È Morto In Croce? Non è stato Dio Il Mandante Di Quell’omicidio. Non è stato lui che ha preteso che fosse sacrificato l’innocente al posto dei colpevoli. Placare la giustizia col sangue? Non è da Dio.: «Io non bevo il sangue degli agnelli, io non mangio la carne dei tori», «AMORE IO VOGLIO E NON SACRIFICIO». La Giustizia Di DIO non è dare a ciascuno il suo, ma DARE A CIASCUNO SE STESSO, LA SUA VITA. INCARNAZIONE E PASSIONE si abbracciano. GESÙ entra nella morte, come è entrato nella carne, perché nella morte entra ogni carne: per amore, per essere con noi e come noi. E A PASQUA ci prende dentro il vortice del suo risorgere, CI trascina con sé in alto, nella potenza della Risurrezione.

  20. CIÒ CHE NON ABBIAMO ANCORA IMPARATO
    (MARTIN LUTHER KING)
    ABBIAMO IMPARATO A VOLARE NEI CIELI COME UCCELLI E SOLCARE I MARI COME PESCI, MA NON ABBIAMO ANCORA IMPARATO LA SEMPLICE AZIONE DI CAMMINARE SULLA TERRA COME FRATELLI.

  21. PAPA FRANCESCO COMMENTANDO IL “PADRE NOSTRO”…10 APRILE 2019

    «RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI»
    Cari fratelli e sorelle, buongiorno! La giornata non è tanto bella, ma buongiorno lo stesso! Dopo aver chiesto a Dio il pane di ogni giorno, la preghiera del “Padre nostro” entra nel campo delle nostre relazioni con gli altri. E Gesù ci insegna a chiedere al Padre: «RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI» (Mt 6,12). Come abbiamo bisogno del pane, così abbiamo bisogno del perdono. Il cristiano che prega chiede anzitutto a Dio che vengano rimessi i suoi debiti, cioè i suoi peccati, le cose brutte che fa. Questa è la prima verità di ogni preghiera: fossimo anche persone perfette, fossimo anche dei santi cristallini che non deflettono mai da una vita di bene, restiamo sempre dei figli che al Padre devono tutto. L’atteggiamento più pericoloso di ogni vita cristiana qual è? È l’orgoglio. È l’atteggiamento di chi si pone davanti a Dio pensando di avere sempre i conti in ordine con Lui: l’orgoglioso crede che ha tutto al suo posto. Come quel fariseo della parabola, che nel tempio pensa di pregare ma in realtà loda sé stesso davanti a Dio: “Ti ringrazio, Signore, perché io non sono come gli altri”. E la gente che si sente perfetta, la gente che critica gli altri, è gente orgogliosa. Nessuno di noi è perfetto, nessuno. Al contrario il pubblicano, che era dietro, nel tempio, un peccatore disprezzato da tutti, si ferma sulla soglia del tempio, e non si sente degno di entrare, e si affida alla misericordia di Dio. E Gesù commenta: «Questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato» (Lc 18,14), cioè perdonato, salvato. Perché? Perché non era orgoglioso, perché riconosceva i suoi limiti e i suoi peccati. Ci sono peccati che si vedono e peccati che non si vedono. Ci sono peccati eclatanti che fanno rumore, ma ci sono anche peccati subdoli, che si annidano nel cuore senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Il peggiore di questi è la superbia che può contagiare anche le persone che vivono una vita religiosa intensa. Il peccato divide la fraternità, il peccato ci fa presumere di essere migliori degli altri, il peccato ci fa credere che siamo simili a Dio. E invece davanti a Dio siamo tutti peccatori e abbiamo motivo di batterci il petto come quel pubblicano al tempio. San Giovanni, scrive: «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (1 Gv 1,8). Se tu vuoi ingannare te stesso, dì che non hai peccato: così ti stai ingannando. Siamo debitori perché in questa vita abbiamo ricevuto tanto: l’esistenza, un padre e una madre, l’amicizia, le meraviglie del creato… Anche se a tutti capita di attraversare giorni difficili, dobbiamo ricordarci che la vita è una grazia, è il miracolo che Dio ha estratto dal nulla. In secondo luogo siamo debitori perché, anche se riusciamo ad amare, … possiamo amare, con la grazia di Dio. NESSUNO DI NOI BRILLA DI LUCE PROPRIA. C’è quello che i teologi antichi chiamavano un “MYSTERIUM LUNAE” nell’identità della Chiesa, ma anche nella storia di ciascuno di noi. LA LUNA, NON HA LUCE PROPRIA: RIFLETTE LA LUCE DEL SOLE. Anche noi, non abbiamo luce propria: la luce che abbiamo è un riflesso della grazia di Dio, della luce di Dio. Se ami è perché qualcuno, ti ha sorriso quando eri un bambino. Proviamo ad ascoltare la storia di qualche persona che ha sbagliato: un carcerato, un condannato, un drogato… conosciamo tanta gente che sbaglia nella vita. Fatta salva la responsabilità, che è sempre personale, ti domandi qualche volta chi debba essere incolpato dei suoi sbagli, se solo la sua coscienza, o la storia di odio e di abbandono che qualcuno si porta dietro. E questo è il mistero della luna: amiamo anzitutto perché siamo stati amati, perdoniamo perché siamo stati perdonati. Come non riconoscere, nella catena d’amore che ci precede, anche la presenza provvidente dell’amore di Dio? Nessuno di noi ama Dio quanto Lui ha amato noi. Basta mettersi davanti a un crocifisso per cogliere la sproporzione: Egli ci ha amato e sempre ci ama per primo. Preghiamo dunque: SIGNORE, ANCHE IL PIÙ SANTO IN MEZZO A NOI NON CESSA DI ESSERE TUO DEBITORE. O PADRE, ABBI PIETÀ DI TUTTI NOI

  22. Anche questa Pasqua riandro incontro al Signore chiedendo la conversione. Grazie per questa Tua morte o Signore, perché mi hai salvata dalla mia morte. Grazie perché mi hai regalato una vita che non pensavo esistesse. Grazie perché le tue parole sulla croce: Padre perdonali perché non sanno quello che fanno; mi hanno graziato. Grazie perché anche a me hai regalato queste parole, le hai poste nel mio cuore e sono diventate preghiera di intercessione. Noi abituati a giudicare tutto e tutti, noi sempre scontenti di noi e degli altri, noi abbiamo il dovere/ compito di farle nostre queste parole di Gesù. Perché se è vero che lo abbiamo incontrato, allora anche noi abbiamo nel cuore il Suo anelito: che tutti si salvino. Per fare questo non c’è bisogno di fare cose strane, bisogna donare la nostra vita a Gesù e Lui la trasformi in preghiera. Allora si che Lui prega in noi, per noi, con noi. Buona e Santa Pasqua così nel Signore.

  23. GESÙ CRISTO PREGA PER NOI, PREGA IN NOI,
    È PREGATO DA NOI
    Dal «Commento sui salmi» di sant’Agostino, vescovo
    Dio non poteva elargire agli uomini un dono più grande di questo: costituire loro capo lo stesso suo Verbo, per mezzo del quale creò l’universo. Ci unì a lui come membra, in modo che egli fosse Figlio di Dio e figlio dell’uomo, unico Dio con il Padre, un medesimo uomo con gli uomini. Di conseguenza, quando rivolgiamo a Dio la nostra preghiera, non dobbiamo separare da lui il Figlio, e quando prega il corpo del Figlio, esso non deve considerarsi come staccato dal capo. In tal modo la stessa persona, cioè l’unico Salvatore del corpo, il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, sarà colui che prega per noi, prega in noi, è pregato da noi.
    PREGA PER NOI COME NOSTRO SACERDOTE, PREGA IN NOI COME NOSTRO CAPO, È PREGATO DA NOI COME NOSTRO DIO.
    Riconosciamo, quindi, sia le nostre voci in lui, come pure la sua voce in noi. E quando, specialmente nelle profezie, troviamo qualche cosa che suona umiliazione, nei riguardi del Signore Gesù Cristo, e perciò non ci sembra degna di Dio, non dobbiamo temere di attribuirla a lui, che non ha esitato a unirsi a noi, pur essendo il padrone di tutta la creazione, perché per mezzo di lui sono state fatte tutte le creature.
    PERCIÒ NOI GUARDIAMO ALLA SUA GRANDEZZA DIVINA QUANDO SENTIAMO PROCLAMARE: «IN PRINCIPIO ERA IL VERBO, E IL VERBO ERA PRESSO DIO E IL VERBO ERA DIO. EGLI ERA IN PRINCIPIO PRESSO DIO: TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO DI LUI E SENZA DI LUI NIENTE È STATO FATTO» (GV 1, 1-3). IN QUESTO PASSO CI È DATO DI CONTEMPLARE LA DIVINITÀ DEL FIGLIO DI DIO, TANTO ECCELSA E SUBLIME DA SORPASSARE OGNI PIÙ NOBILE CREATURA.
    IN ALTRI PASSI DELLA SCRITTURA, INVECE, SENTIAMO CHE EGLI GEME, PREGA, DÀ LODE A DIO. EBBENE, CI È DIFFICILE ATTRIBUIRE A LUI QUESTE PAROLE. LA NOSTRA MENTE STENTA A DISCENDERE IMMEDIATAMENTE DALLA CONTEMPLAZIONE DELLA SUA DIVINITÀ AL SUO STATO DI PROFONDO ABBASSAMENTO. Temiamo quasi di offendere Cristo se riferiamo alla sua umanità le parole che egli dice. Prima rivolgevamo a lui la nostra supplica, pregandolo come Dio. Rimaniamo perciò perplessi davanti a quelle espressioni e ci verrebbe fatto di cambiarle. Ma nella Scrittura non si incontra se non ciò che gli si addice e che non permette di falsare la sua identità.
    Si desti dunque il nostro animo e resti saldo nella sua fede. Tenga presente che colui che poco prima contemplava nella sua natura di Dio, ha assunto la natura di servo. È divenuto simile agli uomini, e «apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte» (Fil 2, 7-8). Inoltre ha voluto far sue, mentre pendeva dalla croce, le parole del salmo: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Sal 21, 1).
    È PREGATO DUNQUE PER LA SUA NATURA DIVINA, PREGA NELLA NATURA DI SERVO. TROVIAMO LÀ IL CREATORE, QUI COLUI CHE È CREATO. LUI IMMUTATO ASSUME LA CREATURA, CHE DOVEVA ESSERE MUTATA, E FA DI NOI CON SÉ MEDESIMO UN SOLO UOMO: CAPO E CORPO.
    PERCIÒ NOI PREGHIAMO LUI, PER MEZZO DI LUI E IN LUI; DICIAMO CON LUI ED EGLI DICE CON NOI.
    persona, cioè l’unico Salvatore del corpo, il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, sarà colui che prega per noi, prega in noi, è pregato da noi.
    PREGA PER NOI COME NOSTRO SACERDOTE, PREGA IN NOI COME NOSTRO CAPO, È PREGATO DA NOI COME NOSTRO DIO.
    Riconosciamo, quindi, sia le nostre voci in lui, come pure la sua voce in noi. E quando, specialmente nelle profezie, troviamo qualche cosa che suona umiliazione, nei riguardi del Signore Gesù Cristo, e perciò non ci sembra degna di Dio, non dobbiamo temere di attribuirla a lui, che non ha esitato a unirsi a noi, pur essendo il padrone di tutta la creazione, perché per mezzo di lui sono state fatte tutte le creature.
    PERCIÒ NOI GUARDIAMO ALLA SUA GRANDEZZA DIVINA QUANDO SENTIAMO PROCLAMARE: «IN PRINCIPIO ERA IL VERBO, E IL VERBO ERA PRESSO DIO E IL VERBO ERA DIO. EGLI ERA IN PRINCIPIO PRESSO DIO: TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO DI LUI E SENZA DI LUI NIENTE È STATO FATTO» (GV 1, 1-3). IN QUESTO PASSO CI È DATO DI CONTEMPLARE LA DIVINITÀ DEL FIGLIO DI DIO, TANTO ECCELSA E SUBLIME DA SORPASSARE OGNI PIÙ NOBILE CREATURA.
    IN ALTRI PASSI DELLA SCRITTURA, INVECE, SENTIAMO CHE EGLI GEME, PREGA, DÀ LODE A DIO. EBBENE, CI È DIFFICILE ATTRIBUIRE A LUI QUESTE PAROLE. LA NOSTRA MENTE STENTA A DISCENDERE IMMEDIATAMENTE DALLA CONTEMPLAZIONE DELLA SUA DIVINITÀ AL SUO STATO DI PROFONDO ABBASSAMENTO. Temiamo quasi di offendere Cristo se riferiamo alla sua umanità le parole che egli dice. Prima rivolgevamo a lui la nostra supplica, pregandolo come Dio. Rimaniamo perciò perplessi davanti a quelle espressioni e ci verrebbe fatto di cambiarle. Ma nella Scrittura non si incontra se non ciò che gli si addice e che non permette di falsare la sua identità.
    Si desti dunque il nostro animo e resti saldo nella sua fede. Tenga presente che colui che poco prima contemplava nella sua natura di Dio, ha assunto la natura di servo. È divenuto simile agli uomini, e «apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte» (Fil 2, 7-8). Inoltre ha voluto far sue, mentre pendeva dalla croce, le parole del salmo: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Sal 21, 1).
    È PREGATO DUNQUE PER LA SUA NATURA DIVINA, PREGA NELLA NATURA DI SERVO. TROVIAMO LÀ IL CREATORE, QUI COLUI CHE È CREATO. LUI IMMUTATO ASSUME LA CREATURA, CHE DOVEVA ESSERE MUTATA, E FA DI NOI CON SÉ MEDESIMO UN SOLO UOMO: CAPO E CORPO.
    PERCIÒ NOI PREGHIAMO LUI, PER MEZZO DI LUI E IN LUI; DICIAMO CON LUI ED EGLI DICE CON NOI.

  24. …UN GESTO DEL GENERE, PUO’ SCATURIRE SOLO DA UN CUORE SENSIBILE, BUONO E CARICO DI TANTA
    UMANITA’. ACCOGLIAMO CON GRATITUDINE IL MESSAGGIO CHE CI HA VOLUTO REGALARE IL POSTINO,
    ( ANONIMO). CI FA BENE ! AIUTA A RENDERCI PIU’ SENSIBILI E PIU’ FRATELLI. GRAZIE DI CUORE!

  25. UNA LETTERA ALLA MAMMA IN PARADISO… LE È ARRIVATA … UNA RISPOSTA!
    Ella Lennon ha 4 anni, e 4 mesi fa, l’8 Dicembre, ha perso la mamma che è morta dopo aver lottato per anni con un tumore. Si può immaginare che grumo di sofferenza gravi su una bambina così piccola che ha visto la persona più cara spegnersi. In occasione della prima festa della Mamma, Ella le ha scritto una lettera e l’ha spedita all’indirizzo: “Primo cancello degli Angeli, tra le nuvole”: le ha mandato una cartolina con un disegno e la scritta “SEI UNA SU UN MINION, MAMMA”… Appena 48 ore dopo, è arrivata una lettera di risposta, vergata a mano con una grafia curatissima. La mamma ha risposto dal Paradiso; ovvero: un anonimo impiegato delle Poste inglesi si è preso il tempo di prendere sul serio quel messaggio, e ha regalato ad Ella un abbraccio. ALLA MIA BELLISSIMA ELLA, grazie per la cartolina che mi hai mandato per la festa della Mamma. Anche tu sei UNA SU UN MINION e ti amo tantissimo. Sei una ragazza intelligente e speciale che sta crescendo, ne sono orgogliosa; anche se sono in Paradiso ti guardo dall’alto ogni giorno. TANTI ABBRACCI E BACI, MAMMA. L’epilogo di questa piccola storia è un sorriso. E’ il papà a raccontare: Ella ha sollevato lo sguardo dal foglio col sorriso più grande che abbia mai visto. Una risposta scritta a mano, è quasi un reperto archeologico di questi tempi. Chiunque sia il postino o postina che ha pensato di rispondere a Ella ha scelto di perdere del tempo per farlo; ha curato la grafia e scelto una carta e una busta, ha corredato di disegni il tutto. Siamo molto gelosi del nostro – poco – tempo; impegnarlo per cose che non siano strettamente utili, equivale a perderlo. Restare anonimi? E’ una strana, entusiasmante, proposta per noi che spesso sentiamo sotto le dita il prurito di metterci in mostra scrivendo commenti. Così tutta la Creazione che abbiamo attorno è una lettera che nostro Padre ha scritto senza firmare… La lettera di risposta ad Ella è nata in un ufficio postale grigio e monotono, che evidentemente così grigio e monotono non è. PICCOLI EROI DEL QUOTIDIANO: un anonimo inserviente delle poste ha trovato il tempo di fare la sorpresa più gradita a questa bambina.

  26. san Giovanni Fisher

    SE QUALCUNO HA PECCATO,
    ABBIAMO UN AVVOCATO PRESSO IL PADRE

    GESÙ CRISTO È IL NOSTRO PONTEFICE, IL SUO PREZIOSO CORPO È IL NOSTRO SACRIFICIO, CHE EGLI HA IMMOLATO SULL’ALTARE DELLA CROCE PER LA SALVEZZA DI TUTTI GLI UOMINI.
    IL SANGUE, VERSATO PER LA NOSTRA REDENZIONE, NON ERA SANGUE DI VITELLI E DI CAPRI, COME NELL’ANTICA LEGGE, MA DELL’INNOCENTISSIMO AGNELLO GESÙ CRISTO NOSTRO SALVATORE.
    Ed egli immolò il sacrificio dapprima qui sulla terra, quando sopportò una morte acerbissima, e poi quando, rivestito con l’abito nuovo della immortalità, entrò con il proprio sangue nel santuario, cioè in cielo. QUI PRESENTÒ DAVANTI AL TRONO DEL PADRE CELESTE QUEL SANGUE D’IMMENSO VALORE CHE AVEVA VERSATO A PROFUSIONE PER TUTTI GLI UOMINI SCHIAVI DEL PECCATO.
    QUESTO SACRIFICIO È COSÌ GRADITO E ACCETTO A DIO, CHE EGLI NON PUÒ FARE A MENO – NON APPENA LO GUARDA – DI AVERE PIETÀ DI NOI E DI DONARE LA SUA MISERICORDIA A TUTTI QUELLI CHE VERAMENTE SI PENTONO.
    Inoltre è un sacrificio eterno. Esso viene offerto non soltanto ogni anno, come avveniva per i Giudei, ma ogni giorno per nostra consolazione, anzi, in ogni ora e momento, perché ne abbiamo un fortissimo aiuto. Perciò l’Apostolo soggiunge: «dopo averci ottenuto una redenzione eterna» (Eb 9, 12).
    DI QUESTO SANTO ED ETERNO SACRIFICIO DIVENGONO PARTECIPI TUTTI COLORO CHE SONO VERAMENTE CONTRITI E FANNO PENITENZA DEI PECCATI COMMESSI, E CHE SONO FERMAMENTE DECISI A NON RIPRENDERE PIÙ I LORO VIZI, MA A PERSEVERARE CON COSTANZA NELLA RICERCA DELLA VIRTÙ. È QUANTO INSEGNA L’APOSTOLO SAN GIOVANNI CON QUESTE PAROLE: «FIGLIOLI MIEI, VI SCRIVO QUESTE COSE PERCHÉ NON PECCHIATE; MA SE QUALCUNO HA PECCATO, ABBIAMO UN AVVOCATO PRESSO IL PADRE, GESÙ CRISTO GIUSTO. EGLI È VITTIMA DI ESPIAZIONE PER I NOSTRI PECCATI; NON SOLTANTO PER I NOSTRI, MA ANCHE PER QUELLI DI TUTTO IL MONDO» (1 GV 2, 1).

  27. Dalle «Lettere pasquali» di sant’Atanasio
    CELEBRIAMO LA VICINA FESTA DEL SIGNORE CON AUTENTICITÀ DI FEDE
    Il Verbo, Cristo Signore, datosi a noi interamente ci fa dono della sua visita. EGLI PROMETTE DI RESTARCI ININTERROTTAMENTE VICINO. PER QUESTO DICE: «ECCO, IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI, FINO ALLA FINE DEL MONDO» (Mt 28, 20).
    Egli è pastore, sommo sacerdote, via e porta e come tale si rende presente nella celebrazione della solennità. Viene fra noi colui che era atteso, colui del quale san Paolo dice: «CRISTO, NOSTRA PASQUA, È STATO IMMOLATO» (1 Cor 5, 7). PER CONSEGUIRE QUESTO BENE OGNUNO SI COMPORTI SANTAMENTE E DENTRO DI SÉ MEDITI NELLA PACE E NEL TIMORE DI DIO.
    COSÌ FACEVANO ANCHE I SANTI. MENTRE ERANO IN VITA SI SENTIVANO NELLA GIOIA COME IN UNA CONTINUA FESTA. UNO DI ESSI, IL BEATO DAVIDE, SI ALZAVA DI NOTTE NON UNA VOLTA SOLA MA SETTE VOLTE E CON LA PREGHIERA SI RENDEVA PROPIZIO DIO. UN ALTRO, IL GRANDE MOSÈ, ESULTAVA CON INNI, CANTAVA LODI PER LA VITTORIA RIPORTATA SUL FARAONE E SU COLORO CHE AVEVANO OPPRESSO GLI EBREI. E ALTRI ANCORA, CON GIOIA INCESSANTE ATTENDEVANO AL CULTO SACRO, COME SAMUELE ED IL PROFETA ELIA.
    Per questo loro stile di vita essi raggiunsero la libertà e ora fanno festa in cielo. RIPENSANO CON GIOIA AL LORO PELLEGRINAGGIO TERRENO, CAPACI ORMAI DI DISTINGUERE CIÒ CHE ERA FIGURA E CIÒ CHE È DIVENUTO FINALMENTE REALTÀ.
    Per prepararci, come si conviene, alla grande solennità che cosa dobbiamo fare? Chi dobbiamo seguire come guida? NESSUN ALTRO CERTAMENTE, O MIEI CARI, SE NON COLUI CHE VOI STESSI CHIAMATE, COME ME, «NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO». EGLI PER L’APPUNTO DICE: «IO SONO LA VIA» (GV 14, 6). EGLI È COLUI CHE, AL DIRE DI SAN GIOVANNI, «TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO» (GV 1, 29). EGLI PURIFICA LE NOSTRE ANIME, COME AFFERMA IL PROFETA GEREMIA: «FERMATEVI NELLE STRADE E GUARDATE, E STATE ATTENTI A QUALE SIA LA VIA BUONA, E IN ESSA TROVERETE LA RIGENERAZIONE DELLE VOSTRE ANIME» (CFR. 6, 16).
    Un tempo era il sangue dei capri e la cenere di un vitello ad aspergere quanti erano immondi. Serviva però solo a purificare il corpo. Ora invece, per la grazia del Verbo di Dio, ognuno viene purificato in modo completo nello spirito. SE SEGUIREMO CRISTO POTREMO SENTIRCI GIÀ ORA NEGLI ATRI DELLA GERUSALEMME CELESTE E ANTICIPARE E PREGUSTARE ANCHE LA FESTA ETERNA. COSÌ FECERO GLI APOSTOLI, COSTITUITI MAESTRI DELLA GRAZIA PER I LORO COETANEI ED ANCHE PER NOI. ESSI NON FECERO CHE SEGUIRE IL SALVATORE: «ECCO, NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO» (MT 19, 27).
    SEGUIAMO ANCHE NOI IL SIGNORE, CIOÈ IMITIAMOLO, E COSÌ AVREMO TROVATO IL MODO DI CELEBRARE LA FESTA NON SOLTANTO ESTERIORMENTE, MA NELLA MANIERA PIÙ FATTIVA, CIOÈ NON SOLO CON LE PAROLE, MA ANCHE CON LE OPERE.

  28. E’ difficile immaginare quali sofferenze e umiliazioni abbiano dovuto subire tanti fratelli e sorelle, nei ” LAGER “. LA storia non mente! E quanto trovo ” INCOMPRENSIBILE ” la, generosità di cuore , il perdono, l’offerta generosa accanto alla preghiera , per i carnefici senza scrupoli! E’ ammirevole colui che possiede una scintilla ” DELL’AMORE VERO” traboccante, capace di arrivare a tanto. Il suo credo ” forte “, lo rende grande dinanzi al mondo intero. La “BELLA” testimonianza, ci aiuti a superare con fede, le piccole e grandi, ma inevitabili, difficoltà di ogni giorno.

  29. PREGHIERA PER I PERSECUTORI
    (UNA VITTIMA DI UN LAGER NAZISTA)
    SIGNORE,
    QUANDO RITORNERAI NELLA TUA GLORIA,
    NON RICORDARTI SOLO
    DEGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ.
    RICORDATI ANCHE
    DEGLI UOMINI DI CATTIVA VOLONTÀ.
    MA, ALLORA, NON RICORDARTI
    DELLE LORO SEVIZIE E VIOLENZE.
    RICORDATI PIUTTOSTO DEI FRUTTI
    CHE NOI ABBIAMO PRODOTTO A CAUSA
    DI QUELLO CHE ESSI CI HANNO FATTO.
    RICORDATI DELLA PAZIENZA DEGLI UNI,
    DEL CORAGGIO DEGLI ALTRI, DELL’UMILTÀ,
    RICORDATI DELLA GRANDEZZA D’ANIMO,
    DELLA FEDELTÀ
    CHE ESSI HANNO RISVEGLIATO IN NOI.
    E FA’, SIGNORE, CHE QUESTI FRUTTI
    DA NOI PRODOTTI SIANO, UN GIORNO,
    LA LORO REDENZIONE.

  30. Sant’Atanasio, vescovo
    IL MISTERO PASQUALE RIUNISCE NELL’UNITÀ DELLA FEDE COLORO CHE SONO LONTANI COL CORPO

    FRATELLI MIEI, È BELLO PASSARE DA UNA FESTA ALL’ALTRA, PASSARE DA UNA ORAZIONE ALL’ALTRA E, INFINE, DA UNA CELEBRAZIONE ALL’ALTRA. È VICINO ORA QUEL TEMPO CHE CI PORTA E CI FA CONOSCERE UN NUOVO INIZIO, IL GIORNO DELLA SANTA PASQUA, NELLA QUALE IL SIGNORE SI È IMMOLATO. Noi ci alimentiamo del suo nutrimento e sempre deliziamo la nostra anima con il suo sangue prezioso, quasi attingendo a una sorgente. TUTTAVIA ABBIAMO SEMPRE SETE E SEMPRE ARDIAMO DI DESIDERIO. IL NOSTRO SALVATORE PERÒ È VICINO A CHI SI SENTE RIARSO E PER LA SUA BENEVOLENZA NEL GIORNO DI FESTA INVITA A SÉ COLORO CHE HANNO CUORI ASSETATI, SECONDO LA SUA PAROLA: «SE UNO HA SETE, VENGA A ME E BEVA» (GV 7, 37). Ma per estinguere l’arsura interiore non è necessario portare la bocca alla sorgente, BASTA FAR DOMANDA DELL’ACQUA ALLA FONTE STESSA. LA GRAZIA DELLA CELEBRAZIONE FESTIVA NON È LIMITATA AD UN SOLO MOMENTO, NÉ IL SUO RAGGIO SPLENDENTE SI SPEGNE AL TRAMONTO DEL SOLE, MA RESTA SEMPRE DISPONIBILE PER LO SPIRITO DI CHI LO DESIDERA. ESERCITA UNA CONTINUA FORZA SU QUANTI HANNO GIÀ LA MENTE ILLUMINATA E GIORNO E NOTTE MEDITANO LA SACRA SCRITTURA. Pertanto, miei cari, Dio che per noi istituì questa festa, ci concede anche di celebrarla ogni anno. EGLI CHE, PER LA NOSTRA SALVEZZA CONSEGNÒ ALLA MORTE IL FIGLIO SUO, PER LO STESSO MOTIVO CI FA DONO DI QUESTA FESTIVITÀ CHE SPICCA NETTAMENTE FRA LE ALTRE NEL CORSO DELL’ANNO. LA CELEBRAZIONE LITURGICA CI SOSTIENE NELLE AFFLIZIONI CHE INCONTRIAMO IN QUESTO MONDO. PER MEZZO DI ESSA DIO CI ACCORDA QUELLA GIOIA DELLA SALVEZZA, CHE ACCRESCE LA FRATERNITÀ. MEDIANTE L’AZIONE SACRAMENTALE DELLA FESTA, INFATTI, CI FONDE IN UN’UNICA ASSEMBLEA, CI UNISCE TUTTI SPIRITUALMENTE E FA RITROVARE VICINI ANCHE I LONTANI. LA CELEBRAZIONE DELLA CHIESA CI OFFRE IL MODO DI PREGARE INSIEME E INNALZARE COMUNITARIAMENTE IL NOSTRO GRAZIE A DIO. QUESTA ANZI È UN’ESIGENZA PROPRIA DI OGNI FESTA LITURGICA. È UN MIRACOLO DELLA BONTÀ DI DIO QUELLO DI FAR SENTIRE SOLIDALI NELLA CELEBRAZIONE E FONDERE NELL’UNITÀ DELLA FEDE LONTANI E VICINI, PRESENTI E ASSENTI.

  31. A. PRONZATO

    “Infinite volte sfioriamo il Cristo e non ce ne accorgiamo. Non lo riconosciamo. Ha il torto di avere un volto “troppo noto”.
    Il volto del pezzente, del bambino, del disoccupato, del marito, della sposa, delle donna delle pulizie, del forestiero, dell’individuo male in arnese, del carcerato.
    Noi, che conosciamo sin troppo bene quei volti, non sappiamo riconoscerlo.
    E lui continua ad essere in ESILIO. A CASA SUA.”

  32. Ho riflettuto un pochino sulla fiaba (INDONESIANA) Quanta verità è nascosta in quelle poche righe! noi diamo tutto per scontato e spesso la superficialità ci impedisce di riconoscere le ricchezze, il patrimonio di coloro che ci hanno preceduto. Sì, è vero che ci indigniamo nel dire: tutto va male, perchè?… però non spostiamo uno spillo. Le forme di protesta sono all’ordine del giorno, distruggendo ciò che con tanto sudore, altri hanno lasciato per farlo godere e ammirare. Le norme di ringraziamento non sono passate di moda, sono sempre le stesse; non va disprezzato nulla di ciò che abbiamo ereditato. Sarebbe molto bello imitare il contadino che pianta il seme di mango, non per se, ma per chi lo seguirà. Ci vedo una forma di altruismo fenomenale. SE NEL MONDO ESISTESSERO TANTI CONTADINI SIMILI…. SAREBBE MOLTO PIU’ BELLO E PIU’ VIVIBILE.

  33. Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
    CONTEMPLAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

    COLUI CHE VUOLE ONORARE VERAMENTE LA PASSIONE DEL SIGNORE DEVE GUARDARE CON GLI OCCHI DEL CUORE GESÙ CROCIFISSO, IN MODO DA RICONOSCERE NELLA SUA CARNE LA PROPRIA CARNE.
    Tremi la creatura di fronte al supplizio del suo Redentore. Si spezzino le pietre dei cuori infedeli, ed escano fuori travolgendo ogni ostacolo coloro che giacevano nella tomba. Appaiano anche ora nella città santa, cioè nella Chiesa di Dio, i segni della futura risurrezione e, ciò che un giorno deve verificarsi nei corpi, si compia ora nei cuori.
    A nessuno, anche se debole e inerme, è negata la vittoria della croce, e non v’è uomo al quale non rechi soccorso la mediazione di Cristo. Se giovò a molti che infierivano contro di lui, quanto maggiore beneficio apporterà a coloro che a lui si rivolgono!
    L’IGNORANZA DELL’INCREDULITÀ È STATA CANCELLATA. È STATA RIDOTTA LA DIFFICOLTÀ DEL CAMMINO. IL SACRO SANGUE DI CRISTO HA SPENTO IL FUOCO DI QUELLA SPADA, CHE SBARRAVA L’ACCESSO AL REGNO DELLA VITA. LE TENEBRE DELL’ANTICA NOTTE HANNO CEDUTO IL POSTO ALLA VERA LUCE.
    IL POPOLO CRISTIANO È INVITATO ALLE RICCHEZZE DEL PARADISO. PER TUTTI I BATTEZZATI SI APRE IL PASSAGGIO PER IL RITORNO ALLA PATRIA PERDUTA, A MENO CHE QUALCUNO NON VOGLIA PRECLUDERSI DA SE STESSO QUELLA VIA, CHE PURE SI APRÌ ALLA FEDE DEL LADRONE.
    Procuriamo che le attività della vita presente non creino in noi o troppa ansietà o troppa presunzione sino al punto da annullare l’impegno di conformarci al nostro Redentore, nell’imitazione dei suoi esempi. Nulla infatti egli fece o soffrì se non per la nostra salvezza, perché la virtù, che era nel Capo, fosse posseduta anche dal Corpo.
    «IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI» (GV 1, 14) NESSUNO LASCIANDO PRIVO DELLA MISERICORDIA, AD ECCEZIONE DI CHI RIFIUTA DI CREDERE. E COME POTRÀ RIMANERE FUORI DELLA COMUNIONE CON CRISTO CHI ACCOGLIE COLUI CHE HA PRESO LA SUA STESSA NATURA E VIENE RIGENERATO DAL MEDESIMO SPIRITO, PER OPERA DEL QUALE CRISTO È NATO? CHI NON LO RITERREBBE DELLA NOSTRA CONDIZIONE UMANA SAPENDO CHE NELLA SUA VITA C’ERA POSTO PER L’USO DEL CIBO, PER IL RIPOSO, IL SONNO, LE ANSIE, LA TRISTEZZA, LA COMPASSIONE E LE LACRIME?
    Proprio perché questa nostra natura doveva essere risanata dalle antiche ferite e purificata dalla feccia del peccato, l’Unigenito Figlio di Dio si fece anche Figlio dell’uomo e riunì in sé autentica natura umana e pienezza di divinità.
    È COSA NOSTRA CIÒ CHE GIACQUE ESANIME NEL SEPOLCRO, CHE È RISORTO IL TERZO GIORNO, CHE È SALITO AL DI SOPRA DI TUTTE LE ALTEZZE ALLA DESTRA DELLA MAESTÀ DEL PADRE. NE SEGUE CHE SE CAMMINIAMO SULLA VIA DEI SUOI COMANDAMENTI E NON CI VERGOGNIAMO DI CONFESSARE QUELLO CHE NELL’UMILTÀ DELLA CARNE EGLI HA OPERATO PER LA NOSTRA SALVEZZA, ANCHE NOI SAREMO PARTECIPI DELLA SUA GLORIA. SI ADEMPIRÀ ALLORA SICURAMENTE CIÒ CHE EGLI HA ANNUNZIATO: «CHIUNQUE MI RICONOSCERÀ DAVANTI AGLI UOMINI, ANCH’IO LO RICONOSCERÒ DAVANTI AL PADRE MIO, CHE È NEI CIELI» (Mt 10, 32).

  34. LA RICONOSCENZA (Fiaba indonesiana)
    Si avvicinava la stagione delle piogge e un uomo molto anziano scavava buchi nel terreno. “Che cosa stai facendo?” gli chiese il vicino. “Pianto alberi di mango”, gli rispose il vecchio. “PENSI DI RIUSCIRE A MANGIARNE I FRUTTI?”.
    “No, io non vivrò abbastanza a lungo per poterne mangiare, ma gli altri sì. L’altro giorno ho pensato che, per tutta la vita, ho gustato manghi piantati da altri. QUESTO E’ IL MIO MODO DI DIMOSTRARE LORO LA MIA RICONOSCENZA”.
    L’uomo moderno s’indigna, protesta, si vendica, raramente ringrazia. Eppure TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO , LO DOBBIAMO A QUALCUNO…

  35. VOGLIO RINGRAZIARE
    (Paulo Coelho)
    Matthew Henry è un noto specialista di studi biblici. Una volta, mentre tornava dall’università dove insegna, fu aggredito. Quella sera, egli scrisse questa preghiera:
    VOGLIO RINGRAZIARE
    in primo luogo, perché non sono MAI STATO AGGREDITO PRIMA.
    In secondo luogo,
    perché mi hanno portato via il portafoglio e MI HANNO LASCIATO LA VITA.
    In terzo luogo,
    perché, anche se mi hanno portato via tutto, NON ERA MOLTO.
    Infine, voglio ringraziare
    perché io sono colui che è stato derubato, e NON COLUI CHE HA DERUBATO.

  36. PAGINE MIRABILI PER RIFLETTERE SU PROBLEMATICHE TANTO ATTUALI…
    DAL LIBRO DEL LEVITICO 19, 1-18. 31-37 PRECETTI RIGUARDANTI IL PROSSIMO

    IL SIGNORE DISSE A MOSÈ: «PARLA A TUTTA LA COMUNITÀ DEGLI ISRAELITI E ORDINA LORO: SIATE SANTI, PERCHÉ IO, IL SIGNORE, DIO VOSTRO, SONO SANTO.
    OGNUNO RISPETTI SUA MADRE E SUO PADRE E OSSERVI I MIEI SABATI. IO SONO IL SIGNORE, VOSTRO DIO…. QUANDO mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti; LI LASCERAI PER IL POVERO E PER IL FORESTIERO. IO SONO IL SIGNORE, VOSTRO DIO. NON RUBERETE NÉ USERETE INGANNO O MENZOGNA GLI UNI A DANNO DEGLI ALTRI. Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perché profaneresti il nome del tuo dio. Io sono il signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; IL SALARIO DEL BRACCIANTE AL TUO SERVIZIO NON RESTI LA NOTTE PRESSO DI TE FINO AL MATTINO DOPO.
    NON COVERAI NEL TUO CUORE ODIO CONTRO IL TUO FRATELLO; RIMPROVERA APERTAMENTE IL TUO PROSSIMO, COSÌ NON TI CARICHERAI D’UN PECCATO PER LUI. NON TI VENDICHERAI E NON SERBERAI RANCORE CONTRO I FIGLI DEL TUO POPOLO, MA AMERAI IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO. QUANDO UN FORESTIERO DIMORERÀ PRESSO DI VOI NEL VOSTRO PAESE, NON GLI FARETE TORTO. IL FORESTIERO DIMORANTE FRA DI VOI LO TRATTERETE COME COLUI CHE È NATO FRA DI VOI; TU L’AMERAI COME TE STESSO PERCHÉ ANCHE VOI SIETE STATI FORESTIERI NEL PAESE D’EGITTO. IO SONO IL SIGNORE, VOSTRO DIO. OSSERVERETE DUNQUE TUTTE LE MIE LEGGI E TUTTE LE MIE PRESCRIZIONI E LE METTERETE IN PRATICA. IO SONO IL SIGNORE».

    SAN LEONE MAGNO, PAPA IL BENE DELLA CARITÀ

    Nel vangelo di Giovanni il Signore dice: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35). E nelle lettere del medesimo apostolo si legge: «CARISSIMI, AMIAMOCI GLI UNI GLI ALTRI, PERCHÉ L’AMORE È DA DIO; CHIUNQUE AMA È GENERATO DA DIO E CONOSCE DIO. CHI NON AMA, NON HA CONOSCIUTO DIO, PERCHÉ DIO È AMORE» (1 Gv 4, 7-8).
    Carissimi, è vero che per esercitare il bene della carità ogni tempo è appropriato. QUESTI GIORNI TUTTAVIA LO SONO IN MODO SPECIALE. QUANTI DESIDERANO ARRIVARE ALLA PASQUA DEL SIGNORE CON LA SANTITÀ DELL’ANIMA E DEL CORPO SI SFORZINO AL MASSIMO DI ACQUISTARE QUELLA VIRTÙ NELLA QUALE SONO INCLUSE TUTTE LE ALTRE IN SOMMO GRADO, E DALLA QUALE È COPERTA LA MOLTITUDINE DEI PECCATI. MENTRE STIAMO PER CELEBRARE IL MISTERO PIÙ ALTO DI TUTTI, IL MISTERO DEL SANGUE DI GESÙ CRISTO CHE HA CANCELLATO LE NOSTRE INIQUITÀ, FACCIAMOLO CON I SACRIFICI DELLA MISERICORDIA. CIÒ CHE LA BONTÀ DIVINA HA ELARGITO A NOI, DIAMOLO ANCHE NOI A COLORO CHE CI HANNO OFFESO.
    LA NOSTRA GENEROSITÀ SIA PIÙ LARGA VERSO I POVERI E I SOFFERENTI PERCHÉ SIANO RESE GRAZIE A DIO DALLE VOCI DI MOLTI. IL NUTRIMENTO DI CHI HA BISOGNO SIA SOSTENUTO DAI NOSTRI DIGIUNI. AL SIGNORE INFATTI NESSUN’ALTRA DEVOZIONE DEI FEDELI PIACE PIÙ DI QUELLA RIVOLTA AI SUOI POVERI, E DOVE TROVA UNA MISERICORDIA PREMUROSA LÀ RICONOSCE IL SEGNO DELLA SUA BONTÀ.

  37. CHI SONO I SANTI?
    UNA MAESTRA DI UNA SCUOLA MATERNA AVEVA PORTATO LA SUA CLASSE A VISITARE UNA CHIESA CON LE FIGURE DEI SANTI SULLE VETRATE LUMINOSE. A SCUOLA IL PARROCO DOMANDA AI BAMBINI: “CHI SONO I SANTI?”. UN BAMBINO RISPONDE: “SONO QUELLI CHE FANNO PASSARE LA LUCE”.
    STUPENDA DEFINIZIONE: I SANTI FANNO PASSARE LA LUCE DI DIO CHE CONTINUA AD ILLUMINARE LA TERRA.

  38. «CHI ALZA … MURI NE RESTA PRIGIONIERO»
    PAPA FRANCESCO sul volo Rabat-Roma lunedì 1 aprile 2019
    «Abbiamo visto nel dialogo qui in Marocco che ci vogliono ponti, coloro che costruiscono muri finiranno prigionieri dei muri che hanno costruito». «Ponti vanno messi anche nei porti per evitare che migliaia di migranti disperati affoghino in mare». Papa Francesco, non nasconde anche di aver pianto di fronte alle barriere di lame metalliche che separano il Paese nordafricano dalla Spagna
    Quali sono per lei le conseguenze nel dialogo tra culture?
    «Io dirò che adesso ci sono i fiori, i frutti verranno dopo. Ma i fiori sono promettenti. Sono contento, perché in questi due viaggi ho potuto parlare di questo che mi tocca nel cuore: la pace, l’unità, la fraternità. Con i fratelli musulmani e musulmane abbiamo sigillato questa fraternità nel documento di Abu Dhabi e qui in Marocco abbiamo visto una libertà, una fraternità, un’accoglienza da tutti i fratelli. Questo è un bel fiore di coesistenza che promette di dare frutti. Non dobbiamo mollare! È vero, ci saranno ancora difficoltà perché purtroppo ci sono gruppi intransigenti. Ma questo vorrei dirlo chiaramente: in ogni religione c’è sempre un gruppo integralista che non vuole andare avanti e vive dei ricordi amari, delle lotte del passato, cerca più la guerra e semina la paura. Noi abbiamo visto che è più bello seminare la speranza. Abbiamo visto nel dialogo qui in Marocco che CI VOGLIONO DEI PONTI E SENTIAMO DOLORE QUANDO VEDIAMO LE PERSONE CHE PREFERISCONO COSTRUIRE DEI MURI. PERCHÉ COLORO CHE COSTRUISCONO MURI FINIRANNO PRIGIONIERI DEI MURI CHE HANNO COSTRUITO. Ma a me preoccupa un’altra cosa la retrocessione di noi cristiani quando togliamo la libertà di coscienza. Pensiamo ai medici e alle istituzioni ospedaliere cristiane che NON HANNO IL DIRITTO DELL’OBIEZIONE DI COSCIENZA, PER ESEMPIO PER L’EUTANASIA. Come? La Chiesa è andata avanti e voi Paesi cristiani andate indietro?
    …HO VISTO UN PEZZO DI QUEL FILO CON LE LAME. HO PIANTO PERCHÉ NON ENTRA NELLA MIA TESTA E NEL MIO CUORE TANTA CRUDELTÀ. Non entra nella mia testa e nel mio cuore vedere affogare nel mediterraneo… questo non è il modo di risolvere il grave problema Dell’immigrazione. bisogna mettere ponti nei porti per evitare che migliaia di migranti disperati affoghino in mare. Certo un governo con questo problema ha una patata bollente nelle mani, ma deve risolverlo umanamente. Ho visto anche un filmato nei carceri dei trafficanti dove finiscono i rifugiati che vengono rimandati indietro. Fanno soffrire. Le torture che si vedono lì sono da non credere. Ho parlato con un governante, un uomo che rispetto: Alexis Tsipras. Parlando di questo con lui e degli accordi mi ha spiegato le difficoltà, ma alla fine mi ha parlato col cuore e ha detto questa frase: «I diritti umani sono prima degli accordi». Questa frase merita il premio nobel». Questa politica rispecchia l’opinione degli elettori e la maggioranza degli elettori sono cristiani cattolici…
    «Vedo che tanta gente di buona volontà, non solo cattolici, è un po’ presa dalla paura che è la predica usuale dei populismi: la paura. Si semina paura. La paura è l’inizio delle dittature. La Germania aveva necessità di una uscita e, con promesse e paure è andato avanti Hitler, conosciamo il risultato. Impariamo dalla storia, questo non è nuovo: seminare paura è fare una raccolta di crudeltà, di chiusure e anche di sterilità. Pensate all’inverno demografico dell’Europa. Anche l’Italia è sotto zero. Pensate anche alla mancanza di memoria storica: l’Europa è stata fatta da migrazioni e questa è la sua ricchezza. GLI EMIGRANTI EUROPEI SONO ANDATI IN MASSA NEI DUE DOPOGUERRA, IN AMERICA DEL NORD, IN AMERICA CENTRALE, AMERICA DEL SUD. UN PO’ DI GRATITUDINE… Se l’Europa così generosa vende le armi allo Yemen per ammazzare dei bambini come fa l’Europa a essere coerente? Poi c’è il problema della fame, della sete. L’Europa, se vuole essere la madre Europa, deve deve cercare di aiutare con l’educazione, con gli investimenti e questo non è mio lo ha detto il cancelliere Merkel: impedire l’emigrazione non con la forza ma con la generosità, gli investimenti educativi, economici, questo è molto importante. Ci vuole generosità, con la paura non andremo avanti, con i muri rimarremo chiusi nei muri».

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