- OGNI DOMENICA: S. MESSA:h.10.30.
- Segue breve catechesi
- Giorni feriali h.18.30 in cappella: Vespro e S. Messa
- VERGINE DEL SILENZIO
- Vergine del silenzio, che ascolti la parola e la conservi, donna del futuro, aprici il cammino.
- Silenzio di chi vigila, silenzio di chi attende, silenzio di chi scopre una presenza Silenzio di chi dialoga, silenzio di chi accoglie, silenzio di chi vive in comunione.
- Silenzio di chi prega, silenzio di chi è in pace, silenzio di chi è «uno» nel suo spirito.
- Silenzio di chi è povero, silenzio di chi è semplice, silenzio di chi ama ringraziare.
OGNI MESE: WEEK-END DELLO SPIRITO
PROGRAMMA:
VENERDÌ: h.18.30 S. Messa – cena fraterna -Introduzione… al corso
SABATO: h.9: Meditazione h.15.30: SCUOLA DI PREGHIERA- h.21: Cammino con Maria… Turni di Adorazione nella notte DOMENICA: “VOGLIAMO SVEGLIARE L’AURORA” LODI AL SORGERE DEL SOLE … h. 9: Lectio Divina – S.MESSA – Verifica e Risonanze-Pranzo in fraternità
- VENERDÌ 5 – 7 OTTOBRE 2018
- Viaggio alle sorgenti con Luca Evangelista.
- La gioia del vangelo (Papa Francesco)
- DOMENICA 28 OTTOBRE 2018: “ UNA DOMENICA PER NOI…” fidanzati – sposi – famiglie:
- La famiglia negli Atti degli Apostoli e in Papa Francesco
- Don Orione “vero amico” delle famiglie
Info e prenotazioni 0721.823175. 333.88.90.862
26esima Domenica del Tempo Ordinario .30 settembre 2018
“OGGI SIAMO INVITATI A TAGLIARE QUALCOSA NELLA NOSTRA VITA”
CRISTO GESU’ SIGNORE, in questo giorno veniamo a TE per essere
dissetati e abbracciati, e TU ci offri L’ACQUA VIVA del TUO AMORE e
della TUA PAROLA. Fa che impariamo a ricevere questi gesti dai
fratelli e che, invece di escludere cji ci fa “OMBRA” troviamo il
coraggio di “TAGLIARE” pregiudizi, gelosie e rabbia. Perchè la paura
di essere “PICCOLI” diventi la gioia di essere “TUOI”,
Il nome del diavolo
«L’altro giorno eravamo nell’orto – raccontò il dott. Sanguinetti – e il Padre, dopo averci fissato a lungo ad uno ad uno, ci domandò: Sapete come si chiama il diavolo?»
Belzebù… satana… demonio… Lucifero… rispondemmo.
Ma lui sempre a scuotere la testa: No… no… no ….
Padre, allora ce lo dica lei!
Quando diciamo: Io, io faccio, io posso, io riesco. Io, io, io. Questo è il diavolo.
( Padre Pio )
SAN POLICARPO «LETTERA AI FILIPPESI»
Policarpo e i presbiteri, che sono con lui, alla chiesa di Dio che risiede come pellegrina in Filippi: la misericordia e la pace di Dio onnipotente e di Gesù Cristo nostro salvatore siano in abbondanza su di voi.
PRENDO PARTE VIVAMENTE ALLA VOSTRA GIOIA NEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO PERCHÉ AVETE PRATICATO LA PAROLA DELLA CARITÀ PIÙ AUTENTICA. INFATTI AVETE AIUTATO NEL LORO CAMMINO I SANTI AVVINTI DA CATENE, CATENE CHE SONO VERI MONILI E GIOIELLI PER COLORO CHE FURONO SCELTI DA DIO E DAL SIGNORE NOSTRO. GIOISCO PERCHÉ LA SALDA RADICE DELLA VOSTRA FEDE, CHE VI FU ANNUNZIATA FIN DAL PRINCIPIO, SUSSISTE FINO AL PRESENTE E PORTA FRUTTI IN GESÙ CRISTO NOSTRO SIGNORE. EGLI PER I NOSTRI PECCATI ACCETTÒ DI GIUNGERE FINO ALLA MORTE, MA «DIO LO HA RISUSCITATO SCIOGLIENDOLO DALLE ANGOSCE DELLA MORTE» (AT 2, 24), E IN LUI, SENZA VEDERLO, CREDETE CON UNA GIOIA INDICIBILE E GLORIOSA (CFR. 1 PT 1, 8), ALLA QUALE MOLTI VORREBBERO PARTECIPARE; E SAPETE BENE CHE SIETE STATI SALVATI PER GRAZIA, NON PER LE VOSTRE OPERE, MA PER LA VOLONTÀ DI DIO MEDIANTE GESÙ CRISTO (CFR. EF 2, 8-9).
«Perciò dopo aver preparato la vostra mente all’azione» (1 Pt 1, 13), «servite Dio con timore» (Sal 2, 11) e nella verità, lasciando da parte le chiacchiere inutili e gli errori grossolani e «credendo in colui che ha risuscitato nostro Signore Gesù Cristo dai morti e gli ha dato gloria» (1 Pt 1, 21), facendolo sedere alla propria destra. A lui sono sottomesse tutte le cose nei cieli e sulla terra, a lui obbedisce ogni vivente. Egli verrà a giudicare i vivi e i morti e Dio chiederà conto del suo sangue a quanti rifiutano di credergli.
COLUI CHE LO HA RISUSCITATO DAI MORTI, RISUSCITERÀ ANCHE NOI, SE COMPIREMO LA SUA VOLONTÀ, SE CAMMINEREMO SECONDO I SUOI COMANDI E AMEREMO CIÒ CHE EGLI AMÒ, ASTENENDOCI DA OGNI SPECIE DI INGIUSTIZIA, INGANNO, AVARIZIA, CALUNNIA, FALSA TESTIMONIANZA, «NON RENDENDO MALE PER MALE, NÉ INGIURIA PER INGIURIA» (1 PT 3, 9), COLPO PER COLPO, MALEDIZIONE PER MALEDIZIONE, MEMORI DELL’INSEGNAMENTO DEL SIGNORE CHE DISSE: NON GIUDICATE PER NON ESSER GIUDICATI; PERDONATE E VI SARÀ PERDONATO; SIATE MISERICORDIOSI PER RICEVERE MISERICORDIA; CON LA MISURA CON CUI MISURATE, SARÀ MISURATO A VOI (CFR. MT 7, 1; LC 6, 36-38) E: BEATI I POVERI E I PERSEGUITATI PER CAUSA DELLA GIUSTIZIA, PERCHÉ DI ESSI È IL REGNO DEI CIELI (CFR. MT 5, 3. 10).
LA VOLONTA’ DI DIO (Chiara Lubich)
“Quando non sai qual è la volontà di Dio,
scegli ciò che ti costa di più”.
VENERDÌ 29 SETTEMBRE SANTI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE
O Dio, che chiami gli Angeli e gli uomini
a cooperare al tuo disegno di salvezza,
concedi a noi pellegrini sulla terra la protezione
degli spiriti beati, che in cielo stanno davanti a te
per servirti e contemplano la gloria del tuo volto.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
• Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana, e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli.
• Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto grazie al sangue dell’Agnello e alla parola della loro testimonianza, e non hanno amato la loro vita, fino alla morte. Esultate, dunque, o cieli e voi che abitate in essi». Parola di Dio
R. Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
ALLELUIA, ALLELUIA. Benedite il Signore, voi tutte sue schiere,
suoi ministri, che eseguite la sua volontà. (Sal 102,21) Alleluia.
• Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,47-51 In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SOPRA IL FIGLIO DELL’UOMO».
• Una speranza per noi: C’è Un accusatore ma abbiamo GESU’ UN AVVOCATO PRESSO IL PADRE
• Un mestiere da imparare: ANGELI DEL VOLTO (i “postini” di Dio)
a) – PARLARE DI DIO agli uomini
b)- PARLARE A DIO degli uomini : intercessori: Abramo – Mose – Geremia… Gesù…
S. AGOSTINO
“Quando si prendono il timpano e il salterio, LE MANI SI ACCORDANO ALLA VOCE.
Così per te. Quando canti l’alleluia, devi porgere il pane all’affamato, vestire il nudo, ospitare il pellegrino.
Se fai questo, non è solo la voce che canta, ma alla voce si armonizzano le mani, in quanto CON LE PAROLE CONCORDANO LE OPERE”.
ISACCO di NINIVE
“Come uno che vorrebbe mietere avendo seminato nel mare,
è colui che prega tenendo chiuso il cuore alla misericordia”.
I BUONI PASTORI NELL’UNICO PASTORE
Cristo ti pasce come è giusto, con giudizio, e distingue le sue pecore da quelle non sue. LE MIE PECORE, EGLI DICE, ASCOLTANO LA MIA VOCE E MI SEGUONO (CFR. GV 10, 27). QUI TROVO TUTTI I BUONI PASTORI COME CONCRETIZZATI NELL’UNICO PASTORE. NON MANCANO INFATTI I BUONI PASTORI, MA TUTTI SI TROVANO IMPERSONATI IN UNO SOLO. Sarebbero molti, se fossero divisi, ma qui si dice che è uno solo, perché viene raccomandata l’unità. Per questo solo motivo ora non si parla di pastori, ma dell’unico Pastore, non perché il Signore non trovi uno al quale affidare le sue pecore. UN TEMPO LE AFFIDÒ, PERCHÉ TROVÒ PIETRO. ANZI PROPRIO NELLO STESSO PIETRO HA RACCOMANDATO L’UNITÀ. MOLTI ERANO GLI APOSTOLI, MA AD UNO SOLO DISSE: «PASCI LE MIE PECORELLE» (GV 21, 17). DIO VOGLIA CHE NON MANCHINO AI NOSTRI GIORNI I BUONI PASTORI; DIO NON PERMETTA CHE NE RIMANIAMO PRIVI; LA SUA MISERICORDIA BONTÀ LI FACCIA GERMOGLIARE E LI COSTITUISCA A CAPO DELLE CHIESE.
CERTO, SE VI SONO DELLE BUONE PECORE, VI SARANNO ANCHE BUONI PASTORI; PERCHÉ DALLE BUONE PECORE SI FORMANO I BUONI PASTORI. MA TUTTI I BUONI PASTORI SI IDENTIFICANO CON LA PERSONA DI UNO SOLO, SONO UNA SOLA COSA. IN ESSI CHE PASCOLANO, È CRISTO CHE PASCOLA. Gli amici infatti dello sposo non fanno risuonare la loro voce, ma esultano di gioia alla voce dello sposo. PERCIÒ È LUI STESSO CHE PASCOLA, QUANDO ESSI PASCOLANO, E DICE: SONO IO CHE PASCOLO, PERCHÉ È IN ESSI LA SUA VOCE, IN ESSI IL SUO AMORE.
QUANDO CRISTO AFFIDÒ LE PECORELLE A PIETRO, CERTO GLIELE AFFIDÒ COME FA UNO CHE LE DÀ A UN ALTRO, DISTINTO DA SÉ. TUTTAVIA LO VOLLE RENDERE UNA COSA SOLA CON SÉ. CRISTO CAPO AFFIDA LE PECORELLE A PIETRO, COME FIGURA DEL CORPO, CIOÈ DELLA CHIESA. IN QUESTA MANIERA SI PUÒ AFFERMARE CHE CRISTO E PIETRO VENNERO A FORMARE UNA COSA SOLA, COME LO SPOSO E LA SPOSA.
Perciò per affidargli le pecore, non come ad altri che a sé, che cosa gli chiede prima? Pietro, mi ami? E rispose: Ti amo. E di nuovo: Mi ami? E rispose: Ti amo. E per la terza volta: Mi ami? E rispose: Ti amo (cfr. Gv 21, 15-17). Vuole renderne saldo l’amore per consolidarlo nell’unità con se stesso. EGLI SOLO PERTANTO PASCOLA NEI PASTORI, ED ESSI PASCOLANO IN LUI SOLO.
DA UNA PARTE NON SI PARLA DI PASTORI E NELLO STESSO TEMPO VENGONO MENZIONATI. SI GLORIANO I PASTORI, MA: «CHI SI VANTA, SI VANTI NEL SIGNORE» (2 Cor 10, 17). Questo vuol dire pascere Cristo, pascere per Cristo, pascere in Cristo, non pascere per sé al di fuori di Cristo. Non certo per mancanza di pastori. Quando Dio per bocca del profeta diceva: Pascolerò io stesso le mie pecorelle perché non trovo a chi affidarle, non intendeva preannunziare tempi tanto calamitosi da vederci privi di pastori. Infatti anche quando Pietro e gli stessi apostoli erano in questo corpo e in questa vita, egli, il solo che nella sua persona compendia tutti gli altri pastori, pronunziò parole consimili: «E HO ALTRE PECORE CHE NON SONO DI QUESTO OVILE; ANCHE QUESTE IO DEVO CONDURRE; ASCOLTERANNO LA MIA VOCE E DIVENTERANNO UN SOLO GREGGE E UN SOLO PASTORE» (GV 10, 16). CRISTO DUNQUE È LUI SOLO CHE PASCE IL GREGGE, MA LO FA IMPERSONANDOSI NEI SINGOLI PASTORI.
Tutti dunque si trovino nell’unico pastore, ed esprimano l’unica voce del pastore. LE PECORE ASCOLTINO QUESTA VOCE E SEGUANO IL LORO PASTORE, E NON QUESTO O QUELL’ALTRO, MA UNO SOLO. E TUTTI IN LUI FACCIANO SENTIRE UNA SOLA VOCE, NON ABBIANO VOCI DIVERSE. «VI ESORTO, FRATELLI, AD ESSERE TUTTI UNANIMI NEL PARLARE PERCHÉ NON VI SIANO DIVISIONI TRA VOI» (1 COR 1, 10). QUESTA VOCE, PURIFICATA DA OGNI DIVISIONE E DA OGNI ERESIA, ASCOLTINO LE PECORE E SEGUANO IL LORO PASTORE CHE DICE: «LE MIE PECORE ASCOLTANO LA MIA VOCE… ED ESSE MI SEGUONO» (GV 10, 27).
” Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo.
Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero.
Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato. ”
( Haruki Murakami )
Attraversata la tempesta… usciti da questo vento… forse capiremo che a certe nostre identità non abbiamo mai smesso di aggrapparci , noi , ” padri e madri di noi stessi ” , noi , ” PECORELLE DI DIO ” in cammino verso….
LE MIE CANDELE
(CARYLL HOUSELANDER)
“Le mie candele si sono consumate
ai piedi del crocifisso.
Per strada c’era un POVERO con le scarpe tutte rotte,
ed io tornai per pregare il Cristo DI LEGNO.
Non seppi pregare, Signore,
il tuo Amore IN CARNE E OSSA”.
S. V I N C E N Z O D E’ P A O L I… SERVIRE CRISTO NEI POVERI. ESSI SONO I NOSTRI SIGNORI E PADRONI.
Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede. Il Figlio di Dio ha voluto essere povero, ed essere rappresentato dai poveri. Nella sua passione non aveva quasi la figura di uomo; appariva un folle davanti ai gentili, una pietra di scandalo per i Giudei; eppure egli si qualifica l’evangelizzazione dei poveri: «Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4, 18). Dobbiamo entrare in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli. EGLI STESSO VOLLE NASCERE POVERO, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. DIO AMA I POVERI, E, PER CONSEGUENZA, AMA QUELLI CHE AMANO I POVERI. In realtà quando si ama molto qualcuno, si porta affetto ai suoi amici e ai isuoi servitori. Così abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi. QUANDO ANDIAMO A VISITARLI, cerchiamo di capirli per soffrire con loro, e di metterci nella disposizione interiore dell’apostolo che diceva: «mi sono fatto tutto a tutti» (1 Cor 9, 22). Sforziamoci perciò di diventare sensibili alle sofferenze e alle miserie del prossimo. Preghiamo Dio, per questo, che ci doni lo spirito di misericordia e di amore, che ce ne riempia e che ce lo conservi. Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. SE NELL’ORA DELL’ORAZIONE AVETE DA PORTARE UNA MEDICINA O UN SOCCORSO A UN POVERO, ANDATEVI TRANQUILLAMENTE. OFFRITE A DIO LA VOSTRA AZIONE, UNENDOVI L’INTENZIONE DELL’ORAZIONE. non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l’orazione. non é lasciare DIO…..SE LASCIATE L’ORAZIONE PER ASSISTERE UN POVERO, SAPPIATE CHE FAR QUESTO É SERVIRE DIO. LA CARITÀ É SUPERIORE A TUTTE LE REGOLE. E’ UNA GRANDE SIGNORA: BISOGNA FARE CIÒ CHE COMANDA. Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. ESSI SONO I NOSTRI SIGNORI E PADRONI.
FATE QUELLO CHE DICONO, MA NON FATE QUELLO CHE FANNO
«Udite, pastori, la parola del Signore». Ma che cosa udite, o pastori? «Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge» (Ez 34, 9). Udite e imparate, pecorelle di Dio. Ai pastori malvagi Dio chiede che rendano conto delle sue pecore e che rispondano della morte loro arrecata con le loro stesse mani. Dice altrove infatti per bocca dello stesso profeta: «O figlio dell’uomo, io ti ho costituito quale sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all’empio: Empio, tu morrai, e tu non parli per distogliere l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l’empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità, tu invece sarai salvo» (Ez 33, 7-9).
Che significa ciò, o fratelli? VEDETE QUANTO È PERICOLOSO TACERE? MUORE QUELL’EMPIO E GIUSTAMENTE SUBISCE LA MORTE. MUORE PER LA SUA INIQUITÀ E PER IL SUO PECCATO. E` UCCISO INFATTI DALLA SUA NEGLIGENZA. EGLI AVREBBE POTUTO BEN TROVARE IL PASTORE VIVENTE CHE DICE: «IO VIVO, DICE IL SIGNORE». MA NON LO HA FATTO, ANCHE PERCHÉ NON AMMONITO DA CHI ERA STATO COSTITUITO CAPO E SENTINELLA PROPRIO A QUESTO FINE. PERCIÒ GIUSTAMENTE MORIRÀ, MA ANCHE CHI HA TRASCURATO DI AMMONIRLO SARÀ GIUSTAMENTE CONDANNATO.
Se invece, dice il Signore, avrai detto al malvagio, a cui io avevo minacciato la spada: «Morirai» e quegli avrà trascurato di evitare la spada incombente e la spada scenderà su di lui e l’ucciderà, egli morirà nel suo peccato, ma tu avrai liberato la tua anima.
PERCIÒ È NOSTRO COMPITO NON TACERE, MA A VOI, ANCHE SE TACESSIMO, SPETTA ASCOLTARE DALLE SCRITTURE LE PAROLE DEL PASTORE.
Vediamo dunque secondo quel che mi ero proposto, se mai egli liberi le pecore dai cattivi pastori per affidarle ai buoni pastori. Vedo infatti che libera le pecore dai cattivi pastori, quando dice: «ECCOMI CONTRO I PASTORI: CHIEDERÒ LORO CONTO DEL MIO GREGGE E NON LI LASCERÒ PIÙ PASCOLARE IL MIO GREGGE, COSÌ I PASTORI NON PASCERANNO PIÙ SE STESSI» (EZ 34, 10). QUANDO INFATTI DICO: PASCOLINO IL MIO GREGGE, ESSI PASCONO SE STESSI E NON IL MIO GREGGE. Lo toglierò loro perché non pascolino il mio gregge.
In che modo lo toglie loro, perché essi non pascolino più il suo gregge? Dicendo: FATE QUELLO CHE DICONO, MA NON FATE QUELLO CHE FANNO (CFR. MT 23, 3). COME SE DICESSE: PROCLAMANO LA PAROLA MIA, MA FANNO GLI INTERESSI LORO. Quando non fate ciò che fanno i cattivi pastori, non sono essi che vi pascolano. Quando invece fate ciò che essi dicono, sono io che vi pascolo.
«DISCORSO SUI PASTORI» Sant’Agostino, Vescovo
MA VI SARANNO DUNQUE E SI TROVERANNO ANCORA DEI PASTORI, CHE CERCANO NON I LORO INTERESSI MA QUELLI DI GESÙ CRISTO? CERTAMENTE CE NE SARANNO. CERTAMENTE SE NE TROVERANNO, PERCHÉ NON MANCANO, NÉ MANCHERANNO.
Vanno errando le mie pecore per tutti i monti e su ogni colle e sono disperse su tutta la faccia della terra (cfr. Ez 34, 6). Che significa disperdersi su tutta la faccia della terra? SEGUIRE TUTTE LE COSE TERRENE, AMARE E AVERE A CUORE TUTTO QUELLO CHE ALLETTA SULLA FACCIA DELLA TERRA.
NON VOGLIONO MORIRE DI QUELLA MORTE CHE RENDA LA LORO VITA NASCOSTA IN CRISTO.
«Su tutta la faccia della terra», perché amano i beni terreni e perché le pecore che si smarriscono sono sparse su tutta la faccia della terra. Si trovano in molti luoghi, sono figlie di un’unica madre, la superbia, all’opposto di tutti i veri cristiani diffusi in ogni angolo della terra e generati dall’unica madre che è la Chiesa cattolica.
NON C’È PERTANTO DA MERAVIGLIARSI CHE, SE LA SUPERBIA GENERA LA DIVISIONE, L’AMORE GENERI L’UNITÀ. TUTTAVIA LA STESSA MADRE CHIESA CATTOLICA, E IN ESSA LO STESSO PASTORE, RICERCA DOVUNQUE GLI SMARRITI, RINFRANCA I DEBOLI, CURA I MALATI, FASCIA I FERITI, PRENDENDO GLI UNI DI QUI, GLI ALTRI DI LÀ, SENZA CHE SI CONOSCANO TRA DI LORO. MA ESSA BEN LI CONOSCE TUTTI, PERCHÉ SI ESTENDE A TUTTI.
ESSA È COME UNA VITE CHE, CRESCENDO, SI PROPAGA IN OGNI PARTE; quelli invece sono tralci inutili recisi dal vignaiuolo per la loro sterilità, perché la vite resti potata, non già amputata. Dunque quei tralci sono rimasti là dove furono recisi. La vite invece, spandendosi dovunque, conosce sia i tralci che le sono rimasti uniti, sia quelli che ne furono recisi, e sono rimasti lì vicino ad essa.
MA TUTTAVIA LA CHIESA CONTINUA A RICHIAMARE CHI SI SMARRISCE, PERCHÉ ANCHE DI QUESTI RAMI TAGLIATI L’APOSTOLO DICE: «DIO INFATTI HA LA POTENZA DI INNESTARLI DI NUOVO» (Rm 11, 23). Sia dunque che si tratti di pecore erranti lontane dal gregge, sia che si tratti di rami recisi dalla vite, non per questo Dio è meno potente per ricondurre le pecore o per reinnestarle nella vite. Egli infatti è il sommo Pastore, egli è il vero agricoltore.
«Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno» tra quei cattivi pastori «va in cerca di loro e se ne cura» (Ez 34, 6). Non c’è, tra i pastori umani, chi le ricerchi.
Perciò, o pastori, ascoltate: Com’è vero che io vivo, dice il Signore Dio (cfr. Ez 34, 7). Vedete come comincia? È come un giuramento di Dio, prende la sua vita a testimonianza. «Come è vero che io vivo, dice il Signore». I pastori sono morti, ma le pecore sono al sicuro, c’è il Signore che vive. «Come è vero che io vivo, dice il Signore».
MA QUALI PASTORI SONO MORTI? QUELLI CHE CERCAVANO I PROPRI INTERESSI E NON GIÀ GLI INTERESSI DI GESÙ CRISTO. MA VI SARANNO DUNQUE E SI TROVERANNO ANCORA DEI PASTORI, CHE CERCANO NON I LORO INTERESSI MA QUELLI DI GESÙ CRISTO? CERTAMENTE CE NE SARANNO. CERTAMENTE SE NE TROVERANNO, PERCHÉ NON MANCANO, NÉ MANCHERANNO.
TU VUOI PERDERTI, IO INVECE NON LO VOGLIO.
… ci troviamo come tra le mani di ladri e le zanne di lupi furiosi e per questi pericoli vi domandiamo preghiere. Per di più anche le pecore non sono docili. SE NOI ANDIAMO IN CERCA DI LORO QUANDO SI SMARRISCONO, DICONO CHE NON CI APPARTENGONO. PERCHÉ CI DESIDERATE, ESSE DICONO, PERCHÉ VENITE IN CERCA DI NOI? SE SONO NELL’ERRORE, SE SONO VICINO A MORTE, PERCHÉ MI DESIDERI? PERCHÉ MI CERCHI?
Rispondo: Perché sei nell`errore, voglio richiamarti; perché ti
sei smarrito, voglio ritrovarti. Replicano: VOGLIO SMARRIRMI COSÌ, VOGLIO PERDERMI COSÌ. COSÌ VUOI SMARRIRTI, COSÌ VUOI PERDERTI? MA IO CON TANTA MAGGIOR FORZA NON VOGLIO QUESTO. TE LO DICO CHIARAMENTE: VOGLIO ESSERE IMPORTUNO. Poiché mi risuonano alla mente le parole dell’Apostolo che dice: «Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna» (2 Tm 4, 2). Sono proprio importuno e oso dirtelo: TU VUOI SMARRIRTI, TU VUOI PERDERTI, IO INVECE NON LO VOGLIO. ALLA FIN FINE NON LO VUOLE COLUI CHE MI INCUTE TIMORE. Qualora io lo volessi, ecco che cosa mi direbbe, ecco quale rimprovero mi rivolgerebbe: «Non avete riportato le disperse, non siete andati in cerca delle smarrite». Devo forse avere più timore di te che di lui? «Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo» (2 Cor 5, 10).
Riporterò quindi la pecora dispersa, andrò in cerca di
quella smarrita; che tu voglia o no, lo farò. ANCHE SE NELLA MIA RICERCA SARÒ LACERATO DAI ROVI DELLA SELVA, MI CACCERÒ NEI LUOGHI PIÙ STRETTI, CERCHERÒ PER TUTTE LE SIEPI, PERCORRERÒ OGNI LUOGO, FINCHÉ MI SOSTERANNO QUELLE FORZE CHE IL TIMORE DI DIO MI INFONDE. RIPORTERÒ LA PECORA DISPERSA, ANDRÒ IN CERCA DI QUELLA SMARRITA.
SE NON VUOI IL FASTIDIO DI DOVERMI SOPPORTARE,
NON SPERDERTI, NON SMARRIRTI: E’ TROPPO POCO SE IO MI CONTENTO DI AFFLIGGERMI NEL VEDERTI SMARRITA O SPERDUTA.
TEMO CHE, TRASCURANDO TE, ABBIA AD UCCIDERE ANCHE CHI È FORTE. SE TRASCURERÒ LA PECORA SMARRITA, LA PECORA CHE SI PERDE, ANCHE QUELLA CHE È FORTE SI SENTIRÀ TRASCINATA
AD ANDAR VAGANDO E A PERDERSI.
«DISCORSO SUI PASTORI»
Sant’Agostino, Vescovo
I CRISTIANI DEBOLI
Dice il Signore: «Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme» (Ez 34, 4).
PARLA AI CATTIVI PASTORI, AI FALSI PASTORI, AI PASTORI CHE CERCANO I LORO INTERESSI, NON QUELLI DI GESÙ CRISTO, CHE SONO MOLTO SOLLECITI DEI PROVENTI DEL LORO UFFICIO, MA CHE NON HANNO AFFATTO CURA DEL GREGGE, E NON RINFRANCANO CHI È MALATO.
Poiché si parla di malati e di infermi, anche se sembra trattarsi della stessa cosa, una differenza si potrebbe ammettere. Infatti, a considerare bene le parole in se stesse, malato è propriamente chi è già tocco dal male, mentre infermo è colui che non è fermo e quindi solo debole.
PER CHI È DEBOLE BISOGNA TEMERE CHE LA TENTAZIONE LO ASSALGA E LO ABBATTA. IL MALATO INVECE È GIÀ AFFETTO DA QUALCHE PASSIONE, E QUESTA GLI IMPEDISCE DI ENTRARE NELLA VIA DI DIO, DI SOTTOMETTERSI AL GIOGO DI CRISTO.
Alcuni uomini, che vogliono vivere bene e hanno fatto già il proposito di vivere virtuosamente, hanno minore capacità di sopportare il male, che disponibilità a fare il bene. Ora invece è proprio della virtù cristiana non solo operare il bene, ma anche saper sopportare i mali. Coloro dunque che sembrano fervorosi nel fare il bene, ma non vogliono o non sanno sopportare le sofferenze che incalzano, SONO INFERMI OSSIA DEBOLI. Ma chi ama il mondo per qualche insana voglia e si distoglie anche dalle stesse opere buone, è già vinto dal male ed è malato. La malattia lo rende come privo di forze e incapace di fare qualcosa di buono. Tale era nell’anima quel paralitico che non poté essere introdotto davanti al Signore. Allora coloro che lo trasportavano scoprirono il tetto e di lìlo calarono giù. Anche tu devi comportarti come se volessi fare la stessa cosa nel mondo interiore dell’uomo: SCOPERCHIARE IL SUO TETTO E DEPORRE DAVANTI AL SIGNORE L’ANIMA STESSA PARALITICA, FIACCATA IN TUTTE LE MEMBRA ED INCAPACE DI FARE OPERE BUONE, OPPRESSA DAI SUOI PECCATI E SOFFERENTE PER LA MALATTIA DELLA SUA CUPIDIGIA.
Il medico c’è, è nascosto e sta dentro il cuore. Questo è il vero senso occulto della Scrittura da spiegare.
Se dunque ti trovi davanti a un malato rattrappito nelle membra e colpito da paralisi interiore, per farlo giungere al medico, apri il tetto e fa’ calar giù il paralitico, cioè fallo entrare in se stesso e svelagli ciò che sta nascosto nelle pieghe del suo cuore. Mostragli il suo male e il medico che deve curarlo.
A chi trascura di fare ciò, avete udito quale rimprovero viene rivolto? Questo: «Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite» (Ez 34, 4). Il ferito di cui si parla qui è, come abbiamo già detto, colui che si trova come terrorizzato dalle tentazioni. La medicina da offrire in tal caso è contenuta in queste consolanti parole: «DIO È FEDELE E NON PERMETTERÀ CHE SIATE TENTATI OLTRE LE VOSTRE FORZE, MA CON LA TENTAZIONE CI DARÀ ANCHE LA VIA D’USCITA E LA FORZA PER SOPPORTARLA » (1 COR 10, 13).
Maria donna del silenzio, come dire donna di Dio. Il silenzio non è un vuoto e in realtà non è il silenzio che umanamente intendiamo. Il silenzio è una prerogativa divina, è un parlare altro, è un suono non udibile dall’orecchio ma dal cuore. Possiamo essere nel chiasso esteriore eppure avere il silenzio, con questo modo di sentire anche il chiasso è sopportabile. Il chiasso delle parole inutili, delle accuse, delle sopraffazioni, dell’odio, degli abbandoni. Maria ci indica la vera via del silenzio, silenzio come unione profonda, silenzio come assenso ad un progetto di Dio. Dio ci vuole insegnare il Silenzio, quello che Lui esercita. Quante volte ci diciamo che Dio è silenzio, in realtà ci stiamo dicendo che non capiamo il Suo modo di parlare. Abbiamo troppo chiasso dentro e questo linguaggio di Dio ci arriva duro, non udibile, ci sembra abbandono invece è presenza viva, quante volte ci diciamo che Dio è sordo alle nostre suppliche quando invece siamo noi che non facciamo silenzio per ascoltarlo. Ci conceda anche a noi, come fu per Maria, di fare silenzio per ascoltarlo e servirlo.
Soltanto un giorno per volta
Un uomo anziano, ricoverato in un ospedale con le due braccia ingessate e una gamba in tensione, era pur sempre allegro e scherzoso. “Quanto tempo pensate di dover rimanere ancora così immobilizzato?” Gli fu chiesto.
“Soltanto un giorno per volta”, rispose con semplicità.
DAVANTI AL RE
“E’ come un povero che non ha mangiato da tre giorni e i suoi abiti sono stracciati
e così egli appare davanti al re;
HA FORSE BISOGNO DI DIRE COSA DESIDERA?
COSI’ STA il fedele DAVANTI A DIO, EGLI STESSO E’ UNA PREGHIERA”.
IL GRANDE TESORO
“C’è un grande tesoro che si può trovare in un unico luogo al mondo.
E’ una cosa che si può chiamare compimento dell’esistenza.
Il grande tesoro è: lasciar entrare Dio nel PRESENTE.
Il luogo in cui si trova questo tesoro è “DOVE” SEI TU, ORA”.
(Martin Buber)
GESÙ LO GUARDÒ CON SENTIMENTO DI PIETÀ E LO SCELSE
DALLE «OMELIE» DI SAN BEDA IL VENERABILE, SACERDOTE
Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi» (Mt 9, 9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. VIDE UN PUBBLICANO E, SICCOME LO GUARDÒ CON SENTIMENTO DI AMORE E LO SCELSE, GLI DISSE: «SEGUIMI». GLI DISSE «SEGUIMI», CIOÈ IMITAMI. SEGUIMI, DISSE, NON TANTO COL MOVIMENTO DEI PIEDI, QUANTO CON LA PRATICA DELLA VITA. INFATTI «CHI DICE DI DIMORARE IN CRISTO, DEVE COMPORTARSI COME LUI SI È COMPORTATO» (1 GV 2, 6).
«Ed egli si alzò, prosegue, e lo seguì» (Mt 9, 9). Non c’è da meravigliarsi che un pubblicano alla prima parola del Signore, che lo invitava, abbia abbandonato i guadagni della terra che gli stavano a cuore e, lasciate le ricchezze, abbia accettato di seguire colui che vedeva non avere ricchezza alcuna. INFATTI LO STESSO SIGNORE CHE LO CHIAMÒ ESTERNAMENTE CON LA PAROLA, LO ISTRUÌ ALL’INTERNO CON UN’INVISIBILE SPINTA A SEGUIRLO. INFUSE NELLA SUA MENTE LA LUCE DELLA GRAZIA SPIRITUALE CON CUI POTESSE COMPRENDERE COME COLUI CHE SULLA TERRA LO STRAPPAVA ALLE COSE TEMPORALI ERA CAPACE DI DARGLI IN CIELO TESORI INCORRUTTIBILI.
«Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli» (Mt 9, 10). Ecco dunque che la conversione di un solo pubblicano servì di stimolo a quella di molti pubblicani e peccatori, e la remissione dei suoi peccati fu modello a quella di tutti costoro. Se desideriamo penetrare più a fondo nel significato di ciò che è accaduto, capiremo che egli non si limitò a offrire al Signore un banchetto per il suo corpo nella propria abitazione materiale ma, con la fede e l’amore, GLI PREPARÒ UN CONVITO MOLTO PIÙ GRADITO NELL’INTIMO DEL SUO CUORE. LO AFFERMA COLUI CHE DICE: «ECCO, STO ALLA PORTA E BUSSO; SE QUALCUNO ASCOLTA LA MIA VOCE E MI APRE LA PORTA, IO VERRÒ DA LUI, CENERÒ CON LUI ED EGLI CON ME» (AP 3, 20).
GLI APRIAMO LA PORTA PER ACCOGLIERLO, QUANDO, UDITA LA SUA VOCE, DIAMO VOLENTIERI IL NOSTRO ASSENSO AI SUOI SEGRETI O PALESI INVITI E CI APPLICHIAMO CON IMPEGNO NEL COMPITO DA LUI AFFIDATOCI. ENTRA QUINDI PER CENARE CON NOI E NOI CON LUI, PERCHÉ CON LA GRAZIA DEL SUO AMORE VIENE AD ABITARE NEI CUORI DEGLI ELETTI, PER RISTORARLI CON LA LUCE DELLA SUA PRESENZA. ESSI COSÌ SONO IN GRADO DI AVANZARE SEMPRE PIÙ NEI DESIDERI DEL CIELO. A SUA VOLTA, RICEVE ANCHE LUI RISTORO MEDIANTE IL LORO AMORE PER LE COSE CELESTI, COME SE GLI OFFRISSERO VIVANDE GUSTOSISSIME.
DALL’ULTIMA ESORTAZIONE DI SANT’ANDREA KIM TAEGÒN, PRETE E MARTIRE
UNA FEDE SUGGELLATA DALL’AMORE E DALLA PERSEVERANZA
Fratelli e amici carissimi, pensate e ripensate: all’inizio dei tempi Dio creò il cielo e la terra (cfr. Gn 1, 1) e tutte le cose; chiedetevi il perché e con quale disegno abbia plasmato in modo così singolare l’uomo a sua immagine e somiglianza.
SE DUNQUE IN QUESTO MONDO PIENO DI PERICOLI E DI MISERIA NON RICONOSCESSIMO IL SIGNORE COME CREATORE, A NULLA CI GIOVEREBBE ESSER NATI E RIMANERE VIVI. SE PER GRAZIA DI DIO SIAMO VENUTI AL MONDO, PURE PER LA SUA GRAZIA ABBIAMO RICEVUTO IL BATTESIMO E SIAMO ENTRATI NELLA CHIESA; E COSÌ, DIVENUTI DISCEPOLI DEL SIGNORE, PORTIAMO UN NOME GLORIOSO. MA A CHE COSA GIOVEREBBE AVERE UN COSÌ GRANDE NOME SENZA LA COERENZA DELLA VITA? VANO SAREBBE ESSER NATI ED ENTRATI NELLA CHIESA; ANZI SAREBBE UN TRADIRE IL SIGNORE E LA SUA GRAZIA. MEGLIO SAREBBE NON ESSER NATI CHE AVER RICEVUTO LA GRAZIA DEL SIGNORE E PECCARE CONTRO DI LUI.
GUARDATE L’AGRICOLTORE CHE SEMINA NEL CAMPO (cfr. Gc 5, 7-8): a tempo opportuno ara la terra, poi la concima e stimando un niente la fatica portata sotto il sole, coltiva il seme prezioso. Quando le spighe sono mature e giunge il tempo della mietitura, il suo cuore, dimenticando fatica e sudore, si rallegra ed esulta per la felicità. Se invece le spighe sono vuote e non gli resta altro che paglia e pula, il contadino, ricordando il duro lavoro e il sudore, quanto più aveva coltivato quel campo, tanto più lo lascerà in abbandono.
SIMILMENTE HA FATTO IL SIGNORE CON NOI: LA TERRA È IL SUO CAMPO, NOI UOMINI I GERMOGLI, LA GRAZIA IL CONCIME. MEDIANTE LA SUA INCARNAZIONE E REDENZIONE EGLI CI HA IRRIGATO CON IL SUO SANGUE, PERCHÉ POTESSIMO CRESCERE E GIUNGERE A MATURAZIONE.
QUANDO NEL GIORNO DEL GIUDIZIO VERRÀ IL TEMPO DI RACCOGLIERE, COLUI CHE SARÀ TROVATO MATURO NELLA GRAZIA, GODRÀ NEL REGNO DEI CIELI COME FIGLIO ADOTTIVO DI DIO: Fratelli carissimi, sappiate con certezza che il Signore nostro Gesù, venuto nel mondo, ha preso su di sé dolori innumerevoli, con la sua passione ha fondato la santa Chiesa e la fa crescere con le prove e il martirio dei fedeli. Sebbene le potenze del mondo la opprimano e la combattano, tuttavia non potranno mai prevalere. Dopo l’Ascensione di Gesù, dal tempo degli Apostoli fino ai nostri giorni, in ogni parte della terra la santa Chiesa cresce in mezzo alle tribolazioni.
COSÌ NEL CORSO DEI CINQUANTA O SESSANTA ANNI DA QUANDO LA SANTA CHIESA È ENTRATA NELLA NOSTRA COREA, I FEDELI HANNO DOVUTO AFFRONTARE PIÙ VOLTE LA PERSECUZIONE E OGGI INFURIA PIÙ CHE MAI. PERCIÒ NUMEROSI AMICI NELLA STESSA FEDE, ANCH’IO FRA ESSI, SONO STATI GETTATI IN CARCERE E VOI PURE RIMANETE IN MEZZO ALLA TRIBOLAZIONE. SE È VERO CHE FORMIAMO UN SOLO CORPO, COME NON SAREMO RATTRISTATI NELL’INTIMO DEI NOSTRI CUORI? COME NON SPERIMENTEREMO SECONDO IL SENTIMENTO UMANO IL DOLORE DELLA SEPARAZIONE?
TUTTAVIA, COME DICE LA SCRITTURA, DIO HA CURA DEL PIÙ PICCOLO CAPELLO DEL CAPO (CFR. MT 10, 30) E NE TIENE CONTO NELLA SUA ONNISCIENZA; COME DUNQUE POTRÀ ESSERE CONSIDERATA UNA COSÌ VIOLENTA PERSECUZIONE SE NON UNA DISPOSIZIONE DIVINA, UN PREMIO OPPURE UNA PENA?
ABBRACCIATE DUNQUE LA VOLONTÀ DI DIO E CON TUTTO IL CUORE SOSTENETE IL COMBATTIMENTO PER GESÙ, RE DEL CIELO; ANCHE VOI VINCERETE IL DÈMONE DI QUESTO MONDO, GIÀ SCONFITTO DA CRISTO.
VI SCONGIURO: NON TRASCURATE L’AMORE FRATERNO, MA AIUTATEVI A VICENDA; E FINO A QUANDO IL SIGNORE VI USERÀ MISERICORDIA ALLONTANANDO LA TRIBOLAZIONE, PERSEVERATE.
QUI SIAMO IN VENTI, E PER GRAZIA DI DIO STIAMO ANCORA TUTTI BENE. SE QUALCUNO VERRÀ UCCISO, VI SUPPLICO DI AVERE CURA DELLA SUA FAMIGLIA.
AVREI ANCORA MOLTE COSE DA DIRE, MA COME POSSO ESPRIMERLE CON LA PENNA E LA CARTA? TERMINO LA MIA LETTERA. ESSENDO ORMAI VICINI AL COMBATTIMENTO IO VI PREGO DI CAMMINARE NELLA FEDELTÀ; E ALLA FINE, ENTRATI NEL CIELO, CI RALLEGREREMO INSIEME.
VI BACIO PER L’ULTIMA VOLTA IN SEGNO DEL MIO AMORE.
L’ESEMPIO DI PAOLO
Una volta Paolo, trovandosi in prigione e in gravi strettezze per aver professato la verità, RICEVETTE DAI FRATELLI IL NECESSARIO PER PROVVEDERE ALLA SUA INDIGENZA. Egli rispose, ringraziandoli, con queste parole: Avete fatto bene a prendere parte alla mia tribolazione. Io infatti «ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi. In realtà li avevate anche prima, ma vi mancava l’occasione di mostrarlo. NON VI DICO QUESTO PER BISOGNO, POICHÉ HO IMPARATO A BASTARE A ME STESSO IN OGNI OCCASIONE E HO IMPARATO AD ESSERE POVERO E HO IMPARATO AD ESSERE RICCO» (Fil 4, 10-14).
Ma, per mostrare che cosa egli cercasse in quell’opera buona, per non essere di coloro che pascono se stessi e non le pecore, non tanto gode che siano venuti incontro alla sua indigenza, QUANTO PIUTTOSTO SI RALLEGRA DELLA LORO FECONDITÀ. CHE COSA DUNQUE CERCAVA IN QUESTO GESTO? «NON È IL VOSTRO DONO CHE IO RICERCO, MA IL FRUTTO» (FIL 4, 17). NON PERCHÉ IO, DICE, SIA SAZIATO, MA PERCHÉ VOI NON SIATE STERILI.
Perciò i pastori che non possono fare come Paolo, mantenersi cioè con il lavoro delle proprie mani, prendano dai fedeli ciò che è necessario per il loro sostentamento, MA SIANO SENSIBILI ALL’IMMATURITÀ DELLA COSCIENZA DEI LORO FEDELI. NON SI PREOCCUPINO TANTO DEL PROPRIO INTERESSE, COSÌ DA SEMBRARE CHE PREDICHINO IL VANGELO PER POTER AVERE DI CHE VIVERE, MA SI COMPORTINO IN MODO DA FAR CAPIRE CHE SONO PREMUROSI SOLO DI POTER ESSERE MAGGIORMENTE DISPONIBILI AD ACQUISTARE QUELLA LUCE DELLA PAROLA E DELLA VERITÀ CHE DEVONO POI DISPENSARE AGLI ALTRI PER ILLUMINARLI. Devono essere infatti come lucerne, secondo che è scritto: «Siate pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese» (Lc 12, 35). E ANCORA: «NESSUNO ACCENDE UNA LUCERNA PER METTERLA SOTTO IL MOGGIO, MA SOPRA IL LUCERNIERE, PERCHÉ FACCIA LUCE A TUTTI QUELLI CHE SONO NELLA CASA. COSÌ RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI, PERCHÉ VEDANO LE VOSTRE OPERE BUONE E RENDANO GLORIA AL VOSTRO PADRE CHE È NEI CIELI» (MT 5, 15-16).
Se pertanto si accendesse una lucerna nella tua casa, non aggiungeresti forse olio perché non si spenga? Ma se la lucerna, ricevuto l’olio, non facesse luce, non meriterebbe di essere posta sul lucerniere, ma di essere mandata in pezzi. È GIUSTO RICEVERE L’OCCORRENTE PER VIVERE, ED È SEGNO DI CARITÀ OFFRIRLO. NON QUASI CHE IL VANGELO SIA MERCE DA VENDERE E CHE IL SUO VALORE SIA RAPPRESENTATO DA CIÒ CHE RICEVONO PER IL SOSTENTAMENTO QUELLI CHE L’ANNUNZIANO. SE INFATTI FACESSERO UN TALE MERCATO, VENDEREBBERO A VIL PREZZO UNA COSA DI INCOMPARABILE VALORE. RICEVANO PURE DAL POPOLO IL NECESSARIO AL MANTENIMENTO, MA LA VERA RICOMPENSA PER IL LORO SERVIZIO SE LA RIPROMETTANO DAL SIGNORE. Il popolo infatti non sarà mai in grado di ricompensare adeguatamente coloro che lo servono per amore del Vangelo. Questi non possono attendere la ricompensa se non da quella fonte da cui il popolo attende la salvezza.
CHE COSA ALLORA SI RIMPROVERA AI PASTORI? PERCHÉ SONO ACCUSATI? PERCHÉ, MENTRE PRENDONO IL LATTE E SI COPRONO DI LANA, TRASCURANO IL LORO GREGGE. CERCANO DUNQUE SOLTANTO IL PROPRIO VANTAGGIO, NON GLI INTERESSI DI CRISTO.
Non nascondo cosa ho provato leggendo la parola: “SILENZIO”. Come è bella e come è purificante questa parola! Riuscire a fare silenzio quando invece vorresti urlare dalla rabbia, ti sembra di alzarti un palmo da terra e somigliare ad un gigante. FARE SILENZIO dinanzi ad una umiliazione facendone un’ offerta, credo sia meglio che vendicarsi per l’offesa. Ho capito che in tante circostanze la miglior medicina è proprio il : “SILENZIO”. Poi lo ” STARE” in silenzio dinanzi a GESU’ ascoltare la sua voce, nella calma del cuore, sentirlo, immedesimarsi, rimanere a lungo, anche senza provare nessuna emozione, credo sia bene lo stesso. Lui ci accoglie come siamo, con tutta la nostra povertà, senza credere o pensare di essere qualcuno. GESU’ ci vuole poveri di tutto, solo con l’essenziale. Se riusciamo ad essere veramente anime distaccate, il nostro cuore traboccherà di gioia. Il modello da imitare ce lo ha indicato: “MARIA” In “SILENZIO” ascoltando la “PAROLA”.