CARI AMICI, DOMENICA 2 SETTEMBRE, “VILLA S. BIAGIO” VIVE UN MOMENTO DI GRANDE GIOIA E GRATITUDINE AL SIGNORE. NELL’ INCONTRO ANNUALE EX-ALLIEVI, SARANNO INFATTI PRESENTI 4 SACERDOTI CHE CELEBRANO QUEST’ANNO IL 50.MO DI SACERDOZIO:
- D.ANGELO GIROLAMI
- D.CESARE CONCAS
- D.LINO SANTINI
- D.VINCENZO ALESIANI
NEL LONTANO 1952, L’OPERA DON ORIONE aprì la casa di S. Biagio come “probandato” per un gruppetto di 20 ragazzi poveri… Tra essi c’eravamo anche noi…FANCIULLI DI 11-12-13 ANNI!!!… CHE MIRACOLO DI GRAZIA! CHE OCCASIONE UNICA PER RENDERE GRAZIE AL SIGNORE…!!!
Cari amici di S. Biagio,
DOPO LA PAUSA ESTIVA COMINCIAMO A GUARDARE … AVANTI. Ed eccovi il PROGRAMMA DELLE PROPOSTE FORMATIVE DI QUESTO NUOVO ANNO PASTORALE 2018-19…Cominciamo a dargli uno sguardo per prendere nota di qualche proposta che ci interessa… ABBIAMO BISOGNO DI FERMARCI OGNI TANTO NELLA CORSA DELLA VITA…ABBIAMO BISOGNO DI…SILENZIO PER RITROVARE NOI STESSI… NON VI PARE? E allora arrivederci a…fra poco: al PRIMO WEEK-END DI OTTOBRE
Fraternamente dv Info e prenotazioni: 0721 823175 – 3338890862 donalesiani@gmail.com – www.donvincenzoalesiani.it
Casa di Spiritualità –“Villa San Biagio”
“Perché in ogni modo,CRISTO VENGA ANNUNCIATO” (San Paolo)
IN ASCOLTO DELLA PAROLA E DEL… SILENZIO
- OGNI DOMENICA: MESSA h.10.30 + breve catechesi biblica
- Giorni feriali: h.18.30 in cappella: Vespro e S. Messa
OGNI MESE: Primo Venerdì del mese: WEEK-END DELLO SPIRITO
PROGRAMMA:
VENERDÌ: 18.30 S. Messa -Cena –Introduzione – Preghiera…
SABATO: h.9: Meditazione h.15.30: SCUOLA DI PREGHIERA h.21:Cammino con Maria. Turni di Adorazione Notturna
DOMENICA: h. 7: “vogliamo svegliare… l’aurora”- LODI AL SORGERE DEL SOLE – Lectio Divina – S.MESSA – Verifica e Risonanze – Pranzo in fraternità
- vedi tutto in allegati – DEPLIANT 2018-19 3+3 RIV (2)
info e prenotazioni: 0721.823.175 – 3338890862
donalesiani@gmail.com – www.donvincenzoalesiani.it
_*Puoi avere difetti, essere ansioso e perfino essere arrabbiato, ma non dimenticare che la tua vita è la più grande impresa del mondo. Solo tu puoi impedirne il fallimento. Molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano. Ricorda che essere felici non è avere un cielo senza tempesta, una strada senza incidenti, un lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni. Essere felici significa trovare la forza nel perdono, la speranza nelle battaglie, la sicurezza nella fase della paura, l’amore nella discordia. Non è solo godersi il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza. Non è solo celebrare i successi, ma imparare dai fallimenti. Non è solo sentirsi felici con gli applausi, ma essere felici nell’anonimato. Essere felici non è una fatalità del destino, ma un risultato per coloro che possono viaggiare dentro se stessi. Essere felici è smettere di sentirsi una vittima e diventare autore del proprio destino. È attraversare i deserti, ma essere in grado di trovare un’oasi nel profondo dell’anima. È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. Essere felici é non avere paura dei propri sentimenti ed essere in grado di parlare di te. Sta nel coraggio di sentire un “no” e ritrovare fiducia nei confronti delle critiche, anche quando sono ingiustificate. È baciare i tuoi figli, coccolare i tuoi genitori, vivere momenti poetici con gli amici, anche quando ci feriscono. Essere felici è lasciare vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice. È avere la maturità per poter dire: “Ho fatto degli errori”. È avere il coraggio di dire “Mi dispiace”. È avere la sensibilità di dire “Ho bisogno di te”. È avere la capacità di dire “Ti amo”. Possa la tua vita diventare un giardino di opportunità per la felicità … che in primavera possa essere un amante della gioia ed in inverno un amante della saggezza. E quando commetti un errore, ricomincia da capo. Perché solo allora sarai innamorato della vita. Scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta. Ma usa le lacrime per irrigare la tolleranza. Usa le tue sconfitte per addestrare la pazienza. Usa i tuoi errori con la serenità dello scultore. Usa il dolore per intonare il piacere. Usa gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza. Non mollare mai … Soprattutto non mollare mai le persone che ti amano. Non rinunciare mai alla felicità, perché la vita è uno spettacolo incredibile.*_
(Papa Francesco).
ANGELO MUORE ABBRACCIATO ALLA MAMMA. Poteva salvarsi dalle fiamme, si è salvato per il Cielo…
Affetto da sindrome di Down Angelo Volpi aveva 42 anni quando è morto, due giorni fa, asfissiato nell’incendio che ha avvolto la sua casa, insieme con la madre di 86 anni che sembra aver voluto proteggere fino alla fine. Poche cose, forse, ma quelle che contano. Angelo sapeva quelle cose e le sapeva insegnare, testimoniare, risuscitare nelle persone. Era l’ultimo di quattro fratelli; l’unico rimasto a vivere con la mamma, la signora Rosa Lamberti rimasta vedova da diversi anni eppure sostenuta dal figlio disabile e dall’altro fratello vicino di casa, Flavio. Si amavano, si amano ancora tutti in quella famiglia della provincia veneta. … sono in tanti a conoscere e amare quel signore rimasto bambino per gioia, immediatezza, espansività. Salutava con grande entusiasmo, faceva battute, voleva strappare il sorriso a quelli che incontrava e ci riusciva benissimo. Frequentava la cooperativa Alambicco. Non era solo ospite ma una vera presenza. Ora sulla pagina Facebook della c’è la sua foto. L’immagine che campeggia nei luoghi che ora lo piangono e negli articoli di giornale, compreso il nostro, è quella che lo ritrae abbracciato a Papa Francesco. Era andato all’udienza generale del mercoledì un anno fa circa insieme agli altri ospiti e agli operatori e responsabili della Alambicco. Al passaggio del Papa aveva scavalcato la recinzione perché in lui probabilmente l’esigenza del contatto fisico, di quello che solo in un abbraccio si riesce a significare e trasmettere era più impellente che in altri. L’abbraccio, gli occhi che possono brillarsi vicini, il sorriso, il calore del contatto. Si presta alla confezione del pezzo, non c’è dubbio, eppure l’abbraccio può diventare l’emblema con il quale ricordarlo. Come la sua rappresentazione iconografica. «Angelo poteva salvarsi, ha chiesto aiuto poi è tornato dalla madre per starle accanto», racconta il fratello Nicola. (Corriere) E’morto abbracciato alla mamma, alle 2.30 circa della notte del 12 settembre 2018, in via Padova, a Conselve. Anzi ha agonizzato abbracciato a lei. Perché i soccorritori lo hanno trovato ancora vivo sebbene in gravissime condizioni, che sono poi precipitate portandolo al decesso. Avrebbe potuto uscire, salvarsi trovando l’aria che la mamma invece non avrebbe più respirato. Ha deciso di restare, per trovare il conforto che conosceva bene, e per non farla sentire sola di fronte alla morte come lei non l’ha fatto sentire di fronte alla vita. Poteva salvarsi, accidenti, perché non l’ha fatto? Ma Angelo si è salvato. Siamo praticamente sicuri.
PASTORI SIAMO, MA PRIMA CRISTIANI
S. AGOSTINO: INIZIO DEL «DISCORSO SUI PASTORI»
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OGNI NOSTRA SPERANZA È POSTA IN CRISTO.
È lui tutta la nostra salvezza e la vera gloria. È una verità, questa, ovvia e familiare a voi che vi trovate nel gregge di colui che porge ascolto alla voce di Israele e lo pasce. Ma poiché vi sono dei pastori che bramano sentirsi chiamare pastori, ma non vogliono compiere i doveri dei pastori, esaminiamo che cosa venga detto loro dal profeta.
VOI ASCOLTATELO CON ATTENZIONE, NOI LO SENTIREMO CON TIMORE.
«Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele predici e riferisci ai pastori d’Israele» (Ez 34, 1-2). Abbiamo ascoltato or ora la lettura di questo brano, quindi abbiamo deciso di discorrerne un poco con voi. Dio stesso ci aiuterà a dire cose vere, anche se non diciamo cose nostre. Se dicessimo infatti cose nostre, saremmo pastori che pascono se stessi, non il gregge; se invece diciamo cose che vengono da lui, EGLI STESSO VI PASCERÀ, SERVENDOSI DI CHIUNQUE. «DICE IL SIGNORE DIO: GUAI AI PASTORI DI ISRAELE CHE PASCONO SE STESSI! I PASTORI NON DOVREBBERO FORSE PASCERE IL GREGGE?» (EZ 34, 2), CIOÈ I PASTORI NON DEVONO PASCERE SE STESSI, MA IL GREGGE.
QUESTO È IL PRIMO CAPO DI ACCUSA CONTRO TALI PASTORI:
essi pascono se stessi e non il gregge. CHI SONO COLORO CHE PASCONO SE STESSI? QUELLI DI CUI L’APOSTOLO DICE: «TUTTI INFATTI CERCANO I PROPRI INTERESSI, NON QUELLI DI GESÙ CRISTO» (FIL 2, 21).
Ora noi che il Signore, per bontà sua e non per nostro merito, ha posto in questo ufficio – DI CUI DOBBIAMO RENDERE CONTO, E CHE CONTO! – DOBBIAMO DISTINGUERE MOLTO BENE DUE COSE: LA PRIMA CIOÈ CHE SIAMO CRISTIANI, LA SECONDA CHE SIAMO POSTI A CAPO. IL FATTO DI ESSERE CRISTIANI RIGUARDA NOI STESSI; L’ESSERE POSTI A CAPO INVECE RIGUARDA VOI. PER IL FATTO DI ESSERE CRISTIANI DOBBIAMO BADARE ALLA NOSTRA UTILITÀ, IN QUANTO SIAMO MESSI A CAPO DOBBIAMO PREOCCUPARCI DELLA VOSTRA SALVEZZA. FORSE MOLTI SEMPLICI CRISTIANI GIUNGONO A DIO PERCORRENDO UNA VIA PIÙ FACILE DELLA NOSTRA. NOI INVECE DOVREMO RENDERE CONTO A DIO PRIMA DI TUTTO DELLA NOSTRA VITA, COME CRISTIANI, MA POI DOVREMO RISPONDERE IN MODO PARTICOLARE DELL’ESERCIZIO DEL NOSTRO MINISTERO, COME PASTORI.
LA MADRE DI GESÙ STAVA PRESSO LA CROCE
Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate
Il martirio della Vergine viene celebrato tanto nella profezia di Simeone, quanto nella storia stessa della passione del Signore. Egli è posto, dice del bambino Gesù il santo vegliardo, quale segno di contraddizione, e una spada, dice poi rivolgendosi a Maria, trapasserà la tua stessa anima (cfr. Lc 2, 34-35). UNA SPADA HA TRAPASSATO VERAMENTE LA TUA ANIMA, O SANTA MADRE NOSTRA! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l’anima della Madre. Certamente dopo che il tuo Gesù, che era di tutti, ma specialmente tuo, era spirato, la lancia crudele, non poté arrivare alla sua anima. Quando, infatti, non rispettando neppure la sua morte, gli aprì il costato, ormai non poteva più recare alcun danno al Figlio tuo. Ma a te sì. A te trapassò l’anima. L’anima di lui non era più là, ma la tua non se ne poteva assolutamente staccare. Perciò la forza del dolore trapassò la tua anima, e così non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio, supererò di molto, nell’intensità, le sofferenze fisiche del martirio. Non fu forse per te più che una spada quella parola che davvero trapassò l’anima ed arrivò fino a dividere anima e spirito? Ti fu detto infatti: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19, 26). QUALE SCAMBIO! TI VIENE DATO GIOVANNI AL POSTO DI GESÙ, IL SERVO AL POSTO DEL SIGNORE, IL DISCEPOLO AL POSTO DEL MAESTRO, IL FIGLIO DI ZEBEDEO AL POSTO DEL FIGLIO DI DIO, UN SEMPLICE UOMO AL POSTO DEL DIO VERO. COME L’ASCOLTO DI QUESTE PAROLE NON AVREBBE TRAPASSATO LA TUA ANIMA TANTO SENSIBILE, QUANDO IL SOLO RICORDO RIESCE A SPEZZARE ANCHE I NOSTRI CUORI, CHE PURE SONO DI PIETRA E DI FERRO?
NON MERAVIGLIATEVI, O FRATELLI, QUANDO SI DICE CHE MARIA È STATA MARTIRE NELLO SPIRITO. SI MERAVIGLI PIUTTOSTO COLUI CHE NON RICORDA D’AVER SENTITO PAOLO INCLUDERE TRA LE PIÙ GRANDI COLPE DEI PAGANI CHE ESSI FURONO PRIVI DI AFFETTO. QUESTA COLPA È STATA BEN LONTANA DAL CUORE DI MARIA, E SIA BEN LONTANA ANCHE DA QUELLO DEI SUOI UMILI DEVOTI.
QUALCUNO POTREBBE FORSE OBIETTARE: MA NON SAPEVA ESSA IN ANTECEDENZA CHE GESÙ SAREBBE MORTO? CERTO. NON ERA FORSE CERTA CHE SAREBBE BEN PRESTO RISORTO? SENZA DUBBIO E CON LA PIÙ FERMA FIDUCIA. E NONOSTANTE CIÒ SOFFRÌ QUANDO FU CROCIFISSO? SICURAMENTE E IN MODO VERAMENTE TERRIBILE. DEL RESTO CHI SEI MAI TU, FRATELLO, E QUALE STRANO GENERE DI SAPIENZA È IL TUO, SE TI MERAVIGLI DELLA SOLIDARIETÀ NEL DOLORE DELLA MADRE COL FIGLIO, PIÙ CHE DEL DOLORE DEL FIGLIO STESSO DI MARIA? EGLI HA POTUTO MORIRE ANCHE NEL CORPO, E QUESTA NON HA POTUTO MORIRE CON LUI NEL SUO CUORE? NEL FIGLIO OPERÒ L’AMORE SUPERIORE A OGNI ALTRO AMORE. NELLA MADRE OPERÒ L’AMORE, AL QUALE DOPO QUELLO DI CRISTO NESSUNO ALTRO AMORE SI PUÒ PARAGONARE.
PAGINE DA MEDITARE DAVANTI AL CROCIFISSO
DALLA LETTERA AI GALATI DI SAN PAOLO, APOSTOLO 2, 19 – 3, 7. 13-14; 6, 14-16
LA GLORIA DELLA CROCE
Fratelli, mediante la legge io, Paolo, sono morto alla legge, per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. QUESTA VITA CHE VIVO NELLA CARNE IO LA VIVO NELLA FEDE DEL FIGLIO DI DIO, CHE MI HA AMATO E HA DATO SE STESSO PER ME. Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano.
O STOLTI GALATI, CHI MAI VI HA AMMALIATI, PROPRIO VOI AGLI OCCHI DEI QUALI FU RAPPRESENTATO AL VIVO GESÙ CRISTO CROCIFISSO? QUESTO SOLO IO VORREI SAPERE DA VOI: È PER LE OPERE DELLA LEGGE CHE AVETE RICEVUTO LO SPIRITO O PER AVER CREDUTO ALLA PREDICAZIONE? SIETE COSÌ PRIVI D’INTELLIGENZA CHE, DOPO AVER INCOMINCIATO CON LO SPIRITO, ORA VOLETE FINIRE CON LA CARNE? TANTE ESPERIENZE LE AVETE FATTE INVANO? SE ALMENO FOSSE INVANO! Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?
Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia (Gn 15, 6). QUANTO A ME NON CI SIA ALTRO VANTO CHE NELLA CROCE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO, PER MEZZO DELLA QUALE IL MONDO PER ME È STATO CROCIFISSO, COME IO PER IL MONDO. NON È INFATTI LA CIRCONCISIONE CHE CONTA, NÉ LA NON CIRCONCISIONE, MA L’ESSERE NUOVA CREATURA. E SU QUANTI SEGUIRANNO QUESTA NORMA SIA PACE E MISERICORDIA, COME SU TUTTO L’ISRAELE DI DIO.
SECONDA LETTURA
DAI «DISCORSI» DI SANT’ANDREA DI CRETA, VESCOVO (DISC. 10 SULL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE;
LA CROCE È GLORIA ED ESALTAZIONE DI CRISTO
Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, VENIAMO INNALZATI E SUBLIMATI ANCHE NOI. INFATTI CI DISTACCHIAMO DALLA TERRA DEL PECCATO E SALIAMO VERSO LE ALTEZZE. È TALE E TANTA LA RICCHEZZA DELLA CROCE CHE CHI LA POSSIEDE HA UN VERO TESORO. E LA CHIAMO GIUSTAMENTE COSÌ, PERCHÉ DI NOME E DI FATTO È IL PIÙ PREZIOSO DI TUTTI I BENI. È IN ESSA CHE RISIEDE TUTTA LA NOSTRA SALVEZZA. ESSA È IL MEZZO E LA VIA PER IL RITORNO ALLO STATO ORIGINALE.
Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell’albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l’inferno non sarebbe stato spogliato.
È DUNQUE LA CROCE UNA RISORSA VERAMENTE STUPENDA E IMPAREGGIABILE, PERCHÉ, PER SUO MEZZO, ABBIAMO CONSEGUITO MOLTI BENI, TANTO PIÙ NUMEROSI QUANTO PIÙ GRANDE NE È IL MERITO, DOVUTO PERÒ IN MASSIMA PARTE AI MIRACOLI E ALLA PASSIONE DEL CRISTO. È PREZIOSA POI LA CROCE PERCHÉ È INSIEME PATIBOLO E TROFEO DI DIO. PATIBOLO PER LA SUA VOLONTARIA MORTE SU DI ESSA. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell’inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l’universo.
LA CROCE È GLORIA DI CRISTO, ESALTAZIONE DI CRISTO. LA CROCE È IL CALICE PREZIOSO E INESTIMABILE CHE RACCOGLIE TUTTE LE SOFFERENZE DI CRISTO, È LA SINTESI COMPLETA DELLA SUA PASSIONE. PER CONVINCERTI CHE LA CROCE È LA GLORIA DI CRISTO, SENTI QUELLO CHE EGLI DICE: «ORA IL FIGLIO DELL’UOMO È STATO GLORIFICATO E ANCHE DIO È STATO GLORIFICATO IN LUI, E LO GLORIFICHERÀ SUBITO» (GV 13, 31-32).
“SIGNORE, TU hai detto
“IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA”.
Aiutaci a seguire la TUA strada,
lungo le vie della nostra vita,
per incontrarti in quanti hanno fame,
sete, bisogno di aiuto.
Mandaci il TUO SPIRITO di VERITA’,
per illuminare i nostri passi
e sostenerci lungo il cammino.
E aiutaci
perchè in ogni stagione della nostra vita
noi ci sappiamo impegnare
per lasciare davvero il mondo
UN PO’ MEGLIO DI COME LO ABBIAMO TROVATO”.
OGGI MEMORIA DI S. G. CRISOSTOMO
GODIAMOCI QUESTA SPLENDIDA SUA PAGINA…. PRIMA DI PARTIRE PER …L’ESILIO
PER ME IL VIVERE È CRISTO E IL MORIRE UN GUADAGNO Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S’innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere?
La morte? « Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno>> (Fil 1, 21). Allora l’esilio? «Del Signore è la terra e quanto contiene » (Sal 23,1). La confisca dei beni?,« Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via » (1, Trn 6, -7). DISPREZZO LE POTENZE DI QUESTO MONDO E I SUOI BENI MI FANNO RIDERE. NON, TEMO LA POVERTÀ, NON BRAMO RICCHEZZE, NON TEMO LA MORTE’ NÉ DESIDERO VIVERE, SE NON PER IL VOSTRO BENE. E’ PER QUESTO MOTIVO CHE RICORDO LE VICENDE ATTUALI E VI PREGO DI NON PERDERE LA FIDUCIA. ANCHE SE TUTTO IL MONDO È SCONVOLTO, HO TRA LE MANI LA SUA SCRITTURA, LEGGO LA SUA PAROLA. ESSA È LA MIA SICUREZZA LA MIA DIFESA. Egli dice: « Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo » (Mt 28, 20). CRISTO È CON ME, DI CHI AVRÒ PAURA? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei principi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele. RIPETO SEMPRE: « SIGNORE SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ » (MT 26,42). FARÒ QUELLO CHE VUOI TU, NON QUELLO CHE VUOLE IL TALE O IL TAL ALTRO. SE DIO VUOLE QUESTO, BENE! SE VUOLE CH’IO RIMANGA LO RINGRAZIO. DOVUNQUE MI VORRÀ, GLI RENDO GRAZIE. DOVE SONO IO, LÀ CI SIETE ANCHE VOI. DOVE SIETE VOI, CI SONO ANCH’IO. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità; anzi neppure la morte ci può separare. VOI SIETE I MIEI CONCITTADINI, I MIEI GENITORI, I MIEI FRATELLI, I MIEI FIGLI, LE MIE MEMBRA, IL MIO CORPO, LA MIA LUCE, PIÙ AMABILE DELLA LUCE DEL GIORNO. IL RAGGIO SOLARE PUÒ RECARMI QUALCOSA DI PIÙ GIOCONDO DELLA VOSTRA CARITÀ? IL RAGGIO MI È UTILE NELLA VITA PRESENTE, MA LA VOSTRA CARITÀ MI INTRECCIA LA CORONA PER LA VITA FUTURA.
san Bernardo, abate
I GRADI DI CONTEMPLAZIONE
Entriamo nella fortezza fondata su Cristo, pietra solidissima che non vacilla mai. Sforziamoci con tutto l’impegno di rimanere in essa. Si verificherà allora su di noi il detto: «EGLI HA STABILITO I MIEI PIEDI SULLA ROCCIA, HA RESO SICURI I MIEI PASSI» (Sal 39, 3). «PIETÀ DI ME, SIGNORE; RISANAMI, CONTRO DI TE HO PECCATO» (Sal 40, 5).
Quando l’occhio del cuore si è schiarito alla luce di questa preghiera, rigettiamo l’amarezza che vuole entrare nel nostro spirito, e apriamoci piuttosto alla grande GIOIA CHE STA NEL RIPOSARE SULLO SPIRITO DI DIO. Più che la volontà di Dio, qual è in noi, contempliamo la volontà di Dio in se stessa. Infatti «nella volontà di Dio si trova la vita» (Sal 29, 6 volg.). Ciò che combacia con la sua volontà è senza dubbio per noi più utile e più rispondente alle nostre esigenze.
Conserviamo con sollecitudine la vita dell’anima e, con una medesima premura, asteniamoci dal seguire vie che non si concilino con essa. Quando ormai abbiamo fatto qualche progresso nella via spirituale sotto la guida dello Spirito Santo, che scruta anche le profondità di Dio, usciamo da noi ed entriamo in lui che è tanto buono. Preghiamo con il profeta per conoscere la sua volontà, e visitiamo non più il nostro cuore, ma il suo tempio dicendo: «IN ME SI ABBATTE L’ANIMA MIA, PERCIÒ DI TE MI RICORDO» (SAL 41, 7).
DOBBIAMO GUARDARE NOI STESSI E DOLERCI DEI NOSTRI PECCATI IN ORDINE ALLA SALVEZZA. MA DOBBIAMO ANCHE GUARDARE DIO, RESPIRARE IN LUI PER AVERE LA GIOIA E LA CONSOLAZIONE DELLO SPIRITO SANTO. DA UNA PARTE CI VERRÀ IL TIMORE E L’UMILTÀ, DALL’ALTRA LA SPERANZA E L’AMORE.
PETTEGOLEZZI
“A una donna che si accusava di frequenti maldicenze, San Filippo Neri domandò: “Vi capita proprio spesso di sparlare così del prossimo?”.
Molto spesso, Padre”, rispose la donna.
“Figliola, il vostro errore è grande. E’ necessario che ne facciate penitenza.
Ecco cosa farete:
uccidete una gallina e portatemela subito, spennandola lungo la strada da casa vostra fin qui”.
La donna ubbidì, e si presentò al santo con la gallina spiumata.
“Ora”, le disse Filippo, “ritornate per le strade attraversate e raccogliete ad una ad una le penne della gallina”.
“Ma è impossibile, Padre”, ribattè la donna; “col vento che tira oggi non si troveranno più”.
“Lo so anch’io”, concluse il santo, “ma ho voluto farvi comprendere che se non potete raccogliere le penne di una gallina sparpagliate dal vento, come potrete riparare a tutte le maldicenze gettate in mezzo alla gente, a danno del vostro prossimo?”.
«IL SIGNORE PROTEGGE I FORESTIERI» Fantasia di Dio Gianni Gennari 11 settembre 2018
«La parola di Dio viva ed efficace. È più tagliente di qualunque spada a doppio taglio» (Eb. 4. 12). Domenica in tutte le Messe un brano da collezione per ricordarlo. Dopo la prima lettura, da Isaia, e prima del Vangelo di Marco, arrivano brani del Salmo 146, dove ascolti questa certezza: «Il Signore protegge i forestieri»! Le cronache dicono che quello era proprio il giorno delle parole poi per prudenza ammorbidite, con le quali un uomo politico che conta, da noi in Italia, diceva la sua ostilità alla realtà delle migrazioni con l’arrivo dei «forestieri». Ma Dio li «protegge»! È tutto? No! Subito dopo, sempre nella Messa cattolica del giorno, arrivava un testo di san Giacomo che rimprovera chi emargina i poveri, «dal vestito logoro», e privilegia i già privilegiati, facendo l’opposto di quello che vuole Dio, che «ha scelto i poveri agli occhi del mondo, ricchi nella fede ed eredi del Regno». Parole taglienti, già in se stesse, ma il taglio è davvero doppio per una tempestività prodigiosa. Domanda: quante omelie, in questa domenica avranno preso coscienza che in quello stesso giorno su un giornale quotidiano italiano si lanciava addirittura una “crociata” con 7 pagine e circa 6.000 firme di solidarietà a parole di ostilità totale ai «forestieri»? Forse alla base di qualche ammorbidimento successivo, ci sarà stato qualcuno che ha ricordato l’insegnamento ripetuto nella liturgia della Parola in ogni celebrazione eucaristica… «Il Signore protegge i forestieri», quelli che ovviamente arrivano, ma qualcuno fa di tutto non per impedire che partano, ma una volta partiti vorrebbe impedire loro di arrivare, e se arrivati cacciarli via di nuovo. L’Autore della Lettera agli Ebrei non pensava alle vicende di oggi, ma quella parola taglia anche oggi! È la fantasia dell’Eterno…
“GESU’ SE NE ANDO’ SULLA MONTAGNA A PREGARE”
“In questi giorni, Gesù se ne andò sulla montagna a pregare, e passò la notte in orazione”. Non tutti quelli che pregano scalano la montagna… ma coloro che pregano bene, quelli che si elevano dai beni terrestri ai beni superiori, salgono sulle cime della vigilanza e dell’amore più autentico. Quelli che si preoccupano delle ricchezze del mondo o degli onori non scalano la montagna; quello che brama le terre non sue non scala la montagna. Quelli che cercano Dio salgono; quelli che salgono implorano l’aiuto del Signore per la loro salita. Tutte le anime grandi, tutte le anime alte scalano la montagna, perché non semplicemente al primo venuto il profeta disse: “Sali su un’alto monte, tu che rechi liete notizie a Sion. Alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie a Gerusalemme”(Is 40,9). Non grazie alla prodezza fisica, bensì alle azioni elevate scalerai questa montagna. Segui Cristo…; cerca nel Vangelo, troverai che solo i discepoli hanno scalato la montagna col Signore.
RIPARTIAMO CON FELICITÀ !
Cari amici
Confidiamo che il riposo e la pace di questa pausa estiva abbia accresciuto in tutti una maggiore consapevolezza e desiderio di vivere sino in fondo il proprio impegno e destino.
NON POSSIAMO DIMENTICARE CHE LA VITA DI CIASCUNO DI NOI È LA PIÙ GRANDE IMPRESA DEL MONDO.
• ESSERE FELICI NON È …
avere un cielo senza tempeste o un lavoro senza preoccupazioni, ma trovare la forza nel perdono, la speranza nelle battaglie, la sicurezza nella paura, l’amore nella discordia.
Non solo celebrare i successi ma anche riflettere sulla tristezza.
La felicità non è una fatalità del destino,
MA UN RISULTATO DI UN CAMMINO E CONSAPEVOLEZZA DEL PROPRIO DESTINO.
• ESSERE FELICI È …
lasciar vivere la bellezza del cuore di ciascuno di noi e il desiderio di pienezza che abbiamo..
• NON È ESSERE PERFETTI, Ma usare delle sconfitte per addestrare la pazienza,
• usare degli ostacoli per aprire le finestre della intelligenza
• e non mollare mai, soprattutto le persone che ti amano.
NON RINUNCIAMO MAI ALLA FELICITÀ,
NÉ ALL’IMPEGNO QUOTIDIANO
PERCHÉ LA VITA DI CIASCUNO DI NOI
E IL NOSTRO IMPEGNO COMUNE
SONO UNO SPETTACOLO INCREDIBILE.
Beata l’anima che aspira a questo cibo e arde di desiderio per questa bevanda. Non lo ambirebbe certo se non ne avesse già per nulla assaporato la dolcezza. Ha udito il Signore che diceva: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore» (Sal 33, 9). Ha ricevuto una parcella della dolcezza celeste. Si è sentita bruciare dell’amore della castissima voluttà, tanto che, disprezzando tutte le cose temporali, si è accesa interamente del desiderio di mangiare e bere la giustizia. Ha imparato la verità di quel primo comandamento che dice: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6, 5; cfr. Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27). Infatti amare Dio non è altro che amare la giustizia. Ma come all’amore di Dio si associa la sollecitudine per il prossimo, così al desiderio della giustizia si unisce la virtù della misericordia. Perciò il Signore dice: «Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7).
Riconosci, o cristiano, la sublimità della tua sapienza e comprendi con quali dottrine e metodi vi arrivi e a quali ricompense sei chiamato! Colui che è misericordia vuole che tu sia misericordioso, e colui che è giustizia vuole che tu sia giusto, perché il Creatore brilli nella sua creatura e l’immagine di Dio risplenda, come riflessa nello specchio del cuore umano, modellato secondo la forma del modello. La fede di chi veramente la pratica non teme pericoli. Se così farai, i tuoi desideri si adempiranno e possiederai per sempre quei beni che ami.
E poiché tutto diverrà per te puro, grazie all’elemosina, giungerai anche a quella beatitudine che viene promessa subito dopo dal Signore con queste parole: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8).
Grande, fratelli, è la felicità di colui per il quale è preparato un premio così straordinario. Che significa dunque avere il cuore puro, se non attendere al conseguimento di quelle virtù sopra accennate? Quale mente potrebbe afferrare, quale lingua potrebbe esprimere l’immensa felicità di vedere Dio?
E tuttavia a questa meta giungerà la nostra natura umana, quando sarà trasformata: vedrà, cioè, la divinità in se stessa, non più «come in uno specchio, né in maniera confusa, ma a faccia a faccia» (1 Cor 13, 12), così come nessun uomo ha mai potuto vedere. Conseguirà nella gioia ineffabile dell’eterna contemplazione «quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d’uomo» (1 Cor 2, 9).
(R. De Martino)
Io inquietudine mai risolta,
tu infinita certezza,
io tormento e paura.
Tu, riposo e pace.
Io assente a me stessa,
tu presenza viva d’amore.
Io coltivo cupi pensieri,
ma tu sei eterna calma.
Per parlarti, o Dio,
ho solo piccole parole,
ma tu per sedurmi
hai spazi di silenzio.
CHE LEZIONE…. CARI AMICI!!!
GIORGIA GRECO:
ANCHE SENZA UNA GAMBA POSSO… VOLARE !!!!
E’ una giovane promessa di 11 anni della ginnastica ritmica; la lotta contro un osteosarcoma e l’amputazione di una gamba non le hanno tolto la voglia di migliorarsi. “Sinceramente non mi ricordo proprio nulla“, col candore dei bambini Giorgia Greco risponde così alla domanda sulla sua degenza in ospedale, quando aveva 7 anni, e che la portò a curare un brutto tumore osseo e a subire l’amputazione della gamba destra. Adesso Giorgia ha 11 anni ….Ascoltando una sua intervista su YouTube, rifletto: i bambini hanno delle difese e risorse emotive pazzesche. Non si può dire che non sentano la botta di un trauma, ma reagiscono in modo completamente diverso da quello di un adulto …Giorgia ha alle spalle il confronto serrato con una malattia perfida, che le ha sottratto giorni spensierati di bimba, poi l’ha costretta a perdere i suoi bellissimi capelli, poi le ha tolto per sempre una gamba. Ce ne sarebbe abbastanza per sprofondare nella prigione della disperazione. E’ il 2013 e Giorgia comincia ad accusare dolori alla gamba uscendo da allenamento: ha 7 anni e fa ginnastica ritmica da quando ne aveva 4 e mezzo. …..i controlli purtroppo portano a una diagnosi brutta: OSTEOSARCOMA ALLA GAMBA DESTRA. Si tratta di un tumore dell’osso, molto maligno e raro. Ne segue un ricovero immediato e cicli di chemio; è toccante come la sua mamma Francesca abbia preparato la figlia alla perdita dei capelli. Faccenda tutt’altro che frivola. Il momento di fare i conti con un’immagine di sé privata di un elemento così determinante è duro anche per i pazienti oncologici adulti. Per una bambina è una crudeltà ancora più forte. La malattia non dà segno di volersi ritirare in silenzio… Nonostante le cure, i medici informano i genitori di Giorgia che la sua gamba destra è gravemente compromessa e senza amputazione la bambina ha solo il 35% di probabilità di sopravvivenza. Il piccolo corpo di Giorgia subisce quest’operazione ed è grazie a questa perdita che ha guadagnato la possibilità di ritornare alla sua vita di giovanissima ragazza. Con più grinta di prima. Tutto da sola? Una grande rete di sostegno, la famiglia e lo sport. Tre sorelle: Giorgia, Giulia e Greta. Il calvario attraversato dalla sorella di mezzo è diventato una faccenda di famiglia; la maggiore Giulia si rasa i capelli, la più piccola Greta fa disegni di Giorgia senza una gamba. Il contributo empatico di ciascuno è il benvenuto in questi casi.
Sant’Andrea di Creta (660-740)
OGGI SORGE L’AURORA DELLA SALVEZZA
….Fu necessario che la dimora di Dio tra gli uomini, splendida e manifesta per tutti, fosse preceduta da un’introduzione alla gioia, da cui sarebbe scaturito per noi il dono magnifico della salvezza. ECCO QUINDI L’OGGETTO DELLA FESTA DA NOI CELEBRATA OGGI: LA NASCITA DELLA MADRE DI DIO INAUGURA IL MISTERO CHE SI CONCLUDERÀ E SI COMPIRÀ PIENAMENTE CON L’INCARNAZIONE DEL VERBO…
Ecco che Maria Vergine nasce e si prepara ad essere madre del Re dell’universo attraverso tutti i secoli… Ed ecco che noi riceviamo dal Verbo un dono doppio: egli ci conduce alla verità e ci svincola dalla vita di schiavitù, sotto la lettera della legge. In quale modo e per quale mezzo? Senza dubbio perché l’ombra si allontana al sorgere della luce, perché la grazia sostituisce la libertà alla lettera. LA FESTA CHE CELEBRIAMO OGGI SI TROVA PRECISAMENTE A QUESTA FRONTIERA, POICHÉ STABILISCE UN LEGAME TRA LA VERITÀ E LE IMMAGINI CHE LA PREFIGURAVANO, SOSTITUISCE IL NUOVO ALL’ANTICO.
Canti e danzi tutta la creazione , partecipando nel miglior modo possibile alla gioia di questo giorno! IL CIELO E LA TERRA FORMINO OGGI UN’UNICA ASSEMBLEA! TUTTO CIÒ CHE È NEL MONDO E AL DI SOPRA DEL MONDO SI UNISCA IN UN MEDESIMO CONCERTO FESTOSO! OGGI, INFATTI, VIENE ELEVATO IL SANTUARIO CREATO NEL QUALE RISIEDERÀ IL CREATORE DELL’UNIVERSO; E SECONDO QUESTA NUOVA DISPOSIZIONE, UNA CREATURA È PREPARATA PER OFFRIRE UNA DIMORA SACRA AL CREATORE.
BEATI I POVERI IN SPIRITO san Leone Magno, papa
Il valore dell’umiltà lo acquistano più facilmente i poveri che i ricchi. Infatti i poveri nella scarsità dei mezzi hanno per amica la mitezza. I RICCHI NELL’ABBONDANZA HANNO COME LORO FAMILIARE L’ARROGANZA.
Non si deve negare, tuttavia, che in molti ricchi si trovi quella disposizione a usare della propria abbondanza non per orgogliosa ostentazione, ma per opere di bontà. ESSI CONSIDERANO GRANDE GUADAGNO CIÒ CHE ELARGISCONO A SOLLIEVO DELLE MISERIE E DELLE SOFFERENZE ALTRUI.
Questa comunanza di virtuosi propositi si può riscontrare fra gli uomini di tutte le categorie. Molti effettivamente possono essere uguali nelle disposizioni interiori anche se rimangono differenti nella condizione economica. Ma non importa quanto differiscano nel possesso di sostanze terrene, quando si trovano accomunati nei valori spirituali.
BEATA QUELLA POVERTÀ CHE NON CADE NEL LACCIO TESO DALL’AMORE DEI BENI TEMPORALI, né brama di aumentare le sostanze del mondo, ma desidera ardentemente l’arricchimento dei tesori celesti.
Un modello di questa povertà magnanima ce l’hanno offerto per primi gli apostoli, dopo il Signore. ESSI LASCIARONO TUTTE LE LORO COSE SENZA DISTINZIONE E, RICHIAMATI DALLA VOCE DEL DIVINO MAESTRO, DA PESCATORI DI PESCI SI SONO RAPIDAMENTE CAMBIATI IN PESCATORI DI UOMINI (cfr. Mt 4, 19).
Essi resero uguali a sé molti, quanti cioè imitarono la loro fede. Era quello il tempo in cui i primi figli della Chiesa erano «un cuor solo e un’anima sola» (At 4, 32). Separatisi da tutto ciò che possedevano, si arricchivano di beni eterni, attraverso una povertà squisitamente religiosa.
AVEVANO IMPARATO DALLA PREDICAZIONE APOSTOLICA LA GIOIA DI NON AVER NULLA E DI POSSEDERE TUTTO CON CRISTO. PER QUESTO SAN PIETRO APOSTOLO QUANDO ALL’INGRESSO DEL TEMPIO FU RICHIESTO DELL’ELEMOSINA DALLO ZOPPO DISSE: «NON POSSIEDO NÉ ARGENTO, NÉ ORO, MA QUELLO CHE HO TE LO DO. NEL NOME DI GESÙ CRISTO, IL NAZARENO, CAMMINA» (At 3, 6).
QUALE COSA VI PUÒ ESSERE DI PIÙ SUBLIME DI QUESTA UMILTÀ? QUALE COSA PIÙ RICCA DI QUESTA POVERTÀ? Non ha la garanzia del denaro, ma conferisce i doni della natura. Quell’uomo che la madre generò infermo dal suo seno, Pietro rese sano con la parola. E colui che non diede l’immagine di Cesare stampata sulla moneta, riformò l’immagine di Cristo nell’uomo. I benefici di questo tesoro non li sperimentò solo colui che acquistò la possibilità di camminare, ma anche quei cinquemila uomini che, dopo le esortazioni dell’Apostolo, credettero in virtù della guarigione miracolosa da lui operata (cfr. At 4, 4).
QUEL POVERO, CHE NON AVEVA NULLA DA DARE AL QUESTUANTE, DIEDE TANTA COPIA DI GRAZIA DIVINA, CHE RISANÒ UN UOMO NEI SUOI ARTI E GUARÌ TANTE MIGLIAIA DI UOMINI NEI CUORI. RESTITUÌ AGILI, SULLA VIA DI CRISTO, COLORO CHE AVEVA TROVATO ZOPPICARE NELLA INFEDELTÀ GIUDAICA.
SENSO DI RESPONSABILITÀ NEL MINISTERO san Gregorio Magno, papa
Sentiamo cosa dice il Signore nell’inviare i predicatori: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe!» (Mt 9, 37-38).Per una grande messe gli operai sono pochi; non possiamo parlare di questa scarsità senza profonda tristezza, poiché vi sono persone che ascolterebbero la buona parola, ma mancano i predicatori. ECCO, IL MONDO È PIENO DI SACERDOTI, E TUTTAVIA SI TROVA DI RADO CHI LAVORA NELLA MESSE DEL SIGNORE; CI SIAMO ASSUNTI L’UFFICIO SACERDOTALE, MA NON COMPIAMO LE OPERE CHE L’UFFICIO COMPORTA. Riflettete attentamente, fratelli carissimi, su quello che è scritto: «Pregate il padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe». Pregate voi per noi, affinché siamo in grado di operare per voi come si conviene, PERCHÉ LA LINGUA NON RESTI INCEPPATA NELL’ESORTARE, E IL NOSTRO SILENZIO NON CONDANNI PRESSO IL GIUSTO GIUDICE NOI, CHE ABBIAMO ASSUNTO L’UFFICIO DI PREDICATORI. SPESSO INFATTI LA LINGUA DEI PREDICATORI PERDE LA SUA SCIOLTEZZA A CAUSA DELLE LORO COLPE; Ci siamo ingolfati in affari terreni, e altro è ciò che abbiamo assunto con l’ufficio sacerdotale, altro ciò che mostriamo con i fatti. Noi abbandoniamo il ministero della predicazione e siamo chiamati vescovi, ma forse piuttosto a nostra condanna, dato che possediamo il titolo onorifico e non le qualità. COLORO CHE CI SONO STATI AFFIDATI ABBANDONANO DIO E NOI STIAMO ZITTI. Giacciono nei loro peccati e noi non tendiamo loro la mano per correggerli. Ma come sarà possibile che noi emendiamo la vita degli altri, se trascuriamo la nostra? Ben per questo la santa Chiesa dice delle sue membra malate: «Mi hanno messo a guardiana delle vigne; la mia vigna, la mia, non l’ho custodita» (Ct 1, 6). POSTI A CUSTODI DELLE VIGNE, NON CUSTODIAMO AFFATTO LA VIGNA, PERCHÉ, IMPLICATI IN AZIONI ESTRANEE, TRASCURIAMO IL MINISTERO CHE DOVREMMO COMPIERE.
OGGI VILLA S. BIAGIO E’ TORNATA INDIETRO NEL TEMPO. E’ BELLO RIVIVERE MOMENTI IMPORTANTI; IL RITROVARSI, RACCONTARSI AVVENIMENTI BELLI E , PERCHE’ NO, ANCHE SE ALCUNI MENO. AUGURI CARI SACERDOTI! PARLATECI DELL’AMORE DI DIO! INSEGNATECI AD AMARLO COME VOI LO AMATE! IL MONDO HA TANTO BISOGNO DI ANIME SANTE COME VOI. NOI PROMETTIAMO DI SOSTENERVI CON LA PREGHIERA ASSIDUA.
UN CARO SALUTO. DIO VI BENEDICA. UNA DEVOTA DI S. LUIGI ORIONE.
Pensando al forte momento di gratitudine che vive oggi ” villa s. Biagio “..
..Grazie Signore !
GRAZIE per tutti i sacerdoti ” innamorati di Dio ” : custodiscili ..sorreggi i loro passi… consolali ..rafforzali .. accompagnali..
Buona Domenica
CARI AMICI, DI FRONTE A UNA PAGINA COSI… SENTO IL BISOGNO DI CONDIVIDERLA CON VOI… CI FA TANTO BENE… E SPERO CHE CI… DISTURBI COME ORIONINI E COME CHIESA…
ADORNA IL TEMPIO, MA NON TRASCURARE I POVERI (San Giovanni Crisostomo)
Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: «Questo è il mio corpo», ha detto anche: MI AVETE VISTO AFFAMATO E NON MI AVETE DATO DA MANGIARE (cfr. Mt 25, 42), Il corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l’onore più gradito che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi.
DIO NON HA BISOGNO DI VASI D’ORO, MA DI ANIME D’ORO.
Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con questi e prima di questi, l’elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, MA GRADISCE MOLTO DI PIÙ IL SOCCORSO DATO AI POVERI. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? PRIMA SAZIA L’AFFAMATO, E SOLO IN SEGUITO ORNA L’ALTARE CON QUELLO CHE RIMANE. GLI OFFRIRAI UN CALICE D’ORO E NON GLI DARAI UN BICCHIERE D’ACQUA? CHE BISOGNO C’È DI ADORNARE CON VELI D’ORO IL SUO ALTARE, SE POI NON GLI OFFRI IL VESTITO NECESSARIO? Che guadagno ne ricava egli? Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. TU RIFIUTI DI ACCOGLIERLO NEL PELLEGRINO E ADORNI INVECE IL PAVIMENTO, LE PARETI, LE COLONNE DELL’EDIFICIO SACRO. Attacchi catene d’argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, PERCHÉ QUESTO SIA FATTO PRIMA DI QUELLO. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato al fuoco inestinguibile …PERCIÒ MENTRE ADORNI L’AMBIENTE DEL CULTO, NON CHIUDERE IL TUO CUORE AL FRATELLO CHE SOFFRE. QUESTI È UN TEMPIO VIVO PIÙ PREZIOSO DI QUELLO.
Dalle «Istruzioni» di san Colombano, abate
Dio è tutto per noi
Ascoltiamo, o fratelli, l’invito, con cui la Vita stessa, che è sorgente non solo di acqua viva, ma anche fonte di vita eterna e di luce, ci chiama a sé. Da lui infatti provengono la sapienza, la vita, la luce eterna. L’autore della vita è sorgente della vita, il creatore della luce, la fonte stessa della luce. Non curiamoci delle cose che ci circondano, ma puntiamo lo sguardo verso l’alto, verso la sorgente della luce, della vita e dell’acqua viva. Facciamo come fanno i pesci che emergono nel mare attratti dalla fonte luminosa. Eleviamoci per bere alla sorgente d’acqua viva che zampilla per la vita eterna (cfr. Gv 4, 14).
Oh, se tu, o Dio misericordioso e Signore pietoso, ti degnassi di chiamarmi a questa sorgente, perché anch’io, insieme con tutti quelli che hanno sete di te, potessi bere dell’acqua viva che scaturisce da te, viva sorgente! Potessi inebriarmi della tua ineffabile dolcezza senza staccarmi mai più da te, tanto da dire: Quanto è dolce la sorgente dell’acqua viva; la sua acqua che zampilla per la vita eterna non viene mai a mancare!
O Signore, tu stesso sei questa fonte eternamente desiderabile, di cui continuamente dobbiamo dissetarci e di cui sempre avremo sete. Dacci sempre, o Cristo Signore, quest’acqua perché si trasformi anche in noi in sorgente di acqua viva che zampilli per la vita eterna!
Domando certo una grande cosa; chi non lo sa? Ma tu, o re della gloria, sai donare cose grandi e cose grandi hai promesso. Nulla è più grande di te: ma tu ti sei donato a noi e ti sei immolato per noi.
Per questo ti preghiamo di farci conoscere quello che amiamo, poiché nulla cerchiamo di avere all’infuori di te. Tu sei tutto per noi: la nostra vita, la nostra luce, la nostra salvezza, il nostro cibo, la nostra bevanda, il nostro Dio. Ti prego, o Gesù nostro, d’ispirare i nostri cuori col soffio del tuo Spirito e di trafiggere col tuo amore le nostre anime perché ciascuno di noi possa dire con tutta verità: Fammi conoscere colui che l’anima mia ama (cfr. Ct 1, 6 volg.); sono infatti ferito dal tuo amore.
Desidero che quelle ferite siano impresse in me, o Signore. Beata l’anima trafitta dalla carità! Essa cercherà la sorgente, ne berrà. Bevendone, ne avrà sempre sete. Dissetandosi, bramerà con ardore colui di cui ha sempre sete, pur bevendone continuamente. In questo modo per l’anima l’amore è sete che cerca con brama, è ferita che risana. Il Dio e Signore nostro Gesù Cristo, medico pietoso, si degni di piagare con questa salutare ferita l’intimo della mia anima, egli che insieme col Padre e con lo Spirito Santo è un solo Dio nei secoli dei secoli. Amen.