RIFLESSIONI E PROPOSTE PER LA PASQUA 2018
CARI AMICI, per farvi gli auguri di Pasqua ho pensato di condividere con voi qualche RIFLESSIONE E PROPOSTA FORMATIVA che possa accompagnarci in tutto il PERIODO PASQUALE.
Esortazione apostolica di Papa Francesco “La chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”
- – Papa Francesco, quale è l’ obiettivo dell’esortazione? “Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità. Perché il Signore ha scelto ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4).
- – Santi del calendario o…della porta accanto? “Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere… Questa è tante volte la santità “della porta accanto”(7)
- – La santità è solo per alcuni o per tutti? “Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno» (14)
- – Cosa fare in concreto? Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali.[14]
- – Per esempio? “Per esempio: una signora va al mercato a fare la spesa, incontra una vicina e inizia a parlare, e vengono le critiche. Ma questa donna dice dentro di sé: “No, non parlerò male di nessuno”. Questo è un passo verso la santità. Poi, a casa, suo figlio le chiede di parlare delle sue fantasie e, anche se è stanca, si siede accanto a lui e ascolta con pazienza e affetto. Ecco un’altra offerta che santifica…». (16)
- – Come conciliare l’intimità con Dio con gli impegni della vita? «Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro… ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio… Questo però non implica disprezzare i momenti di quiete, solitudine e silenzio davanti a Dio”
- – Di che cosa abbiamo più bisogno proprio oggi? “Come non riconoscere che abbiamo bisogno di fermare questa corsa febbrile per recuperare uno spazio personale, in cui si intavola il dialogo sincero con Dio? In qualche momento dovremo guardare in faccia la verità di noi stessi, per lasciarla invadere dal Signore… In questo modo troviamo le grandi motivazioni che ci spingono a vivere fino in fondo i nostri compiti
- – In sintesi? “Ci occorre uno spirito di santità che impregni tanto la solitudine quanto il servizio, tanto l’intimità quanto l’impegno evangelizzatore, così che ogni istante sia espressione di amore donato sotto lo sguardo del Signore”
- consonanze tra Papa Francesco e Don Orione -La Grazia d’esser nato povero Fra le grazie che il Signor mi ha fatto, ho avuto quella di essere nato povero. I miei hanno sempre lavorato per poter mangiare. Non ci mancò mai il pane: ma si faceva, una volta al giorno, la polenta; e, nelle invernate, c’era la polenta nel latte.( discorso del 21-I 1938) – Tempi eroici Quei tempi erano veramente eroici, tempi di fame e di estrema miseria; tanto che i ragazzi dell’Oratorio portavano qualche tozzo di pane per sfamare quel povero chierico. Allora era fiamma la vita del cuore, ed erano giorni grandi, giorni di fame, giorni di fede, e la fede era fiamma di carità e di amore a Dio. (da discorso 14 – X – 1939).
- leggi tutto in …– PAPA FRANCESCO GAUDETE ET EXSULTATE SINTESI E CONSONANZE ORIONINE
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DOMENICA 8 APRILE – FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA – S. FAUSTINA KOWALSKA
La fama della sua santità crebbe insieme alla diffusione del culto alla Divina Misericordia. Il 22 febbraio 1931 suor Faustina scriveva nel suo Diario: “LA SERA, STANDO NELLA MIA CELLA, VIDI IL SIGNORE GESÙ VESTITO DI UNA VESTE BIANCA: UNA MANO ALZATA PER BENEDIRE, MENTRE L’ALTRA TOCCAVA SUL PETTO LA VESTE, CHE IVI LEGGERMENTE SCOSTATA LASCIAVA USCIRE DUE GRANDI RAGGI, ROSSO L’UNO E L’ALTRO PALLIDO … GESÙ MI DISSE: “DIPINGI UN’ IMMAGINE SECONDO IL MODELLO CHE VEDI, CON SOTTO LA SCRITTA: GESÙ CONFIDO IN TE! DESIDERO CHE QUESTA IMMAGINE VENGA VENERATA NEL MONDO INTERO. PROMETTO CHE L’ANIMA CHE VENERERÀ QUEST’IMMAGINE NON PERIRÀ. VOGLIO CHE L’IMMAGINE VENGA SOLENNEMENTE BENEDETTA NELLA PRIMA DOMENICA DOPO PASQUA: QUESTA DOMENICA DEVE ESSERE LA FESTA DELLA MISERICORDIA.”
PAPA GIOVANNI PAOLO II SCRISSE UNA ENCICLICA: DIVES IN MISERICORDIA, interamente dedicata alla devozione appresa dall’umile suora polacca ed è stato lui che l’ha proclamata santa, il 30 aprile 2000. In quell’occasione il Papa ha stabilito per la prima volta la Festa della Divina Misericordia, da celebrarsi nella prima domenica dopo Pasqua.
OSTIA SANTA NOSTRA UNICA SPERANZA …Ultimo giorno dell’anno …pregando in cappella ….
- O Ostia Santa, in cui è contenuto il testamento della Divina Misericordia per noi e specialmente per i poveri peccatori.
- O Ostia Santa, in cui è contenuta la Misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo verso di noi, ma specialmente verso i poveri peccatori.
- O Ostia Santa, in cui è contenuto il prezzo infinito della Misericordia, che ripagherà tutti i nostri debiti, ma specialmente quelli dei poveri peccatori.
- O Ostia Santa, in cui è contenuta la medicina per tutte le nostre debolezze, che sgorga dalla Misericordia infinita come da una sorgente, per noi e specialmente per i poveri peccatori..
- O Ostia Santa, in cui sono contenuti tutti i sentimenti del Cuore dolcissimo di Gesù verso di noi e specialmente per i poveri peccatori.
- O Ostia Santa, nostra unica speranza in tutte le sofferenze e contrarietà della vita. … O Ostia Santa, nostra unica speranza fra le tenebre e le tempeste interiori ed esteriori.
- O Ostia Santa, nostra unica speranza in vita e nell’ora della morte. O Ostia Santa, nostra unica speranza fra gli insuccessi e nell’abisso della disperazione…. leggi tutto: 29 PANINOSB APRILE 2018 HO VISTO IL SIGNORE… I TESTIMONI DELLA RISURREZIONE
- DIO ETERNO, TI RINGRAZIO per i Tuoi innumerevoli benefici .Ogni battito del mio cuore sia un inno di ringraziamento per Te, o Dio. Ogni goccia del mio sangue circoli per Te, o Signore. La mia anima è tutta un cantico di ringraziamento alla Tua Misericordia.
- NONOSTANTE LA MIA GRANDE MISERIA, non ho paura di nulla, ma nutro la speranza di cantare in eterno il mio canto di lode. Nessun’anima dubiti, anche se fosse la più miserabile; finché è in vita, può diventare una grande santa, poiché grande è la potenza della grazia divina. Sta a noi non fare resistenza.
- MALGRADO IL DONO DI TANTE GRAZIE STRAORDINARIE scriveva nel Diario”: “Né le grazie, né le rivelazioni, né le estasi, né alcun altro dono ad essa elargito la rendono perfetta, ma l’unione intima della mia anima con Dio. I doni sono soltanto un ornamento dell’anima, ma non ne costituiscono la sostanza né la perfezione. La mia santità e perfezione consiste in una stretta unione della mia volontà con la volontà di Dio” (Diario p. 380).
- GIORNO DESIDERATO…O giorno eterno, giorno desiderato, ti attendo con nostalgia ed impazienza, tra non molto l’amore scioglierà i veli, tu diverrai la mia salvezza. Giorno stupendo, momento impareggiabile, in cui vedrò per la prima volta il mio Dio, lo Sposo della mia anima e il Signore dei Signori, sento che la mia anima non proverà timore. Giorno felice, giorno benedetto, nel quale il mio cuore arderà per Te di ardore eterno poiché fin d’ora Ti sento, sia pure attraverso i veli… Giorno che attendo da tutta la vita, ed attendo Te, Dio, poiché desidero soltanto Te. Solo Tu sei nel mio cuore, tutto il resto è nulla per me. Giorno di delizia, di eterne dolcezze, Dio di grande Maestà, mio Sposo, Tu sai che nulla soddisfa il cuore di una vergine. POSERÒ IL MIO CAPO SUL TUO DOLCE CUORE.
donalesiani@gmail.com www.donvincenzoalesiani.it
- Quel Giorno… Il giorno di Pasqua è il cuore della fede cristiana. La grande occasione per prendere coscienza delle meraviglie che Dio ha operato per noi nella morte e risurrezione di Gesù.
- Quel Giorno che ha cambiato la storia del mondo.
- Quel Giorno in cui si è verificato un duello cosmico tra morte e vita
- Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
- Quel Giorno in cui il nostro sole “impallidì” di fronte allo splendore divino del Sole di Giustizia apparso all’orizzonte dell’umanità. Sfolgora il Sole di Pasqua – risuona il cielo di canti, esulta di gioia la terra
- Ma che giorno era, “quel giorno”? Un giorno di Festa? Come il Sabato per gli Ebrei o la Domenica adesso per noi cristiani? No. Era il “Giorno dopo il Sabato”. Dunque il primo giorno di una comune settimana lavorativa… il nostro lunedì, per capirci. Proprio all’alba di quel giorno feriale, sorge e risplende il SOLE-GESÙ a dare luce, calore e senso alla nostra esistenza….
- “L’ABBIAMO RICONOSCIUTO NELLO SPEZZARE IL PANE.” – CLEOPA – Libera rielaborazione di Lc. 24
- Mi chiamo Cleopa. Ma tutti mi conoscono per “uno dei discepoli di Emmaus”. Si, eravamo in due. Sempre insieme. Fin da ragazzi. Insieme nei divertimenti e nella ricerca della fede. Ci recavamo ogni anno a Gerusalemme per le feste di Pasqua. E mentre ci avvicinavamo alla città, il cuore esultava di gioia al canto del salmo: “Quale gioia quando mi dissero andremo alla casa del Signore e ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme”! Un anno, siamo rimasti sorpresi al vedere la gente sconvolta dalla predicazione e dai gesti che compiva un certo Gesù di Nazaret. Fummo testimoni oculari della guarigione di un ragazzo nato cieco. Quando lo vedemmo esultare di gioia per il dono della vista, ci sembrò che anche a noi …si aprissero gli occhi. Decidemmo di seguire Gesù, unendoci a un gruppo di suoi discepoli. In quei giorni dalla sua bocca ascoltammo parole diverse e autorevoli. Il suo amore ai poveri e ai peccatori ci apriva il cuore alla speranza: “Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” La sua forza nel riprendere falsità ed incoerenze dei nostri capi, ci sorprese positivamente. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti… apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità” Ma questo coraggio segnò la sua condanna. Gli procurò nemici potenti. Fu arrestato e condotto davanti alle autorità. Un giudizio sommario di poche ore. E il profeta di Nazaret, su cui avevamo riposto grandi speranze, finì sul calvario. Crocifisso tra due malfattori. Tanti profeti, veri o falsi, avevano fatto la stessa fine. Ma Lui, no, non doveva andare a finire così. Ci era sembrato diverso da tutti. Anche nella sua morte di cui fummo spettatori impietriti. Ascoltammo parole mai uscite dalla bocca di un condannato: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Eppure lo vedemmo reclinare il capo. Come tutti. Una mortale tristezza ci avvolse l’anima. Vagammo a lungo, per due giorni. Senza meta e senza parola. Il giorno dopo il Sabato, di buon mattino, ci allontanammo dalla città, divenuta fredda e ostile.
“Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus” Camminavamo lentamente. Ogni tanto una sosta, come per concentrarci nei ricordi e farci domande senza risposta. “Conversavano di tutto quello che era accaduto” Ad un tratto, dietro di noi, un rumore di passi. Un pellegrino si avvicinava, affrettando l’andatura come per raggiungerci. “Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo” Il suo fare distinto e fraterno, ci predispose ad accoglierlo per compagno di viaggio. Vedendoci tristi, chiese, con discrezione, di poter condividere i nostri pensieri: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino” ? La domanda ci sorprese. Ci fermammo come di scatto. “Si fermarono, col volto triste” Di che cosa potevamo parlare? Da tre giorni non si parlava d’altro a Gerusalemme. Mi uscì spontaneo ribattere: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni”? Ed Egli, con sincerità a chiedere: “Che cosa?” Quel suo desiderio di sapere, ci offriva l’occasione di sfogarci un poco. E così cominciammo a raccontargli: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso” Parlare ci faceva bene. Ma il ricordo ci riconfermava nella cruda realtà: era finito tutto. “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute”. Sì, noi speravamo. Ora non più. Buio fitto all’orizzonte. Angoscia nell’anima ferita. Non speravamo più niente. Da nessuno. Tanto meno potevamo dar credito a voci diffuse quella mattina stessa: “alcune donne, delle nostre, recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo”. Voci di donne. Comprensibili nostalgie di creature un tempo affascinate dal Maestro e ora incapaci a rassegnarsi. Per noi, testimoni oculari del suo capo reclinato nella morte e del colpo di lancia del soldato, non c’era spazio per le illusioni. Era finito tutto. Per sempre. Un’ enorme pietra era stata rotolata davanti al sepolcro. Un macigno di dolore, ci pesava nell’anima. Ad un tratto, il nostro compagno si fermò in mezzo alla strada deserta. Fattosi solenne nel suo portamento e scuotendo il capo, in segno di fraterno rimprovero, ci apostrofò: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria”?. Lo fissammo sorpresi. Ci sembrò di riascoltare parole già udite. Simili a quelle che Gesù più volte ci aveva ripetuto: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”.Parole che, a dire il vero, non avevamo mai preso sul serio. La sofferenza non rientrava nei nostri calcoli. Volevamo, la gloria senza la croce, la vita senza la morte. Come tutti. Riprendendo il cammino, si mise a spiegarci: “Cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” Mentre parlava, la nostra mente si apriva poco a poco ad una comprensione nuova delle Scritture. E una pace profonda cominciava a inondarci: “ci ardeva il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture” Scendeva la sera quando giungemmo al villaggio di Emmaus. Non fu difficile trovare un luogo di ristoro e un alloggio per la notte. Il nostro compagno fece come se dovesse proseguire. Lo invitammo a restare con noi. Per prendere insieme un poco di ristoro dopo aver condiviso la fatica del viaggio e le pene del cuore. “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Accettò, di sedersi a tavola con noi, laggiù, in un angolo semibuio della modesta locanda. “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. Ricordo ogni dettaglio: il gesto degli occhi elevati al cielo, le stesse parole semplici e solenni di quell’ultima cena con Gesù là nel Cenacolo ornato a festa. La stessa atmosfera densa di mistero. Il Pane Benedetto…“Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”.Ma allora… “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. Fu un attimo solo. Che per noi ebbe il peso di un’eternità. Sì, era Lui. Risorto e seduto a tavola con noi. Un nodo di commozione ci serrò la gola. Lo guardammo senza riuscire a dire una parola. Ci sorrise. Le nostre mani si tesero verso di Lui. Invano. Non c’era più. “Ma lui sparì dalla loro vista”. Non ci fermammo un solo istante. Era scomparsa ogni stanchezza. “Partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme” Correvamo nella notte, trafelati e felici. Consapevoli, ora, della stoltezza di esserci allontanati dai fratelli proprio nel momento della prova, quando sarebbe stato necessario stare uniti e aiutarsi reciprocamente. Li ritrovammo radunati nella stessa sala: “Trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro e dicevano l’un l’altro: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” Ci accolsero gioia. Desiderosi di ascoltare quanto ci era successo. “Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”. Un’esperienza che ci ha segnato la vita e che raccontiamo volentieri ai fratelli. Non possiamo tacere quanto ci è successo. Non ci appartiene. E’ la speranza del mondo. “noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” Annunciamo sempre la stessa inaudita novità: “ GESÙ È RISORTO. LA MORTE È VINTA.
Siano rese grazie a Dio che ci dá la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”! Ora benediciamo anche la sua morte: così potrà capirci nella nostra ora suprema. Spesse volte, per riprendere coraggio nei momenti di prova, ci ripetiamo: “ABBIAMO MANGIATO E BEVUTO CON LUI DOPO LA SUA RISURREZIONE DAI MORTI” Cleopa, uno dei discepoli di Emmaus
METODO EMMAUS…CHE METODO “PASTORALE” HA USATO GESU’
- FARSI PROSSIMI: 4 verbi: si avvicinò – si fermarono tristi – di che state parlando?- Cosa è successo?
- LA PAROLA: concentra e unifica attorno a un nucleo portante di interessi – unifica le varie letture della realtà – unico punto di vista- con calore: ci ardeva il cuore in petto…
- LA CENA DEL SIGNORE: celebrazione della vicinanza di Dio nostro commensale: la Cena del Signore: convito e sacrificio – cfr Doc. Eucarestia –
- RITORNO ALLA COMUNITA’ per la condivisione e la missione
Parliamone insieme…
- In quali atteggiamenti dei due discepoli di Emmaus ti ritrovi?
- Essi hanno incontrato Gesù nel compagno di cammino, nella Parola, nella Eucarestia e nella comunità…
- … e noi dove possiamo incontrarlo oggi?
- SCAMBIAMOCI in semplicità qualche riflessione o meglio ancora qualche esperienza di vita…
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- DONNA, CHI CERCHI ? (Gv 20,1s) Erano due notti che non riuscivo a chiudere occhio. Mi tornavano alla mente tutti i particolari strazianti della crocifissione e morte di Gesù. E quelle sue ultime parole alla madre e a Giovanni: “ Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. La scena della spugna imbevuta di aceto e quel suo abbandono supremo nelle braccia del Padre:
- “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò. Per qualche momento noi donne, impietrite dal dolore, rimanemmo in un angolo, mentre alcuni discepoli calavano il corpo del Signore dalla croce. Pochi minuti per prepararlo ad una degna anche se affrettata sepoltura. Poi dovemmo allontanarci in fretta a motivo della Pasqua ebraica che stava iniziando. Ero tornata a casa con l’unico desiderio che passasse in fretta la festa per poter tornare a completare i servizi funebri al mio Signore. Ma quella notte sembrava interminabile. Non si faceva mai giorno. Mi rigiravo nel letto, pensando a Lui e pregando con le parole di un salmo a me caro: “ Nel mio giaciglio, di te mi ricordo; penso a te nelle veglie notturne…” (Sl.63) Erano parole confortanti, ma…Lui non c’era. Mi alzai di scatto dal letto e corsi, nella notte, in cerca di Lui.
- “ Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio…” Era davvero buio. Fuori e dentro di me. Gesù era morto. Lui, il sole della mia vita, tramontato per sempre. “…e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.” A quella vista rimasi sconvolta. Qualcuno aveva profanato la tomba di Gesù? Avevano rubato il suo corpo? Mi sentii terribilmente sola e impotente.
- Allora corsi a chiedere aiuto a Pietro e Giovanni: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” Si destarono di soprassalto. E corremmo di nuovo tutti e tre verso il sepolcro. Arrivò per primo Giovanni, il più giovane di noi, ma non entrò. Aspettò che arrivassimo anche Pietro ed io. Entrammo tutti e tre. Il cuore mi batteva forte, ma potei notare alcuni dettagli: ”le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”. Non erano stati certo dei ladri a rubare il corpo di Gesù… Non avrebbero lasciato tutto così in ordine… Nell’uscire dal sepolcro vidi Pietro che si batteva il petto, mentre Giovanni cadde in ginocchio e… “ vide e credette” Ad un tratto, però, guardandomi attorno, mi accorsi di essere rimasta nuovamente sola.
- ”I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa”. ……..
- LEGGI TUTTO IN ALLEGATO… 29 PANINOSB APRILE 2018 HO VISTO IL SIGNORE… I TESTIMONI DELLA RISURREZIONE
Parliamone insieme…
- In quali atteggiamenti dei due discepoli di Emmaus ti ritrovi?
- Essi hanno incontrato Gesù nel compagno di cammino, nella Parola, nella Eucarestia e nella comunità…
- … e noi dove possiamo incontrarlo oggi?
- SCAMBIAMOCI in semplicità qualche riflessione o meglio ancora qualche esperienza di vita…
INFO E PRENOTAZIONI donalesiani@gmail.com – https://www.donvincenzoalesiani.it
Amare Dio
(Soren Kierkegaard)
Fino a quando si ama il proprio amico, non si può ancora dire se si ama Dio; ma quando si ama il proprio nemico, allora sì che è chiaro che si ama Dio.
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona dell’Europa
Poesia Pentecoste 1942
“NON SAI DI DOVE VIENE E DOVE VA”
Chi sei, dolce luce che mi colmi
e illumini le tenebre del mio cuore ?
MI GUIDI COME LA MANO DI UNA MADRE,
e se mi lasciassi,
non potrei fare un solo passo di più.
Sei lo spazio
che avvolge il mio essere e lo mette al tuo riparo.
Se fosse abbandonato da te,
sprofonderebbe nell’abisso del non essere,
dal quale l’hai tratto per sollevarlo verso la luce.
TU, PIÙ VICINO A ME DI ME STESSA,
PIÙ INTIMO DELL’INTIMO DELLA MIA ANIMA,
e tuttavia inafferrabile e ineffabile,
al di sopra di ogni nome,
Spirito Santo, Amore eterno!
Non sei forse la dolce manna
che dal cuore del Figlio
trabocca nel mio cuore,
cibo degli angeli e dei beati ?
LUI CHE SI È RIALZATO DALLA MORTE ALLA VITA
HA SVEGLIATO ANCHE ME DAL SONNO DELLA MORTE PER UNA VITA NUOVA.
E giorno dopo giorno continua a darmi una vita nuova,
la cui pienezza, un giorno, mi inonderà interamente,
vita nata dalla tua vita, si, te stesso,
Spirito Santo, Vita eterna !
NELLA FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE …godiamoci questa sublime poesia di Dante
«VERGINE MADRE, FIGLIA DEL TUO FIGLIO,
UMILE E ALTA PIÙ CHE CREATURA,
TERMINE FISSO D’ETERNO CONSIGLIO,
TU SE’ COLEI CHE L’UMANA NATURA
NOBILITASTI SÌ, CHE ‘L SUO FATTORE
NON DISDEGNÒ DI FARSI SUA FATTURA.
NEL VENTRE TUO SI RACCESE L’AMORE
PER LO CUI CALDO NE L’ETERNA PACE
COSÌ È GERMINATO QUESTO FIORE.
QUI SE’ A NOI MERIDÏANA FACE
DI CARITATE, E GIUSO, INTRA I MORTALI,
SE’ DI SPERANZA FONTANA VIVACE.
DONNA, SE’ TANTO GRANDE E TANTO VALI,
CHE QUAL VUOL GRAZIA ED A TE NON RICORRE,
SUA DISÏANZA VUOL VOLAR SANZ’ALI.
LA TUA BENIGNITÀ NON PUR SOCCORRE
A CHI DOMANDA, MA MOLTE FÏATE
LIBERAMENTE AL DIMANDAR PRECORRE.
IN TE MISERICORDIA, IN TE PIETATE,
IN TE MANIFICIENZA, IN TE S’ADUNA
QUANTUNQUE IN CREATURA È DI BONTATE».
DALLE «CATECHESI» DI GERUSALEMME
Il pane del cielo e la bevanda di salvezza
Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo. E preso il calice rese grazie, e disse: Prendete e bevete; questo è il mio sangue (cfr. 1 Cor 11, 23). POICHÉ EGLI HA PROCLAMATO E DETTO DEL PANE: «QUESTO È IL MIO CORPO», CHI OSERÀ ANCORA DUBITARE? E POICHÉ EGLI HA AFFERMATO E DETTO: «QUESTO È IL MIO SANGUE», CHI MAI DUBITERÀ, AFFERMANDO CHE NON È IL SUO SANGUE?
Perciò riceviamoli con tutta certezza come corpo e sangue di Cristo. Nel segno del pane ti vien dato il corpo e nel segno del vino ti vien dato il sangue, perché, ricevendo il corpo e il sangue di Cristo, tu diventi concorporeo e consanguineo di Cristo. AVENDO RICEVUTO IN NOI IL SUO CORPO E IL SUO SANGUE, CI TRASFORMIAMO IN PORTATORI DI CRISTO, ANZI, SECONDO SAN PIETRO, DIVENTIAMO CONSORTI DELLA NATURA DIVINA.
Un giorno Cristo, disputando con i Giudei, disse: Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita (cfr. Gv 6, 53). E poiché quelli non capirono nel giusto senso spirituale le cose dette, se ne andarono via urtati, pensando che li esortasse a mangiare le carni.
C’erano anche nell’antica alleanza i pani dell’offerta, ma poiché appartenevano all’Antico Testamento, ebbero termine. NEL NUOVO TESTAMENTO C’È UN PANE CELESTE E UNA BEVANDA DI SALVEZZA, CHE SANTIFICANO L’ANIMA E IL CORPO. COME INFATTI IL PANE FA BENE AL CORPO, COSÌ ANCHE IL VERBO GIOVA IMMENSAMENTE ALL’ANIMA.
Perciò non guardare al pane e al vino eucaristici come se fossero semplici e comuni elementi. Sono il corpo e il sangue di Cristo, secondo l’affermazione del Signore. Anche se i sensi ti fanno dubitare, la fede deve renderti certo e sicuro.
BENE ISTRUITO SU QUESTE COSE E ANIMATO DA SALDISSIMA FEDE, CREDI CHE QUANTO SEMBRA PANE, PANE NON È, ANCHE SE AL GUSTO È TALE, MA CORPO DI CRISTO. CREDI CHE QUANTO SEMBRA VINO, VINO NON È, ANCHE SE COSÌ SI PRESENTA AL PALATO, MA SANGUE DI CRISTO. Di queste divine realtà già in antico Davide diceva nei Salmi: «Il pane che sostiene il suo vigore e l’olio che fa brillare il suo volto» (Sal 103, 15). Ebbene, sostieni la tua anima, prendendo quel pane come pane spirituale, e fa’ brillare il volto della tua anima.
Voglia il cielo che con la faccia illuminata da una coscienza pura, contempli la gloria del Signore come in uno specchio, e proceda di gloria in gloria, in Cristo Gesù, Signore nostro. A lui onore, potestà e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Edward Schillebeeckx
Alla mia età, dopo lunga e laboriosa ricerca, che non è ancora terminata, vorrei dire sommessamente che la bontà di Dio ha l’ultima parola nella nostra vita, la quale è di fatto un miscuglio di senso e di non senso,
di salvezza e non salvezza, di disperazione e speranza.
E’ seguendo il modo di vivere di Gesù per gli uomini, sanzionato da Dio, che noi abbiamo il senso della nostra esistenza.
Il Dio che ci trascende è un Dio umano, un Dio che ama gli uomini, che si preoccupa della loro storia.
L’umanità di Dio si incontra con l’umanità degli uomini e la eleva.
L’ASSOLUZIONE DEL LADRONE
(Ambrogio di Milano)
“Questo è il vero giorno di Dio,
radioso di santa luce
nel quale il sangue divino
lavò i turpi peccati del mondo,
ridando fiducia ai peccatori,
iluminando la vista dei ciechi.
Chi non libera dal grave timore
l’assoluzione del ladrone
il quale, con un breve atto di fede conquistò Gesù,
mutando la croce in premio, e, con celere passo,
precedette i giusti nel regno di Dio?
Persino gli angeli rimangono stupiti
davanti a quest’opera,
osservando il supplizio del corpo
e vedendo il peccatore,
con la sua adesione a Cristo,
conquistare la vita beata”.
PRIMAVERA – (Alceo, lirico greco)
Già sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si LIBERA azzurra fredda l’acqua
e la vite fiorisce
e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.
NOSTALGIA DEI VALORI…
(Antoine de Saint-Exupéry)
Se vuoi costruire una nave non chiamare la gente che procura il legno, che prepara gli attrezzi necessari, non distribuire compiti, non organizzare il lavoro.
Prima invece SVEGLIA NEGLI UOMINI LA NOSTALGIA DEL MARE LONTANO E SCONFINATO.
Appena si sarà svegliata in loro questa sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave.
Non ho mai letto qualcosa di così emozionante su Gesù così riassunto e preciso.
Questo è il CURRICULUM di un grande dottore, amico mio per quando ne avevo bisogno.
nome:* GESÙ CRISTO *
laurea:* FIGLIO DI DIO *
master:* RE DEI RE *
dottorato di ricerca:* PROPRIETARIO DELL’UNIVERSO *
Aiuto medico:* Lo Spirito Santo *
La sua esperienza: * CAUSE E CASI IMPOSSIBILI *
il servizio:* 24 ORE *
La sua specialità: * OPERARE MIRACOLI *
Il suo strumento:* LA FEDE *
Il suo favore:* LA GRAZIA *
Il libro:* LA BIBBIA *
Malattie che cura:* TUTTE *
Prezzo del trattamento:* LA TUA FIDUCIA IN LUI
La sua garanzia: * ASSOLUTA *
ufficio:IL TUO CUORE
Che questo dottore ti visiti oggi In chimica, trasformò l’acqua in vino; (Giovanni 2: 1-11)
In biologia, è nato senza la normale concezione.(Matteo 1-18 e 25)
In fisica, ha negato la legge di gravità, quando ha camminato sulle acque e salì nei cieli.
(Marco 6:49 e 16:19)
In economia, ha confutato la legge della matematica nutrendo 5000 persone con solo cinque pani e due pesci. e continuo a fare 12 cesti pieni.(Matteo 14: 17-20)
In medicina, ha guarito i malati e i ciechi senza prescrivere alcuna dose di farmaci.
(Matteo 9: 19-22 e Giovanni 9: 1-15)
La storia è contata prima di Lui e dopo di lui, Egli è il PRINCIPIO e la FINE;
Era chiamato Meraviglioso, Consigliere, Principe della Pace, Re dei Re e Signore dei Signori
(Isaia 9-6)
La Bibbia dice che nessuno viene al Padre se non per mezzo di Lui; Lui è l’unico modo; (Giovanni 14: 6)
Quindi …Chi è lui? Lui è GESÙ !!!
Gli occhi che leggono questo messaggio non temeranno alcun male.
La mano che invia questo messaggio non funzionerà invano.
Il più grande uomo della storia: * GESÙ *
✔ Non aveva servitori, eppure lo chiamavano Signore
✔ Non aveva alcun grado di studio, eppure lo chiamavano Maestro.
✔ Non avevo medicine, ma sono stato chiamato un dottore.
✔ Non aveva un esercito, ma i re lo temevano.
✔ Non ha vinto le battaglie militari, eppure ha conquistato il mondo
✔ Non ha commesso alcun crimine, eppure è stato crocifisso
✔ È stato sepolto in una tomba, eppure è stato resuscitato (ed è ora vivente).
Mi sento onorato di servire questo leader che ci ama tanto, così tanto che ha offerto la propria vita per dare vita a ciascuno di noi.
MA COME SI VIVE SENZA SPERANZA? IL NODO DELLA STORIA IN UNA PIETRA ROVESCIATA Venerdì 30 marzo 2018
Caro Avvenire, ebbene sì, immaginiamoci che non sia vero niente, che non ci sia stata nessuna Resurrezione. È stato, tutto un inganno dei seguaci di Gesù. Cancelliamo tutto, i suoi insegnamenti, i suoi miracoli, sua mamma Maria, Giuseppe, duemila anni di storia di santi, di martiri, di persone che hanno dato la vita per una cosa falsa. Ebbene abbiamo cancellato tutto, veramente tutto… E allora, cosa ci rimane? Mangiare, bere, sesso, andare a spasso, lavorare (quelli che hanno un lavoro, o che non sono già in pensione). Francamente queste cose a me non bastano: non riuscirei a vivere senza una speranza. Vivere senza sperare che le sofferenze della vita abbiano uno scopo, senza sperare che, dopo, potrò rivedere tutte le persone che ho conosciuto e che mi hanno solamente preceduto nel “per sempre”. COME SI PUÒ VIVERE, PENSANDO CHE TUTTO AVRÀ FINE? Io, più invecchio più divento felice, perché si avvicina l’ora del ritorno a casa. Gesù poco prima di morire ha detto che sarebbe andato a prepararci un posto, perché almeno non provare a credergli! Perché continuare a vivere angosciati, in attesa della fine. SE QUALCUNO RIESCE A DIRMI CHE VANTAGGIO C’È A VIVERE SENZA SPERANZA, ME LO DICA PER FAVORE. Buona pasqua. Francesco -Verona
Immaginiamoci, d’accordo: che questi giorni, di cui i cristiani fanno memoria siano solo una leggenda. Mettiamo per un istante che quel Gesù non fosse colui che affermava di essere, ma semplicemente un uomo, inseguito dalla vana adorazione dei suoi seguaci. Che, dunque, sia morto su una croce e non sia mai risorto, non sia mai tornato vittorioso dalla notte del Sabato. Poniamo che tutti coloro che nei secoli lo hanno seguito, santi, martiri, o anche poveri peccatori come noi, si siano illusi. Un gigantesco abbaglio nel cuore della storia. Mettiamo che sia così. Cosa ci resta? Mangiare, bere, lavorare, divertirsi, dice il signor Tomelleri. Far passare il tempo – magari anche nel migliore dei possibili modi: faticando, volendo bene al prossimo, cercando di aiutarlo. Oppure semplicemente ammazzandolo, il tempo, inanellando sempre nuovi obiettivi al nostro Io, cercando sempre diversi appagamenti. In ogni caso alla fine quel tempo, come una divinità cieca, vincerebbe: quando l’estrema vecchiaia fa piegare la testa, o un male improvviso ferma il cuore, SE LA RESURREZIONE DI CRISTO È SOLO UNA LEGGENDA E NOI MORIAMO ASSIEME AL NOSTRO POVERO CORPO, COSA RESTA? Il ricordo di noi in chi ci ha conosciuto, finché chi ci ha conosciuto vive; nobili e ardite opere, magari, destinate quasi inevitabilmente a invecchiare; «NON RIUSCIREI A VIVERE SENZA UNA SPERANZA», afferma il lettore, e si chiede: «Come si può vivere, pensando che tutto avrà fine?». È una domanda che sta sospesa nell’aria di questi giorni di Pasqua, forse da molti inascoltata, e però cruciale. Come si fa, a vivere pensando di venire dal nulla, figlio di nessuno, come si fa a vivere pensando che i tuoi figli, che ami, siano destinati a scomparire per sempre, se appena, in una curva, un Tir sull’autostrada sbanda? È una domanda che spesso mi faccio, pensando a quanti sembrano del tutto indifferenti a quei tre giorni di martirio e tradimento e Croce, e di morte, e di sepolcro. COME SI FA A NON LASCIARSI SOPRAFFARE DALLA DISPERAZIONE, SE QUELLA PIETRA NON È ROTOLATA, SE LA PROMESSA DI CRISTO È SOLO UN INGANNO? Magari, finché si è giovani e sani, è possibile non porsi il problema. Ma poi, nell’ora delle prove, degli abbandoni, dei lutti? E infatti, CON LA VECCHIAIA, SPESSO ANCHE NEI PIÙ LONTANI QUELLA DOMANDA BUSSA ALLA PORTA. C’È CHI SORRIDE, DI QUESTI TARDIVI PENSAMENTI E RIPENSAMENTI. MA È SOLO UMANO CERCARE INFINE, MAGARI A TENTONI, IL LEMBO DI UNA SPERANZA. O forse tutto il tempo che ci è dato, gli anni, le delusioni, il passo malfermo, servono proprio a suscitare di nuovo in noi quella domanda? Che non moriamo per sempre, che non muoia per sempre chi amiamo, che la vita non finisca nel nulla. E PERCHÉ SIA COSÌ, occorre che quel giorno a Gerusalemme sia andata come veramente è andata, come le donne prime testimoni e gli evangelisti, ancora colmi di stupore, hanno tramandato. come hanno creduto e detto con la loro vita i santi e i martiri, e milioni di sconosciuti cristiani. IL NODO DELLA STORIA È IN UNA PIETRA DI TOMBA OPACA, MASSICCIA, NEL SILENZIO DI UNA NOTTE… ROVESCIATA.
AFFIDIAMOCI, CARI AMICI ,A MARIA, MADRE DEL SABATO SANTO.
Quando tutto è silenzio
e il mondo intero sta attonito
dinanzi alla morte del Redentore del mondo,
resti Tu, Maria a credere, sperare e amare.
Ottienici, Madre del Sabato Santo,
di vivere con fede il nostro pellegrinaggio
nel lungo sabato del tempo,
per preparare con Te la nostra PASQUA
e raggiungere con Te il Figlio Tuo
nella domenica senza tramonto
della vita che non avrà più fine. Amen. (B. Forte, Arcivescovo)
BUONA PASQUA DI RESURREZIONE A TUTTI.
Spezzoni presi DA UN’ANTICA OMELIA SUL SABATO SANTO
«Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani!
Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, USCIAMO DI QUI!
Tu in me e io in te SIAMO infatti UN’UNICA E INDIVISA NATURA”.
Sorgi, ALLONTANIAMOCI DI QUI!
Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino..
…ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono.
…la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è PREPARATO PER TE DAI SECOLI ETERNI IL REGNO DEI CIELI».
Penso agli ULTIMI, EMARGINATI INGHIOTTITI DALLE INGIUSTIZIE UMANE FEROCI E DISINVOLTE.
Peccato che l’uomo non abbia inventato il “metal-detector” che riveli “questo genere di arma fatale!
L’ha inventato Gesù, il “metal-detector coscienza”.
In questa Pasqua di Resurrezione auguro a me e a tutti, di gettare via tutte quelle armi che ammazzano la dignità e la vera identità delle persone diverse, perché se Gesù ama gli ultimi, chi siamo noi per scartarli come spazzatura?!
Grazie Gesù di esserti lasciato sfigurare per AMORE!
GRAZIE AL NOSTRO VESCOVO ARMANDO PER QUESTO BEL MESSAGGIO PASQUALE
LO SCANDALO DELLA CROCE
Il respiro di Pasqua Messaggio del Vescovo alle città della Diocesi
E’ ancora attuale e degno di proclamazione, anche al mondo laico, il “supplizio più crudele e orrendo” ? (Cicerone); si può annunciare a tutti gli uomini e donne di buon senso la notizia di Pasqua “che la morte non ci tiene più in pugno”, che la morte non avvolge più la vita, è svuotata del suo potere?
La croce supera la misura umana e la supera sia in basso che in alto. Sulla croce l’uomo è umiliato, negato, ridotto a oggetto, privato della dignità, ridotto a una condizione sub-umana; nello stesso tempo è l’atto con cui Dio stesso scende nelle profondità, nelle condizioni di disperazione, di angoscia, di morte per mostrare che non vi è più, per nessun uomo, cielo chiuso
Gesù il risorto chiede di uscire dalle tombe del fatalismo, del tradizionalismo, del si è fatto sempre così, dell’indifferenza, del pessimismo. Celebrare l’uomo redento, capace riemergere dalla sabbie mobili inghiottiscono la dignità. Capacità di udire il grido di aiuto silenzioso di chi non ha più voce.
Spegniamo la tentazione che la Pasqua significhi cercare e trovare consolazioni in processioni, incensi e devozioni. Annunciare Cristo risorto significa condividere – servire l’umanità sofferente nel corpo e nello spirito aiutando a risollevarsi dalla tante cadute, dalle ingiustizie subite, dalle umiliazioni patite.,
Si ha la sensazione dello sgretolarsi di una società che perde il gusto di essere umana, vera, autentica, trasparente: incapace di soffrire e offrire, di gioire ed esultare.
Si sente il bisogno di comunione, di spirito di responsabilità; si scorgono persone piatte, grigie, tiepide.
E’ triste constatare che anche le più alte strutture di servizio siano invece giungle di potere. Dio è in lacrime finché una sola persona non ha trovato la sua dignità.
Giovani è tempo di “pensare con la propria testa”. Siamo in una società che sempre più violenta le coscienze, suscita bisogni inutili, se non anche dannosi.
In passato i giovani – non solo i cattolici – hanno coltivato nel cuore ideali alti. Occorre ribellarsi a questa ‘anestesia‘ della coscienza, a questa droga del pensare, chinando il capo ai potenti; osate il coraggio di rifiutare di salire sul carro dei vincitori.
Non vendete la vostra coscienza, non abdicate dalla vostra libertà e non mettete sul mercato la vostra dignità, perché diversamente tradireste voi stessi.
Laici o cattolici, giovani-adulti, rimettetevi in cammino per il bene dell’Italia. Oggi, non domani con dei compiti essenziali: la dignità umana incalpestabile e la cura dei poveri; poniamoci con l’atteggiamento dell’apertura nei confronti dell’altro, senza pregiudizio, senza chiusure, rompendo quelle barriere mentali costruite negli anni. Occorre trovare il coraggio intellettuale, morale e politico di rimettersi in cammino.
C’è una Italia da ricucire. C’è un paese socialmente diviso che va rammendato con cura e amore, senza ricorrere a scorciatoie e compromessi di basso cabotaggio, ma con una visione ampia, grande, condivisa.
Non emulate le ambizioni politiche, ma i bisogni fondamentali della gente a partire da quanti sono più in difficoltà. Non scartate l’impegno politico, preparatevi con onestà, parlate con cognizione e saggezza.
Siamo preoccupati tutti, perché tutti vogliamo che si ritrovino soluzioni che vadano veramente a favore del disagio di molti. La mediazione, quando è finalizzata al proseguimento del bene comune, è sempre positiva e auspicabile, il dialogo tra diverse forze politiche e sociali deve sempre essere ricercato; mai rimanere in posizioni di contrasto aprioristico, strumentale e sterile.
Mettiamo sempre la giustizia al primo posto, combattiamo la corruzione, le raccomandazioni, la sopraffazione del più forte e del più potente, rifuggiamo dai privilegi di alcuni a scapito di altri, perseguiamo un’etica personale e collettiva improntata alla lealtà e al rispetto reciproco.
Sappiamo usare sempre linguaggi positivi, inclusivi non pessimisti; mai indurre alla rassegnazione e allo sconforto, al contrasto tra persone diverse, tra generazioni, tra culture disomogenee.
Adottiamo un linguaggio di speranza, di fiducia nel futuro, nel cambiamento verso condizioni migliori, dedicando uno spazio congruo all’ascolto gratuito e senza riserve, alla presa in carico di ogni diversa situazione personale e collettiva.
Sento, nel pensiero comune, la paura del futuro, quella legata al tasso di disoccupazione dei giovani e all’impoverimento delle famiglie; la paura del diverso che troppo spesso trova negli immigrati un capro espiatorio.
Sono tutte sindromi di quella “notte invernale”, di cui parla il Cardinale Presidente Bassetti, che impedisce lo slancio della primavera e che in politica assume la forma di una “disaffezione profonda e diffusa che investe l’inadeguatezza della politica tradizionale”.
Il DISAGIO, alla lunga, diventa “risentimento, litigiosità, rabbia sociale”, senza contare il vento gelido della “violenza intellettuale che si scatena sistematicamente sulle donne, vento di ignoranza, immaturità e presunzione di possesso.
L’augurio.
Ognuno di noi può trovarsi sotto un macigno: una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima, che ci impedisce di respirare, di vedere la luce… E’ la pietra della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del ‘fallimento’. Facciamo rotolare via lontano da noi questo peso e iniziamo una vita nuova.
Essere nuovi: è un bisogno e un impegno per tutti.
Buona Pasqua.
Dalla residenza vescovile
Fano li 30 marzo 2018
+ Armando vescovo
Alice Claire Mansfield
“Santa Maria, Madre di Dio, che hai conservato tutte le cose meditandole nel tuo cuore, insegnaci il profondo silenzio interiore, che ha avvolto tutta la tua vita.
Il silenzio dell’Annunciazione, di fede, missione ed obbedienza,
il silenzio della Visitazione, di umiltà, di servizio e lode;
il silenzio di Betlemme, della nascita, incarnazione e meraviglia;
il silenzio della fuga in Egitto, di perseveranza, speranza e fede;
il silenzio di Nazareth, di semplicità, intimità e comunione;
il silenzio del Calvario, di coraggio, morte ed abbandono;
il silenzio della Pasqua, di resurrezione, giubilo e gloria;
il silenzio dell’Ascensione, di realizzazione, trasformazione e nuova creazione;
il silenzio della Pentecoste, di pace, potenza ed amore.”
LA FORZA DEL SANGUE DI CRISTO
S. Giovanni Crisostomo, vescovo
Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s’avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: NE USCÌ ACQUA E SANGUE. L’UNA SIMBOLO DEL BATTESIMO, L’ALTRO DELL’EUCARISTIA. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo per mezzo del Battesimo e dell’Eucaristia. E i simboli del Battesimo e dell’Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva. Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, COSÌ CRISTO CI HA DONATO L’ACQUA E IL SANGUE DAL SUO COSTATO PER FORMARE LA CHIESA. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l’acqua durante il sonno della sua morte. Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. PER IL SUO SANGUE NASCIAMO, CON IL SUO SANGUE ALIMENTIAMO LA NOSTRA VITA. COME LA DONNA NUTRE IL FIGLIO COL PROPRIO LATTE, COSÌ IL CRISTO NUTRE COSTANTEMENTE COL SUO SANGUE COLORO CHE HA RIGENERATO.
” LA RELIQUIA DELLA PASSIONE”
Medeleine DELBREL diceva a GESU’ :
” SE DOVESSI SCEGLIERE UNA RELIQUIA
DELLA TUA PASSIONE,
PRENDEREI PROPRIO QUEL CATINO
COLMO D’ACQUA SPORCA.
GIRARE IL MONDO CON QUEL RECIPIENTE E
AD OGNI PIEDE CINGERMI DELL’ASCIUGATOIO.
E CURVARMI GIU’ IN BASSO,
NON ALZARE MAI LA TESTA OLTRE IL POLPACCIO,
PER NON DISTINGUERE I NEMICI DAGLI AMICI.
E LAVARE I PIEDI DEL VACABONDO,
DELL’ATEO, DEL DOGRATO,
DEL CARCERATO, DELL’OMICIDA,
DI CHI NON MI SALUTA PIU’.
PER CUI NON PREGO MAI.
IN SILENZIO, FINCHE’ TUTTI ABBIANO SCOPERTO.
NEL MIO , IL TUO AMORE.
MANDACI, O DIO, DEI FOLLI,
QUELLI CHE SI IMPEGNANO A FONDO,
CHE AMANO SINCERAMENTE, NON A PAROLE.
E CHE VERAMENTE
SANNO SACRIFICARSI
FINO ALLA FINE.
NELLA MIA COMUNITA’, SIGNORE,
AIUTAMI AD AMARE,
AD ESSERE COME IL FILO DI UN VESTITO.
IL FILO TIENE INSIEME
I VARI PEZZI
E NESSUNO LO VEDE
SE NON IL SARTO
CHE CE L’HA MESSO.
TU, SIGNORE,
SARTO DELLA COMUNITA’,
RENDIMI CAPACE DI
STARE NEL MONDO
SERVENDO CON UMILTA’
PERCHE’
SE IL FILO SI VEDE
TUTTO E’ RIUSCITO MALE.
RENDIMI AMORE IN QUESTA TUA CHIESA,
PERCHE’ E’ L’AMORE
CHE TIENE INSIEME I VARI PEZZI”
( A cura di Don FERRUCCIO)
L’AGNELLO IMMOLATO
CI STRAPPÒ DALLA MORTE
Melitone di Sardi, vescovo
Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, «al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen» (Gal 1, 5, ecc.). Egli scese dai cieli sulla terra per l’umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. PRESE SU DI SÉ LE SOFFERENZE DELL’UOMO SOFFERENTE ATTRAVERSO IL CORPO SOGGETTO ALLA SOFFERENZA, E DISTRUSSE LE PASSIONI DELLA CARNE. CON LO SPIRITO IMMORTALE DISTRUSSE LA MORTE OMICIDA.
Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
EGLI È COLUI CHE PRESE SU DI SÉ LE SOFFERENZE DI TUTTI. EGLI È COLUI CHE FU UCCISO IN ABELE, E IN ISACCO FU LEGATO AI PIEDI. ANDÒ PELLEGRINANDO IN GIACOBBE, E IN GIUSEPPE FU VENDUTO. FU ESPOSTO SULLE ACQUE IN MOSÈ, E NELL’AGNELLO FU SGOZZATO. Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. EGLI È L’AGNELLO CHE NON APRE BOCCA, EGLI È L’AGNELLO UCCISO, EGLI È NATO DA MARIA, AGNELLA SENZA MACCHIA. Egli fu preso dal gregge, condotto all’uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione. Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l’umanità dal profondo del sepolcro.
Vorrei condividere la MERAVIGLIOSA POESIA di Jorge Borges, dedicata a Fabrizio Frizzi:
AMICIZIA
Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita,
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,
però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita,
mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore,
però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico,
in quel momento sei apparso tu…
Non sei né sopra né sotto né in mezzo, non sei né in testa né alla fine della lista.
Non sei né il numero uno né il numero finale e tanto meno ho la pretesa
di essere io il primo, il secondo o il terzo della tua lista.
Basta che tu mi voglia come amico.
Poi ho capito che siamo veramente amici.
Ho fatto quello che farebbe qualsiasi amico:
ho pregato e ho ringraziato Dio per te.
Grazie per essermi amico.
Mi colpisce tanto “QUEL GIORNO” in cui si è “VERIFICATO UN DUELLO COSMICO TRA MORTE E VITA”.
Che Morte e Vita SI SIANO AFFRONTATE in un PRODIGIOSO duello.
Che IL SIGNORE DELLA VITA era morto..
Che Quel Giorno il nostro sole “impallidì” di fronte allo splendore divino del Sole di Giustizia.
Che fosse il “Giorno dopo il Sabato”. Dunque il primo giorno di una comune settimana lavorativa… il nostro lunedì, per capirci”. Proprio all’alba di quel giorno feriale, sorge e risplende il SOLE-GESÙ a dare LUCE, CALORE e SENSO alla nostra esistenza….
Tutto questo che RISPONDE ALLA GRANDE DOMANDA, non ho parole mie da aggiungere a questa completezza misteriosa che supera i criteri umani, e ogni ragionamento lo frantuma sciogliendolo nella trascendenza della ragionevolezza della fede.
GRAZIE DI QUESTE PAROLE CHE BUCANO IL CIELO
Dimmi o Madre quando capisti il disegno di questo progetto di Dio su di te, quando capisti che era necessario tutto il dolore di questo tuo figlio? Quel tuo bimbo che ti crebbe nel grembo; che nel tuo grembo si nutriva di te mentre lui ti nutriva di Dio, era un’offerta pura e santa per il mondo e tu, come Abramo, lo donasti, si come lui chinasti il capo e ancora una volta dicesti: Sia! Come hai potuto credere necessario che le sue mani, quelle stesse che da bambino ti cercavano per trovare aiuto, venissero trafitte? Quei chiodi si infissero nella sua carne ed essa era la tua, tua quella carne offesa, oltraggiata, denudata, tua; e sebbene lui, tuo figlio non volle infrangere di te nulla, intatta ti scelse perché la purezza non può infrangere nulla, perché la grazia non può violare nulla, eppure in lui, ora, vieni profanata nella sua carne. Era necessario, lo capisti quel giorno in cui i tuoi parenti ti trascinarono davanti a lui per distoglierlo dalla sua missione; -Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Lui disse e tu, capisti che non era più per te quel figlio, ma per il mondo. Tu in quel progetto eri l’obbediente ai disegni del Padre, ti stava esaltando e non capirono, ma tu si, tu capisti che era il tempo e da lontano lo seguisti perché il tuo cuore umano di madre non gli impedisse di fare la volontà del Padre Suo.
È necessario che infranga tutti gli schemi mentali e umani, oltre, bisogna andare oltre, nella volontà di Dio che supera ogni disegno umano, ogni legame umano, che varca le soglie della logica e apre alle prospettive del cielo. E tu, o madre, accogliesti questo mistero e capisti che non era più solo tuo quel figlio, ma anche tu non eri più tua, inserita in questo progetto eri donata in lui per il mondo. Ed infatti è questo che ti mise nel grembo, il mondo! Donna, ecco tuo figlio! Eri donata, eri versata, eri ampliata, come una tenda di nomadi il tuo cuore, si lasciò ampliare a destra e a sinistra, per contenere tutti. Tutti ti versava nel grembo, e nel momento in cui lui con quell’urlo immane partoriva la chiesa, tu la partoristi con lui, si la partoristi con lui, poiché lui era la tua carne e tu in lui partoristi noi. Era questo ciò che ti lasciava, il mondo, da amare e allevare nel suo nome. Con quanti nomi ti hanno cantata coloro che ti amano o Madre, ma quello che più ti onora è: Addolorata, non perché soffristi la morte senza morire, no, perché ricevesti la vita nuova e la vita, lo sai bene o madre, nasce nel dolore del parto, e se nel primo parto non vi fu dolore ma gioia, ora è il Parto Escatologico, è il parto vero e totale. Ora più che mai Madre di Dio e questo Dio ti è figlio e lui, il figlio, ti versa nel grembo la sua vita ed è il discepolo che ti diventa figlio. Non è un’umiliazione, no, non è così, è un’esaltazione, è una glorificazione perché ora sei Madre di tutti i popoli, come Abramo divenne padre di una moltitudine immensa, ora anche tu, dopo aver dato in olocausto tuo figlio, diventi madre di una moltitudine immensa. Ad Abramo Dio impedì quel sacrificio perché esso si realizzava in te, si tu discendente d’Abramo avevi il vero e solo Agnello dell’olocausto.
Donami tuo figlio, il tuo unico figlio! Offrimelo in olocausto, va sul monte e lì offrimelo.
Il figlio della gioia, del gaudio, il figlio dell’annuncio, della promessa.
Lui, ti preparò al mistero del dono e nella morte di lui ricevesti la vera vita. Te lo deposero tra le braccia, come un bimbo appena nato, e il tuo grembo fertile lo accolse in un abbraccio d’amore immenso poiché vedesti in lui tutti noi che venivamo alla vita.
Si, fu necessario!
Si, è necessario!
Non nella nuda terra, ma tra le tue braccia lo deposero, lo avvolgesti con panni candidi intessuti sul telaio dei giorni, sulla trama dei si sciorinati lungo il tempo con lui.
Sia! Quante volte lo hai detto o madre quel sì?
Fino alla consumazione, non potevi non dirlo perché non eri più tua ma, sua, e lo amasti più di te stessa e lo offristi oltre te stessa,
Sia! Ora e sempre, Sia!
Come Maria voglio imparare a compiere la volontà di Dio, come Gesù voglio fare la volontà del Padre, come coloro che amano Dio voglio attendere ancora il Giorno Nuovo, ora e sempre Sia!
Buona Pasqua a tutti nel Signore