Cari amici,  

Il mese di Novembre dedicato al ricordo dei defunti,                            ci offre  l’opportunità di riflettere sulla speranza cristianaEssa è tutta fondata sulla  roccia di GESÙ MORTO E RISORTO PER NOI

 

DOMENICA 26 NOVEMBRE – FESTA DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO

  • VISIONE DEL FIGLIO DELL’UOMO NELLA SUA POTENZA Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni, apostolo
  • Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba. Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d’oro e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi (Dn 7, 13; 10, 16) e cinto al petto con una fascia d’oro (Dn 10, 15). I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve (Dn 7, 9). Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente (Dn 10, 6; Ez 1, 7. 13), purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque (Ez 43, 2). Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.
  •    APPENA LO VIDI, CADDI AI SUOI PIEDI COME MORTO. MA EGLI, POSANDO SU DI ME LA DESTRA, MI DISSE: NON TEMERE! IO SONO IL PRIMO E L’ULTIMO E IL VIVENTE. IO ERO MORTO, MA ORA VIVO PER SEMPRE E HO POTERE SOPRA LA MORTE E SOPRA GLI INFERI. AL VINCITORE CHE PERSEVERA SINO ALLA FINE NELLE MIE OPERE, DARÒ AUTORITÀ SOPRA LE NAZIONI;   
  •  ECCO, STO ALLA PORTA E BUSSO. SE QUALCUNO ASCOLTA LA MIA VOCE E MI APRE LA PORTA, IO VERRÒ DA LUI, CENERÒ CON LUI ED EGLI CON ME. IL VINCITORE LO FARÒ SEDERE PRESSO DI ME, SUL MIO TRONO, COME IO HO VINTO E MI SONO ASSISO PRESSO IL PADRE MIO SUL SUO TRONO.
  • VENGA IL TUO REGNO-  Da «La preghiera» di Origène, sacerdote
       Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; IL REGNO DI DIO È IN MEZZO A NOI (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. DIO REGNA NELL’ANIMA DEI SANTI ED ESSI OBBEDISCONO ALLE LEGGI SPIRITUALI DI DIO CHE IN ESSI ABITA. COSÌ L’ANIMA DEL SANTO DIVENTA PROPRIO COME UNA CITTÀ BEN GOVERNATA. NELL’ANIMA DEI GIUSTI È PRESENTE IL PADRE E COL PADRE ANCHE CRISTO, SECONDO QUELL’AFFERMAZIONE: «VERREMO A LUI E PRENDEREMO DIMORA PRESSO DI LUI» (GV 14, 23).
         DICIAMO AL NOSTRO PADRE CHE È IN CIELO: «SIA SANTIFICATO IL TUO NOME; VENGA IL TUO REGNO» (Mt 6, 9-10). RICORDIAMO CHE IL REGNO DI DIO NON PUÒ ACCORDARSI CON IL REGNO DEL PECCATO, COME NON VI È RAPPORTO TRA LA GIUSTIZIA E L’INIQUITÀ NÉ UNIONE TRA LA LUCE E LE TENEBRE (cfr. 2 Cor 6, 14-15).
        Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre membra che appartengono alla terra (cfr. Col 3, 5). FACCIAMO FRUTTI NELLO SPIRITO, PERCHÉ DIO POSSA DIMORARE IN NOI COME IN UN PARADISO SPIRITUALE. REGNI IN NOI SOLO DIO PADRE COL SUO CRISTO. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Allora, alla fine, «l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte» (1 Cor 15, 26). ALLORA CRISTO POTRÀ DIRE ANCHE DENTRO DI NOI: «DOV’È, O MORTE, LA TUA VITTORIA? DOV’È, O MORTE, IL TUO PUNGIGLIONE?» (1 COR 15, 55; CFR. OS 13, 14).  COSÌ REGNANDO DIO IN NOI, POSSIAMO GIÀ GODERE DEI BENI DELLA RIGENERAZIONE E DELLA RISURREZIONE. LEGGI TUTTO IN COMMENTI…

DOMENICA 19 NOVEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

GESU’ NEL VANGELO DI MATTEO C. 25   «Quando il Figlio dell’uomo verrà nel suo splendore, insieme con gli angeli, si siederà sul suo trono glorioso.  Tutti i popoli della terra saranno riuniti di fronte a lui ed egli li separerà in due gruppi, come fa il pastore quando separa le pecore dalle capre:  metterà i giusti da una parte e i malvagi dall’altra.  «Allora il re dirà ai giusti:- Venite, voi che siete i benedetti dal Padre mio; entrate nel regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo.  PERCHÉ, IO HO AVUTO FAME E VOI MI AVETE DATO DA MANGIARE, HO AVUTO SETE E MI AVETE DATO DA BERE; ERO FORESTIERO E MI AVETE OSPITATO NELLA VOSTRA CASA; ERO NUDO E MI AVETE DATO I VESTITI; ERO MALATO E SIETE VENUTI A CURARMI; ERO IN PRIGIONE E SIETE VENUTI A TROVARMI. «E i giusti diranno:- Signore, ma quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere?  Quando ti abbiamo incontrato forestiero e ti abbiamo ospitato nella nostra casa, o nudo e ti abbiamo dato i vestiti?  Quando ti abbiamo visto malato o in prigione e siamo venuti a trovarti? «Il re risponderà:– IN VERITÀ, VI DICO CHE TUTTE LE VOLTE CHE AVETE FATTO CIÒ A UNO DEI PIÙ PICCOLI DI QUESTI MIEI FRATELLI, LO AVETE FATTO A ME!

  • PAPA FRANCESCO   Se vogliamo incontrare realmente Cristo, è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri, come riscontro della comunione sacramentale ricevuta nell’Eucaristia. Il Corpo di Cristo, spezzato nella sacra liturgia, si lascia ritrovare dalla carità condivisa nei volti e nelle persone dei fratelli e delle sorelle più deboli. Sempre attuali risuonano le parole del santo vescovo Crisostomo: «Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è nudo; non onorate il Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest’altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità» (Hom. in Matthaeum, 50, 3: PG 58).Siamo chiamati, pertanto, a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è anche un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità, e a riconoscere il valore che la povertà in sé stessa costituisce.
  • LEGGI TUTTO IN …+ GIORNATA MONDIALE PER I POVERI DEF
  • DON ORIONE: 

Nel nome della Divina Provvidenza, ho aperto le BRACCIA E IL CUORE a sani e ad ammalati, di ogni età, DI OGNI RELIGIONE, DI OGNI NAZIONALITÀ: a tutti avrei voluto dare, COL PANE DEL CORPO, IL DIVINO BALSAMO DELLA FEDE,  specialmente ai nostri fratelli più sofferenti e abbandonati.

 

 

 

 

4 NOVEMBRE: S. CARLO BORROMEO

  • VIVERE LA PROPRIA VOCAZIONE
    Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener fede all’impegno della propria vocazione.
    FACCIAMO IL CASO DI UN SACERDOTE CHE RICONOSCA BENSÌ DI DOVER ESSERE TEMPERANTE, DI DOVER DAR ESEMPIO DI COSTUMI SEVERI E SANTI, MA CHE POI RIFIUTI OGNI MORTIFICAZIONE, NON DIGIUNI, NON PREGHI, AMI CONVERSAZIONI E FAMILIARITÀ POCO EDIFICANTI; COME POTRÀ COSTUI ESSERE ALL’ALTEZZA DEL SUO UFFICIO?
    Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?
    Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili. HAI IL MANDATO DI PREDICARE E DI INSEGNARE? STUDIA E APPLICATI A QUELLE COSE CHE SONO NECESSARIE PER COMPIERE BENE QUESTO INCARICO.
    Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica tu perda ogni credibilità.
    ESERCITI LA CURA D’ANIME? NON TRASCURARE PER QUESTO LA CURA DI TE STESSO, E NON DARTI AGLI ALTRI FINO AL PUNTO CHE NON RIMANGA NULLA DI TE A TE STESSO. DEVI AVERE CERTO PRESENTE IL RICORDO DELLE ANIME DI CUI SEI PASTORE, MA NON DIMENTICARTI DI TE STESSO.  Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. SE CELEBRI LA MESSA, MEDITA CIÒ CHE OFFRI. SE RECITI I SALMI IN CORO, MEDITA A CHI E DI CHE COSA PARLI. SE GUIDI LE ANIME, MEDITA DA QUALE SANGUE SIANO STATE LAVATE; E «TUTTO SI FACCIA TRA VOI NELLA CARITÀ» (1 COR 16, 14). COSÌ POTREMO FACILMENTE SUPERARE LE DIFFICOLTÀ CHE INCONTRIAMO…
  • LEGGI TUTTO IN COMMENTI…
  • Sabato 4 novembre 2017  H. 16  SCUOLA DI PREGHIERA E DI…VITA
  1. DON ORIONE, AIUTACI A VIVERE LA PAROLA DI DIO.  “Hai spezzato… le mie catene”       SIAMO LIBERI O SCHIAVI?
  • UN GIOVANE DOMANDA: Caro Don Orione Sono le  6 del mattino di  una domenica nebbiosa e triste. Sono appena rientrato da una delle mie  notti da sballo. Provo a scriverti due righe. Con i crampi allo stomaco e la morte nel cuore. Vedi, Don Orione, io non sono nelle condizioni di quei poveri  ragazzi che tu hai salvato nel terremoto della Marsica, dando loro  una casa, un pane, un mestiere, una sistemazione nella vita. Io sono già sistemato. Fin troppo. Ho solo  30 anni  e già rivesto ruoli  di responsabilità in ditta. Non mi mancano  prestanza fisica e intelligenza pratica. E soprattutto  una famiglia  benestante alle spalle. Tutto ciò mi  permette un alto  tenore  di vita. E  notti “brave” che puoi immaginare e di cui mi vergogno… Ma sotto la mia apparenza brillante,  nascondo un dramma che mi sta uccidendo. Da tempo faccio uso di  sostanze stupefacenti. Solo così riesco a stare all’altezza delle situazioni. Forte. Sempre sorridente. Ma dentro sono a pezzi. E la solitudine mi divora. Non mi mancano certo le ragazze. Ma  non sono sicuro se amano  me o … la mia fuoriserie!  Credo in Dio ma non sono praticante. I miei impegni lavorativi non me lo permettono. Almeno così mi giustifico. Lui solo però  conosce le  mie lacrime segrete. Rimandate in gola con  una dose di cocaina… Don Orione, cosa posso fare per uscire da questo tunnel di morte? Per  spezzare queste catene vellutate? Ho paura di non farcela. E di cominciare a  cercare insensate soluzioni finali… Stamattina, per la prima volta,  tornando a casa dopo un’altra notte balorda, ho fermato  la macchina su un  ponte dell’autostrada. Per pochi secondi,  ho  guardato giù nel vuoto!  Attratto e terrorizzato…Mi perdoni e preghi per me… Roberto, stanco di recitare. 
  • DON ORIONE RISPONDE   

Caro Roberto, Ti ringrazio per avermi confidato il tuo segreto. Il Signore sa quante volte, sostenuto dalla sua grazia,  ho potuto raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare…   E oggi  metto te, nella santa Messa. Ma permettimi anche una parola, sincera e forte. Da vero amico e padre nel Signore. Ne ho incontrati tanti di ragazzi come te,  che avevano preso  una brutta strada.  Con l’aiuto del Signore, molti hanno cambiato vita. Ma occorre volerlo. Seriamente. E veniamo a noi. Visto che sei intelligente, ho pensato di sottoporre alla tua attenzione alcune frasi  di una lettera di S. Paolo ai cristiani della Galazia. Che erano partiti bene, accogliendo con gioia  il  vangelo. Ma poi, in poco tempo, trascinati da cattivi maestri, si erano allontanati dalla retta via. E’ un poco la tua storia, non ti pare?  Quando si è liberi? Quando si può disporre di molti soldi per i propri comodi o quando si è in grado di disporre della propria vita per farne dono agli altri? E’ libero solo chi sa amare  e servire. E’  il segreto della gioia pulita. Senza sballi e  volta stomaco. Ti aiuterò con qualche domanda …

  • ATTINGENDO ALLA SORGENTE  

Ti pare giusto abbandonare i valori cristiani per seguire l’andazzo del “così fan tutti”?

Mi meraviglio di voi! Dio vi ha chiamati a ricevere la sua grazia donatavi per mezzo di Cristo, e voi gli voltate così presto le spalle per ascoltare un altro messaggio di salvezza. In realtà, un altro non c’è. Ricerco forse l’approvazione degli uomini o quella di Dio? Cerco forse la popolarità? Se cercassi di piacere agli uomini non sarei servitore di Cristo.(Gal. 1,6ss)

  • Hai qualche persona prudente con cui confrontarti? Andai di nuovo a Gerusalemme in  compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito. Esposi loro il vangelo che io  predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più  ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso  invano… (2,2s)
  • Ma quanto spendi in una notte “brava”? Ma e i poveri? Quelli che hanno autorità riconobbero che Dio aveva affidato a me l’incarico di annunziare la parola di Cristo tra i non Ebrei e trovandosi d’accordo con noi, strinsero fraternamente la mano a me e a Bàrnaba..  Ci raccomandarono soltanto di ricordarci dei poveri della chiesa di Gerusalemme. E questo ho sempre cercato di farlo.(2,6ss)
  • Hai 30 anni: non è ora di una fede adulta ? Sono stato crocifisso con Cristo.  Non sono più io che vivo: è Cristo che vive in me. La vita che ora vivo in questo mondo la vivo per la fede nel Figlio di Dio che mi ha amato e volle morire per me.  (2,19ss)
  • Eri un bravo ragazzo…come hai potuto farti incantare così dal denaro e dal  successo ?  O stolti Galati, chi vi ha incantati? Eppure Cristo e la sua morte in croce vi sono stati annunziati con la massima chiarezza!  Eravate partiti bene; chi vi ha fatto inciampare sulla via della verità?  Siete proprio così sciocchi?  Avete dunque fatto invano tante esperienze?
  • Non capisci che certi “amici” non cercano il tuo vero bene? Cosa posso fare per te?

Ora invece sono diventato vostro nemico perché vi ho detto la verità?  Quegli altri invece sono pieni di premure per voi, ma le loro intenzioni non sono buone. Figli miei, per voi io soffro di nuovo i dolori del parto, finché non sarà chiaro che Cristo è in mezzo a voi.  In questo momento vorrei essere tra voi e potervi parlare con un tono di voce diverso. Non so più che fare per voi! (4,16s)

  • Ma che tipo di libertà è la tua? Non è ora di imparare ad amare  e servire il prossimo?  Cristo ci ha liberati per farci vivere effettivamente nella libertà. State dunque saldi in questa libertà e non ritornate ad essere schiavi.  Fratelli, Dio vi ha chiamati alla libertà! Ma non servitevi della libertà per i vostri comodi. Anzi, lasciatevi guidare dall’amore di Dio e fatevi servi gli uni degli altri.  (5,1ss)
  • LEGGI TUTTO IN… – D 2 DON ORIONE DACCI UNA MANO 2 NOV. 17

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

A-  LA SITUAZIONE UMANA: 

  • Costatazione del Salmista: Sl.89  Gli anni della nostra vita sono 70,  80 per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore;  passano presto e noi ci dileguiamo.
  • Ungaretti…

Si sta come d’autunno

sugli alberi

le foglie…

 FESTA DI TUTTI I SANTI…LA NOSTRA FESTA! 

 INNO: Gerusalemme nuova, immagine di pace, costruita per sempre nell’amore del Padre. 

Tu discendi dal cielo come vergine sposa, per congiungerti a Cristo nelle nozze eterne. 

Dentro le tue mura, risplendenti di luce, si radunano in festa gli amici del Signore: 

pietre vive e preziose, scolpite dallo Spirito con la croce e il martirio per la città dei santi.

DALL’APOCALISSE: ” … ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.  Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide,  e tenevano rami di palma nelle loro mani.  E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».  «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». 

 DIO E’ FEDELE ALLE SUE PROMESSE

  • S. CLEMENTE I Papa: CONSIDERIAMO COME IL SIGNORE ci mostri continui esempi della risurrezione futura, della quale ci ha dato una primizia in Gesù Cristo, risuscitandolo dai morti. Osserviamo la risurrezione che avviene nella legge del tempo.
  • IL GIORNO E LA NOTTE ci fanno vedere la risurrezione. La notte si addormenta, il giorno risorge. Il giorno se ne va, la notte sopravviene. 
  • PRENDIAMO COME ESEMPIO I FRUTTI. Il seme cos’è, e come si genera? Il seminatore è uscito e ha sparso sulla terra ciascuno dei semi. Questi, caduti per terra secchi e nudi, marciscono.
  • POI DIO GRANDE E PROVVIDENTE LI FA RISORGERE DALLO STESSO DISFACIMENTO, e da un solo seme ne ricava molti, e li porta alla fruttificazione. 
  • LE NOSTRE ANIME STIANO ATTACCATE A LUI con questa speranza, a lui che è fedele nella promessa e giusto nei giudizi. Colui che ha proibito di mentire, molto meno mentirà egli stesso.
  • FACCIAMO RIVIVERE LA NOSTRA FEDE IN LUI. Accostiamoci invece a lui nella santità dell’anima, leviamo a lui le mani pure e senza macchia, amiamo il nostro Padre, buono e misericordioso, che ha fatto di noi la sua eredità.
  • S. BERNARDO: Affrettiamoci verso i fratelli che ci aspettano       … quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri. Il primo desiderio, che la memoria dei santi o suscita o stimola maggiormente in noi, è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all’assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.
  •  Ci attende la primitiva comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I santi desiderano di averci con loro e noi ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia.
  • Risorgiamo con Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano. Non soltanto dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, ma anche di possederne la felicità. ·        
  • Chi sono i santi? Una maestra di una scuola materna aveva portato la sua classe a visitare una chiesa con le figure dei santi sulle vetrate luminose. A scuola il parroco domanda ai bambini: “Chi sono i santi?”. Un bambino risponde: “Sono quelli che fanno passare la luce”.

  •  VERRÒ VERSO DI TE…  Credo, sí io credo che un giorno, il tuo giorno, o mio Dio,
    avanzerò verso Te coi miei passi titubanti, con tutte le mie lacrime nel palmo della mano, e questo cuore meraviglioso che tu ci hai donato, questo cuore troppo grande per noi perché è fatto per Te…Un giorno io verrò, e Tu leggerai sul mio viso tutto lo sconforto, tutte le lotte tutti gli scacchi dei cammini della libertà. E vedrai tutto il mio peccato. Ma io so, mio Dio, che non è grave il peccato, quando si è alla tua presenza. Poiché è davanti agli uomini che si è umiliati. Ma davanti a Te, è meraviglioso esser così poveri, perché si è tanto amati! Un giorno, il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di te. E nella autentica esplosione della mia resurrezione, saprò allora che la tenerezza sei Tu, che la mia libertà sei ancora Tu. Verrò verso di Te, mio Dio, e Tu mi donerai il Tuo volto. Verrò verso di Te con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia. Verrò verso di Te, e griderò a piena voce tutta la verità della vita sulla terra. Ti griderò il mio grido che viene dal profondo dei secoli:«Padre! Ho tentato di essere un uomo, e sono Tuo figlio». Jacques Leclercq
  • GIORNO DESIDERATO…                                     sr. Faustina K (1905-1938) 
  • O giorno eterno, giorno desiderato, ti attendo con nostalgia ed impazienza, tra non molto l’amore scioglierà i veli, tu diverrai la mia salvezza. Giorno stupendo, momento impareggiabile, in cui vedrò per la prima volta il mio Dio, lo Sposo della mia anima e il Signore dei Signori,  sento che la mia anima non proverà timore. Giorno felice, giorno benedetto, nel quale il mio cuore arderà per Te di ardore eterno poiché fin d’ora Ti sento, sia pure attraverso i veli… Giorno che attendo da tutta la vita, ed attendo Te, Dio, poiché desidero soltanto Te. Solo Tu sei nel mio cuore,  tutto il resto è nulla per me. Giorno di delizia, di eterne dolcezze, Dio di grande Maestà, mio Sposo,    Tu sai che nulla soddisfa il cuore di una vergine.  Poserò il mio capo sul Tuo dolce Cuore.——————————————-
  •   Salvatore Quasimodo: “Ognuno sta solo sul cuore della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera” 
  •  Non  ci resta che piangere? O c’è Qualcuno che ci liberi? Io piangevo molto perché non si  trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. (Ap. 5,1ss)               E liberare quelli che per timore della morte  erano soggetti a schiavitù  per  tutta la vita. (Eb. 2,15)

B–  UNICA RISPOSTA: GESÙ MORTO E RISORTO CHE VUOLE…  LA VITA PER NOI: Ad una vedova che accompagna il figlio al cimitero, può dire: “Non piangere!”. E le restituisce il bambino vivo. (Lc 7,13ss)A una ragazzina morta a 12 anni, comanda:  “Fanciulla, io ti dico,  alzati!” (Mc 5.41ss) Alla tomba di Lazzaro, rassicura le sorelle affrante  e tutti noi:  “Io  sono la risurrezione e la vita; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. (Gv. 11,1ss)

C – E DOPO MORTE CI VUOLE ACCANTO A SÉ PER SEMPRE“Non sia turbato il vostro cuore. Io  quando sarò andato e vi avrò preparato un  posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove  sono io. Gv 14,1ss  

 SIAMO FOGLIE  O … SEMI? Se il seme di frumento non muore, non porta frutto. Se muore, porta molto frutto (Gv 12,24)  E allora, in attesa delL’Incontro, con ritrovata fiducia,  preghiamo:  Donaci di aver parte alla vita eterna, dove Tu ci attendi.

LEGGI TUTTO IN ALLEGATI … 21 PANINODISANBIAGIO FOGLIE O SEMI NOV.17    21A PROPOSTE FORMATIVE NOVEMBRE 2017

  • Info e prenotazioni: 0721.823175 – 3338890862

    donalesiani@gmail.com  .  www.donvincenzoalesiani.it

 

50 comments

  1. L’ANIMA CHE NON È DIMORA DI CRISTO È INFELICE
    SAN MACARIO, VESCOVO

    UNA CASA, NON PIÙ ABITATA DAL PADRONE, RIMANE CHIUSA E OSCURA, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. NELLA STESSA CONDIZIONE È L’ANIMA CHE RIMANE PRIVA DEL SUO SIGNORE. PRIMA TUTTA LUMINOSA DELLA SUA PRESENZA E DEL GIUBILO DEGLI ANGELI, POI SI IMMERGE NELLE TENEBRE DEL PECCATO, DI SENTIMENTI INIQUI E DI OGNI CATTIVERIA.
    POVERA QUELLA STRADA CHE NON È PERCORSA DA ALCUNO e non è rallegrata da alcuna voce d’uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. POVERA QUELL’ANIMA IN CUI NON CAMMINA IL SIGNORE, CHE CON LA SUA VOCE NE ALLONTANI LE BESTIE SPIRITUALI DELLA MALVAGITÀ! Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà in rovina.
    GUAI ALL’ANIMA CHE NON HA IN SÉ IL VERO TIMONIERE, CRISTO! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina.
    GUAI ALL’ANIMA PRIVA DI CRISTO, L’UNICO CHE POSSA COLTIVARLA DILIGENTEMENTE perché produca i buoni frutti dello Spirito! Infatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasa da spine e da rovi e, invece di produrre frutti, finirà nel fuoco. GUAI A QUELL’ANIMA CHE NON AVRÀ CRISTO IN SÉ! LASCIATA SOLA, COMINCERÀ AD ESSERE TERRENO FERTILE DI INCLINAZIONI MALSANE E FINIRÀ PER DIVENTARE UNA SENTINA DI VIZI.
    Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l’abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l’umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, PORTANDO LA CROCE COME STRUMENTO DI LAVORO, DISSODÒ L’ANIMA ARIDA E INCOLTA, NE STRAPPÒ VIA LE SPINE E I ROVI DEGLI SPIRITI MALVAGI, DIVELSE IL LOGLIO DEL MALE E GETTÒ AL FUOCO TUTTA LA PAGLIA DEI PECCATI. LA LAVORÒ COSÌ COL LEGNO DELLA CROCE E PIANTÒ IN LEI IL GIARDINO AMENISSIMO DELLO SPIRITO. ESSO PRODUCE OGNI GENERE DI FRUTTI SOAVI E SQUISITI PER DIO, CHE NE È IL PADRONE.

  2. CARI AMICI GODIAMOCI UNA PAGINA COSI’ SUBLIME DI S. AGOSTINO…. CHE CI INNALZA GIA’ FIN D’ORA NEI DESIDERI DEL CIELO…
    VERRAI ALLA SORGENTE, VEDRAI LA STESSA LUCE
    Sant’Agostino, vescovo

    A paragone degli infedeli, noi cristiani siamo ormai luce. Perciò dice l’Apostolo: «SE UN TEMPO ERAVATE TENEBRA, ORA SIETE LUCE NEL SIGNORE; COMPORTATEVI PERCIÒ COME I FIGLI DELLA LUCE» (Ef 5, 8). E altrove disse: «La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente come in pieno giorno» (Rm 13, 12-13).
    Ma poiché, in confronto di quella luce alla quale stiamo per giungere, anche il giorno in cui ci troviamo è quasi notte, ascoltiamo l’apostolo Pietro. Egli ci dice che a Cristo Signore dalla divina maestà fu rivolta questa parola: «Tu sei il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. QUESTA VOCE, PROSEGUE, NOI L’ABBIAMO UDITA SCENDERE DAL CIELO, MENTRE ERAVAMO CON LUI SUL SANTO MONTE» (2 Pt 1, 17-18). Noi però non c’eravamo sul monte e non abbiamo udito questa voce scendere dal cielo e perciò lo stesso Pietro soggiunge: Noi abbiamo una conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, FINCHÉ NON SPUNTI IL GIORNO E LA STELLA DEL MATTINO NON SI LEVI NEI VOSTRI CUORI (cfr. 2 Pt 1, 19).
    Quando dunque verrà nostro Signore Gesù Cristo e, come dice l’apostolo Paolo, «metterà in luce i segreti delle tenebre, e manifesterà le intenzioni dei cuori: ALLORA CIASCUNO AVRÀ LA SUA LODE DA DIO» (1 Cor 4, 5).
    Allora, essendo un tal giorno così luminoso, non saranno più necessarie le lucerne. Non ci verrà più letto il profeta, non si aprirà più il libro dell’Apostolo; non andremo più a cercare la testimonianza di Giovanni, non avremo più bisogno del vangelo stesso. SARANNO PERCIÒ ELIMINATE TUTTE LE SCRITTURE, CHE NELLA NOTTE DI QUESTO SECOLO VENIVANO ACCESE PER NOI COME LUCERNE, PERCHÉ NON RESTASSIMO NELLE TENEBRE.
    Eliminate tutte queste cose, giacché non avremo più bisogno della loro luce, e venuti meno anche gli stessi uomini di Dio, che ne furono i ministri, perché anch’essi vedranno con noi quella luce di verità in tutta la sua chiarezza, messi da parte insomma tutti questi mezzi sussidiari, che cosa vedremo? Di che cosa si pascerà la nostra mente? Di che cosa si delizierà la nostra vista? Da dove verrà quella gioia, che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d’uomo? (cfr. 1 Cor 2, 9). Che cosa vedremo?
    Vi scongiuro, amate con me, correte con me saldi nella fede: aneliamo alla patria del cielo, sospiriamo alla patria di lassù; consideriamoci quali semplici pellegrini quaggiù. Che vedremo allora? Ce lo dica ora il vangelo: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1, 1). VERRAI ALLA SORGENTE, DA CUI TI SONO GIUNTE POCHE STILLE DI RUGIADA. VEDRAI PALESEMENTE QUELLA LUCE, DI CUI SOLO UN RAGGIO, PER VIE INDIRETTE E OBLIQUE, HA RAGGIUNTO IL TUO CUORE, ANCORA AVVOLTO DALLE TENEBRE E CHE HA ANCORA BISOGNO DI PURIFICAZIONE. ALLORA POTRAI VEDERLA QUELLA LUCE E SOSTENERNE IL FULGORE.
    «Carissimi, dice lo stesso san Giovanni, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).
    MI ACCORGO CHE I VOSTRI AFFETTI SI LEVANO CON ME VERSO L’ALTO; MA «UN CORPO CORRUTTIBILE APPESANTISCE L’ANIMA E LA TENDA D’ARGILLA GRAVA LA MENTE DAI MOLTI PENSIERI» (Sap 9, 15). Ecco che io sto per deporre questo libro e voi per tornarvene ciascuno a casa sua. CI SIAMO TROVATI ASSAI BENE SOTTO QUESTA LUCE COMUNE, NE ABBIAMO DAVVERO GIOITO, NE ABBIAMO DAVVERO ESULTATO: MA, MENTRE CI SEPARIAMO GLI UNI DAGLI ALTRI, BADIAMO BENE A NON ALLONTANARCI DA LUI.

  3. “Ritagliando” i pezzetti qua e là tra la Parola ed i vari scritti dei Santi si legge una consonanza da brivido!
    Salta facilmente all’occhio constatare come i santi intuiscano il pensiero di Dio così …”altro”, abissalmente differente da quello umano!
    Leggendo queste righe di san Leone Magno: “L’ANIMA PURA E SANTA È TALMENTE FELICE DI ESSERE RIPIENA DI LUI, CHE NON DESIDERA COMPIACERSI IN NESSUN ALTRO OGGETTO AL DI FUORI DI LUI.
    …E QUANDO, PER SOSTENTARE I POVERI, ELARGISCONO IL LORO SUPERFLUO, ACCUMULANO PER SÉ RICCHEZZE CHE NON SI PERDONO, PERCHÉ CIÒ CHE HANNO MESSO DA PARTE PER I POVERI NON VA PIÙ SOGGETTO A PERDITA.
    Poi nello scritto di Origene: “DIO REGNA NELL’ANIMA DEI SANTI ED ESSI OBBEDISCONO ALLE LEGGI SPIRITUALI DI DIO CHE IN ESSI ABITA. COSÌ L’ANIMA DEL SANTO DIVENTA PROPRIO COME UNA CITTÀ BEN GOVERNATA”.
    E ancora, poco più sotto nei commenti, sant’Agostino: “TUTTO IL NOSTRO AMORE AD ESSO SOSPIRA E CANTA UN CANTO NUOVO. ELEVI PERÒ UN CANTO NUOVO, cantate a lui con arte (cfr. Sal 32,3) NON CON LA LINGUA, MA CON LA VITA…”.

    Ieri a Messa abbiamo sentito quali sono le “materie” sulle quali verremo interrogati nel giorno del Bisogno (Tobi lo ha chiamato così), e se non calcolo male le “materie fondamentali” sono soltanto …due?!
    I testi li abbiamo, il campo del tirocinio …pure, siamo favoriti per il giorno dell’Esame!

  4. L’UOMO DEVE FARE COME DIO
    Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa

    Il Signore dice: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5, 20). Ma come potrà abbondare la giustizia, se la misericordia non trionfa sul giudizio? (cfr. Gc 2, 13). È GIUSTO E CONVENIENTE CHE LA CREATURA IMITI IL SUO CREATORE, LA COPIA IL SUO MODELLO, AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DEL QUALE È STATA FATTA. Orbene Dio fa consistere la riparazione e la santificazione dei credenti nella remissione dei peccati. Rimessi i peccati, cessa la severità della vendetta e viene sospesa ogni punizione, il colpevole viene restituito all’innocenza e la fine del peccato diventa inizio della nuova santità. L’UOMO DEVE FARE COME DIO.
    La giustizia cristiana può superare quella degli scribi e dei farisei, non svuotando la legge, ma rifiutandone ogni interpretazione materiale. Perciò il Signore, proponendo ai discepoli il modo di digiunare, disse: «Quando digiunate, non assumete aria melanconica, come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: Hanno già ricevuto la loro ricompensa» (Mt 6, 16). QUALE RICOMPENSA, SE NON QUELLA DELLA LODE DEGLI UOMINI? PER LA BRAMOSIA DI QUESTA LODE, SPESSO SI OSTENTA UNA PARVENZA DI GIUSTIZIA, NON CI SI PREOCCUPA DELLA COSCIENZA E SI VA IN CERCA DI UNA FALSA RINOMANZA. Così l’iniquità, che già si condanna da se stessa nascondendosi, si contenta poi di una stima ipocrita.
    A chi ama Dio è già sufficiente sapere di essere gradito a colui che ama; e non brama ricompensa maggiore dell’amore stesso. L’ANIMA PURA E SANTA È TALMENTE FELICE DI ESSERE RIPIENA DI LUI, CHE NON DESIDERA COMPIACERSI IN NESSUN ALTRO OGGETTO AL DI FUORI DI LUI.
    È quanto mai vero, infatti, ciò che dice il Signore: «Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6, 21). Ma qual è il tesoro dell’uomo se non la messe delle sue opere e il raccolto delle sue fatiche? «Infatti ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato» (Gal 6, 7); e qual è la prestazione di ciascuno, tale sarà anche il compenso che riceverà. Inoltre dove si ripone la felicità del godimento, lì si concentra anche la preoccupazione del cuore. Ma, essendo molteplici le specie di ricchezze e diversi i motivi e le fonti di piacere, per ognuno il tesoro consiste in ciò che forma l’oggetto delle proprie aspirazioni. PERÒ SE QUESTE TENDONO AI BENI TERRENI, ANCHE SE PIENAMENTE APPAGATE, NON RENDONO FELICI. PORTANO ALLA FELICITÀ, INVECE, QUELLE ORIENTATE ALLE COSE DI LASSÙ.
    Coloro, infatti, che aspirano alle cose celesti e non a quelle della terra e non si protendono verso i beni caduchi, bensì verso i beni eterni, hanno riposto le loro ricchezze incorruttibili in quel bene di cui parla il profeta, dicendo: «È giunto il nostro tesoro e la nostra salvezza, sapienza e scienza e pietà dal Signore: sono questi i tesori della giustizia» (Is 33, 6 volg.). Per mezzo di questi beni, con l’aiuto della grazia di Dio, anche i beni terreni si trasformano in beni celesti. EFFETTIVAMENTE SONO MOLTI QUELLI CHE SI SERVONO DELLE RICCHEZZE, O GIUSTAMENTE EREDITATE O ALTRIMENTI ACQUISITE, COME MEZZI PER ESERCITARE LA MISERICORDIA.
    E QUANDO, PER SOSTENTARE I POVERI, ELARGISCONO IL LORO SUPERFLUO, ACCUMULANO PER SÉ RICCHEZZE CHE NON SI PERDONO, PERCHÉ CIÒ CHE HANNO MESSO DA PARTE PER I POVERI NON VA PIÙ SOGGETTO A PERDITA.

  5. Ballate come se nessuno vi guardasse
    (Alfred Souza)

    Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c’erano sempre ostacoli da superare, strada facendo qualcosa di irrisolto, un affare che richiedeva ancora tempo, dei debiti che non erano stati ancora regolati, in seguito la vita sarebbe cominciata. Finalmente ho capito che questi ostacoli erano la mia vita. Questo modo di percepire le cose mi ha aiutato a capire che non c’è un mezzo per essere felici, ma che la felicità è un mezzo. Di conseguenza, gustate ogni istante della vostra vita, e gustatelo ancora di più perché lo potete dividere con una persona cara, una persona molto cara per passare insieme dei momenti preziosi della vita, e ricordatevi che il tempo non aspetta nessuno. E allora smettete di pensare di finire la scuola, di tornare a scuola, di perdere 5 chili, di prendere 5 chili, di avere dei figli, di vederli and are via di casa. Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarvi, di divorziare. Smettete di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una nuova macchina o una casa nuova. Smettete di aspettare la primavera, l’estate, l’autunno o l’inverno. Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente, e decidete che non c’è momento migliore per essere felici che il momento presente. La felicità e le gioie della vita non sono delle mete, ma un viaggio. Lavorate come se non aveste bisogno di soldi. Amate come se non doveste mai soffrire. Ballate come se nessuno vi guardasse.

  6. …GESU’ BUSSA CONTINUAMENTE ALLA PORTA DEL MIO CUORE… COME SONO LE MIE RISPOSTE? PRONTE E ATTENTE AD APRIRE AL PRIMO “TOC”, OPPURE LO FACCIO ATTENDERE…PRIMA DI SPALANCARGLI LA PORTA? PER POTER STARE E CENARE CON LUI , DEVO ESSERE VIGILE E NON LASCIARMI CONFONDERE DA FALSI SUGGERIMENTI, ALTRIMENTI RISCHIEREI DI NON SENTITIRE.

  7. VENGA IL TUO REGNO
    Da «La preghiera» di Origène, sacerdote

    Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; IL REGNO DI DIO È IN MEZZO A NOI (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. DIO REGNA NELL’ANIMA DEI SANTI ED ESSI OBBEDISCONO ALLE LEGGI SPIRITUALI DI DIO CHE IN ESSI ABITA. COSÌ L’ANIMA DEL SANTO DIVENTA PROPRIO COME UNA CITTÀ BEN GOVERNATA. NELL’ANIMA DEI GIUSTI È PRESENTE IL PADRE E COL PADRE ANCHE CRISTO, SECONDO QUELL’AFFERMAZIONE: «VERREMO A LUI E PRENDEREMO DIMORA PRESSO DI LUI» (GV 14, 23).
    Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l’Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 24. 28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del Verbo. DICIAMO AL NOSTRO PADRE CHE È IN CIELO: «SIA SANTIFICATO IL TUO NOME; VENGA IL TUO REGNO» (Mt 6, 9-10). RICORDIAMO CHE IL REGNO DI DIO NON PUÒ ACCORDARSI CON IL REGNO DEL PECCATO, COME NON VI È RAPPORTO TRA LA GIUSTIZIA E L’INIQUITÀ NÉ UNIONE TRA LA LUCE E LE TENEBRE (cfr. 2 Cor 6, 14-15).
    Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre membra che appartengono alla terra (cfr. Col 3, 5). FACCIAMO FRUTTI NELLO SPIRITO, PERCHÉ DIO POSSA DIMORARE IN NOI COME IN UN PARADISO SPIRITUALE. REGNI IN NOI SOLO DIO PADRE COL SUO CRISTO. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98, 5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte» (1 Cor 15, 26). ALLORA CRISTO POTRÀ DIRE ANCHE DENTRO DI NOI: «DOV’È, O MORTE, LA TUA VITTORIA? DOV’È, O MORTE, IL TUO PUNGIGLIONE?» (1 COR 15, 55; CFR. OS 13, 14). FIN D’ORA PERCIÒ IL NOSTRO «CORPO CORRUTTIBILE» SI RIVESTA DI SANTITÀ E DI INCORRUTTIBILITÀ; E CIÒ CHE È MORTALE CACCI VIA LA MORTE, SI RICOPRA DELL’IMMORTALITÀ DEL PADRE (CFR. 1 COR 15, 54). COSÌ REGNANDO DIO IN NOI, POSSIAMO GIÀ GODERE DEI BENI DELLA RIGENERAZIONE E DELLA RISURREZIONE.

  8. Vigilanza, servizio, gratuità: sono le tre parole che Papa Francesco sottolinea nell’omelia alla messa mattutina a Casa santa Marta di oggi. Lo fa commentando le due letture della Liturgia: la prima dal Libro dei Maccabei, la seconda dal Vangelo secondo Luca, il cui tema comune è la purificazione del tempio. Come Giuda e i suoi fratelli riconsacrarono il tempio profanato dai pagani, così Gesù scaccia i mercanti dalla casa del Signore, trasformata in un covo di ladri. Ma, domanda Francesco, come si fa a rendere puro il tempio di Dio? Attraverso la vigilanza, il servizio e la gratuità.
    “Il più importante tempio di Dio è il nostro cuore, dice il Papa, dentro di noi abita lo Spirito Santo. Ma cosa succede nel mio cuore? “Ho imparato a vigilare dentro di me, perché il tempio nel mio cuore sia solo per lo Spirito Santo? Purificare il tempio, il tempio interiore e vigilare. Stai attento, stai attenta: cosa succede nel tuo cuore? Chi viene, chi va … Quali sono i tuoi sentimenti, le tue idee? Tu parli con lo Spirito Santo? Ascolti lo Spirito Santo? Vigilare. Stare attenti a cosa succede nel tempio nostro, dentro di noi.”
    Gesù, continua il Papa, in modo speciale “è presente negli ammalati, in quelli che soffrono, negli affamati, nei carcerati”. Lui stesso lo ha detto:
    “E io mi domando: so custodire quel tempio? Mi prendo cura del tempio con il mio servizio? Mi avvicino per aiutare, per vestire, per consolare quelli che hanno bisogno? San Giovanni Crisostomo rimproverava quelli che facevano tante offerte per ornare, per abbellire il tempio fisico e non prendevano cura dei bisognosi. Rimproverava! E diceva: “No, questo non va bene. Prima il servizio, poi le ornamentazioni”. Purificare, dunque, il tempio che sono gli altri. E, prosegue il Papa, “quando noi ci avviciniamo a prestare un servizio, ad aiutare, assomigliamo a Gesù che è lì dentro”.
    Il terzo atteggiamento indicato dal Papa è infine la gratuità e lo spiega:
    “Quante volte con tristezza entriamo in un tempio; pensiamo a una parrocchia, un vescovado, non so …- pensiamo – e non sappiamo se siamo nella casa di Dio o in un supermercato. Ci sono lì i commerci, anche c’è la lista dei prezzi per i sacramenti. Manca la gratuità. E Dio ci ha salvato gratuitamente, non ci ha fatto pagare nulla”.
    Francesco anticipa un’obiezione: ma è necessario avere dei soldi per mandare avanti le strutture, mantenere i sacerdoti ecc…, e risponde: “Tu dà la gratuità e Dio farà il resto. Dio farà quello che manca”. Le nostre chiese, conclude, siano “chiese di servizio, chiese gratuite.”

  9. IL SASSO ( anonimo)

    La persona distratta vi è inciampata.
    Quella violenta, l’ha usato come arma.
    L’imprenditore l’ha usato per costruire.
    Il contadino stanco invece come sedia.
    Per i bambini è un giocattolo.
    Davide ha ucciso Golia.
    Michelangelo ne fece la più bella scultura.
    In ogni caso, la non l’ha fatta il sasso, ma L’UOMO.
    Non esiste “sasso” nel proprio cammino
    che non si possa sfruttare per la propria crescita.

  10. PAGINE GLORIOSE DELLA FORZA DEI MARTIRI
    San Paolo Le-Bao-Tinh agli alunni del Seminario di Ke-Vinh nel 1843.

    LA PARTECIPAZIONE DEI MARTIRI ALLA VITTORIA DEL CRISTO CAPO
    IO, PAOLO, PRIGIONIERO PER IL NOME DI CRISTO, VOGLIO FARVI CONOSCERE LE TRIBOLAZIONI NELLE QUALI QUOTIDIANAMENTE SONO IMMERSO, PERCHÉ INFIAMMATI DAL DIVINO AMORE, INNALZIATE CON ME LE VOSTRE LODI A DIO: ETERNA È LA SUA MISERICORDIA (Sal 135, 3).
    Questo carcere è davvero un’immagine dell’inferno eterno: ai crudeli supplizi di ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si aggiungono odio, vendette, calunnie, parole oscene, false accuse, cattiverie, giuramenti iniqui, maledizioni e infine angoscia e tristezza.
    DIO, CHE LIBERÒ I TRE GIOVANI DALLA FORNACE ARDENTE, MI È SEMPRE VICINO; E HA LIBERATO ANCHE ME DA QUESTE TRIBOLAZIONI, TRASFORMANDOLE IN DOLCEZZA: ETERNA È LA SUA MISERICORDIA.
    In mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per la grazia di Dio sono pieno di gioia e letizia, PERCHÉ NON SONO SOLO, MA CRISTO È CON ME. Egli, nostro maestro, sostiene tutto il peso della croce, caricando su di me la minima e ultima parte: egli stesso combattente, non solo spettatore della mia lotta; vincitore e perfezionatore di ogni battaglia. Sul suo capo è posta la splendida corona di vittoria, a cui partecipano anche le membra.
    Come sopportare questo orrendo spettacolo, vedendo ogni giorno imperatori, mandarini e i loro cortigiani, che bestemmiano il tuo santo nome, Signore, che siedi sui Cherubini (cfr. Sal 79, 2) e i Serafini?

    Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia debolezza si è manifestata e glorificata la tua forza davanti alle genti; e i tuoi nemici non possono alzare orgogliosamente la testa, se io dovessi vacillare lungo il cammino.
    FRATELLI CARISSIMI, NELL’UDIRE QUESTE COSE, ESULTATE E INNALZATE UN PERENNE INNO DI GRAZIE A DIO, FONTE DI OGNI BENE, E BENEDITELO CON ME: ETERNA È LA SUA MISERICORDIA. L’ANIMA MIA MAGNIFICHI IL SIGNORE E IL MIO SPIRITO ESULTI NEL MIO DIO, PERCHÉ HA GUARDATO L’UMILTÀ DEL SUO SERVO E D’ORA IN POI LE GENERAZIONI FUTURE MI CHIAMERANNO BEATO (CFR. LC 1, 46-48): ETERNA È LA SUA MISERICORDIA. Vi scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa sola. Mentre infuria la tempesta getto l’àncora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore.
    E voi, fratelli carissimi, correte in modo da raggiungere la corona (cfr. 1 Cor 9, 24); indossate la corazza della fede (cfr. 1 Ts 5, 8); brandite le armi del Cristo, a destra e a sinistra (cfr. 2 Cor 6, 79), come insegna san Paolo, mio patrono. È bene per voi entrare nella vita zoppicanti o con un occhio solo (cfr. Mt 18, 8-9), piuttosto che essere gettati fuori con tutte le membra.
    VENITE IN MIO SOCCORSO CON LE VOSTRE PREGHIERE, PERCHÉ POSSA COMBATTERE SECONDO LA LEGGE, ANZI SOSTENERE SINO ALLA FINE LA BUONA BATTAGLIA, PER CONCLUDERE FELICEMENTE LA MIA CORSA (CFR. 2 TM 4, 7).
    SE NON CI VEDREMO PIÙ NELLA VITA PRESENTE, QUESTA SARÀ LA NOSTRA FELICITÀ NEL MONDO FUTURO: STAREMO DAVANTI AL TRONO DELL’AGNELLO IMMACOLATO E CANTEREMO UNANIMI LE SUE LODI ESULTANDO IN ETERNO NELLA GIOIA DELLA VITTORIA. AMEN.

  11. PREGHIERA AL BUON PASTORE
    san Gregorio di Nissa, vescovo

    Dove vai a pascolare, o buon Pastore, tu che porti sulle spalle tutto il gregge? Quell’unica pecorella rappresenta infatti tutta la natura umana che hai preso sulle tue spalle. MOSTRAMI IL LUOGO DEL RIPOSO, CONDUCIMI ALL’ERBA BUONA E NUTRIENTE, CHIAMAMI PER NOME, PERCHÉ IO, CHE SONO PECORELLA, POSSA ASCOLTARE LA TUA VOCE E CON ESSA POSSA AVERE LA VITA ETERNA: «MOSTRAMI COLUI CHE L’ANIMA MIA AMA» (Ct 1, 6 volg.).
    Così infatti ti chiamo, perché il tuo nome è sopra ogni nome e ogni comprensione, e neppure tutto l’universo degli esseri ragionevoli è in grado di pronunziarlo e di comprenderlo. Il tuo nome, dunque, nel quale si mostra la tua bontà, rappresenta l’amore della mia anima verso di te. COME POTREI INFATTI NON AMARE TE, QUANDO TU HAI TANTO AMATO ME? MI HAI AMATO TANTO DA DARE LA TUA VITA PER IL GREGGE DEL TUO PASCOLO. NON SI PUÒ IMMAGINARE UN AMORE PIÙ GRANDE DI QUESTO. TU HAI PAGATO LA MIA SALVEZZA CON LA TUA VITA.
    Fammi sapere, dunque, dove ti trovi (cfr. Ct 1, 7), perché io possa trovare questo luogo salutare e riempirmi di celeste nutrimento, poiché chi non mangia di esso, non può entrare nella vita eterna. Fa’ che accorra alla fonte fresca e vi attinga la divina bevanda, quella bevanda che tu offri a chi ha sete. Fa’ che l’attinga come dalla sorgente del tuo costato aperto dalla lancia. Per chi la beve, quest’acqua diventa una sorgente che zampilla per la vita eterna (cfr. Gv 4, 14).
    Se tu mi ammetti a questi pascoli, mi farai riposare sicuramente al meriggio, quando, dormendo in pace, riposerò nella luce che è senz’ombra. Davvero il meriggio non ha ombra, quando il sole splende verticalmente. NEL MERIGGIO TU FAI RIPOSARE COLORO CHE HAI NUTRITO, QUANDO ACCOGLIERAI CON TE NELLE TUE STANZE I TUOI FIGLI. NESSUNO PERÒ È STIMATO DEGNO DI QUESTO RIPOSO MERIDIANO SE NON È FIGLIO DELLA LUCE E FIGLIO DEL GIORNO.
    Colui che si è tenuto ugualmente lontano dalle tenebre della sera e del mattino, cioè dal male con il suo inizio e la sua fine, questi viene posto dal sole di giustizia nel «meriggio», perché in esso possa riposare.
    Spiegami dunque come bisogna riposare e pascere, e quale sia la via del riposo «meridiano», perché non avvenga che mi allontani dalla guida della tua mano per l’ignoranza della verità, e mi unisca invece a greggi estranei.
    QUESTE COSE DICE LA SPOSA DEI CANTICI, TUTTA SOLLECITA DELLA BELLEZZA CHE LE È VENUTA DA DIO E DESIDEROSA DI COMPRENDERE IN QUAL MODO LA FELICITÀ LE POSSA DURARE PER SEMPRE.

  12. Quanto duro il cammino; il telegiornale è intriso di vicende irragionevoli, ma anche le esperienze di ciascuno spesso portano a toccare con mano, constatare quanto l’uomo nel bene e nel male sia capace di tutto!
    Mi conforta la persuasione del BENE, l’arma migliore per combattere il male a volte sorprendentemente celato dietro maschere.
    Quando accade di essere circondati dall’ipocrisia, dalla falsità camuffata, penso sempre che l’uomo può ingannare l’uomo e farlo soffrire di pene indicibili, ma …NULLA è NASCOSTO DAVANTI A DIO, e il tempo conduce a “QUELL’ORA” IN CUI …CADRANNO IPOCRISIA, VELI, MASCHERE, e TUTTO FINALMENTE AVRA’ LA TRASPARENZA CRISTALLINA DELLA SUA “VERA” FORMA!
    Diceva Frascati:
    “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, tu accettala; e se il tormento, tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, tu sii forte nel sacrificio”.

  13. NELLA FESTA DI S. CECILIA, GODIAMOCI QUESTA BELLA RIFLESSIONE DI S. AGOSTINO: CANTATE A DIO CON ARTE NEL GIUBILO
    sant’Agostino, vescovo

    «Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo!» (Sal 32, 2. 3). Spogliatevi di ciò che è vecchio ormai; avete conosciuto il nuovo canto. UN UOMO NUOVO, UN TESTAMENTO NUOVO, UN CANTO NUOVO. IL NUOVO CANTO NON SI ADDICE AD UOMINI VECCHI. Non lo imparano se non gli uomini nuovi, uomini rinnovati, per mezzo della grazia, da ciò che era vecchio, uomini appartenenti ormai al nuovo testamento, che è il regno dei cieli. TUTTO IL NOSTRO AMORE AD ESSO SOSPIRA E CANTA UN CANTO NUOVO. ELEVI PERÒ UN CANTO NUOVO NON CON LA LINGUA, MA CON LA VITA.
    Cantate a lui un canto nuovo, cantate a lui con arte (cfr. Sal 32,3). Ciascuno si domanda come cantare a Dio. DEVI CANTARE A LUI, MA NON IN MODO STONATO. NON VUOLE CHE SIANO OFFESE LE SUE ORECCHIE. CANTATE CON ARTE, O FRATELLI. Quando, davanti a un buon intenditore di musica, ti si dice: Canta in modo da piacergli; tu, privo di preparazione nell’arte musicale, vieni preso da trepidazione nel cantare, perché non vorresti dispiacere al musicista; infatti quello che sfugge al profano, viene notato e criticato da un intenditore dell’arte. Orbene, chi oserebbe presentarsi a cantare con arte a Dio, che sa ben giudicare il cantore, che esamina con esattezza ogni cosa e che tutto ascolta così bene? Come potresti mostrare un’abilità così perfetta nel canto, da non offendere in nulla orecchie così perfette?
    Ecco egli ti dà quasi il tono della melodia da cantare: NON ANDARE IN CERCA DELLE PAROLE, COME SE TU POTESSI TRADURRE IN SUONI ARTICOLATI UN CANTO DI CUI DIO SI DILETTI. CANTA NEL GIUBILO. Cantare con arte a Dio consiste proprio in questo: Cantare nel giubilo. Che cosa significa cantare nel giubilo? COMPRENDERE E NON SAPER SPIEGARE A PAROLE CIÒ CHE SI CANTA COL CUORE. COLORO INFATTI CHE CANTANO SIA DURANTE LA MIETITURA, SIA DURANTE LA VENDEMMIA, SIA DURANTE QUALCHE LAVORO INTENSO, PRIMA AVVERTONO IL PIACERE, SUSCITATO DALLE PAROLE DEI CANTI, MA, IN SEGUITO, QUANDO L’EMOZIONE CRESCE, SENTONO CHE NON POSSONO PIÙ ESPRIMERLA IN PAROLE E ALLORA SI SFOGANO IN SOLA MODULAZIONE DI NOTE. QUESTO CANTO LO CHIAMIAMO «GIUBILO».
    Il giubilo è quella melodia, con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole. E verso chi è più giusto elevare questo canto di giubilo, se non verso l’ineffabile Dio? Infatti è ineffabile colui che tu non puoi esprimere. E SE NON LO PUOI ESPRIMERE, E D’ALTRA PARTE NON PUOI TACERLO, CHE COSA TI RIMANE SE NON «GIUBILARE»? ALLORA IL CUORE SI APRIRÀ ALLA GIOIA, SENZA SERVIRSI DI PAROLE, E LA GRANDEZZA STRAORDINARIA DELLA GIOIA NON CONOSCERÀ I LIMITI DELLE SILLABE. CANTATE A LUI CON ARTE NEL GIUBILO (cfr. Sal 32, 3).

  14. ….Un missionario viaggiava su un veloce treno giapponese e occupava il tempo pregando con il breviario aperto. Uno scossone fece scivolare sul pavimento una immaginetta della MADONNA.
    Un bambino seduto di fronte al missionario si chinò e raccolse l’immagine. Curioso come tutti i bambini, prima di restituirla la guardò.
    “Chi è questa bella signora?”, chiese al missionario. “E’…mia madre” rispose il sacerdote, dopo un attimo di esitazione.
    Il bambino lo guardò, poi riguardò l’immagine.
    “Non le assomigli tanto”, disse.
    Il missionario sorrise: “Eppure, ti assicuro che è tutta la vita che cerco di assomigliarle, almeno un pò”.
    Tu , a chi assomigli?
    (rassomiglianze di BF)

  15. Mi colpisce sempre tanto quando s. Agostino dice che per Maria “fu maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che essere stata madre di Cristo”; ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Che concetti ALTI!
    Certe splendide letture fanno da olio anti-ruggine sui criteri umani; di certo mentre leggiamo sono intellettualmente comprensibili , però poi la difficoltà grossa è APPLICARLE alla propria fede …almeno per me.

    Ma mi colpisce ancora più in profondità questa verità:”……..Maria, FU CREATA DA CRISTO, PRIMA CHE CRISTO IN LEI FOSSE CREATO”. Che MISTERO INSONDABILE!
    Non riesco neanche a dire mezza parola al riguardo; di fronte a questo inaccessibile sublime MISTERO, non resta che il SILENZIO ORANTE, e a proposito mi viene in mente quando, proprio domenica scorsa, in un altro contesto, ci è stato detto che DI FRONTE A CERTE COSE GRANDI, DIVINE, CHE CI SUPERANO, la Parola NON è “curiosa” ma resta MISTERIOSA perché …DIO è DIO!!
    GRAZIE DI TANTA BELLEZZA!

  16. CRISTO È VERITÀ NELLA MENTE DI MARIA,
    CRISTO È CARNE NEL GREMBO DI MARIA.
    Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo

    Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: « Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre » (Mt 12, 49-50). FORSE CHE NON HA FATTO LA VOLONTÀ DEL PADRE LA VERGINE MARIA, LA QUALE CREDETTE IN VIRTÙ DELLA FEDE, CONCEPÌ IN VIRTÙ DELLA FEDE, FU SCELTA COME COLEI DALLA QUALE DOVEVA NASCERE LA NOSTRA SALVEZZA TRA GLI UOMINI, FU CREATA DA CRISTO, PRIMA CHE CRISTO IN LEI FOSSE CREATO? Ha fatto, sì certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima e perciò CONTA DI PIÙ PER MARIA ESSERE STATA DISCEPOLA DI CRISTO, CHE ESSERE STATA MADRE DI CRISTO. Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che essere stata madre di Cristo. Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo. Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: « Beato il grembo che ti ha portato! » (Lc 11, 27). Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? « BEATI PIUTTOSTO COLORO CHE ASCOLTANO LA PAROLA DI DIO E LA OSSERVANO » (LC 11, 28). ANCHE MARIA PROPRIO PER QUESTO È BEATA, PERCHÉ HA ASCOLTATO LA PAROLA DI DIO E L’HA OSSERVATA. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. CRISTO È VERITÀ, CRISTO È CARNE; CRISTO È VERITÀ NELLA MENTE DI MARIA, CRISTO È CARNE NEL GREMBO DI MARIA. CONTA DI PIÙ CIÒ CHE È NELLA MENTE, DI CIÒ CHE È PORTATO NEL GREMBO.
    Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? PERCHÉ MARIA È UNA PARTE DELLA CHIESA: UN MEMBRO SANTO, UN MEMBRO ECCELLENTE, UN MEMBRO CHE TUTTI SORPASSA IN DIGNITÀ, MA TUTTAVIA È SEMPRE UN MEMBRO RISPETTO ALL’INTERO CORPO. SE È MEMBRO DI TUTTO IL CORPO, ALLORA CERTO VALE PIÙ IL CORPO CHE UN SUO MEMBRO. IL SIGNORE È CAPO, E IL CRISTO TOTALE È CAPO E CORPO. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo per capo Dio.
    PERCIÒ, O CARISSIMI, BADATE BENE: ANCHE VOI SIETE MEMBRA DI CRISTO, ANCHE VOI SIETE CORPO DI CRISTO. OSSERVATE IN CHE MODO LO SIETE, PERCHÉ EGLI DICE: «ECCO MIA MADRE, ED ECCO I MIEI FRATELLI » (MT 12, 49). COME POTRETE ESSERE MADRE DI CRISTO? CHIUNQUE ASCOLTA E CHIUNQUE FA LA VOLONTÀ DEL PADRE MIO CHE È NEI CIELI, EGLI È PER ME FRATELLO, SORELLA E MADRE (CFR. MT 12, 50).

  17. Stamattina ho trovato un portafoglio. Riconsegnarlo mi è parso ovvio!
    Stavo uscendo dalla farmacia, quando inciampai letteralmente nel portafoglio.
    Per prima cosa controllai che ci fossero dei documenti, fortunatamente erano all’interno.
    Non ho neanche dovuto scomodarmi a cercarlo il proprietario, che mi è stato facile riconoscere dal fare di una anziana signora poco distante da me che stava nervosamente cercando in terra qualcosa.
    Mi avvicinai e le domandai se avesse perduto qualcosa. Mi disse: “Il portafoglio! E’ di mio marito! C’erano i soldi della spesa. E ora chi lo sente se gli dico che l’ho perso?!”.
    Le chiesi il nome del marito, corrispondeva a quello dei documenti.
    Allora le dissi: “E’ forse questo il portafoglio?”.
    Le uscirono gli occhi dalla testa dalla contentezza.
    La salutai. Ma mentre mi stavo allontanando, mi raggiunse e con tono risentito mi disse che MANCAVANO DEI SOLDI.
    “Beh”, le dissi, “E’ certa di NON SBAGLIARSI? Se avessi avuto intenzione di sottrarglieli, non le avrei certamente riconsegnato il portafoglio, non crede?!”.
    La sua SICUREZZA era data dal fatto che POCO PRIMA ERA STATA A MESSA e aveva acceso una candela, e quindi SAPEVA QUANTO CONTENEVA IL PORTAFOGLIO!
    Insistette tanto al punto che PRETENDEVA DA MA IL DENARO “MANCANTE”.
    E cominciò col dirmi che le avevo rubato i soldi, e a trattarmi come si tratta un ladro.
    La questione la risolsi terminò IMMEDIATAMENTE. salendo in macchina e andandomene con l’amarezza nel cuore, pensando alla strana disinvolta “abilità” di DIMENTICARE IN FRETTA quello che ogni domenica a Messa ripetiamo con tante parole ALTE come queste nel Gloria: “…noi TI LODIAMO, BENEDICIAMO, ADORIAMO, RENDIAMO GRAZIE…”; poi nel PADRE NOSTRO; e …a un certo punto diciamo persino che i NOSTRI CUORI SONO RIVOLTI AL SIGNORE.
    Forse questa considerazione NON C’ENTRA NULLA con l’episodio della signora; o forse …sì, perché quell’episodio di sfacciataggine è uno spunto per riflettere come a volte sia facile per tutti CORRERE IL PERICOLO DI DIRE TANTE PAROLE ALTE ma RIPETUTE A MEMORIA, e poi contemporaneamente essere CAPACI DI CALUNNIE, PERSECUZIONI, MALDICENZE, ecc. senza darci pensiero alcuno di CERCARE DI INCASTRARE FEDE con VITA, almeno con LO SFORZO! E questa ultima considerazione è un interrogativo che pongo a me.

  18. “La vita si dilegua.
    O fede! Come consoli l’anima in questi giorni in cui tutto è mestizia e dolore!
    Ogni foglia che cade mi avverte che la vita si dilegua.
    Ogni rondine che emigra mi ricorda i miei cari che lasciarono la terra per l’eternità e mentre la natura non mi parla che di dolore, la fede non mi parla che di speranza.”
    don Orione

  19. CHE COSA DEVE FARE IL CRISTIANO?
    (S. Agostino)

    Servirsi del mondo, non farsi schiavo del mondo. Che significa ciò? Vuol dire avere, ma come se non avesse. Così dice, infatti, l’Apostolo: «DEL RESTO, O FRATELLI, IL TEMPO ORMAI SI È FATTO BREVE: D’ORA INNANZI QUELLI CHE PIANGONO, VIVANO COME SE NON PIANGESSERO; E QUELLI CHE GODONO, COME SE NON GODESSERO; QUELLI CHE COMPRANO, COME SE NON POSSEDESSERO; QUELLI CHE USANO DEL MONDO, COME SE NON NE USASSERO, PERCHÉ PASSA LA SCENA DI QUESTO MONDO. (1 Cor 7, 29-32).
    Chi è senza preoccupazione, aspetta tranquillo l’arrivo del suo Signore. FRATELLI, NON CI VERGOGNIAMO? LO AMIAMO E TEMIAMO CHE EGLI VENGA! MA LO AMIAMO DAVVERO O AMIAMO DI PIÙ I NOSTRI PECCATI? Lo vogliamo o no, egli verrà. Verrà, e quando non lo aspetti. «Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 95, 13). Qual è questa giustizia e verità? Unirà a sé i suoi eletti …Che cosa vi è di più giusto, di più vero, che non si aspettino misericordia dal giudice coloro che non vollero usare misericordia, prima che venisse il giudice? COLORO INVECE CHE HANNO VOLUTO USARE MISERICORDIA, SARANNO GIUDICATI CON MISERICORDIA. Si dirà infatti a coloro che stanno alla destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25, 34). E ascrive loro a merito le opere di misericordia: «Per ché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25, 35-40) Ma se vuoi incontrare il giudice misericordioso, sii anche tu misericordioso prima che egli giunga. Perdona se qualcuno ti ha offeso, elargisci il superfluo. E da chi proviene quello che doni, se non da lui? Se tu dessi del tuo sarebbe un’elemosina, ma poiché dai del suo, non è che una restituzione! «Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1 Cor 4, 7).
    QUESTE SONO LE OFFERTE PIÙ GRADITE A DIO: LA MISERICORDIA, L’UMILTÀ, LA CONFESSIONE, LA PACE, LA CARITÀ. SONO QUESTE LE COSE CHE DOBBIAMO PORTARE CON NOI E ALLORA ATTENDEREMO CON SICUREZZA LA VENUTA DEL GIUDICE IL QUALE «GIUDICHERÀ IL MONDO CON GIUSTIZIA E CON VERITÀ TUTTE LE GENTI» (Sal 95, 13).

  20. Il nostro Dio è un lume fioco che arde in un giorno di freddo e di vento, e per quanto sembri fragile la sua presenza in questo mondo, Lui ha scelto il posto che tutti disdegnamo Papa Francesco
    (Udienza Generale mercoledì 24 maggio 2017 )

    Gesù è dovunque noi siamo , ci guarda ed è sempre con noi in tutte le situazioni perché ci offre la pace di affrontare ogni cosa ed è questo l’essenziale . La pace , il coraggio e l’affrontare … non li ha forse già dati gratuitamente? Certo che sì , se pensiamo a quante volte nella vita abbiamo fatto esperienza di tali virtù e ci siamo detti soddisfatti quanto eravamo bravi .. senza nemmeno ringraziare….
    Sì Siamo grandi uomini e persone quando vogliamo… non ci dobbiamo rimproverare nulla fino a disperarci: agli occhi di Dio siamo come fossimo , ognuno, unici figli al mondo , insostituibili , con tutti i limiti che solo Lui sa e ripara . Guardiamoci e riconosciamo i nostri errori ma senza sdegno e disperazione, affidiamo a Lui tutti noi stessi perché Lui ci farà come veramente siamo : a Sua immagine … il Signore ascolta ogni nostro sentimento , perché vive in noi , inseparabilmente con noi , dentro di noi e condivide ogni nostra lacrima ogni nostro sorriso ogni nostro allontanamento ed in tal caso , rattristato certo ma non sdegnato , rimane sempre lì , invisibile con noi perché , concesso per grazia tutto il tempo possibile , lo possiamo in un istante riguardare ed invitare quindi a rivederlo ancora al nostro fianco ed in noi a camminare insieme come Lui è da sempre …..

  21. RICEVO E CONDIVIDO… NELLA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI PUO’ FARCI …PENSARE!

    Il Bene a specchio
    Funziona così. Funziona che sei un costruttore di barche e leggi sul giornale che un operaio navale ha perso il lavoro e poi, un po’ alla volta, tutto il resto, fino a ritrovarsi sotto un ponte a 55 anni. Leggi e ti si risveglia dentro qualcosa. Come un ricordo. Non è sentimentalismo o la commozione di un istante. Di quell’uomo ti ha colpito la dignità con cui indossa la sofferenza: sceglie ponti poco illuminati per non farsi compatire da nessuno. Eppure non è soltanto questo che ti spinge a cercarlo e a proporgli un lavoro in darsena, un motorino per arrivarci e una stanza per riposarsi. Lui ha le lacrime agli occhi. Capisce che non gli stai dando un’elemosina, ma una seconda occasione. Nel ringraziarti ti chiede, come tutti, perché lo fai. E finalmente la risposta ti sale dal cuore: perché a vent’anni, quando vivevi in America e non sapevi da che parte girarti, una persona ti diede fiducia, aiutandoti a diventare quello che sei.
    Funziona così. Funziona che chi riceve un gesto d’amore ne compirà uno simile, prima o poi. Appena si ritroverà in una situazione che gli risuona dentro, rammentandogli quella di cui beneficiò. Dall’etica di Socrate e Gesù ai neuroni a specchio di Rizzolatti, le anime illuminate hanno sempre cercato di rivelarci il segreto che l’imprenditore Michele Parini e l’operaio Giordano Piovesan stanno sperimentando in queste ore. Facciamo tutti parte di una stessa rete. L’egoismo, diceva Einstein, è un’illusione ottica del la coscienza.

  22. BENEDETTO XVI – febbraio 2013

    “Penso alla figura di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz.
    Inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e scrive: “Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri” (Diario, 97).
    Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah.
    Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: “Vivo costantemente in intimità con Dio”.

  23. CARISSIMO AMICO LETTORE,
    TI SEI MAI CHIESTO DI COSA ABBIANO PIÙ BISOGNO LE PERSONE CHE AMI? Sì, è vero, tutti abbiamo bisogno della salute e di un lavoro stimolante, fondamentali per il nostro benessere.
    C’è però qualcosa che cerchiamo tutti, a cui tutti aneliamo, e di cui quindi abbiamo disperatamente bisogno: TUTTI STIAMO CERCANDO LA VIA CHE PORTA ALLA FELICITÀ. TUTTI VOGLIAMO ARRIVARE A VIVERE LA VERSIONE MIGLIORE DI NOI STESSI: ESSERE UNA MOGLIE MIGLIORE, UN MARITO MIGLIORE, UNA MADRE O UN PADRE MIGLIORE, UN AMICO MIGLIORE, UN FRATELLO O UNA SORELLA MIGLIORE.
    Probabilmente avete vissuto voi stessi questa esperienza: IL MESSAGGIO DI GESÙ, IL SUO VANGELO, COSTITUISCE IL SEGRETO DELLA FELICITÀ. IN QUESTI DUEMILA ANNI, MILIONI DI PERSONE HANNO TROVATO IN GESÙ CRISTO LA LUCE CHE ILLUMINA IL BENE, LA VERITÀ, LA BELLEZZA.
    Dov’è che le persone oggi trovano e condividono questi consigli per poter vivere meglio? Sulle reti sociali, nelle chat, su Internet…, che sono diventati l’ambiente naturale per condividere idee per scoprire il segreto della felicità, per condividere la luce, a volte sotto forma di un articolo interessante, un video sorprendente o una frase profonda. È stato questo il motivo che all’inizio del 2013 ha portato al lancio di Aleteia, una rete globale cattolica per condividere la ricchezza più importante che abbiamo ricevuto nella nostra vita: LA BELLEZZA DELLA NOSTRA FEDE. SIAMO CONVINTI CHE SIA PROPRIO DI QUESTO CHE HANNO PIÙ BISOGNO LE PERSONE CHE AMI.

  24. RICEVO UN “REGALO” E LO CONDIVIDO…

    Questa mattina ho ripetuto tante volte questa preghiera, te la regalo
    “””Ogni giorno, SIGNORE GESU’, è tempo di ” ATTESA “per chi ti “AMA”. Ogni giorno, SIGNORE GESU’, è tempo di “INCONTRO”, per chi ti ” CERCA”. Ogni giorno, SIGNORE GESU’, è tempo di “GIOIA”, per chi ti “DESIDERA”. Vieni SIGNORE GESU’. Mi ha fatto bene!
    …Di S. Elisabetta mi ha colpito il come erano i suoi “occhi” quando usciva dalla preghiera. L’Amore per Gesù la trasfigurava. Mi sono domandata: come sono i miei dopo essere stata in contemplazione dinanzi a LUI? Spesso li sento buoni. Perchè desidero essere buona.
    Riuscirci sempre è davvero difficile!

  25. Mi colpisce tanto questo SUBLIME e CONCRETO …STILE DI VITA di s. Elisabetta; fosse disposta anche la mia anima a lasciare tutto con LIBERTA’ SINCERA!!
    Ho trovato per caso una canzone il cui testo certo non contempla tanta altezza di animo …come la vita di s. Elisabetta, però mi sembra che la dica lunga su come ogni persona comune possa nel proprio piccolo evitare tante tragedie come questa che trascrivo tratta da una canzone di un autore spagnolo che dice:

    “Chiesi agli uomini: “Che cosa state portando avvolto in quella coperta, fratelli?”.
    Mi risposero: “Portiamo un corpo morto, fratello”.
    Chiesi: “E’ stato ucciso o è morto di morte naturale?”.
    “E’ una domanda difficile, fratello! Ha tutta l’aria di essere stato un assassinio”, mi risposero.
    “Com’è stato ucciso quest’uomo! Con un coltello o una pallottola, fratelli?”, chiesi.
    “Non è stato né un coltello né una pallottola. Si è trattato di un delitto perfetto, un delitto che non lascia tracce”.
    “Ma allora come è stato ucciso quest’uomo?”, insistetti.
    Ed essi mi risposero con calma: “Quest’uomo è stato ucciso dalla FAME, fratello”.

  26. ELISABETTA AMÒ CRISTO NEI POVERI
    Dalla «Lettera» scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta

    Elisabetta incominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, MA DA QUANDO FECE COSTRUIRE UN OSPEDALE PRESSO UN SUO CASTELLO, E VI RACCOLSE MALATI DI OGNI GENERE, DA ALLORA SI DEDICÒ INTERAMENTE ALLA CURA DEI BISOGNOSI.
    Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
    AVEVA PRESO L’ABITUDINE DI VISITARE TUTTI I SUOI MALATI PERSONALMENTE, DUE VOLTE AL GIORNO, AL MATTINO E ALLA SERA. SI PRESE CURA DIRETTA DEI PIÙ RIPUGNANTI. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
    DOPO LA MORTE DI LUI, TENDENDO ALLA PIÙ ALTA PERFEZIONE, MI DOMANDÒ CON MOLTE LACRIME CHE LE PERMETTESSI DI CHIEDERE L’ELEMOSINA DI PORTA IN PORTA.
    Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste le mani sull’altare in una cappella del suo castello, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi, rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare. Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività. Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che, quando ella usciva dalla sua preghiera privata, EMANAVA DAL VOLTO UN MIRABILE SPLENDORE E CHE DAI SUOI OCCHI USCIVANO COME DEI RAGGI DI SOLE.
    Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa si dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. MI RISPOSE CHE QUANTO SEMBRAVA SUA PROPRIETÀ ERA TUTTO DEI POVERI E MI PREGÒ DI DISTRIBUIRE LORO OGNI COSA, ECCETTO UNA TUNICA DI NESSUN VALORE DI CUI ERA RIVESTITA, E NELLA QUALE VOLLE ESSERE SEPPELLITA. FATTO QUESTO, RICEVETTE IL CORPO DEL SIGNORE. POI, FINO A SERA, SPESSO RITORNAVA SU TUTTE LE COSE BELLE CHE AVEVA SENTITO NELLA PREDICAZIONE. INFINE RACCOMANDÒ A DIO, CON GRANDISSIMA DEVOZIONE, TUTTI COLORO CHE LE STAVANO DINTORNO, E SPIRÒ COME ADDORMENTANDOSI DOLCEMENTE.

  27. …RIFLETTENDO SULLA LITURGIA DELLA PAROLA DI OGGI…
    “MA IL REGNO DI DIO DOV’E’?”
    Solo dove c’è l’amore che si dona, dove è presente quella debolezza
    che lascia spazio alla POTENZA SALVIFICA DI DIO,
    Lì c’è il REGNO di DIO.

  28. un autore del secondo secolo

    LA CHIESA VIVA È CORPO DI CRISTO

    Dice il Signore: Il mio nome è bestemmiato tra tutti i popoli (cfr. Is 52, 5). E ancora: Guai a colui a causa del quale il mio nome viene bestemmiato (cfr. Rm 2, 24). Ma perché viene bestemmiato? PERCHÉ NOI NON METTIAMO IN PRATICA CIÒ CHE INSEGNIAMO. INFATTI LA GENTE, SENTENDO DALLA NOSTRA BOCCA LE PAROLE DI DIO, NE RESTA STUPITA, PERCHÉ QUELLE PAROLE SONO BUONE, SONO STUPENDE. MA POI, NOTANDO CHE LE NOSTRE AZIONI NON CORRISPONDONO ALLE PAROLE CHE DICIAMO, ECCO CHE PROROMPONO IN BESTEMMIE, AFFERMANDO CHE TUTTO CIÒ NON È CHE UNA FAVOLA E UNA SERIE DI INGANNI.
    Sentono da noi ciò che dice Dio: Non è per voi un merito, se amate quelli che amano voi; merito lo avete se amate i vostri nemici e coloro che vi odiano (cfr. Mt 5, 46). Udendo ciò, ammirano la nobiltà di tanto amore. MA VEDONO POI CHE NOI, NON SOLTANTO NON AMIAMO QUELLI CHE CI ODIANO, MA NEMMENO QUELLI CHE CI VOGLIONO BENE. ALLORA SI FANNO BEFFE DI NOI E COSÌ IL NOME DI DIO È BESTEMMIATO. Fratelli, compiamo la volontà di Dio, Padre nostro, e faremo parte di quella Chiesa spirituale che fu creata prima ancora del sole e della luna. Ma se non faremo la volontà del Signore, sarà per noi quell’affermazione della Scrittura che dice: La mia casa è diventata una spelonca di ladri (cfr. Ger 7, 11; Mt 21, 13)

  29. “RENDERE GLORIA A DIO”
    Vita di san Francesco d’Assisi

    Due anni prima della morte, il beato Francesco era già molto malato, e soffriva soprattutto agli occhi… Ha trascorso più di cinquanta giorni, senza poter sopportare durante il giorno il chiarore del sole, né durante la notte la luce del fuoco. Rimaneva continuamente nel buio all’interno della casa, nella sua cella… Una notte, mentre rifletteva su tutte le tribolazioni che stava sopportando, ebbe pietà di sé e disse interiormente: “SIGNORE, AIUTAMI NELLE MIE INFERMITÀ, AFFINCHÉ IO ABBIA LA FORTEZZA DI SOPPORTARLE PAZIENTEMENTE!” E IMPROVVISAMENTE, SENTÌ DENTRO DI SÉ UNA VOCE: “DIMMI, FRATELLO: SE IN CAMBIO DELLE TUE SOFFERENZE E TRIBOLAZIONI, TI FOSSE DATO UN IMMENSO E PREZIOSO TESORO…, NON TI RALLEGRERESTI?… RALLEGRATI E SII NELLA GIOIA IN MEZZO ALLE TUE INFERMITÀ E TRIBOLAZIONI: FIN D’ORA VIVI IN PACE COME SE CONDIVIDESSI GIÀ IL MIO REGNO.”
    Il giorno dopo disse ai suoi compagni…: “Dio mi ha dato una tale grazia e benedizione da degnarsi, nella sua misericordia, di assicurare a me, suo povero e indegno servo che vive ancora quaggiù, che avrei condiviso il suo Regno. Per questo, per la sua gloria, per la mia consolazione e l’edificazione del prossimo, vorrei comporre una nuova “Lode del Signore” per le sue creature. Ogni giorno esse servono ai nostri bisogni, senza di esse non potremmo vivere e per loro mezzo il genere umano offende molto il Creatore. Ogni giorno, misconosciamo un così grande beneficio, non lodando come dovremmo il Creatore e Dispensatore di tutti questi doni”…

    QUESTE “LODI DEL SIGNORE” CHE COMINCIANO CON “ALTISSIMO E ONNIPOTENTE E BUON SIGNORE”, LE HA CHIAMATE “CANTICO DI FRATELLO SOLE”. QUESTA È INFATTI LA PIÙ BELLA DI TUTTE LE CREATURE, QUELLA CHE MEGLIO DI TUTTE POSSIAMO PARAGONARE A DIO. E DICEVA: “NEL SORGERE DEL SOLE, OGNI UOMO DOVREBBE LODARE DIO PER AVER CREATO QUESTO ASTRO, CHE DURANTE IL GIORNO DÀ AGLI OCCHI LA LORO LUCE; LA SERA QUANDO VIENE LA NOTTE, OGNI UOMO DOVREBBE LODARE DIO PER QUEST’ALTRA CREATURA, NOSTRO FRATELLO FUOCO, CHE, NELLE TENEBRE, PERMETTE AI NOSTRI OCCHI DI VEDERE LA LUCE. SIAMO TUTTI COME DEI CIECHI, E PER MEZZO DI QUESTE DUE CREATURE, DIO CI DÀ LA LUCE. PER QUESTO, PER QUESTE CREATURE E PER LE ALTRE CHE CI SERVONO OGNI GIORNO, DOBBIAMO LODARE PARTICOLARMENTE IL LORO GLORIOSO CREATORE!”

    Lui stesso faceva questo di tutto cuore, sia malato che in buona salute e volentieri invitava gli altri a cantare la gloria del Signore. Quando è stato sopraffatto dalla malattia, intonava sovente questo cantico, facendo continuare i suoi compagni; DIMENTICAVA COSÌ, NEL CONSIDERARE LA GLORIA DEL SIGNORE, LA VIOLENZA DEI SUOI DOLORI E DEI SUOI MALI. HA AGITO IN QUESTO MODO FINO AL GIORNO DELLA MORTE.

  30. (Beato Luigi Monza)

    “Senza Dio la gioia è dolore.
    Con Dio il dolore è gioia.
    Non temete mai di soffrire quando c’è il Signore.
    Temete piuttosto la gioia quando non c’è lui.
    Preferite piuttosto il dolore alla gioia
    perché il dolore porta infallibilmente i suoi frutti.
    Quando avete un dolore più forte di voi,
    avete il diritto di aspettarvi da Dio,
    qualche cosa di grande, di bello.
    I premi che vengono dopo il dolore sono il vero bene.
    Aspettate dopo un dolore forte
    grazie speciali e personali.”

  31. LA CONVERSIONE SINCERA

    PERCIÒ, FRATELLI, COMPIAMO LA VOLONTÀ DEL PADRE, CONSERVIAMO CASTO IL NOSTRO CORPO E OSSERVIAMO I COMANDAMENTI DEL SIGNORE, E COSÌ RAGGIUNGEREMO LA VITA ETERNA. Per questo dice il Signore nel vangelo: Se non sarete stati fedeli nel poco, chi vi affiderà il molto? Perciò vi dico: Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto (cfr. Lc 16, 10-11). Vuol dire questo: conservate casto il corpo e immacolato il carattere del cristiano per essere degni di riprendere la vita.
    E nessuno di voi osi affermare che questo corpo non sarà glorificato e non risorgerà. Riflettete un poco: in quale situazione siete stati redenti e avete ricevuto la vita spirituale, se non mentre vivevate in questo corpo? Ecco perché dobbiamo custodire il corpo come un tempio di Dio. Ma poiché siete stati chiamati nel corpo, così nel corpo verrete anche giudicati. Se Cristo Signore, che ci ha salvati, volle prendere figura umana, mentre prima era solo spirito, e così ci ha chiamati a sé, anche noi riceveremo la nostra mercede in questo corpo. AMIAMOCI DUNQUE GLI UNI GLI ALTRI, PER GIUNGERE TUTTI NEL REGNO DI DIO. FINCHÉ ABBIAMO TEMPO PER GUARIRE, AFFIDIAMOCI A DIO, NOSTRO MEDICO, E CONSEGNIAMO NELLE SUE MANI I NOSTRI POCHI MERITI. Quali meriti? Quelli che si acquistano mediante la penitenza fatta con cuore sincero. EGLI CONOSCE OGNI COSA PRIMA CHE AVVENGA E NULLA GLI SFUGGE DI TUTTO CIÒ CHE SI AGITA NEL NOSTRO CUORE. Diamogli lode, dunque, non solo con la bocca, ma anche col cuore, perché ci possa ricevere come figli. Per questo il Signore disse: MIEI FRATELLI SONO COLORO CHE FANNO LA VOLONTÀ DEL PADRE MIO

  32. LE OMELIE di questo AUTORE del secondo SECOLO, mi stanno facendo riflettere molto. Una in particolare:
    ” IL CRISTIANO DEVE TESTIMONIARE CRISTO CON LA PROPRIA V ITA”… “SFORZANDOSI” ad AMARLO con tutto se stesso, perchè da quell’AMORE dovrà scaturire l’amore per il prossimo.
    “CAMMINARE” senza confondersi con pettegolezzi chiacchiere inutili e maldicenze.
    ” LOTTARE ” per vincere le tentazioni ed essere sobri in tutto, liberare il cuore perchè sia puro e solo per Lui.
    ” NAVIGARE ” con la nostra piccola barca,alcuni momenti fragile, spesso sballottata da venti contrari, da intemperie che immancabilmente il mondo ci offre impedendoci di raggiungere il traguardo. Tutti dobbiamo arrivare per ottenere il premio, nessuno escluso, non ha nessuna importanza se non è il primo. I QUATTRO VERBI SONO UN PROGRAMMA DI VITA . CI AIUTANO A NON VOLTARCI INDIETRO, PERDEREMMO SOLO TEMPO.

  33. CRISTO VOLLE SALVARE TUTTO CIÒ CHE ANDAVA IN ROVINA
    Dall’«Omelia» di un autore del secondo secolo

    Fratelli, ravviviamo la nostra fede in Gesù Cristo, vero Dio, giudice dei vivi e dei morti, e rendiamoci consapevoli dell’estrema importanza della nostra salvezza. SE NOI SVALUTIAMO QUESTE GRANDI REALTÀ FACCIAMO MALE E SCANDALIZZIAMO QUELLI CHE CI SENTONO E MOSTRIAMO DI NON CONOSCERE LA NOSTRA VOCAZIONE NÉ CHI CI ABBIA CHIAMATI NÉ PER QUAL FINE LO ABBIA FATTO E NEPPURE QUANTE SOFFERENZE GESÙ CRISTO ABBIA SOSTENUTO PER NOI.
    E quale contraccambio potremo noi dargli o quale frutto degno di quello che egli stesso diede a noi? E di quanti benefici non gli siamo noi debitori? Egli ci ha donato l’esistenza, ci ha chiamati figli proprio come un padre, ci ha salvati mentre andavamo in rovina. Quale lode dunque, quale contraccambio potremo dargli per ricompensarlo di quanto abbiamo ricevuto? Noi eravamo fuorviati di mente, adoravamo pietre e legno, oro, argento e rame lavorato dall’uomo. Tutta la nostra vita non era che morte! Ma mentre eravamo avvolti dalle tenebre, pur conservando in pieno il senso della vista, abbiamo riacquistato l’uso degli occhi, deponendo, per sua grazia, quel fitto velo che li ricopriva.
    In realtà, scorgendo in noi non altro che errori e rovine e l’assenza di qualunque speranza di salvezza, se non di quella che veniva da lui, ebbe pietà di noi e, nella sua grande misericordia, ci donò la salvezza. Ci chiamò all’esistenza mentre non esistevamo, e volle che dal nulla cominciassimo ad essere.
    ESULTA, O STERILE, TU CHE NON HAI PARTORITO; PROROMPI IN GRIDA DI GIUBILO, TU CHE NON PARTORISCI, PERCHÉ PIÙ NUMEROSI SONO I FIGLI DELL’ABBANDONATA DEI FIGLI DI QUELLA CHE HA MARITO (CFR. IS 54, 1). Dicendo: Esulta, o sterile, tu che non hai partorito, sottolinea la gioia della Chiesa che prima era priva di figli e poi ha dato noi alla luce. Con le parole: Prorompi in grida di giubilo…, esorta noi ad elevare a Dio, sempre festosamente, le voci della nostra preghiera. Con l’espressione: Perché più numerosi sono i figli dell’abbandonata dei figli di quella che ha marito, vuol dire che il nostro popolo sembrava abbandonato e privo di Dio e che ora, però, mediante la fede, siamo divenuti più numerosi di coloro che erano guardati come adoratori di Dio.
    Un altro passo della Scrittura dice: «NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI» (MT 9, 13). DICE COSÌ PER FARCI CAPIRE CHE VUOL SALVARE QUELLI CHE VANNO IN ROVINA. IMPORTANTE E DIFFICILE È SOSTENERE NON CIÒ CHE STA BENE IN PIEDI, MA CIÒ CHE MINACCIA DI CADERE. COSÌ ANCHE CRISTO VOLLE SALVARE CIÒ CHE STAVA PER CADERE E SALVÒ MOLTI, QUANDO VENNE A CHIAMARE NOI CHE GIÀ STAVAMO PER PERDERCI.

  34. MARTINO POVERO E UMILE
    Dalle «Lettere» di Sulpicio Severo

    Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte. Avvertì quindi i fratelli che ben presto avrebbe cessato di vivere. Nel frattempo un caso di particolare gravità lo chiamò a visitare la diocesi di Candes. I chierici di quella chiesa non andavano d’accordo tra loro e Martino, ben sapendo che ben poco gli restava da vivere, desiderando di ristabilire la pace, non ricusò di mettersi in viaggio per una così nobile causa. PENSAVA INFATTI CHE SE FOSSE RIUSCITO A RIMETTERE L’ARMONIA IN QUELLA CHIESA AVREBBE DEGNAMENTE CORONATO LA SUA VITA TUTTA ORIENTATA SULLA VIA DEL BENE. Si trattenne quindi per qualche tempo in quel villaggio o chiesa dove si era recato finchè la pace non fu ristabilita. Ma quando già pensava di far ritorno al monastero, sentì improvvisamente che le forze del corpo lo abbandonavano. Chiamati perciò a sé i fratelli, li avvertì della morte ormai imminente. Tutti si rattristarono allora grandemente, e tra le lacrime, come se fosse uno solo a parlare, dicevano: «Perché, o padre, ci abbandoni? A chi ci lasci, desolati come siamo? Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge e chi ci difenderà dai loro morsi, una volta colpito il pastore? SAPPIAMO BENE CHE TU DESIDERI DI ESSERE CON CRISTO; MA IL TUO PREMIO È AL SICURO. SE SARÀ RIMANDATO NON DIMINUIRÀ. MUOVITI PIUTTOSTO A COMPASSIONE DI COLORO CHE LASCI QUAGGIÙ». Commosso da queste lacrime, egli che, ricco dello spirito di Dio, si muoveva sempre facilmente a compassione, si associò al loro pianto e, rivolgendosi al Signore, così parlò dinanzi a quelli che piangevano: Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica: sia fatta la tua volontà. O UOMO GRANDE OLTRE OGNI DIRE, INVITTO NELLA FATICA, INVINCIBILE DI FRONTE ALLA MORTE! EGLI NON FECE ALCUNA SCELTA PER SÉ. NON EBBE PAURA DI MORIRE E NON SI RIFIUTÒ DI VIVERE. Intanto sempre rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava l’intensità della sua preghiera. I sacerdoti che erano accorsi intorno a lui, lo pregavano di sollevare un poco il suo povero corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose: LASCIATE, FRATELLI, LASCIATE CHE IO GUARDI IL CIELO, PIUTTOSTO CHE LA TERRA, PERCHÉ IL MIO SPIRITO, CHE STA PER SALIRE AL SIGNORE, SI TROVI GIÀ SUL RETTO CAMMINO. Detto questo si accorse che il diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: Che fai qui, bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato! Il seno di Abramo mi accoglie. Nel dire queste parole rese la sua anima a Dio.
    Martino sale felicemente verso Abramo. Martino povero e umile entra ricco in paradiso.

  35. …”.PERCHE’ TANTO RUMORE”….CI VUOLE IL SILENZIO.
    Una sera, dopo una cena a cui sono invitati alcuni amici, una mamma dice alla sua bambina di recitare la preghiera e di andare a letto. La piccola obbedisce, in ginocchio vicino al letto cerca di pregare. Torna per dire buona notte. La mamma:” HAI DETTO BENE LA PREGHIERA?”. “No, non posso”. “COME NON PUOI? TORNA SUBITO A DIRE LA PREGHIERA!”. La bambina torna in camera. In capo a un minuto, eccola di nuovo.”ALLORA, HAI DETTO LA PREGHIERA?”. “Ma no,mamma, non posso!”. “COME? SPIEGAMI PERCHE’ NON PUOI”. ” Non posso fare SILENZIO. NON POSSO SENTIRLO.FATE TUTTI TROPPO CHIASSO”. (B. F.)

  36. MADRE TERESA DI CALCUTTA

    “Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
    i capelli diventano bianchi,
    i giorni si trasformano in anni.

    Però ciò che è importante non cambia;
    la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
    Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.

    Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
    Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.

    Fino a quando sei viva, sentiti viva.
    Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
    Non vivere di foto ingiallite…
    insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

    Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te.
    Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

    Quando a causa degli anni
    non potrai correre, cammina veloce.
    Quando non potrai camminare veloce, cammina.
    Quando non potrai camminare, usa il bastone.
    Però non trattenerti mai!”.

  37. (MARIA TUROLDO) Ci invita a rendere grazie a DIO.

    RENDIAMO GLORIA AL SIGNORE DIO NOSTRO,
    tutte le bocche pronunciano canti,
    perchè compiuto è il SUO REGNO DI GRAZIA:
    GERUSALEMME RISPLENDE DI LUCE.

    COME SPOSA DISCENDE DAL CIELO
    ornata e pronta a incontrare l’AMATO.
    Ecco una voce dal trono già annunzia:
    “DIMORA SANTA DI DIO FRA GLI UOMINI”.

    Tutte le genti un popolo solo,
    IL NUOVO POPOLO NATO DAL SANGUE:
    UNICA FONTE DI VITA E DI LUCE
    E’ IL DIO – CON LORO.
    IL SIGNORE DEL MONDO.

  38. UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE

    “Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un’ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9,00.
    Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un’ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita.
    Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L’anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall’Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po’ tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.
    Ne fui sorpreso, e gli chiesi: “E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?”.
    L’uomo sorrise dicendo: “Mia moglie non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei!”.
    (G. BENVENUTI)

  39. ” MI-MO” ….. QUANTA RAGIONE HAI!!! NELLA TUA GRANDE SOFFERENZA TRASPARE L’AMORE VISCERERALE DI UNA MADRE, E LA DELUSIONE CHE PUO’ PROVOCARE INCOSCIAMENTE UN FIGLIO PUR SAPENDO DI ESSERE NELL’ERRORE. MI COMMUOVE LA FINALE DELLA TUA PREGHIERA; E’ QUELLA DI UN’ ANIMA ARRICCHITA DALLA GRAZIA CHE SI ABBANDONA TOTALMENTE NELLE BRACCIA DI DIO. LUI SOLO UNICO CONFORTO ,COME TU DICI. GRAZIE DEL DONO CHE CI HAI FATTO. TI VOGLIAMO BENE E PREGHIAMO INSIEME.

  40. Racconto sintesi, tratto da alcuni racconti di mogli pentite per avere trascurato il proprio marito.
    Mi ha colpito tanto e lo trascrivo, forse come testimonianza può fare del bene.

    “Man mano che abbiamo iniziato ad essere più pigri con la nostra relazione, ho smesso di cercare di dire le cose in modo gentile, con lui.
    Non ero abbastanza presente in casa, né fisicamente, né con la testa. Facevo ogni faccenda frettolosamente, per dovere, e così ogni volta che potevo uscivo con la scusa di dedicarmi a cose buone.
    Mi lamentavo che lui non capiva, che mi sminuiva, che non credeva in me, che mi umiliava, ma in realtà ero io a sminuirlo non rispettandolo più; ero io a non credere più in lui, e dicevo alle amiche che era “cambiato”, quando in realtà ero io ad essere cambiata nei suoi confronti; ed ero ancora io a non capire che la sua era UNA RICHIESTA DI ATTENZIONE, DI AMORE, forse una richiesta goffa e spesso male dimostrata, ma ero abile a rigirare la frittata come si usa dire e a dare a lui le colpe che avrei dovuto attribuire a me stessa!
    Lo giudicavo e sotto sotto mi sentivo migliore di lui, ma questo non lo ammettevo e cercavo fuori di lui persone e cose allontanandomi sempre di più. Un marito sente e si accorge quando la propria moglie si allontana e fa tutto per dovere e non per amore, anche se non lo ammettevo!

    Parlavo male di lui con le mie amiche, con mia madre e i miei colleghi al lavoro. Sempre. E dicevo:“Ci credi che non ha fatto questo?”, “Perché ha fatto quello? Perché mi ha detto così? Perché mi tratta così?”, e così via.
    Nella misura in cui il nostro matrimonio si disfaceva, mi concentravo sempre più sui suoi errori e sulle sue mancanze per giustificare la mia superiorità camuffata da povera vittima incompresa.
    In realtà ero io a non avere più rispetto per lui e lo esprimevo se non chiaramente, facendo ogni cosa per dovere, senza amore.
    Non riesco a credere di essere stata cieca per tanto tempo, di aver messo la testa sotto la sabbia.
    Ora che lui non c’è più, mi rendo conto che se fossi stata davvero presente per amore e non per dovere, lui mi avrebbe ricambiato con l’amore che ho cercato altrove, ed ERA PROPRIO Lì CHE ASPETTAVA SOLO DI ESSERE AMATO CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTA L’ANIMA, CON TUTTE LE FORZE!”.

  41. … Forse sono troppo apprensiva nei confronti dei figli…ma non riesco A staccarmi… sono una parte di me!…Mi dicono di stare serena …tutto bene e poi…? NON È RABBIA…È DELUSIONE!!! Non si rendono conto che loro sono schiavi, non liberi delle loro scelte… Perché? TUTTI FANNO COSÌ! non si rendono conto quanto si fanno del male, quanto male MI fanno. MA PERCHÉ …perché… LI AMO! Ora sono nel silenzio della mia camera , non riesco a trattenere il pianto.. .e mi rivolgo a LUI …IL VERO AMORE! LUI CHE MI AMA E NON MI DELUDERÀ MAI.. MAI! Gli chiedo di starmi vicino, di perdonarmi delle volte che pure io l’ho deluso… Gesù io confido in te e TI AMO..TI AMO, SEI L’UNICA MIA FORZA! Queste parole dette veramente con il cuore… MAI SENTITE COSÌ VIVE , VERE E SINCERE! …GESU’ sia sempre al nostro fianco ,con la certezza che solo LUI ci può risollevare da tante prove! Grazie e BUONA DOMENICA!

  42. S. CARLO BORROMEO: VIVERE LA PROPRIA VOCAZIONE
    Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener fede all’impegno della propria vocazione.
    FACCIAMO IL CASO DI UN SACERDOTE CHE RICONOSCA BENSÌ DI DOVER ESSERE TEMPERANTE, DI DOVER DAR ESEMPIO DI COSTUMI SEVERI E SANTI, MA CHE POI RIFIUTI OGNI MORTIFICAZIONE, NON DIGIUNI, NON PREGHI, AMI CONVERSAZIONI E FAMILIARITÀ POCO EDIFICANTI; COME POTRÀ COSTUI ESSERE ALL’ALTEZZA DEL SUO UFFICIO?
    Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?
    Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili.
    HAI IL MANDATO DI PREDICARE E DI INSEGNARE? STUDIA E APPLICATI A QUELLE COSE CHE SONO NECESSARIE PER COMPIERE BENE QUESTO INCARICO.
    Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica tu perda ogni credibilità.
    ESERCITI LA CURA D’ANIME? NON TRASCURARE PER QUESTO LA CURA DI TE STESSO, E NON DARTI AGLI ALTRI FINO AL PUNTO CHE NON RIMANGA NULLA DI TE A TE STESSO. DEVI AVERE CERTO PRESENTE IL RICORDO DELLE ANIME DI CUI SEI PASTORE, MA NON DIMENTICARTI DI TE STESSO.
    Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1 volg.) Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. SE CELEBRI LA MESSA, MEDITA CIÒ CHE OFFRI. SE RECITI I SALMI IN CORO, MEDITA A CHI E DI CHE COSA PARLI. SE GUIDI LE ANIME, MEDITA DA QUALE SANGUE SIANO STATE LAVATE; E «TUTTO SI FACCIA TRA VOI NELLA CARITÀ» (1 COR 16, 14). COSÌ POTREMO FACILMENTE SUPERARE LE DIFFICOLTÀ CHE INCONTRIAMO, E SONO INNUMEREVOLI, OGNI GIORNO. DEL RESTO CIÒ È RICHIESTO DAL COMPITO AFFIDATOCI. SE COSÌ FAREMO AVREMO LA FORZA PER GENERARE CRISTO IN NOI E NEGLI ALTRI.

  43. LA PAROLA DI DIO È VIVA ED EFFICACE
    Baldovino di Canterbury, vescovo

    «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio» (Eb 4, 12). Ecco quanto è grande la potenza e la sapienza racchiusa nella parola di Dio! Il testo è altamente significativo PER CHI CERCA CRISTO, CHE È PRECISAMENTE LA PAROLA, LA POTENZA E LA SAPIENZA DI DIO. Questa parola, fin dal principio coeterna col Padre, a suo tempo fu rivelata agli apostoli, per mezzo di essi fu annunziata ed accolta con umile fede dai popoli credenti. È DUNQUE PAROLA NEL PADRE, PAROLA NELLA PREDICAZIONE, PAROLA NEL CUORE.
    Questa parola di Dio è viva, e ad essa il Padre ha dato il potere di avere la vita in se stessa, né più né meno come il Padre ha la vita in se stesso. Per cui il Verbo non solo è vivo, ma è anche vita, come egli stesso dice: «IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA» (Gv 14, 6).
    È quindi vita, è vivo, e può dare la vita. Infatti «come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole» (Gv 5, 21). E dà la vita quando chiama il morto dal sepolcro e dice: «Lazzaro, vieni fuori» (Gv 11, 43).
    Quando questa parola viene predicata, mediante la voce del predicatore, dona alla sua voce, che si percepisce esteriormente, la virtù di operare interiormente, per cui i morti riacquistano la vita e rinascono nella gioia dei figli di Abramo.
    QUESTA PAROLA È DUNQUE VIVA NEL CUORE DEL PADRE, VIVA SULLA BOCCA DEL PREDICATORE, VIVA NEL CUORE DI CHI CREDE E DI CHI AMA. Ed appunto perché questa parola è così viva, non v’è dubbio che sia anche efficace.
    È EFFICACE NELLA CREAZIONE, È EFFICACE NEL GOVERNO DEL MONDO, È EFFICACE NELLA REDENZIONE. Che cosa potrebbe essere più efficace e più potente? «Chi può narrare i prodigi del Signore e far risuonare tutta la sua lode?» (Sal 105, 2). È efficace quando opera, è efficace quando viene predicata. Infatti non ritorna indietro vuota, ma produce i suoi frutti dovunque viene annunziata.
    È efficace e «più tagliente di ogni spada a doppio taglio» (Eb 4, 12) QUANDO VIENE CREDUTA ED AMATA. CHE COSA INFATTI È IMPOSSIBILE A CHI CREDE, CHE COSA È IMPOSSIBILE A CHI AMA? Quando parla questa parola, le sue parole trapassano il cuore, come gli acuti dardi, scagliati da un eroe. Entrano in profondità come chiodi battuti con forza, e penetrano tanto dentro, da raggiungere le intimità segrete dell’anima. Infatti questa parola è più penetrante di qualunque spada a doppio taglio, perché il suo potere d’incisione supera quello della lama più temprata e la sua acutezza quella di qualsiasi ingegno. NESSUNA SAGGEZZA UMANA E NESSUN PRODOTTO D’INTELLIGENZA È FINE E SOTTILE AL PARI DI ESSA. È PIÙ APPUNTITA DI QUALUNQUE SOTTIGLIEZZA DELLA SAPIENZA UMANA E DEI PIÙ INGEGNOSI RAZIOCINI.

  44. OGGI FESTA DI TUTTI I SANTI. FACCIAMO MEMORIA DELLA STUPENDA COMPAGNIA DEI SANTI, L’INNUMMEREVOLE SCHIERA DI FRATELLI E SORELLE CHE HANNO VISSUTO IN PIENEZZA I LORO GIORNI IN QUESTO MONDO E SONO ENTRATI NEL MISTERO DELLA VITA ETERNA E NELLA COMUNIONE CON DIO. I SANTI NON SONO PERSONAGGI STRAORDINARI E INIMITABILI, MA STELLE NEL FIRMAMENTO DI DIO CHE CI OFFRONO IL CONFORTO DELL’UNICA INDICAZIONE NECESSARIA PER ENTRARE E USCIRE DALLA ” GRANDE TRIBOLAZIONE ” (Ap 7,14) DI QUESTO MONDO: VIVERE OGNI COSA IN CRISTO. I SANTI NON SONO AFFATTO POCHI – AFFERMA IL VEGGENTE DELL’APOCALISSE- ANZI SONO ADDIRITTURA “UNA MOLTITUDINE IMMENSA, CHE NESSUNO POTEVA CONTARE….” (7,9) NON INDUGIAMO NELLA DEBOLEZZA E NEL PECCATO, AGLI OCCHI DI DIO MERITA DI ESSERE POSTO IN EVIDENZA TUTTO IL BENE, IL BELLO E IL VERO CHE SILENZIOSAMENTE RIUSCIAMO A FARE NEL SANTUARIO DELLA NOSTRA UMANITA’, CREATA A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO, IN MODO LIBERO E GRATUITO. ( preso dalla riflessione di Fr. Roberto Pasolini)

  45. BELLA E PREZIOSA (come tante..) la riflessione sui semi e sulle foglie. Ora più che mai , arrivata alla mia “tenera età” e con tanta stanchezza di vita addosso e dentro, ti dico di essere molto convinta che le parole, (almeno le tante che ho detto io..) non sono mai servite a nulla, perchè si semina con i fatti…con le lotte di tutti i giorni…da madre.moglie..sorella..e figlia.
    Le lacrime ci fanno compagnia e ci avvicinano alle carezze di Gesù e di Maria, e ci preparano alla nuova semina della vita, giorno x giorno… Ce ne vuole xchè Il terreno diventi “pronto” x accogliere i nostri semi. Li identifichiamo piccini questi “semi ” E’ come 1 granello di senape..il più piccolo di tutti i semi..ma quando cresce diventa il più grande di tutte le piante ed i suoi rami grandissimi”…
    Quanti granelli sono invece caduti nel terreno arido…? Nei cuori chiusi…senza speranza e senza la Pace del Signore? Quanti cuori le vicissitudini della vita hanno indurito..? Noi cresciamo proprio x questo… dobbiamo essere convinti che nella vita attraversiamo tutti momenti belli e momenti brutti..!
    E’ anche vero però che x raggiungere quel senso di equilibrio tra le 2 fasi, dobbiamo impegnarci MOLTO e passare x le tante prove ed i tanti ostacoli che la vita ci “offre” x CRESCERE e diventare più FORTI. Ma dobbiamo essere certi di 1 cosa : E’ vero che il vento quando soffia può fare male.. può fare disastri… e lungo la strada..è inevitabile che le foglie non cadano, ma l’albero può restere in piedi ! E resta in piedi solo se le sue radici sono FORTI.
    La ns FEDE (il semino nel terreno buono..) ci aiuta e ci sostiene soprattutto in quei momenti, e prima o poi passeranno le tempeste…passerà il fresco dell’autunno ed anche il freddo dell’inverno.. Lasciando spazio al sole della primavera ed al caldo dell’estate…e così l’albero recupererà la sua vitalità e la sua FORZA.
    Tanti momenti nella ns vita, possono fare oscillare il tronco.. ma se il TERRENO in cui è stato seminata la radice del nostro albero era fecondo, l’albero sarà sempre capace di sopportare tutte le tempeste e rinascere più rigoglioso di prima.

    Questa è la nostra speranza davanti alla morte. Per chi crede, è una porta che si spalanca completamente; per chi dubita è uno spiraglio di luce che filtra da un uscio che non si è chiuso proprio del tutto. Ma per tutti noi sarà una grazia, quando questa luce, dell’incontro con Gesù, ci illuminerà.

  46. Tonino Lasconi, LA VISITA AL CIMITERO
    pensieri, preghiere e fiori per i nostri cari che non ci sono più: un incontro che non si esaurisce il 2 novembre

    Amo i cimiteri. Ci vado spesso. Non solo in quelli dove riposano i miei cari ma anche in quelli che incontro viaggiando. Sono un luogo dove mi piace riflettere, meditare, pregare. Questo perché amo la vita. Il pensiero dei defunti mi ricorda, senza ombra di dubbio, che la vita è un passaggio, spesso, purtroppo, breve. Per questo va vissuta senza sprecarne un solo istante con la noia, con la banalità, con la volgarità, con ciò che può rattristarla, impoverirla, metterla in pericolo.
    Quando sono lì, penso: «Se ci ricordessimo sempre che non vivremo cinquemila anni, saremmo più saggi. Adopereremmo meglio le nostre capacità, i nostri sentimenti, il nostro tempo, i nostri soldi, i nostri giorni». Metto dei fiori nelle tombe dei miei cari e in quelle abbandonate dai parenti. I fiori – lo so – non servono ai defunti, ma a me. A noi. Sono un segno bellissimo che dice: «Da questa morte rinasce una vita nuova, più bella e profumata di prima». E prego. La preghiera serve ai defunti e a noi. Ci ricorda che, tra noi e loro, gli affetti, la compagnia, l’amicizia continuano, perché davanti a Dio siamo tutti contemporanei, ci abbraccia tutti con un unico sguardo.
    E noi camminiamo tutti insieme verso di lui, aiutandoci l’un l’altro. Volete che una madre non cammini ancora accanto ai suoi figli rimasti quaggiù? Che un amico non ti rimanga accanto? Nemmeno a pensarci! Quando esco dal cimitero, mi sento ricaricato, stimolato a vivere con più grinta e intensità. Non però negli ultimi giorni di ottobre e nei primi di novembre. In questi giorni non vado più al cimitero, perché l’ultima volta che l’ho fatto ho creduto di trovarmi in una fiera: chiacchiericcio, confusione, risate, paragoni sciocchi tra le tombe e i fiori più belli, curiosità stupide, telefonini che squillano dappertutto, commento sul costo dei fiori… Uno spettacolo triste! Sapete cosa farei? Chiuderei i cimiteri dal 25 ottobre all’8 di novembre. Perché quelli che ci vanno per amore dei defunti e di se stessi ci andrebbero comunque durante l’anno, ogni volta che possono. Quelli «della fiera» se ne starebbero a casa loro. Meglio così! Tanto, andare in un cimitero per non p ensare, per non pregare, per non meditare non serve né ai defunti né tanto meno ai vivi.

     

  47. UNA PIANTA SPECIALE

    “Un uomo duramente provato dalla vita, il quale aveva saputo mantenere sempre integra la sua serenità e il suo coraggio, sentendo avvicinarsi la fine chiamò intorno a sé i figlioli, le nuore, i nipoti e disse loro: “Voglio svelarvi un segreto. Venite con me nel frutteto”.
    Tutti lo seguirono con curiosità e tenerezza poiché sapevano quanto il vecchio amasse le piante.
    Con le poche forze rimaste l’uomo cominciò a zapparein un punto preciso.
    Apparve uno scrigno. Il vecchio lo aprì e disse: “Ecco la pianta più preziosa di tutte, quella che ha dato cibo alla mia vita e di cui tutti voi avete beneficiato”. Ma lo scrigno era vuoto!
    “Prima di morire voglio dare a ciascuno di voi uno dei suoi inestimabili semi. E’ una pianta che va coltivata “con cura”, altrimenti s’intristisce e chi la possiede ne rimane intossicato e perde vigore. Le sue foglie diventano larghe e fanno ombra a molti.
    Infine i suoi rami vanno tenuti sollevati da terra, affinché diventino agili e lievi”.
    Il figlio maggiore parlò per tutti loro: “Grazie del tuo bellissimo dono ma forse non abbiamo capito bene di che pianta si tratta”.
    Rispose il vecchio: “E’ la Pianta della PAZIENZA”.
    (autore sconosciuto)

  48. Molte volte anche noi cristiani siamo spaventati dalla morte e non percepiamo la meravigliosa notizia che Gesù ha vinto la morte! Si non abbiamo più niente da temere se non il fatto di non lasciarci avvolgere da questo Amore salvifico. Se amiamo veramente Dio Padre come possiamo temere d’incontrarlo se la nostra vita non è che un cammino verso il cielo, verso di Lui. La morte non è che un attimo e noi in quell’ attimo passiamo ad uno stato di vita differente come una crisalide che mette le ali e diventa farfalla. Si ci aspetta tutto ciò che abbiamo sperato e pregato tutto ciò che ha valso ogni attimo di pena sopportata, di dolore condiviso di amore sparso intorno a noi, di luce agognata, di lacrime asciugate, il Cielo dove c’è un posto preciso per ogni figliodi Dio.

  49. S. AGOSTINO

    “Quando mi sarò unito a te
    con tutto il mio essere,
    non sentirò più dolore o pena;
    la mia sarà vera vita,
    tutta piena di te.
    Tu sollevi in alto colui che riempi di te;
    io non sono ancora pieno di te,
    sono un peso a me stesso.
    Gioie di cui dovrei piangere contrastano in me
    con pene di cui dovrei gioire,
    e non so da che parte stia la vittoria.
    Abbi pietà di me, Signore!
    Non ti nascondo le mie ferite.
    Tu sei il medico, io sono malato;
    tu sei misericordioso, io infelice.”

  50. Quando la morte …
    pianta il suo pungiglione
    PAPA FRANCESCO – 19 marzo 2016

    253. A volte la vita familiare si vede interpellata dalla morte di una persona cara. Non possiamo tralasciare di offrire la luce della fede per accompagnare le famiglie che soffrono in questi momenti. [280] Abbandonare una famiglia quando una morte la ferisce sarebbe una mancanza di misericordia, perdere un’opportunità pastorale, e questo atteggiamento può chiuderci le porte per qualsiasi altra azione evangelizzatrice.

    254. Comprendo l’angoscia di chi ha perso una persona molto amata, un coniuge con cui ha condiviso tante cose. Gesù stesso si è commosso e ha pianto alla veglia funebre di un amico (cfr Gv 11,33.35). E come non comprendere il lamento di chi ha perso un figlio? Infatti, «è come se si fermasse il tempo: si apre un abisso che ingoia il passato e anche il futuro. […] E a volte si arriva anche ad accusare Dio. Quanta gente – li capisco – si arrabbia con Dio». [281] «La vedovanza è un’esperienza particolarmente difficile […] alcuni mostrano di saper riversare le proprie energie con ancor più dedizione sui figli e i nipoti, trovando in questa espressione di amore una nuova missione educativa. […] Coloro che non possono contare sulla presenza di familiari a cui dedicarsi e dai quali ricevere affetto e vicinanza devono essere sostenuti dalla comunità cristiana con particolare attenzione e disponibilità, soprattutto se si trovano in condizioni di indigenza». [282]
    255. In generale il lutto per i defunti può durare piuttosto a lungo, e quando un pastore vuole accompagnare questo percorso, deve adattarsi alle necessità di ognuna delle sue fasi.
    Tutto il percorso è solcato da domande:
    • sulle cause della morte,
    • su ciò che si sarebbe potuto fare,
    • su cosa vive una persona nel momento precedente alla morte…
    Con un cammino sincero e paziente di preghiera e di liberazione interiore, ritorna la pace. A un certo punto del lutto occorre aiutare a scoprire che quanti abbiamo perso una persona cara abbiamo ancora una missione da compiere, e che non ci fa bene voler prolungare la sofferenza, come se questa fosse un atto di ossequio.
    La persona amata non ha bisogno della nostra sofferenza, né le risulta lusinghiero che roviniamo la nostra vita. Nemmeno è la migliore espressione di amore ricordarla e nominarla in ogni momento, perché significa rimanere attaccati ad un passato che non esiste più, invece di amare la persona reale che ora si trova nell’al di là. La sua presenza fisica non è più possibile, ma, se la morte è qualcosa di potente, «forte come la morte è l’amore» (Ct 8,6). L’amore possiede un’intuizione che gli permette di ascoltare senza suoni e di vedere nell’invisibile. Questo non è immaginare la persona cara così com’era, bensì poterla accettare trasformata, come è ora. Gesù risorto, quando la sua amica Maria volle abbracciarlo con forza, le chiese di non toccarlo (cfr Gv 20,17),
    per condurla a un incontro differente.
    256. Ci consola sapere che non esiste la distruzione completa di coloro che muoiono, e la fede ci assicura che il Risorto non ci abbandonerà mai. Così possiamo impedire alla morte «di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio». [283]
    La Bibbia parla di un Dio che ci ha creato per amore, e che ci ha fatto in modo tale che la nostra vita non finisce con la morte (cfr Sap 3,2-3). San Paolo ci parla di un incontro con Cristo immediatamente dopo la morte: «Ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo» (Fil 1,23). Con Lui, dopo la morte ci aspetta ciò che Dio ha preparato per quelli che lo amano (cfr 1 Cor 2,9). Il prefazio della Liturgia dei defunti lo esprime magnificamente: «Se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata». Infatti «i nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio». [284]
    257. Un modo di comunicare con i nostri cari che sono morti è pregare per loro. [285] Dice la Bibbia che «pregare per i defunti» è cosa «santa e devota» (2 Mac 12,44-45). Pregare per loro «può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore».[286] Alcuni santi, prima di morire, consolavano i propri cari promettendo che sarebbero stati loro vicini per aiutarli.
    Santa Teresa di Lisieux sentiva di voler continuare a fare del bene dal Cielo. [287] San Domenico affermava che «sarebbe stato più utile dopo la morte, […] più potente nell’ottenere grazie». [288]
    Sono legami di amore, [289] perché «l’unione di coloro che sono in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata […], è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali». [290]
    258. Se accettiamo la morte possiamo prepararci ad essa. La via è crescere nell’amore verso coloro che camminano con noi, fino al giorno in cui «non ci sarà più la morte, né lutto né lamento né affanno» (Ap 21,4). In questo modo ci prepareremo anche a ritrovare i nostri cari che sono morti. Come Gesù restituì a sua madre il figlio che era morto (cfr Lc 7,15), similmente farà con noi.
    Non sprechiamo energie fermandoci anni e anni nel passato.
    Quanto meglio viviamo su questa terra, tanto maggiore felicità potremo condividere con i nostri cari nel cielo.
    Quanto più riusciremo a maturare e a crescere, tanto più potremo portare cose belle al banchetto celeste.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *