PROPOSTE DI “VILLA S. BIAGIO”:
PREPARIAMOCI ALLA PASQUA CON “WEEK-END DELLO SPIRITO”
Cari amici, avvicinandosi il 40.mo anniversario di “Casa di Spiritualità”
VILLA S. BIAGIO
- Ricorda orario S. Messa:
DOMENICA E FESTIVI: H. 10.30
GIORNI FERIALI: H. 18.30
- In preparazione alla Pasqua propone:
WEEK-END DELLO SPIRITO: MINI-RITIRI SPIRITUALI
24 ORE DI PACE IN ASCOLTO DI
PERSONAGGI BIBLICI E DI PAPA FRANCESCO.
25 – 26 M A R Z O 2017
Gli immigrati: tutta gente pericolosa?
– RUT (libera rielaborazione)
- Ero ragazza. Sentivo spesso gli anziani parlare di una grave carestia abbattutasi nei paesi circostanti. Nel territorio di Moab invece, grazie a Dio, c’era ancora pane in abbondanza. Ogni giorno incontravo famiglie di immigrati in cerca di lavoro. Tra tante, mi colpì una proveniente da Betlemme: papà, mamma e due figli poco più grandi di me. L’uomo si chiamava Elimèlech, sua moglie Noemi e i suoi due figli Maclon e Chilion;
- Erano persone dignitose nella loro povertà. E anche simpatiche. Ben presto noi ragazzi diventammo amici, coinvolgendo le nostre famiglie. E così la nostra casa si aprì anche per loro. Soffrii molto quando a quei due ragazzi venne a mancare il padre. Elimèlech, morì ed essa rimase con i due figli.
- Vedendoli così precocemente orfani, mi affezionai ancor di più a loro. Soprattutto a uno, devo ammetterlo. Quella mia simpatia, non sfuggì a mio padre che, un giorno, mi chiamò in disparte per dirmi che Maclon, il ragazzo del mio cuore, mi aveva chiesta in sposa. Mio padre acconsentì, con un sorriso. Ero fuori di me dalla gioia. Cominciò così la nostra vita in comune. Con tanti sogni e progetti nel cuore. Una felicità intensa. E tanto fugace…Ancora una volta la morte infierì, crudele, sulle nostre famiglie. Maclon e Chilion morirono tutti e due
- Alla mia solitudine di giovane vedova e senza figli, si aggiungeva la preoccupazione per Noemi, mia suocera, rimasta, in breve tempo priva dei suoi due figli e del marito. Donna forte, non si perse d’animo. Decise di tornare al suo paese d’origine. Allora Noemi si alzò con le sue nuore per andarsene dalla campagna di Moab, perché aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane.
- Ma durante una sosta, ci prese in disparte e ci parlò con cuore di mamma. Preoccupata più del nostro futuro che dei suoi guai. Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi
- E ci salutò, baciandoci. Fu un momento di grande commozione. Tra le lacrime protestammo il nostro desiderio di non lasciarla sola. No, noi verremo con te al tuo popolo..
- Ella insisteva sulla convenienza per noi giovani vedove, di rifarci una vita. Tornate indietro, figlie mie, andate!
- Era commovente nel suo amore disinteressato. Mia cognata si lasciò convincere …
. leggi tutto in: 16E. RUT
IL SILENZIO E’…
IL SILENZIO È MITEZZA
quando non rispondi alle offese
quando non reclami i tuoi diritti,
quando lasci a Dio la difesa del tuo onore.
IL SILENZIO È MISERICORDIA
quando non riveli le colpe dei fratelli,
quando perdoni senza indagare il passato,
quando non condanni, ma intercedi nell’intimo.
IL SILENZIO È PAZIENZA quando soffri senza lamentarti,
quando non cerchi consolazione tra gli uomini
quando attendi che il seme germogli lentamente.
IL SILENZIO È UMILTÀ quando taci per lasciare emergere i fratelli, quando celi nel riserbo i doni di Dio, quando lasci che il tuo agire venga interpretato male, quando lasci ad altri la gloria dell’impresa.
IL SILENZIO È FEDE quando taci perché è Lui che agisce,
quando rinunci alle voci del mondo, per stare alla sua presenza, quando non cerchi comprensione perché ti basta sapere di essere amato da Lui.
IL SILENZIO È ADORAZIONE quando abbracci la Croce senza chiedere perché nell’intima certezza
che questa è l’unica via giusta.
vedi PPT: IL SILENZIO è…
PREGA OGNI CREATURA
Dal trattato «l’orazione» di Tertulliano, sacerdote
- L’orazione è un sacrificio spirituale, che ha cancellato gli antichi sacrifici. «Che m’importa», dice, «dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco» (Is 1, 11). Chi richiede da voi queste cose? (cfr. Is 1, 12). Quello che richiede il Signore, l’insegna il vangelo: «È GIUNTO IL MOMENTO, ED È QUESTO, IN CUI I VERI ADORATORI ADORERANNO IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ; PERCHÉ IL PADRE CERCA TALI ADORATORI. DIO È SPIRITO E QUELLI CHE LO ADORANO DEVONO ADORARLO IN SPIRITO E VERITÀ» (Gv 4, 23-24). Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita
- SOLO LA PREGHIERA VINCE DIO. MA CRISTO NON VOLLE CHE FOSSE CAUSA DI MALE E LE CONFERÌ OGNI POTERE DI BENE. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti. PREGANO ANCHE GLI ANGELI, PREGA OGNI CREATURA. Gli animali domestici e feroci pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l’aria di grida nel modo che a loro è proprio. ANCHE GLI UCCELLI QUANDO SI DESTANO, SI LEVANO VERSO IL CIELO, E AL POSTO DELLE MANI APRONO LE ALI IN FORMA DI CROCE E CINGUETTANO QUALCOSA CHE PUÒ SEMBRARE UNA PREGHIERA. Ma c’è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell’orazione. Ecco, questo: CHE IL SIGNORE STESSO HA PREGATO. A lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen.
- LEGGI TUTTO IN COMMENTI
I cristiani nel mondo
Dalla «Lettera a Diogneto»
- I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano di un qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere di vita.
- Abitano in città sia greche che barbare, come capita, e pur seguendo nel vestito, nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, incredibile.
- Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera.
CITTADINI DEL MONDO…
Il tuo cristo è ebreo, La tua democrazia è greca,
La tua scrittura è latina, I tuoi numeri sono arabi,
la tua auto è giapponese, Il tuo caffè brasiliano,
Il tuo orologio è svizzero, il tuo walkman è coreano,
La tua pizza è italiana, la tua camicia è hawaiana,
Le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine.
CITTADINO DEL MONDO
Non rimproverare il tuo vicino
di essere straniero…
(graffito su un muro di Berlino)
- I bei giorni della Chiesa « Felici gli occhi che vedranno l’Occidente e l’Oriente unirsi per formare i bei giorni della Chiesa! » E quella sarà l’ora di Dio, sarà la grande giornata di Gesù Cristo, Signore, Salvatore e Dio nostro! E Gesù vincerà il mondo così: nella carità, nella misericordia. (Lett. I, 310)
- Ecumenismo della carità: “È venuto da me un signore, il quale mi ha detto: – Voglio fondare un Ospizio Cattolico, e lei si sente di mandarmi i suoi preti? – Ed io: – Se per cattolico intende universale, cioè dove si possono accettare tutti, sì che accetto di mandare il personale; ma se vuole fondare un Ospedale esclusivamente per i cattolici, no che non accetto – (e fa segno con la testa e con la mano).
- Tenete a mente queste parole, perché, quando si presenta uno che ha un dolore, non si stà lì a domandare se ha il battesimo, ma se ha un dolore. “ Parola VIII, 19- 196
“ACCOGLIERE, PROTEGGERE,
PROMUOVERE E INTEGRARE”
PAPA FRANCESCO VERSO I MIGRANTI
- “ACCOGLIERE. Di fronte a questa indole del rifiuto, urge un cambio di atteggiamento, per superare l’indifferenza e anteporre ai timori un atteggiamento di accoglienza verso coloro che bussano alle nostre porte. Per quanti fuggono da guerre e persecuzioni terribili, spesso intrappolati nelle spire di organizzazioni criminali senza scrupoli, occorre aprire canali umanitari accessibili e sicuri.
- “PROTEGGERE. l’esperienza migratoria rende spesso le persone più vulnerabili allo sfruttamento, all’abuso e alla violenza. Parliamo di milioni di lavoratori e lavoratrici migranti di profughi e richiedenti asilo, di vittime della tratta. prediligendo processi costruttivi attuando programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i “trafficanti di carne umana” che lucrano sulle sventure altrui;
- PROMUOVERE. La promozione umana dei migranti e delle loro famiglie comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare , ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell’esistenza.
- “INTEGRARE. L’integrazione, che non è né assimilazione né incorporazione, è un processo bidirezionale, che si fonda essenzialmente sul mutuo riconoscimento della ricchezza culturale dell’altro: Per Noi Cristiani, L’ospitalità Offerta Al Forestiero Bisognoso È Offerta A GESÙ CRISTO STESSO: «ERO STRANIERO E MI AVETE ACCOLTO» (MT 25,35).
– BE STILL, MY SOUL (Bocelli 14)
the lord is on thy side. Bear patiently the cross of grief or pain.
Leave to thy God to order and provide; In every change, He faithful will remain.
Be still, my soul: when dearest friends depart, And all is darkened in the vale of tears, Then shalt thou better know His love, His heart, Who comes to soothe thy sorrow and thy fears. Be still, my soul…
VEDI PPT: Lettera al FRATELLO MAROCCHINO-D.T.Bello
Parliamone insieme…
- Quali sentimenti suscitano in te Noemi e Rut, la moabita?
- Cosa pensi degli immigrati? Rientrano anch’essi nel piano della Provvidenza che vuole fare di tutti i popoli una sola famiglia?
- Noi potremmo fare qualcosa di più per loro? che cosa?
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A P R I L E 2017
- 1-2: Curare piante e animali. Più dei bambini…? – GIONA
- 8-9: Il dolore degli innocenti…Perché ? -IL SERVO DI DIO
- 15-16: Gesù, quando siamo tristi, Tu dove sei? – EMMAUS
P R O G R A M M A
- SABATO ore 16: Accoglienza … Presentazione dei partecipanti
- 16.30:. Meditazione – preghiera personale
- 18.30: Celebrazione di vespri e S. Messa
- 19.30: Cena fraterna… momento contemplativo nel parco.
- 21.00: Risonanze spirituali – turni di adorazione notturna
- DOMENICA ore 7.00: sveglia “musicale” -Footing “mariano” (chi vuole)
- 9.00: Lectio divina – riflessione e preghiera personale…
- 10.30: SANTA MESSA DOMENICALE – Verifica e impegni di vita…
- 12.45: foto di gruppo – pranzo – saluti… arrivederci
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SAN GIUSEPPE , IL FEDELE CUSTODE
Giuseppe fece come gli aveva ordinato
l’angelo del Signore.
- Dal Vangelo secondo Matteo Mt 1,16.18-21.24
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. - Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
- «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
- Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.
- S. GIUSEPPE, IL FEDELE CUSTODE
- … Egli fu scelto dall’eterno Padre come fedele custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25, 21).
- Se poni san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l’uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, COSÌ IN VERITÀ DOPO DI LEI DEVE A GIUSEPPE UNA SPECIALE RICONOSCENZA E RIVERENZA.
- Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quell’altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l’ha portata al massimo della perfezione.
- RICÒRDATI DUNQUE DI NOI, O BEATO GIUSEPPE, e intercedi presso il tuo Figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissima Vergine tua sposa, che è Madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amen. SAN BERNARDINO DA SIENA
Beato il papà…
- Beato il papà che chiama alla vita e sa donare la vita per i figli.
- Beato il papà che non teme di essere tenero e affettuoso.
- Beato il papà che sa giocare con i figli e perdere tempo con loro.
- Beato il papà per il quale i figli contano più degli hobby e della partita.
- Beato il papà che sa ascoltare e dialogare anche quando è stanco.
- Beato il papà che dà sicurezza con la sua presenza e il suo amore.
- Beato il papà che sa pregare con i figli e confrontare la vita con il Vangelo.
- Beato il papà convinto che un sorriso vale più di un rimprovero, un abbraccio più di una predica.
- Beato il papà che cresce insieme ai figli e li aiuta a diventare se stessi.
- Beato il papà che sa capire e perdonare gli sbagli dei figli e riconoscere i propri.
- Beato il papà che non sommerge i figli di cose, ma li educa alla sobrietà e alla condivisione.
- Beato il papà che non si ritiene perfetto e sa ironizzare sui propri limiti.
- Beato il papà che cammina con i figli verso orizzonti sconfinati aperti all’uomo, al mondo, all’eternità
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Cari amici,
Dopo il ritiro con OSEA (Amore io voglio…Ma quale?)
vi ricordo il prossimo mini-ritiro SABATO 18 E DOMENICA 19 marzo… QOELET, personaggio biblico contro corrente, ci aiuterà a riflettere sui veri valori della vita… Una domanda fra tante: FAR CARRIERA VA BENE MA… A TUTTI I COSTI?
Risponde Qoelet … Qualche assaggio?!
- Vanità delle vanità… tutto è vanità. Non c’è niente di nuovo sotto il sole. Qualcuno forse dirà: “Guarda, questo è nuovo!”. Invece quella cosa esisteva già molto tempo prima che noi nascessimo.
- Io ho detto in cuor mio: “Vieni, dunque, ti voglio mettere alla prova con la gioia: Gusta il piacere!”. Ma ecco anche questo è vanità. Del riso ho detto: “Follia!” e della gioia: “A che giova?”
- Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore. Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento:
- Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?
- Ricordati del tuo Creatore finché sei giovane, prima che arrivi l’età degli acciacchi. Sta lieto, o giovane, nella tua giovinezza. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio. Caccia la malinconia dal tuo cuore… perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio.
- FAR CARRIERA… E’ la grande aspirazione. “Bruciare” gli altri. Senza troppi scrupoli: il fine giustifica i mezzi. Di ogni genere. Se serve, anche la corruzione, il doping, la droga. L’importante è riuscire nella scalata. Ma non si rischia così di trascurare altri valori fondamentali quali l’onestà, gli affetti familiari, la dimensione spirituale? E di ritrovarsi magari con un buon conto in banca ma stressati, soli, con la famiglia sfasciata e i figli sbandati? Vale la pena far carriera a questi costi? Un sapiente di 23 secoli fa, ci confida le sue riflessioni. Forse alquanto pessimiste, ma frutto di esperienza personale. Non ci converrà ascoltarlo almeno in parte, prima che sia troppo tardi?
- Oggi la gente corre e si affanna tutto il giorno. Cosa succedeva ai tuoi tempi? Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità. L’uomo si affatica e tribola per tutta una vita. Ma che cosa ci guadagna? Passa una generazione e ne viene un’altra; ma il mondo resta sempre lo stesso. (1,2ss)
- E’ proprio vero, che non c’è niente di nuovo sotto il sole! Il sole sorge, il sole tramonta; si alza e corre verso il luogo da dove rispunterà di nuovo. Tutto ciò che è già avvenuto accadrà ancora; Non c’è niente di nuovo sotto il sole. (1,9ss)
- Sei stato un osservatore della realtà. Cosa hai concluso? Io, Qoelet, ho messo tutte le mie forze per indagare e scoprire il senso di tutto ciò che accade in questo mondo. Ho meditato su tutto quel che gli uomini fanno, per arrivare alla conclusione che tutto il loro affannarsi è inutile. È come se andassero a caccia di vento. (1,12ss)
- Neanche tu eri un santo… ti sei dato spesso alla pazza gioia. Con quale risultato? Ho cercato il piacere nel bere… Mi son dato alla pazza gioia. Volevo vedere se questo dà felicità all’uomo durante i pochi giorni della sua vita. Ma tutto mi lasciava sempre un senso di vuoto. Il divertimento lascia insoddisfatti, l’allegria non serve a niente. (2.1ss)
- Però sei stato anche un gran lavoratore. Hai realizzato progetti importanti… Ho fatto anche grandi lavori. Ho fabbricato palazzi, ho piantato vigneti. Ho costruito giardini e parchi. Avevo molti servi in casa mia. Ho fatto venire nel mio palazzo cantanti e ballerine: per i miei piaceri, tante belle donne. (2,4ss)
- PERCHé accontentarsi delle piccole gioie quotidiane? Unica gioia per l’uomo è mangiare e bere e godere i frutti del suo lavoro. Ma ho capito che anche questo è un dono di Dio. (2,24ss)
- – Tutto sommato però, la vita è bella. Come dirlo ai giovani, spesso annoiati e tristi? Dolce è la luce! Perciò, godi la vita, ragazzo! Sii felice, finché sei ancora giovane. Fa’ quello che ti piace e segui i desideri del tuo cuore. Ma non dimenticare che Dio ti chiederà conto di tutto (11,7)
- E come aiutare gli anziani ad accettare i limiti dell’età? Ricordati del tuo Creatore finché sei giovane, prima che arrivi l’età degli acciacchi. Verranno gli anni in cui dirai: “Non ho più voglia di vivere”. Allora il sole, la luna e le stelle per te non saranno più luminosi e il cielo sarà sempre nuvoloso. Allora le tue braccia tremeranno; le tue gambe, che ti hanno sostenuto, diventeranno deboli. I tuoi denti saranno troppo pochi per masticare il cibo; i tuoi occhi non vedranno più chiaramente. Le tue orecchie diventeranno sorde al rumore della strada. Non sentirai quasi più il canto degli uccelli. La tua voce sarà debole e tremante. Avrai paura di camminare in salita e ad ogni passo sarai in pericolo di cadere.( 12,1) Ricordati del tuo Creatore finché sei giovane, prima che arrivi l’età degli acciacchi. Verranno gli anni in cui dirai: “Non ho più voglia di vivere”. Allora il sole, la luna e le stelle per te non saranno più luminosi e il cielo sarà sempre nuvoloso. Allora le tue braccia tremeranno; le tue gambe, che ti hanno sostenuto, diventeranno deboli. I tuoi denti saranno troppo pochi per masticare il cibo; i tuoi occhi non vedranno più chiaramente. Le tue orecchie diventeranno sorde al rumore della strada. Non sentirai quasi più il canto degli uccelli. La tua voce sarà debole e tremante. Avrai paura di camminare in salita e ad ogni passo sarai in pericolo di cadere.( 12,1)
- Cosa ci consigli per vivere bene e non dimenticare Colui che… ci attende? La vita finirà come si rompe un filo d’argento, o come va in pezzi una lampada d’oro… Il tuo corpo ritornerà alla polvere della terra dalla quale fu tratto; il tuo spirito vitale ritornerà a Dio che te l’ha dato. Credi in Dio e osserva i suoi comandamenti. E questo solo vale per ogni uomo. Dio giudicherà tutto quel che facciamo di bene e di male, anche le azioni fatte in segreto .(12,6ss)
- SE LO VUOI TU, GESÙ, LO VOGLIO ANCH’IO» Sassello, il 29 ottobre 1971 nasce Chiara Badano Chiara di nome e di fatto, intelligente e volitiva, vivace, viene educata dalla mamma a parlare con Gesù e a dirgli «sempre sì». Chiara è una ragazzina normale, ma con un qualcosa in più: è docile alla grazia e al disegno di Dio su di lei, che le si svelerà a poco a poco. Dai suoi quaderni dei primi anni delle elementari traspare la gioia e lo stupore nello scoprire la vita: è una bambina felice. Nel giorno della prima Comunione riceve in dono il libro dei Vangeli. Sarà per lei un «magnifico libro» affermerà: «Come per me è facile imparare l’alfabeto, così deve esserlo anche vivere il Vangelo!». A 9 anni entra come Gen nel Movimento dei Focolari. Da allora la sua vita sarà tutta in ascesa, nella ricerca di «mettere Dio al primo posto». Prosegue gli studi fino al Liceo classico, quando a 17 anni, all’improvviso un lancinante spasimo alla spalla sinistra svela tra esami e inutili interventi un osteosarcoma, dando inizio a un calvario che durerà circa tre anni. Appresa la diagnosi, Chiara non piange, non si ribella: subito rimane assorta in silenzio, ma dopo soli 25 minuti dalle sue labbra esce il sì alla volontà di Dio. Ripeterà spesso: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io». Non perde il suo luminoso sorriso; mano nella mano con i genitori, affronta cure dolorosissime e trascina nello stesso Amore chi l’avvicina. Rifiutata la morfina perché le toglie lucidità, dona tutto per la Chiesa, i giovani, i non credenti, il Movimento, le missioni…, Ripete: “Non ho più niente, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare”. La cameretta, in ospedale a Torino e a casa, è luogo di incontro, di apostolato, di unità: è la sua chiesa. Alla mamma che le chiede se soffre molto risponde: «Gesù mi smacchia con la varechina anche i puntini neri e la varechina brucia. Così quando arriverò in Paradiso sarò bianca come la neve». Ma il male avanza e i dolori aumentano: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io». Chiara si prepara all’incontro: «E’ lo Sposo che viene a trovarmi», e sceglie l’abito da sposa, i canti e le preghiere per la “sua” Messa dove «nessuno dovrà piangere!». E lo «Sposo» viene a prenderla all’alba del 7 ottobre 1990. E’ il giorno della Vergine del Rosario. Queste le sue ultime parole: “Mamma, sii felice, perché io lo sono. Ciao”.
- QUALE RISPOSTA DARE A QOELET COSI PESSIMISTA? ECCOLA … LA RICCHEZZA più GRANDE
- Che ve ne pare? Concediamoci una pausa (24 ore!…) di pace e di riflessione su temi di perenne attualità… Info e prenotazioni: 0721.823.175 – sanbiagiofano@gmail.com – donalesiani@gmail.com – sito: www.donvincenzoalesiani.it
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11 – 12 MARZO 2017
AMORE IO VOGLIO… Ma quale? – OSEA –
- IL TEMA DELL’AMORE. Sempre attuale. Inesauribile. Convegni, fictions e dibattiti televisivi si sprecano. Col risultato di renderlo sempre più fragile e ambiguo. Ognuno gli dà il significato che vuole. E nella vita continuiamo a costruire (e distruggere…) amori stagionali, come bambini che giocano coi castelli di sabbia. Pare che, in Italia, ogni 4 minuti fallisca un matrimonio…Ma l’amore forte e fedele esiste? E’ ancora un valore? Perché non chiedere un parere a un profeta come Osea che di amore se ne intendeva, per sofferta esperienza personale? Ma non senti che da tempo proprio parenti, amici e soprattutto i figli ti stanno ripetendo: amore io voglio!? Un clima familiare più sereno. Non sarebbe il regalo più gradito?
- Sei passato alla storia come il profeta della misericordia. Ma a quale prezzo? Quando il Signore parlò per la prima volta a Osea gli disse: «Prendi per moglie una prostituta e avrai figli da una simile donna. Anche questa terra non fa che prostituirsi e si allontana da me, il Signore». Osea sposò una donna di nome Gomer. (1,2ss)
- Il profeta dunque è uno che paga con la vita, fino a sposare… una prostituta? Il Signore mi disse ancora: «Ama la tua donna, anche se ti tradisce con un amante. Amala, come il Signore ama gli Israeliti, anche se si rivolgono ad altre divinità». (3,1ss)
- Si può recuperare un amore spezzato? Che fare? «Un giorno, io, il Signore, la riconquisterò. La porterò nel deserto e le dirò parole d’amore. Lì, mi risponderà come al tempo della sua giovinezza quando uscì dall’Egitto. Allora mi chiamerà “Marito mio” e non più mio padrone. Israele, ti farò mia sposa. Sarai mia per sempre.». (2,16ss)
- Il disastro ecologico è lo vediamo tutti. Di chi la colpa? Io, il Signore, voglio fare un processo agli abitanti di questa regione. Dicono falsità, uccidono, rubano e commettono adulterio. Le violenze si moltiplicano. Così la terra si inaridisce, e tutto quel che c’è su di essa muore. Anche gli animali che sono sulla terra, gli uccelli e i pesci, moriranno tutti. (4,1ss)
- Ma Dio si diverte a farci soffrire? O forse…«Mi allontanerò dal mio popolo finché non avrà sofferto abbastanza per i suoi peccati e verrà a cercarmi. Forse nella sua sofferenza si rivolgerà a me…». (5,15)
- Il nostro amore è incostante… quello di Dio no! Il Signore dice: «Efraim e Giuda, che dovrò fare per voi? Il vostro amore per me scompare come una nuvola del mattino; è come la rugiada che svanisce all’alba. Il popolo dice: «Venite, torniamo al Signore. Egli ci ha feriti e ci curerà! Sforziamoci di conoscere il Signore. La sua venuta è certa come l’aurora, come la pioggia di primavera che bagna la terra». (5,17ss)
- Quale esperienza avevi di Dio, per parlarne così? Quando Israele era un ragazzo io l’ho amato…perché era mio figlio. Io ho insegnato a Efraim a camminare. Ho tenuto il mio popolo tra le mie braccia, ma non ha capito che mi prendevo cura di lui. L’ho attirato a me con affetto e amore. Sono stato per lui come uno che solleva il suo bambino fino alla guancia. Mi sono abbassato fino a lui per imboccarlo.
- Immersi nelle cose terrene, non riusciamo a sollevare lo sguardo al cielo. Fino a quando avrà pazienza il Signore? Il mio popolo si ostina a restare lontano da me. È invitato a guardare in alto, ma nessuno alza lo sguardo. Come posso lasciarti, Efraim? Come posso abbandonarti, Israele? Il mio cuore non me lo permette, il mio amore è troppo forte. Nonostante la mia ira, non distruggerò Israele, perché sono Dio e non un uomo.
- Per concludere, qual è in sintesi il tuo messaggio? Torna al Signore tuo Dio, popolo d’Israele. Il tuo peccato ti ha fatto inciampare. Torna al Signore, prepara la tua preghiera e digli: «Dimentica tutti i nostri peccati, accetta il bene che possiamo fare, noi non ti offriamo buoi, ma la nostra preghiera di lode” (14,4s)
Gianna Beretta Molla
la bellezza casta e feconda dell’amore coniugale
- Fidanzata: Pietro mio, mancano pochi giorni e mi sento tanto commossa ad accostarmi a ricevere il sacramento dell’Amore. Diventiamo collaboratori di Dio nella creazione, possiamo così dare a Lui dei figli che lo amino e lo servano. Pietro, sarò capace di essere la sposa e la mamma che tu hai sempre desiderato? Lo voglio proprio, perché tu lo meriti e perché ti voglio tanto bene. ( 4 sett. 1955)
- Sposa così: “Ti amo tanto , Pietro e mi sei sempre presente cominciando dal mattino quando, durante la santa Messa all’offertorio, offro con il mio il tuo lavoro, le tue gioie, le tue sofferenze…vivendo così, Pietro, giorno dopo giorno noi raggiungiamo quella santità coniugale che Dio si aspetta da noi… voglio formare con te una famiglia ricca di figli come lo sono state le nostre belle famiglie nelle quali siamo nati e cresciuti”
- Fibroma all’utero: al dottore che le dice: “Se vogliamo mettere al sicuro la tua vita, dobbiamo interrompere la gravidanza” risponde: “Non lo permetterò mai…anche se devo rischiare io voglio che il mio bambino viva… Professore, operi in modo che la gravidanza possa continuare…
- Al Marito: Pietro se dovrete decidere se salvare la mia vita o quella del bambino, io esigo, salvate il bambino!” Entra nel reparto il venerdi santo 1962 dice: “Sono qui a fare il mio dovere di mamma…sono pronta a tutto pur di salvare la mia creatura”
- Il fratello prete commenta: sono parole davanti alle quali io mi inginocchio. Non ha pensato mai di fare un atto eroico, ma solo il suo dovere di mamma!!! Il giorno dopo sabato santo nasce con taglio cesareo Gianna Emanuela… ma per lei comincia l’agonia… chiede di essere portata a casa per morire nel suo letto di sposa… sente i bambini che si svegliano…due lacrime rigano il suo volto “Gesù ti amo, Gesù ti amo!” e spira…
- LA CREATURA CHE HAI AL FIANCO È MIA. Io l’ ho creata: Io le ho voluto bene da sempre. Per lei non ho esitato a dare la mia vita. Te l’affido! La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile. Sono io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei: è stato il modo più bello per dirti “te l’affido”.
Ma tu stai alla mia porta… (C.M.Martini)
Ma se io, Signore, tendo l’orecchio
ed imparo a discernere
i segni dei tempi,
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito della mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.
Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio,
la parola di sapienza e della promessa,
la preghiera del ringraziamento
e dell’abbandono nelle mani del Padre.
E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare,
io so che sarai tu ad entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d’intesa
per assaporarne la Bellezza.
- leggi tutto: 16C. OSEA
- MA TU STAI ALLA MIA POTA-PPT C.M.Martini
LA CARITÀ FRATERNA E L’ESEMPIO DI CRISTO
Dallo «Specchio della carità» di sant’Aelredo
- NON C’È NIENTE CHE CI SPINGA AD AMARE I NEMICI, COSA IN CUI CONSISTE LA PERFEZIONE DELL’AMORE FRATERNO, QUANTO LA DOLCE CONSIDERAZIONE DI QUELLA AMMIRABILE PAZIENZA PER CUI EGLI, «IL PIÙ BELLO TRA I FIGLI DELL’UOMO OFFRÌ IL SUO BEL VISO AGLI SPUTI DEI MALVAGI. Infine sopportò pazientemente la croce, i chiodi, la lancia, il fiele e l’aceto, lui in tutto dolce, mite e clemente. Alla fine fu condotto via come una pecora al macello, e come un agnello se ne stette silenzioso davanti al tosatore e non aprì bocca (cfr. Is 53, 7).
- Chi, al sentire quella voce meravigliosa piena di dolcezza, piena di carità, piena di inalterabile pacatezza: «Padre, perdonali», non abbraccerebbe subito i suoi nemici con tutto l’affetto? «Padre», dice, «perdonali» (Lc 23, 34). Che cosa si poteva aggiungere di dolcezza, di carità ad una siffatta preghiera? Tuttavia egli aggiunse qualcosa. GLI SEMBRO POCO PREGARE VOLLE ANCHE SCUSARE. «Padre, disse, perdonali, perché non sanno quello che fanno». E invero sono grandi peccatori, ma poveri conoscitori. Perciò: «PADRE, PERDONALI». Lo crocifiggono, ma non sanno chi crocifiggono, perché se l’avessero conosciuto, giammai avrebbero crocifisso il Signore della gloria (cfr. 1 Cor 2, 8); perciò: «PADRE, PERDONALI».. Lo ritengono un trasgressore della legge, un presuntuoso che si fa Dio, lo stimano un seduttore del popolo. «Ma io ho nascosto da loro il mio volto, non riconobbero la mia maestà». Perciò: «PADRE, PERDONALI»., perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).
- SE L’UOMO VUOLE AMARE SE STESSO DI AMORE AUTENTICO, NON SI LASCI CORROMPERE DA NESSUN PIACERE DELLA CARNE. PER NON SOCCOMBERE ALLA CONCUPISCENZA DELLA CARNE, RIVOLGA OGNI SUO AFFETTO ALLA DOLCEZZA DEL PANE EUCARISTICO. INOLTRE PER RIPOSARE PIÙ PERFETTAMENTE E SOAVEMENTE NELLA GIOIA DELLA CARITÀ FRATERNA, ABBRACCI DI VERO AMORE ANCHE I NEMICI.
Perché questo fuoco divino non intiepidisca di fronte alle ingiustizie, guardi sempre con gli occhi della mente la pazienza e la pacatezza del suo amato Signore e Salvatore.
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- REGALIAMOCI LA GIOIA SPIRITUALE DI UNA PAGINA COSI’…
IMITIAMO L’ESEMPIO DEL BUON PASTORE
DALLE «OMELIE» DI SANT’ASTÈRIO DI AMASEA, VESCOVO
- … Considerate le ricchezze della sua bontà. egli, quando stava per venire tra gli uomini mediante l’incarnazione, mandò avanti GIOVANNI, ARALDO E MAESTRO DI PENITENZA e, prima di Giovanni, tutti i profeti, perché insegnassero agli uomini a ravvedersi, a ritornare sulla via giusta e a convertirsi a una vita migliore.
- Poco Dopo, Quando Venne Egli Stesso, proclamò di persona e con la propria bocca: «VENITE A ME, VOI TUTTI, CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI E IO VI RISTORERÒ» (MT 11, 28). PERCIÒ, A COLORO CHE ASCOLTARONO LA SUA PAROLA, CONCESSE UN PRONTO PERDONO DEI PECCATI E LI LIBERÒ DA QUANTO LI ANGUSTIAVA. IL VERBO LI SANTIFICÒ, LO SPIRITO LI RESE SALDI, L’UOMO VECCHIO VENNE SEPOLTO NELL’ACQUA, E FU GENERATO L’UOMO NUOVO, CHE FIORÌ NELLA GRAZIA. DOPO CHE COSA SEGUÌ? Colui che era stato nemico diventò amico, l’estraneo diventò figlio, l’empio diventò santo e pio.
- IMITIAMO L’ESEMPIO CHE CI HA DATO IL SIGNORE, IL BUON PASTORE. CONTEMPLIAMO I VANGELI E, AMMIRANDO IL MODELLO DI PREMURA E DI BONTÀ IN ESSI RISPECCHIATO, CERCHIAMO DI ASSIMILARLO BENE.
Nelle parabole e nelle similitudini vedo un pastore che ha cento pecore. Essendosi una di esse allontanata dal gregge e vagando sperduta, egli non rimane con quelle che pascolavano in ordine, ma messosi alla ricerca dell’altra, supera valli e foreste, scala monti grandi e scoscesi, e, camminando per lunghi deserti con grande fatica, cerca e ricerca fino a che non trova la pecora smarrita. - DOPO AVERLA TROVATA, NON LA BASTONA, NÉ LA COSTRINGE A FORZA A RAGGIUNGERE IL GREGGE, MA, PRESALA SULLE SPALLE, E TRATTATALA CON DOLCEZZA, LA RIPORTA AL GREGGE, PROVANDO UNA GIOIA MAGGIORE PER QUELLA SOLA RITROVATA, CHE PER LA MOLTITUDINE DELLE ALTRE.
- CONSIDERIAMO LA REALTÀ VELATA E NASCOSTA DELLA PARABOLA. QUELLA PECORA NON È AFFATTO UNA PECORA, NÉ QUEL PASTORE UN PASTORE, MA SIGNIFICANO ALTRA COSA. SONO FIGURE CHE CONTENGONO GRANDI REALTÀ SACRE. CI AMMONISCONO, INFATTI, CHE NON È GIUSTO CONSIDERARE GLI UOMINI COME DANNATI E SENZA SPERANZA, E CHE NON DOBBIAMO TRASCURARE COLORO CHE SI TROVANO NEI PERICOLI, NÉ ESSERE PIGRI NEL PORTARE LORO IL NOSTRO AIUTO, MA CHE È NOSTRO DOVERE RICONDURRE SULLA RETTA VIA COLORO CHE DA ESSA SI SONO ALLONTANATI E CHE SI SONO SMARRITI. DOBBIAMO RALLEGRARCI DEL LORO RITORNO E RICONGIUNGERLI ALLA MOLTITUDINE DI QUANTI VIVONO BENE E NELLA PIETÀ.
DON ORIONE LA PENSAVA ALLO STESSO MODO…
- … E vorrei farmi cibo spirituale per i miei fratelli che hanno fame e sete di verità e di Dio; vorrei dare la luce di Dio ai ciechi, …vorrei diventare lo stolto di Cristo e vivere e morire della stoltezza della carità per i miei fratelli!
- Amare sempre e dare la vita cantando l’Amore! Abbassare, stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare, perché in Dio diventino le forze di Dio e grandezza di DIO…
- Gesù è morto con le braccia aperte. È Dio che si è abbassato e immolato con le braccia aperte. Carità! Voglio cantare la carità! Avere una gran pietà per tutti! 036PG
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8 Marzo – FESTA DELLA DONNA
- DONNE COSÌ… Donne vere. Fatte di grazia e di fragilità. Storie di umiliazione e riscatto. Tanto diverse ma tutte segnate da un Evento che ha cambiato la loro vita. Incontrata la Luce, l’hanno accolta con gioia. E si sono messe al servizio di Gesù e del Vangelo. Ieri come oggi. Donne-madri. Donne-sorelle. Donne capaci di amare. Sì, penso a mia madre. Ma anche a tutte quelle donne che sanno amare sul serio. Fino al sacrificio totale di sé. Con un’ abnegazione e fedeltà a tutta prova. Per questo sono perennemente attuali. Ne abbiamo bisogno come del pane. Ne ha bisogno il mondo. A volte addirittura ci afferra come un intimo timore di rimanere senza donne così. Perché, con l’aria che tira, potrebbero correre il rischio di…estinzione. Dio non voglia!
- Oltre ai Dodici, Gesù aveva scelto anche voi. A quel tempo? C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni. (cfr Lc 8,2-3).
- Gli Evangelisti vi dedicano pagine sublimi. Indimenticabili. «In verità vi dico, dovunque sarà predicato questo vangelo nel mondo intero, sarà detto anche ciò che costei ha fatto, in memoria di lei» (Mt 26,13 La Samaritana Gv 4,1; la donna siro-fenicia Mc 7,24ss; la donna malata Mt 9,20-22; la peccatrice perdonata Lc 7,36.Marta e Maria Gv 11)
- Commuove il candore della donna guarita …Impaurita e tremante, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. (Mc 5,21ss)
- Sorprende la fede semplice e audace della donna Cananea Signore, anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni…“Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. ( Mt15,25)
- E la “dichiarazione d’amore” di Gesù per Marta e Maria? All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Gv 11,4s
- I Dodici fuggirono, voi donne siete rimaste fedeli fino alla croce C’erano anche là molte donne che avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. (cfr Mt 27,56.61; Mc 15,47).
- Che santa invidia per la Maddalena chiamata per nome da LUI? Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gv 20,18ss
- E a lei affidò la missione di andare dagli Apostoli Gesù le disse: “Non mi trattenere, ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Màgdala andò ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.Gv 20,11-18).
- “Grazie a te, donna-madre che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica.
- Grazie a te, donna-sposa che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono.
- Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità
- Grazie a te donna-lavoratrice, per l’indispensabile contrbuto che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, alla edificazionedi strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
- Grazie a te, donna-consacrata che sull’esempio della più grande delle donne, la madre di Cristo, ti apri all’amore di Dio…
- Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! (Giovanni Paolo II, lettera alle donne) nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità
- Grazie a te donna-lavoratrice, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, alla edificazionedi strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
- Grazie a te, donna-consacrata che sull’esempio della più grande delle donne, la madre di Cristo, ti apri all’amore di Dio…
- Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! (Giovanni Paolo II, lettera alle donne)
- Mia madre “Quella povera vecchia contadina di mia madre sialzava alle 3 di notte e via a lavorare, e faceva da donna e, con i suoi figli, sapeva fare anche da uomo, perché nostro padre era lontano, a lavorare sul Monferrato: batteva il falcetto per fare l’erba, e lo affilava essa, senza portarlo all’arrotino; faceva la tela con canapa filata da essa; e i miei fratelli si divisero tante lenzuola, tanta bella biancheria, povera mia madre! Teneva da conto fin i coltelli rotti… Non correva a comperare, se proprio non poteva farne a meno; e, quando è morta, le abbiamo messo il suo vestito da sposa, dopo 51 anni che si era sposata: se l’era fatto tingere in nero e faceva ancora la sua più bella figura ed era il suo vestito più bello! “ (Let. 36)
- Quella serenità d’animo di cui una mamma ha tanto bisogno…“Anime! Anime! San Remo, 12 Marzo 1940 “Prego per tutti i suoi cari, Signora contessa, e in particolare per Lei, perchè Iddio allontani dal suo spirito ogni nube di tristezza, e le dia quella serenità d’animo di cui una mamma tanto abbisogna per riempire di sè e confortare tutta la sua casa, e nel caso suo, per crescere sempre più nella luce della fede e forti virtù cristiane le sue belle bimbe. Via dunque ogni tristezza, via ogni nube, ogni fantasia, ogni pensiero che non porta pace allo spirito, ma inquietudine e turbamento: quelle idee, quei pensieri non sono da Dio, ma dal nemico di ogni pace e di ogni bene.. E raccomandiamoci a Maria santissima, madre di consolazione e di ogni pace. Che predicone, Signora contessa, che predicone! Meno male che siamo in quaresima! Valga per tutte le volte che non le ho risposto. La conforto e la ossequio e la prego di porgere i miei ossequi, pieni di grato animo, a suo marito. Invoco amplissima sulla loro casa la benedizione di Dio, e Buona Pasqua!
A MIA MADRE
Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni;
mia madre ha sessant’anni,
e più la guardo e più mi sembra bella.
Non ha un detto, un sorriso, un guardo, un atto
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore
farei tutta la vita il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch’io le baci la sua treccia bianca,
o quando inferma e stanca
Nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Ma se fosse un mio prego in cielo accolto
non chiederei del gran pittor d’Urbino
il pennello divino
per coronar di gloria il suo bel volto.
Vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei;
vorrei veder me vecchio e lei…
dal sacrificio mio ringiovanita.
A mia madre- Edmondo De Amicis ppt
– 8 MARZO festa della donna 2017
+ LETTERA ALLE DONNE (G. PAOLO II)
+ IMPORTANZA DELLA DONNA NELLA VITA DEL SACERDOTE
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M A R Z O 2017 4-5: E tu la vorresti una… Ferrari?
AMOS
- QUALE RICCHEZZA? La situazione è sotto gli occhi di tutti. Pochi ricchi continuano a sperperare ingenti somme di denaro mentre molti poveri non sanno come sfamare i loro bambini. Tutto ciò è inammissibile davanti agli uomini e davanti a Dio. Ma dobbiamo chiederci onestamente se noi che abbiamo fremiti di santo sdegno contro queste ingiustizie, abbiamo uno stile di vita sobrio o rischiamo di desiderare quello che deploriamo negli altri…A quale ricchezza aspiriamo veramente? Insomma per essere un pò provocante, con i tempi che corrono… la vorresti una Ferrari? Ci colleghiamo in diretta con AMOS uno dei più antichi Profeti d’Israele. Che ha parole forti in proposito e indicazioni preziose anche per noi, oggi.
AMOS IN LINEA
- Sei vissuto 27 secoli fa… Eppure ti sentiamo molto “vicino”. Queste sono le parole di Amos, che era un pastore del villaggio di Tekoa. Due anni prima del terremoto, mentre Ozia era re di Giuda e Geroboamo figlio di Ioas era re di Israele, Dio rivelò ad Amos tutte queste cose riguardanti Israele. (1,1ss)
- Da pastore a Profeta: un bel salto. Cosa ti sembrava riprovevole nella gente? Costringono il povero a strisciare nella polvere e rendono la vita difficile al debole. Padri e figli vanno con la stessa donna, e così profanano il mio santo nome. Nei luoghi di culto osano sdraiarsi sulle vesti avute in pegno dal povero. (2,7ss)
- Perché lasciare la vita tranquilla di pastore per quella rischiosa del profeta? Dio, il Signore, non agisce senza aver prima rivelato le sue intenzioni ai suoi servi, i profeti. Quando il leone ruggisce chi può non aver paura? Quando Dio, il Signore, parla chi può evitare di trasmettere il suo messaggio? (3, 7ss)
- Anche allora c’era gente con la doppia casa e altri che morivano di fame e di freddo? Il Signore dice: «Questa gente non sa nemmeno cosa significa essere onesti. Riempiono i loro palazzi con tesori, frutto di rapine e violenze. Ascoltate ora… Distruggerò le case invernali e quelle estive, le case decorate in avorio cadranno in rovina e i palazzi saranno spazzati via».(3,10)
- Queste cose vanno denunciate. Ma con le donne dell’alta società, non hai esagerato? Ascoltate queste parole, donne di Samaria che vi siete ingrassate… Voi violate i diritti dei deboli, opprimete i poveri, ordinate ai vostri mariti di portarvi da bere. Com’è vero che io sono santo, verrà il giorno in cui sarete prese prigioniere. In fila dovrete abbandonare la città passando per le rovine delle mura. (4, 1)
- Eppure la gente era fedele ai propri doveri religiosi. Non basta? «Israeliti, andate pure al santuario di Betel e peccate! Andate a Galgala e peccate ancora di più! Portate i vostri animali da sacrificare. Vantatevi delle vostre offerte spontanee. Sono queste le cose che vi piacciono! (4,4s)
- PAPA FRANCESCO:
Dio ha delle preferenze? Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri. Il Salvatore è nato in un presepe, tra gli animali; è cresciuto in una casa di semplici lavoratori e ha lavorato con le sue mani per guadagnarsi il pane. Quando iniziò ad annunciare il Regno agli oppressi dalla povertà, assicurò che Dio li portava al centro del suo cuore: « Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno di Dio » (Lc 6,20); - La Chiesa allora ha una scelta… obbligata?
Questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere « gli stessi sentimenti di Gesù » (Fil 2,5). Ispirata da essa, la Chiesa ha fatto una opzione per i poveri. Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri.
- LA GRAZIA D’ESSER NATO POVERO. Fra le grazie che il Signor mi ha fatto, ho avuto quella di essere nato povero. I miei hanno sempre lavorato per poter mangiare. Non ci mancò mai il pane: ma si faceva, una volta al giorno, la polenta; e, nelle invernate, c’era la polenta nel latte. (Da discorso del 21 – I – 1938)
- QUANDO I RAGAZZI MI PORTAVANO DEI TOZZI DI PANE… Quei tempi erano veramente eroici, tempi di fame e di estrema miseria; tanto che i ragazzi dell’Oratorio portavano qualche tozzo di pane per sfamare quel povero chierico. Allora era fiamma la vita del cuore, ed erano giorni grandi, giorni di fame, giorni di fede, e la fede era fiamma di carità e di amore a Dio. Mai più come quei giorni, mai più; giorni eroici quando i ragazzi dell’Oratorio, vedendo che si pativa la fame, mi portavano dei tozzi di pane da mangiare XI, 165
LEGGI TUTTO…16C. AMOS
17B. WEEK-END IN QUARESIMA digiuniamo così…
VENERDI’ DOPO LE CENERI…
Meditazione del giorno:
San Pietro Crisologo (406-450), vescovo di Ravenna
- Fratelli, sono tre le azioni in cui la fede si fonda, la pietà si manifesta, la virtù si mantiene: la preghiera, il digiuno, la misericordia. La preghiera bussa alla porta, il digiuno ottiene, la misericordia riceve. Preghiera, misericordia, digiuno, sono tre, ma sono una sola cosa e si danno reciprocamente la vita. Infatti, il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia è la vita del digiuno. Nessuno li separi; i tre non possono separarsi. Chi pratica solo uno o due, non ha nulla. Quindi, chi prega deve digiunare e chi digiuna deve aver la pietà. Ascolti l’uomo che chiede e chi chiedendo desidera essere ascoltato; chi non rifiuta di ascoltare gli altri quando lo si supplica, si farà sentire da Dio.
- Chi pratica il digiuno deve simpatizzare con l’uomo che ha fame, se vuole che Dio simpatizzi con la sua fame. Chi spera di ottenere misericordia deve fare misericordia; chi vuole beneficiare della bontà deve praticarla; chi vuole che gli si doni, deve donare… Sii la norma della misericordia a tuo riguardo: Se vuoi ricevere misericordia in un certo modo, secondo una certa misura, con una certa prontezza, dona misericordia agli altri con la stessa prontezza, la stessa misura, allo stesso modo.
- Quindi la preghiera, la misericordia, il digiuno devono formare un solo insieme per raccomandarci a Dio, devono formare una sola supplica, una sola preghiera in nostro favore sotto questa triplice forma.
U n a c r o c e…
Il legno della Croce, quel “legno del fallimento”,
è divenuto il parametro vero di ogni vittoria.
Gesù ha operato più salvezza
con le mani inchiodate sulla Croce
che con le mani stese sui malati.
Donaci, Signore, di non sentirci costretti
nell’aiutarti a portare la Croce.
Aiutaci a vedere anche nelle nostre croci
un mezzo per ricambiare il tuo amore;
aiutaci a capire che la nostra storia crocifissa
è già impregnata di risurrezione.
Se ci sentiamo sfiniti, Signore, è perché, purtroppo,
molti passi li abbiamo consumati
sui viottoli nostri e non tuoi,
ma proprio i nostri fallimenti
possono essere la salvezza della nostra vita.
La Pasqua è la festa degli ex delusi della vita,
nei cuori, all’improvviso, dilaga la speranza.
Cambiare è possibile, per tutti e sempre.
Tonino Bello
VEDI PPT UNA CROCE- Don Tonino Bello PPT
MERCOLEDI DELLE CENERI…
- A)- CAMMINO QUARESIMALE: inizia col rito austero delle ceneri ma termina con la gioa di Pasqua. Un cammino di verità: – ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai…
- Ma un cammino pieno di SPERANZA. Le ceneri sono tratte dall’ ulivo della Domenica delle palme dell’anno precedente. Richiama dunque il mistero della morte e risurrezione di Gesù. Come dire: riconosci la tua povertà, sei cenere. Ma se ti converti e credi al vangelo, inizi un viaggio che dal “profondo” della tua miseria accettata e offerta… ti conduce alla meta: LA SPERANZA DELLA RISURREZIONE.
- LA BELLEZZA DELLA META DA’ FORZA AL NOSTRO CAMMINO…Come dice il salmista che ha iniziato il viaggio verso Gerusalemme: Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion. Poiché sole e scudo è il Signore Dio; Beato l’uomo che in te confida (sl 83)
SOLO IN DIO… RIPOSA L’ANIMA MIA!
Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza,
quando mi seguivi nel deserto,
in terra non seminata.
Israele era sacro al Signore (Ger. 2)
La preghiera è luce dell’anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l’uomo. L’anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili. Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l’anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile. + S. G. CRISOSTOMO: LA PREGHIERA È LUCE PER L’ANIMA- PAPA FRANCESCO: La Quaresima «è il tempo per dire no. No all’asfissia dello spirito per l’inquinamento causato dall’indifferenza, dalla trascuratezza di pensare che la vita dell’altro non mi riguarda; per ogni tentativo di banalizzare la vita, specialmente quella di coloro che portano nella propria carne il peso di tanta superficialità.
- La Quaresima vuole dire no all’inquinamento intossicante delle parole vuote e senza senso, della critica rozza e veloce, delle analisi semplicistiche che non riescono ad abbracciare la complessità dei problemi umani, specialmente i problemi di quanti maggiormente soffrono.
- La Quaresima è il tempo di dire no; no all’asfissia di una preghiera che ci tranquillizzi la coscienza, di un’elemosina che ci lasci soddisfatti, di un digiuno che ci faccia sentire a posto.
- Quaresima è il tempo di dire no all’asfissia che nasce da intimismi che escludono, che vogliono arrivare a Dio scansando le piaghe di Cristo presenti nelle piaghe dei suoi fratelli: quelle spiritualità che riducono la fede a culture di ghetto e di esclusione».
“Non importa dire molte preghiere,
ma importa dirle bene.
Io sono contento che se ne dica la metà ,
un quarto, un Pater noster solo,
purché sia detto bene col cuore”
(Disc. 14.9.30)
TIENIMI ALLA TUA PORTA… TIENIMI ALLA TUA PORTA R.Tagore PPT
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- TU LA VORRESTI UNA …FERRARI? La situazione è sotto gli occhi di tutti. Pochi ricchi continuano a sperperare ingenti somme di denaro mentre molti poveri non sanno come sfamare i loro bambini. Tutto ciò è inammissibile davanti agli uomini e davanti a Dio…
- Anche ai tuoi tempi c’era gente con la doppia casa e altri che morivano di fame e di freddo? Il Signore dice: «Questa gente non sa nemmeno cosa significa essere onesti. Riempiono i loro palazzi con tesori, frutto di rapine e violenze. Ascoltate ora… Distruggerò le case invernali e quelle estive, le case decorate in avorio cadranno in rovina e i palazzi saranno spazzati via».(3,10)
- Il silenzio di Dio: come interpretarlo? Col tempo, i gusti e gli interessi cambiano Si ha fame d’altro… «Verranno giorni, in cui io manderò la carestia in questa regione. Non di pane avranno fame, non di acqua avranno sete, ma di ascoltare la parola del Signore. Ovunque cercheranno con ansia la parola di Dio, da nord a sud e da ovest a est. Ma non la troveranno. (8,10ss )
- Una raccomandazione finale che fa tremare… “PREPARATI ALL’INCONTRO CON IL TUO DIO, O ISRAELE!” (4,12)
- QUALE RICCHEZZA SECONDO GESU’? Se un uomo riesce a guadagnare anche il mondo intero, ma poi perde la sua vita o rovina se stesso, che vantaggio ne ricava?…Stolto! Proprio questa notte dovrai morire e a chi andranno le ricchezze che hai accumulato? Questa è la situazione di quelli che accumulano ricchezze solo per se stessi e non si preoccupano di arricchire davanti a Dio. (Lc 9,25)
vedi ppt Lo scrigno -Tagore
Info e prenotazioni: donalesiani@gmail.com tel. 0721.823.175 – 333.88.90.862 – sito: www.donvincenzoalesiani.it
S. AGOSTINO CI AIUTA A CAPIRE E VIVERE IL VANGELO DI OGGI…
«CARISSIMI, NOI FIN D’ORA SIAMO FIGLI DI DIO, MA CIÒ CHE SAREMO NON È STATO ANCORA RIVELATO. SAPPIAMO PERÒ CHE, QUANDO EGLI SI SARÀ MANIFESTATO, NOI SAREMO SIMILI A LUI, PERCHÉ LO VEDREMO COSÌ COME EGLI È» (1 GV 3, 2). QUESTA È LA GRANDE PROMESSA. SE LO AMI, SEGUILO. TU DICI: LO AMO, MA PER QUALE VIA DEVO SEGUIRLO? SE IL SIGNORE TUO DIO TI AVESSE DETTO: IO SONO LA VERITÀ E LA VITA, TU, DESIDERANDO LA VERITÀ E BRAMANDO LA VITA, CERCHERESTI DI SICURO LA VIA PER ARRIVARE ALL’UNA E ALL’ALTRA. DIRESTI A TE STESSO: GRAN COSA È LA VERITÀ, GRAN BENE È LA VITA: OH! SE FOSSE POSSIBILE ALL’ANIMA MIA TROVARE IL MEZZO PER ARRIVARCI!
TU CERCHI LA VIA? ASCOLTA IL SIGNORE CHE TI DICE IN PRIMO LUOGO: IO SONO LA VIA. PRIMA DI DIRTI DOVE DEVI ANDARE, HA PREMESSO PER DOVE DEVI PASSARE: «IO SONO», DISSE, «LA VIA»! LA VIA PER ARRIVARE DOVE? ALLA VERITÀ E ALLA VITA. PRIMA TI INDICA LA VIA DA PRENDERE, POI IL TERMINE DOVE VUOI ARRIVARE. «IO SONO LA VIA, IO SONO LA VERITÀ, IO SONO LA VITA». RIMANENDO PRESSO IL PADRE, ERA VERITÀ E VITA; RIVESTENDOSI DELLA NOSTRA CARNE, È DIVENTATO LA VIA.
NON TI VIEN DETTO: DEVI AFFATICARTI A CERCARE LA VIA PER ARRIVARE ALLA VERITÀ E ALLA VITA; NON TI VIEN DETTO QUESTO. PIGRO, ALZATI! LA VIA STESSA È VENUTA A TE E TI HA SVEGLIATO DAL SONNO, SE PURE TI HA SVEGLIATO. ALZATI E CAMMINA!
FORSE TU CERCHI DI CAMMINARE, MA NON PUOI PERCHÉ TI DOLGONO I PIEDI. PER QUAL MOTIVO TI DOLGONO? PERCHÉ HANNO DOVUTO PERCORRERE I DURI SENTIERI IMPOSTI DAI TUOI TIRANNICI EGOISMI? MA IL VERBO DI DIO HA GUARITO ANCHE GLI ZOPPI.
TU REPLICHI: SÌ, HO I PIEDI SANI, MA NON VEDO LA STRADA. EBBENE, SAPPI CHE EGLI HA ILLUMINATO PERFINO I CIECHI.
NELLA FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE, RIFLETTIAMO SU QUESTA DIFFICILE MA MIRABILE PAGINA DI SAN LEONE MAGNO, PAPA E RIPETIAMO ANCHE NOI NELLA NOSTRA VITA: ECCOMI. COME HA DETTO MARIA E IL VERBO FATTO CARNE NEL SUO GREMBO
…. IL FIGLIO DI DIO FA DUNQUE IL SUO INGRESSO IN MEZZO ALLE MISERIE DI QUESTO MONDO, scendendo dal suo trono celeste, senza lasciare la gloria del Padre. Entra in una condizione nuova, nasce in un modo nuovo. Entra in una condizione nuova: infatti invisibile in se stesso si rende visibile nella nostra natura; INFINITO, SI LASCIA CIRCOSCRIVERE; ESISTENTE PRIMA DI TUTTI I TEMPI, COMINCIA A VIVERE NEL TEMPO; PADRONE E SIGNORE DELL’UNIVERSO, NASCONDE LA SUA INFINITA MAESTÀ, PRENDE LA FORMA DI SERVO; IMPASSIBILE E IMMORTALE, IN QUANTO DIO, NON SDEGNA DI FARSI UOMO PASSIBILE E SOGGETTO ALLE LEGGI DELLA MORTE. COLUI INFATTI CHE È VERO DIO, È ANCHE VERO UOMO. Non vi è nulla di fittizio in questa unità, perché sussistono e l’umiltà della natura umana, e la sublimità della natura divina.
Dio non subisce mutazione per la sua misericordia, così l’uomo non viene alterato per la dignità ricevuta. Ognuna delle nature opera in comunione con l’altra tutto ciò che le è proprio. Il Verbo opera ciò che spetta al Verbo, e l’umanità esegue ciò che è proprio dell’umanità. La prima di queste nature risplende per i miracoli che compie, l’altra soggiace agli oltraggi che subisce. E come il Verbo non rinunzia a quella gloria che possiede in tutto uguale al Padre, così l’umanità non abbandona la natura propria della specie.
NON CI STANCHEREMO DI RIPETERLO: L’UNICO E IL MEDESIMO È VERAMENTE FIGLIO DI DIO E VERAMENTE FIGLIO DELL’UOMO. È DIO, PERCHÉ «IN PRINCIPIO ERA IL VERBO E IL VERBO ERA PRESSO DIO E IL VERBO ERA DIO» (GV 1, 1). È UOMO, PERCHÉ «IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI» (GV 1, 14).
IL SILENZIO E’…
IL SILENZIO È MITEZZA
quando non rispondi alle offese
quando non reclami i tuoi diritti,
quando lasci a Dio la difesa del tuo onore.
IL SILENZIO È MISERICORDIA
quando non riveli le colpe dei fratelli,
quando perdoni senza indagare il passato,
quando non condanni, ma intercedi nell’intimo.
IL SILENZIO È PAZIENZA quando soffri senza lamentarti,
quando non cerchi consolazione tra gli uomini
quando attendi che il seme germogli lentamente.
IL SILENZIO È UMILTÀ quando taci per lasciare emergere i fratelli, quando celi nel riserbo i doni di Dio, quando lasci che il tuo agire venga interpretato male,
quando lasci ad altri la gloria dell’impresa.
IL SILENZIO È FEDE quando taci perché è Lui che agisce,
quando rinunci alle voci del mondo, per stare alla sua presenza, quando non cerchi comprensione perché ti basta sapere di essere amato da Lui.
IL SILENZIO È ADORAZIONE quando abbracci la Croce
senza chiedere perché nell’intima certezza
che questa è l’unica via giusta.
SAN GREGORIO MAGNO, PAPA
IL MISTERO DELLA NOSTRA NUOVA VITA
Il beato Giobbe, essendo figura della santa Chiesa, mentre parla delle membra di lei, si eleva immediatamente alle parole del capo. Perciò anche qui si soggiunge: Questo soffro, eppure non c’è violenza nelle mie mani e pura è stata la mia preghiera (cfr. Gb 16, 17). Cristo infatti soffrì la passione e sopportò il tormento della croce per la nostra redenzione, sebbene non avesse commesso violenza con le sue mani, e neppure vi fosse inganno sulla sua bocca. Egli solo fra tutti levò pura la sua preghiera a Dio, perché anche nello stesso strazio della passione pregò per i persecutori, dicendo: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).
Di questo sangue (DI Cristo) ben a proposito si soggiunge: «O terra, non coprire il mio sangue e non abbia sosta il mio grido».
La terra non coprì il suo sangue, anche perché la santa Chiesa ha predicato ormai il mistero della sua redenzione in tutte le parti del mondo.
È da notare, poi, quanto si soggiunge: «E non abbia sosta il mio grido». Lo stesso sangue della redenzione che viene assunto è il grido del nostro Redentore. Perciò anche Paolo parla del «sangue dell’aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele» (Eb 12, 24). Ora del sangue di Abele è stato detto: «La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo» (Gn 4, 10).
MA IL SANGUE DI GESÙ È PIÙ ELOQUENTE DI QUELLO DI ABELE, PERCHÉ IL SANGUE DI ABELE DOMANDAVA LA MORTE DEL FRATRICIDA, MENTRE IL SANGUE DEL SIGNORE IMPETRÒ LA VITA AI PERSECUTORI. Dobbiamo dunque imitare ciò che riceviamo e predicare agli altri ciò che veneriamo, perché il mistero della passione del Signore non sia vano per noi.
Se la bocca non proclama quanto il cuore crede, anche il suo grido resta soffocato. Ma perché il suo grido non venga coperto in noi, è necessario che ciascuno, secondo le sue possibilità, dia testimonianza ai fratelli del mistero della sua nuova vita.
PREGA OGNI CREATURA
Dal trattato «l’orazione» di Tertulliano, sacerdote
L’orazione è un sacrificio spirituale, che ha cancellato gli antichi sacrifici. «Che m’importa», dice, «dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco» (Is 1, 11). Chi richiede da voi queste cose? (cfr. Is 1, 12). Quello che richiede il Signore, l’insegna il vangelo: «È GIUNTO IL MOMENTO, ED È QUESTO, IN CUI I VERI ADORATORI ADORERANNO IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ; PERCHÉ IL PADRE CERCA TALI ADORATORI. DIO È SPIRITO E QUELLI CHE LO ADORANO DEVONO ADORARLO IN SPIRITO E VERITÀ» (Gv 4, 23-24). Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide.
Che cosa infatti negherà Dio alla preghiera che procede dallo spirito e dalla verità, egli che così l’ha voluta? Quante prove della sua efficacia leggiamo, sentiamo e crediamo! Si sente raccontare che in antico la preghiera infliggeva colpi, sbaragliava eserciti nemici, impediva il beneficio della pioggia ai nemici. ORA INVECE SI SA CHE LA PREGHIERA ALLONTANA OGNI IRA DELLA GIUSTIZIA DIVINA, È SOLLECITA DEI NEMICI, SUPPLICA PER I PERSECUTORI. HA POTUTO STRAPPARE LE ACQUE AL CIELO, E IMPETRARE ANCHE IL FUOCO. SOLO LA PREGHIERA VINCE DIO. MA CRISTO NON VOLLE CHE FOSSE CAUSA DI MALE E LE CONFERÌ OGNI POTERE DI BENE.
Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti. PREGANO ANCHE GLI ANGELI, PREGA OGNI CREATURA. Gli animali domestici e feroci pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l’aria di grida nel modo che a loro è proprio. ANCHE GLI UCCELLI QUANDO SI DESTANO, SI LEVANO VERSO IL CIELO, E AL POSTO DELLE MANI APRONO LE ALI IN FORMA DI CROCE E CINGUETTANO QUALCOSA CHE PUÒ SEMBRARE UNA PREGHIERA. Ma c’è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell’orazione. Ecco, questo: CHE IL SIGNORE STESSO HA PREGATO. A lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen.
IL CAMMELLO E IL DROMEDARIO
“Una volta un cammello incontrò un dromedario e cominciò a prenderlo in giro: “E’ la prima volta che vedo un cammello sbagliato! Invece di avere due gobbe ne ha una sola!”.
Il dromedario capì e rispose al cammello sghignazzando ancor più: “Che meraviglia mi tocca vedere: un dromediario con due gobbe!”.
L’uomo del deserto loro padrone, presente a queste battute cattive, li interruppe e sentenziò: “Siete sbagliati tutti e due: non nella gobba, ma nel cuore!”.
QUANDO COMINCIA IL GIORNO?
“Un rabbino istruiva i suoi discepoli.
Nel corso dei suoi insegnamenti, domandò loro: “Quando comincia il giorno?”.
Uno tra loro rispose: “Quando si alza il sole ed i suoi dolci raggi abbracciano la terra e la rivestono d’oro. Allora, un nuovo giorno comincia”. Ma il rabbino non fu soddisfatto da tale risposta.
Così, un altro discepolo s’arrischiò ad aggiungere: “Quando gli uccelli cominciano a cantare in coro le loro lodi e la natura stessa riprende vita dopo il sonno della notte. Allora, un nuovo giorno comincia”. Anche questa risposta non accontentò il rabbino.
Uno dopo l’altro, tutti i discepoli tentarono di rispondere. Ma nessuno riuscì a soddisfare il rabbino.
Infine, i discepoli si arresero e con agitazione domandarono loro stessi: “Allora, dacci tu la risposta giusta! Quando comincia il giorno?”.
Ed ecco il rabbino rispondere con estrema calma: “Quando vedete uno straniero nell’oscurità ed in lui riconoscete vostro fratello, in quel momento il giorno è nato!
Se non riconoscete nello straniero vostro fratello o vostra sorella, il sole può essere sorto, gli uccelli possono cantare, la natura può ben riprendere vita. Ma fa ancora notte, e le tenebre sono nel tuo cuore!”.
MEDITIAMO QUESTA LETTERA DI D. TONINO BELLO AL FRATELLO MAROCCHINO …
Fratello marocchino. Perdonami se ti chiamo così, anche se col Marocco non hai nulla da spartire. Ma tu sai che qui da noi, verniciandolo di disprezzo, diamo il nome di marocchino a tutti gli infelici come te, che vanno in giro per le strade, coperti di stuoie e di tappeti, lanciando ogni tanto quel grido, non si sa bene se di richiamo o di sofferenza: tapis!La gente non conosce nulla della tua terra. Poco le importa se sei della Somalia o dell’Eritrea, dell’Etiopia o di Capo Verde. A che serve? Il mondo ti è indifferente. Dimmi marocchino. Ma sotto quella pelle scura hai un’anima pure tu? Quando rannicchiato nella tua macchina consumi un pasto veloce, qualche volta versi anche tu lacrime amare nella scodella? Conti anche tu i soldi la sera come facevano un tempo i nostri emigranti? E a fine mese mandi a casa pure tu i poveri risparmi, immaginandoti la gioia di chi li riceverà? E’ viva tua madre? La sera dice anche lei le orazioni per il figlio lontano e invoca Allah, guardando i minareti del villaggio addormentato? Scrivi anche tu lettere d’amore? Dici anche tu alla tua donna che sei stanco, ma che un giorno tornerai e le costruirai un tukul tutto per lei, ai margini del deserto o a ridosso della brugheria?
Mio caro fratello, perdonaci. Anche a nome di tutti gli emigrati clandestini come te, che sono penetrati in Italia, con le astuzie della disperazione, e ora sopravvivono adattandosi ai lavori più umili. Sfruttati, sottopagati, ricattati, sono costretti al silenzio sotto la minaccia di improvvise denunce, che farebbero immediatamente scattare il “foglio di via” obbligatorio.Perdonaci, fratello marocchino, se noi cristiani non ti diamo neppure l’ospitalità della soglia. Se nei giorni di festa, non ti abbiamo braccato per condurti a mensa con noi. Se a mezzogiorno ti abbiamo lasciato sulla piazza, deserta dopo la fiera, a mangiare in solitudine le olive nere della tua miseria. Perdona soprattutto me che non ti ho fermato per chiederti come stai. Se leggi fedelmente il Corano. Se osservi scrupolosamente le norme di Maometto. Se hai bisogno di un luogo dove poter riassaporare, con i tuoi fratelli di fede e di sventura, i silenzi misteriosi della tua moschea. Perdonaci, fratello marocchino. Un giorno, quando nel cielo incontreremo il nostro Dio, questo infaticabile viandante sulle strade della terra, ci accorgeremo con sorpresa che egli ha… il colore della tua pelle.
Rimane difficile parlare di S.Giuseppe: della sua fede, della sua silenziosa accettazione della volontà di Dio e quindi della sua umiltà e della sua completa dedizione alla famiglia vissuta nel lavoro e nel nascondimento.
Mi piace riportare un testo di Don Tonino Bello che, secondo me, ben descrive questa bellissima figura di FEDELE CUSTODE; eccolo:
” Giuseppe, io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore.
Lei ha puntato tutto sulla onnipotenza del Creatore, tu hai scommesso tutto sulla fragilità della creatura.
Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza: la carità ha fatto il resto in te e in lei.”
Eccomi …Eccomi o mio Signore! Sono quì sola davanti a te…tutto é silenzio… ma io so che Tu mi stai parlando! Ho aperto quella tua porticina…ti ho illuminato… Perché sono qui? Ho desiderato tante volte questo momento! Ti ringrazio Signore per i grandi doni che mi fai! IO TI GUARDO…TU MI GUARDI… in questo momento ti chiedo di aprire tu la porticina del mio cuore! Che io sappia amare come vuoi Tu! Che io sappia testimoniare con le mie azioni il tuo Grande Amore! Staccami dalle cose terrene che sono come “UN SOFFIO”…. Vanità delle vanità…Ti chiedo con tutto il cuore, che io riesca trasmettere ai mie figli, che tutte le nostre azioni, anche le più segrete, tutto terrai conto,e fatte con Amore saranno come PASS per presentarci un giorno davanti a Te!
TI CHIEDO SIGNORE LA PUREZZA DEL CUORE…farmi piccola, piccola che Tu possa lavorarmi … x offrirmi solo x Te! Qui é bello Signore, domani il ritorno a casa so che sarà doloroso …ma se non scendo, tutto questo a che serve? Tu mi chiami nella quotidianità, spesso provata…ma certa del Tuo santo aiuto! NOTTE GESÙ TI AFFIDO I MIEI FIGLI E TUTTA ME STESSA!
Che bello ciò che ha scritto Don Patriciello!
Penso che sia un bell’elogio ed un bellissimo AUGURIO per tutti i Sacerdoti e confessori.
UN BEL COMMENTO DI MAURIZIO PATRICIELLO AL MESSAGGIO DEL PAPA SULLE DOTI DEL BUON CONFESSORE
CONFESSIONALE APERTO COME IL CUORE DI DIO MAURIZIO PATRICIELLO
NOI PRETI SIAMO STATI CHIAMATI PER STARE CON GESÙ E PER ESSERE POI MANDATI A ‘PESCARE’ GLI UOMINI DI CUI È FOLLEMENTE INNAMORATO. Sono suoi, li brama, li ama, li cerca. Anche quando fanno i capricci, anche quando gli fanno e si fanno male. Anche quando abbandonano la sua mensa apparecchiata con cibi deliziosi e vini succulenti e vanno a sfamarsi nelle più infime osterie. E quando qualcuno, pentito, fa ritorno a casa, impazzisce dalla gioia. E vuole che noi, suoi amici e collaboratori, gioiamo insieme a lui per il figlio ritrovato. Per questo ci invita a rimanere in sua compagnia, a farci più intimi, a fidarci della sua Parola. Papa Francesco ieri ha detto che il confessore deve essere «AMICO DI GESÙ, BUON PASTORE», UN AMICO UMILE E CAPACE DI DISCERNIMENTO. VIVERE IN INTIMITÀ CON IL FIGLIO DI DIO di cui siamo diventati ministri e ambasciatori è una grazia straordinaria. Stando in comunione con Lui possiamo sentire i palpiti del suo cuore misericordioso che spasima per ogni anima. UN PRETE IN CONFESSIONALE È UN DONO CHE APPARTIENE A TUTTI. ACCOGLIERE UNA PERSONA CHE VIENE, SI INGINOCCHIA, TI APRE IL CUORE È UNO DEI MOMENTI PIÙ STRAORDINARI DEL MINISTERO SACERDOTALE. IL PAPA CI CHIAMA A CURARE L’ARTE DEL DISCERNIMENTO. DISCERNERE VUOL DIRE CAPIRE, INTUIRE, CALARSI NELLE profondità del cuore di chi ti parla, in quell’abisso dove siamo più veri, dove la menzogna e l’apparenza tacciono. Tanto importante è il sacramento della confessione che la Chiesa obbliga il prete al segreto totale. ANCHE SOTTO TORTURA NON POTRÀ MAI RIVELARE LA CONFESSIONE RICEVUTA. È QUESTA LA GARANZIA CHE PERMETTE AL PENITENTE DI SENTIRSI VERAMENTE LIBERO DI CONFESSARE COSE CHE NON DIREBBE MAI A NESSUNO. LIBERO DI APRIRE L’ANIMO A UNO SCONOSCIUTO come non farebbe nemmeno con la persona amata. Libero di inginocchiarsi davanti a un povero curato di campagna come non farebbe nemmeno davanti a un re. Il confessore, ha detto Francesco, DEVE ESSERE UN UOMO DI PREGHIERA. DEVE ESSERE PREPARATO SPIRITUALMENTE MA ANCHE PSICOLOGICAMENTE E PASTORALMENTE. Preti che sanno accogliere e consigliare, comprendere e perdonare. Un incontro può salvare una vita, e tante volte quell’incontro è avvenuto e avviene proprio nel segreto del confessionale. Seduto su quel trono il confessore è debole e grande allo stesso tempo. Debole perché cosciente dei suoi limiti, della sua pochezza e dell’immensa dignità di chi viene a gettarsi ai suoi piedi. Debole perché sa di essere un peccatore perdonato, un ‘guaritore ferito’ quanto e forse più di colui che viene a confessarsi. Debole perché tutti hanno diritto alla sua più totale disponibilità, bontà, attenzione. Immenso perché strumento prezioso nelle mani del buon Dio.
Perché il dono che trasmette lo ingloba e lo supera. Perché in quel momento esercita un servizio che spaventa: perdonare il peccato. Vengono le vertigini al solo pensarci. Francesco ha pregato noi preti di avere «il confessionale sempre aperto» come sempre spalancato è il cuore di Dio. Non poche volte verrebbe la voglia di mettersi a confessare stando inginocchiato davanti al penitente. Che opera d’arte è quel cuore a cuore che si crea tra il confessore e il fedele. In quel momento sei tu e non sei tu. Sei tu e sei la Misericordia che attrae il peccatore. Sei tu e sei il Cristo crocifisso che il penitente cerca in te. È lui che brama, è il suo perdono che implora. Il credente sa che niente il Signore ha voluto fare senza il nostro contributo.
CHE TUTTI SIAMO ALLO STESSO TEMPO SERVI INUTILI E INDISPENSABILI. Nonostante i nostri peccati, i nostri tradimenti, le nostre miserie, il Signore non si è mai pentito della scelta fatta. Solo Dio sa che cosa accade nel segreto dei cuori. Trattiamo con cura e stupore i tesori ricevuti. E siamo riconoscenti. «IO TI ASSOLVO NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO». QUESTE PAROLE MI DANNO SEMPRE UNA GRANDE GIOIA. QUANDO UN MIO CONFRATELLO LE SUSSURRA TENENDO LA MANO SULLA MIA TESTA CHINA, E QUANDO SONO IO A PRONUNCIARLE ALLE SORELLE E AI FRATELLI CHE SONO VENUTI DA ME PER INCONTRARE IL VOLTO MISERICORDIOSO DEL BUON DIO.
(GIBRAN)
L’AMORE
Allora Almitra disse: parlaci dell’Amore.
E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo
e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse:
Quando l’amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché l’amore come vi incorona così vi crocefigge.
E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri
rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove
si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate
il pane sacro della mensa di Dio.
Tutto questo compie in voi l’amore, affinché
possiate conoscere i segreti del vostro cuore
e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell’amore unicamente
la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità
e uscire dall’aia dell’amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto
il vostro riso e piangerete,
ma non tutte le vostre lacrime.
L’amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge
che da se stesso.
L’amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l’amore basta all’amore.
Quando amate non dovreste dire: “Ho Dio nel cuore”,
ma piuttosto, “Io sono nel cuore di Dio”.
E non crediate di guidare l’amore,
perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.
L’amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri,
i vostri desideri hanno da essere questi:
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello
che canta la sua melodia nella notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d’amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all’alba con cuore alato e rendere grazie
per un altro giorno d’amore;
Riposare nell’ora del meriggio e meditare sull’estasi d’amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore
per l’amato e un canto di lode sulle labbra.
S. AGOSTINO: CHI E’ POVERO E CHI E’ RICCO?
LA VERA RICCHEZZA E LA VERA POVERTA’
Non fraintendete, fratelli, il mio dire! Le parole: “Dio non china il suo orecchio al ricco” non significano che egli non esaudisce coloro che posseggono oro e argento, famiglia e proprietà, sia che siano nati così o comunque occupino tale posizione sociale. Basta però che si ricordino di quello che dice l’Apostolo: « Ordina ai ricchi di questo mondo di non insuperbire » (1 Tm 6, 17). I possidenti che non insuperbiscono, in Dio sono poveri; e ai poveri, ai miseri, ai bisognosi Dio china il suo orecchio (Sal 86, 1). Sanno infatti che la loro speranza non è nell’oro e nell’argento e neppure nelle altre cose di cui sembrano abbondare nel tempo. Basta che la ricchezza non li porti alla perdizione; basta che non sia loro di ostacolo, dato che di vero giovamento la ricchezza non ne reca… Se uno disprezza in se stesso tutto quello di cui la superbia suole gonfiarsi, è un povero di Dio, e a lui Dio china l’orecchio, perché sa che il suo cuore è umile.
Sicuramente, fratelli, quel povero che giaceva pieno di piaghe dinnanzi alla porta del ricco venne portato dagli angeli nel seno di Abramo. Così leggiamo e così crediamo. Invece quel ricco che indossava vesti di porpora e di bisso e ogni giorno banchettava splendidamente fu portato all’inferno in mezzo ai tormenti. Ma forse che quel povero venne preso dagli angeli in grazia della sua miseria, e quel ricco venne gettato ai supplizi per colpa delle sue ricchezze? Dobbiamo comprendere che in quel povero venne premiata l’umiltà, come in quel ricco venne condannata la superbia.
LA RICCHEZZA PIU’ GRANDE
Signore, aiutaci a fidarci della tua Provvidenza.
Guardando a ciò che siamo e a ciò che abbiamo,
fa’ che ci sentiamo dei privilegiati,
appagati e pieni di gratitudine.
Fa’, o Signore, che arriviamo a comprendere
che NEL TUO AMORE c’è tutto ciò
di cui abbiamo bisogno per VIVERE FELICI.
A noi, che desideriamo possedere sempre di più,
fa’ comprendere che il tuo amore
è LA RICCHEZZA PIU’ GRANDE che possiamo avere
e che il sentirci amati da te
è il tesoro più prezioso che possiamo desiderare.
Donaci di capire che non serve essere invidiosi di chi ha più di noi, non serve essere tristi
se agli altri le cose vanno meglio che a noi.
SE NOI ABBIAMO TE, se tu sei con noi,
noi ABBIAMO TUTTO. Ma veramente tutto!
E questo ci deve bastare e… avanzare,
perché, Tu, Signore, sei il massimo che noi possiamo avere!Tu sei il nostro bisogno appagato,
il nostro cuore riposato, il nostro sogno realizzato. (don Angelo Saporiti)
” AMORE io voglio …ma quale? ”
E Osea mi aiuta a ritornare a quel SENSO DI APPARTENENZA – il ” mio popolo ” – che credo sia il CUORE DI OGNI FORMA DI AMORE ( anche quelle che , nella vita , ci fanno Male )
Quel senso di appartenenza : quanto ha amato Rabbi Mendel : ” la pena dell’altro ha inciso il mio cuore ” ..!!
APPARTENENZA..anche quella del sole al cielo…del fiore al prato …delle Onde allo Scoglio…e di noi alla SUA Mano : ” nessuno le rapirà dalla Mia Mano..” !
Quell’essenza dell’ APPARTENERE A LUI che , nel profondo , riesce anche oggi a placare le nostre paure , e a regalarci uno spazio di ombra/ Riposo…
…Ho letto, di fare qualche domanda al Profeta “OSEA” riguardo all’amore. Certo! mi ha anche risposto… A quale prezzo? La sua fede incrollabile
non pone resistenza dinanzi alle richieste eclatanti di DIO. Egli esegue alla lettera gli ordini del suo Creatore, si fida di LUI, perchè nel suo cuore regna il vero “AMORE” che non si ferma alle apparenze, va oltre. Chissà se sta pensando che la sua missione potrebbe essere utile perchè richiesta esclusivamente da DIO? E’ di grande ammonimento la docilità del Profeta “OSEA”! CI AIUTA A CAPIRE QUALE AMORE SCEGLIERE,ANCHE SE IL PREZZO DA PAGARE E’ MOLTO ALTO. NE VALE SEMPRE LA PENA.
AUGURANDOCI RECIPROCAMENTE CHE …CAPITI ANCHE A NOI LA STESSA COSA !!!
IL CUORE (Martin Buber)
Rabbi Mendel soleva dire che tutti gli uomini che gli avevano chiesto di pregare Dio per loro gli passavano nella mente quando diceva la tacita preghiera delle Diciotto Benedizioni (preghiera che si recita tre volte al giorno stando in piedi). Un giorno un tale si stupì che ciò fosse possibile, poiché il tempo non bastava certo. Rabbi Mendel rispose: “UNA TRACCIA DELLA PENA DI OGNUNO RIMANE INCISA NEL MIO CUORE. Nell’ora delle preghiera io apro il mio cuore e dico: Signore del mondo, LEGGI CIO’ CHE E’ SCRITTO QUI!”.
Non importa se qui in terra siamo sconosciuti, in cielo conosceremo cosi come siamo conosciuti, conosceremo in modo nuovo. Conosceremo ogni atto che ha portato frutto, ogni pensiero e preghiera buona accolta e, ogni gesto e intenzione e donazione, là, in cielo c’è scritto tutto di ognuno di noi. Il cielo guarda e riconosce, non ci sarà bisogno di dire nulla, il Libro della Vita, parlerà e, tutto ciò che è stato compiuto, apparirà. Non ci sarà bisogno di parole, l’opera compiuta nella vita, dirà chi siamo e a chi apparteniamo. Non ci potremmo avvalere del nome, degli studi, dei possessi, degli onori, tutto non avrà più valore. Là ci conosceremo anche noi come mai ci eravamo conosciuti e, ci riconosceremo anche tra noi, senza esserci mai visti. Non dobbiamo aspettarci che qualcuno ci conosca o, ci riconosca in uesto mondo e, in questo modo umano; tutto questo si realizzerà in cielo. E’ come vivere in terra straniera, non appartengo a questa terra che, non mi conosce, io appartengo al cielo e, il cielo aspetto con nostalgia.
con affetto a
Sono una straniera, ma vivo qui da tanto tempo, per questo ho imparato bene la vostra lingua, la parlo e la capisco, ma non riesco a interpretarla.
Le difficoltà di straniera, sta nella cultura, nel DNA, quindi l’integrazione è molto difficile e dolorosa.
Pensate che io vengo da MOLTO LONTANO, da una zona che anche la cartina geografica stenta a riconoscere.
Ho faticato tutta la vita a farmi accogliere, ma c’è CHI MI HA VOLUTO DAVVERO BENE.
Spero un giorno vicino, di TORNARE A CASA.
GRAZIE a chi mi ha accolto così come sono, STRANIERA.
TUTTA LA FORZA(Bruno Ferrero)
Il padre guardava il suo bambino che cercava di spostare un vaso di fiori molto pesante. Il piccolino si sforzava, sbuffava, brontolava, ma non riusciva a smuovere il vaso di un millimetro.
“Hai usato proprio tutte le tue forze?”, gli chiese il padre.
“Sì”, rispose il bambino.
“No”, ribatté il padre, “perché non mi hai chiesto di aiutarti”.
PREGARE E’ USARE TUTTE LE NOSTRE FORZE.
Vorrei condividere ciò che ha scritto “lu” nei commenti e RINGRAZIARE anch’io -tantissimo- per tutte le cose belle scritte nel sito per la festa della DONNA. Non sempre, però, LA DONNA viene rispettata e valorizzata; basta ascoltare qualche TG quotidiano per rendersene conto….
Aggiungo solo ciò che è riportato nel Talmud ebraico, libro in cui vengono raccolti i detti dei rabbini attraverso i tempi, a commento della Bibbia:
“…state molto attenti a far piangere una donna, che poi Dio conta le sue lacrime!
La donna è uscita dalla costola dell’uomo, NO dai piedi perchè dovesse essere pestata, Nè dalla testa per essere superiore, MA dal fianco per essere UGUALE…un pò più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere AMATA…”
Il primo “GRAZIE” va a Dio per aver creato la DONNA con la stessa dignità dell’uomo; e per aver scelto questa creatura umana per mandare nel mondo SUO FIGLIO!
Penso che questo sia il dono più grande fatto da Dio alla DONNA, ad una DONNA: DIVENTARE LA MAMMA DI SUO FIGLIO!
A.M.A.
…GRAZIE PER AVER DEDICATO ALLE DONNE LE BELLE ESPRESSIONI CHE SPESSO NON LE VENGONO OFFERTE CON LA STESSA DELICATEZZA. IL PRIMO IN ASSOLUTO AD ESALTARE
LA DONNA, LA SUA “MAMMA” E’ STATO GESU’. NEI PASSI EVANGELICI INCONTRIAMO MOLTO SPESSO QUAL’E’ IL PRIVILEGIO CHE HA PER LA DONNA; NON LA CONDANNA, LA PERDONA, LA GUARISCE, LA INVIA AD ADANNUNCIARE CHE E’ “VIVO” E SI E’ MANIFESTATO . LA DONNA VIENE INVIATA ED E’ LA PRIMA A DARE LA GRANDE NOTIZIA: “GESU’ E’ RISORTO”
GRAZIE GESU’ PER AVER INVENTATO LA DONNA, NON CREDO CHE SIA IN VIA DI ” ESTINZIONE”. AIUTA OGNUNA AD ESSERE VERA AUTENTICA CAPACE DI DONARE
GENEROSAMENTE IN QUALSIASI SCELTA DI VITA INTRAPRENDE, TUTTO L’AMORE E DEDIZIONE TOTALE DI SE A QUALSIASI PREZZO.
( A. DEGAS ) RACCOMANDA:
PER L’8 MARZO LASCIAMO LE
LE MIMOSE SULLE PIANTE E ALLE
DONNE REGALIAMO OGNI GIORNO
CIO’ CHE NON APPASSISCE MAI:
“RENEREZZA, RISPETTO E AMORE”
Festa della donna 2017
Sono una donna, ma per me non vi è alcuna festa, perché mi hanno rubato il sogno.
Ho dato la vita con amore TOTALE, senza TENERMI NULLA, e NELLE FACCENDE ORINARISSIME fatte NON PER FORZA MA PER AMORE, con la BEATITUDINE ALTA DEL CIELO! QUELLA PER ME ERA LA PREGHIERA PER ECCELLENZA, ERA AMORE V E R O.
Il sacrificio, dono TOTALE DI SE’ non lo sentivo come un peso, ma era GIOIA, VERA SUBLIME.
Oggi no, oggi non sono una donna.
Però mi resta la speranza che IL MIO DONO TOLALE, IL SACRIFICIO BEATO, L’ABNEGAZIONE GIOIOSA e FEDELE RESTERANNO NELLA MENTE DI LUI che GUARDA IL CUORE SINCERO.
Meditazione del giorno:
« L’avete fatto a me »
Se uno fa l’elemosina a novantanove poveri e poi ingiuria, percuote o respinge uno solo rimasto a mani vuote, su chi ricade tale trattamento se non su colui che ha detto, che non cessa di dire, e che dirà un giorno: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»?… Egli è infatti in ognuno di questi poveri, è colui che è nutrito da noi in ciascuno dei più piccoli. …
Se Cristo si è degnato di prendere il volto di ogni povero, se si è identificato a tutti i poveri, è perché nessuno tra coloro che credono in lui si innalzasse al di sopra del suo fratello…, ma l’accogliesse come Cristo, lo onorasse e utilizzasse ogni sua risorsa per il suo servizio, così come Cristo ha versato il suo sangue per la nostra salvezza… Forse questo sembrerà penoso a molti e sembrerà loro ragionevole dire: «Chi può fare tutto questo, curare e nutrire quanti ne hanno bisogno e non trascurare nessuno?» Che ascoltino San Paolo dichiarare: «L’amore del Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti» (2 Cor 5,14).
…Mi sento come uno straccio in lavatrice durante la centrifuga….dentro la quotidianità del lavoro, poi passare a discorsi ALTI, fino ad arrivare in cappella, in SUA compagnia…poi di nuovo ripiombare …nei piatti da lavare, il pranzo da preparare. E via dì nuovo che si risale fino a sentire il profumo di Paradiso, quando Gesù è dentro di me… impossibile da capire questo mistero, troppo grande!!
Cosa vuoi MIO SIGNORE da me? vuoi farmi vedere quanto mi ami, perché io impari ad amarti? …non voglio perdere tempo non voglio avere la nostalgia della sua parola. E’da sciocchi non cogliere l’occasione…
CARA MAMMA”ANONIMA” ANCH’IO HO AVUTO E PROVATO LE STESSE SENSAZIONI DINANZI ALLE BELLE IMMAGINI DELLA CAPPELLINA DI S. BIAGIO. PER LA MIA ANIMA E’ STATA E LO E’ ANCORA UNA FORTE CALAMITA SOPRATTUTTO GUARDANDO E ADORANDO CON GRANDE UMILTA’ IL TABERNACOLO, DOVE RISIEDE GESU’ VIVO E VERO. GRAZIE PER LA BELLA TESTIMONIANZA, GESU’ BENEDICA TE E LA TUA FAMIGLIA.
… pochi metri mi separano dalla cappella, …ma come vorrei ritornarvi , riaccendere quello che ho spento. La candela…simbolo della nostra fede…quella luce che illumina Maria, con quella tenerezza che abbraccia quel bimbo, che ieri sera ho desiderato tanto TANTO essere io…CONFIDARMI E AFFIDARMI A LEI! …quel crocifisso che é tutta la nostra SALVEZZA! Ho chiesto perché mi hai chiamata…cosa mi chiedi…vuoi o mio Signore? Cosa posso donarTi, io la più piccola delle tue creature? DESIDERO PIÙ UMILTÀ…che il mio io non mi allontani mai da Te. Se ti ho offeso o giudicato negli altri..Perdonami Signore! Se le mie debolezze non ho saputo controllare….Perdonami Signore! Se il mio orgoglio mi ha accecata…Perdonami Signore! Se non ho avuto fiducia che Tu sai e tutto puoi , che solo Tu mi puoi guidare e illuminare per essere una brava mamma.Perdonami Signore! Quanti errori! Ma Tu sai quanti gli voglio bene…più mi fanno piangere e più li amo! cosa può chiedere una mamma al Signore? Salute nel corpo, ma TANTA nell’anima…pace nei loro cuori! Solo con Gesù nel cuore avranno la pace!
cosa mi ha detto Amos? Fedeltà a quel Dio che lo ha scelto ( ci ha scelti…chiamati) quel Dio che non abbandona coloro che lo amano. Una durezza in Amos,nell’annuncio … e poi tanta tenerezza che si fa difensori dei più deboli! Mi viene in questo momento, pensare… come fa una mamma x i propri figli.
…CHE BELLE LE RISONANZE SULLA RIFLESSIONE DEL PROFETA “AMOS”!. PREPARARCI ALL’INCONTRO CON LUI E’ DAVVERO IMPEGNATIVO, MA DEVE LASCIARCI NELLA PIU”GRANDE SERENITA’, PERCHE’ GESU’ E’ LA NOSTRA UNICA SALVEZZA . GRAZIE DI CUORE !
Fa davvero” TREMARE ” tanto, e sotto tanti aspetti , questa raccomandazione finale : “ PREPARATI ALL’ INCONTRO CON IL TUO DIO, O ISRAELE! ”
Mi sono trovata a pensarci nel buio e nella solitudine della notte scorsa
Poi ..forse per reazione a questo ” tremare “, mi sono rifugiata nel riposante pensiero che un Gesù Pastore che è venuto a cercarci e che Aspetta Dall’ Eternità Questo Nostro INCONTRO con LUI , troverà il momento e la modalità giusta anche per me così come per le persone che mi sono accanto..
e in uno Sguardo giustificherà noi…giustificherà anche me… se , per lo meno , avremo provato , con tutto noi stessi , a rispondere al Suo Amore ..se solo ci avrò provato .
Del profeta Amos mi colpisce il forte richiamo alla COERENZA..
..” Nei luoghi di culto osano sdraiarsi sulle vesti avute in pegno dal povero…”
“Israeliti, andate pure al santuario di Betel e peccate!….”
Coerenza che ” oggi ” , dopo la morte e Resurrezione di un Dio fatto uomo per me , deve significare anche quella NON facile capacità di uno ” sguardo oltre ” e quell’ abbandonarmi con fiducia in LUI .
Mi colpisce questo ” 27 secoli fa ” di un libro così vicino , anche nel suo : ” Cercate il Signore, se volete vivere “
…SIGNORE GESU’,il deserto della vita ci svela ogni bisogno, timore, orgoglio, immaturità; ricordaci che veniamo da un giardino e verso un giardino di vita nuova camminiamo. A NOI SEMBRA DI MORIRE DI SOLITUDINE, ASSENZE, TRISTEZZA, ILLUSIONI; RICORDACI CHE PER ESSERE VIVENTI BASTA”LASCIARTI” RIEMPIRE DELLA “TUA VITA” gli spazi, VUOTI, POVERI E APERTI della nostra.
AMEN.
“Per la strada vidi una ragazzina che tremava di freddo, aveva un vestitino leggero e ben poca speranza in un pasto decente.
Mi arrabbiai e dissi a Dio: “Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?”.
Per un po’ Dio non disse niente.
Poi improvvisamente, quella notte rispose.
“Certo che ho fatto qualcosa: HO FATTO TE…”.
” PARLAMI, O DIO , NEL MIO SILENZIO”
… l’ispirazione delle diapositive l’ho trovata molto geniale e interessante; tutte le ho aperte e
lette con grande commozione , suscitando in me molta curiosità e tanto voglia di pregarci spesso . Ognuna mi ha regalato una emozione diversa, però la più straordinariamente bella , preferendola a tutte è: ” PARLAMI, O DIO , NEL MIO SILENZIO”
A MANI APERTE ..di H.J Nouwen. è la mia preghiera preferita. Vado dinanzi a Lui , gli chiedo di parlarmi come vuole e rimanermi accanto fin quando la mia anima HA TROVAATO IL RIPOSO IN LUI… Lo supplico di farmi sentire la sua “VOCE” e rimanendo impietrita lì anche se non lo sento. Nella più grande tristezza , fatica, delusione io sono la E…Lui è li perchè la sua voce è dolce e amorevole.
(P. Mazzolari)
“La tua morte, o Gesù, è una storia di mani. Una storia di povere mani, che denudano, inchiodano, giocano a dadi, spaccano il cuore. Tu lo sai, tu lo vedi, o Signore. Prima di giudicare, però, pensiamoci.
Ci sono dentro anche le nostre mani. Mani che contano volentieri il denaro, mani che legano le mani agli umili, mani che applaudono le prepotenze dei violenti, mani che spogliano i poveri, mani che inchiodano perché nessuno contenda il nostro privilegio, mani che invano cercano di lavare le proprie viltà, mani che scrivono contro la verità, mani che trapassano i cuori. La tua morte è opera di queste mani, che continuano nei secoli l’agonia e la passione.
Se potessimo dimenticare queste mani, se ci fosse un’acqua per lavare queste mani. Per dimenticare le mie mani, ho bisogno di guardare altre mani, di sostituire le mie mani spietate con le mani misericordiose della Madonna, della Maddalena, di Giovanni, del centurione che si batte il petto…”
La diagnosi fu pesante come un macigno.
Al Signore dissi: “Tu dai e tu togli. Riprendilo ora. E’ inutile la sua vita”.
Perdonami, figlio mio. Tu sei mio figlio, con problemi solo DIVERSI.
Inutile la tua vita? No! Tu mi insegnasti la pazienza.
Quando nessuno ti voleva, a scuola e in società, imparai a essere gentile.
Inutile la tua vita? No! Tu mi insegnasti l’umiltà.
Quando la gente cominciò ad accorgersi di quelli come te, mi misi a combattere perché tu fossi accolto, tu mi insegnasti l’amore.
Inutile la tua vita? No! Tu mi insegnasti a lottare.
Mentre le altre madri sognavano per i figli i primi posti, io mi accontentavo di cogliere con prontezza i tuoi piccoli GRANDI progressi.
Con te cerco di non arrendermi.
Figlio mio, se ricevo un abbraccio, una gentilezza, amore, li ricevo da te, il mio figlio DIVERSO!
“Camminavo con due amici per le strade di New York. Tutt’a un tratto, nel bel mezzo di una normale chiacchierata, i due cominciarono a discutere e per poco non si misero a litigare.
Più tardi – con gli animi ormai rasserenati – ci sedemmo in un bar. Uno di loro allora chiese scusa all’altro:
“Mi sono accorto che è molto più facile ferire chi ti sta vicino”, disse. “Se tu fossi stato un estraneo, io mi sarei controllato molto di più. Invece, proprio per il fatto che siamo amici, e che mi capisci meglio di chiunque altro, ho finito per essere molto più aggressivo. Questa è la natura umana”.
Forse è proprio così, ma noi combatteremo contro ciò. Non dobbiamo infatti permettere che l’amore diventi una scusa per fare tutto ciò di cui abbiamo voglia. È proprio con le persone vicine che dobbiamo essere più premurosi.”
(P. Coelho)
UN GRATO PENSIERO A P. COSTANTIN CHE HA MANDATO QUESTO EDIFICANTE PENSIERO…
“Sedette Adamo davanti al paradiso e piangendo la propria nudità così faceva lamento: aimè, mi sono lasciato convincere e depredare da un malvagio inganno e sono stato allontanato dalla Gloria; ahimè, nudo e nella semplicità e ora mancante di tutto! O Paradiso, mai più godrò delle tue delizie, mai più vedrò il Signore, mio Dio e Creatore, perché me ne andrò alla terra dalla quale sono stato tratto. Abbi misericordia, o Pietoso, e a te io grido: abbi misericordia di me che sono caduto”(doxasticon del Vespro).
Fratelli miei, all’ inizio della Santa e Grande Quaresima, invocando la misericordia da Dio che ho offeso con le mie debolezze, chiedo perdono per le mie colpe e mancanze verso di voi.
Perdonate il peccatore se con parole o con atti vi ho rattristato. Perdonatemi e Dio perdoni anche voi.
Il Signore ci illumini a comprendere le nostre colpe.
Buona e Santa Quaresima!
p. Constantin
QUANDO LE CROCI SONO TROPPE
Un uomo viaggiava, portando sulle spalle tante croci pesantissime. Era ansante, trafelato, oppresso e, passando un giorno davanti ad un Crocifisso, se ne lamentò con il Signore così: “Ah! Signore, io ho imparato nel catechismo che tu ci hai creato per conoscerti, amarti e servirti… ma invece mi sembra di essere stato creato soltanto per portare le croci! Me ne hai data tante e così pesanti che io non ho più la forza di portarle”.
Il Signore però gli disse: “Vieni qui, figlio mio, posa queste croci per terra ed esaminiamole un poco. Ecco, questa è la più grossa e la più pesante; guarda che cosa c’è scritto sopra”.
Quell’uomo guardò e lesse questa parola: sensualità.
“Lo vedi?” disse il Signore, “questa croce non te l’ho data io, ma te la sei fabbricata da solo. Hai avuto troppa smania di godere, sei andato in cerca di piaceri, golosità, di divertimenti… e di conseguenza hai avuto malattie, povertà, rimorsi”.
“Purtroppo è vero, soggiunse l’uomo, questa croce l’ho fabbricata io! E’ giusto che io la porti!”.
Sollevò da terra quella croce e se la pose di nuovo sulle spalle.
Il Signore continuò: “Guarda quest’altra croce. C’è scritto sopra: ambizione. Anche questa l’hai fabbricata tu, non te l‘ho data Io. Hai avuto troppo desiderio di salire in alto, di occupare i primi posti, di stare al di sopra degli altri… e di conseguenza hai avuto odio, persecuzione, calunnie, disinganni”.
“E’ vero, è vero! anche questa croce l’ho fabbricata io! E’ giusto che io la porti!”. Sollevò da terra quella seconda croce e se la mise sulle spalle.
Il Signore additò altre croci, e disse: “Leggi. Su questa è scritto: gelosia, su quell’altra: avarizia, su
quest’altra…”
“Ho capito, ho capito, Signore, è troppo giusto quello che tu dici”.
E prima che il Signore avesse finito di parlare, il povero uomo aveva raccolto da terra tutte le sue croci e se l’era poste sulle spalle. Per ultima era rimasta per terra una crocetta piccola piccola e quando l’uomo la sollevò per porsela sulle spalle esclamò: “Oh! Com’è piccola questa! E pesa poco”. Guardò quello che c’era scritto sopra e lesse queste parole: “La croce di Gesù”.
Vivamente commosso, sollevò lo sguardo verso il Signore ed esclamò: “Quanto sei buono!” Poi baciò quella croce con grande affetto.
E il Signore gli disse: “Vedi figlio mio, questa piccola croce te l’ho data io, ma te l’ho data con amore di Padre; te l’ho data perché voglio farti acquistare merito con la pazienza; te l’ho data perché tu possa somigliare a me e starmi vicino per giungere al Cielo, perché io l’ho detto: Chi vuole venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Ma ho detto anche: il mio giogo è soave e il mio peso è leggero”.
L’uomo delle croci riprese silenzioso il cammino della vita; fece ogni sforzo per correggersi dei suoi vizi e si diede con ogni premura a conoscere, amare e servire Dio.
Le croci più grosse e più pesanti caddero, una dopo l’altra dalle sue spalle e gli rimase soltanto quella di Gesù. Questa se la tenne stretta al cuore fino all’ultimo giorno della sua vita, e quando arrivò al termine del viaggio, quella croce gli servì da chiave per aprire la porta del Paradiso.
… Domani MERCOLEDI’ DELLE CENERI, INIZIA IL TEMPO FORTE DELL’ANNO “LA QUARESIMA”. La Chiesa ci invita a vivere questo periodo in “pienezza” , rinnovando ogni giorno il nostro impegno ad accogliere l’invito di PAPA FRANCESCO :” LA PAROLA E’ UN DONO. L’ALTRO E’ UN DONO”. Il periodo della QUARESIMA ci aiutI a rinnovarci incontrando GESU'” NELLA PAROLA, NEI SACRAMENTI NEL PROSSIMO. ” LO SPIRITO SANTO CI GUIDI E ILLUMINI A COMPIERE UN VERO CAMMINO DI CONVERSIONE PER ESSERE PURIFICATI DAL PECCATO DAL QUALE SPESSO, VENIAMO ACCECATI, E SERVIRE CRISTO NEI NOSTRI FRATELLI”. Auguro a tutti gli amici di “VILLA S. BIAGIO” un buon cammino Quaresimale.
Resta con noi, Signore…
quando tutto sembra essere grigio, incolore, quando circondati di paesaggi caliginosi e maleodoranti di ossa senza suono,
procediamo a tentoni e la strada è un deserto in piena notte.
ECCO IL TEMPO OPPORTUNO
Questo è il tempo del deserto, o Signore.
Anche noi con te, siamo attratti
verso le dune del silenzio,
per riscoprire l’orizzonte
del nostro mondo interiore
e spezzare il pane saporoso della Parola,
che sazia la nostra fame
e dona vigore nei giorni di lotta.
Questo è il tempo del pane spezzato
sulla stessa mensa con altri fratelli,
come viatico che fortifica
la nostra coscienza di figli.
Questo è il tempo del tuo perdono
nella gioia di una libertà ritrovata
sui ruderi delle nostre schiavitù.
Donaci, o Signore, di non sciupare
i giorni di luce che tu disponi per noi:
liberaci dalla febbre dell’evasione
per tuffarci nella limpida corrente
della tua grazia che rigenera
e ci fa essere creature pasquali.
(E. Masseroni)
San Francesco di Sales (1567-1622),
INTRODUZIONE ALLA VITA DEVOTA
I beni che possediamo non sono nostri. Dio ce li ha dati da coltivare e vuole che li facciamo fruttare e li rendiamo utili… Lasciate dunque sempre qualcosa dei vostri mezzi dandoli ai poveri di buon cuore… E’ vero che Dio ve li renderà, non solo nell’altro mondo, ma in questo, poiché niente fa prosperare gli affari quanto l’elemosina; in attesa che Dio ve li renda sarete già più povera di quello che avete dato, e come è santo e ricco diventare povero attraverso l’elemosina! Amate i poveri e la povertà, poiché con questo amore diventerete veramente povera, poiché, come dice la Scrittura: «Si diviene come ciò che si ama» (cfr Os 9,10). L’amore rende uguali coloro che si amano: «Chi è debole, che anch’io non lo sia?», dice San Paolo (2Cor 11,29). Avrebbe potuto dire: «Chi è povero, che anch’io non lo sia?», perché l’amore lo faceva essere come coloro che amava. Se dunque amate i poveri, diventerete partecipe della loro povertà, e povera come loro. Se amate i poveri, state spesso fra loro: rallegratevi di vederli a casa vostra e di visitarli a casa loro; parlate volentieri con loro, siate contenta che vi siano vicini in chiesa, per strada e altrove. Con loro siate povera a parole, parlando da amica, piuttosto siate ricca a fatti, dando ampiamente i vostri beni, poiché ne avete in più grande abbondanza.
Volete fare ancor di più? … Fatevi serva dei poveri; andate a servirli…, con le vostre mani… e a vostre spese. Questo servizio è un trionfo più grande che esser re.
LE BEATITUDINI (PRIMO MAZZOLARI)
…OGGI LEGGO LE BEATITUDINI… LEGGO, NON PREDICO. LE BEATITUDINI NON SI PREDICANO: NON SONO PER GLI ALTRI. NESSUNO PUÒ DARLE A PAROLE. SE LE PREDICO, TUTTI NOTANO CHE IO NE SONO FUORI. CRISTO NO, LUI SOLO PARLA DAL DI DENTRO DI OGNI BEATITUDINE: LUI POVERO, MITE, PACIFICO, MISERICORDIOSO, LUI IL PERCOSSO, IL MORENTE… CHE NON SI POSSANO PREDICARE L’HO CAPITO BENE IN UN LONTANO OGNISSANTI, QUANDO MI FU IMPOSTO DIETRO MINACCIA: TU PRETE OGGI NON PREDICHERAI… E QUEL GIORNO IL PRETE HA LETTO SOLTANTO: MA NEL LEGGERE EGLI PIANGEVA E GLI ALTRI PIANGEVANO. LE PAROLE CHE HANNO LA VIRTÙ DI FAR PIANGERE, O DI GIOIA O DI VERGOGNA, NON SI PREDICANO…
(Autore Anonimo)
Signore, riconciliami con me stesso,
tu che mi ami così come sono e non come mi sogno,
aiutami ad accettare la mia condizione limitata ma chiamata a superarsi.
Insegnami a vivere con le mie ombre e le mie lici,
con le mie dolcezze e le mie collere
i miei sorrisi e le mie lacrime,
il mio passato e il mio presente.
Spalanca la porta della mia prigione
che a volte gli altri a volte io stesso chiudo a chiave.
Dimmi che posso ancora guarire,
nella luce del tuo sguardo e della tua Parola.
UNA PAGINA DELLE CONFESSIONI DEL …GRANDE S. AGOSTINO CI PREPARA ALL’INIZIO DEL CAMMINO QUARESIMALE
Dalle «Confessioni» di sant’Agostino, vescovo
A TE, O SIGNORE, CHIUNQUE IO SIA, SONO MANIFESTO
Conoscerò te, o mio conoscitore, ti conoscerò come anch’io sono conosciuto (cfr. 1 Cor 13, 12). Questa è la mia speranza, per questo oso parlare e in questa speranza gioisco…Tutto il resto in questa vita tanto meno richiede di essere rimpianto, quanto più si rimpiange, e tanto più merita di essere rimpianto, quanto meno si rimpiange.
DAVANTI A TE, O SIGNORE, È SCOPERTO L’ABISSO DELL’UMANA COSCIENZA: PUÒ ESSERTI NASCOSTO QUALCOSA IN ME, ANCHE SE M’IMPEGNASSI DI NON CONFESSARTELO? Dunque, o Signore, tu mi conosci veramente come sono. Ho già espresso il motivo per cui mi manifesto a te. NON FACCIO QUESTO CON PAROLE E VOCI DELLA CARNE, MA CON PAROLE DELL’ANIMA E GRIDA DELLA MENTE, CHE IL TUO ORECCHIO BEN CONOSCE. Perciò, o mio Dio, la mia confessione dinanzi a te avviene in forma tacita e non tacita: avviene nel silenzio, ma è forte il grido dell’affetto.
Tu solo, Signore, mi giudichi; infatti «chi conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui?» (1 Cor 2, 11). «Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia» (1 Cor 13, 12), e perciò, fino a quando sono pellegrino lontano da te, sono più vicino a me stesso che a te, e tuttavia so che tu sei inviolabile in modo assoluto. MA IO NON SO A QUALI TENTAZIONI POSSA RESISTERE E A QUALI NO. IO HO SPERANZA, PERCHÉ TU SEI FEDELE E NON PERMETTI CHE SIAMO TENTATI OLTRE LE NOSTRE FORZE, MA CON LA TENTAZIONE TU CI DARAI ANCHE LA VIA D’USCITA E LA FORZA PER SOPPORTARLA (cfr. 1 Cor 10, 13).
Confesserò, dunque, quello che so e quello che non so di me; perché anche quanto so di me, lo conosco per tua illuminazione; e quanto non so di me, LO IGNORERÒ FINO A QUANDO LA MIA TENEBRA NON DIVENTERÀ COME IL MERIGGIO ALLA LUCE DEL TUO VOLTO (cfr. Is 58, 10).
Il deserto ci fa paura nel deserto c’è un’ apparente mancanza ma nel deserto Dio parla al cuore.nei nostri deserti;le nostre prove, i nostri problemi Dio aspetta che noi lo interpelliamo per lasciarci all’ oasi dove c’è l’acqua per dissetare la nostra sete.nel deserto bisogna affondare le radici ed arrivare nel fondo del nostro io, delle nostre certezze e trovare dove poniamo la nostra sicurezza.il deserto è un dono non dobbiamo temerlo, lì Dio ci istruisce e ci tempra.
… devo purificarmi ancora tanto e apprezzare sempre di più il dono del Suo AMORE. QUANTE BELLE ESPERIENZE MI REGALA QUANDO MI METTO DINANZI A LUI CON IL CUORE APERTO DESIDEROSO DI ASCOLTARE LA SUA DOLCISSIMA VOCE! NON RIESCO A FAR A MENO DI RICONOSCERE LA SUA GRANDE BONTA’ Ogni giorno metto tutto nelle SUE mani … Cosa sarebbe la mia vita senza di LUI? SOLO UN DISASTRO. GESU’ E’ L’ESPERIENZA PIU’ BELLA DELLA MIA VITA. AMIAMO GESU’ E PREGHIAMOLO TANTO…
ANCHE UNA CANZONE DI SANREMO PUO’ FAR PENSARE E BENEDIRE IL SIGNORE…
CHE SIA BENEDETTA
(Fiorella Mannoia)
Ho sbagliato tante volte nella vita – chissà quante volte ancora sbaglierò –
in questa piccola parentesi infinita quante volte ho chiesto scusa e quante no.
E’ una corsa che decide la sua meta – quanti ricordi che si lasciano per strada.
Quante volte ho rovesciato la clessidra – questo tempo non è sabbia ma è la vita che passa – che passa. Che sia benedetta – per quanto assurda e complessa ci sembri – la vita è perfetta. Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta. Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta – tenersela stretta.
Siamo eterno – siamo passi – siamo storie siamo figli della nostra verità.
E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona – che sia fatta adesso la Sua volontà.
In questo traffico di sguardi senza meta – in quei sorrisi spenti per la strada.
Quante volte condanniamo questa vita illudendoci d’averla già capita
non basta – non basta. Rit./
A chi trova se stesso nel proprio coraggio – a chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio.A chi lotta da sempre e sopporta il dolore. Qui nessuno è diverso – nessuno è migliore. A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero.
A chi resta da solo abbracciato al silenzio – a chi dona l’amore che ha dentro.
Che sia benedetta – per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta. Per quanto sembri incoerente e testarda – se cadi ti aspetta. E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta – a tenersela stretta.
CHE SIA BENEDETTA.
…la nostra GRANDE RICCHEZZA è Gesù
ho letto ciò che hai scritto in sito… Verissimo il TUTTO!Io aggiungo soltanto, che, veramente, la nostra GRANDE RICCHEZZA è Gesù. Tutto il resto passa e finisce velocemente!!! Buon cammino verso Pasqua a tutti gli amici di Villa S. Biagio. Sarò…sempre presente ai ritiri …con la preghiera.
Un abbraccio filiale.
T.