NOVEMBRE 2013: PROPOSTE FORMATIVE DI VILLA S. BIAGIO
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Cari amici, la speranza in Gesù Risorto sia la nostra pace. Il mese di Novembre, tradizionalmente dedicato al ricordo dei defunti, ci offre l’opportunità di continuare a riflettere sulla speranza che ci sostiene nel “viaggio della vita”. Tre pensieri.
- Interrogativi sul mistero della vita e della morte…
- Quali valori coltivare nel viaggio?
- Con quali compagni condividere il cammino?
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ULTIMA SETTIMANA DELL’ANNO LITURGICO
Cari amici, sono tornato dalla bella esperienza del CONVEGNO ECCLESIALE DELLE MARCHE… svoltosi ad Ancona e Loreto. Il tema concreto e impegnativo: VIVERE E TRASMETTERE LA FEDE OGGI NELLE MARCHE… Come? In mille modi, certo… anche con un pensiero sul piccolo sito di VILLA S. BIAGIO. E se ieri abbiamo meditato sulla grande pagina di Agostino, OGGI 27 NOVEMBRE, la liturgia ci fa dono di una riflessione sulla stato di “pulizia” e ordine della nostra anima…con immagini così semplici ed efficaci… è una riflessione di S. MACARIO. Eccola…BUONA LETTURA.
- Dalle «Omelie» attribuite a san Macario, vescovo L’anima che non è dimora di Cristo è infelice
- Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione è l’anima che rimane priva del suo Signore. Prima tutta luminosa della sua presenza e del giubilo degli angeli, poi si immerge nelle tenebre del peccato, di sentimenti iniqui e di ogni cattiveria.
- Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d’uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell’anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità!
- Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà in rovina. Guai all’anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina. Guai all’anima priva di Cristo, l’unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito! Infatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasa da spine e da rovi e, invece di produrre frutti, finirà nel fuoco. Guai a quell’anima che non avrà Cristo in sé! Lasciata sola, comincerà ad essere terreno fertile di inclinazioni malsane e finirà per diventare una sentina di vizi.
- Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l’abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l’umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro, dissodò l’anima arida e incolta, ne strappò via le spine e i rovi degli spiriti malvagi, divelse il loglio del male e gettò al fuoco tutta la paglia dei peccati. La lavorò così col legno della croce e piantò in lei il giardino amenissimo dello Spirito. Esso produce ogni genere di frutti soavi e squisiti per Dio, che ne è il padrone.
- E allora come faccio a non comunicarvi il tesoro di una tra le più belle pagine di S. AGOSTINO?! Godiamocela…è troppo bella! Durante tutto l’anno ha spiegato alla comunità le ricchezze del VANGELO DI GIOVANNI…ECCO COME FINISCE…
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VERRAI ALLA SORGENTE. VEDRAI LA STESSA LUCE «Trattati su Giovanni» di sant’Agostino, vescovoA paragone degli infedeli, noi cristiani siamo ormai luce. Perciò dice l’Apostolo: «Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore; comportatevi perciò come i figli della luce» (Ef 5, 8). Ma poiché, in confronto di quella luce alla quale stiamo per giungere, anche il giorno in cui ci troviamo è quasi notte, ascoltiamo l’apostolo Pietro. Egli ci dice che a Cristo Signore dalla divina maestà fu rivolta questa parola: «Tu sei il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Questa voce, prosegue, noi l’abbiamo udita scendere dal cielo, mentre eravamo con lui sul santo monte» (2 Pt 1, 17-18).
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Noi però non c’eravamo sul monte e non abbiamo udito questa voce scendere dal cielo e perciò lo stesso Pietro soggiunge: Noi abbiamo una conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino non si levi nei vostri cuori (cfr. 2 Pt 1, 19).
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Quando dunque verrà nostro Signore Gesù Cristo e, come dice l’apostolo Paolo, «metterà in luce i segreti delle tenebre, e manifesterà le intenzioni dei cuori: allora ciascuno avrà la sua lode da Dio» (1 Cor 4, 5). Allora, essendo un tal giorno così luminoso, non saranno più necessarie le lucerne.
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Non ci verrà più letto il profeta, non si aprirà più il libro dell’Apostolo; non andremo più a cercare la testimonianza di Giovanni, non avremo più bisogno del vangelo stesso. Saranno perciò eliminate tutte le Scritture, che nella notte di questo secolo venivano accese per noi come lucerne, perché non restassimo nelle tenebre. Eliminate tutte queste cose, giacché non avremo più bisogno della loro luce e, venuti meno anche gli stessi uomini di Dio che ne furono i ministri, perché anch’essi vedranno con noi quella luce di verità in tutta la sua chiarezza, messi da parte insomma tutti questi mezzi sussidiari, che cosa vedremo? Di che cosa si pascerà la nostra mente? Di che cosa si delizierà la nostra vista? Da dove verrà quella gioia che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d’uomo? (cfr. 1 Cor 2, 9). Che cosa vedremo?
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Vi scongiuro, amate con me, correte con me saldi nella fede: aneliamo alla patria del cielo, sospiriamo alla patria di lassù; consideriamoci quali semplici pellegrini quaggiù. Che vedremo allora? Ce lo dica ora il vangelo: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1, 1). Verrai alla sorgente, da cui ti sono giunte poche stille di rugiada. Vedrai palesemente quella luce, di cui solo un raggio, per vie indirette e oblique, ha raggiunto il tuo cuore, ancora avvolto dalle tenebre e che ha ancora bisogno di purificazione. Allora potrai vederla quella luce e sostenerne il fulgore. «Carissimi, dice lo stesso san Giovanni, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).
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Mi accorgo che i vostri affetti si levano con me verso l’alto; ma «un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri» (Sap 9, 15). Ecco che io sto per deporre questo libro e voi per tornarvene ciascuno a casa sua. Ci siamo trovati assai bene sotto questa luce comune, ne abbiamo davvero gioito, ne abbiamo davvero esultato: ma, mentre ci separiamo gli uni dagli altri, badiamo bene a non allontanarci da lui.
Ap 22, 5. 4 Non vi sarà più notte
e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole:
* il Signore Dio li illuminerà, e regneranno nei secoli dei secoli.
V. Vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte;
R. il Signore Dio li illuminerà, e regneranno nei secoli dei secoli.
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CRISTO CI HA LIBERATI PERCHE’ RESTASSIMO LIBERI
(LETTERA AI GALATI)
ESERCIZI SPIRITUALI IN FORMA DI LECTIO DIVINA CON LA LETTERA AI GALATI
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Cari amici, sento il bisogno di ringraziare il Signore per l’intenso corso di Esercizi svoltosi qui a S. Biagio nella settimana scorsa…una vera grazia di Dio. Una ventina di sacerdoti (maggior parte orionini ma anche parroci diocesani…) provenienti da varie parti d’Italia e da Ucraina, Albania, Romania. Abbiamo vissuto una settimana in clima di silenzio e di intensa comunicazione spirituale…c’è da benedire il Signore e ringraziare voi, amici, che ci avete accompagnati con le vostre preghiere.
- Ammonizione 6 Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. …E’ forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!
- Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; …
- INSEGNARE COSE SCOMODE Credo che sia necessario incominciare a insegnare cose scomode. Lao Tze diceva: per comprendere che la Via è semplice toglietevi dalla testa che sia facile, smettetela di fare retorica. Incominciamo a dirci che non solo amare il prossimo è difficile, ma che è molto arduo perfino imparare ad amare se stessi. Riprendiamo le parole più dure dei maestri, non quelle che possono incrementare la nostra pigrizia. Creiamo perciò scuole vere, dove si apprenda a pensare e a pregare con la serietà con cui si impara a suonare il violino o ad andare sottacqua. Gesù è venuto a renderci divini, ci ha ricordato che siamo la luce del mondo e il sale della terra. Niente di meno, per favore. Marco Guzzi
- SE VUOI LEGGI TUTTO: – EESS GALATI NOV. 2013 ULT.
S. AGOSTINO: Non sapevo cosa rispondere a queste tue parole: “Levati, tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà”; dovunque facevi brillare ai miei occhi la verità delle tue parole, ma io, pur convinto della loro verità, non sapevo affatto cosa rispondere, se non, al più, qualche frase lenta e sonnolenta: “Fra breve”, “Ecco, fra breve”, “Attendi un pochino”. Però quel “attendi un pochino” andava per le lunghe. Invano mi compiacevo della tua legge secondo l’uomo interiore, quando nelle mie membra un’altra legge lottava contro la legge del mio spirito e mi traeva prigioniero sotto la legge del peccato insita nelle mie membra. Chi avrebbe potuto liberarmi, nella mia condizione miserevole, da questo corpo mortale, se non la tua grazia per mezzo di Gesù Cristo signore nostro?
IL SIMBOLO DELLA FEDE …
QUANTO E’ PREZIOSO IL…”BIGNAMI” DELLA FEDE.
( Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo )
- Nell’apprendere e professare la fede, abbraccia e ritieni soltanto quella che ora ti viene proposta dalla Chiesa ed è garantita da tutte le Scritture. Ma non tutti sono in grado di leggere le Scritture. Alcuni ne sono impediti da incapacità, altri da occupazioni varie. Ecco perché, ad impedire che l’anima riceva danno da questa ignoranza, tutto il dogma della nostra fede viene sintetizzato in poche frasi.
- Io ti consiglio di portare questa fede con te come provvista da viaggio per tutti i giorni di tua vita e non prenderne mai altra fuori di essa… Così «se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che abbiamo predicato, sia anàtema!» (Gal 1, 8).
- Cerca di ritenere bene a memoria il simbolo della fede. Esso non è stato fatto secondo capricci umani, ma è il risultato di una scelta dei punti più importanti di tutta la Scrittura. Essi compongono e formano l’unica dottrina della fede. E come un granellino di senapa, pur nella sua piccolezza, contiene in germe tutti i ramoscelli, così il simbolo della fede contiene, nelle sue brevi formule, tutta la somma di dottrina che si trova tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento.
- Perciò, fratelli, conservate con ogni impegno la tradizione che vi viene trasmessa e scrivetene gli insegnamenti nel più profondo del cuore. Vigilate attentamente perché il nemico non vi trovi indolenti e pigri e così vi derubi di questo tesoro. State in guardia perché nessun eretico stravolga le verità che vi sono state insegnate. Ricordate che aver fede significa far fruttare la moneta che è stata posta nelle vostre mani. E non dimenticate che Dio vi chiederà conto di ciò che vi è stato donato.
- LEGGI TUTTO… – SIMBOLO DELLA FEDE S. CIRILLO di Gerusalemme
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4 Novembre: S. CARLO BORROMEO
- Vivere la propria vocazione Dal Discorso tenuto da san Carlo, vescovo, nell’ultimo Sinodo
- Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. Facciamo il caso di un sacerdote che …rifiuti ogni mortificazione, non digiuni, non preghi, ami conversazioni e familiarità poco edificanti; come potrà costui essere all’altezza del suo ufficio?
- Ascolta ciò che ti dico. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè, le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili.
- Hai il mandato di predicare e di insegnare? Studia e applicati a quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo incarico. Prèdica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua prèdica tu perda ogni credibilità.
- Eserciti la cura d’anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla di te a te stesso. Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni:
- Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. Se celebri la Messa, medita ciò che offri. Se reciti i salmi in coro, medita a chi e di che cosa parli. Se guidi le anime, medita da quale sangue siano state lavate; e «tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Cor 16, 14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto ciò è richiesto dal compito affidatoci. Se così faremo avremo la forza per generare Cristo in noi e negli altri.
- LEGGI TUTTO: + S. CARLO VIVERE LA PROPRIA VOCAZIONE
2 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
Venite, benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi
fin dalla creazione del mondo.
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Seconda LetturaRm 8,14-23 Aspettiamo la redenzione del nostro corpo. Fratelli, voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
- Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
- Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
SE DIO C’E’, ANCH’IO SONO IMMORTALE (F. Dostoevskij)
“La mia immortalità è indispensabile,
perché Dio non vorrà commettere un’iniquità e spegnere del tutto il fuoco di amore dopo che questo si è acceso per lui nel mio cuore.
E che cosa c’è di più eterno dell’amore?
Se ho cominciato ad amarlo e mi sono rallegrato del suo amore,
è possibile che lui spenga me e la mia gioia e ci converta in zero?
Se c’è Dio, anch’io sono immortale”.
Sognando la vita …
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In un grembo, vennero concepiti due gemelli. Passavano le settimane ed i bambini crescevano. Nella misura in cui cresceva la loro coscienza, aumentava la gioia: «Di’, non è fantastico che siamo stati concepiti? Non è meraviglioso che viviamo?».I gemelli iniziarono a scoprire il loro mondo. Quando scoprirono il cordone ombelicale, che li legava alla madre dando loro nutrimento, cantarono di gioia: «Quanto grande è l’amore di nostra madre, che divide con noi la sua stessa vita!». A mano a mano che le settimane passavano, però, trasformandosi poi in mesi, notarono improvvisamente come erano cambiati. «Che cosa significa?», chiese uno. «Significa», rispose l’altro, «che il nostro soggiorno in questo mondo presto volgerà alla fine!».
«Ma io non voglio andarmene», ribatté il primo, «vorrei restare qui per sempre!». «Non abbiamo scelta», replicò l’altro, «ma forse c’è una vita dopo la nascita!». «E come può essere», domandò il primo, dubbioso, «perderemo il nostro cordone di vita, e come faremo a vivere senza di esso? E per di più, altri prima di noi hanno lasciato questo grembo, e nessuno di loro è tornato a dire che c’è una vita dopo la nascita. No, la nascita è la fine!». Così, uno di loro cadde in un profondo affanno, e disse: «Se il concepimento termina con la nascita, che senso ha la vita nell’utero? È assurda… Magari non esiste nessuna madre dietro tutto ciò!».
«Ma deve esistere», protestò l’altro, «altrimenti come avremmo fatto ad entrare qua dentro? E come faremmo a sopravvivere?». «Hai mai visto nostra madre?», domandò l’uno. «Magari vive soltanto nella nostra immaginazione. Ce la siamo inventata, perché così possiamo comprendere meglio la nostra esistenza!». E così, gli ultimi giorni nel grembo della madre, furono pieni di mille domande e di grande paura. Infine, venne il momento della nascita. Quando i gemelli ebbero lasciato il loro mondo, aprirono gli occhi. Gridarono… Ciò che videro superava i loro sogni più arditi!
Un giorno, finalmente, nasceremo!
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1 Novembre: FESTA DI TUTTI I SANTI
- Affrettiamoci verso i fratelli che ci aspettano Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate
- Per parte mia devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri. Il primo desiderio, che la memoria dei santi o suscita o stimola maggiormente in noi, è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all’assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.
- Ci attende la primitiva comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I santi desiderano di averci con loro e noi ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano…
- MA HO BISOGNO DI SANTI: S. L. ORIONE La missione promette, dunque, assai bene; ma ho bisogno di santi! Quante volte, nei passati giorni, io ho pensato a voialtri, o cari i miei figli! E vi ho fatti passare uno ad uno, per vedere chi poter mandare! Almeno qualcuno di voi bisognerà che lo trovi e lo mandi prestissimo; ma ho bisogno di santi! Poco mi importerebbe che siate piccoli: anzi, così imparereste subito la lingua e, tra due anni, potreste fare scuola di portoghese; ma ho bisogno che, chi va, porti là la santità. Chi si sente di voi?
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Dammi una mano…
- “La Chiesa, nella sua verità più profonda, è comunione con Dio, familiarità con Dio, comunione di amore con Cristo e con il Padre nello Spirito Santo, che si prolunga in una comunione fraterna. Questa relazione tra Gesù e il Padre è la ‘matrice’ del legame tra noi cristiani”.
- “Essere uniti fra noi ci conduce ad essere uniti con Dio, a questo legame con Dio che è nostro Padre. La nostra fede ha bisogno del sostegno degli altri, specialmente nei momenti difficili. .
- “Chi di noi – tutti, tutti! – chi di noi non ha sperimentato insicurezze, smarrimenti e perfino dubbi nel cammino della fede? Tutti! Tutti abbiamo sperimentato questo: anche io. Tutti. E’ parte del cammino della fede, è parte della nostra vita. Tutto ciò non deve stupirci, perché siamo esseri umani, segnati da fragilità e limiti. Tutti siamo fragili, tutti abbiamo limiti: non spaventatevi. Tutti ne abbiamo!”.
- “In questi momenti difficoltosi”, è necessario confidare nell’aiuto di Dio, mediante la preghiera filiale” e al tempo stesso, “è importante trovare il coraggio e l’umiltà di aprirsi agli altri per chiedere aiuto, per chiedere una mano”: “Dammi una mano, ho questo problema. Quante volte l’abbiamo fatto! E poi, siamo riusciti ad uscire dal problema e incontrare Dio un’altra volta. In questa comunione siamo una grande famiglia, tutti noi, dove tutti i componenti si aiutano e si sostengono fra loro”.
Dal libro della Sapienza 3, 1-19
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
la loro speranza è piena di immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé…
- Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
- Consideriamo, o carissimi, come il Signore ci mostri continui esempi della risurrezione futura, della quale ci ha dato una primizia in Gesù Cristo, risuscitandolo dai morti.
- Osserviamo la risurrezione che avviene nella legge del tempo. Il giorno e la notte ci fanno vedere la risurrezione. La notte si addormenta, il giorno risorge. Il giorno se ne va, la notte sopravviene.
- Prendiamo come esempio i frutti. Il seme cos’è, e come si genera? Il seminatore è uscito e ha sparso sulla terra ciascuno dei semi. Questi, caduti per terra secchi e nudi, marciscono. Poi Dio grande e provvidente li fa risorgere dallo stesso disfacimento, e da un solo seme ne ricava molti, e li porta alla fruttificazione.
- Le nostre anime stiano attaccate a lui con questa speranza…
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LA SITUAZIONE UMANA: Interrogativi sul mistero della morte…
– Costatazione del Salmista: Sl.89 Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo.
– Immagine del poeta Si sta /come d’autunno /sugli alberi /le foglie (Ungaretti)
– Interrogativi: Non resta che piangere? Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. (Ap. 5,1ss)
– Una luce dopo il tunnel Gesù Morto e risorto che ci vuole accanto a sé per sempre: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Io quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.(Gv 14,1ss)
– Nell’intimità di una tenda, Qualcuno ci asciuga le lacrime Ap. 7,13ss “Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi”.
leggi tutto: 2. Novembre 2013 valori e amici def
NOVEMBRE 2013: PROPOSTE FORMATIVE
A) – A VILLA S. BIAGIO LUNEDÌ 11-SABATO 16 Esercizi spirituali per Preti – Religiosi e Diaconi
Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi –Lectio divina con la lettera ai Galati
B- AL SANTUARIO S. GIOVANNI BOSCO – via IV Novembre
- Venerdì 1 –ADORAZIONE NOTTURNA (ore 21-22.30) Verso la preghiera del cuore. Cuore della Preghiera
- Sabato 9: SCUOLA DI PREGHIERA (ore 16 – 17.30) Che cercate? Fede e preghiera nel VANGELO DI GIOVANNI
- Sabato 16: SCUOLA DI PREGHIERA (ore 16 – 17.30) LUMEN FIDEI”: I Santi, Testimoni di Fede
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IN CONFIDENZA…Cari amici di Villa S.Biagio, abbiamo iniziato i lavori di MANUTENZIONE STRAORDINARIA DEL TETTO DELLA “NOSTRA” CHIESETTA che ci accoglie ogni Domenica per la Santa Messa… Se potete darci una mano…Vi ringraziamo di cuore! I Sacerdoti di Don Orione – Fano– C/C 10153.29 Provincia Religiosa S. Benedetto (MONTE DEI PASCHI DI SIENA 1030 filiale 7371 di Fano) -IBAN: IT 23 G 01030 24300 000001015329
INFO e PRENOTAZIONI: d.alesiani@virgilio.it 0721.823.175 – 0721.803742 sito://www.donvincenzoalesiani.it
- Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione è l’anima che rimane priva del suo Signore. Prima tutta luminosa della sua presenza e del giubilo degli angeli, poi si immerge nelle tenebre del peccato, di sentimenti iniqui e di ogni cattiveria.
- Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d’uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell’anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità!
- Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà in rovina. Guai all’anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina. Guai all’anima priva di Cristo, l’unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito! Infatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasa da spine e da rovi e, invece di produrre frutti, finirà nel fuoco. Guai a quell’anima che non avrà Cristo in sé! Lasciata sola, comincerà ad essere terreno fertile di inclinazioni malsane e finirà per diventare una sentina di vizi.
- Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l’abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l’umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro, dissodò l’anima arida e incolta, ne strappò via le spine e i rovi degli spiriti malvagi, divelse il loglio del male e gettò al fuoco tutta la paglia dei peccati. La lavorò così col legno della croce e piantò in lei il giardino amenissimo dello Spirito. Esso produce ogni genere di frutti soavi e squisiti per Dio, che ne è il padrone.
E’ PASSATO QUALCHE ANNO da quando un sacerdote mi ha fatto un REGALO : un foglio con sopra stampata questa pagina “Una casa non più abitata dal padrone…”
E’ passato qualche anno da quando ero io quella “casa chiusa , oscura”, che stava “cadendo in abbandono”.
Ero quella nave “senza timoniere , sbattuta dai marosi e travolta dalle onde “. Ma LUI non ha permesso andassi in rovina . LUI che ERA LI’ , ad aspettare che finalmente mi decidessi , con un grido di aiuto nel mio buio , a lasciarLO entrare in casa , GLI permettessi di mettere le mani sul timone della mia nave…
Oggi nel rileggere questa pagina sottolineo quel ripetuto “abitata dal PADRONE ” e LO ringrazio per quei momenti in cui quel senso di APPARTENENZA a LUI che stò scoprendo , mi regala Pace .
Oggi sottolineo quel GESU’ agricoltore che usa la croce – LA SUA CROCE ! – come STRUMENTO per lavorare l’anima arida e incolta e GLI chiedo il coraggio e la perseveranza di seguirLO , di saper guardare anche alla mia piccola-grande croce così : strumento , strada , seme.
A proposito di s. Agostino..
“anche il giorno in cui ci troviamo è …QUASI NOTTE”
(IN CONFRONTO DI QUELLA luce alla quale stiamo per giungere!).
“La tenda d’ARGILLA.. GRAVA LA MENTE DAI MOLTI PENSIERI. Ecco…STO PER DEPORRE QUESTO LIBRO.
“ALLORA potrai vederla QUELLA luce e SOSTENERNE il fulgore”.
Ieri, Cristo RE, CREATORE e SIGNORE dell’universo intero con i suoi abitanti.
“IL” Re della GLORIA, Signore di tutte le cose ed esseri dimoranti nel tempo, in…CROCE!
Riflessione:
forse “LA” serenità di fondo, si acquista/”conquista” solo ACCETTANDO LA CROCE, QUELLA Più AMARA,
quella DOMINANTE nella propria intera vita, SOPRA TUTTE LE ALTRE piccole croci,
quella RIPUGNANTE, che non lascia alcuna scia od ombra di SOTTILE “compiacimento”.
Forse, la CONVINTA ACCETTAZIONE TOTALE di ESSA, sarà LA CHIAVE giusta x entrare nella serenità, forse.
“…davanti alla MORTE, MAESTRA della FILOSOFIA DELLA VITA” “L’ORA…VIENE”!
La situazione TEMPORALE, una lunga NOTTE tra ombre e fantasmi!
Il tempo che passa?! O..piuttosto sono io che..PASSO DI CORSA NEL TEMPO;
il TEMPO.. già esistente prima che nascessi, ed esisterà x altri,dopo la mia morte.
Dunque tra questi due spazi, è la BREVE CORSA di pochi giorni!
La MORTE SPIEGA la VITA, insegna a DISTINGUERE I VERI VALORI.
“Gran secreto è la vita, e NOL COMPRENDE CHE…L’ORA ESTREMA! A. Manzoni
” Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi : state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù ”
DAL LACCIO DEL CACCIATORE CI HA LIBERATO ..dalla schiavitù , dalla paura , dalla carne ..LIBERO è una parola troppo bella !! LUI ci vuole liberi!!!!!!! Guidaci sulla strada della perseveranza . Aiutaci a mai smettere di ringraziarti per una parola così grande : libero !
C’è un mondo che muore di schiavitù …anche quella del bere , della droga e del sesso : giudichiamo meno e ringraziamo di più per il TANTO che noi abbiamo ..abbiamo conosciuto Gesù , la NOSTRA LIBERTA’ !!
Liberaci dal male : la libertà è un TESORO da guardare e ..salvaguardare ! ..da chiedere OGNI GIORNO .
Caro Don Vincenzo, le auguro buona settimana nonostante il maltempo. Solo adesso che ho ripreso la scuola di preghiera capisco quanto mi sia mancata..E’ stata un’ora densa di riflessioni e di spunti, certo avere una persona come lei che riesce a trovare diversi angolazioni di lettura è tutta un’altra cosa.
E’ vero, il Signore ci chiede poco per darci tanto di più, qualche goccia di sudore è ripagata da grazie inaspettate. Ci aspetta vicino al pozzo quando meno ce lo aspettiamo.Stuzzica la nostra sete…Ma quello che mi ha colpito del brano di Giovanni è stata la samaritana che lascia la brocca (io immagino che la lasci cadere come quando si è colti di sorpresa, non so come è la parola originale in greco) e corre ad annunciare agli altri di avere incontrato il Messia. Nei brani evangelici c’è questa improvvisa necessità di annunciare agli altri, in questo mi sento poco evangelica. Cosa manca a noi cristiani per essere veri annunciatori del Vangelo? Forse non abbiamo davvero “incontrato” il Cristo? O siamo cristiani tiepidi?
Come consolazione i miei figli mi hanno chiesto di leggere l’inizio del Vangelo di Giovanni e gli ho spiegato la differenza con i sinottici, Francesco sapeva che Giovanni era il discepolo amato da Gesù e che i Vangeli dell’infanzia sono solo in Luca.
Anna Maria
IN occasione del 60° della nostra parrocchia abbiamo; avuto la grazia di avere vari eventi, in cui abbiamo riflettuto su diversi temi: la fede, la parola, la famiglia, la carità, la comunità. In uno di questi eventi il nostro Vescovo parlando del Credo ha specificato che;quando professiamo il Credo,non diciamo noi, ma, io. E’ la Chiesa che professa il Credo, noi unitariamente e singolarmente affermiamo le verità fondamentali del nostro credere.
Mi ha riempito di gioia questa affermazione, mi sono sentita abbracciata da tutta la Chiesa, di ieri, di oggi per essere in me proiettata nel futuro. Bello! cerco sempre di recitarlo bene, sentendolo col cuore oltre che con le orecchie. E’ un bagaglio prezioso, una sintesi santa.
un pensiero pieno d’affetto per te caro d. Vincenzo
La frase sentita oggi alla Messa: “Dio NON PUò AZZERARCI..!” (se no, che Dio sarebbe?!)
Quella frase, DENSA DI SPERANZA, ruminata in ogni sfumatura, da stamattina affolla la mente e stabilisce LA collocazione definitiva al senso della esistenza temporale.
Quel poco di bene fatto, poco, però..CARICO di sacrificio, fatiche, sforzo, AMORE, NON PUò andare PERDUTO, è OSTIA “MASTICATA”, LIEVITATA IN SILENZIO, è ciò che RIMANE in ETERNO!
Il tempo perso in tutto ciò che passa, se lo mangiano i vermi.
Dunque, voglio che i vermi muoiano di fame!
La frase di Mauriac “Voglia il Signore concederci la grazia di non morire senza il Viatico, di entrare nel mistero della morte col solo amico che possa con noi oltrepassare la soglia!” mi ha fatto tornare in mente una frase che il mio papà ripeteva sempre, quando si risvegliò dal coma in cui era rimasto per 53 giorni in seguito ad un ictus e quando ricominciò a parlare. Il Signore lo ha preso con sè 30 anni fa, ma non ho mai dimenticato ciò che mi impose di imparare a memoria. Ripeteva sempre:
“Ricordati,quando nel buio della notte, senti la voce di un amico, quella è la voce di Dio!”
Io penso che i momenti di BUIO non sono solo quelli del coma; possono arrivare in tanti momenti della vita e che dovrebbe consolarci sempre la fede, anzi, la certazza di avere accanto un AMICO che non ci lascia soli.
Beati i puri di cuore:
che ALTA beatitudine quella di imparare a PENSARE BENE delle persone.
Che meraviglia quando
su esse il PRIMO pensiero che affolla il cuore
è quello di vedere il BENE IN LORO!
Che meraviglia
CUSTODIRE e MANTENERE un CUORE BUONO,
CANDIDO come neve.
CARO Don Vincenzo,
grazie di sollecitare sempre la nostra fede e di provocarla. Dal canto mio,
non ho mai voluto concepirla come un “segnaposto” assegnato, stabilito e fisso,
quasi come una targa nominativa (o commemorativa) affissa sopra la panca di una
chiesa… Piuttosto, amo intenderla davvero come un viaggio, un esodo, uno
spostamento, un cammino alla ricerca del mio posto nel mondo e, come credente,
nel progetto di Dio per me e dentro di me…
ISA.T
“..ch’egli senta, il nostro IMPERCETTIBILE SINGHIOZZO,l’ULTIMO”
Tanto colpita dal pensiero “SULLA MORTE”
di Dietrich Bonhoeffer,
ecco alcune parole scritte da lui in prigione,
che oggi si cantano a Taizé:
“Dio, raccogli i miei pensieri verso di te.
Presso di te la luce, tu non mi dimentichi.
Presso di te l’aiuto, presso di te la pazienza.
NON CAPISCO LE TUE VIE, MA TU CONOSCI IL CAMMINO PER ME.”
CARI AMICI
Ecco un pensiero che ci aiuta a riflettere e a ringraziare mentre in questi giorni andiamo al cimitero a “far visita” ai nostri cari…
SULLA MORTE(Dietrich Bonhoeffer, Resistenz e resa)
Non c’è nulla che possa sostituire l’aassenza di una persona a noi cara. Non c’è alcun tentativo da fare, bisogna semplicemente tenere duro e sopportare. Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l’un l’altro per suo mezzo. E’ falso dire che Dio riempie il vuoto; Egli non lo riempie affatto, ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore. Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa. I bei tempi passati si portano in sé NON COME UNA SPINA MA COME UN DONO PREZIOSO. Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi; così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza. Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli.
CREDERE:
una parola che se INCARNATA
nella penombra della fede,
nelle nebbie fitte della vita,
risolve OGNI DRAMMA.
SENZA LA QUALE…
tutto, la vita stessa perde il senso,
come le “foglie d’autunno..” di Ungaretti.
Allora Signore,
che il silenzio assordante
dei rumori inquietanti
lasci spazio al SILENZIO ORANTE
a riempire cuore e anima di FEDE SPERANTE.
Grazie, carissimo Don Vincenzo, per questo testo di Leclerq. In questo tempo ne farò meditazione per sentirmi più vicina ai Santi del Cielo e alle anime di coloro che, per ora, ci hanno lasciati, anche se sono con noi… non li vediamo ma ci sono vicini, nella comunione e nella preghiera. Questo ci dia la forza e la pazienza per non temere la morte. Soffrire del distacco, sì, ma nella certezza ce nulla è finito. Con Gesù la parola “fine” non ha più senso, perché Lui è veramente risorto e ci aspetta a braccia aperte.
…Ciao Don, grazie del tuo Panino di San Biagio che puntualmente ci mandi, è davvero sostegno per la mia spiritualità che ha bisogno di alimentarsi, in questi giorni in cui persino il tempo cupo e sempre grigio sembra ripiegarsi e piangere, inevitabilmente il pensiero va alle persone care che non ci sono più e la solitudine si sente con maggior
intensità, ma assieme al nostalgico ricordo ci sono i valori che mi hanno trasmesso che ho cercato a mia volta di passare ai miei figli e nipoti . Non ti so dire se sono stata capace sia di essere fedele a tutti i valori umani ,di fede, sociali e morali che mi hanno insegnato sia se sono stata testimone credibile mi sono impegnata e spero che il Signore supplisca alle mie mancanze.
Il pensiero della morte non mi fa paura, almeno adesso, perché lo vivo come speranza di “QUALCUNO CHE CI ASCIUGA LE LACRIME” e comincio a prendere le distanze da tante cose che mi sembravano importanti e non lo sono e mi lascio portare da quell’Amore per la mia famiglia e per gli amici che percorrono con me questo pezzo di strada, per essere sincera non sono poi molti gli amici, il più grande è Lui … M. F.
Ricevo e partecipo una bella preghiera di JACQUES LECLERCQ
che fa bene al cuore soprattutto in questi giorni della Festa di tutti i Santi e nel ricordo dei nostri cari defunti
VERRÒ VERSO DI TE
***
Credo, sí io credo che un giorno,
il tuo giorno, o mio Dio,
avanzerò verso Te coi miei passi titubanti,
con tutte le mie lacrime nel palmo della mano,
e questo cuore meraviglioso che tu ci hai donato, questo cuore troppo grande per noi
perché è fatto per Te…
Un giorno io verrò, e Tu leggerai sul mio viso
tutto lo sconforto, tutte le lotte
tutti gli scacchi dei cammini della libertà.
E vedrai tutto il mio peccato.
Ma io so, mio Dio, che non è grave il peccato,
quando si è alla tua presenza.
Poiché è davanti agli uomini che si è umiliati.
Ma davanti a Te, è meraviglioso esser cosí poveri, perché si è tanto amati!
Un giorno, il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di te.
E nella autentica esplosione della mia resurrezione, saprò allora che la tenerezza sei Tu,che la mia libertà sei ancora Tu.
Verrò verso di Te, mio Dio,
e Tu mi donerai il Tuo volto.
Verrò verso di Te con il mio sogno più folle:
portarti il mondo fra le braccia.
Verrò verso di Te, e griderò a piena voce
tutta la verità della vita sulla terra.
Ti griderò il mio grido che viene dal profondo dei secoli:
«Padre! Ho tentato di essere un uomo,
e sono Tuo figlio».
JACQUES LECLERCQ